del Prof. Giuseppe Panissidi
UNICAL
UNICAL
da ilmessaggero.it
Gran bel pezzo di cinema, di fresca attualità, con uno strepitoso Al Pacino magistralmente diretto da Norman Jewison. Una tenace, sofferta ricerca della Giustizia Uguale. Per tutti. Con risultati simbolici, oltre che filmici, sicuramente non trascurabili.
E tuttavia risibili, se confrontati con gli esiti (a dir poco) sorprendenti conseguiti nei giorni scorsi dal vertice della nostra giurisdizione ordinaria, la Corte Suprema di Cassazione. Le cui sezioni unite civili, con sentenza n.15976, hanno pronunciato nel merito dei ricorsi a suo tempo proposti dai magistrati di Salerno e Catanzaro, avverso i provvedimenti cautelari irrogati dal CSM nell’ambito della cosiddetta “guerra delle procure”. Una connotazione mediatica non-neutra, alla stregua della rappresentazione che il Consiglio Superiore della Magistratura ha ufficialmente inscenato per quegli eventi, oggettivamente dirompenti, anzi drammatici.
Invero, istituzioni ed opinione pubblica conoscevano, con congruo anticipo, le conclusioni di questa vicenda, grazie alle puntuali esternazioni del presidente dell’ANM in corso di procedura. Insomma, tutto era stato previsto, con mirabile esattezza. O, come si suol dire: scritto. Lode a sì potenti virtù divinatorie. Nel paese di Balsamo-Cagliostro, che balsamo!
Vorremmo provare a riassumere concisamente i termini essenziali della (poco) intricata vicenda.
La Procura della Repubblica di Salerno conduce, nei confronti di alcuni magistrati di Catanzaro, un procedimento scaturito da una serie di informative di reato da questi ultime inoltrate nei confronti dell’ex pm di Catanzaro De Magistris. Accertata la sua estraneità ad ogni e qualsiasi responsabilità, quell’ufficio s’imbatte in gravi ipotesi di reato in capo ai predetti magistrati calabresi. Come, ad esempio, una presunzione di illeciti a favore dell’ex ministro Mastella:la mancanza di alcuni atti nella trasmissione al GIP della domanda di archiviazione della sua posizione. Un fatto d’inaudita gravità, se provato. Ai fini delle doverose (?) investigazioni, bisogna – è di tutta evidenza anche per i non addetti - disporre di quegli atti. Che, infatti, vengono ripetutamente richiesti a Catanzaro, non senza informare il CSM, che tace. Ma questi documenti - indispensabili per “le determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale” (art.326 cpp), obbligatoria in forza della Costituzione, art.112 – non arrivano. Ora, è patente che, in ipotesi di omissione, abuso o falsità per occultamento, in testa all’AG di Catanzaro, all’ufficio del pm di Salerno competeva e compete il potere-dovere di indagare e conoscere. Per agire.
Che, poi, siffatte devianze siano occorse nella gestione di un procedimento giudiziario, è circostanza indubbiamente peculiare, ma che non vale a diminuire, la loro gravità. Semmai ad ispessirne la portata. In uno Stato di diritto, ben inteso. E nulla autorizza ad attribuire ai magistrati di Salerno la barbara e demenziale intenzione di sottrarre i procedimenti al competente giudice naturale di Catanzaro, salva l’acquisizione di “copie” conformi degli atti de quibus, da sempre sollecitate.
Né da parte loro era mai stato sollevato il rituale conflitto di competenza. Nulla. Ragionevolmente esclusa la cieca ignoranza, non di un singolo, ma di un intero ufficio! Di processi alle intenzioni, d’altra parte, non si sente il bisogno ed è meglio lasciarli agli Stati-canaglia.
Una semplice osservazione può forse aiutare ad inquadrare correttamente la questione. Se nel corso di un’attività giurisdizionale uno o più magistrati distruggessero documenti od elementi di prova, la competente AG, intervenendo alla ricerca delle relative tracce documentali, di sicuro...interferirebbe. Con il delitto. Anche al fine d’impedire l’”aggravamento ulteriore delle sue conseguenze”, senza, peraltro, con ciò usurpare la competenza naturale in ordine a quella regiudicanda. Come da ampia casistica, oltre che da codice di rito.
Eccoci così giunti al punto più rilevante della determinazione conclusiva della S.C. Che sembra risiedere in una nobile preoccupazione per le sorti della Giurisdizione, messe a repentaglio da “risse” devastanti come quella in argomento. Ora, se esisteva un’alternativa all’operato dell’AG salernitana, quale poteva essere? L’astensione da ogni…interferenza. C’è del vero, in questa posizione, che suona quasi come un invito e un auspicio:in determinati casi, alla “rissa”, è preferibile la…pace.
Prima o poi sapremo anche…per chi.
E ancora, in tema di pace – in un paese fin troppo litigioso - viene in mente quella grande “summa” storico-culturale che è “Guerra e pace” di Tolstoj. Sotto un profilo singolare, però:la sua lunghezza è opportunamente inferiore al decreto di perquisizione e sequestro improvvidamente predisposto dei magistrati campani. 1.400 pagine, un macigno. Esagerati, è il meno che si possa dire. Alla S.C. ne sono bastate 63 per segnare il destino di questi magistrati, a salvaguardia delle “logiche della giurisdizione”. Quale obbrobrio, quel blaterare su fatti estranei alle “finalità” proprie dell’atto. Scrivendo tante pagine inutili, seppure con intento ipermotivante, anziché la consueta, succosa letterina della mamma, si sono dispersi – perdendosi - in sviluppi analitici “inconferenti” – si dice così? Hanno, cioè, mostrato di aver capito ben poco, quasi nulla. Del gioco. E delle sue regole. Di quelle non scritte, segnatamente.
Oppure del sonno del CSM, in (prolungata) fase REM notoriamente caratterizzata da attività onirica con allucinazioni e autorappresentazioni, la cui privazione provoca l'insorgenza rapida di sintomi ansiosi, e se protratta a lungo, di sintomi psicotici, come spunti di depersonalizzazione e di valenze paranoidi.
Il dirigente Apicella, in primis, ha inopinatamente rivelato un’”indole” tutta da rifare, con scarsa propensione alla “comprensione”, perciò finanche indegna della misura – provvisoria - del trasferimento. Rimozione, e non se ne parli più. Conformemente, i media non ne fanno più menzione. In fondo, che cosa c’è da aggiungere a quanto già era noto ed ora viene confermato, in scienza e coscienza, dal giudice supremo della Corte Regolatrice?
Da qui l’addebito di maggiore incisività:l’anzidetta prolissità “tecnico-redazionale” dei salernitani. Davvero imperdonabile agli occhi del censore (mal)cassante. Assai più del delitto medesimo, anche di quello associativo, istituzionale, spregiudicato e scatenato che sia. O dell’ipocrisia, ferocemente stigmatizzata – unica, vera colpa - dal Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Da stroncare.
Non può che risultarne, di rigore, una sentenza della Cassazione traboccante di legittima suspicione:sospetti – perfino che il decreto incriminato sia opera autografa del De Magistris. Altro lavoro per Perugia, si suppone! – intenzioni, congetture, sfumature, ombre, etc.etc. Si conviene a un provvedimento “giurisdizionale” che si rispetti.
Nelle more, il CSM ha già (per una volta) tempestivamente provveduto ad affidare la direzione della Procura di Salerno ad altro, valoroso magistrato. Senza dannose perdite di tempo. E senza nemmeno attendere l’esito del ricorso in Cassazione del titolare dott. Apicella, sospeso in via cautelare. Non già destituito. Se la linguistica e la semantica, ancor prima che il diritto, conservano un senso.
D’altronde, che bisogno c’era di indugiare, dopo che il presidente dell’ANM aveva già anticipatamente decretato la “conclusione” della vicenda or sono sei mesi? Misteri della chiaro-veggenza.
Per una maggiore precisione. In caso di reintegro del procuratore Apicella, posto che l’ufficio del pm costituito presso il giudice penale di Salerno non avrebbe mai potuto essere retto da una diarchia, il neo nominato avrebbe dovuto far le valigie. Inconcepibile per chiunque, figurarsi per i dotti ermellini del Palazzaccio. Per fortuna, una mera ipotesi. Controfattuale. Carnevalesca. Sul piano della possibilità logico-giuridica, non si sarebbe mai potuta realizzare. E non si è realizzata. Alla S.C. il merito indiscutibile di avere scongiurato altre…”risse”, consacrando lo statu quo ante. L’universo della giurisdizione è finalmente pacificato, in un afflato struggente. Splendido esempio – e monito, soprattutto - per la vita pubblica del Belpaese. Illuminante risposta all’eterno dilemma del:che fare?
Ora lo sappiamo, con il crisma di un apice dello Stato. Mica di un pedice!
Soltanto un dubbio, se consentito. La materia esaminata ed “evasa” dalle sezioni unite civili è la medesima in precedenza delibata dal Tribunale penale di Salerno, che, però, è giunto a conclusioni diametralmente opposte. Prevalgono pulsioni extraprocessuali e la (conclamata) primazia della giurisdizione penale ne esce visibilmente incrinata, non diciamo sbriciolata. Tuttavia, l’altezza della posta in gioco, e il vitale interesse statuale di por fine alle “risse”, e di metterle al bando, debbono rasserenarci, e convincerci che il “bene” tutelato dev’essere apparso decisamente superiore a quelli sacrificati.
Dunque, diamoci…pace. Per l’appunto. Memori del monito - strategico, più che tattico - del grande discepolo di von Clausewitz, von Moltke:”Marciare divisi, colpire uniti”, mediante appropriate manovre di aggiramento sinergico e concentrico. Senza scontri frontali, la rete ferroviaria prussiana – a raggiera - lo consentiva. E’ l’incipit vittorioso del primo Reich. Cui seguirono il secondo e…il terzo. Non v’è dubbio che le sezioni civili della Cassazione siano state…unite.
Mentre scriviamo, continuano a giungere strane voci da Caltanissetta. Stragi di Stato, patti fra mafia e Stato, nomi di qualche vecchio, democraticissimo ministro dell’Interno…Che non si tratti delle “menti raffinatissime” lucidamente evocate da Falcone? A nostro sommesso avviso, bisognerebbe entrare subito in azione, incombono altre “risse”, altri “disastri”, ancora più virulenti di quella qui in discussione. Questa volta, sarà meglio muoversi per tempo, evitando di ripetere gli errori del caso De Magistris. Per la gioia, la tranquillità e la perpetuazione della Repubblica Costituzionale Materiale. E del popolo sovrano. Che rimane in attesa. Educatamente. Fiduciosamente.
Un giorno, si spera non troppo lontano, quando anche noi potremo chiamare davanti a un Parlamento vero - come gli USA davanti al Congresso - qualche alto magistrato, una brezza di senso accarezzerà il paese. Termini come:Resistenza, Costituzione, Diritto, Stato, Comunità, Democrazia, Libertà, Valore, Progresso, cominceranno a recuperare margini di significato. Ma chi più ne ha, più ne o-metta. A scanso di equivoci. E ingorghi. E “risse”.
Sarebbe un magnifico dizionario, da compulsare con i giovani. Spiegando loro: ”Vedete, cari, questo è un linguaggio vero, non una “lingua di legno”, la “langue du bois” dei totalitarismi, il linguaggio come potere, produzione, sistema di relazioni. Menzogne ossessivamente reiterate e imposte come verità”.
