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martedì 30 giugno 2020

Uomini immagine?


Il Procuratore Generale Giovanni Salvi presenta alla stampa l’iniziativa disciplinare del suo ufficio contro Luca Palamara. Nel rispondere alla domanda di un cronista, quasi corrucciato, lamenta l’appannamento dell’”immagine” pubblica della magistratura, così faticosamente  costruita negli anni, come se il consenso   del popolo rappresentasse uno dei principali scopi dell’azione giudiziaria. 

S’insedia a Perugia il neo procuratore Raffaele Cantone ed anche lui, presentandosi alla stampa,  si preoccupa dell’”immagine” della magistratura,  a suo avviso ingiustamente attinta dai fatti relativi al solo Luca Palamara,  dei quali il suo ufficio dovrà occuparsi in sede penale. 

Sono due magistrati relativamente freschi nei loro rispettivi incarichi, il primo Procuratore Generale della Cassazione, il secondo procuratore  della Repubblica di Perugia ed entrambi sono espressione della corrente (o meglio del cartello elettorale) denominato AREA che, per intendersi, rappresenta la cd sinistra giudiziaria, quella che per effetto delle  rocambolesche dimissioni di alcuni consiglieri superiori dello scorso anno,  si ritrova ad essere rappresentata più   dei suoi meriti elettorali  al CSM.

lunedì 29 giugno 2020

Non chiamarmi, Donatella !




Nei giorni scorsi la dott.ssa Donatella Ferranti, già deputata del Pd per dieci anni e già presidente della commissione Giustizia della Camera, da due anni rientrata nei ruoli della magistratura con funzioni di giudice di Cassazione, ha smentito seccamente le dichiarazioni rilasciate alla stampa da Luca Palamara secondo cui, in alcune cene con lui e con esponenti dell’Anm,  erano state concordate delle nomine in uffici giudiziari italiani.

Se l’ex parlamentare, secondo la sua versione dei fatti, rifuggiva quel tipo di cene ci pare che invece gradisse sicuramente lo scambio di messaggi, per discutere di nomine, con Luca Palamara.

Infatti dalle chat pubblicate da il quotidiano “la Verità” emerge che, nel periodo in cui era ancora parlamentare, ella aveva scambiato diversi sms con il p.m. romano per sostenere la nomina di due magistrati ad incarichi di un certo prestigio.

Quelle comunicazioni danno conto innanzitutto di come la dott.ssa Ferranti avesse seguito passo dopo passo l’iter per la nomina, poi effettivamente avvenuta, con delibera del Csm del 6 febbraio 2019, ad avvocato generale del dott. Francesco Salzano.

Gli abusi delle correnti


Più volte nelle interviste televisive o in quelle rilasciate alla carta stampata il dott. Luca Palamara ha affermato che il sistema delle correnti escludeva da qualsiasi nomina i magistrati che non appartenevano, che non erano intranei ai gruppi associativi, nel senso che non venivano nemmeno valutati, presi in considerazione. In buona sostanza, il sistema nei fatti non li riconosceva nemmeno quali soggetti legittimati a partecipare ai concorsi interni.

Non solo, perché il dott. Eugenio Albamonte ha dichiarato recentemente al Corriere della sera, in relazione alla sua nomina qualche anno fa a magistrato segretario del CSM, che ciò avvenne secondo la prassi di scegliere i magistrati segretari tra i più fidati appartenenti alle singole correnti riunite nei rispettivi gruppi consiliari (Io fui nominato secondo le regole, e secondo la prassi di scegliere i segretari del Csm non solo per competenze e professionalità ma anche in riferimento ai gruppi rappresentati in Consiglio - intervista rilasciata a Giovanni Bianconi e pubblicata in data 21/6/20), cioè a dire che quei posti, benché messi a concorso, erano e sono in ogni caso riservati ai magistrati che abbiano dimostrato fedeltà alla corrente.

Dunque, una prassi assolutamente contra legem, perché in violazione dei principi di buon andamento e di imparzialità della P. A., sanciti nell’art. 97 della Carta costituzionale.

Ora, nel nostro codice penale l’art. 323 punisce il pubblico ufficiale che nell’esercizio delle sue funzioni, violando norme di legge o di regolamento, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto; sempre che il fatto non costituisca un più grave reato.

Dunque, affinché possa configurarsi l’abuso d’ufficio, è necessario che il pubblico ufficiale violi una norma di rango primario (la legge) o secondario (il regolamento) al fine di procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale anche ad un terzo ovvero un danno ingiusto (che non deve essere necessariamente patrimoniale).

domenica 28 giugno 2020

Io accuso?



Si tratta di giubilare il reprobo del correntismo, il dott. Luca Palamara. 

Il processo è fissato a giorni e  tutte le parti, giudice compreso, si stanno preparando alla messa in scena. 

Il giudice in questo caso è anche “parte” in causa perché i comportamenti del dott. Palamara che devono essere puniti non sono soltanto quelli che figurano nell’atto di accusa (un incontro “alla carbonara” all’Hotel Champagne).  Egli deve in realtà espiare la colpa d’essersi fatto scoprire mentre agiva come moltissimi altri correntisti, suoi omologhi al CSM,  vale a dire mentre ascoltava le suppliche dei questuanti carrieristi, tentava di assecondarle, stipulava accordi e compromessi coi consiglieri superiori degli altri gruppi per raggiungere l’obiettivo e così fare prosperare sia il “sistema” che la corrente d’appartenenza, entrambi nutrendosi  del soddisfacimento delle pulsioni degli adepti. 

E la reazione del sistema smascherato è di enorme stupore e spavento, un po’ come capita al mostro che si vede per la prima volta allo specchio: quell’immagine  turpe lo terrorizza, lo sconvolge perché ipotizzava d’esser bello,  agli occhi altrui.

venerdì 26 giugno 2020

Caselli pericolosi

di Gaetano Bono - Magistrato


Dopo la pubblicazione, il 13 giugno scorso, sul Corriere della sera, dell’intervento del dott. Gian Carlo Caselli, il quale rilanciava alcune soluzioni prospettate dal Presidente della Corte d’Appello di Brescia Claudio Castelli, ci si sarebbe aspettati una qualche reazione, a fronte di proposte tali da mettere a serio rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. E, invece, il silenzio più tombale.

