lunedì 11 gennaio 2010

“Clandestinità”, nuova previsione penale: luci e ombre.





di Vito Pirrone
(Avvocato)





In questa torrida estate, segnata da una politica alle prese con l’inno di Mameli, con il dialetto, gli scandali, le veline, i pettegolezzi, con la sentenza del T.A.R. sull’insegnamento della religione, non tutti gli italiani si sono resi conto dell’approvazione della legge c.d. sulla sicurezza, che include una serie di norme sull’immigrazione e, in particolare, prevede il reato di immigrazione clandestina.

La politica dell’immigrazione, dei respingimenti in mare, delle ronde, del reato di clandestinità, ci impone una ferma riflessione.

Una ricerca della Banca d’Italia precisa che l’immigrazione ci è d’aiuto in termini fiscali, economici e di qualità occupazionale, gli immigrati infatti fanno mestieri che noi non vogliamo fare più, la ricerca evidenzia che essi non ci portano via lavoro.

Si è aperta la strada alla rivendicazione e conquista di diritti c.d. di terza generazione: sociali e sindacali.

La natura democratica dello Stato nazionale, così come è emersa, ha inaugurato la sfida che ci è più vicina: quella di una politica democratica delle frontiere e, quindi, dell’ospitalità e della tolleranza.

La clandestinità è un reato per il sistema penale italiano dall’8 agosto 2009; gli extracomunitari cui viene contestato l’ingresso e soggiorno illegale in Italia rischiano la denuncia e l’espulsione.

L’introduzione del reato di clandestinità, è stato fatto notare, anche dal C.S.M., rischierà di provocare la paralisi degli Uffici Giudiziari e difficilmente avrà un effetto deterrente, si parla di pesanti ripercussioni negative.

A farne le spese sarebbero i Giudici di pace che avrebbero un “eccezionale aggravio”, tale da determinare la paralisi di molti uffici.

Peraltro, sono legittimi dei dubbi sul reale potere dissuasivo del reato di clandestinità.

E ciò, sia perché una contravvenzione punita con una pena pecuniaria non appare prevedibilmente efficace per chi è spinto ad emigrare da condizioni disperate; sia perché già la norma vigente consente alle autorità amministrative competenti di disporre l’immediata espulsione dei clandestini.

Senza contare tutte le altre disposizioni della suddetta legge che prevedono inasprimenti sanzionatori o nuove fattispecie criminose.

Sul reato di immigrazione clandestina è stata già sollevata la questione di legittimità costituzionale.

Non si può non notare che le nuove norme in tema di sicurezza contengono anche disposizioni che limitano o rendono difficile l’esercizio del diritto di difesa, giustamente è stato evidenziato, come se la riduzione delle garanzie fossero fattori capaci di produrre una maggiore sicurezza.

Inoltre, il dovere assoluto del soccorso in mare rischia di procurare, a chi vi ottemperi, accuse di favoreggiamento del reato di immigrazione clandestina.

Invero, la nuova legge sulla sicurezza non dovrebbe impedire ai comandanti dei pescherecci di dare soccorso ai clandestini, per la preoccupazione che un loro intervento positivo possa comportare un’accusa di favoreggiamento per il reato di immigrazione.

Il mancato aiuto in mare integrerebbe, invece, la fattispecie criminosa di omissione di soccorso.

Se uno straniero delinque va condannato, ma in quanto uomo che delinque, non perché è straniero, ogni valutazione contraria mette a rischio la nostra civiltà giuridica.

La priorità è salvare le vite umane. Sullo scarica barile e sullo scontro diplomatico dovranno prevalere regole chiare su chi è responsabile di soccorrere gli immigrati in mare.

Secondo la Convenzione internazionale di Ginevra, ratificata anche dall’Italia, tali soggetti devono essere identificati dalle autorità italiane (prima di ogni respingimento) e possono richiedere asilo ed ottenere, se ne hanno i requisiti, lo status di rifugiato politico.

Invece, con l’adozione della nuova normativa, i militari italiani respingono gli immigrati senza neanche sapere da dove vengono e chi sono.

In ogni caso, i respingimenti possono consentirsi ove gli immigrati siano destinati verso paesi che garantiscono adeguate garanzie ai sensi della convenzione di Ginevra e delle convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo.

In questa estate su facebook è stato diffuso un gioco di società intitolato “rimbalza il clandestino” … che non merita alcun commento …!