Vivremo, allora, entro una relazione di reciproca coniugazione e corrispondenza biunivoca fra parole e cose, concetti e realtà. Infine affrancati dalla tetra previsione orwelliana:la pratica perversa e proterva della cancellazione dal lessico di significanti autentici come strategia politico-statuale di svuotamento, trasfigurazione e sostituzione del reale. Che ha funzionato. Funziona ancora.
Come nel celebre dialogo di Borges fra il democratico vincitore:"Vi abbiamo sconfitti" e il nazista vinto:"No, abbiamo vinto noi. Perché vi abbiamo resi come noi". Secondo autorevoli storici, questi sono ancora problemi del presente, saranno ancora problemi del futuro.
Gran bel pezzo di cinema, di fresca attualità, con uno strepitoso Al Pacino magistralmente diretto da Norman Jewison. Una tenace, sofferta ricerca della Giustizia Uguale. Per tutti. Con risultati simbolici, oltre che filmici, sicuramente non trascurabili.
E tuttavia risibili, se confrontati con gli esiti (a dir poco) sorprendenti conseguiti nei giorni scorsi dal vertice della nostra giurisdizione ordinaria, la Corte Suprema di Cassazione. Le cui sezioni unite civili, con sentenza n.15976, hanno pronunciato nel merito dei ricorsi a suo tempo proposti dai magistrati di Salerno e Catanzaro, avverso i provvedimenti cautelari irrogati dal CSM nell’ambito della cosiddetta “guerra delle procure”. Una connotazione mediatica non-neutra, alla stregua della rappresentazione che il Consiglio Superiore della Magistratura ha ufficialmente inscenato per quegli eventi, oggettivamente dirompenti, anzi drammatici.
Invero, istituzioni ed opinione pubblica conoscevano, con congruo anticipo, le conclusioni di questa vicenda, grazie alle puntuali esternazioni del presidente dell’ANM in corso di procedura. Insomma, tutto era stato previsto, con mirabile esattezza. O, come si suol dire: scritto. Lode a sì potenti virtù divinatorie. Nel paese di Balsamo-Cagliostro, che balsamo!
Vorremmo provare a riassumere concisamente i termini essenziali della (poco) intricata vicenda.
La Procura della Repubblica di Salerno conduce, nei confronti di alcuni magistrati di Catanzaro, un procedimento scaturito da una serie di informative di reato da questi ultime inoltrate nei confronti dell’ex pm di Catanzaro De Magistris. Accertata la sua estraneità ad ogni e qualsiasi responsabilità, quell’ufficio s’imbatte in gravi ipotesi di reato in capo ai predetti magistrati calabresi. Come, ad esempio, una presunzione di illeciti a favore dell’ex ministro Mastella:la mancanza di alcuni atti nella trasmissione al GIP della domanda di archiviazione della sua posizione. Un fatto d’inaudita gravità, se provato. Ai fini delle doverose (?) investigazioni, bisogna – è di tutta evidenza anche per i non addetti - disporre di quegli atti. Che, infatti, vengono ripetutamente richiesti a Catanzaro, non senza informare il CSM, che tace. Ma questi documenti - indispensabili per “le determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale” (art.326 cpp), obbligatoria in forza della Costituzione, art.112 – non arrivano. Ora, è patente che, in ipotesi di omissione, abuso o falsità per occultamento, in testa all’AG di Catanzaro, all’ufficio del pm di Salerno competeva e compete il potere-dovere di indagare e conoscere. Per agire.
Che, poi, siffatte devianze siano occorse nella gestione di un procedimento giudiziario, è circostanza indubbiamente peculiare, ma che non vale a diminuire, la loro gravità. Semmai ad ispessirne la portata. In uno Stato di diritto, ben inteso. E nulla autorizza ad attribuire ai magistrati di Salerno la barbara e demenziale intenzione di sottrarre i procedimenti al competente giudice naturale di Catanzaro, salva l’acquisizione di “copie” conformi degli atti de quibus, da sempre sollecitate.
Né da parte loro era mai stato sollevato il rituale conflitto di competenza. Nulla. Ragionevolmente esclusa la cieca ignoranza, non di un singolo, ma di un intero ufficio! Di processi alle intenzioni, d’altra parte, non si sente il bisogno ed è meglio lasciarli agli Stati-canaglia.
Una semplice osservazione può forse aiutare ad inquadrare correttamente la questione. Se nel corso di un’attività giurisdizionale uno o più magistrati distruggessero documenti od elementi di prova, la competente AG, intervenendo alla ricerca delle relative tracce documentali, di sicuro...interferirebbe. Con il delitto. Anche al fine d’impedire l’”aggravamento ulteriore delle sue conseguenze”, senza, peraltro, con ciò usurpare la competenza naturale in ordine a quella regiudicanda. Come da ampia casistica, oltre che da codice di rito.
Eccoci così giunti al punto più rilevante della determinazione conclusiva della S.C. Che sembra risiedere in una nobile preoccupazione per le sorti della Giurisdizione, messe a repentaglio da “risse” devastanti come quella in argomento. Ora, se esisteva un’alternativa all’operato dell’AG salernitana, quale poteva essere? L’astensione da ogni…interferenza. C’è del vero, in questa posizione, che suona quasi come un invito e un auspicio:in determinati casi, alla “rissa”, è preferibile la…pace.
Prima o poi sapremo anche…per chi.
E ancora, in tema di pace – in un paese fin troppo litigioso - viene in mente quella grande “summa” storico-culturale che è “Guerra e pace” di Tolstoj. Sotto un profilo singolare, però:la sua lunghezza è opportunamente inferiore al decreto di perquisizione e sequestro improvvidamente predisposto dei magistrati campani. 1.400 pagine, un macigno. Esagerati, è il meno che si possa dire. Alla S.C. ne sono bastate 63 per segnare il destino di questi magistrati, a salvaguardia delle “logiche della giurisdizione”. Quale obbrobrio, quel blaterare su fatti estranei alle “finalità” proprie dell’atto. Scrivendo tante pagine inutili, seppure con intento ipermotivante, anziché la consueta, succosa letterina della mamma, si sono dispersi – perdendosi - in sviluppi analitici “inconferenti” – si dice così? Hanno, cioè, mostrato di aver capito ben poco, quasi nulla. Del gioco. E delle sue regole. Di quelle non scritte, segnatamente.
Oppure del sonno del CSM, in (prolungata) fase REM notoriamente caratterizzata da attività onirica con allucinazioni e autorappresentazioni, la cui privazione provoca l'insorgenza rapida di sintomi ansiosi, e se protratta a lungo, di sintomi psicotici, come spunti di depersonalizzazione e di valenze paranoidi.
Il dirigente Apicella, in primis, ha inopinatamente rivelato un’”indole” tutta da rifare, con scarsa propensione alla “comprensione”, perciò finanche indegna della misura – provvisoria - del trasferimento. Rimozione, e non se ne parli più. Conformemente, i media non ne fanno più menzione. In fondo, che cosa c’è da aggiungere a quanto già era noto ed ora viene confermato, in scienza e coscienza, dal giudice supremo della Corte Regolatrice?
Da qui l’addebito di maggiore incisività:l’anzidetta prolissità “tecnico-redazionale” dei salernitani. Davvero imperdonabile agli occhi del censore (mal)cassante. Assai più del delitto medesimo, anche di quello associativo, istituzionale, spregiudicato e scatenato che sia. O dell’ipocrisia, ferocemente stigmatizzata – unica, vera colpa - dal Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Da stroncare.
Non può che risultarne, di rigore, una sentenza della Cassazione traboccante di legittima suspicione:sospetti – perfino che il decreto incriminato sia opera autografa del De Magistris. Altro lavoro per Perugia, si suppone! – intenzioni, congetture, sfumature, ombre, etc.etc. Si conviene a un provvedimento “giurisdizionale” che si rispetti.
Nelle more, il CSM ha già (per una volta) tempestivamente provveduto ad affidare la direzione della Procura di Salerno ad altro, valoroso magistrato. Senza dannose perdite di tempo. E senza nemmeno attendere l’esito del ricorso in Cassazione del titolare dott. Apicella, sospeso in via cautelare. Non già destituito. Se la linguistica e la semantica, ancor prima che il diritto, conservano un senso.
D’altronde, che bisogno c’era di indugiare, dopo che il presidente dell’ANM aveva già anticipatamente decretato la “conclusione” della vicenda or sono sei mesi? Misteri della chiaro-veggenza.
Per una maggiore precisione. In caso di reintegro del procuratore Apicella, posto che l’ufficio del pm costituito presso il giudice penale di Salerno non avrebbe mai potuto essere retto da una diarchia, il neo nominato avrebbe dovuto far le valigie. Inconcepibile per chiunque, figurarsi per i dotti ermellini del Palazzaccio. Per fortuna, una mera ipotesi. Controfattuale. Carnevalesca. Sul piano della possibilità logico-giuridica, non si sarebbe mai potuta realizzare. E non si è realizzata. Alla S.C. il merito indiscutibile di avere scongiurato altre…”risse”, consacrando lo statu quo ante. L’universo della giurisdizione è finalmente pacificato, in un afflato struggente. Splendido esempio – e monito, soprattutto - per la vita pubblica del Belpaese. Illuminante risposta all’eterno dilemma del:che fare?
Ora lo sappiamo, con il crisma di un apice dello Stato. Mica di un pedice!
Soltanto un dubbio, se consentito. La materia esaminata ed “evasa” dalle sezioni unite civili è la medesima in precedenza delibata dal Tribunale penale di Salerno, che, però, è giunto a conclusioni diametralmente opposte. Prevalgono pulsioni extraprocessuali e la (conclamata) primazia della giurisdizione penale ne esce visibilmente incrinata, non diciamo sbriciolata. Tuttavia, l’altezza della posta in gioco, e il vitale interesse statuale di por fine alle “risse”, e di metterle al bando, debbono rasserenarci, e convincerci che il “bene” tutelato dev’essere apparso decisamente superiore a quelli sacrificati.
Dunque, diamoci…pace. Per l’appunto. Memori del monito - strategico, più che tattico - del grande discepolo di von Clausewitz, von Moltke:”Marciare divisi, colpire uniti”, mediante appropriate manovre di aggiramento sinergico e concentrico. Senza scontri frontali, la rete ferroviaria prussiana – a raggiera - lo consentiva. E’ l’incipit vittorioso del primo Reich. Cui seguirono il secondo e…il terzo. Non v’è dubbio che le sezioni civili della Cassazione siano state…unite.
Mentre scriviamo, continuano a giungere strane voci da Caltanissetta. Stragi di Stato, patti fra mafia e Stato, nomi di qualche vecchio, democraticissimo ministro dell’Interno…Che non si tratti delle “menti raffinatissime” lucidamente evocate da Falcone? A nostro sommesso avviso, bisognerebbe entrare subito in azione, incombono altre “risse”, altri “disastri”, ancora più virulenti di quella qui in discussione. Questa volta, sarà meglio muoversi per tempo, evitando di ripetere gli errori del caso De Magistris. Per la gioia, la tranquillità e la perpetuazione della Repubblica Costituzionale Materiale. E del popolo sovrano. Che rimane in attesa. Educatamente. Fiduciosamente.
