lunedì 16 novembre 2020

La volpe e l'uva

di Pietro Murano - Magistrato

C’era una volta una volpe molto furba”.

Questo l’incipit della favoletta per bambini propinata, a scopo educativo, per l’insegnamento che viene dalla sua morale, credo nota a tutti.

Ed a quella morale è andato il mio pensiero nel leggere l’articolo di stampa (Il Giornale del 15/11/2020) a firma di Luca Fazzo, ripreso da altre testate, che ha ritenuto di impegnare la sua penna per riportare le gesta del magistrato Giovanni Favi che – è questa la notizia – avrebbe indicato (sembra di capire) a suoi colleghi, come rimedio antivirus, addirittura la liquirizia.

Forse il collega, nel consigliare ad altri quella sostanza, avrà commesso l’errore di dare credito ad una notizia evidentemente da lui appresa da fonte non verificata: il giornalista, infatti, evidenzia – mostrandosi certo che si tratti di una falsa notizia – come manchino evidenze scientifiche che ne attestino la correttezza.

E, però, lo stesso redattore dell’articolo ha mostrato lacune di approfondimento laddove – evidentemente mal suggerito – ha riportato che il collega “Si chiama Giovanni Favi e non è un magistrato qualunque: è uno dei leader di «Articolo 101», la corrente nata recentemente in contrapposizione frontale con la vecchia nomenclatura dell'Associazione nazionale magistrati. Favi, che era stato promotore qualche anno fa di un referendum per mettere un tetto al carico di lavoro delle toghe, si è candidato alle ultime elezioni per l'Anm, e sarebbe stato anche eletto: ma per le regole interne ad Articolo 101 sull'alternanza di genere ha dovuto cedere il posto a una signora”.

Due le inesattezze.

La prima.

Giovanni Favi è proprio un magistrato qualunque. Proprio come me e come tutti gli altri magistrati italiani, indipendentemente dal ruolo e dalle funzioni da ciascuno di noi svolte, proprio come previsto dall’art.107 della Costituzione. E la lista “Articolo 101” – formazione spontanea di magistrati basata sulla disponibilità a candidarsi alle ultime elezioni per il Comitato Direttivo dell’ANM per sostenere i tre punti del programma volti a garantire la sottoposizione dei magistrati solo alla legge – per sua natura e per l’assenza di organizzazione strutturata, in coerente ossequio di quel principio costituzionale, né può definirsi propriamente come una corrente, nè ha alcun leader.

La seconda circostanza da evidenziare è che, non avendo una struttura organizzativa, ovviamente la lista “Articolo 101” non può essersi dotata di un proprio regolamento interno che imponesse a Favi galanterie.

Certamente Giovanni Favi, collega noto anche oltre i limiti del suo distretto in ragione dell’impegno anticorrentizio dimostrato da tempo, ha avuto un numero di voti che gli avrebbe consentito di essere uno dei quattro componenti eletti con la lista nel nuovo CDC. Tuttavia egli non ha rinunciato ad alcunchè: quello che vuole farsi passare per un gesto cavalleresco in favore di una “signora” è frutto della regola statutaria del CDC che prevede la garanzia della parità di genere assicurando il rispetto delle quote rosa.

A parte l’evidente gaffe (la “signora” è anch’ella un magistrato che ha, a sua volta, ottenuto le preferenze di un certo numero di colleghi), l’intervento giornalistico trova una sua contestualizzazione, in questi giorni, in cui le uniche notizie di stampa che riguardano la magistratura si limitano alle difficoltà in seno al suo ricostituito organo sindacale di formare una giunta unitaria, voluta dalla maggioranza ed avversata dai soli appartenenti alla lista “Articolo 101”, contrari ad ogni forma di consociativismo. Invece passa sotto assoluto silenzio la gravità della situazione – eppure da più parti denunciata - in cui versano pressochè tutti gli uffici giudiziari italiani in tempo di pandemia, mentre si registra ormai l’oblio dei media sui numerosi magistrati coinvolti nelle intercettazioni del ripudiato Palamara,

A pensar male si fa peccato, ma..…....