Pertanto, onde evitare che, data l’autorevolezza della fonte, si crei una sorta di tacito assenso a tali proposte, appare opportuno evidenziarne le principali criticità.

Chi scrive, peraltro, è latore di una proposta di riforma del sistema elettorale dei consiglieri del CSM volto a risolvere le degenerazioni del sistema correntizio e il carrierismo in magistratura, puntando sulla discontinuità tra ANM e CSM e sulla sottrazione alle correnti del potere di scelta dei candidati. 

L’idea è quella di predeterminare criteri meritocratici e di lontananza dalle correnti per comporre una platea di sorteggiabili che dia luogo non a un mero sorteggio, ma ad una sorta di “alea controllata” tramite cui individuare i candidati da eleggere, in un numero di 10 volte superiore ai seggi disponibili; tra i criteri si propone l’assenza di rilievi disciplinari gravi o reiterati, il positivo superamento della seconda o terza valutazione di professionalità, il mancato espletamento, nei cinque anni precedenti, di incarichi per il cui ottenimento occorre la “spinta” di una corrente (membro dell’ANM o del CSM, incarico fuori ruolo, etc.). 

Per questa via, si otterrebbe l’elezione di un congruo numero di consiglieri togati non più legati alle correnti o, comunque, liberi da vincoli di mandato o debiti di riconoscenza per la candidatura e il CSM recupererebbe la credibilità poiché potrebbe apparire, oltre che essere, imparziale.

giovedì 25 giugno 2020

La comoda accusa


Come già sapete, sabato scorso il dott. Luca Palamara è stato punito dall’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) con la più grave delle sanzioni, l’espulsione.  

All’incolpato non è stata data neppure la parola, evidentemente assai temuta. 

In realtà il dott. Palamara è stato cacciato dall’ANM non già per tutti gli intrallazzi che ha combinato coi suoi ex amici, alcuni dei quali sedevano nello stesso organo che lo ha giubilato. 

L’accusa mossagli per cacciarlo è limitata ai fatti dell’Hotel Champagne, vale a dire quell’incontro tra consiglieri del CSM, due politici e lo stesso dott. Palamara nel quale verosimilmente si discettava del nuovo procuratore di Roma. 

Un singolo  episodio, dunque. 

Niente che possa coinvolgere direttamente i numerosissimi complici del dott. Palamara nella pratica delle spartizioni correntizie degli incarichi decisi dal CSM, un “collegione” di moltissime persone nel quale solo un idiota ammette che una sola “mela marcia” possa fare il bello ed il cattivo tempo. 

Del resto, dopo il CSM, il dott. Palamara è tornato a essere un semplice “soldato”: per sé non ha ottenuto (ancora) nulla. Certo vi aspirava, ma di fatto si trova con le mani vuote e tante preoccupazioni, dopo aver soddisfatto le ambizioni di molti carrieristi.

Insomma tutta la sua frenetica attività è stata  svolta a beneficio degli altri, in cambio del voto col quale è stato mandato al CSM. 

Lo beatifichiamo?

Magistrati incasellati


Sul quotidiano La Verità del 23 giugno 2020 è stato intervistato Paolo Tancredi, un ex deputato, il quale ha riferito di una singolare legge ad personam

Sì, proprio una di quelle che facevano sbraitare i magistrati quando avvantaggiavano Berlusconi!

Fino alla fine del 2017 l’art. 30, comma 2, del DPR 26 settembre 1958 n. 916 vietava ai consiglieri superiori uscenti di assumere incarichi direttivi o di essere collocati fuori ruolo prima di un biennio dalla cessazione della carica. 

Di lì a poco sarebbe cessato il CSM del quale faceva parte anche il dott. Luca Palamara; con lui, tra gli altri, l’attuale Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati ed il dott. Claudio Galoppi, un magistrato.    

Con la legge di bilancio di quell’anno (legge 205 del 27 dicembre 2017), che non c’entra proprio nulla con gli affari del CSM, all’art. 1, comma 469,  venne eliminato in fretta e furia quel limite, innovazione della quale nessuno  avvertiva il bisogno. 

A che serviva il divieto. 
Chi svolge una funzione molto importante per la carriera degli altri magistrati, come i consiglieri superiori,  è bene che non sia tentato di contrattare con chi gli subentrerà una sorta di “buonuscita”, vale a dire scambi e favori,  così strumentalizzando la carica per assicurarsi posti ambiti da occupare subito dopo la cessazione del mandato, magari ritardandone l'assegnazione ad altri  per concorrervi egli stesso. Allo stesso modo tendeva ad evitare che i consiglieri superiori, a contatto con una parte del mondo politico espressa dai membri del CSM di nomina parlamentare, fossero esposti alla lusinga di ricevere incarichi dalla politica.

mercoledì 24 giugno 2020

Concorsi riservati per correntisti



E’ baruffa tra i correntisti.
E’ stata annunciata querela contro  il dott.  Luca Palamara per aver detto che il dott. Albamonte s’incontrava con l’Onorevole Donatella Ferranti, anche lei magistrato ma all’epoca  eletta col Partito Democratico in Parlamento.
Il bello è che, nell’illustrare la sua posizione, il dott. Albamonte  avrebbe fatto questa affermazione:  Io fui nominato secondo le regole, e secondo la prassi di scegliere i segretari del Csm non solo per competenze e professionalità ma anche in riferimento ai gruppi rappresentati in Consiglio”.
Cos’è e cosa fa il “magistrato segretario del CSM” ?
Si tratta di un magistrato che anzichè lavorare in Tribunale (o in una Procura della Repubblica) presta servizio presso il Consiglio Superiore della Magistratura, in funzione servente rispetto a quella dei consiglieri superiori (che sono eletti).  Studia e prepara le pratiche della commissione alla quale è assegnato. A differenza dei consiglieri superiori la sua non è una carica elettiva; si tratta di un pubblico dipendente della cui attività si giova il Consiglio Superiore della Magistratura che, per “assumerlo”,  indice un concorso pubblico che per legge dovrebbe essere aperto a tutti, per assunzioni a tempo indeterminato.
Il Csm, ritenendo però quella legge tacitamente abrogata, da tempo indice concorsi interni per soli  magistrati.

martedì 23 giugno 2020

Caro popolo italiano, ti scrivo…

di Anna Maria Torchia - Magistrato



L'indipendenza della magistratura è un valore posto a garanzia non dei magistrati ma dei cittadini. Senza l’interessamento e il coinvolgimento di costoro la magistratura non potrà uscire dalla gravissima crisi in cui si trova.