Un giorno, si spera non troppo lontano, quando anche noi potremo chiamare davanti a un Parlamento vero - come gli USA davanti al Congresso - qualche alto magistrato, una brezza di senso accarezzerà il paese. Termini come:Resistenza, Costituzione, Diritto, Stato, Comunità, Democrazia, Libertà, Valore, Progresso, cominceranno a recuperare margini di significato. Ma chi più ne ha, più ne o-metta. A scanso di equivoci. E ingorghi. E “risse”.
Sarebbe un magnifico dizionario, da compulsare con i giovani. Spiegando loro: ”Vedete, cari, questo è un linguaggio vero, non una “lingua di legno”, la “langue du bois” dei totalitarismi, il linguaggio come potere, produzione, sistema di relazioni. Menzogne ossessivamente reiterate e imposte come verità”.
Vivremo, allora, entro una relazione di reciproca coniugazione e corrispondenza biunivoca fra parole e cose, concetti e realtà. Infine affrancati dalla tetra previsione orwelliana:la pratica perversa e proterva della cancellazione dal lessico di significanti autentici come strategia politico-statuale di svuotamento, trasfigurazione e sostituzione del reale. Che ha funzionato. Funziona ancora.
Come nel celebre dialogo di Borges fra il democratico vincitore:"Vi abbiamo sconfitti" e il nazista vinto:"No, abbiamo vinto noi. Perché vi abbiamo resi come noi". Secondo autorevoli storici, questi sono ancora problemi del presente, saranno ancora problemi del futuro.
67 commenti:
Mi posso permettere?
Così, da cittadina qualunque, di pensare a questa faccenda così maldestramente gestita, come un tentativo di coprire un marciume di stato.
Anche il segreto di stato, apposto all'archivio di Genchi, non avendolo potuto far fuori in altro modo.
Vorrei pensare che questo sia l'ultimo "regalo" della Magistratura, prima di rientrare nei suoi ranghi naturali, ad uno Stato che, come si è visto, non sa neppure ringraziare.
Alessandra
PER ALESSANDRA. L'elemento psicologico, di grande amore verso l'istituzione primaria in senso etico,ti induce a ritenere che ciò che ti indigna possa essere un'eccezione.Una sorta di eccezione che conferma la regola.Purtroppo non è così! Si tratta di un iter che via via si è perfezionato e consolidato nel tempo. Ad esempio fatti e circostanze che io presento nel mio sito non possono nascere in un sol giorno,come i funghi, essi presuppongono un sistema stabile e complesso che per raggiugere tali livelli di perfezione e connivenze necessita di tempi assai lunghi.Se così non fosse le denunce alle altissime autorità(fin al presidente del Parlamento europeo)per fatti di gravità incredibile,avrebbero dovuto produrre immediatamente un tale uragano da non lasciare all'impiedi un solo filo di tale erba.INVECE UNA INDIFFERENZA ABISSALE in tutti i settori.Cara Alessandra provo veramente un grande imbarazzo a ferire il tuo delicato e gradevole romanticismo,ma la realtà è questa.E' necessario costruire una nuova strada.
Un caro abbraccio
Tutte le Forze che in questo Paese combattono per la Libertà,con le Bandiere a mezz'asta in segno di lutto profondo,ma MAI AMMAINATE,salutano Paolo Borsellino PADRE DELLA PATRIA,e gli rendono gli onori solenni ,assieme ai componenti della scorta e a tutti i caduti per la liberazione della Patria e la difesa della Dignità morale dello Stato. Ai miserabili traditori,soprattutto a quelli che ulteriormente lo offendono nascondendosi fra quanti lo onorano,rinnovano il profondo disprezzo dell'intero Popolo italiano e la promessa che tempo verrà....
Da quando seguo con attenzione blog come “uguale per tutti”, come quello del Dott. Tinti, e mettiamoci dentro anche quello di Travaglio, ho un’idea e una immagine diversa della magistratura italiana.
Però l’impressione è che voi magistrati vi siate svegliati solo ora che siete sotto il forte attacco del governo di Berlusconi.
Leggo sul sito di Aldo Giannuli un articolo molto duro sulla magistratura (su http://www.aldogiannuli.it/?p=623#more-623) che avrei voluto commentare contestandolo ma non ci sono riuscita, perché quello che dice è fondamentalmente vero.
Riporto una parte
“Piazza Fontana (tutti assolti), Italicus (tutti assolti), Gioia Tauro (assolti), Golpe Borghese (tutti assolti, anche i rei confessi), Rosa dei Venti (tutti assolti), Golpe “bianco” (tutti assolti), Brescia (tutti assolti nei processi delle prime due istruttorie). E potremo continuare con cose remotissime (come Portella della Ginestra o il caso Pisciotta) o ben più vicine (Strage di via Palestro, sentenza palermitana su Andreotti, caso Moby Prince…)”.
In tutti questi casi e in altri ancora non c’entra nulla Berlusconi, non c’entra nulla la legge sulle intercettazioni, ma la magistratura ha fallito e le cause sono all’interno stesso della magistratura.
Per Barbara delle 12,01.
Mi sembra che nel link richiamato si faccia una certa confusione. Nata dall'accostamento di vicende, già tra loro molto diverse, alla recente cronaca del caso di Arezzo.
E' singolare che reazioni così violente - ed al momento "alla cieca",dato che non si conoscono le motivazioni della sentenza - ad una decisione giudiziaria non condivisa si realizzino contro un pronunciamento di una Corte d'Assise, vale a dire dell'unico organo giudiziario caratterizzato dalla diretta ed incisiva partecipazione del "popolo", dato che due soltanto sono i togati e sei i giudici estratti a sorte proprio tra i cittadini.
Dunque, l'invocazione di una giustizia "popolare" come panacea di tutti i mali appare, nel caso di specie, quanto meno contraddittoria.
Nicola Saracino
DOTT.SARACINO,impeccabile e puntuale il suo intervento delle ore 13,26;tuttavia,a mio avviso, va aggiunto che le giurie italiane non sono come quelle americane,che decidono in assenza di tecnici, e ove, soprattutto,si emette un VERDETTO e non una SENTENZA,come accade in Italia, istituti abissalmete diversi. Purtroppo la "Stampa delle castronerie" li ha omogeneizzati. Mi è capitato di veder definito un provvedimento del giudice, "VERDETTO",dalla massima autorità girisdizionale del Paese. Le sentenze necessitano di motivazioni precise e rigorose ,esclusivamente basate su elementi probatori del processo(prodotti da tecnici), che possono stilare solo i tecnici.
E' vero che vi è differenza tra sentenza e verdetto.
Tuttavia essa risiede sostanzialmente nella necessità, per la prima, di motivazione anche del convincimento "in fatto", vincolo estraneo al verdetto.
In entrambi i casi, però, il convincimento deve formarsi su una prova legalmente formata. Nella corte d'assise, una volta stabilito quali prove possono porsi a fondamento della decisione, il ruolo dei giudici (togati e laici) in relazione al giudizio sul "fatto" è paritario, nel senso che le rogole da applicare sono solo quelle della logica e dell'esperienza.
Quindi non è giustificato pensare che i giudici popolari svolgano un ruolo secondario: la loro schiacciante maggioranza (6 a 2) denota l'esatto contrario.
Nicola Saracino
Caro Francesco,
allora costruiamola questa nuova strada.
Stamani ho sentito alla radio che il Presidente della Repubblica ha "salutato" il triste anniversario della morte di Borsellino come a "un eroe della
legalità" e d'stinto non mi è piaciuto.
Dalle istituzioni la garanzia della legalità deve essere un obbligo non una battaglia solitaria di romantici,utopici, illusi eroi disposti a morire.
La "lettura" delle parole ne impedisce il tono e ti garantisco che il mio non è (ma ti ringrazio ) nè delicato, nè gradevole,nè romantico, ma lucidamente accusatorio.
Il "non poteva non sapere" è un urlato j'accuse a tutte le istituzioni, oggi più che mai alla Magistratura che deve farci capire bene a noi cittadini se è prostrata al potere politico anche quando non ne è impedita.
Altrimenti sarà lampante che l'Italia non va avanti perchè, come la costruzione e la qualità delle strade del Sud è impedita e in pericolo perchè nelle mani del malaffare politico criminale.
E questo sarà "ufficiale".
Per costruire una nuova strada occorre anche che nel progetto qualche importante elemento non bari.
Un caro saluto Alessandra
I "Giudici Popolari" sono una presa in giro: sapete BENISSIMO che, in Camera di Consiglio, chi decide veramente sono i due togati, e basta! Con rarissime eccezioni.
Per MIGLIAIA di anni la Magistratura, in tutto il mondo, è stata composta da giudici NON PROFESSIONALI, o comunque temporanei. E in Inghilterra ancora oggi il 97% dei giudici NON SONO giudici professionali! Soltanto a metà dell'800 si è diffusa in Italia la figura del "Giudice-Impiegato", con tutti i suoi difetti. I difetti dell'impiegato, appunto. Peggio ancora, dell'impiegato italiano! Che una volta erano temperati dalla severità nell'accesso all'impiego e da promozioni, in carriera e in stipendio, assolutamente NON AUTOMATICHE, fino agli anni '60. Promozioni legate soprattutto alla valutazione delle sentenze, cosa che ha dato origine, nel giudizio civile, alla tipologia della "sentenza-tema", che serviva, prima ancora che assicurare giustizia, a mostrare la bravura, la cultura e la capacità del giudice ai fini di una sua promozione: uno dei motivi della lentezza delle decisioni, rimasto anche dopo le leggi Breganze del 1966 e del 1973, quelle della "livella", che hanno reso tutti i magistrati, bravi e meno bravi, "todos caballeros"!
Altri stupidi bizantinismi sono le prove testimoniali. Testi per la maggior parte inutili, contraddittori, smemorati, a distanza di anni, se non decenni, dal fatto capitolato! Ma altrove, ad esempio in Francia, dove la giustizia funziona eccome, le testimonianze scritte nel processo civile, senza stupide formalità e senza il necessario accordo delle parti (che rende la nostra nuova norma sostanzialmente inutilizzabile), sono previste da sempre, relegando l'escussione da parte del Giudice a una circostanza assolutamente eccezionale e accelerando notevolmente lo svolgimento dei processi.
Ho citato questi esempi soltanto per rimarcare come tanti scrivano senza conoscere i fatti, soltanto plaudendo supinamente, e spesso facendo solo della trita retorica. I fatti sono diversi. Andate in un qualsiasi Tribunale italiano e provate a seguire un processo civile, invece di fare gli "impegnati" ... al computer, così capirete di cosa parlo.
E lasciate, infine, in pace il Presidente della Repubblica, anche se le ultime sue esternazioni non sono piaciute al "vostro" Beppe Grillo o al "vostro" Di Pietro! Alla sua veneranda età avrà diritto ad un poco di rispetto, non vi pare? Almeno, lui è un signore. Molti dei suoi critici, molto meno.
All'anonimo delle 13,02.
Innanzi tutto una premessa di metodo. Non saranno più pubblicati messaggi dai toni sgarbati e saccenti come quelli denotati dall'anonimo cui rispondo.
L'attuale assetto delle Corti d'Assise può senz'altro essere criticato, ma parlare di "presa in giro" in relazione all'organo giudizairio che si ocuppa proprio dei delitti di maggiore gravità mi sembra un fuor d'opera. Soprattutto se la presa di posizione è priva d'argomenti come quella dell'anonimo esterofilo.
