domenica 16 novembre 2008

Tutti i pregi (e un difetto) del C.S.M.





di Vittorio Grevi
(Professore Universitario e Avvocato)





dal Corriere della Sera del 16 novembre 2008


Si celebra domani a Roma, nella sede storica di palazzo dei Marescialli, il 50° anniversario della legge istitutiva del Consiglio Superiore della Magistratura.

Una celebrazione solenne, alla presenza del Capo dello Stato – che del C.S.M. è per disposto costituzionale il Presidente – con la quale si intende sottolineare l’importanza della svolta segnata da tale legge, che rese possibile l’entrata in funzione per la prima volta del nuovo organo di governo autonomo della magistratura (composto per due terzi da magistrati e per un terzo da membri eletti dal Parlamento).

Un organo voluto dalla Costituzione del 1948 come presidio delle garanzie istituzionali dell’ordine giudiziario, comprensivo nel suo complesso di giudici e pubblici ministeri, poste a tutela della legalità e della eguaglianza di tutti i cittadini.

Non fu una legge di facile elaborazione, come è dimostrato dalla circostanza che venne approvata con fatica, ad oltre dieci anni dall’avvento della Carta costituzionale.

Tuttavia, al di là dei suoi limiti (poi per vari aspetti superati) e delle discussioni che la accompagnarono, essa ha avuto il merito di dare concretezza ad una delle scelte più qualificanti operate dalla stessa Carta.

In particolare, alla scelta di sottrarre la magistratura a quella forte sfera di influenza del potere politico, che nei decenni precedenti (durante il regime fascista, ma anche in epoca liberale) si era sempre esercitata, ponendo così in crisi la enunciazione formale del principio della «separazione dei poteri».

E questa scelta si è realizzata, per l’appunto, attraverso la previsione, e la successiva attuazione, del Consiglio Superiore della Magistratura.

Mentre in passato, infatti, praticamente tutte le vicende relative alla carriera dei magistrati venivano gestite nelle sedi del potere esecutivo, ed in particolare attraverso il ministro della Giustizia, con evidenti pericoli di condizionamento (talvolta anche molto pesante) sull’esercizio della funzione giurisdizionale, oggi tutto ciò non può più avvenire, proprio perché le relative competenze sono state attribuite al C.S.M..

Al quale più precisamente spettano, come dice la Costituzione, tutte le decisioni concernenti «le assunzioni, le assegnazioni e i trasferimenti, le promozioni ed i provvedimenti disciplinari» nei riguardi dei magistrati.

Per converso, al ministro Guardasigilli sono riservati, a parte la facoltà di promuovere l’azione disciplinare, soltanto «l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia».

Noi italiani non sempre ce ne rendiamo conto, perché siamo ormai da mezzo secolo abituati a questo sistema, che vede il C.S.M. come supremo garante dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, la quale per tale via viene posta al riparo (nei momenti più delicati della vita professionale di ogni singolo magistrato) dal rischio di indebite interferenze ad opera degli altri poteri dello Stato.

Tuttavia dobbiamo essere consapevoli che si tratta di un sistema che molti ci invidiano, e che diversi Stati europei cercano di imitare (anche su indicazione del Consiglio d’Europa), perché esso esprime un modello ancora oggi all’avanguardia nella definizione dei corretti rapporti tra potere politico e ordine giudiziario.

E’ vero che spesso si sentono critiche rivolte (e talora non a torto) a certe decisioni del C.S.M. ovvero a certe polemiche emerse al suo interno, che vengono per lo più ricondotte alle tensioni esistenti tra le diverse correnti della magistratura, accusate di eccessiva politicizzazione, o di accordi sotterranei con i membri laici dello stesso Consiglio.

Si tratta di difetti di funzionamento che vanno senza dubbio corretti, se del caso attraverso opportune modifiche della legge elettorale, ma che certo non sarebbero risolti - come qualcuno vorrebbe – attraverso una diversa composizione del C.S.M., tantomeno attraverso un aumento del numero dei membri di provenienza politica, a scapito dei componenti magi-strati.

E’ necessario, invece, che il C.S.M. si sforzi sempre più di assolvere con equilibrio e con rigore quel ruolo che i costituenti disegnarono – come ammonì una volta il presidente Napolitano – secondo «una visione tendente a scongiurare, nell’esercizio dei poteri di governo della magistratura», ivi compreso il potere disciplinare, possibili «rischi di chiusura e di autoreferenzialità».



24 commenti:

Anonimo ha detto...

Peccato che il Professore Grevi non si chieda come mai, al Consiglio Superiore della Magistratura, vengano eletti coloro che hanno fatto parte dell'Associazione Nazionale Magistrati, e viceversa.
Così anche nel CSM vigono le regole della politica e la professionalità va a farsi strabenedire.
C'è qualche magistrato non legato alle correnti che viene premiato ?
E allora che differenza c'è tra il CSM e l'Esecutivo ?