Questo ci ricorda la lettera che una collega ha voluto indirizzare idealmente al popolo italiano e che pubblichiamo oggi.

La redazione

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Caro popolo italiano, ti scrivo…

Mi permetto di darti del “tu” non per sminuirti, ma confidenzialmente, sia perché faccio parte “di te”, sia perché “con te” trascorro molto tempo: da magistrato in ogni sentenza scrivo il tuo nome.

Noi giudici pronunciamo le sentenze “in nome del popolo italiano”, si trova questa scritta in ogni sentenza, subito sotto il simbolo della Repubblica.

Non si tratta di un’espressione vuota e retorica. La magistratura, non solo in Italia e non solo in questo periodo storico, esiste per un’unica e sola ragione: soddisfare un’esigenza del popolo, l’esigenza di giustizia, che è connaturata a qualsiasi organizzazione umana e, dunque, alla società.

So che da un anno a questa parte, leggendo di intercettazioni in alberghi romani alla presenza di membri del Consiglio superiore della magistratura e di esponenti politici mentre discorrono di nomine “politiche”, leggendo di appartenenza alle correnti abusata e usata per fini diversi da quello per cui sono nate, ti senti tradito e smarrito, tradito proprio da quel potere dello Stato che vedi come soggetto cui ricorrere nel momento dell’ingiustizia e che ora invece ti appare impelagato in un sistema anomalo, almeno nel momento delle nomine dei “capi”.

domenica 21 giugno 2020

Processo all'A.N.M. dopo quello a Palamara ?

di Massimo Vaccari - Magistrato


Ieri il Comitato direttivo centrale dell’associazione nazionale magistrati ha accolto, quasi all'unanimità, la proposta del collegio dei probiviri di espulsione di Luca Palamara dall'associazione medesima, per i rapporti da lui tenuti con alcuni parlamentari, all’epoca appartenenti entrambi al P.D., per concordare alcune nomine, tra le quali quella a procuratore di Roma. 

La decisione del CdC era scontata, sebbene sia la prima volta che viene adottata nei confronti di un ex presidente dell'Anm, data la chiarezza delle conversazioni che danno conto di quegli incontri, così come pubblicate da diversi quotidiani, e la gravità e la reiterazione dei fatti.

L’illecito deontologico che veniva contestato al p.m. romano è quello di cui all'art. 10 del codice etico dell’Anm, che prevede testualmente, al suo primo comma, che: “Il magistrato non si serve del suo ruolo istituzionale o associativo per ottenere benefici o privilegi per sé o per altri” e, al terzo comma, che :”Il magistrato si astiene da ogni intervento che non corrisponda ad esigenze istituzionali sulle decisioni concernenti promozioni, trasferimenti, assegnazioni di sede e conferimento di incarichi”.

sabato 20 giugno 2020

La difesa del dott. Luca Palamara, in un luogo insolito.

Nella giornata di oggi il dott. Luca Palamara, ex Consigliere del CSM, è stato espulso dall’ANM, l’Associazione Nazionale dei Magistrati, della quale era stato dapprima segretario generale e quindi presidente.
All’epilogo si è giunti senza che l’organo interno dell’Associazione abbia dato la parola all’incolpato né al suo difensore.
Volentieri ospitiamo, col consenso del dott. Luca Palamara, uno scritto nel quale sono sintetizzate le sue difese che probabilmente avrebbe arricchito a voce, se gli fosse stato permesso.
Questo Blog raccoglie da quasi quindici anni la voce di magistrati che hanno intuito prima di altri le pericolose derive del “correntismo” e contro quel sistema si batte.
Non abbiamo mai ritenuto che sia un problema di persone ma di sistema, di regole.
Come meglio sarà illustrato in un articolo previsto per domani, non ci riteniamo migliori dei “correntisti” e, anzi, siamo consapevoli che, calati in quel contesto, gravati dalla logica dipendenza dal “voto”, sono inevitabili le conseguenze politico-clientelari oggi sotto gli occhi di tutti.
Per questo motivo non ci siamo mai accaniti contro un collega e continueremo ad avere rispetto per tutti. Al contempo, siamo irremovibili nella lotta al "correntismo" perché è un sistema che tradisce la Costituzione italiana.
Se il dott. Luca Palamara vorrà fornire ulteriori contributi di verità sulle colpe di sistema, questo è il posto giusto.

IL TESTO DELLA MEMORIA

AL SIG. PRESIDENTE DELL'ANM
AI SIG.RI COMPONENTI DEL COMITATO DIRETTIVO CENTRALE 
AL SIG. PRESIDENTE DELLA GIUNTA SEZIONALE ANM-LAZIO1.

 
Io sottoscritto LUCA PALAMARA, con riferimento alla trattazione del procedimento disciplinare nei miei confronti rappresento quanto segue. 2. Inizio dalla mia vicenda penale. Sono stato originariamente accusato di aver preso € 40.000 per la nomina a Gela del dott. Longo (mai avvenuta perché a Gela venne nominato il dott. Asaro). Per questa vicenda su richiesta del Gico della Gdf di Roma mi è stato inoculato il trojan horse per il reato di corruzione in atti giudiziari e sono stato indagato con gli avv. Amara, Calafiore e con il dott. Longo soggetti con i quali mai ho avuto rapporti nella mia vita. Oggi quell’accusa è caduta perché il trojan non ha trovato fatti corruttivi come correttamente hanno ritenuto i pubblici ministeri ed il gip del procedimento che mi riguarda.

venerdì 19 giugno 2020

A sua insaputa?

di Nicola Saracino - Magistrato 



A questo link sono riportate le parole che, virgolettate, sono attribuite al vice presidente del CSM David Ermini, pronunciate in occasione della commemorazione  di magistrati caduti per il loro dovere, tra i quali alcuni (Giovanni Falcone) subirono in tempi lontani proprio le malefatte del correntismo.

Ecco quelle che meritano un breve commento. 

