giovedì 20 settembre 2012

Democratica, ma anche no




di Marco Travaglio
(Giornalista)





da Il Fatto Quotidiano del 20 settembre 2012


Nel 1989, quando crollò il muro di Berlino, cadde anche il velo sulle vergogne che i moderati avevano accettato in nome dell’anticomunismo.

Nel ‘92, quando si sbriciolò il muro di Bettino, quanti giustamente l’avevano combattuto persero la maschera e restarono nudi come il re della fiaba: la sinistra italiana, che già annusava il potere e si spartiva le future poltrone, fu spazzata via da B.: che era, sì, il peggior cascame del craxismo, ma fu anche il più lesto a capire che l’asse destra-sinistra era stato soppiantato dall’asse vecchio-nuovo. Si travestì da nuovo e vinse.

Ora però è caduto anche il muro di Arcore. E quelli che stavano dall’altra parte s’illudono di raccattarne l’eredità. Senz’accorgersi che, senza più l’alibi e lo spauracchio dell’uomo nero che li ha tenuti in vita per vent’anni, hanno perso qualunque ragion d’essere.

Un giorno, in un raro lampo di lucidità, D’Alema definì la sinistra “una malattia accettabile solo grazie all’esistenza di questa destra”.

Infatti, ora che B. non c’è più, almeno sul proscenio, vengono a galla tutte le magagne del fronte opposto. E si comincia a capire che non tutti quelli che si opponevano a B. (o fingevano) lo facevano per motivi di principio: la questione morale anzi penale, la devastazione della Costituzione, il conflitto d’interessi, la posizione dominante sul mercato dei media, l’uso privato delle istituzioni. Ma solo perché B. stava “a destra” (peraltro a sua insaputa). Tant’è che, sulle questioni di principio, si sono sempre messi d’accordo con lui. E, anche se nessuno ci fa caso, da nove mesi il Pd è alleato del Pdl.

Le questioni di principio hanno interessato ristrette élite di politici, intellettuali, magistrati, giuristi e artisti affezionati ai valori liberali della Costituzione, dunque guardati con ostilità o sospetto dalle rispettive corporazioni. Esempio: la sgangherata campagna di B. contro le “toghe rosse”, cioè contro chiunque gli desse torto, ha impedito una seria riflessione sul collateralismo di parte della magistratura col maggior partito di sinistra, speculare a quello di altre correnti togate col centrodestra. Ora che crolla il cerone del Caimano, viene allo scoperto la faccia peggiore della sinistra, politica e giudiziaria.

L’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia investe politici di destra, centro e centrosinistra disturbando i compagni Napolitano e Violante? Subito il Pd e la stampa al seguito attaccano i pm di Palermo lasciati soli da B. E pazienza se quei pm appartengono a Magistratura democratica.

Anzi ieri la corrente – nata nel 1964 per difendere il diritto-dovere dei magistrati di parlare – ha emanato un documento di rara viltà, che spara su di loro senza neppure nominarli e pare scritto dal Tartufo di Molière.

Md premette che “da sempre rivendica l’opportunità della partecipazione dei magistrati al dibattito politico”. Ma, “con la stessa fermezza e vigore”, rivendica pure il contrario. Infatti accusa i pm di: “arrecare pregiudizio al lavoro giudiziario e all’immagine della giurisdizione”; “inaccettabile ricerca del consenso a indagini o processi”; “ricerca esasperata di esposizione mediatica con la sistematica partecipazione al dibattito”; “creare ‘verità’ preconfezionate che rischiano di influenzare le decisioni giudiziarie”.

Cioè, a condizionare i giudici penali e costituzionali non è il fuoco concentrico di Quirinale, governo, partiti, Anm, Csm, tv e stampa: sono un paio di pm che si permettono di rivendicare la correttezza del proprio lavoro e 150 mila lettori del Fatto che solidarizzano con loro.

Chissà che avrebbe scritto Md se gli attacchi fossero partiti da B.

Finalmente si chiarisce il vero significato di “Md”: Magistratura Dipende. Si spera che da questo vecchio carrozzone sopravvissuto al muro di Berlino, alla prima e alla seconda Repubblica, scendano i magistrati davvero imparziali. Che non conoscono destra o sinistra, ma solo l’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.