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 20.27.

Non importano altre differenze che una sola: si chiama "separazione dei poteri".

Attualmente il legislativo e l'esecutivo coincidono.

Accorpando anche il giudiziario, non ci sarà più nessuna separazione dei poteri: saremo in un sistema dispotico. Tecnicamente parlando.

Trova ulteriori approfondimenti nell'articolo “L’irrinunciabile separazione dei poteri” e nell'articolo “Perché l’Italia non è un Paese democratico”.

Per approfondite critiche al C.S.M. può leggere tutti gli articoli del blog con il tag “Consiglio Superiore della Magistratura”.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Conosco diversi avvocati ultraottantenni che hanno vissuto ed esercitato nel periodo in cui il CSM ancora non esisteva.

Ebbene, a quanto mi riferiscono, le pratiche erano di norma sbrigate senza ritardo, gli avvocati e i giudici erano assai più colti e preparati di quanto siano ora e, in generale, i magistrati erano molto, ma molto, più liberi e indipendenti di quanto siano adesso.

Forse, visti i risultati, sarebbe stato meglio lasciare le cose com'erano !

Anonimo ha detto...

Non so se ho colto la relazione, ma tento lo stesso.

Quando ti trovi d'accordo con la maggioranza, è il momento di riflettere e mettersi a pensare. - Mark Twain

Cordiali saluti

Stefano
Genova

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 23.51.

Gentile Amico,

le Sue considerazioni non tengono conto di due circostanze:

1. La prima relativa al fatto che gli avvocati ultraottantenni di cui Lei ci parla riferiscono fatti di 70/80 anni fa, in un'epoca nella quale il contenzioso civile e penale era un centesimo di quello odierno, gli avvocati un millesimo di quelli odierni e il mondo era tutto un altro. Per intenderci, era l'epoca nella quale non esistevano proprio cause per responsabilità medica, non esisteva il danno biologico (se uno ti investiva e ti riduceva su una sedia a rotelle ma questo non produceva una riduzione dello stipendio, non ti risarcivano nessun danno, perchè l'unico danno risarcibile era quello patrimoniale), non c'era il divorzio (e le migliaia di cause relative), non c'erano processi per spaccio di stupefacenti, circolavano molte meno auto di quelle che circolano oggi, non c'erano i motorini 50 c.c., i processi per assegni a vuoto erano molto pochi, eccetera, eccetera, eccetera. Insomma tutto un altro mondo. E i paragoni sono del tutto inconducenti.

2. Ammesso che fare paragoni come questi avesse un qualche senso, i paragoni medesimi dovrebbero essere completi e tenere conto di tutto. Quindi, chi ci racconta quant'erano belli "quei tempi", perchè "quando c'era lui si poteva dormire con le porte aperte" e tutto era più bello, non si deve dimenticare di raccontare che in quei bei tempi, mentre gli avvocati ultraottantenni dormivano beati con le porte aperte, sono morti - per una guerra schifosa e disonesta voluta anche da "lui" per la sua vergognosa vanagloria personale (oggi si definirebbe anche lui "la Lorella Cuccarini della politica") - alcuni MILIONI di persone - 55.527.000 morti, dei quali 25.162.000 militari e 30.365.000 civili -, delle quali 415.000 italiani (330.000 militari, 85.000 civili).

Ed è impressionante vedere come tante persone sognino proprio questo: un ritorno ai bei tempi, in cui non c'erano stupidaggini come la democrazia, tutto era bello e buono e si trattava solo di mandare un po' di mariti, fratelli e figli a morire da qualche parte per una guerra senza senso.

Se questo la fa stare bene, sappia che questo progetto è quello che al momento ha più speranze di essere realizzato.

Un caro saluto.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Cara Redazione,

Veramente un avvocato che oggi ha più di 80 anni ha iniziato ad esercitare negli anni '50, non certo nel "ventennio" !

Ed era proprio alla giustizia di fine anni '50 - inizio anni '60 che mi riferivo, quando l'Italia era già una repubblica democratica da circa 10-15 anni !

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

X l'anonimo delle 23.51.
Lei è quantomeno disinformato.

Pensi che il dott. Lima per simili raffronti, anacronisti fuori tempo (e di che tempi!) e fuori luogo, si "scontrava" con suo padre...
E nel merito va ricordato che chi denunciava abusi d'autorità (prefettizie) poi godeva di una lunghissima "vacanza" (così parlò... il Cavaliere) in un'"isola felice".Io non c'ero ma penso di sentirne ancora gli effetti riflessi. Chissà quanti come mio padre gli si è scombussolata la vita...al ritorno come poteva riprendere e rimettere in sesto un' attività, all'esordio e in tempi difficili, interrotta uno definito "disfattista"?
Anche dopo che il tempo, galantuomo come sempre, gli ha dato ragione dopo che il regime è stato abbattuto e il partito fascista bandito (?)!
Siamo sicuri che non si stia rivoltando nella tomba?