L’enfasi con la quale viene tratteggiato il ruolo del giudice Favi in seno ad una lista certamente minoritaria e di opposizione appare maliziosa e fa tornare alla mente la volpe della famosa favola: non bisogna disprezzare qualcosa solo perché non la si può ottenere.

Vien fatto di rievocare un episodio di qualche tempo fa in cui venivano stigmatizzati comportamenti - definiti come "stravaganti" – di un giudice civile milanese (che aveva condannato il gruppo Fininvest a risarcire alla CIR di Carlo De Benedetti 750 milioni di euro, per lo "scippo" di Segrate: il lodo sul controllo del pacchetto azionario della Mondadori risolto nel 1990 a favore del gruppo Fininvest in cambio di mazzette versate ad alcuni giudici romani), per il solo fatto che egli, davanti alla bottega del barbiere, aveva un atteggiamento impaziente, perciò qualificato anomalo, anche perchè vestiva calzini turchesi.

Ci si chiede – a proposito di volpi - cosa si sarebbe scritto se il collega Favi avesse tenuto comportamenti più gravi sotto il profilo del decoro e dell’immagine per chi fa una professione così delicata, come fece quel magistrato che chiese di non essere identificato durante un controllo di polizia in un locale dove era in corso un festino gay e lui era vestito da volpe con doppia coda.

Morale: così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze (Esopo)

 

In relazione alle notizie riportate da Dagospia sul dott. Giovanni Favi, volentieri  riceviamo e pubblichiamo la rettifica nei termini già riportati su quella testata.

L’affermazione di Dagospia “Vi sembrava di aver toccato il fondo con il poliziotto e il ciondolo anticovid ? Ricordatevi che al peggio non vi è mai fine: Il magistrato Giovanni Favi, uno dei leader di “Articolo 101”, ha inviato ai colleghi una lista di rimedi per proteggersi dall’epidemia: oltre alla vitamina D (e fin qui tutto bene) propone l’Echinacea, la quercetina e, dulcis in fundo, la liquirizia. ”Succhiando una Saila tieni lontano il virus ” costituente titolo a commento dell’articolo di Luca Fazzo pubblicato su “Il Giornale in pari data 15/11/2020 poi sotto riportato, contenente questo l’affermazione “Ma poi ecco l’arma finale: la liquirizia. Dove sta scritto che succhiando Saila si tenga lontano il virus (Il Covid) il giudice non lo dice. Ma soprattutto non dice se insieme a giurisprudenza, nei ritagli di tempo, abbia studiato anche medicina.”, si pongono in clamoroso contrasto con quanto pubblicato dallo stesso “Il Giornale” nel suo inserto Salute il 17/07/2020, dove testualmente tra l’altro si legge: “CORONAVIRUS: un’arma in più dalla liquirizia -L’avevano già evidenziato alcuni studi internazionali e ora è stato confermato dall’Università Federico II di Napoli: la glicirizzina, il principale costituente della liquirizia, ha la capacità di ostacolare l’ingresso del virus all’interno delle cellule umane”. La notizia era stata pubblicata anche da “Repubblica” il 07/07/2020, oltre che confermata da pubblicazioni scientifiche. Nella mail a carattere privato inviata dal dott. Giovanni Favi inoltre si specificava chiaramente che venivano comunicate delle notizie fornite da medici fornendo anche dei riferimenti per controllare ed informarsi, raccomandandosi comunque un previo consulto medico, dando per notorio che la recente apparizione del COVID non consentiva a qualsiasi protocollo medico di prevenzione o cura di basarsi su studi clinici pluriennali. Con riferimento alla efficacia preventiva della Quercetina e della Echinacea relativamente al COVID 19 si può consultare fra l’altro, quanto alla prima, gli inserti Salute del 03/09/20 di “Repubblica” “ La quercetina contro il Coronavirus” e del “Messaggero” “Quercetina, la molecola naturale che uccide il virus. CNR: così inibita la proteina chiave”, e, per l’echinacea, quanto pubblicato sul sito dell’ U.S. National Library of Medicine https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32985017/).  Quindi l’accostamento fra quanto scritto dal dott. Favi e la vicenda del “ciondolo miracoloso”, presentata chiaramente come esempio di “bufala” appare obiettivamente mistificatorio e diffamatorio. Non corrisponde a verità nemmeno l’affermazione de “Il Giornale” che il dott. Favi, candidato alle elezioni per l’ ANM “sarebbe stato anche eletto, ma per regole interne ad Articolo 101 sull’alternanza di genere ha dovuto cedere il posto ad una signora.” La sua mancata elezione è stata frutto di un’interpretazione dell’ufficio elettorale della ANM (al quale è del tutto estranea la lista Articolo Centouno) con riferimento alle quote di genere in contrasto con quella data per quasi 10 anni fin dal 2011. Né la candidata eletta nella stessa lista (che ha offerto le proprie dimissioni) né il dott. Giovanni Favi che non ha fatto reclamo hanno d’altra parte fatto una questione di poltrone, essendo solamente necessario portare avanti delle idee. “. Considerata la portata lesiva di quanto da Voi pubblicato, debbo riservarmi ogni più opportuna tutela del dott. Giovanni Favi in sede giudiziale e di effettuare una segnalazione all’Ordine dei Giornalisti, chiedendo fin da ora il risarcimento di ogni danno, anche morale, cagionato dal predetto articolo. Con distinti saluti.