8 commenti:

francesco Grasso ha detto...

GRAZIE PER L'ARTICOLO POSTO.
Nell'articolo precedente ho posto una nota: "Caso Ingroia - Manifesta legittima difesa", è possibile trasferirlo su questo ?.
Un caro abbraccio alla Redazione e grazie ancora.

Francesco Grasso ha detto...

CASO INGROIA – MANIFESTA LEGITTIMA DIFESA

Fin dal primo momento, quando ancora nessuno era a conoscenza delle rilevantissime indagini sulla “trattativa Stato-mafia”, il p.m. di Palermo A. Ingroia, in forma arbitraria, di inaudita violenza(rectius, semper udita), viene investito da una campagna diffamatoria a fini delegittimanti, con caratteri di elevata provocazione, da parte istituzionale, sia pubblica che privata, ad alti livelli, sostenuta da una ampia pletora di manutengoli e servi del potere, estesa fino alle più infime categorie. Inizia il presidente del Consiglio dei ministri S. Berlusconi accusandolo di sperperare risorse del contribuente per indagini vecchie nel tempo, pertanto inutili e pretestuose. Invero azione gravissima ed inqualificabile, attesa la materia delle indagini. Fatti di sangue gravissimi, imprescrivibili, compromettenti la personalità dello Stato, nonché la sicurezza e l’onore . In relazione all’obbligatorietà dell’azione penale, un dovere assoluto ed inderogabile, soprattutto in un Paese intriso di lacrime e sangue, con una storia di stragi mai risolte, che comincia dal primo giorno della nascita del regime, ad oggi! Segue immediatamente dalle onde di “Radio Londra” la requisitoria del manutengolo più consistente almeno in peso, con la pretesa che le sue opinioni(anche le frasi scurrili, vedi definizione irripetibile dei magistrati, pubblicamente recentemente espressa alla presenza di Mentana ) debbano essere considerate “comunis opinionis”, pertanto insuscettibili dell’obbligo di darne dimostrazione di attendibilità, ancor prima di essere esposte. Continua poi, in forma massiva ed insistente, l’enorme pletora dei servi del potere. Infine nel momento più delicato esordisce la coppia A.N.M.- C.S.M., con la solita, puntuale attività delegittimante. In forma apodittica e tautologica si pone alla base delle censure un comportamento tendente all’esposizione esterna, alla concentrazione di attenzioni sulla persona e pertanto alla possibilità di apparire schierato e pertanto magistrato imparziale. Nella sostanza si accusa il p.m. Ingroia di manifestazioni di pensiero, ancorchè non vietate dalla legge, inopportune. Si pone a metro di comparazione la magistratura del “Common law”, il sistema dei Paesi anglosassoni, ove tale comportamento, in relazione a quel sistema, abissalmente diverso dal nostro a tradizione romanistica, ovviamente non può essere ammesso. In un Paese dei misteri come il nostro, con un popolo reso in coma profondo, libero di argomentare solo di calcio e di veline, ormai senza memoria, senza cultura, senza valori, senza ragione, senza dignità, senza onore, e pertanto senza giustizia, il gioco è fatto. Una pletora barbara, oppressa da un’ignoranza senza limiti, che a tutti i livelli, universalmente definisce le Sentenze, verdetto, due cose abissalmente diverse in relazione all’enorme diversità dei sistemi anglosassoni e romanista, ovviamente accoglie le censure. Il verdetto è una decisione giudiziaria senza motivazione, assunta da una giuria composta da cittadini comuni, estranei al alla conoscenza del diritto. Il sistema anglosassone si è sviluppato essenzialmente come diritto giurisprudenziale(le sentenze precedenti), che vincola le decisioni successive. Il giudice guida in forma rigida l’evoluzione del processo. Le norme codicistiche sono pochissime. E’ ovvio che in un sistema dove si emette una decisione, anche una condanna a morte, senza l’obbligo di darne la pur minima motivazione,
ter c.p.)!

... continua ...

Francesco Grasso ha detto...

... continua ...

