lunedì 7 dicembre 2009

Il concorso esterno in associazione mafiosa





di Giuliano Castiglia
(Giudice del Tribunale di Termini Imerese)




Negli ultimi giorni è montato sempre più il già sperimentato refrain secondo cui il c.d. “concorso esterno” in associazione di tipo mafioso è un reato NON previsto dal codice ma creato – qualcuno, suggestivamente, dice inventato – dai giudici.

Ma in Italia i giudici non creano reati per il semplice motivo che non lo possono fare; se lo facessero, violerebbero un fondamentale principio costituzionale che è quello della assoluta riserva di legge in materia di punizione penale.

Solo al Parlamento compete la funzione di stabilire in via generale ed astratta che cosa è reato ed è una fortuna che sia così.

Se fosse vero che il concorso in associazione mafiosa è inventato dai giudici, sarebbe tale anche il concorso, per esempio, in furto, in rapina, in omicidio, in violenza sessuale, in corruzione, in violenza sessuale di gruppo e via elencando.

Per comprendere come stiano davvero le cose è inevitabile affrontare il tema in termini tecnici. Qui tenterò di farlo in modo da risultare comprensibile anche ai non addetti ai lavori, ai quali questo scritto è diretto.

Come accennato, la Costituzione (art. 25, comma 2) riserva al legislatore il compito di prevedere, ossia di individuare ex ante e in generale, quali fatti costituiscono reato.

Il Parlamento, attraverso lo strumento della legge, formula previsioni astratte mediante le quali costruisce le “fattispecie di reato” o “fattispecie incriminatrici”, cioè modelli di condotte umane che sono considerate reato e che i tecnici chiamano “tipi” o – più comunemente – “fatti tipici”.

Spetta invece ai giudici, anche in questo caso per dettato costituzionale (art. 102 Cost.), stabilire ex post e in particolare, attraverso lo strumento della sentenza, se una condotta che è stata concretamente realizzata da qualcuno costituisce o non costituisce reato.

Il loro compito si articola fondamentalmente in due momenti: accertare, innanzi tutto, che cosa si è concretamente verificato, ossia qual è la specifica condotta che è stata realizzata; operare, quindi, una verifica di corrispondenza della condotta concreta rispetto alla “fattispecie” di reato prevista dalla legge, ossia rispetto al “fatto tipico”. Se la verifica ha esito positivo, la condotta concreta realizzata sarà considerata reato.

La legge penale – quella alla quale volgarmente ci si riferisce dicendo “il codice” – costruisce le singole “fattispecie incriminatrici” riferendosi agli autori che pongono in essere tutti gli elementi della fattispecie stessa.

In altri termini, le norme di legge che definiscono i singoli reati fanno riferimento a chi pone in essere la “condotta tipica”, ossia la condotta che presenta tutti gli elementi richiesti dalla legge per la configurazione del reato.

La stragrande maggioranza delle fattispecie di reato sono costruite dalla legge come fattispecie così dette “monosoggettive”, ossia fattispecie che fanno riferimento a condotte che possono essere realizzate anche da un solo soggetto.

Tali sono, per esempio, il furto (art. 624 c.p.), la rapina (art. 628 c.p.), l’omicidio (art. 575 c.p.), la violenza sessuale (art. 609 bis c.p.), tutti reati che possono essere realizzati anche da un solo soggetto.

Si pone allora il seguente interrogativo: come trattare il soggetto che, pur ponendo in essere una condotta non tipica – c.d. “condotta atipica” –, cioè una condotta che non realizza alcuno degli elementi richiesti dalla legge per la configurazione del reato, tuttavia fornisce un contributo a che essi siano realizzati da altri soggetti?

La risposta è pure essa nel codice e, precisamente, nell’art. 110 c.p. ed è nel senso che il soggetto da noi considerato, cioè colui il quale pone in essere una “condotta atipica” che però contribuisce alla commissione della condotta tipica da parte di altri, deve essere trattato esattamente come chi realizza la “condotta tipica”.

Stabilisce infatti l’art. 110 c.p. che “quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita”.

Come si dice comunemente, l’art. 110 c.p. svolge una funzione “estensiva” della punibilità, in quanto, combinandosi con gli articoli che definiscono i singoli reati, estende la punibilità per tali reati a soggetti diversi da quelli che realizzano gli elementi costituivi dei reati medesimi e, in particolare, tra gli altri, ai soggetti che, pur non ponendo in essere alcuno degli elementi in questione, forniscono un contributo – c.d. “atipico” – alla loro realizzazione da parte di un altro o di altri soggetti.

Per rendere meglio l’idea conviene esemplificare.

L’art. 624 bis c.p., che prevede il reato di furto in abitazione, punisce “chiunque si impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri, mediante introduzione in un edificio o in altro luogo destinato in tutto o in parte a privata dimora o nelle pertinenze di essa”.

Pensiamo a Tizio, gestore di una bottega di ferramenta, il quale, avendo ricevuto da Sempronio le chiavi del suo appartamento per la duplicazione, ne fa una copia che, dietro compenso, consegna a Caio, il quale, a sua volta, in un periodo di assenza di Sempronio, si introduce nell’appartamento di quest’ultimo asportando i valori custoditi al suo interno.

Caio, ovviamente, ha realizzato tutti gli elementi della fattispecie del reato di “furto in abitazione” prevista dall’art. 624 bis c.p. e, se scoperto, risponde di tale reato.

Tizio, invece, non ha posto in essere alcuno di tali elementi; eppure, consegnando a Caio le chiavi dell’abitazione di Sempronio, ha fornito un contributo fondamentale per la realizzazione del reato.