Ai colelghi francesi invidio anche io le motivazioni apodittiche.
Da noi non sarebbero accettate.
Quanto alle testimonianze, quella scritta è stata da poco inserita nel nostro ordinamento e deve essere sperimentata: vedremo.
In una repubblica democratica il diritto di critica ne è la cartina di tornasole: più è ampio, più è in salute la democrazia. La critica, in ogni caso, non prescinde dal rispetto delle altrui opinioni. Che l'anonimo mostra di non avere.
Nicola Saracino
CARA ALESSANDRA,gli stessi tuoi sentimenti ho provato in relazione ai saluti a Borsellino.Sentimenti che mi capita spesso di provare.In questa occasione poi,ho avvertito una sensazione nuova che però non riesco a ben definire.Tuttavia SI APPREZZA NOTEVOLMENTE L'IMPORTANTE RACCOMANDAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ALL'AUTORITA' GIUDIZIARIA,A TENERE CONTO DELLE VIVE RICHIESTE DELLE FORZE CHE COMBATTONO PER LA LIBERTA'. Per quanto riguarda la nuova strada,va detto che purtroppo queste strade devono superare un primo tratto costituito da una massa durissima, che può essere scalfita con immensi sacrifici e tempi molto lunghi.Vedi,il tuo intervento produce una piccola incisione su questo muro ma di grande rilievo in quanto ,da nessuno può essere riparata.Ti ringrazio per la tua gradita attenzione.
SI CONDIVIDE la decisione del Sito,in quanto nessuna associazione culturale spende tempo e fatica per ospitare discussioni come quelle che si fanno con il proprio dirimpettatio,peraltro senza conoscerne l'identità.In quanto alla raccomndazione di lasciare in pace il Presidente della Repubblica,nulla il lettore deve temere,norme sufficienti lo garantiscono.Semmai la reale offesa al Capo dello Stato l'arreca egli stesso, trasformando chi rappresenta la Nazione in un pensionato di una casa di riposo.
Davvero significativa l'intervista a Massimo Ciancimino.
http://penlib.blogspot.com/2009/07/klauscondicio-intervista-massimo.html
la cronica lentezza dei processi civili ha molteplici cause...ma tutti gli operatori sono concordi nel manifestare forti perplessità su tutte le recenti riforme che mutano continuamente l'assetto del codice di procedura civile senza risolvere molto.
La testimonanza scritta previo consenso delle parti resterà, proprio per questa sua caratteristica, lettera morta.
Si cambia, si riforma, ma tutto resta sempre uguale.
Per chi opera nel settore resta sempre la necessità di non poter e non dover perdere mai fiducia nella giustizia.
E' un lusso che non possiamo permetterci, e quindi a denti stretti..avanti sempre sempre avanti
avv. giovanna bellizzi
Qualcuno riesce a postare nel sito le motivazioni della sentenza 15976 delle Sezioni Unite della Cassazione??
Grande film e grande canzone (Justice is done, Seeking no truth
Winning is all, Find it so grim, so true, so real), certamente meno una gran quantità di scelte giudiziarie e normative... Avv. O. Bresciani
Refresh
http://it.movies.yahoo.com/4/464646e-giustizia-per-tutti/index-116005.html
...e Giustizia Per Tutti (And justice for all)
Trama
A Baltimora, il giovane avvocato Arthur Kirkland sbatte inutilmente il capo contro il muro di un sistema giudiziario che, anziché servire alla giustizia nella quale egli crede, offre a giudici o capricciosi o corrotti le armi dei cavilli legati per infierire sproporzionatamente sui colpevoli oppure per distruggere degli innocenti spediti in prigioni tutt'altro che educative. Il giudice Rayford, uno stravagante vecchietto, offrendo ad Arthur la sua disinteressata amicizia, tenta di sorreggerlo nell'impari lotta mediante l'offerta di svaghi pazzeschi che il quadrato giovanotto non riesce ad apprezzare. Un maggiore sostegno Kirkland lo riceve dal vecchio genitore Sam che lui puntualmente va a trovare ogni settimana sino a che, troppo preso dagli sviluppi successivi, non lo abbandona per un mesetto sino a provocarne la totale involuzione senile. Ma il vero avversario del giovane idealista è il giudice Henry Fleming, un sadico che ha condannato alla prigione e ha spinto ad un fatale gesto di rivolta un innocente cliente di Arthur. Una reazione dell'avvocato lo ha già fatto incappare nell'inchiesta da parte di una commissione che dovrebbe tutelare la serietà forense. All'improvviso si viene a sapere che il giudice Fleming è stato accusato da una ragazza di violenza carnale e di sadismo. L'accusato, deciso a volgere a proprio favore il processo sul piano politico, elegge come difensore proprio il nemico notorio, convinto che con la sua bravura e rettitudine riuscirà a farlo scagionare. Kirkland, ormai giunto alla disperazione, nell'arringa denuncia la colpevolezza del proprio cliente e rovina per sempre la propria carriera.
testo originale della canzone
... & Justice for All
Halls of justice painted green
Money talking
Power wolves beset your door
Hear them stalking
Soon you’ll please their appetite
They devour
Hammer of justice crushes you
Overpower
the ultimate in vanity
exploiting their supremacy
I can’t believe the things you say
I can’t believe
I can’t believe the price you pay
nothing can save you
justice is lost
justice is raped
justice is gone
pulling your strings
justice is done
seeking no truth
winning is all
find it so grim
so true
so real
Apathy their stepping stone
So unfeeling
Hidden deep animosity
So deceiving
Through your eyes their light burns
Hoping to find
Inquisition sinking you
With prying minds
the ultimate in vanity
exploiting their supremacy
I can’t believe the things you say
I can’t believe
I can’t believe the price you pay
nothing can save you
justice is lost
justice is raped
justice is gone
pulling your strings
justice is done
seeking no truth
winning is all
find it so grim
so true
so real
Lady justice has been raped
Truth assassin
Rolls of red tape seal your lips
Now you’re done in
Their money tips her scales again
Make your deal
Just what is truth? i cannot tell
Cannot feel
the ultimate in vanity
exploiting their supremacy
I can’t believe the things you say
I can’t believe
I can’t believe the price we pay
nothing can save you
justice is lost
justice is raped
justice is gone
pulling your strings
justice is done
seeking no truth
winning is all
find it so grim
so true
so real
seeking no truth
winning is all
find it so grim
so true
so real
...and Justice For All
Artista: Metallica
Titolo: ...and Justice For All
Titolo Tradotto:
...e Giustizia Per Tutti
Tribunali dipinti di verde
Comanda il denaro
I lupi del potere assediano la tua porta
Li senti appostati
Presto farai piacere al loro appetito
Divorano
Il martello della giustizia ti annienta
Sopraffazione
La suprema vanità
Sfruttando la loro supremazia
Non riesco a credere alle cose che dici
Non riesco a credere
Non riesco a credere al prezzo che paghi
Niente ti può salvare
La giustizia è andata persa
La giustizia è violata
La giustizia se n'è andata
Dandoti da fare
Giustizia è fatta
Non cercando nessuna verità
Vincere è tutto
Lo trovo così triste
Così vero
Così reale
L'apatia è il loro trampolino
Così insensibile
Una profonda animosità nascosta
Così ingannevole
Attraverso i tuoi occhi brucia la loro luce
Cercando di trovare
L'inquisizione ti fa crollare
Con menti indagatrici
La suprema vanità
Sfruttando la loro supremazia
Non riesco a credere alle cose che dici
Non riesco a credere
Non riesco a credere al prezzo che paghi
Niente ti può salvare
La giustizia è andata persa
La giustizia è violata
La giustizia se n'è andata
Dandoti da fare
Giustizia è fatta
Non cercando nessuna verità
Vincere è tutto
Lo trovo così triste
Così vero
Così reale
La signora giustizia è stata violentata (stuprata)
La verità assassina
Rotoli di burocrazia ti sigillano le labbra
Adesso sei finito
I loro soldi spostano di nuovo l'ago della bilancia
Fai il tuo affare
Che cos'è la verità? non saprei
Non riesco a sentirla
La suprema vanità
Sfruttando la loro supremazia
Non riesco a credere alle cose che dici
Non riesco a credere
Non riesco a credere al prezzo che paghi
Niente ti può salvare
La giustizia è andata persa
La giustizia è violata
La giustizia se n'è andata
Dandoti da fare
Giustizia è fatta
Non cercando nessuna verità
Vincere è tutto
Lo trovo così triste
Così vero
Così reale
Non cercando nessuna verità
Vincere è tutto
Lo trovo così triste
Così vero
Così reale
http://angolotesti.leonardo.it/traduzioni/M/traduzione_testo_canzone_tradotto_and_justice_for_all_metallica_1075.html
(Grazie a Drugo per questa traduzione)
interessante questo articolo su ghedini-berlusconi
sarebbe interessante un commento autorevole da parte di vostra
http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=14545
Leggo su Repubblica online che Apicella lascia la Magistratura.
E che "l'8 luglio scorso, anche la Corte di Cassazione confermò le sanzioni disciplinari, respingendo il ricorso dei giudici trasferiti."
Lo scoramento, la preoccupazione e il dolore sono troppo profondi, perchè io possa aggiungere qualsiasi parola che non sia assolutamente inadeguata alla gravità della situazione.
Della Magistratura, delle Istituzioni, del Paese.
@ MENICI
Menici, perché non leggo più i suoi interventi, raffinati, intelligenti, stimolanti? Possibile che pochi interventi a lei sfavorevoli l'abbiano scoraggiata a tal punto, nonostante gli innumerevoli attestati di apprezzamento nei suoi confronti? Spero tanto che lei ritorni a scrivere...
Un affettuoso saluto a lei e alla Redazione del Blog, nonché agli amici che vi scrivono. Buone vacanze a tutti.
Irene
Caso de Magistris: Luigi Apicella lascia la magistratura. "L'Anm mi ha lasciato solo"
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/18214/78/
Guerra tra Procure - Apicella lascia la toga
http://penlib.blogspot.com/2009/07/guerra-tra-procure-apicella-lascia-la.html
Si intuiscono i motivi,sul piano umano, che hanno indotto il dott. L. Apicella a lasciare la magistratura. Tuttavia,sotto il profilo puramente astratto,non si può condividere la decisione. La Magistratura non è quella disegnata dall' A.N.M. ne tantomeno dal C.S.M.! Il dott. Apicella nell'esercizio delle sue Alte funzioni deve rendere conto a Dio,al Popolo italiano, ed è soggetto solamente All'ORDINAMENTO,così come scritto dai padri della Costituzione. La decisione che tanto amareggia il Popolo italiano e soprattutto le molteplici Forze che combattono per la Libertà, legittima l'opera di chi tanto lo ha deluso e PRIVA l'Ordine giudiziario di un elemento assolutamente necessario. Si Spera vivamente che il dott. Apicella vorrà continuare a servire la Patria con la sua grande esperienza e tensione morale accanto ai tanti, che ogni giorno si battono. In molti hanno imparato a sorbire ogni mattino l'amaro calice che questo sistema ,generosamente gli offre,ma hanno anche imparato a non digerirlo e a riporlo ,ogni sera, in un'apposita anfora per rispedirlo al mittente.