2) Nella prassi, le norme processuali, soprattutto se processualmente ininfluenti, possono essere agevolmente violate, in quanto da parte dei cittadini comuni è sostanzialmente impossibile perseguire i magistrati. Spesso(v. caso che mi riguarda), anche in casi gravissimi si assiste ad un silenzio assoluto su tutta la linea di controllo, fino al massimo vertice. Se invece, nel nostro sistema, un magistrato si espone, si mette in moto una macchina gigantesca che lo stritola. Poiché, nel nostro sistema, l’esposizione segue sempre indagini che sfiorano il sistema di potere perverso, il macello consiste in una prima fase di gratuite offese delegittimanti, poi nella morte civile e se insufficiente nella morte materiale.
Da ciò ne consegue che l’esposizione dei magistrati, nel nostro sistema, al contrario di quello anglosassone, non solo non costituisce alcun pericolo, ma addirittura una garanzia, visto che solo questi magistrati, sostanzialmente, sono gli unici obbligati a rigare dritto, e nella forma più assoluta possibile. Ne consegue ancora, per esperienza universale lunga 67 anni precisa ed incontrovertibile, che la campagna delegittimante, barbara, violenta, vasta, estesa agli altri magistrati impegnati nella ricerca della verità sui grandi misteri, possiede precisi segni semeiologici della catena di azioni che portano al loro macello morale e materiale. Nei fatti per cui si argomenta, l’esposizione che illegittimamente si censura, ha consentito al Popolo sovrano l’esercizio della propria prerogativa costituzionale fondamentale(tantè che è sistemata nel 1° articolo della Costituzione), ossia, formalmente rilegittimare, con la marea di firme raccolte con l’aiuto del quotidiano “il Fatto Quotidiano”, i magistrati ingiustamente offesi. L’esposizione che si censura, oltre a costituire azione di particolare valore nell’interesse del Popolo italiano sovrano, costituisce pertanto una forma necessaria di legittima difesa. Difesa di valori supremi quale l’onore e la vita.

Francesco Grasso

francesco Grasso ha detto...

PER LA LUNGHEZZA DELL'INTERVENTO SI E' PERDUTO UN PEZZO CHE VA INSERITO DOPO LE PAROLE "PUR MINIMA MOTIVAZIONE(FRA 1 2ìE 2)
......pur minima motivazione, ove poi le impugnazioni sono rigidamente regolate (per i poveri sventurati solo un sogno, mentre nessuna esecuzione capitale si conosce a carico di un mafioso ), il comportamento interno ed esterno dei giudici è non solo rilevantissimo, ma è l’unico elemento di giudizio a disposizione della comunità. Nel nostro sistema “romanistico”, la materia inerente i fatti processuali è minuziosamente regolata, fin nei minimi particolari, da migliaia, centinaia di migliaia, di norme. Il magistrato è obbligato(art. 124 c.p.p.), in forma rigidissima a osservare le norme e a darne preciso conto e ragione nella motivazione, che non può essere fittizia, apparente, apodittica, tautologica. Il nostro ordinamento sanziona penalmente, in forma severissima, qualsiasi minima inosservanza, anche ininfluente processualmente, che subito integra il reato di abuso(323 c.p.), e nei casi più gravi la corruzione in atti giudiziari(319 ter c.p.)!

CHIEDO SCUSA E GRAZIE

menici60d15 ha detto...

L’Italia cartografica

Gli abitanti di “Flatland” (Abbott) vivono in un mondo a 2 dimensioni. Una sfera che attraversa il loro mondo gli appare come l’inopinata comparsa sul territorio di un cerchio che aumenta di diametro e poi si riduce, fino a sparire altrettanto misteriosamente. Travaglio parla di muri, ma sembra che in Italia ci sia una visione bidimensionale: si scotomizza l’influenza e il peso determinante di poteri sovranazionali in questioni come la mafia (La mafia e l’antimafia favoriscono la soggezione del Paese a poteri extra-nazionali ? http://menici60d15.wordpress.com/2012/07/28/4271/  ). Come i flatlanders vedono una circonferenza che varia dove in realtà c’è il passaggio di una sfera, noi vediamo in chiave nazionale, in interpretazioni ricche di colore ma piatte, eventi come la mafia, il terrorismo e anche Tangentopoli che invece devono gran parte della loro forza a impulsi extra-nazionali, con finalità ed effetti diversi o perfino opposti rispetto a ciò che sembrano.