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 13.17.

Gentile Amico,

Le chiedo scusa se ho sbagliato periodo.

Ma il primo punto della risposta che già Le ho dato vale anche per gli anni '50-'60.

Le aggiungo dell'altro.

In quegli anni un Pretore di Bologna è stato condannato disciplinarmente perchè "aveva risposto al Procuratore della Repubblica".

Badi, non perché "aveva risposto male", ma semplicemente perché "aveva risposto".

Il Procuratore della Repubblica gli aveva scritto una lettera di improperi e lui si era limitato a rispondere dando garbatissimamente la sua versione dei fatti. L'avere risposto è stato ritenuto gravemente impertinente.

Vogliamo tornare a questo?

Lei ha scritto testualmente:
"gli avvocati e i giudici erano assai più colti e preparati di quanto siano ora e, in generale, i magistrati erano molto, ma molto, più liberi e indipendenti di quanto siano adesso".

Quanto alla prima delle due considerazioni, ritiene che il decadimento della cultura dei magistrati e degli avvocati sia stato causato dall'introduzione del C.S.M.?

E' vero che negli anni '50 e '60 gli avvocati e i magistrati erano (sotto certi profili) più colti di adesso.

Ma non solo loro. Tutti quelli che in quell'epoca erano colti lo erano, sotto certi profili, di più di oggi.

Il guaio era che "i colti" erano complessivamente pochissimi.

Gli italiani erano in grandissima parte ANALFABETI (pensi al fatto che a molti l'italiano lo ha insegnato il maestro Manzi in TV).

La cultura era appannaggio delle classi elevate.

I magistrati e gli avvocati venivano da famiglie altolocate.

Solo molti anni dopo è accaduto che in magistratura siano arrivati anche i figli degli operai e dei contadini (e voglio sperare che Lei, come me, questo lo consideri un progresso della società).

Dunque, è in parte vero ciò che Lei dice sulla maggiore cultura di magistrati e avvocati in quei tempi, ma questo vale per tutti e va messo in relazione al fatto che la cultura era cosa elitaria di pochi.

Anche i medici e i deputati erano più colti.

Provi a leggere un testo di legge scritto nel 1960 e uno scritto oggi da Mara Carfagna o da Vladimiro Guadagno, detto vladimir Lussuria (così citiamo sia la destra che la sinistra).

In definitiva, caro Amico, ci troviamo costretti a informarLa che dagli anni '50/'60 a oggi è puramente e semplicemente cambiato il mondo.

E - La preghiamo di crederci - questo cambiamento non l'ha causato il C.S.M..

I Suoi amici avvocati ultreottantenni possono del tutto legittimamente restare a sognare quanto era bello prima, ma il problema che abbiamo noi oggi non è scegliere quale mondo antico andato sia bello sognare, ma come risolvere i concreti problemi che abbiamo oggi.

Ho scritto che il discorso sulla maggiore "cultura" di un tempo è vero solo in parte, perchè bisogna anche confrontarsi con il fatto che lo stesso concetto di "cultura" nel frattempo è cambiato.

Molti dei magistrati e degli avvocati degli anni '50 e '60 sapevano a memoria tutta la Divina Commedia, ma difficilmente avevano nozioni di economia politica e sociologia del lavoro o di logica e sistemi informatici, come è richiesto a noi oggi.

Quanto alla seconda affermazione (quella secondo la quale "i magistrati erano molto, ma molto, più liberi e indipendenti di quanto siano adesso"), ci permetta di dirLe con tutto il rispetto che si tratta di cosa puramente e semplicemente non vera.

Per capire come Lei e gli avvocati ultraottantenni siate nell'equivoco che Lei ci riporta, consideri soltanto questa circostanza. Negli anni '50 e '60 non c'erano conflitti fra magistrati e potere per la semplice ragione che tutti - politici e magistrati - provenivano dalle stesse classi sociali e dalle stesse famiglie, avevano le stesse esigenze e gli stessi problemi.

Chieda agli avvocati ultraottantenni quanti sindaci, quanti medici, quanti avvocati, quanti magistrati siano stati processati, arrestati, condannati in quegli anni.

Si contano sulle dita di una mano.

E ponga loro questo quesito: se una collaboratrice domestica (allora si chiamavano "cameriere") subiva un qualunque torto dall'avvocato o magistratao suo datore di lavoro (allora si chiamava "padrone"), dall'abuso sessuale, alla poca paga, alla scortesia o a qualunque altra cosa, aveva una qualche speranza di ottenere una qualche forma di giustizia?