Alla stregua del solo art. 624 bis c.p., egli non ha commesso alcun reato; tuttavia, poiché l’art. 624 bis, come ogni altro articolo che prevede una specifica fattispecie di reato, si combina con l’art. 110 c.p., anche Tizio, se scoperto, risponde del reato di furto in abitazione punito dall’art. 624 bis e, più precisamente, ne risponde a titolo di “concorso”.

Oltre alle fattispecie “monosoggettive” – che, come detto, rappresentano la gran parte delle fattispecie incriminatrici – la legge penale prevede alcune fattispecie plurisoggettive, ossia fattispecie incriminatrici delle quali è elemento costituivo necessario la condotta di più soggetti. Si parla, in proposito, di “reati a concorso necessario” o di “reati necessariamente plurisoggettivi”.

Un esempio di questi reati è quello di “violenza sessuale di gruppo” previsto dall’art. 609 octies del codice penale. Secondo tale articolo “la violenza sessuale di gruppo consiste nella partecipazione, da parte di più persone riunite, ad atti di violenza sessuale di cui all’art. 609 bis” (comma 1) e “chiunque commette atti di violenza sessuale di gruppo è punito con la reclusione da sei a dodici anni” (comma 2).

Anche per questi reati, nei quali, tra gli elementi del “fatto tipico”, è presente la condotta di più soggetti, esattamente come per i reati in cui tale elemento non è presente, si pone il problema del trattamento di quei soggetti che, pur non ponendo in essere alcuno degli elementi del fatto tipico, forniscono un contributo alla realizzazione di essi da parte di altri.

Ed anche per questi reati la risposta è nell’art. 110 del codice penale. Esso, come si combina con le fattispecie monosogettive, allo stesso modo si combina con le fattispecie plurisoggettive, così estendendo la punibilità ai soggetti che, pur non ponendo in essere alcuno degli elementi costitutivi dei reati a concorso necessario, contribuiscono alla loro realizzazione da parte di altri.

L’esemplificazione, anche in questo caso, rende l’idea.

Tizio, per un motivo X che non ci interessa, ingaggia Caio, Sempronio e Filano affinché commettano atti di violenza sessuale contro Mevia. Caio, Sempronio e Filano, una notte, si introducono nell’abitazione di Mevia e, ivi riuniti, compiono atti di violenza sessuale contro Mevia.

Chi risponde della violenza sessuale di gruppo? Secondo l’art. 609 octies c.p. ne rispondono Caio, Sempronio e Filano, coloro che, riuniti, hanno partecipato agli atti di violenza sessuale contro Mevia. E Tizio, colui che non partecipa agli atti di violenza sessuale ma dà mandato perché altri (Caio, Sempronio e Filano) li pongano in essere, che fine fa? Se la fa franca?

No, se lo scoprono, non se la fa franca!

Come detto, infatti, oltre che con le fattispecie incriminatrici monosoggettive, l’art. 110 c.p. si combina anche con le fattispecie plurisoggettive, estendendo la punibilità a coloro i quali, pur non avendo realizzato alcuno degli elementi della fattispecie, hanno però fornito un contributo alla loro realizzazione da parte di altri.

Tizio, quindi, risponderà anch’egli del reato di violenza sessuale di gruppo previsto dall’art. 609 octies c.p. e, più precisamente, ne risponderà a titolo di “concorso”.

Anche il concorso – “esterno” o “eventuale” – in violenza sessuale di gruppo, dunque, attraverso la combinazione dell’art. 609 octies c.p. con l’art. 110 c.p., è previsto dal codice.

La stessa identica cosa vale per il concorso (“esterno”) in associazione di tipo mafioso.

L’art. 416 bis c.p. punisce con una certa pena “chiunque fa parte di un’associazione di tipo mafioso”.

Ipotizziamo che Tizio, Caio e Sempronio diano vita ad un’associazione di tipo mafioso, impegnata in varie attività quali estorsioni, commercio di stupefacenti, acquisizioni di lavori dalle pubbliche amministrazioni attraverso appalti gestiti illegalmente, ecc.

Ipotizziamo poi che i tre conoscano il giudice Filano e si rivolgano a lui ogni volta che ne hanno bisogno per un problema che interessa l’associazione e rispetto al quale Filano può dare una mano. E ipotizziamo ancora che Filano sappia dell’esistenza dell’associazione e, nonostante questo, fornisca o si adoperi per fornire l’aiuto richiesto. Per esempio, chiamato a giudicare Mevio, un amministratore inserito nell’associazione, accusato di un reato punibile con la pena da 3 a 6 anni di reclusione, Filano potrebbe – non dico assolverlo pur se colpevole ma anche solo – condannarlo alla pena di 2 anni e 8 mesi riconoscendogli le attenuanti generiche anziché alla giusta pena (non inferiore a 3 anni) che comporterebbe l’interdizione (almeno temporanea) dai pubblici uffici e, quindi, la decadenza di Mevio dalla carica di amministratore.

Tizio, Caio e Sempronio rispondono del reato di associazione di tipo mafioso.

E Filano, che pur contribuendo indubbiamente alla sua vita non fa parte dell’associazione, e, pertanto, alla stregua del solo art. 416 bis, non commette alcun reato, se la fa franca?

No, anche in questo caso, Filano, se scoperto, non se la fa franca.

Infatti, anche in questo caso soccorre l’art. 110 c.p., il quale, combinandosi con l’art. 416 bis c.p., estende la punibilità per tale reato a coloro che, pur non facendo parte dell’associazione mafiosa, tuttavia contribuiscono consapevolmente alla sua vita.

Filano, dunque, risponde del reato di associazione di tipo mafioso previsto dall’art. 416 bis e, precisamente, ne risponde a titolo di “concorso” (“esterno”).