Oggi si agita la questione della trattativa. Da tanti anni mi chiedo perché la magistratura non ha fatto chiarezza sulle stragi del ‘92, e se è stato normale, e se i magistrati hanno trovato normale, che alla vicepresidenza del CSM siano andati Rognoni e Mancino, ministri dell’Interno in anni di eversione “di Stato”; Stato che a sua volta appare avere obbedito a poteri ad esso superiori. Anche questo scontro, portato all’incandescenza dai media, tra Procura di Palermo e Quirinale, questa eco dopo 20 anni degli sconvolgimenti del ’92, potrebbe in futuro rivelarsi come la manifestazione ai nostri occhi dell’attraversamento del Paese da parte di oggetti la cui dimensione non riusciamo a concepire o non vogliamo concepire.

salvatore d'urso ha detto...

Davvero bello l'articolo di marco travaglio...

Qui provo a dire le cose più importanti che ho già detto su altri blog e siti web...

I PM di Palermo, come tutti i magistrati d'Italia, devono avere sempre e comunque, come tutti i cittadini la possibilità di poter partecipare ad un qualsiasi dibattito pubblico, specialmente poi nel caso si tratti di giustizia e criminalità.

La bufera però che si è innescata prima a livello mediatico, poi a livello politico e poi ancora a livello addirittura e da non crederci a livello sindacale.

Ebbene la situazione in breve è stata questa, i pm di palermo hanno fatto un'indagine delicatissima colma di ostacoli già prima di partire e riempita di ostacoli di vario tipo durante il suo percorso.
Nessuna istituzione si è attivata per rendere quel duro lavoro più agevole, anzi...

E si è cominciato con frecciatine seguite da cannonate sia da parte dei media che da parte di alcuni politici multicolore... per poi sopirsi e poi di nuovo ricominciare. Tutto questo è andato avanti per un bel pò di anni...

In tutto questo ne l'ANM, ne MD, ne il CSM... hanno provato con forza a difendere il pool di palermo... ne aperto pratiche a loro tutela... ne fatto qualsiasi cosa poteva e doveva essere fatta per tutelare la serenità di quel pool nel completamento della delicatissima inchiesta non vedeva interessati ladri di polli... o salendo le scale del criminalità organizzata boss di questo o quel clan mafioso... ma l'inchiesta andava ad inabissarsi nelle fogne del potere italiano... e non si sa mai che qualcosa di davvero puzzolente potesse mai essere portato alla superficie...

Ed ecco cosa che da nessun giornale ho letto ed è mai stato detto con forza...

Se i magistrati hanno parlato... e possono e devono farlo... è perchè c'è chi non ha fatto il suo dovere... ha aspettato poi che i magistrati dicessero qualcosa visto l'enormità del fuoco aperto contro di loro... e subito anche questi a dargli addosso... tutto ciò è schifosamente paradossale... questi signori devono vergognarsi e non capisco come i magistrati italiani possano farsi rappresentare da questi tizi...

Se ne approfittano perchè sperano e pensano che le persone non capiscono... e purtroppo credo che almeno in questo abbiano ragione... fino però a quando i magistrati sotto attacco non cominciano A PARLARE...

bartolo ha detto...

non credo parleranno mai i magistrati; la stragrande maggioranza è stata infinocchiata, un'altra cospicua fetta è stata felice di farsi infinocchiare ed ha infinocchiato a sua volta! naturalmente, non è il caso di quelli che conoscono e sanno lottare la mafia. una piccola minoranza, quindi. anzi, da contarsi sul palmo di una sola mano. anche perchè, il sistema mafioso, per sopravvivere, può tollerare al massimo pochissime unità.

Anonimo ha detto...

Bentornata, Redazione di Uguale!

Avevo quasi perso le speranze....

Segnalo, sullo stesso tema affrontato da Travaglio, il più recente comunicato di unicost, che però non riesco a postare: stessa solfa, solo scritta in maniera meno "forbita" di quello di M.D.: va riconosciuto, a quest'ultima, che la classe (correntocratica) non è acqua: lo dico con estremo dispiacere, ovviamente, visto che l'età mi consente di ricordare, sia pur nella vaghezza dell'adolescenza, una Magistratura Democratica affatto diversa...

Grazia Fenza, g. trib. Crotone