“L’abbruttimento etico dell’ordine giudiziario ha nell’attuale Consiglio superiore l’avversario più tenace e inflessibile. Contrastare ogni scoria correntizia e mantenere l’autogoverno nel solco tracciato dalla carta costituzionale è già ora e ancor più lo sarà nei mesi a venire il nostro quotidiano assillo, nella piena consapevolezza che ciò è quanto da noi si aspetta la grande maggioranza dei magistrati”, ha continuato il numero due dell’organo di autogoverno delle toghe."

Affermazioni di questo genere, a distanza di poche ore dalla nomina del dott. Cantone alla procura di Perugia, lasciano di stucco. 

Perché quella nomina rappresenta plasticamente proprio cosa sia il “correntismo” in seno al CSM, nel quale l'Onorevole Ermini agisce ogni giorno quale suo vice presidente.

Un esempio facile facile,  affinché a nessuno  possa sfuggire cosa è  deputato a fare quell’organo.

Urge urologo !

di Donato D'Auria - Magistrato


15 marzo 2010, Edmondo Bruti Liberati ad Alfredo Robledo: Ricordati che al Plenum sei stato nominato aggiunto per un solo voto di scarto, un voto di Magistratura democratica. Avrei potuto dire a uno dei miei colleghi al Consiglio che Robledo mi rompeva i coglioni e di andare a fare la pipì al momento del voto, così sarebbe stata nominata la Gatto, che poi avremmo sbattuto all’esecuzione (da Palazzo d’ingiustizia di Riccardo Iacona, pag. 58).

24 settembre 2018, Valerio Fracassi a Luca Palamara in relazione ad una votazione in Plenum: "Massimo dice che lui non può non votare contro ma non dà fastidio. L’ho fatto parlare davanti a Galoppi ed è stato ambiguo. Mi servono almeno due astensioni tue o due persone che vanno in bagno ."(dalla chat pubblicata da La Verità).

Dunque, si potrebbe dire che il tempo passa, ma i problemi di prostata che affliggono i consiglieri superiori rimangono!

E che dire della singolare opzione lessicale - ormai consolidata - dei consiglieri nell’ambito delle scelte dell’organo di autogoverno?

giovedì 18 giugno 2020

Salvate il soldato De Raho

di Andrea Reale - magistrato

Tutti conoscono il celebre  film di guerra diretto da Steven Spielberg.

Nel mondo giudiziario e nella Palamareide, invece, quello che voglio raccontare è un ennesimo  capitolo delle mirabolanti gesta del Luca nazionale, ma stavolta in compagnia di un magistrato in una posizione direttiva simbolicamente fondamentale per la lotta alla criminalità organizzata.

Nei due articoli che si possono leggere a questi link: qui  e qui,  vi sarebbero le prove di interferenze niente poco di meno che di un Ministro dell’Interno nella nomina del Procuratore nazionale Antimafia.

Quest’ultimo, soccombente nella nomina a Procuratore di Napoli, in quanto  superato nei voti al plenum dal Dott. Giovanni Melillo, appena reduce dall’ufficio di capo di gabinetto di altro Ministero (quello della Giustizia), sarebbe stato “salvato” anche attraverso l’intervento dell’esponente del  Governo che si rivolgeva, il 27.7.2017, al “nostro” Luca con le testuali parole “Cerchiamo adesso di salvare il soldato de Raho. Il risultato in qualche modo lo consente”.

Palamara confermava: “Si il mio intervento in plenum è stato in questo senso”. “Perfetto. Lavoriamoci", concludeva Marco Minniti.

mercoledì 17 giugno 2020

Agosto 2019 - Giugno 2020: da premier renziano a procuratore di Perugia.

di Nicola Saracino - Magistrato

Ebbene, poche ore fa il CSM ha partorito l’ennesima nomina di un procuratore, questa volta quello di Perugia. Città bellissima in una regione splendida, ma l’importanza dell’incarico si deve tutta alla  particolare competenza della procura perugina sulle indagini che riguardano le toghe romane.

Alla designazione si è giunti grazie alla vincente alleanza dei magistrati di Area con tutti i politici mandati dal Parlamento al CSM; alleanza non disturbata dalla compiacente astensione degli appartenenti al gruppo di Unicost, lo stesso del dott. Luca Palamara. Solo gli altri togati hanno invece votato per un diverso candidato che aveva svolto prevalentemente se non esclusivamente le funzioni proprie di un magistrato.      

E’ cosa nota che il procedimento contro il dott. Luca Palamara penda proprio a Perugia ed altrettanto nota è la simpatia dell’indagato per gli ambienti renziani, desumibile dalla comitiva che si era radunata all’Hotel Champagne, della quale facevano parte gli onorevoli Cosimo Ferri e Luca  Lotti, entrambi del PD, partito nelle cui fila  lo stesso Palamara sperava di ottenere una candidatura importante per il Parlamento Europeo.

Quell’incontro aveva suscitato enorme scalpore poiché pare vi si discutesse della nomina del nuovo procuratore di Roma: oltre alla sede del tutto impropria,  a destar scandalo la circostanza che l’On. Luca Lotti era indagato proprio dall’ufficio romano sicché era parso assai sconveniente che interloquisse sulla scelta di colui che avrebbe svolto il ruolo di suo accusatore.

Gerarchia in magistratura? No grazie!


Pubblichiamo, con il suo consenso, la mail con la quale un collega ha spiegato le ragioni che lo hanno indotto ad aderire alle nostre proposte di riforma dell'autogoverno della magistratura perchè ci ha colpito per la freschezza e l'ironia dell'esposizione. 
Anche il suo contenuto è degno di attenzione perchè proviene da un magistrato che, in virtù della sua anzianità di servizio, ha avuto modo di conoscere bene i meccanismi dell'autogoverno e le modalità operative delle correnti.  
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Sono il dr. Adolfo Coletta ed ho 65 anni.

Sono Magistrato dal 13 maggio 1980.

Sono in servizio presso la Procura della Repubblica di Frosinone con funzioni di Sostituto.

Attualmente dirigo l’ufficio in ragione della mia anzianità di ruolo in assenza del Procuratore.

Ho qualche amico fra i colleghi ed ho avuto la fortuna di lavorare con molti magistrati, la più parte non conosciuti al di fuori dell’ambiente di lavoro, di rilevante spessore umano e culturale.