Si coglie l'occasione per inviare al caro dott. Apicella un affettuoso saluto e un caro abbraccio.
Procuratore Apicella: per me lei é e rimarrà un magistrato della Repubblica. Un magistrato ammazzato per fedeltà alla Costituzione su cui ha giurato.
Onore a lei. Eroe senza corone di fiori, senza sangue e senza lacrime.
Ci stringiamo intorno a lei, Procuratore. 'Che lei rappresenta la nostra Giustizia. Massacrata. Cannibalizzata.
Perché chi si nutre dei suoi brandelli ha giurato pure lui sulla Costituzione.
E' notte fonda, Procuratore. Ma verrà l'alba. E lei é uno di quegli spicchi di luce che l'ha anticipata.
Onore a lei e a quelli come lei. Perchè se c'è ancora qualcuno che crede nella Giustizia é merito anche suo vostro e della sua luce.
Verrà l'alba. Glielo prometto.
L'abbraccio forte.
Nanni64
Hoaxers e santi
Per Irene del 28 lug 9:27
Gentilissima Irene, grazie. Sul sito http://menici60d15.wordpress.com/ sono raccolti gli interventi, una cinquantina, che ho postato su vari blog dal 2007 a oggi. Non sono affatto scoraggiato dagli attacchi ad hominem degli “hoaxers” sulla rete, che vanno riconosciuti e contrastati, ma che per me sono poca cosa rispetto all’opera di boicottaggio, discredito e censura pesante e subdola alla quale vanno ad aggiungersi. Intendo continuare ad avvalermi in futuro delle opportunità di comunicazione e di denuncia offerte da questo spazio, che mi ha mostrato solidarietà; sperando di contribuire così alle finalità di “Uguale per tutti”.
Il blog del resto pare a tratti un bollettino di guerra. L'ultima notizia è che il Procuratore Apicella per avere fatto il suo dovere viene messo alla porta; e si ritiene pertanto costretto a dimettersi. Il Procuratore dubita della giustizia dopo 45 anni di attività in magistratura. Francesco Grasso lo critica affettuosamente per le sue dimissioni; ma alcuni, e io sono tra quelli, non sanno “stare in Paradiso a dispetto dei santi”, perché vedono che certe attività non si possono svolgere nell’ostilità del sistema gerarchico entro il quale vanno necessariamente ad inserirsi. Ritenere il contrario è uno dei casi nei quali viene negata la natura strutturata delle istituzioni, in coerenza col principio secondo il quale “ogni generalizzazione è sempre sbagliata”. Forse è piuttosto sbagliato evitare sempre gli strappi, finendo così per favorire il compromesso, il rattoppo, il salvataggio dello statu quo. Ritengo che il taglio netto di fine carriera del Procuratore Apicella sia un esempio di linearità da seguire, volendo incidere sui mali della giustizia e della politica.
Io invece condivido pienamente le dimissioni del dott. Apicella così affinchè questo gesto possa impedire in futuro che gli organi di controllo facciano, loro si, diligentemente il proprio lavoro prendendo decisamente le parti di chi serve con dignità e spirito di sacrificio il nostro paese.
Spero che queste dimissioni rimangano come un monito negli anni futuri per tutta la categoria dei magistrati... che questa macchia del CSM e dell'ANM rimanga sempre ben visibile e mai dimenticata affinchè comportamenti del genere non si possano più verificare.
http://penlib.blogspot.com/2009/07/filo-rosso-de-magistris-bruni3-che.html
Strage Borsellino, il processo si rifarà
Il giudice disse: "Mi ha tradito un amico"
http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-9/mafia-9/mafia-9.html
ATTENZIONE...
LE INDAGINI SULLE STRAGI DI VIA D'AMELIO RISCHIANO DI ESSERE OSTACOLATE... SE NON BOICOTTATE.
QUESTI 2 ARTICOLI LETTI IN SUCCESSIONE DIMOSTRANO L'INIZIO DELL'INTROMISSIONE DELLA CATTIVA POLITICA NELLE INDAGINI IN CORSO.
DO YOU REMEMBER WHY NOT?
CON LO STESSO CONFLITTO D'INTERESSI CHE C'E' TRA INDAGINI-POLITICA-INDAGATI.
http://penlib.blogspot.com/2009/07/palermo-sparita-una-prova-dei-contatti.html
http://penlib.blogspot.com/2009/07/servizi-segreti-il-copasir-chiede-gli.html
In relazione alle delicatissime ed oltremodo rilevanti indagini della Procura della Repubblica di Caltanissetta,INOPPORTUNE,IMPRUDENTI e soprattutto sgradevoli appaiono le esternazioni del V. presidente del CSM Mancino e del giudice Vigna. Il primo per avere dichiarato che mai sono esistite trattative tra la mafia e lo Stato.Il secondo per aver decretato l'inesistenza del " terzo livello". Il V. presidente del CSM dovrebbe ben spiegare come fa ad escludere tali,ormai certe,trattative. Atteso che siano state condotte da settori deviati dello Stato,egli per poterlo fare deve essere a perfetta conoscenza di tutti questi settori,tutti,nessuno escluso,poichè anche l'ipotetico misconosciuto potrebbe essere quello giusto. Particolarmente sgradita è poi la circostanza relativa al dott. Vigna,già capo della procura nazionale antimafia fino al 2003,anche per il deprecabile ruolo svolto dalla Stampa. Infatti il Vigna in una intervista rilasciata al " Il Manifesto" pubblicata il 30 luglio 2009 a pag.6,SI LIMITA A DIRE che egli non ha mai riscontrato alcuna prova processualmente valida nel merito,OVVERO UN'AFFERMAZIONE PRIVA DI QUALSIASI RILEVANZA, "tam quam non esset".Ha però arricchito la dichiarazione con altre argomentazioni dotate di pseudopotere rafforzante. Ha richiamato all'attenzione che lo stesso Falcone dubitava del terzo livello,affermazione irrilevante sia per la genericità, ma soprattutto perchè avulsa dal contesto nella quale era avvenuta.Probabilmente affermazione strumentale al fine di non provocarne la solita reazione capace di compromettergli le indagini in corso. Dichiarava poi l'assoluta inattendibilità del Riina.Ma non si comprende su quale base il dott. vigna dichiari tale inattendibilità nei confronti di un elemento che mai ha detto nulla. Il dott. Vigna dovrebbe invece ricordare la circostanza relativa alla mancata perquisizione della cassaforte del Riina,ove certamete vi erano prove assai attendibili.La Stampa infine fa il resto, confezionado un titolo quantomeno molto impreciso,ovvero che il dott. Vigna non ha mai creduto al terzo livello,e diffondendo ciò all'intero Popolo italiano. Personalmente non solo credo nell'esistenza del terzo livello,EVENTO PERALTRO UNIVERSALMENTE ACCREDITATO, ma bensì nell'esistenza perfino di un quarto livello.Un organismo internazionale, formato da pochi elementi,assolutamente onnipotenti a livello mondiale,misconosciuto perffino all stragrande maggioranza del terzo livello.
In relazione a quanto scritto da Francesco Grasso alle 21,20.
Non desidero prendere poszione sul fenomeno del cd. "pentitismo".
Certo è che su di esso si sono basate importantissime condanne inferte alla criminalità organizzata. E' elaborazione giurisprudenziale acquisita quella secondo cui le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia devono essere "riscontrate", vale a dire che esse non sono oro colato ma esigono verifiche obiettive che ne avvalorino l'attendibilità.
A questi principi ci si atterrebbe anche nella valutazione delle dichiarazioni di Savatore Riina, a prescindere da un suo ipotetico "pentimento".
Quindi nessuno è credibile o incredibile a priori, a meno di non voler rinnegare la collaborazione dei pentiti favorita per decenni dallo Stato che ha riconosciuto loro notevoli benefici.
Qualsiasi interferenza nell'attività inquirente, che si esprima in termini di inattendibilità di un dichiarante ancor prima che egli abbia dichiarato, appare, pertanto, inopportuna.
I magistrati conoscono le regole alle quali attenersi nella valutazione delle dichiarazioni di un qualsiasi testimone. Se, in passato, fossero partiti con pregiudizi di simile portata, nessun collaboratore avrebbe mai aperto bocca.
Nicola Saracino
Relax
La scelta della sede
p.s.
lettura da spiaggia
Allora i fatti sono questi:
due ragazzi, Alessandro e Dario, partecipano a una trasmissione di una TV locale dove sono ospiti Nando Dalla Chiesa, Massimo Ciancimino e Gaetano Pecorella. I due ragazzi chiedono a Pecorella perché ha difeso Nunzio De Falco, boss dei Casalesi condannato all'ergastolo come mandante dell'omicidio di Don Peppino Diana mentre era presidente della Commissione giustizia alla Camera e avvocato del presidente del Consiglio. Pecorella risponde che tutti hanno diritto alla difesa e che nelle carte processuali c’è scritto che Don Peppino Diana custodiva armi della camorra. Questa affermazione fa incavolare perfino Dalla Chiesa.
A questo punto questo battibecco in trasmissione ha fine ma all’esterno dell’edificio i due ragazzi filmando con una telecamera si avvicinano a Pecorella perché vogliono una risposta alla loro domanda, vogliono sapere come si possono far combaciare incarichi istituzionali con la difesa di mafiosi. Ne segue un battibecco molto animato e la seguente denuncia da parte di Pecorella dei due ragazzi per violazione della privacy.
Due giorni dopo alle 6:30 si presentano a casa di uno dei due ragazzi dei poliziotti con un mandato di perquisizione e prelevano la memory della telecamera dove era ancora conservato il filmato del battibecco.
Ora vi chiedo per favore, un commento sul comportamento dei magistrati che hanno richiesto e autorizzato la perquisizione.
Questo comportamento così solerte dei magistrati verso dei cittadini inermi di fronte ai poteri forti sarà ineccepibile dal punto di vista procedurale, ma voi come lo giudicate?
Se volete approfondire i fatti i link sono i seguenti
http://www.nandodallachiesa.it/public/index.php?option=content&task=view&id=1136
http://www.nandodallachiesa.it/public/index.php?option=content&task=view&id=1137
http://www.pieroricca.org/2009/07/24/la-privacy-di-pecorella/
http://www.pieroricca.org/2009/07/27/sandro-raimondi/
http://www.beppegrillo.it/2009/07/colpevoli_di_le.html#comments
e infine l’articolo di Saviano su Don Peppino Diana
http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-9/saviano-diana/saviano-diana.html
Grazie molte
PER BARBARA: si ha violazione della privacy solo quando si registrano conversazioni tra terzi e non cert quando si registrano conversazioni col proprio interlocutore di cui si vuole dimostrare la propria attendibilità ove si decidesse di renderle publiche.
Libertà secondo il Sig. G
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Saviano: perché Pecorella
infanga don Peppe Diana?
Apologo
Dopo tre mesi di viaggio il profeta raggiunse il monte Sinai dove ricevette le tavole della Legge e punì la parte del suo popolo che si macchiò con il peccato del vitello d'oro.
Pregevoli,concrete e soprattutto oggettivamente INCONTROVERTIBILI, le note tecnico-giuridiche del dott. Saracino nel suo intervento del 31.7 h.22,37.