Nella risposta a queste domande c'è la chiave del problema e dell'equivoco.

Certo che i magistrati erano liberi: di arrestare ladri di bestiame e condannare prostitute e lenoni.

Sappia che chiunque abbia cercato, in quei tempi, di fare altro, è stato puramente e semplicemente messo nell'impossibilità di nuocere. Sul punto, oltre alla storia c'è anche tanta letteratura e se vuole anche dell'ottimo cinema (pensi, fra i tanti, a Leonardo Sciascia e Francesco Rosi).

In ogni caso, la società moderna non l'ha né inventata né rovinata il C.S.M., che - come potrà leggere su questo blog - ha torti numerosi e gravi, ma non questo.

Grazie per la Sua pazienza e attenzione e per la Sua presenza fra noi.

Un caro saluto.

La Redazione

Anonimo ha detto...

L' inchiesta Tra le accuse associazione a delinquere, corruzione e falso. Arrestato il comandante provinciale dei carabinieri di Campobasso
«Il Molise degli affari»: 112 indagati, c' è anche il governatore

TERMOLI (Campobasso) - Eccola, un' altra regione in cui «non accadeva mai nulla», come la Basilicata, e dove invece accade di tutto. In Molise, come in Basilicata, non c' è bisogno di clan sanguinari che sparino tutti i giorni, perché - sostengono il procuratore di Larino, Nicola Magrone, e il gip Roberto Veneziano - a comandare qui, finora, è stato «uno dei più temibili centri di potere e di malaffare annidato nelle istituzioni». Centododici gli indagati. Tra i quali anche il presidente della giunta regionale, Michele Iorio, e la deputata Sabrina De Camillis, entrambi di Forza Italia, assieme ai due assessori regionali Luigi Velardi (Udc) e Gianfranco Vitagliano (FI), più altri sei ex assessori regionali, sei assessori comunali di Termoli, l' ex sindaco di Larino, Nicola Anacoreta (Italia dei Valori) e l' ex vicesindaco di Guglionesi, Enrico De Felice (centrosinistra). Più uno stuolo di dirigenti pubblici, imprenditori e uomini delle forze dell' ordine. Alcuni di loro sono finiti anche in carcere, come il comandante provinciale dei carabinieri di Campobasso, Maurizio Coppola, il comandante dei vigili urbani di Termoli, Ugo Sciarretta, e l' intera squadra di polizia giudiziaria della procura di Larino, accusata di spiare i magistrati e di riferire agli indagati. Il maresciallo Michele Priore ha fatto anche di più. Ha inviato un proiettile e una lettera anonima («Bastardo, morirai, ti sc... la tua mogliettina bionda») a suo fratello Matteo, anch' egli carabiniere, ma annoverato fra i «buoni» che ostacolavano la consorteria criminale. La prova di quest' altra storia nella storia, di un Caino e un Abele in divisa, viene dall' esame del Dna svolta dai Ris di Roma sulla saliva con cui Michele Priore ha chiuso la busta. I 112 indagati sono a vario titolo accusati di associazione a delinquere, corruzione, concussione, falso, violazione di norme valutarie e del segreto, abuso d' ufficio, favoreggiamento. Su tutti, spiccano le figure di Patrizia De Palma, primario dell' ospedale San Timoteo, e di suo marito Remo Digiandomenico, ex sindaco di Termoli e deputato Udc, denominati «i Ceausescu del Basso Molise». De Palma, obiettrice di coscienza che secondo i giudici praticava aborti clandestini, è stata anche condannata (sentenza definitiva) per aver permesso che un bambino partorito da una donna sposata fosse letteralmente ceduto a un' altra persona. Ma non ha mai scontato né la condanna, né la pena accessoria dell' interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Con la moglie, Digiandomenico, per il quale il Parlamento non autorizzò l' arresto, è considerato il perno del «sistema molisano» di appalti truccati, truffe miliardarie ai danni di Regione e Stato, acquisto compiacente di farmaci e apparecchiature sanitarie. I «Ceausescu del Molise» avevano particolarmente in odio un altro carabiniere, il capitano Fabio Muscatelli, che svolgeva queste indagini. E così «l' amico» colonnello Coppola si è dato da fare. Muscatelli è stato spedito prima in Kossovo e poi in Iraq. Infine, l' ordine di trasferimento urgente «per incompatibilità ambientale» a Livorno, a fare il magazziniere. Ma alcuni giorni fa il Tar del Molise ha dato torto al ministero della Difesa, definendo le motivazioni del trasferimento di Muscatelli «intrinsecamente deboli, surrettizie, con una evidente connotazione punitiva». È la prima volta che accade in Italia. Ed è la prima volta che per un caso del genere siano scattate due inchieste: una della Direzione distrettuale antimafia di Campobasso e una della procura di Larino sulle «pressioni politiche» esercitate per mandar via il capitano Muscatelli. Che resterà a Termoli, dove non è considerato «incompatibile». Tutt' altro. Carlo Vulpio 112 Indagati nell' inchiesta, per reati che vanno dal favoreggiamento all' associazione a delinquere 20 Amministratori fra gli inquisiti e, oltre a loro, anche 20 uomini delle forze dell' ordine

Vulpio Carlo

Anonimo ha detto...