Da tutti ho imparato molto.

Per i colleghi che non mi conoscono sul sito COSMAG sono sinteticamente oggettivati i dati dei miei quarant’anni di servizio, che non ho ragione di nascondere ad alcuno e che sono disponibile a rendere noti se qualcuno me lo chiedesse.

Sono associato all’A.N.M. per iniziale convincimento che fosse luogo di libera discussione sulle questioni della giurisdizione e strumento idoneo per rappresentare all’esterno della “categoria” (parola che non amo ma ch’è sempre meglio di “corpo” o “corporazione”)  e far correre nella società civile le idee elaborate, sotto il faro della Carta Costituzionale, per svolgere al meglio il servizio di tutela dei diritti e  di composizione degli interessi in conflitto.

Non ho mai aderito ad alcuna “corrente” perché ho sempre ritenuto che la loro stessa esistenza avrebbe comportato, com’è puntualmente avvenuto, la nascita di “leadership” naturalmente tese al controllo della stessa A.N.M. e, per sciagurata contaminazione, del luogo Costituzionale dell’Autogestione, il C.S.M., tradendo in radice la sua funzione di garanzia della Indipendenza del  Magistrato come singolo e come esponente dell’intera Funzione Giurisdizionale.

martedì 16 giugno 2020

Magistrati che appartengono

di Massimo Vaccari - Magistrato


“Magistrati che appartengono” è una vera e propria contraddizione in termini, una locuzione che provoca la stessa sensazione del raschio di un’unghia su una lavagna.

Perchè un magistrato che appartiene non può essere imparziale o meglio non può apparire imparziale ed è quindi privo di una delle qualità essenziali che gli sono richieste.

Eppure di tanti, troppi, magistrati che appartengono alle ormai famigerate correnti ci danno impietosa ma viva testimonianza le chat di Luca Palamara, il signore delle nomine, pubblicate quasi integralmente da alcuni quotidiani.

Molti suoi interlocutori indicano l’appartenenza alla stessa corrente dei soggetti di cui parlano utilizzando gli aggettivi “nostro” e “nostri”, come se fossero attestati di qualità, quando invece assumono una valenza spregiativa perché sono riferiti a chi amministra la giustizia in nome del popolo italiano (art. 101, comma 1, Cost.).

E in virtù dell’appartenenza costoro ritengono giustificate e legittime le più svariate richieste, tutte parimenti deplorevoli.

lunedì 15 giugno 2020

Castelli in area

di Andrea Mirenda - magistrato


Claudio Castelli, Presidente della Corte d’Appello di Brescia e, prima ancora, leader storico di MD, con l’articolo del 9.6.2020, “La nomina dei dirigenti: problema dei magistrati o del servizio?, su Questione Giustizia, affronta da par suo il tema degli incarichi direttivi.

Non è facile, almeno per chi scrive, commentare senza un umano senso di fastidio proposte di riforma (ammesso che se ne intraveda alcuna…) di  coloro che, personalmente o per sodalità, sono stati i teorici nonché coprotagonisti dello sfascio istituzionale che ci ha condotto al minimo storico di credibilità.

Ciò premesso per doverosa trasparenza, abbiamo letto con attenzione l'articolo del Presidente della Corte d’Appello di Brescia che, ad ogni piè sospinto, rimarca : a) L’esigenza di " un ruolo di direzione dell'Ufficio Giudiziario che è diventato sempre più complesso e che richiede specifiche attitudini… "; b) " la mancanza di leadership in troppe sedi..”; c) il carattere fondamentale della “ presenza, autorevolezza e capacità dei dirigenti…”; d) il ruolo di “altro mestiere” dell’amministrazione della giurisdizione accanto a quello di pura amministrazione, salvo tuttavia riconoscere graziosamente che " il modello disegnato dall'ordinamento giudiziario, che vede un uomo solo al comando, è del tutto inadeguato e del resto si scontra sempre più con strutture formali e informali di supporto al dirigente … Omissis";  e) la necessità della nomina di un organismo consultivo ( ne immaginiamo subito i margini di autonomia…) in seno al CSM, composto di tecnici esterni incaricati di valutare i candidati e di fornire le caratteristiche e le capacità di ciascuno, verificando i risultati avuti;  f) la durata dell'incarico di anni 4 + 4, con la solita litania dell'effettività della verifica dei risultati al momento della riconferma quadriennale;  g) la (assai poco sorprendente) critica sbrigativa della rotazione, a  suo dire rispondente” … ancora una volta a istinti corporativi che tendono a spartire tra tutti incarichi più o meno ambiti” (l’autorevole dirigente dimentica, tuttavia, con allegra disinvoltura,  che la “spartizione” è esattamente ciò che accade oggi, con l’aggravante  dell’esclusione della quasi totalità dei magistrati non proni alla correntocrazia – parola di Palamara - dall’esperienza direttiva, anche quando dotati – seguendo le sue parole - di “capacità organizzativa e di relazione, oltre che di punto di riferimento giuridico”).

domenica 14 giugno 2020

Democratici in casa altrui



Forse ai più sarà sfuggito che, tra le mille toghe di tutta Europa, che il 14 gennaio di quest’anno avevano manifestato a Varsavia contro i provvedimenti adottati dal governo di quel paese, per limitare l’indipendenza dei magistrati polacchi, c’era anche il Presidente dell’Anm Luca Poniz.

Intervistato da alcuni quotidiani sulle ragioni di tale sua partecipazione il dott. Poniz aveva dichiarato, perentoriamente: “ In Polonia lo stato di diritto è a rischio. Non siamo venuti qui per promuovere la conservazione del potere da parte dei giudici ma per tutelare i diritti e gli interessi dei cittadini. Il fatto poi che tutto questo stia accadendo in Europa è allarmante”.

Era lecito attendersi analoga caparbia reazione dell’Anm, questa volta a tutela dei dritti dei cittadini italiani, dopo il pubblico disvelamento della prassi ultradecennale della spartizione degli incarichi da parte delle correnti della magistratura, secondo rigorosi criteri di appartenenza, nonché di iniziative di membri del Parlamento o di appartenenti ad altri organi dello Stato volte ad orientare le scelte del Consiglio Superiore.