Conclusivamente, quindi, il concorso esterno in associazione mafiosa è previsto dal codice.

Affermare che esso non esiste ed è un’invenzione dei giudici significa negare l’esistenza dell’art. 110 c.p.; il generale meccanismo estensivo della punibilità previsto da tale articolo può non piacere e, in effetti, ad alcuni, tra i quali non mancano anche tecnici della materia, che ne considerano la portata troppo generica ed estesa, non piace; ma non si può dire che non esiste; dirlo è un errore; cercare subdolamente di inculcare negli italiani tale convinzione sarebbe un’impostura.

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P.S. : Per completezza, bisogna dire che l’affermazione secondo cui il concorso esterno in associazione mafiosa non esiste ed è inventato dai giudici strumentalizza talune ben più complesse e sottili posizioni espresse in dottrina circa la problematicità della combinazione tra l’art. 110 c.p. e i reati necessariamente plurisoggettivi e, segnatamente, quelli associativi. In questa sede, però, non è possibile affrontare tali questioni perché il discorso diventerebbe tecnicamente troppo complesso e non è ciò che qui ci proponiamo. Va detto, comunque, che queste posizioni hanno registrato riscontri giurisprudenziali minimi e, attualmente, non ne hanno alcuno.


25 commenti:

francesco Grasso ha detto...

Il combinato disposto degli artt. 110-114 c.p. e 416 bis o anche ter c.p. punisce in forma inequivocabile chi coopera al reato dall'interno,dall'esteno,colleteralmente,ecc. E' logico presupporre,secondo il principio dell'id quod plerumque accidit,che rapporti non meramente occasionali con mafiosi o peggio intere organizzazioni siano finalizzati a scopi criminali della stessa natura e comunque sempre in contrasto con il bene supremo dello Stato.IDONEI A SOSTENERE E POTENZIARE IL SODALIZIO MAFIOSO!!!!
Purtroppo
la giurisprudenza della Cassazione nella definizione tecnica del reato ha eccessivamente dato risalto al termine " esterno". La Stampa poi ha amplificato tale risalto fino a far sorgere in taluni eminenti giuristi il sospetto che la cassazione intende fare riferimento ad una fattispecie penale autonoma.Evento questo tassativamente proibito dall'ordinamento,sia in forza del principio della riserva di legge che voluto per escludere dalla potestà legislativa in materia penale organi estranei al Parlamento(Regioni ecc.)pertanto a maggior ragione rilevante sul potere giudiziario,che per il principio della determinatezza della fattispecie penale,reso ancor più rigido o meglio assolutamente intangibile dal principio del divieto di analogia. Qualsiasi minima autonomia di fattispecie penale non contemplata nel codice divine gravemente illegittima. E' compito del giudice prestare la massima attenzione nell'uso della terminologia durante la sequenza logica della stesura del provvedimento. In altri termini si rischia di fornire strumenti per sentenze suicide,soprattutto a soggetti dotati di elevate capacità giuridiche!
Il comma 2° dell'art. 314 c.p. viene comunemente definito peculato d'uso senza che il termine "d'uso" sia menzionato nel codice.E' la stessa cosa,
ma poichè l'evento non è mai stato amplificato dalla stampa il problema non è mai esistito!

Cinzia ha detto...

Lo so che questa notizia è OT rispetto all'articolo, ma in questo blog non c'è un forum e se si vuole aprire una nuova discussione rispettando le regole e le scelte redazionali non si sa come fare.

Questa possibilità di far approvare un ddl che va in palese conflitto con un'altra già approvata e consolidata legge dello stato mi sembra incredibile. Si sta cercando i tutti i modi di far passare, fosse anche dalla finestra o dalla porta della cantina, ciò che proprio non riesce ad entrare dalla porta d'ingresso.
Chiedo quindi un parere tecnico a chi ha maggiori competenze e può darlo: è possibile che si profili uno scenario tanto schizofrenico da arrivare ad accusare di omicidio una donna che abortisce con prassi e tutela determinata per legge?!
Infondo potrebbe anche essere tutta bieca propaganda atta a ristabilire degli equilibri con una chiesa che in questi ultimi tempi trova le sue posizioni molto più vicine ad una sinistra, che sta sempre meno a sinistra, e non sbraita più su conquiste laiche in parte già ottenute (divorzio, aborto) e tanto meno su quelle ancora da ottenere o difendere (Ru486, coppie di fatto e matrimoni gay)
Sarei molto grata se qualcuno potesse fare una valutazione almeno tecnica... per quella politica ognuno può giudicare da sé.

Questa la notizia tratta da
Aduc, Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori:

4 dicembre 2009 14:27

Modificare l'articolo 1 del Codice Civile per riconoscere la soggettività giuridica di ogni essere umano fin dal momento del concepimento. Questo l'incredibile disegno di legge che e' stato presentato ieri dal gruppo Pdl al Senato in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il presidente Maurizio Gasparri, il vicepresidente vicario, Gaetano Quagliariello, la vicepresidente, Laura Bianconi ed il presidente del Movimento per la difesa della vita italiano, Carlo Casini. Insomma, i vertici del partito di maggioranza. Se il disegno di legge fosse approvato, l'aborto diverrebbe istantaneamente equiparato all'omicidio. Solo in alcuni Paesi mediorientali e asiatici, dove il fondamentalismo religioso è al potere, vi sono simili disposizioni di legge.

I commenti, a dir poco demenziali, dei sostenitori del ddl, ai fini della domanda da me posta sono superflui perciò li taglio e ve li risparmio.
Grazie per l'attenzione.