Gentile Redazione,

C'è del vero in quanto dite, ed è ovvio che non si può rimpiangere il passato "tout court".

Sicuramente l'omogeneità delle classi dalle quali provenivano sia avvocati (pochissimi, allora), sia magistrati, favoriva un diverso rapporto con la gente comune.

Vi era anche un diverso rapporto fra magistrati, distinti tra semplici Pretori e le varie posizioni superiori, senza progressione automatica di carriera !

Ora, se è un bene che oggi chiunque abbia la TEORICA possibilità di accedere ai massimi livelli, il fatto è che tra un CSM "lottizzato", come voi stessi, per primi, dite, e l'assenza del CSM, tutto sommato preferirei l'ultima alternativa.

Perché, se non altro, non è una soluzione ipocrita.

Grazie a voi per la risposta.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Con meraviglia, piacere e compiacimento constato che il blog ha sospeso la sospensione.
Meno male, è impegnativo commentare ma l'impegno è molto stimolante.
Spero solo che non sia una "Estate di S. Martino"!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Il commento del prof. Vittorio Grevi mi sembra ineccepbile.
Gli avvocati ultraottantenni hanno la memoria molto offuscata dall'età, quando addirittura non tendono a costruire una verità che è proiezione solo della loro nostalgia.
Si stava peggio quando si stava peggio.
E poi nel 1961 la popolazione censita era di 50.624.000, oggi 56.996.000, nel 1989 entrava in vigore il nuovo c.p.p., da almeno 20 anni i governi sembrano avere primaria la preoccupazione di bloccare il funzionamento della Giustizia.
Almeno da Bettino in poi, mentre la scuola italiana andava sempre più degradando a livelli sempre più bassi, toccando il fondo in questi giorni.
Per oltre 20 anni nella scuola italiana non si è più bocciato, o quasi.
Nessuno ricorda che il legislatore ha sfornato circa 300.000 leggi tuttora vigenti, che egli è andato divenendo via via sempre più rozzo, incapace e incompetente nel legiferare.
Io ho 70 anni, la legislazione di oggi ti fa impazzire.
La giustizia oggi non funziona perchè è stata progressivamente privata dei mezzi economici, delle risorse necessarie, che sono certamente superiori a quelle necessarie in altri paesi dell'UE, nei quali vi sono poche migliaia di leggi e il legisdlatore non tende a fare leggi che da una parte 'ingrippano' la macchina giudiziaria e dall'altra tendono ad evitare le indagini giudiziarie e i processi a loro carico.

Anonimo ha detto...

E' stato scritto : Omissis... mentre la scuola italiana andava sempre più degradando a livelli sempre più bassi, toccando il fondo in questi giorni.
Per oltre 20 anni nella scuola italiana non si è più bocciato, o quasi.."Credo che prima di esprimere opinioni che appaiono più degli stereotipi e pregiudizi dovremmo avere la saggezza di informarci per "conoscere".La scuola pubblica italiana,malgrado le note difficoltà economiche dovute alle scelte politiche di questi ultimi vent'anni, ha continuato a fornire ai suoi utenti un servizio di ottima qualità.Non c'è alcun "degrado"culturale o di altro genere grazie all'abnegazione di migliaia di docenti che continuano a credere ostinatamente in quello che fanno,convinti dell'alto valore dell'educare i giovani nel modo migliore e con onestà intellettuale nel rispetto delle diversità di cui ognuno di noi è portatore. In questi giorni non sono stati gli insegnanti o gli studenti a "toccare il fondo" ma le Istituzioni che ,come sempre,scelgono di "tagliare" le risorse destinate all'Istruzione invece che innovare coraggiosamente il sistema scolastico italiano. Tutto ciò che di nuovo i vostri/nostri figli apprendono a scuola lo devono alla passione di tutti quegli insegnanti che con amore e fatica fanno il loro dovere.Se vogliamo aiutare i nostri giovani a crescere e ad essere cittadini consapevolinoi per primi dobbiamo "osservare"la realtà delle cose senza inganni o frasi fatte perchè noi per primi dobbiamo educarci ad essere educatori di noi stessi e dei nostri figli.
Graziella mattaliano