Avv. Domenico CIABATTINI


In data 03.11.2022 è stata, infine,  pubblicata su Il Giornale la rettifica  nei seguenti termini:  Prendiamo atto della rettifica del dottor Favi, non tempestivamente pubblicata per un mero disguido. La notizia circa il potenziale effetto preventivo della liquirizia sul Covid era stata precedentemente pubblicata, tra gli altri, anche dal Giornale, mentre il dottor Favi ha scritto una mail privata di carattere esclusivamente informativo ad alcuni colleghi, riportando fonti mediche, ma senza per questo arrogarsi alcuna competenza clinica. Non era intenzione né costume della testata offendere il dottor Favi ma, qualora ciò fosse avvenuto, ce ne scusiamo con il diretto interessato.

4 commenti:

Unknown ha detto...

Non ho commesso alcun errore fornirò le pubblicazioni in merito.
Fra l'altro é lo stesso Giornale che ha pubblicato la notizia. Vi prego di rettificare al più presto.
Giovanni Favi
http://salute.ilgiornale.it/news/30085/virus-molecola-ingresso-cellule-glicirrizina/1.html

Unknown ha detto...

Non ho commesso alcun errore fornirò le pubblicazioni in merito.
Fra l'altro é lo stesso Giornale che ha pubblicato la notizia. Vi prego di rettificare al più presto.
Giovanni Favi
http://salute.ilgiornale.it/news/30085/virus-molecola-ingresso-cellule-glicirrizina/1.html

bartolo ha detto...

Il dottor Nicola Saracino nel post "non si lega la verità" riporta che l'Italia è al 41nesimo posto per libertà di stampa.
Il Giornale se non avesse negli anni, con le proprie volpi senza coda, contribuito al merito di tale classificazione, avrebbe dato notizie sui giudici che le bilance le usano come i mercanti nel tempio, piuttosto che su quelli che dopo averle correttamente usate, si distraggonoa sui colori: ora turchese dei calzini, ora nero della liquirizia.

Giammauro PASQUALE ha detto...

Ma se e' vero come ho sempre creduto fino a poco tempo fa, ora sinceramente ho molti dubbi, che le responsabilita' maggiori del pessimo stato in cui versa da decenni il sistema Giustizia nel nostro Paese siano da riferire ai politici; ma se e' vero che la maggior parte dei magistrati fanno il loro lavoro con serieta' e scrupolo, e quindi da un (sistema) del genere sono non solo non riconosciuti per il loro lavoro, ma sostanzialmente danneggiati. Perche' non fanno sentire la loro voce in modi piu' decisi, al di la' di questo meritevole blog? Non sara'che anche la maggior parte dei magistrati onesti e che lavorano in silenzio e con atti giudiziari, non su i media. in fondo per continuare a godere dei tanti privilegi scelgono volontariamente il silenzio? La vicenda Palamara e a mio giudizio il caso Davigo ancora di piu' avrebbero meritato ben altra reazione. E invece timide reazioni e assordante silenzio