Dire che tale cultura è contraria ad ogni forma di civiltà, prima ancora che alla nostra storia di emigranti, è poca cosa.

La politica dei respingimenti non può in ogni caso mettere a repentaglio la vita dei migranti.

E’ stato denunciato un abbrutimento delle coscienze che produce un guasto di civiltà e disonora chi l’ha perseguito.

Non è solo la dottrina evangelica ad uscirne calpestata, ma il più elementare senso di umanità.

L’equilibrio sta nel rispetto delle regole fondamentali dei sistemi giuridici civili, sta nel rispetto delle regole per l’ingresso e il soggiorno, ma in ferma censura verso posizioni xenofobe contrarie ad ogni principio giuridico moderno.

Di qui l’accusa che “è stato trasformato il mare nostrum in mare mostrum”.

Dalla Commissione europea sono pervenute censure sull’operato dell’Italia, secondo le quali questa dovrebbe coordinare meglio le politiche sull’immigrazione e dei richiedenti asilo.

Anche l’alto commissario dell’O.N.U. per i rifugiati ha precisato che i respingimenti dei migranti violano i diritti umani.

Il lavoratore, in quanto uomo, merita sempre rispetto, anche se irregolare: con il dovuto rispetto, esso potrà essere anche processato ed espulso, quando non sia in possesso dei requisiti necessari.

Al centro c’è la persona, che, in quanto essere umano, non può essere oggetto di discriminazioni per la sua pelle, per la regione di provenienza, o per il Dio cui crede.

Chi pensa alle politiche dell’immigrazione deve considerare che gli immigrati, nella nostra società e nell’attuale sistema economico, rappresentano un supporto di cui la società ha bisogno; non considerare ciò significa non conoscere la nostra storia.

Il nostro popolo fatto di lavoratori, ha conosciuto la condizione di emigrante e purtroppo non ha esportato solo manodopera !

Un eclettismo culturale, assunto spesso acriticamente, favorisce un cedimento ad un relativismo che non aiuta il vero dialogo interculturale.

Sarebbe necessario un ripensamento sul reato di clandestinità, per le conseguenze negative e paradossali che pone in essere per tanti stranieri e le loro famiglie, e una maggiore attenzione al destino di chi è respinto, nonché un maggiore e fattivo impegno da parte delle istituzioni comunitarie su tale problema.

J. Kennedy, ammoniva: “le leggi sull’immigrazione dovrebbero essere generose, dovrebbero essere eque, dovrebbero essere flessibili, con leggi siffatte potremo guardare al mondo, e al nostro passato con le mani pulite e la coscienza tranquilla”.



9 commenti:

Vittorio Ferraro ha detto...

Nell'Etica Nicomachea Aristotele sostiene "che le leggi possono svolgere un ruolo pedagogico cruciale nel formare il carattere dei cittadini: stabilendo che cosa è giusto e cosa è sbagliato ancora prima che la ragione pratica sia in grado di riconoscerlo."

E' indubbio, ormai, che il nostro paese, da tempo, non conosce il senso della vergogna.

Bisogni fittizi ha detto...

Proprio perché il nostro popolo, (ma a dire il vero sarebbe opportuno precisare: una parte del nostro popolo) ha esportato, oltre a lavoratori seri e preparati anche mafia, camorra e 'ndrangheta, bisognerebbe evitare la nemesi storica dell'importazione di delinquenti. Aggravata, talvolta, dalla connotazione fanatico-religiosa terroristica e stragista, almeno quella assente nei delinquenti nostrani.

Non dimenticando che anche la sacra esigenza di salvare singole vite umane può venir meno, se milioni o addirittura decine di milioni di "rifugiati" volessero per questo solo fatto ricevere asilo. Qui non si tratta, infatti, di ricevere singoli perseguitati, ma intere legioni di persone! Esodi biblici, nel vero senso della parola, che non siamo assolutamente in grado di sostenere. A questo punto, perdonatemi, preferisco pensare prima ai miei figli, e solo in seguito a quelli degli altri.

Se poi si afferma il "bisogno" degli immigrati, si fa solo il gioco di chi vuol speculare sul fatto che non scioperano e accettano paghe da fame, al contrario dei lavoratori italiani. Speculazione, questa, assai poco "evangelica"!