Anonimo ha detto...

voi giudici però interpretate le leggi e potete decidere se c'è o meno associazione mafiosa allo stesso modo in cui avete avviato la consuetudine della sospensione della legittima difesa per chi è stato obiettore di coscienza e della preclusione della fuga per lo stesso motivo. Per capirci se una persona mi insegue con un bastone e sono stato obiettore di coscienza non posso difendermi né posso fuggire altrimenti rischierei fino a 10 anni di galera per spergiuro sull'obiezione da me attuata.
mi viene riconosciuto solo il diritto dovere di farmi picchiare e tale diritto dovere è stato imposto dai giudici nei confronti degli obiettori, allo stesso modo i giudici decidono di considerare il concorso mafioso in maniera di parte.

Cinzia ha detto...

"...se una persona mi insegue con un bastone e sono stato obiettore di coscienza non posso difendermi né posso fuggire altrimenti rischierei fino a 10 anni di galera per spergiuro sull'obiezione da me attuata."

Cavoli!
Questa non la sapevo, ma è terrificante e decisamente fascista! Immagino che ci siano sentenze che fanno da precedente ad un simile orrore.
Questo è certamente uno dei motivi principali per cui la Magistratura perde terreno sul piano della credibilità.
Voglio dire, non questa cosa specifica in sé, anche se personalmente la trovo gravissima.
La perdita di terreno avviene perché se una buona parte della magistratura è corrotta, collusa o silenziosa, è chiaro che poi laddove parla, denuncia e persegue la verità viene attaccata da chi per convenienza può trarre profitto dalla sua debolezza.
Certo è un problema di non poco conto e, immagino, difficile da affrontare e risolvere, ma forse chi crede davvero di non avere macchia dovrebbe porsi in una posizione di distanza dichiarata dal mucchio.
Perché voi lo sapete bene che le mele sane sono poche dentro al cesto delle mele marce.
Lo si sente ora più che mai con il processo Dell'Utri e le dichiarazioni di Spatuzza, tutto il coro delle cicale non fa altro che invocare le archiviazioni precedenti, alcune quantomeno sospette (vedi Caltanissetta e Tinebra con i suoi successivi incarichi). Non mi sembra proprio giusto che la fatica, il rischio e il lavoro di pochi venga delegittimato dall'opportunismo, il clientelismo, l'ignavia e la pavidità di molti.
Io insisto sempre sul punto che siamo in una condizione estrema a cui dovrebbero conseguire posizioni di scelta estreme.
La corruzione e la collusione dello Stato con comportamenti mafiosi, omertosi e conniventi è davvero troppo pregnante e diffusa per essere sconfitta con canali tradizionalmente istituzionali.
Ci siamo già passati con la stagione di Mani Pulite.
Lì ha vinto il Gattopardo ed ora siamo di nuovo vicino a quel punto di volta e il Gattopardo è sempre in agguato:
"Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!"
Che cosa ci aspetta nell'era dopo Berlusconi?
Vogliamo fare l'ennesimo bis?

MauroC ha detto...

Cinzia, è acclarato che tutti i disegni di legge e ddl presentati da questi improvvisatori convulsivi e compulsivi (da sempre) sono impresentabili, nella forma e nel contenuto! Dettati da scelte e patti scellerati, raffazzonati da penne sciagurate con grossolana e rozza approsimazione, palesamente incivili, discriminatori in spregio di basilari diritti umani con punte di cinismo da sfociare in crudeltà mentale.

E la c.d. sinistra, che continua a perdere pezzi di laicità e diritti conquistati e consolidati, non ha fatto altro che dargli una mano nel suggerire quelle correzioni (“consigli” cui far tesoro da parte del governo) per superare, più che il voto (di fiducia) parlamentare, l'impatto mediatico local e global (non sempre, però). Diciamo d'immagine, da recuperare...per poi disperderla con le solite uscite (di senno?) quotidiane estemporanee del premier (mentre incolpa chi produce e proietta film e letteratura che mettono in luce la realtà mafiosa?) che all'estero(??) chiede il numero di cellulare della bella giornalista o propone scambi (“culturali”) offrendo Bondi in cambio dell'avvenente ministra.... e la dice lunga la visita a Lukashenko, “ultimo dittatore in Europa” (ma non è detto che non diventi “penultimo”) laddove nessun giornalista ha il coraggio di riferire a questi dei pesanti giudizi che, al di qua della cortina, il cavaliere-errante esprime?

Ora, continuo a vedere che la magistratura sotto attacco del “Libero” attaccante in difesa non regge l'urto con la sua
“difesa d'ufficio”, occorre altro...agire, applicare il codice “d'onore” e quindi mettere in atto l'accompagnamento coattivo per portare il re-recidivo contumace/latitante in tribunale, altrimenti non potrò sentirmi cittadino di una Repubblica Democratica, laddove – tra l'altro – il Presidente dopo aver esperito tanti tentativi di mediazione, sino a insinuarsi il sospetto di essere “di parte” (sì, ma di quale...?), è ora che si decida a prendere di petto, e non di fianco, la situazione: non più sostenibile!