Il procuratore generale di Caltanissetta che con pubbliche dichiarazioni,durante processi in corso e fuori dal processo,scredita in forma talmente grave il teste imputato Ciancimino Jr., interferisce in modo talmente decisivo nei processi in atto, da indurre il Ciancimino a dichiarare di volersi ,in prosieguo,avvalere della facoltà di non rispondere. Aggiunge poi ,nel contesto delle stesse dichiarazioni,che circa 50 magistrati che dal 92 ad oggi hanno indagato sulle stragi di mafia sono oggetti di un " nuovo pericolo" ,NEGANDO CON CIO, IN CONCLUSIONE, LE SUE STESSE PREMESSE. Ora ,poichè ciò che per prima cosa viene insegnato ai magistrati è di evitare l'illogicità e la contraddittorietà di quanto affermano, si deve concludere che l'Alto magistrato in ordine ritiene di possedere poteri eccezionali , che ciò gli consentono.Egli ritiene di poter fare del suo discorso,due discorsi assolutamente autonomi, e dirette a due utenze ben separate.Una al Popolo italiano che invita a non tener conto delle dichiarazioni del Ciancimino,e l'altra ai titolari delle ichieste, invitandoli a riflettere e a stare attenti dove mettono i piedi. O no?
Apprendo con enorme piacere che gli appartenenti al " 19 luglio 1992" hanno intenzione di riunirsi,in un sabato del mese di settembre prossimo,a Roma per affrontare il problema del coordinameto delle Forze della Resistenza che combattono per la libertà del Paese. Circostanza che mi riempie particolarmente di gioia,in quanto da tempo invoco ciò
Compendio
Ciancimino Jr sotto tiro
P.S.
Al peggio non c'è mai fine.
Tutti coloro che sono sgradevoli sia a vedersi che a sentirsi, ma che con la meschinità riescono a portare a termine i loro scopi.
Circa l'appello di Ingroia:
"Sulle stragi chi sa ora parli"!
A mio modesto avviso, più che un accorato appello alla coscienza degli omertosi, sembra l'ultimo appello rivolto a coloro che, investiti di pubblico servizio, si decidano a salire sull'ultima scialuppa di salvataggio, prima del, loro, immanente naufragio.
P.S.
Immodesto invito a credenti e non, a formulare voti ed a prodigarsi per favorire la Provvidenza, ad assistere al meglio i pm di Palermo: Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e Roberto Scarpinato.
In relazione a quanto emerge,con l'evidente signorilità che lo contraddistingue,il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta riferisce: " HO LETTO E SENTITO MOLTE COSE CHE HANNO DANNEGGIATO LE MIE INDAGINI". Non si trovano espressioni adeguate per meglio descrivere l'enorme gravità,ma soprattutto la drammaticità della circostanza.E' l'amaro destino di una Terra stupenda ma intrisa di lagrime e sangue. Particolarmente significativo, l'assordante silenzio della "coppia più bella del mondo" che se ne frega di tutti ,salvo degli appartenenti alla linea che da Carlo Palermo arriva ad Apicella.Alle Forze della Resistenza,in alto stato di allerta, si rinnova il pressante invito a non mancare di far sentire ,com maggiore intensità, la vicinanza a quanti si trovano in prima linea. Ai magistrati esposti, si raccomanda grande,anzi grandissima attenzione. Il nostro ordinamento,in via astratta,è rigorosissimo per l'osservanza di norme procedurali ,anche irrilevanti. Le previsioni dell'art. 124 c.p.p.,norma fantasma,tam quam non esset per tutti,puntualmente RISUSCITA allorquando si tratta di colpire chi in via concreta ,sostanzialmete opera nei confronti della "ragnatela dell'illegalità".
Dice "L'INATTENDIBILE" Massimo Ciancimino " Una volta mio padre mi disse: non è tutta colpa mia se da assessore ai Lavori Pubblici ricevo un latitante come Provenzano. Se Provenzano viene a bussare alla mia porta, dopo dieci, quindici anni di latitanza,una colpa ce l'ha anche lo Stato." L'ASSUNTO E' OGGETTIVAMRNTE ATTENDIBILE! Pertanto delibazioni e proclami in senso contrario ,ancorchè provenienti da ermellini,toghe e livree d'oro, SONO OGGETTIVAMENTE INATTENDIBILI e palesemete sospetti!!! Il fenomeno del terzo livello era perfettamente noto perfino a Cesare Mori che allorquando i giornali del tempo(1926) parlavano di colpo mortale alla mafia diceva: " Costoro non hanno capito la differenza che passa tra i briganti e la mafia. Il colpo mortale alla mafia lo daremo quando ci sarà consentito di rastrellare non soltanto tra i fichi d'india,ma negli ambulacri delle prefetture,delle questure,dei grandi palazzi padronali e perchè no di qualche ministero." Non inserisce nell'elenco la Magistratura, che a quel tempo avea un tale spessore da costringere il regime a crearne una speciale pe trattare i propri interessi. Nonostante operasse in un regime totalitario riuscì a far condannare,per aver ricevuto denaro e favori dalla mafia, elementi potentissimi del regime come il Generale di Corpo d'Armata Antonio di Giorgio e soprattutto il POTENTISSIMO FEDERALE,Eminente professore di oculistica presso l'Università di Palermo, Alfredo Cucco ,vicinissimo al duce,anche se sarà assolto dopo 4 anni,e la solita tradizione italiana allontanerà Cesare Mori dal campo di battaglia!. In questo Paese fino al mese di settembre 1982 il Sistema politico giudiziario è arrivato a NEGARE PERSINO LA STESSA ESISTENZA DELLA MAFIA, che era considerata una stravagante notizia per rotocalchi di infimo ordine. Negava un fenomeno storico noto e definitivamente accreditato in tutto il mondo che prendeva inizio fin dalla metà dell 1800. CIO' EQUIVALEVA ALLA NEGAZIONE DELLA STORIA STESSA.
Illustre dr. Lima
perchè non pubblica più?
tutto bene?
Non ci lasci orfani....
Mathilda
Mathilda, è agosto.
Tutti meritano un po' di riposo.
Anche Felice Lima.
E poi, col caldo, le idee si annebbiano ...
Nicola Saracino
Illustre Dott. Saracino,
approfitto "spudoratamente" della Sua presenza costante sul blog nonostante il periodo feriale, per porgerle una domanda che in parte riguarda gli avvenimenti degli ultimi giorni. Più precisamente la riapertura delle indagini sulle stagi di Capaci e Via D'Amelio, ma anche sui dubbi sorti in questi ultimi giorni sulla strage di Bologna.
Domanda alla quale non riesco a dare una risposta ed alla quale neppure Lei è obbligato a rispondere nel caso non lo ritenga opportuno.
L'accorato appello del Dott. Ingroia (adesso chi sa, parli!!!) che stimo e ammiro, così come stimo e ammiro tutti i magistrati che scrivono su questo blog, mi ha fatto riflettere a lungo.
Io credo che ci siano molte persone che potrebbero diradare in parte la nebbia che avvolge i più grandi misteri d'Italia o perlomeno dare uno spunto, senza accusare o assolvere qualcuno, per approfondire le indagini in corso.
Probabilmente persone comuni, umili, che non hanno mai avuto a che fare direttamente con la mafia, ma che per pura coincidenza si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato.
E' successo anche a me, seppur in circostanze diverse... E proprio perchè so cosa significa non voltarsi dall'altra parte, ma rivolgersi alle autorità compententi e denunciare, Le chiedo: cos'é più nobile? Compiere un atto di giustizia, mettendo a repentaglio non tanto la propria vita, ma quella della propria famiglia e dei propri cari? O fingere di non sapere?
Premesso che se avessi l'opportunità di tornare indietro rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto, Le dico sinceramente che se un amico mi chiedesse un consiglio, non credo che risponderei. Non lo inciterei a tacere, ma nemmeno a denunciare.
Non si tratta di omertà, come la gente comune potrebbe pensare... Si tratta di conseguenze ad un gesto fatto in nome della verità e della giustizia. Coloro che hanno il coraggio di rivolgersi alle autorità pagano a caro prezzo la loro scelta. Vengono abbandonate al loro destino, vengono annientate economicamente, psicologicamente e professionalmente. Vengono minacciate e denigrate sui giornali. E solo la consapevolezza di avere fatto la cosa giusta, dà loro la forza di resistere alle ingiustizie a cui vengono sottoposte. Ma c'è un limite a ciò che è umanamente sopportabile... Vedere i propri cari subire lo stesso destino... Vedere le persone che amiamo logorarsi e consumarsi di giorno in giorno a causa di un'azione meritevole... Questo è insopportabile! Non lo si augura nemmeno al peggior nemico, figuriamoci a qualcuno che si ama.
Mi scusi se mi sono dilungata, ma era necessario per farle comprendere la mia domanda. Se Lei si trovasse nella condizione di dover mettere in pericolo la vita e la stabilità dei suoi cari, avrebbe la forza (non il coraggio! quello non lo metto in dubbio!) di denunciare? So che in qualità di Magistrato probabilmente vive questa situazione quotidianamente (è proprio per questo che mi sono rivolta a Lei), ma dove si trova una giustificazione per fare tanto male alle persone che più ci volgiono bene?
Lo chiedo perchè è veramente "massacrante" il dolore che si prova...
Grazie per ogni sua parola e per ogni suo intervento.
Con profonda stima.
Stefania Tirelli - Reggio Emilia
Gentile Stefania, quello che lei pone è un problema "culturale".
In un paese normale esiste una netta demarcazione tra il lecito e l'illecito.
E tutti coloro che si mettono in gioco per difendere le istituzioni democratiche attraverso la legalità sanno di poter contare sull'approvazione sociale.
Non sempre così, purtroppo, avviene in Italia dove sembra essere smarrita proprio la cultura della legalità e dove i furbetti di questo o quel quartierino attirano più solidarietà (politica, istituzionale, mediatica) di quanta se ne risevi alle loro vittime.
In questo incide molto l'inesistenza di una stampa libera perché è attraverso la pubblica informazione che si diffondono i valori in tutti gli strati della popolazione.
Quando primeggiano modelli comportamentali disinvolti ed inneggianti al successo (non importa come raggiunto), chi si pone come antagonista rispetto ad essi non ha vita facile.
Qunato lei afferma è, dunque, profondamente sensato. Se la comune insensibilità verso il malaffare prende il sopravvento questo di certo non ne favorisce l'emersione.
E', quindi, una questione di "messaggi" culturali.
Quello lanciato dai magistrati siciliani va nel senso della legalità ed offre uno stimolo positivo a quanti vogliano raccoglierlo.
Nicola Saracino
A seguito della pubblicazione,sul sito " 19 LUGLIO 1992" della sentenza n. 11934/09 del 17 febbraio 2009 della Corte di Cassazione,sez. VI pen.,con la quale si dichiara INAMMISSIBILE il Ricorso del Procuratore della Repubblica di Caltanissetta,avverso la sentenza del GUP di Caltannissetta in data 1.4.2008,che ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di Arcangioli Giovanni,imputato del reato di furto pluriaggravato,e ciò per il fine di cui all'art.7 d.l. n. 152/1991, avvenuto in Palermo il 19.7.1992,per non aver commesso il fatto. L'IMPUTATO AVEVA IN PRECEDENZA RINUNCIATO ALLA PRESCRIZIONE.