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non si risenta Graziella Mattaliano, io non volevo puntare nessun indice accusatore verso nessun docente (fra l'altro mia sorella insegna da 35 anni lingua inglese alle superiori e sono dunque documentato).
Io puntavo il dito verso e contro il sistema, verso e contro i vari riformatori, di ogni colore politico, che hanno "legiferato" senza averne alcuna cognizione.
E poi, Graziella, non può negare l'evidenza: la scuola italiana non bocciava più nessuno o quasi da cinque lustri o quasi, non per volontà dei docenti ma del legislatore, della politica insomma.
Solo i Licei Classici hanno resistito per quanto possibile e sopratutto a nord.
Sa Graziella, io ho tre figli, due hanno frequentato il commerciale, uno il classico, ma nord.
Io sono meridionale, di origini siciliane, che vive al nord perchè a nord ha sempre lavorato (ero un direttore di carcere).
Un solo biennio no, in quel biennio mia figlia frequentò il ginnasio al sud, gli altri due restarono a nord.
Poi tornammo a nord e al liceo classico mia figlia, prima della classe al ginnasio, si trovò quasi nelle retrovie, dovette, dovemmo faticare tantissimo (io l'aiutavo) per rimetterla alla pari.
Io non scrivo per stereotipi.
E rifletto e soppeso molto le parole, anche perchè a 70 si ha l'età della riflessione.

Cinzia ha detto...

Quello che vi racconto è accaduto solo un po' più di venti anni fa, diciamo venticinque. Sono di quei studenti che è stato bocciato, forse perché a quei tempi i treni ancora arrivavano in orario, chissà.
1976/77 secondo anno di professionale per il commercio ad indirizzo turistico. In quell'anno, avevo sedici anni, morì mio padre poco prima che iniziasse la scuola.
Io non ero contenta del corso che frequentavo e devo confessare che ero stata orientata dalla decisione e costrizione familiare a seguire un indirizzo scolastico in cui non trovavo nessun interesse.
Di fatto l'anno iniziò sotto una cattiva stella e finì con la mia bocciatura. Andavo male, ero piena d’incontrollabili inquietudini e arrabbiata con il modo, le materie che detestavo di più erano dattilografia e stenografia, per il resto me la cavavo abbastanza, ma a volte gli insegnanti non sono proprio come Graziella.
Recuperai francese durante l'anno prendendo ripetizioni e strappai una striminzita sufficienza. Le altre due materie erano il mio cruccio, non le sopportavo proprio, ma avrei potuto recuperarle a settembre se non fosse stato per un deplorevole insegnante d'italiano, socialista a suo dire, che quando correggeva i miei temi segnava con delle lunghe e ondulate linee rosse periodi interi del mio pensiero, e commentando di lato il loro eccessivo estremismo finiva col valutarli al massimo con un quattro, pur non contenendo questi nessun errore di ortografia, grammatica o sintassi. Agli scrutini finali il caro professore si prodigò per convincere la prof di francese che era meglio mettermi un bel cinque e bocciarmi.
E così fu.
Non lo rimpiango affatto, questo fu il giusto pretesto per convincere mia madre a lasciarmi cambiare l'indirizzo scolastico. Ma insomma erano altri tempi, eppure erano già i tempi che tutti i più anziani di me ricordano come quelli del sei politico e delle promozioni facili.
Di fatto io non ho mai più avuto un'insufficienza in italiano e alla maturità mi sono distinta dai miei compagni di classe con un 59/60, sacrificando la massima valutazione per salvare proprio loro. Portai all'esame matematica (al posto di storia dell'arte) essendo io nella mia classe una delle poche ad avere la sufficienza ed evitai così che la commissione potesse decidere di cambiare la materia ad altri.
Tutto ciò per dire che le situazioni sono relative e differenziate. Ho conosciuto nella mia carriera scolastica fior d'insegnanti incompetenti, cialtroni, gettati allo sbaraglio senza preparazione per affrontare l'arena. Così come ho incontrato insegnanti preparati, umani e soprattutto capaci di ascoltare e guardare oltre la nozionistica pretesa dal ministero.
Non si può generalizzare né in positivo né in negativo. Il ministero non ha cambiato politica nei confronti dei propri insegnanti così come i vari governi non l'hanno cambiata nei confronti della scuola, da ciò deduco che anche oggi incontrare le situazioni giuste all’interno degli apparati scolastici sia solo un'alchimia dettata dalla fortuna.
Quello che invece ha sicuramente contribuito e accelerato il declino culturale di questo paese e soprattutto delle nuove generazioni sono state le tv commerciali, che hanno introdotto una logica della quantità a sfavore della qualità e hanno inchiodato la maggior parte degli italiani ad uno stupido elettrodomestico che in ogni casa viene ormai considerato come il totem della sapienza.