PS: In merito alla sentenza esecutiva di condanna a sborsare i 750 milioni d'euro, per la quale è stata concessa la rara sospensiva tramite una polizza fideiussoria (garantita da una banca ad personam?), è o no una cosa più unica che rara? E se nel frattempo, in attesa della sentenza d'appello, fuggisse a ... Panana con tutti i capitali a garanzia del debito da far confluire in una delle tante società o.s.fantasma ideate dal geniale e scontroso Mills? Forse occorre una norma precisa che vieti il diritto d'espatriare a dx e a sx nascondendosi sotto un...”cappello di Pa...glia”.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Questa sera, vagabonando fra i vari "preferiti" salvati sul mio p.c., sono incappato in quello di UGUALE PER TUTTI, un blog che da un pezzo non seguivo più (e me ne assumo tutta la responsabilità).
Sempre cercando fra i vari post uno particolarmente interessante (interessanti lo sono tutti e qualcuno particolarmete complesso) ho letto questo contributo di un Giudice di Termini Imerese, che trovo oltremodo interessante.
Una vera lezione di diritto, resa sufficientemente comprensibile per i 'non addetti ai lavori'.
Perchè intervengo? Per dire grazie al giudice Giuliano Castiglia, il quale ha chiarito, almeno per me non addetto ai lavori (si ricorderà che sono un ex direttore di carcere, non avvezzo a dotte disquisizioni giuridiche), che cos'è il c.d. "concorso esterno" in associazione di stampo mafioso, richiamando l'art. 110 c.p., associato alle fattispecie criminose di singoli reati di tipo "monosoggettivo".
Lo dico con sincera ammirazione e grande gratitudine.
Una spiegazione del genere oggi la si può leggere solo in contributi di Bruno Tinti (è noto che è un magistrato in pensione), che però per quanto ne so io non ha ancora scritto sull'argomento un articolo divulgativo (e adesso non ve ne è più necessità).

siu ha detto...

Bentornato, Luigi Morsello!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Grazie Siu, mi leggerai sul vs. blog.

Besugo ha detto...

i guai della Forleo, il silenzio di de Magistris

Anonimo ha detto...

http://www.luigidemagistris.it/index.php?t=n240

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

La mia impressione è che Carlo Vulpio, purtroppo entrato nel cono d'ombra (non so se è ancora sotto contratto con Il Corriere della Sera) sia animato da rancore per non essere stato eletto alle elezioni europee con l'Italia dei Valori, essendogli stato preferito Luigi De Magistris, non sia molto obiettivo, anzi mi pare molto rancoroso e quindi non molto attendibile.
"Il 18 marzo 2009 presenta la propria candidatura indipendente alle Elezioni Europee del 6/7 giugno 2009 (al Centro e al Nord Est è collocato agli ultimi posti in ordine alfabetico) nelle liste di Italia dei Valori, ma non viene eletto nonostante le numerose preferenze ricevute (circa 40.000)."(Wikipedia).

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Eccellente replica quella di Luigi de Magistris, non avevo alcun dubbio su di lui.

Besugo ha detto...

il-triangolo-maledetto-delle-bermuda2

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non mi pare che Carlo Vulpio dia un apporto di un qualche significato alla discussione in atto su questo blog.
Anzi, un giornalista smaliziato ed esperto come lui non dovrebbe meravigliarsi di nulla.
Non è piacevole essere messo nel cono d'ombra, ma quando accade bisognerebbe fare appello alle risorse della propria dignità ed evitare di spargere veleni.

Anonimo ha detto...

Vorrei attirare l'attenzione su una delle più inedite modalità in cui può metamorfosizzarsi l' "associazione mafiosa" : quella di "accordo interno, forse senza neanche "concorso esterno" per lo smantellamento e la "privatizzazione" dello Stato tout-court, ad opera di un comitato d'affari che ha deciso che le Forze Armate debbano diventare una società per azioni : LA DIFESA SPA. Così scrive l'espresso del 22 dicembre in articolo molto chiarificatore di Gianluca di Feo : " Le forze armate smettono di essere gestite dallo Stato e diventano una società per azioni. Uno scherzo? Un golpe? No:è una legge che diventerà esecutiva tra poche settimane. La rivoluzione è nascosta tra i cavilli della nuova finanziaria che marcia veloce a colpi di fiducia soffocando qualunque dibattito parlamentare.Così , in un assordante silenzio , tutte le spese della Difesa diventeranno un affare privato , nelle mani di un consiglio d'amministrazione e di dirigenti scelti soltanto dal ministro in carica , senza controllo del parlamento , senza trasparenza....Segreto militare e Interesse economico si sposeranno , cancellando ogni parere della comunità e ogni ruolo degli enti locali..".
Immaginate gli appetiti dei politici? C'è da farsi venire la pelle d'oca ...
Nel lontano 24 giugno 1950, sul Mondo, Ernesto Rossi scriveva : " Il nostro attacamento alle istituzioni democratiche non discende da una concezione ottimistica, ma da una concezione estremamente pessimistica dell'umanità : dalla nostra sfiducia nella capacità politica delle masse ; dalla consapevolezza che il potere corrompe anche i migliori ; dalla paura dell'arbitrio dei governanti e dalla potenza maciullatrice dello dello Stato moderno; dalla tragica esperienza che abbiamo vissuto sotto la dittatura dell'Uomo della Provvidenza, che aveva sempre ragione. Per salvare le libertà individuali occorre cercare nuovi vincoli , nuovi contrappesi , che impediscano ai governanti di abusare del loro potere .."
Chi tra coloro che sono stati mandati dai cittadini in Parlamento e al Senato, è in grado oggi di far valere queste fondamentali riflessioni dinnanzi allo scempio che la "Legge Porcata " ha permesso si compisse della nostra Repubblica? Maria Cristina

Cinzia ha detto...

Ma non sarebbe meglio che notizie come questa siano date dalla Redazione e non postate OT da me?!