E’ indubbio infatti che tale fenomeno, che ha suscitato “il grave sconcerto e la riprovazione” del Capo dello Stato, è indicativo di una grave compromissione non solo dell’indipendenza interna ma anche di quella esterna della magistratura.

Ebbene, che cosa ha fatto l’Anm?

sabato 13 giugno 2020

Cancellate quella chat!

di Nicola Saracino - Magistrato 



Il codice di procedura penale contempla, tra le altre, l’esigenza di evitare l’inquinamento probatorio quale presupposto per applicare misure cautelari personali, vale a dire per bloccare chi sta per sopprimere le prove della colpevolezza sua o dei complici. Ebbene pare sia in corso un tentativo del sistema - che in ogni caso si proscioglierà da ogni addebito - di far  sparire le tracce della sua compromissione, svelata in diretta TV.   

Fanno capolino sulla stampa notizie secondo le quali la documentazione originale delle captazioni avvenute a mezzo del trojan iniettato nello smartphone del dott. Luca Palamara potrebbe venir presto distrutta. 

E l’iniziativa non sembra provenire dal dott. Palamara il quale, anzi, ha sollecitato di poter scrutinare  personalmente il ponderoso materiale sin qui raccolto.  Ciò, verosimilmente, sia per correggere eventuali errori di trascrizione (sempre possibili) sia per selezionare argomenti a propria difesa da sottoporre al giudice penale, se mai verrà rinviato a giudizio, o a quello disciplinare essendo la celebrazione del relativo processo  certa,  dato che vi è già stata la sospensione cautelare del magistrato,  prima al vertice dell’Associazione Nazionale Magistrati e poi membro del Consiglio Superiore della Magistratura. 

venerdì 12 giugno 2020

I delitti del C.S.M.

di Bruno Tinti - magistrato in quiescenza



Come tutti sanno, 16 componenti del CSM su 24 sono giudici. Non ho i mezzi per accertare quanti e quali processi o indagini abbiano svolto nella loro carriera e se, tra questi, ci siano mai stati processi a carico di commissioni di esame per nomina di professori universitari, primari ospedalieri, dirigenti statali e via discorrendo. Sono però sicuro che di processi del genere abbiano sentito parlare e che dunque siano al corrente del tipo di reati contestati e delle condanne comminate.

Per non farla troppo lunga, riporto qui stralci dei quotidiani di varie epoche.

giovedì 11 giugno 2020

Usi ad obbedir tacendo ?

di Giovanni Genovese - Magistrato


Capita frequentemente, negli ultimi tempi, di sentirsi chiedere da amici e conoscenti un parere sulla vicenda Palamara.

Viene chiesto un parere personale, ovviamente, ma anche e soprattutto di conoscere cosa ne pensino gli altri magistrati “comuni”.

Sospettavano? Sapevano? Sono tutti collusi? Perché quasi nessuno dentro la magistratura ne parlava?
La risposta a queste domande non è semplice, ed è anche imbarazzante.

Come si fa a spiegare che tutti sapevano qual era il reale meccanismo di governo della magistratura, ma pochissimi osavano dirlo a voce alta?

Che anche quando quel qualcuno  parlava, riceveva tanti “hai ragione” sussurrati nei corridoi, ma quasi nessuna pubblica approvazione?

mercoledì 10 giugno 2020

Pubblichiamo un intervento di Milena Balsamo, consigliere della Suprema corte di cassazione, del 28 novembre 2019 (intervento di Milena Balsamo: al minuto 2:12:15)


Pubblichiamo un file audio contenente un'intervista radiofonica a Massimo Vaccari, giudice del tribunale di Verona in cui si parla dell'"incestuoso" rapporto tra Anm e Csm (file audio).

Antisfascismo a corrente alternata

Pubblichiamo, con il consenso della sua autrice, la mail che una collega ha inviato sulla mailing list dell'Associazione Nazionale Magistrati a commento del comunicato con il quale la corrente di Magistratura democratica ha espresso solidarietà al P.M. della procura di Roma, duramente criticato da Casa Pound  per aver disposto il sequestro di un immobile abusivamente occupato dalla stessa a Roma. 
La mail, nel constatare l'inerzia della magistratura, di fronte all'emersione del nominificio gestito dalle correnti che ne governano i destini, si chiede retoricamente se il vero antifascismo non si manifesti reagendo a tutte le condotte di abuso e sopruso che siano note.   
La riflessione è completata, nella parte finale, da un impietoso, ma ampiamente condivisibile, confronto  con le condizioni dell'amministrazione della giustizia di alcuni paesi totalitari.  

La redazione
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di Anna Maria Torchia - Magistrato


Premessa l'ovvia solidarietà a qualsiasi collega che venga attaccato per l'esercizio della giurisdizione (e il p.m. Albamonte, additato come "antifascista" da esponenti di Casapound, ha anche la mia, per quanto possa contare) e premesso che OVVIAMENTE siamo tutti antifascisti, leggo numerosi messaggi di magistrati che, per esprimere solidarietà al collega, si professano antifascisti...

Nulla da dire, ognuno professa ciò in cui crede anche se è ovvio. Repetita iuvant.

Oggi siamo tutti antifascisti, naturale.

Però è facile urlare al mondo di essere antifascisti in un paese in cui c'è il reato di apologia del fascismo, in cui non si rischia la somministrazione di olio di ricino o spedizioni punitive degli squadristi, in cui i potenziali protettori fascisti sono tutti morti e sepolti e certamente ampiamente decomposti, in un paese in cui l'essere eventualmente fascisti non porta nessun beneficio e l'essere antifascisti non crea alcun problema.

Sarebbe stato un bel segnale per tutti, in primis cittadini e giovani colleghi, se con la stessa forza avessimo gridato in coro che siamo contrari al sistema clientelar-protettivo che è emerso.

martedì 9 giugno 2020

Il silenzio dei...conniventi

di Massimo Vaccari - Magistrato

"Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti".

(Martin Luther King)

Nel corso delle sue due uscite televisive (domenica 31 maggio nel programma di Massimo Giletti e mercoledi 3 giugno a Porta a Porta) l'indagato Luca Palamara ha confessato al grande pubblico, in modo tutto sommato genuino, che sono le correnti, tramite il C.S.M., a governare i destini professionali dei magistrati italiani.