Riguardo, infine, al reato, non sono competente a giudicare l'opportunità dell'introduzione dell'incriminatrice, ma è certo, comunque, che chi non ha un lavoro regolare non deve restare in Italia a fornire manovalanza alla criminalità. Ne abbiamo già troppa, indigena!

MauroC ha detto...

L'unica cosa certa da respingere è "il reato di clandestinità", mentre bisognerebbe accogliere a piene mani e perseguire il reato di sfruttamento degli immigrati in agricoltura, e non solo (proprio e di più in territorio "padano", ora fortemente industrializzato).

Prima dell'evento Fiat degli anni 90, in un territorio a bassa sindacalizzazione (3-5.000 ettari tolti ad una florida e produttiva agricoltura, seppur costellata di illegalità in quell'insanabile rapporto lavoratore-datore di lavoro che a sua volta truffa lo stato - per sopravvivere? - col "nero" in senso lato) gli agricoltori, che non disdegna(va)no il caporalato, lucravano sugli indigen(T)i costretti da estreme necessità per dargli il colpo di grazia; dopo che questa risorsa umana si è ridotta a una sparuta minoranza (ancora oggi, per 30 “denari” al dì si può essere anche regolarizzati, mi dicono come mi disse un grosso latifondista di dx che in consiglio comunale controlla i suoi “Cicchitto/Brunetta/Sacconi”/ex socialisti che devono perorare la sua causa?), si è passati ad altro tipo di nero, “doc” [si pensi al vantaggio di avere un indiano a custodia di vacche – grasse, e stressate, con 40 lt di latte! -- che loro persino “a(o)dorano”?]? “Naturalmente” di uso e getta”.
Durante la campagna dell'”oro rosso” (il pomo-d'oro...della discordia), centinaia di schiavi si accampano, allo stato brado, in una piana collinare (dopo anni di polemiche non gli si è data una sistemazione dignitosa?) e per 10/20/30 euro fanno un lavoro massacrante (con più dedizione dei nostri, e che – mi dice il lamentoso agricoltore, inferocito per i prezzi inadeguati specie del grano - “sarebbe impossibile formare un squadra di 40-50 persone con i nostri”. Però, continua: “Non devono far arrivare tanta gente, li devono fermare...bisogna consumare i nostri prodotti, il grano invenduto, e il seme e concime viene a costare più del ricavo...” Inutile citare il trattato di Shengen, la Wto, che i romeni non sono “extra...”
La moglie, cattolica praticante – ma che non conosce il “comunista” Tettamanzi – è di parere opposto; infatti posseggono fabbricati urbani e rurali, e terreni: non è da escludere che buona parte siano frutto di truffe ai danni dell'Ue. Ai tempi della Cee, fu sospeso il credito agrario, per il fatto che l'estensione coltivabile, da incentivare e sovvenzionare, pare raggiungesse la Libia, compreso il mare che ci separa; che ora ci costa per altri versi, grazie all'accordo Berlusconi-Gheddafi, sui clandestini)!

francesco Grasso ha detto...

L'immigrazione clandestina rileva in modo determinante in ordine alla Sicurezza dello Stato,Bene supremo che va garantito in via assolutamente prioritaria e senza deroghe di alcun genere.
Favoriscce la resa in schiavitù a fine dello sfruttamento della prostituzione,reato fra i più abietti ed insopportabili, che pone qualsiasi uomo della Terra nella condizione di vergognarsi di appartenere al genere umano.
Pone problemi gravissimi alla componente rispettosa dell'ordinamento nella garanzia delle loro legittime prerogative.
Lo sfruttamento degli immigrati,ancorchè reato gravissimo e abietto,rileva su altro piano ed è figlio dell'immigrazione clandestina.
Le sanzioni,soprattutto quelle penali,in ogni ambito presentano aspetti in grado di muovere pietà.
La giustizia non è un dono portato da Babbo Natale ma una medicina assai amara dalla quale tutti vorremmo stare lontani.
DURA LEX SED LEX.

diritto mercati finanziari ha detto...

http://dirittodeimercatifinanziari.blogspot.com/

lascio il mio blog.

annunci ha detto...