15 dicembre 2009 9:41

Si registra un'alta adesione allo sciopero proclamato dai giudici di pace da ieri fino a venerdì prossimo. Il leader dell'Unione giudici di pace, Gabriele Longo, parla infatti di percentuali medie pari al 70%, con picchi del 100%, soprattutto a Roma, nel Veneto, in Sardegna, Toscana, Puglia e Molise. L'astensione dalle udienze, spiega Longo, è stata proclamata per ribadire la necessità di riconoscere la figura del giudice di pace "che ha diritto a previdenza e assistenza come ogni altra categoria di lavoratori, e a forme di continuità del rapporto". Critiche dei giudici di pace vengono rivolte anche all'applicazione della nuova legge sulla clandestinità: "i prefetti continuano a fare espulsioni secondo le vecchie procedure - osserva Longo - tanto che a Roma vi sono stati 40 processi penali per il reato di clandestinità e 600 espulsioni pronunciate dal prefetto". I giudici di pace scenderanno in piazza giovedì' per un sit-in davanti a Montecitorio, occasione in cui incontreranno anche la stampa per approfondire le ragioni della loro protesta.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Hai ragione al mille per cento Maria Cristina. Anch'io, quando ho letto l'articolo sull'Espresso, non credevo ai miei occhi! Eppure, in 72 anni divita ne ho viste e passate di cotte e di crude. Questo centro-destra mi sembra come un branco di termiti in una casa interamente di legno: mangeranno tutta la casa e noi non ci possiamo fare niente perchè non abbiamo i disinfestanti. Le massime istituzioni dello Stato, imbrigliate in una ragnatela di profli e doveri costituzionali, sembrano incapaci di liberare lo Stato. Solo le diverse condizioni storiche impediscono l'evoluzione verso una dittatura classica ma uno Stato autoritario è già in atto e (quasi) tutta la politica sembra incapace di sviluppare una strategia liberatoria.

Anonimo ha detto...

La legge che istituisce la "Difesa SPA" attribuisce arbitrariamente una normativa di diritto privato ad un Ministero di Diritto Pubblico : tale legge è incostituzionale!
Il segreto militare non può essere trasformato in un business a vantaggio del comitato d'affari "Difesa SPA". Una categoria che ha già mostrato di opporre il segreto di stato su indagini come Piazza Fontana , Peteano , Brescia,impedendo alla Magistratura di perseguire i colpevoli, non può oggi con l'avvento del Berlusconismo arrogarsi il monopolio privato dei servizi della Difesa che sono strettamente connessi al segreto militare, cioè al segreto di Stato.
In questo modo il "segreto di Stato" diverrebbe un vero Businness all'appanaggio di un comitato affaristico di usurpatori di una funzione pubblica, corrompendo e colludendo con tutti i funzionari che gravitano attorno al ministero della Difesa e agli apparati militari. Tra questi , non dimentichiamolo ,ci sono i carabinieri, la guardia di finanza,la polizia giudiziaria :quest'ultima è investita dalla magistratura per le idagini sui reati.
Già oggi , senza bisogno di una legge incostituzionale, si dovrebbe capire che anche un magistrato onesto e imparziale è costretto ad incaricare per le indagini una P.G. che è ,in ultima analisi, sottoposta all'esecutivo e non alla Magistratura ,rendendo con ciò possibili inquinamenti di prove , depistaggio e inquinamento delle prove (fatti che si sono ampiamente verificati nel passato e spesso sono stati denunciati dai Giudici).
Questa legge incostituzionale sostituirebbe un Ministero per sua natura di Diritto Pubblico con la creazione di una Holding affaristica che includerebbe necessariamente il segreto militare ,precostituendo di fatto una dittatura economico - mafiosa all'appanaggio dei detentori delle azioni della SPA e in grado di disporre di una leva formidabile , sancita per legge, atta ad assoggettare ai suoi interessi,particolari e privatistici l'intero paese.
Attraverso questa Holding d'affari ai crimini mafiosi , potrebbe venire opposto il segreto militare:vero "core business" della Difesa S.P.A.
Ricordate la dichiarazione (vado a memoria)del bandito Pisciotta alla strage di Portella della Ginestra ?: "Banditi , forze dell'ordine, mafiosi.. siamo un corpo unico ".
Questa volta però la mentalità stragista e liberticida è sottoposta alla disciplina del Business , della dottrina mafiosa degli Affari:è questa dottrina mafiosa che detta le regole del gioco liberticida , fino allo scippo della funzione pubblica dello Stato, "Privatizzato" per legge ,dai ministeri alle esattorie( Quelle di Salvo Lima prima , della Gestor oggi )all'acqua ecc.
Quale beffa può della Mafia può considerarsi più riuscita di quella che "PRIVATIZZA" LO STATO?
Maria Cristina

Anonimo ha detto...

Scusate se torno sull'argomento ma mi sembra troppo importante approfodire questa incredile metamorfosi privatistica della natura pubblica e sociale dello Stato.
Forse l'assordante silenzio che circonda la costituenda "Difesa SPA" trova un precedente in un'altro assordante silenzio , quello relativo alla ratifica del trattato con gli emirati arabi uniti che vede la Holding a controllo statale, Finmeccanica ,principale prtogonista degli scambi .Scrive Gianluca di Feo sull'Espresso: "Finmeccanica ,holding a controllo statale che ingaggia legioni di ex-generali ,oggi vende il 60% dei sistemi alle forze armate . E a comprarli sarà un'altra spa (la Difesa spa): due entità alimentate da soldi pubblici che fanno affari privati . Con burattinai politici che ne scelgono gli amministratori. All'orizzonte sembra incarnarsi un mostro a due teste che resuscita gli slogan degli anni Settanta . Ricordate?"l'imperialismo del complesso industriale-militare ". Un fantasma che improvvisamente si materializza nell'opera del governo Belusconi"
L’on. Matteo Mecacci (Pd) nel corso del dibattito parlamentare di ratifica del Trattato ha detto : “il nostro Paese rinuncia alla giurisdizione nei confronti del personale militare( si riferiva alla pena di morte in vigore e alla tortura in vigore in questi paesi) degli Emirati Arabi Uniti, secondo delle modalità che non hanno precedenti nell’ambito della nostra legislazione, se non quelli previsti nel Trattato istitutivo della NATO... Non si comprende perché nelle relazioni con questo Paese si prevedano dei privilegi che non sono previsti per tanti altri Paesi nell’ambito dei rapporti bilaterali e nella collaborazione in materia di difesa”.
Si tratta di questioni di vitale importanza per la nostra Democrazia che ,quando si tratta di relazioni con paesi in cui vige un'assenza assoluta di giurisdizione democratica ,non possono essere cinicamente ignorate.
Non dimentichiamoci che, con i numerosi interessi economici situati nei paesi arabi in virtù di una legislazione favorevole, Matteo Messina Denaro è chiamato "il ministro degli esteri di cosa nostra ". Maria Cristina