La lettrice " MARIAME" dello stesso sito chiede " POSSO ESSERE ALLIBITA?"
Proviamo a rispondere.
Deduce il p.m. ricorrente vizio di motivazione e violazione ovvero erronea applicazione dell'art. 425 c.3 c.p.p., la sentenza incorrerebbe in ripetuti errori sull'interpretazione dei dati probatori,che ne risulterebbero travisati.Non vi sarebbe dubbio circa la presenza dell'agenda nella borsa del magistrato,rimasta quasi intatta nell'attentato; e sarebbe da escludere che essa si trovasse fuori della borsa e fosse stata quindi dispersa o distrutta in seguito all'esplosione.Pacifico che la borsa sia stata per qualche tempo in possesso dell'Arcangioli,come documentano le riprese filmate e come l'interessato del resto riconosce; e non si spiegherebbe perchè lo stesso si sia allontanato di qualche diecina di metri dal luogo dell'attentato portandola con se,come provato ancora dalle riprese filmate. Continua...........
continua...2)sent Cass. 11934/09-
Sarebbe stato violato l'art. 425 c. 3 c.p.p. perchè il giudice avrebbe ragionato come se si trattasse di accertare l'innoccenza o la colpevolezza dell'imputato e non già di stabilire se questi dovesse o meno essere rinviato a giudizio.
L'assunto del p.m.,ineccepibile e di RILEVANZA PRIMARIA, rende, in questa sede, irrilevanti le argomentazioni in senso contrario, peraltro in larga parte apodittiche,che tuttavia sono agevolmente consultabili sul sito sopra citato . Il principio del " favor rei" rileva esclusivamente nell'applicazione della normativa e della pena. Nell'ambito dell'esercizio dell'azione penale,rilevano altri principi ,diametralmente opposti ,di gerarchia costituzionale primaria e prevalente,ovvero l'obbligatorietà dell'azione penale e l'ineludibile ricerca della verità. Se in deroga è possibbile chiudere un occhio per un furto di una arancia in un supermercato,NON LO E' per un reato di strage che interviene dopo mezzo secolo di stragi rimaste oscure. Nel caso in questione non si tratta solo di proteggere un bene supremo dello Stato, mal'essenza e l'esistenza dello Stato medesimo.
Ne può essere invocato un mero error in procedendo. Che il giudice Borsellino portasse sempre con se la nota agenda di colore rosso è fatto noto ed insuscettibile di qualsiasi interpretazione. Ne discende da ciò, sul piano della logica che oggettivamente attendibili sono i testi che riferiscono che il giudice anche quel giorno aveva portato con se l'agenda in questione. Il fatto che poi i testi in questione erano gli stretti congiunti della vittima rende ancora più attendibile la testimonianza, sia perchè gli unici a perfetta conoscenza delle circostanze utili alla reale verità,e perchè realmente interessati a conoscere la verità.Il GUP prima e la Corte poi ritiene invece attendibili l'ispettore Maggi,l'appuntato Farinella ,il dott.Teresi e l'on. Ayala,i quali affermano l'inesistenza dell'agenda nella borsa del giudice Borsellino.Segnatamente,i primi tre affermano di aver manegiato illegittimamente un mezzo di prova essenziale, che avevano il dovere di presidiare fino all'arrivo del p.m. titolare, e di averlo mostrato anche all'on. Ayala che però smentisce di aver visto. La Corte pertanto ritiene attendibili dei testi che operano illegittimamente e che peraltro forniscono una verità non univoca,anzi contraddittoria.
...continua 3) sent Cass.11934/09-
Pur prescindendo dalle numerose circostanze che inderogabilmente dovevano essere vagliate al dibattimento, la sola circostanza all'origine del procedimento è sufficiente a caratterizzare la sentenza in ordine di grave grado di abnormità.Un capitano dei Carabinieri che appare in una foto,nota a tutto il momndo,con nella mano sinistra la borsa del giudice Borsellino ove era certo vi fossero documenti di rilevanza incalcolabile,di competenza del p.m. titolare, che stava per giungere,che ILLEGITTIMAMENTE appare allontanarsi dalla scena della strage con passo deciso verso una meta ignota,RIMASTA IGNOTA,che la ripone al suo posto dove sarà ritrovata due ore dopo,che non rivela subito la circostanza,E'FATTO REATO CHE MERITA NON UNO,MA MILLE DIBATTIMENTI ,fino al raggiungimento della verità!!!
Infine
ASSAI SIGNIFICATIVA SE NON SCONCERTANE LA DECISIONE DELL'IMPUTATO DI RINUNCIARE ALLA PRESCRIZIONE DEL REATO.
In conclusione si ritiene che la lettrice "MARIAME" abbia tutto il diritto di rimanere allibita.
Per la enorme gravità dei fatti descritti,con notevole graditimento sono accolte note di replica soprattutto,ove ben motivate,di censura a quanto dedotto.
Gradite, in quanto idonee ad alleviare la grande sofferenza che tale provvedimento arreca.
Brivido di feragosto.
Secondo recenti studi, tutto lascia credere che ciclicamente la terra subisce una specie di reset, per dare inizio ad una nuova era.
Secondo alcuni studiosi siamo prossimi a tale traguardo...
21 dicembre 2012 VENERDI' 356/10
S. PIETRO CANISIO (Solstizio d'inverno alle ore 12.10)
P.S.
Ma, Silvio lo sà?
Una sera del finesettimana scorso, nell’intento di propiziare il sonno, facevo zapping tra insulsi programmi televisivi, quando capitai su un canale dove trasmettevano il film “PORTE APERTE” di Gianni Amelio.
Dopo qualche scena, fui rapito dalla sceneggiatura dell’opera e, sveglio come un grillo, ho seguito il film sino ai titoli di coda.
Trascrivendo la recensione trovata sul sito comingsoon.it, tenterò di illustrare il perché.
PORTE APERTE
Regia: Gianni Amelio
Sceneggiatura: Gianni Amelio, Vincenzo Cerami, Alessandro Sermoneta.
Trama del film PORTE APERTE:
A Palermo nel 1936, con assoluta freddezza, Tommaso Scalia uccide tre volte: prima elimina con una coltellata l'ex superiore Avvocato Spatafora, che lo aveva licenziato; poi il collega che ha preso il suo posto di impiegato presso una organizzazione sindacale fascista e infine la moglie dopo averla violentata in una strada fra gli ulivi.
Il destino di Scalia appare segnato poichè, secondo il codice penale dell'epoca, per delitti del genere è prevista la pena di morte con fucilazione alla schiena. Ma Vito Di Francesco, un giudice "a latere", che detesta l'idea stessa della pena di morte e che la considera una prova manifesta di inciviltà giuridica ed umana, pur di fronte all'assassinio più orrendo, scava così nella vita dell'imputato, pone precise domande ai testimoni e indaga per conto suo, allo scopo di trovare, per sete di giustizia, spiragli di attenuanti, che infatti trova.
Durante il processo, il giudice paziente e scrupoloso non solo incontra le pressioni del procuratore e dello stesso presidente del tribunale, per i quali si deve rispettare quella legge che il regime fascista ha voluto onde eliminare i delinquenti e assicurare ai cittadini la possibilità di "dormire con le porte aperte", ma perfino l'ostilità dello stesso imputato, il quale, coerentemente ai propri principi di violenza, vuole caparbiamente che il tribunale lo condanni a morte.
Si associa a Di Francesco solo il giurato Consolo - un proprietario terriero dei dintorni - uomo modesto, ma pieno di buonsenso e di umanità. Grazie anche all'appoggio di costui, il coraggioso magistrato riesce a far condannare Scalia all'ergastolo. Sarà subito trasferito in una oscura Pretura, pagando con ciò l'audacia del proprio comportamento, ma recando incise nel cuore parole di fiducia in un avvenire, in cui sulla Giustizia non pesi l'ombra di norme e procedure imposte dalla politica.
Soggetto: LIBERAMENTE ISPIRATO AL LIBRO OMONIMO "PORTE APERTE" DI LEONARDO SCIASCIA
integrazione
Arieccomi... ma solo di passaggio!
Dibattito interessantissimo, di cui voglio ringraziare tutti e in particolare Francesco Grasso e Nicola Saracino e non ultimo il preziosissimo Besugo, è sempre un piacere inestimabile poter tornare a leggere questo blog.
Intanto, anche se ot, passando di qui voglio postarvi questo video che merita di essere visto.
In questo luogo virtuale tutti saranno già pienamente informati, ma potrebbe anche esserci chi ancora non ha capito molto bene, e chi invece potrebbe(?) ancora non saperne nulla!
Solo 7 minuti e mezzo... non ci vuole poi tanto a spiegarsi quando le cose sono già abbastanza chiare, o no?!
http://www.youtube.com/watch?v=qUUQiUiigF0
Voglio lasciare anche un altro messaggio a cui tengo molto: Palermo è stato un grande momento, ma solo l'inizio, il 26 settembre c'è un altro importante appuntamento. Partecipiamo.
La protesta deve montare di volume... come la panna :)
un abbraccio di stima e affetto a tutti, amministratori e fruitori attivi e non, di Uguale.x.Tutti
Evento: A Roma. Il 26 settembre.
Causa: Protesta
Organizzatore: Comitato Cittadino Antimafia "19 Luglio 2009"
Inizia: sabato 26 settembre alle ore 0.00
Termina: domenica 27 settembre alle ore 3.00
Dove: Roma
Da ogni parte mi stanno chiedendo di organizzare a Settembre una grande manifestazione a Roma.
Non dobbiamo dare tregua agli assassini ed ai loro complici. Dobbiamo farla di Sabato, in un giorno non lavorativo, Roma è il punto più facile da raggiungere da ogni parte d'Italia e dovremo esserci tutti, da Milano, da Palermo, da Napoli, dalle Marche, dall'Emilia, da ogni parte d'Italia.
La data che ho individuato per questa manifestazione che sarà la continuazione ideale di quella che abbiamo fatto il 20 luglio davanti al palazzo di Giustizia in sostegno di quei magistrati che, a rischio della propria vita, stanno combattendo per arrivare alla Verità sulle stragi del '92 e del '93 è il 26 Settembre.
Questa data è abbastanza lontana per permettere di poterla preparare in modo adeguato e abbastanza vicina da non essere superata dal ritmo degli avvenimenti che si stanno susseguendo in maniera sempre più incalzante.
Sarà una giornata dli lotta ed è per questo che ho preferito non sovrapporla ad un'altra giornata, il 12 settembre, che sarà invece di festa per l'elezione fortemente voluta e sostenuta da tutti noi, di Sonia Alfano e Luigi De Magistris al Parlamento Europeo.