sono pienamente d accordo con lei

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ho letto e riletto l'articolo dell'avv. Pirrone, sono andato a cercare le norme approvate nel c.d. "pacchetto sicurezza", ho visto la sanzione penale irrogabile dal giudice di pace (da 5.000 a 10.000 euro), sono andato a vertificare il reato di favoreggiamento di cui all'art. 378 c.p., che prevede a sua volta per il favoreggiamento di un reato sanzionato con una contravvenzione una pena pecuniara di euro 516 e mi chiedo: di cosa si sta parlando? Il pacchetto sicurezza è un gigantesco bluff spacciato per doverosa tutela della sicurezza dei cittadini!
Inasprimento del 41-bis da scontare in penitenziari specifici, tipo Pianosa o L'Asinara, chiusi e riaperti già due volte? Ma se le casse dell'Erario sono vuote!
Il piano Alfano per l'emergenza sovraffollamento nelle carceri è un altro bluff [salvo l'eventualità di un modifica legislativa alla detenzione domiciliare, concessa in automatismo ai detenuti con un anno massimo di pena da scontare (eccetto per i reati di cui all'art. 4-bis dell'ordinamento penitenziario) e la creazione di una nuova fattispecie di misura alternativa, così definitia da Alfano: "la messa alla prova delle persone imputabili per reati fino a tre anni, che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità con conseguente sospensione del processo"].
Paradossalmente, il carcere (tre anni di reclusione) è previsto per chi affitta abitazioni a extracomunitari privi di permesso di soggiorno all'atto della stipulazione del contratto o del suo rinnovo.
E allora? Di che si discute?
I respingimenti. Fuori dalle acque territoriali non esite alcuna norma internazionale che li consenta, il soccorso in mare aperto non configura favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, punibile in ogni caso con una sanzione pecuniaria, mentre il soccorso continua in prosecuzione nelle acqua territoriali, ma non può negarsi la discriminante della causa di forza maggiore.
Per me si tratta di operazione di facciata, anche abbastanza riprovevole.

Anonimo ha detto...

Abbiamo bisogno della manodopera straniera divisa per categorie.

Gruppo A.
Lavoratori stagionali che con accordi intergovernativi prestano la loro opera a stagione. Grosso modo:
Garantiamo 6. mesi di lavoro, vitto ed alloggio a carico dell’azienda agricola, a paga per noi bassa ma conveniente cambio con il paese di origine. Nessuna tassazione sul trasferimento di capitali. E’ un mero esempio, da valutare per bene, ma 200 euro netti al mese corrispondono a 2.000 euro in certi paesi di origine. Non mi pare che sia schiavismo. Rispetto della dignità umana, decoro ed igiene e possibilità di raggraellare quello che al paese di provenienza è un piccolo capitale.

Gruppo B.
Permessi biennali con richiamo automatico.
Anche qui, con sacrifici in due anni si può mettere da parte un piccolo capitale.

Gruppo C.
Permesso di soggiorono illimitato.
Dopo n. anni cittadinanza.

Gruppo D.
Perseguitati

Gruppo E.
Fughe dalle guerre in corso.

Questo non vuol dire che le sigle si associano agli uomini.

Anonimo ha detto...

Respingimenti in alto mare:
1) Chiunque, in acque internazionali abborda un’altra imbarcazione si macchia di pirateria.
2) Nessuno, in alto mare, può salire a bordo di un’altra imbarcazione senza il permesso del
comandante.

Soccorso in alto mare.
Una consuetudine storica, risalente alle prime imbarcazioni che l’uomo abbia mai creato, prevede l’obbligo del soccorso in alto mare. L’onore di un comandante lo impone.

Respingimenti in acque territoriali.
Come? E da parte di chi? E con quale criterio? Quali imbarcazioni si respingono e quali no?
Perché un barcone si ed una nave da crocera no?
Anche qui la consuetudine storica e la marineria parlano chiaro. I natanti in difficoltà vanno sempre e comunque soccorsi e cosa sono quei barconi se non zattere di emergenza?

Non si può considerare il confine marittimo con un confine terrestre. In quest’ultimo caso un semplice agente potrebbe negare l’ingresso senza mettere in pericolo alcuna incolumità non altrettanto in alto mare.

Ma a tutto c’è rimedio.
In alto mare si affianca il barcone dei clandestini. Impauriti, assetati ed affamati. Non sono in gita, sono solo disperati. Una nave italiana li affianca, non li abborda, e con un sorrsio smagliante a 36 denti, è noto che gli uomini hanno 36 denti, gli si chiede se hanno bisogno di aiuto.
E li si aiuta, cibo, acqua, li si traina fino al primo porto. Magari Tripoli!
Che bello!

Tripoli bel suol d’amore!