L'assemblea generale dell'Anm ha
deciso che Luca Palamara ha commesso gli illeciti associativi e disciplinari
dei quali era accusato e che la sua espulsione è giusta.
Nulla da eccepire in proposito anzi.
Da questa prima conclusione
dobbiamo però dedurne in via logica almeno altre due.
La prima è che non possiamo più
mettere in dubbio la compartecipazione a quei fatti di tanti colleghi, anche di
correnti diverse da quella di cui faceva o fa ancora parte Palamara.
Dalle chat risulta infatti che il
p.m. romano era un instancabile collettore di richieste, più o meno pressanti,
che poi coltivava in seno al Csm.
E quelle richieste non possono
che qualificarsi come raccomandazioni.
Lo abbiamo già scritto in altre
occasioni ma dobbiamo ripeterlo, evidenziarlo in grassetto e sottolinearlo visto il
tentativo di numerosi, troppi, colleghi colti a trafficare con “il signore
delle nomine” di nobilitare le loro intercessioni come doverose, e addirittura
meritevoli, “segnalazioni” di candidati di valore.
E ancora una volta dobbiamo ricordare che le raccomandazioni dirette ad influire sulle scelte del Csm integrano illecito disciplinare e deontologico anche se provengono da magistrati e che gli autori di esse non avevano nessun titolo o ruolo per segnalare chicchessia, senza contare che erano motivati da mestissime ragioni clientelari.
La seconda conclusione che possiamo, e
dobbiamo, trarre dal destino associativo del collega è che non è mai esistito
un sistema Palamara ma esiste un sistema di lottizzazione delle nomine gestito delle correnti perché Palamara operava
in un organo collegiale e non poteva da solo condizionarne le decisioni.
Ed allora, fino a quando Anm e
Csm ed anche le correnti interessate non daranno una prova concreta di voler
“fare pulizia”, quella pulizia invocata da un numero sempre più elevato di voci
(segnalo il link all’editoriale di oggi di P.Mieli che si inserisce in quel
coro: https://www.corriere.it/editoriali/20_settembre_20/caso-palamara-quanta-fretta-csm-70393028-fb70-11ea-a2be-cc6f2f2b148b.shtml
) il sospetto, o la convinzione, che si sia voluto trovare in lui un capro
espiatorio sarà sempre più forte.
Oggi ricorre l’anniversario della
morte di R. Livatino ed una delle sue frasi più celebri era: “Quando moriremo,
nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”
Ebbene, i cittadini si attendono
di vedere una Anm e un Csm credibili almeno ora.
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