Anonimo ha detto...

Declino culturale, accelerato anche da episodi come il seguente, estratto da un notissimo quotidiano nazionale:

"Caos al concorso per magistrati.

«Una farsa, la prova va annullata»

Sopra i banchi i codici «commentati» con il timbro del ministero che ne autorizzava l'utilizzo

MILANO - Niente male per essere un concorso per futuri magistrati. Niente male poi, se il concorso, è organizzato dal ministero della «Giustizia». Dentro le aule è entrato di tutto: fotocopie, fisarmoniche con possibili tracce e, soprattutto codici «irregolari», cioè «commentati» ma nonostante questo approvati dai cancellieri durante i controlli con tanto di timbro del dicastero di via Arenula. Così c'è stata una sollevazione generale per almeno un'ora. E l'inizio del concorso, già in ritardo, è stato posticipato ulteriormente".

Che dire ? Nulla, se non che chi parla sempre della oggettiva "difficoltà" di quel concorso, il cui superamento "una tantum" legittimerebbe un soggetto per tutta la vita, dovrebbe sempre ricordare cosa sono tutti i CONCORSI PUBBLICI in Italia: una mera lottizzazione di posti, già "prenotati" da tempo! Con pochi posti "liberi" per quelli veramente preparati, o addirittura nessuno, secondo il tipo di concorso.

Anonimo ha detto...

Per Anonimo (12.48)
Se è per notizie stupide, lo stesso giornale ha posto nella stessa evidenza anche le seguenti:
Bossi chiede alla moglie di staccare la spina se si dovesse ridurre nelle identiche condizioni di Eluana;
Saviano bacchetta l'Europa;
La Russa candida Berlusconi alla guida del Pdl;
Riina jr chiede di essere trasferito a Cernusco per motivi di lavoro!

Anonimo ha detto...

Il fatto è che quella notizia non mi sembrava tanto "stupida" ...

Anonimo ha detto...

Infatti, per la propaganda sono tutte intelligenti, considerato che alloccano la maggioranza degli italiani, compreso Lei!
b

Anonimo ha detto...

Ecco l'articolo per intero, caro "b", lo legga. Non è del "Giornale", o di "Libero": è del CORRIERE DELLA SERA !

Ed è di IERI, 21 novembre !

"CAOS AL CONCORSO PER MAGISTRATI.

«Una farsa, la prova va annullata»

Sopra i banchi anche i vietatissimi codici «commentati» con il timbro del ministero che ne autorizza l'utilizzo

MILANO - Niente male per essere un concorso per futuri magistrati. Niente male, poi, per un concorso organizzato dal ministero della «Giustizia». Dentro le aule è entrato di tutto: fotocopie, fisarmoniche di carta con possibili tracce e, soprattutto, codici «irregolari», cioè «commentati». Eppure ugualmente approvati dai cancellieri durante i controlli con tanto di timbro del dicastero di via Arenula. Così si spiega la sollevazione generale mercoledì scorso da parte dei partecipanti. E la contestazione è andata avanti per almeno un'ora. Andiamo per ordine.

LA STORIA - Lunedì nei padiglioni della Fiera di Milano a Rho, iniziano le procedure della prova del concorso nazionale da magistrato. Partecipano 5.600 laureati in legge, per 500 posti da uditore giudiziario. Tutti hanno con se i testi che potranno poi consultare in aula. Ma prima devono superare il controllo. Cioè, un cancelliere di tribunale, quindi un esperto, verifica i loro libri. Controlla che siano realmente dei codici e che non vi siano infilati dentro dei fogli. Non deve esserci trascritto assolutamente nulla. Ma soprattutto il cancelliere deve controllare i volumi siano conformi al bando. Cioè dei semplici codici senza commenti. Due giorni di lavoro e code interminabili per fare questi controlli. Eppure cosa accade? Mercoledì, giorno della prova scritta, i futuri magistrati si ritrovano degli aspiranti colleghi con testi «fuorilegge» però con tanto di timbro del ministero della Giustizia.

LE DENUNCE - Intorno alle 18, quando è stato consentito ai candidati che lo desideravano di lasciare il padiglione, sono stati tanti quelli usciti furenti: «O i cancellieri sono incompetenti, e non si capisce perché il ministero si serva di loro, oppure sono in malafede», denuncia Marco che arriva da Napoli. «Io sono stata sottoposta ad un controllo che è durato dieci minuti. Non si spiega come sia possibile che quei volumi abbiano ottenuto il timbro ministeriale. Eppure, anche un bambino vedrebbe che il tomo pesa il doppio perché contiene dei commenti», urla Katia dalla Sicilia. Così è iniziata la sollevazione dei futuri magistrati. Con il coro «vergogna, vergogna» all'indirizzo della commissione d'esame. E dopo le proteste sono andati a denunciare i fatti in procura. Una cinquantina di ragazzi ha anche abbandonato il concorso: «È una farsa. Vogliamo che la prova venga annullata!», ci dice un giovane neolaureato che arriva da Genova. Alla fine, 21 espulsi il primo giorno e una cinquantina giovedì.