MauroC ha detto...

Per Maria Cristina.
Finmeccanica, meno di 4 anni fa, in borsa non decollava come si sperava. La polemica verteva sul fatto che nessuno voleva ammettere che in sostanza fosse un'azienda, se non del tutto, statale ma di sicuro un fiore all'occhiello da guardare con interesse dal centro sinistra.. Finalmente arriva Prodi al governo e tutti ansiosi a seguire il titolo...che non saliva e quindi delusione, errore di valutazione? Verso la fine del 2006, d'un tratto arrivano commesse dagli Usa: elicotteri militari, componenti d'aerei e persino quello presidenziale, fusioni e acquisizioni di altre società, ecc. Il titolo che stazionava intorno ai 15-16 euro, a fine anno arriva a quota 22-23. Mistero...finalmente svelato. erano scattati gli accordi con gli Usa (e non solo) come voleva Berlusca, per l'amico Bush. Infatti Prodi avrebbe voluto annullare quei contratti quasi tutti legati a produzione militare. Come al solito il "liberista" si scopre statalista!!? scritto da Mauro 11/3/2008 18:25

Nel 2005, la Commissione europea vuole sapere se i finanziamenti concessi dal governo italiano a società della galassia Finmeccanica per sostenere programmi aerospaziali di
ricerca e sviluppo sono stati concessi nel rispetto delle regole europee ed ha deciso di ampliare la portata di un’indagine sugli aiuti di Stato avviata nell'ottobre 2003.
Nel mirino ci sono le erogazioni di prestiti a tasso zero che, attraverso la legge 808 del 1985.

Due anni dopo, la Commissione ha esteso il raggio d'azione dell'indagine, prendendo una prima decisione nel marzo 2008 dalla quale è stato appurato che l'Italia ha concesso prestiti agevolati a tasso zero per un ammontare di oltre 450 milioni di euro a fronte di diciassette progetti individuali di R&S. Nessuno di questi prestiti è
stato notificato a Bruxelles.
E quindi la Corte Europea sanziona l' Italia per una commessa
relativa all' acquisto di alcuni elicotteri senza un apposito bando di gara. L' infrazione che risale al 2003 ha ad oggetto velivoli prodotti dalla controllata di
Finmeccanica Agusta Westland, che il governo italiano comprò a trattativa diretta e senza fare un' apposita gara d'appalto.
Pare che la multa di 400milioni sia stata evitata...con un escamotage?

ghibli59 ha detto...

A mio avviso i problemi della giustizia penale trovano origine da 2 sostanziali storture fornite dalla nostra Costituzione, per meglio dire, dalla intepretazione distorta che negli anni la magistratura ha voluto dare a due pricipi costituzionali.
Il primo è l'obbligatorietà dell'azione penale, il secondo è la legittimazione dei magistrati.
Cominciamo dal secondo. Qualsiasi soggetto che ha il delicato compito di decidere della vita delle persone deve essere legittimato dal popolo. La nostra costituzione lo prevede, art.1 comma 2 " la sovranità appatiene al popolo" . Purtroppo ci troviamo invece ad essere incriminati e giudicati da persone(a volte anche preparate)che trovano la loro legittimazione nella vittoria di un concorso(un po come un segretario comunale, un preside...ecc). Non vi è dubbio che la giustizia funzionerebbe molto meglio se i magistrati fossero eletti dal popolo tra una serie di candidati da ricercarsi tra avvocati con almeno 10 anni di esperienza e docenti universitari titolari di cattedra in materie giuridiche.
Il primo problema cui accennavo sopra è davvero spinoso. Infatti i pubblici ministeri (anch'essi vincitori di concorso) con l'obbligatorietà dell'azione penale giustificano tutto.
Faccio un esempio : alcuni anni orsono un magistrato di Palmi (RC) iniziò una indagine nei confronti di amministratori e imprenditori per reati di mafia, durò nove anni, costò allo stato una decina di miliardi(di lire) si concluse con l'archiviazione in istruttoria.
Questo per dimostrare che attraverso un principio che sessanta anni fa era stato posto dalla costituzione affinchè tutte le denuncie e le querele fossero prese in esame, oggi viene utilizzato per giustificare indagini infondate, spese assurde, ma sopra tutto indagini infinite contro chiunque (affibiando al malcapitato l'etichetta di criminale)e non dovendo rispondere a nessuno del proprio operato, in quanto atto dovuto e giustificato dal principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Preciso che tale pricipio non solo si realizza in una discrezionalità assoluta dell'azione penale, non potendo perseguire tutti i reati conteporaneamente, ma anche negli stati europei in cui esisteva (sia pure in forma più mitigata) è stato abrogato proprio perchè concentra nelle mani del magistrato requirente un potere assoluto ed insindacabile.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