Ci saremo tutti, tutti quelli che abbiamo salito sotto il sole le rampe che portano al Castello Utveggio portando un pezzo di Paolo dentro il nostro cuore, tutti quelli che eravamo in Via D'Amelio quando all'ora della strage per un interminabile minuto si sono sentiti solo i battiti dei nostri cuori, tutti quelli che abbiamo percorso le vie di Palermo che ci portavano alla Magione levando in alto le nostra agende rosse e tutti quelli che abbiamo gridato la nostra rabbia e la nostra voglia di Verità davanti al palazzo di Giustizia. E ci saranno tanti altri ancora, tutti quelli che in tante piazze d'Italia hanno urlato insieme a noi e avremo ancora in mano la nostra agenda rossa, un'agenda rossa che ora fa paura a tutti. Mobilitiamoci tutti, ognuno di noi si impegni a far venire quante altre persone può, in una catena che non deve avere fine.Adesso hanno paura e si stanno muovendo, cominciano a muovere le loro pedine, Rutelli, Violante, il PG Barcellona, noi dobbiamo agire più rapidamente di loro, impedire che fermino Sergio Lari, Antonio Ingroja, Nino Di Matteo, non lasciamoli soli, impediamo che chiudano la bocca a Massimo Ciancimino, che si muova il CSM, facciamogli capire che dovranno passare sui nostri corpi, che dopo 17 anni non ci lasceremo strappare ancora una volta la verità.
Il nostro grido di RRRESISTENZAAAAA deve essere un urlo nelle loro orecchie, un urlo gridato da vicino, sotto le finestre di quei palazzi in cui sono in tanti a sapere ed ad avere occultato la verità.
Il 19 luglio in via d'Amelio abbiamo fatto scoccare la scintilla, ora è necessario l'incendio.
Salvatore Borsellino
Senilità.
Il futuro è sempre il risultato del presente e noi facciamo parte del presente quindi possiamo cambiare il futuro se vogliamo, avremo il futuro che meritiamo.
A tutte le fanciulle che furono, sono e saranno, porgo le parole del poeta, a me caro, Vincenzo Cardarelli.
ADOLESCENTE
Su te, vergine adolescente,
sta come un'ombra sacra.
Nulla è più misterioso
e adorabile e proprio
della tua carne spogliata.
Ma ti recludi nell'attenta veste
e abiti lontano con la tua grazia
dove non sai chi ti raggiungerà.
Certo non io.
Se ti veggo passare a tanta regale distanza, con la chioma sciolta
e tutta la persona astata,
la vertigine mi si porta via.
Sei l'imporosa e liscia creatura
cui preme nel suo respiro
l'oscuro gaudio della carne che appena sopporta la sua pienezza.
Nel sangue, che ha diffusioni
di fiamma sulla tua faccia,
il cosmo fa le sue risa
come nell'occhio nero della rondine.
La tua pupilla è bruciata
dal sole che dentro vi sta.
La tua bocca è serrata.
Non sanno le mani tue bianche
il sudore umiliante dei contatti.
E penso come il tuo corpo
difficoltoso e vago
fa disperare l'amore
nel cuor dell'uomo!
Pure qualcuno ti disfiorerà,
bocca di sorgiva.
Qualcuno che non lo saprà,
un pescatore di spugne,
avrà questa perla rara.
Gli sarà grazia e fortuna
il non averti cercata
e non sapere chi sei
e non poterti godere
con la sottile coscienza
che offende il geloso Iddio.
Oh sì, l'animale sarà
abbastanza ignaro
per non morire prima di toccarti.
E tutto è così.
Tu anche non sai chi sei.
E prendere ti lascerai,
ma per vedere come il gioco è fatto, per ridere un poco insieme.
Come fiamma si perde nella luce,
al tocco della realtà
i misteri che tu prometti
si disciolgono in nulla.
Inconsumata passerà
tanta gioia!
Tu ti darai, tu ti perderai,
per il capriccio che non indovina
mai, col primo che ti piacerà.
Ama il tempo lo scherzo
che lo seconda,
non il cauto volere che indugia.
Così la fanciullezza
fa ruzzolare il mondo
e il saggio non è che un fanciullo
che si duole di essere cresciuto.
P.S.
Un caro saluto a Cinzia
PER CINZIA: Carissima,ti ringrazio per la tua gradita attenzione. SICURAMENTE sarò a Roma per gli entrambi rilevantissimi appuntamenti del prossimo settembre. Per ciò chiedo il tuo recapito telefonico. Il mio è 3391084371. Cinzia sento che ci siamo! HAI RAGIONE! hanno paura,una paura sottile e terribile,quella che fa commettere errori mortali. Prova ne è l'azione puerile,ma tuttavia molto pericolosa, di grave contrasto all'attività giudiziaria in corso a Palermo e Caltanissetta. L'impiego di personalità istituzionali ALTAMENTE IMPROPRIE per questa azione,equivale al lancio in prima linea di Forze della retrovia,operazione propia degli eserciti in disfatta. LE INOPPORTUNE,chiaramente coordinate,dati i tempi, le circostanze ed il palese obbiettivo,dichiarazioni a mezzo Stampa tendenti a negare l'esistenza del " terzo livello", con la connivenza di una Stampa che ha sceso l'ultimo gradino della degradazione,ne sono la prova inconfutabile. L'esistenza del "terzo livello" noto fin dai tempi di Cesare Mori che ne parlava nel 1926,oggi a tutti noto,è stato definitivamente reso certo dalla definitiva sentenza della S. Corte di Cassazione con la quale si assolve il "7 volte presidente del Consiglio" NON per non aver commesso il fatto,ma poichè al tempo della commissione del fatto,non era in vigore l'istituto giuridico che lo sanziona. Certamente incomprensibile risulta l'accertamento di tale attività solo fino al 1980,ma questo è un fatto tutto italiano.
E' giunto il tempo per il COORDINAMENTO delle molteplici Forze della Resistenza che lottano per la liberazione del Paese. Individuare strategie agili ed efficienti,prive di pregiudizi e di ideologie improprie.Coinvolgere la parte sana ma dormiente della Società civile,soprattutto recuperare chi ha sbagliato a causa di una "ragnatela dell'illegalità", talmente vasta e a maglie così strette da non lasciare scampo.
Partecipo allo scoramento di "siu".
E un disagio indefinito, si insinua nella coscienza dell'anziano besugo.
Mal di senilità
Serena vacanza a tutti.
Per Stefano (Besugo).
Bello, cruciale, l'articolo "Mal di senilità".
Ciononostante, non credo che ti si attagli poi molto, caro Besugo tutt'altro che besugo e tutt'altro che senile.
E anche lo scoramento, a pensarci bene, credo sia affezione assai più giovanile, che senile... (non lo dico per dirarmi su!).
Un caro saluto,
siu
Pacta sunt servanda esprime un principio fondamentale e universalmente riconosciuto del diritto internazionale generale sul quale si basano le relazioni internazionali tra gli Stati: i patti, i trattati, le intese o più in generale gli accordi degli Stati vanno rispettati. L'art. 26 della Convenzione sul diritto dei trattati (Vienna, 23 maggio 1969) è rubricata pacta sunt servanda e afferma: «Ogni trattato in vigore vincola le parti e deve essere da esse eseguito in buona fede.»
L'art. 10 comma 1 della Costituzione italiana stabilisce che "L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute." Tale norma si riferisce appunto alle consuetudini internazionali (assieme ad altre controverse fonti generali internazionali) sancendo l'obbligatorietà all'interno dell'ordinamento giuridico italiano di queste ultime. Poiché "pacta sunt servanda" è appunto una consuetudine internazionale e come tale vincolante tutti gli stati (per l'Italia in virtù dell'art. 10), autorevole dottrina (Quadri[senza fonte]) è giunta a sostenere che anche ai patti debba conformarsi l'ordinamento giuridico italiano in ossequio al principio previsto dall'art. 10. Se un patto non venisse rispettato dall'Italia, si violerebbe non già lo stesso patto ma al contempo una norma di rango costituzionale. Tuttavia a parte il riconoscimento di una impeccabile argomentazione logica, non si può, secondo altra parte della dottrina (Conforti), accettare una simile teoria in quanto la volontà del costituente nel redigere l'art.10 è chiaramente messa in luce dai lavori preparatori; né potrebbe ipotizzarsi l'assurgere di un trattato internazionale a rango di norma costituzionale. Visto il proliferare degli accordi nei più disparati settori, si rischierebbe, accettando la visione del Quadri, di aggirare importanti garanzie costituzionali mediante la stipula di trattati. Discorso diverso può farsi per altri ordinamenti, quali ad esempio gli Stati Uniti d'America o la Francia nelle cui rispettive costituzioni è espressamente previsto l'adattamento ai trattati.
Cosa Nostra nello Stato
Di Luigi De Magistris
B2B
LETTURE CONSIGLIATE:
sul Blog "19 luglio 1992": 17 agosto Borsellino: Mafia e Stato hanno ucciso mio fratello" .
Su questo " UGUALE PER TUTTI" : B2B ,
di Besugo 17.8.09 h. 10,38 .
In pochi minuti, con la brillante esposizione propria dello straordinario personaggio,il giudice Ferdinando Imposimato traccia il profilo del terzo livello, mettendone in evidenza l'aspetto grottesco. Con efficacia formidabile ed in forma assai divertente tratta un argomento deprimente e disgustoso in modo gradevole.
Materiale particolarmente consigliato ai difensori "impropri" del terzo livello ,ai quali si consiglia,poi, di provare a guardarsi allo specchio.
Così è (se vi pare)
LE OLIGARCHIE FINANZIARIE SONO DIVENTATE ARBITRE DEL SISTEMA
"Oggi", conclude lmposimato, "le oligarchie finanziarie e tecnocratiche, sopravvissute
all'ondata di Tangentopoli, sono riuscite a ridimensionare la presenza dei partiti,
divenendo esse arbitre esclusive del sistema di spartizione delle commesse pubbliche...
con una sistematica violazione delle norme interne ed internazionali sulle gare d'appalto.
Altri gruppi finanziari antagonisti hanno rinunciato alla strada della commessa pubblica ed
optato per accordi diretti con Cosa Nostra... Il grande capitale continua ad essere
assistito dallo Stato, svincolato dalle regole del mercato".
Lo scandalo dell'Alta Velocità, ormai decennale, è praticamente passato in silenzio in tutti
questi anni.
Come ha detto lo stesso Imposimato, essendo i potentati economici proprietari dei mass
media (vedi Fiat e "La Stampa"), l'informazione in proposito è stata assolutamente
assente.
Strade pericolose.
Brindisi 1
Brindisi 2
errata corrige
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Business To Business
La gravita' delle affermazioni di Berlusconi sulla vicenda Fondi
Veramente importanti,le letture indicate da BESUGO, tutte. Da non perdere "Brindisi 1" e "Brindisi 2", intervento del 18 agosto h 14.08. La triste vicenda del giudice Clementina Forleo contiene elementi etiopatogenetici rilevantissimi al fine di comprendere molti meccanismi di questo " Paese dei misteri". Una preziosa chiave per aprirne le invalicabili porte. Sarebbe veramente utile studiarne il caso fin nei minimi dettagli,fin nelle circostanze più insignificanti,e lasciarne una traccia indelebile nella Storia.
Brindisi1 di Besugo è certamente da leggere, ma preferisco l'originale di Vulpio (purtroppo non europarlamentare), quando ancora poteva scrivere sul Corriere:
http://archiviostorico.corriere.it/2008/gennaio/10/
Caso_Forleo_indagati_ufficiale_co_9_080110113.shtml.
Il link riportato da Besugo:
http://www.namir.it/MAFIAGRAFFITI/forleo.htm
riporta commenti che potrebbero far pensare ad una cospirazione di una precisa parte politica, quando purtroppo la drammatica verità è che esiste un vergognoso connubio trasversale.
Detto ciò io sono grato a Besugo di averci rinfrescato la memoria e di averci spinto a nuove ricerche.
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