IL PRESIDENTE DIMISSIONARIO - Venerdì mattina in tanti hanno rinunciato alla prova. E si chiedevano come mai il presidente della commissione, Antonio Gialanella, nominato appena 14 giorni prima della prima della prova, dopo appena una settimana ha lasciato l'incarico: «Forse il suo telefono era diventato rovente», afferma un futuro magistrato che vuole restare anonimo (sic!). «Una settimana a Milano per fare il concorso, ho speso 1000 euro tra albergo e viaggio, e devo assistere ad un simile spettacolo». Molti poi contestano che il concorso si tenga nella sede unica di Milano quando negli anni passati si teneva anche a Roma. Giovanni da Catania è lapidario: «Forse qualcuno della Lega vuole penalizzare la maggioranza dei concorrenti che arriva dal sud?». Ma questa è un'altra polemica".

N.B. - Caro "b", perché si "scalda" così proprio su questa notizia ? Non ha mica a che fare con quel concorso ?

Anonimo ha detto...

MILANO - Niente male per essere un concorso per futuri magistrati. Niente male, poi, per un concorso organizzato dal ministero della «Giustizia». Dentro le aule è entrato di tutto:
Ok Caro Anonimo,
adesso spiegami il nesso tra alcune irregolarità nelle procedure di espletamento di un concorso per magistrati e il fatto che i presunti futuri magistrati già prima di entrare in magistratura gia violano il Codice penale! ... ma... forse...è meglio lasciar stare dopo tutto la mia vita è stata rovinata proprio da persone indegne di quella Toga!
b

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Caro Bartolo, tu che svillaneggi, giustamente, l'indecente concorso a posti di magistrato, tenutosi a Milano, e che ti indigni e ti scagli contro il Ministero dalla Giustizia; tu che ti sei dichiarato (nessuno è perfetto) destrorso, scelta politica di tutto rispetto, bada; premesso tutto questo, immagino tu sappia che l'attuale ministro di giustizia Angiolino Alfano sia un onorevole del PdL.
Allora, perchè non rivolgi i tuoi strali contro chi è il vertice attuale del ministero di giustizia che quel concorso ha organizzato con evidente partigianeria ?
Mi riferisco al sullodato Angiolino Alfano.

Anonimo ha detto...

Caro Dott. Morsello,

Sembra "partigiano", invece, dar la colpa ad Alfano di responsabilità che invece sarebbero, in via diretta e concorrente, della commissione esaminatrice e del personale addetto alla verifica dei codici.

E anche se il Ministro ne avesse colpa, indiretta, questa non eliminerebbe affatto la colpa dei suddetti.

Lei, che è laureato in giurisprudenza, queste cose le dovrebbe conoscere.

Dovrebbe, anzi, essere l' "abc" del diritto, per Lei.

Cordiali saluti.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Anonimo 27 novembre 0re 23.11.
Francamentente, sono un po' imbarazzato: non riesco a capire se sei Bartolo e quindi ti dò del tu, o un'altra persona, alla quale devo dare del lei.
Per consentirmi di argomentare meglio la risposta, riporto il suddetto commento:"Caro Dott. Morsello,
Sembra "partigiano", invece, dar la colpa ad Alfano di responsabilità che invece sarebbero, in via diretta e concorrente, della commissione esaminatrice e del personale addetto alla verifica dei codici.
E anche se il Ministro ne avesse colpa, indiretta, questa non eliminerebbe affatto la colpa dei suddetti.
Lei, che è laureato in giurisprudenza, queste cose le dovrebbe conoscere.
Dovrebbe, anzi, essere l' "abc" del diritto, per Lei.
Cordiali saluti.".
Grazie per i cordiali saluti finali, ma devo anche dire che proprio chi conosce l'abc del diritto sa che bisogna distinguere fra responsabilità politiche, che gravano sul Ministro, e responsabilità gestionali, che incombono sulla dirigenza amministrativa.
Vi sono responsabilità specifiche, al vaglio del CSM (che riguardano magistrati commissari di concorso) e responsabilità politiche e queste riguardano l'Angiolino Alfano.
Questi lo sa così bene che è subito corso ai ripari con il solito annuncio mediatico: una legge ecc. ecc., cioè una cortina fumogena !
Va bene ?
Rincambio i cordiali saluti.