E' semplicemente impossibile essere d'accordo con ghibly59.
Quanto da egli enunciato è costituzionalmente scorretto e appare come un tentativo, non derivante dalla dottrina costituzionale, di legittimare modifiche profonde e stravolgenti dell'attuale ed eccellente assetto costituzionale.
Le tesi da lui sostenute sembrano mutuate 'sic et sempliciter' dalla propaganda leghista.
L'elezione dei magistrati da parte ed in nome del 'popolo sovrano' (ormai bistrattato dal linguaggio della propaganda politica) si rifà ad ordinamenti costituzionali, quale quello statunitense, organizzati su un concetto di democrazia in cui il bilanciamento dei poteri è assicurato da organi costituzionali diversi e nel quale si ha al sommo grado il culto della libertà dell'individuo, i cui diritti costituzionali sono intangibili.
Le distorsioni del sistema penale statunitense sono ormai note, il coso dell'omicida O.J. Simpson ne sono una lampante e riconoscibile testimonianza.
La c.d. 'legittimazione della magistratura' trae origine dall'ordinamento giuridico attuale (sono anch'essi pubblici dipendenti), mentre la sua autonomia in quanto 'potere dello Stato' ha legittimazione costituzionale.
Le equazioni sono: magistrati eletti=dipendenza dal potere esecutivo (leggi Governo); magistrati assunti mediante concorso=indipendenza dal potere esecutivo.
Il costo della equanimità della giustizia penale non può essere posto come argomento per il suo asservimento al potere esecutivo.
Venendo alla obbligatorietà dell'azione penale, la stessa si esercita per indagare ed eventualmente punire fattispecie tipizzate di reati. Il nostro codice penale è strapieno di reati di ogni sorta, che potrebbero degradare a sanzioni amministrative di natura pecuniaria. Ciononostante, nessun governo ha voluto veramente por mano ad una sua integrale riforma, anzi, sono state fatte - se non erro - almeno due commissioni di studio che hanno elaborato due bozze, archiviate nei cassetti.
Anzi, il governo di centro-destra si è esercitato nell'arte di creare nuove e talvolta singolari fattispecie criminose (per tutte il reato di clandestinità) che hanno intasato le carceri (vedi la disciplina delle sostanze stupefacenti) e, sopratutto, i tribunali.
Tutto ciò mentre dal 2001 le risorse economiche alla Giustizia sono state tagliate di anno in anno, fino all'attuale disastro strutturale ed organizzativo (Procure in territori di Mafia vuote, distretti giudiziari mai aggiornati con accorpamenti e recupero di risorse allo stato disponibili).
Anzi, dal 1993 in poi (la stagione di Mani Pulite) la politica si è data un gran da fare per neutralizzare l’opera della magistratura inquirente, onde evitare l’intervento della magistratura contro la corruzione della politica stessa e dell’apparato amministrativo dello stato: il fenomeno ha rialzato la testa.
Concludo osservando che un c.p.p. riformato nel 1988, scopiazzandolo dal rito statunitense, è stato così profondamente modificato da rendere gli imputati eccellenti, che possono ingaggiare avvocati di prima grandezza, praticamente invulnerabili.
Ciò che sarebbe, a giudizio di costituzionalisti e qualche raro politico di valore, necessario ed opportuno modificare (la bicameralità del Parlamento, lo spropositato numero di parlamentari) non è oggetto delle critiche di Gibly59.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

E' d'uopo che Maria Cristina risponda, da par suo, a MauroC, di tutta evidenza un convinto piedellino.

Anonimo ha detto...

Caro dott. Morsello accolgo senz'altro il suo invito a rispondere .Non posso farlo immediatamente ma lo farò appena possibile. cari saluti, Maria Cristina

Vincenzo Scavello ha detto...

Un pensiero di gratitudine al Dott. Castiglia, per avere chiarito "tecnicamente" quello che noi, comuni cittadini, avevamo sospettato fosse qualcosa di estremamente torbido.
Dopo il rinvio, ad altro appello, del processo Dell’Utri, molti Magistrati, Giornalisti, Avvocati, politici, commentatori televisivi, ecc., sono convinti che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa NON ESISTE!. Questi signori, dovrebbero, se mai li avessero, togliere dalle pareti dei loro uffici, dalle loro scrivanie, dalle loro case, l'immagine di Falcone e Borsellino, poichè loro erano di tutt'altra opinione.
Il rinvio, a mio modesto e sommesso parere, uccide per la seconda volta Falcone e Borsellino, anzi, questa volta, se ne uccide anche la memoria, ma è vano questo tentativo per l'amore immenso nei loro confronti, che esiste e resiste in una sterminata moltitudine di persone.
C'erano tutti gli elementi perchè la sentenza dell'Utri venisse pronunciata, anche se può apparire legittimo - sicuramente lo è - il rinvio. Con molto rispetto, davvero, questo prendere tempo, questo affidare ad altri un giudizio, mi fanno pensare a due cose, entrambe gravi:

1) con il rinvio si allungheranno i tempi per giungere a sentenza e si acorceranno quelli che portano alla prescrizione;
2) Ponzio Pilato ha fornito una motivazione più convincente: il Referendum pro-Barabba era la volontà del Popolo, ma noi non abbiamo a disposizione alcun Referendum, perchè se lo avessimo ... ah, ah, ah, (chiedo scusa), la sentenza sarebbe stata certa ed inequivocabile.

Immaginate, per un solo attimo, come avrebbero commentato, Falcone e Borsellino, il verdetto della Cassazione, ma soprattutto, le dichiarazioni del Procuratore Generale su mafia e concorso esterno che, a suo dire trattasi di reato indefinito.

Dalla lettura del Suo articolo, Dott. Castiglia, si comprende benissimo come stanno le cose.

Grazie