Nei giorni successivi nessuna di queste ha avuto l’ardire di smentire o anche solo di commentare le dichiarazioni del “signore delle nomine”, nonostante tutte abbiano la radicata abitudine di emanare comunicati su quasi tutte le questioni che riguardano l'ordine giudiziario. 

Una di esse ha emesso un fumoso e inconcludente comunicato in cui si preannuncia una futura assemblea (ri)costituente del gruppo. 

Identico mutismo ha dimostrato l’Anm, l'unica associazione di tipo sindacale dei magistrati italiani, che, tra i suoi compiti statutari, avrebbe (il condizionale, come si dice in questi casi, è d'obbligo)  quello di  tutelare "il prestigio ed il rispetto della funzione giudiziaria" (così l'art. 2 dello Statuto).

Se non c’era da aspettarsi nulla dalla Giunta esecutiva centrale dell’Anm, che dopo le dimissioni di gran parte dei suoi componenti, si trova in stato di ibernazione, nessun segnale di vita è giunto nemmeno da qualcuna delle articolazioni periferiche dell'ANM.

E che dire dei consiglieri togati del CSM? Tutti in imbarazzatissima afasia da giorni.

lunedì 8 giugno 2020

Chi demonizza veramente le correnti?

di Giuliano Castiglia - Magistrato


Franco Corleone, politico di lungo corso particolarmente dedito ai problemi della giustizia penale, soprattutto in tema di carcere, ha firmato ieri un pezzo per Il Manifesto intitolato “Chi demonizza le correnti preferisce la casta”.

Si tratta di un sussegirsi di inesattezze e illogicità che si risolvono in un invito a soprassedere da qualsiasi cambiamento delle regole di funzionamento del sistema che governa i magistrati, del quale in questi giorni abbiamo avuto la rappresentazione reale.

Rappresentazione a beneficio dell’opinione pubblica perché gli addetti ai lavori già conoscevano bene il sistema per esperienza diretta, praticata o subita, da pochissimi denunciata, da moltissimi condivisa per convenienza o connivenza, dai più tollerata per indifferenza od omertà.

Lettera a Luca Palamara


Pubblichiamo, con il consenso dell'autrice, l'accorata, e al tempo stesso tagliente, lettera indirizzata (idealmente) a Luca Palamara da un magistrato qualunque, uno dei tanti che qualcuno ha definito, molto efficacemente,"magistrati spalatori".
Sono quei magistrati, forse la maggioranza, che amano profondamente questo servizio e lo trovano tuttora così appagante da non aspirare ad incarichi di nessun tipo.
Insomma magistrati che sono "altro" da quelli che contrattavano le nomine con Luca Palamara.
La redazione
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di Silvana Ferriero 


Leggo sui giornali che, durante il passaggio in tv da Vespa, avresti espresso un senso di angoscia e disagio per i colleghi non legati alle correnti, ma anche che, alla domanda di Vespa sulla possibilità di dimetterti, avresti risposto:“ non penso alle dimissioni, io amo la magistratura”.

Non so se ti ricordi di me ma non credo, visto che appartengo alla schiera di quelli, per fortuna tanti, che non sono finiti manco per sbaglio nella rete delle tue chat.  Eppure noi abbiamo fatto il tirocinio – uditorato, allora si chiamava così – insieme a Roma,  siamo dello stesso concorso.

Io pure non è che ricordi moltissimo di te: durante quell’anno e mezzo trascorso negli uffici giudiziari romani, i pochi ricordi che ho mi ti presentano come uno che organizzava feste, una sorta di  p.r. degli uditori DM 30/05/1996.

All’epoca registrai il fatto come un dato sostanzialmente neutro. Ero appena approdata in un mondo per me completamente nuovo, le mie energie e la mia curiosità erano convogliate verso il tentativo di capire e di imparare il più possibile di un mestiere di cui non sapevo niente e che mi appariva difficilissimo.

domenica 7 giugno 2020

In una botte di ... fango.

di Nicola Saracino - Magistrato

E’ di oggi la pubblicazione sul quotidiano La Verità della conversazione intervenuta tra un aspirante presidente di sezione di  Salerno ed il regista delle nomine, il solito  dott. Luca Palamara, quello che secondo i suoi amici di ieri -  e nemici di oggi  - faceva tutto da solo.

Quel che maggiormente sconcerta,  in questo caso,  è l'irremovibile pretesa del questuante ad una nomina platealmente inattaccabile, da adottare assolutamente all’unanimità, ci tiene moltissimo perché è il più bravo (se lo dice lui stesso!), è alla sua ultima possibilità e, non ultimo, si è speso anima e corpo per la corrente di appartenenza.

Ci mancava  solo che costui esigesse la diretta  e personale partecipazione del Presidente della Repubblica alla sua beatificazione.

Insomma, voleva essere nella classica   “botte di ferro” e, dal suo punto di vista, l’operazione riuscì: il 20 dicembre del 2017 il plenum del CSM lo accontenta, proprio all’unanimità come richiesto.   
Ma in quella botte c’era del fango che solo il trojan poteva mostrare.

Fidelity card: il "fascino" magnetico delle correnti

di Carmen Giuffrida - Magistrato



Abbiamo assistito a pubblicazioni a raffica di numerosissime intercettazioni tra Palamara e diversi magistrati che chiedevano posti per sè o per altri, che discutevano di come manovrare indagini e processi, di come punire colleghi con azioni disciplinari a mero scopo di vendetta; il tutto allegramente condito da una prosa che, in confronto, gli scaricatori di porto sono delle educande (con tutto il rispetto per gli scaricatori di porto ma, si sa, è un modo di dire).

Per non citare poi frasi a dir poco ambigue, del tipo: "è grande sodale di Palamara";"è boss di MI" o, ancora, "MI porta mio fratello"; insomma frasi che sino ad ora avevo visto utilizzare soltanto nei procedimenti per associazione mafiosa.

A fronte di tutto ciò, immagino che il cittadino comune si aspettasse una reazione energica da parte di tutto il resto della magistratura, ovverosia di tutti coloro che non hanno mai chiesto, non sono stati intercettati, o comunque non hanno avuto nessuno di questi posti di rilievo.

Eppure, ad eccezione di qualche voce isolata, la maggioranza dei magistrati è rimasta silente, quando non è addirittura intervenuta a difesa della "multi-culturalità'" delle correnti, valore che pare abbia assai maggior importanza del disvalore emerso.

sabato 6 giugno 2020

Ricetta costituzionale per sanificare il CSM



di Ida Moretti  - Magistrato 



Le ultime pubblicazioni di conversazioni captate dal cellulare di un collega hanno nuovamente portato alla ribalta un dato oggettivo: anche la Magistratura è composta da uomini che portano tutti i propri limiti ed i propri vizi anche nel Palazzo di Giustizia, pur definito banco di prova sui cui lo Stato di Diritto si gioca la propria credibilità.

Anche all’interno della Magistratura il pluralismo di idee, nato come fruttuosa premessa di una maggiore partecipazione, è divenuto causa di disfacimento nel momento in cui le correnti dell’ANM (associazioni nate con il pur nobile scopo di sviluppare detto pluralismo) hanno fatto in modo che le istanze particolaristiche, le attitudini al familismo e alla collusione corporativa prevalessero sulle finalità pubbliche. 

Talvolta questo disfacimento è stato “inconsciamente” realizzato (si pensi alla nota email in cui un Consigliere sperava di non aver concretizzato una “ingiustizia troppo grossa” nel preferire ad un certo posto direttivo un appartenente alla propria corrente, anziché un altro candidato che aveva avuto l’unica pecca di non “sollecitare” in alcun modo la propria domanda, credendo davvero nell’autonomia e nell’indipendenza del CSM), talvolta è stato volutamente posto in essere con collusioni anche con esterni all’ordine giudiziario (si pensi ai noti incontri all’hotel Champagne scoperti nel maggio 2019), grazie al sistema attuale che ha reso più facilmente attaccabile la nostra autonomia ed indipendenza: concentrando tutti i poteri decisionali nella mani di poche persone (quelli che coordinano direttamente o indirettamente le correnti), infatti, è più facile per un esterno accordarsi con pochi, per dirigere le azioni di molti magistrati verso i propri interessi.

venerdì 5 giugno 2020

Il dilemma del ministro (ri)pensatore (Sorteggio e rotazione per ridare dignità ai magistrati - parte seconda)


di Giuliano Castiglia - Magistrato 



Abbiamo concluso la prima parte di questa storia  con la constatazione che, per affrontare con qualche speranza di successo i gravissimi problemi della magistratura, resi ormai a tutti noti dagli esisti delle indagini della Procura di Perugia su Luca Palamara, occorre compiere due passi tanto semplici quanto indispensabili.

Il primo di tali passi è quello di liberare il Consiglio Superiore della Magistratura dalle correnti.

Il CSM non potrà essere libero dalle correnti fin tanto che alle stesse sarà garantito il potere di selezionare i candidati alle elezione dei suoi componenti.

Sottrarre tale potere alle correnti, quindi, è indispensabile.

giovedì 4 giugno 2020

Difese politiche e aggressioni corporative

di Nicola Saracino - Magistrato 

Alla seconda uscita in TV il dott. Luca Palamara sembra tradire minore emozione ed esercitare  più controllo su quel che dice, sempre senza contraddittorio ma questa volta con una opportuna appendice di commento alle sue dichiarazioni lasciata a più voci esterne (i giornalisti Belpietro, Polito e Gomez, oltre all’ex  magistrato Carlo Nordio).
Tralasciato in questa occasione che il sorteggio – eresia diabolica impronunciabile per le correnti  - sembra ormai essere comunemente accettato come l’unico rimedio contro la triviale degenerazione della magistratura italiana, saltano agli occhi due bugie che sfuggirebbero  solo ad un pubblico non specializzato.

Ora come allora







L’analisi dello stato dell’autogoverno della magistratura, che segue, sembra scritta in questi giorni per spiegare il pauroso degrado disvelato dall’inchiesta di Perugia sull’ex componente del CSM ed ex presidente A.N.M Luca Palamara.

Invece risale a sette anni fa e servì ad illustrare le ragioni dell’iniziativa, assunta da alcuni magistrati indipendenti, di attuare, in vista delle elezioni del Consiglio Superiore della Magistratura del 2014, uno strumento di individuazione dei candidati impostato sul sorteggio (tutte le fasi di quell’esperienza sono documentate sul sito www.altraproposta.it).

Il sistema spartitorio che fu descritto in quella occasione adesso è conosciuto nel dettaglio anche dall’opinione pubblica e la politica d’ora in poi dovrà farsi carico di sconfiggerlo, non potendo addurre nessuna giustificazione.

L'unica strada per riguadagnare alla magistratura quella indipendenza interna che sembra irrimediabilmente perduta sono delle riforme legislative che eliminino alla radice l’influenza nefasta delle correnti sull’attività del C.S.M.

Su questo blog ne proponiamo tre che riteniamo risolutive perché ora come allora non ci rassegniamo ad essere complici, con l’inerzia e il silenzio, “delle continue plateali violazioni delle regole del buon governo e delle non più difendibili degenerazioni dell’occupazione delle posizione di potere interno”.


mercoledì 3 giugno 2020

Ora la vergogna, quando il riscatto ?


di Emanuele Picci - Magistrato




Da lungo tempo ormai, in un tribunale di Romagna un tale percorre in sella alla sua bicicletta le strade del Palazzo di Giustizia gridando a squarcia gola: "vergogna!", "vergogna!".
Lo si può sentire mentre si è immersi a scrivere o durante le udienze (a già… quelle fisiche, che ricordo!), oppure in un momento di stasi o di colloquio con colleghi, avvocati, cancellieri.

Quella voce è in grado di fendere il pensiero ed interrompere ogni utile o più leggera attività che si stia svolgendo.

In passato, a quelle grida potevano seguire un sorriso gentile, un'ironia beffarda nel pensare a chissà quali trascorsi lo avessero attraversato, alle volte anche un improperio nell'avere interrotto quel ragionamento che si stava sviluppando con fatica.

La reazione a quella voce fuori campo era la più cangiante, quasi che l'attività che si stesse facendo ne mutasse il sentimento.

In realtà, il Palazzo voleva restare dentro in sé, essere impermeabile.

Rimbalzare quella voce a chilometri di distanza.