L’inerzia dimostrata dalla Giunta nazionale dell’Anm in occasione dei recenti fatti di Brescia, a seguito della c.d. sentenza “Gozzini”, svela plasticamente un dato ormai chiaro:
l’Anm - intesa quale associazione
che statutariamente dovrebbe perseguire la tutela dell’indipendenza dei
magistrati e la loro dignità, in funzione dell’indipendenza dei giudizi e della
credibilità dell’Istituzione - non c’è.
Il fatto in sé – la notizia, non smentita, di ispezioni o accertamenti da parte del Sig. Ministro dopo la lettura di un dispositivo di assoluzione, con tutto ciò che ne è conseguito in termini di richieste di chiarimenti da parte dei capi dei rispettivi uffici nei riguardi del collegio interessato, tenuto a giustificarsi anzitempo, prima del deposito delle motivazioni – è rilevante, poiché, oltre al caso specifico, e a prescindere dai migliori intenti del Sig. Ministro, potrebbe produrre per il futuro un effetto potenzialmente intimidatorio (o comunque un condizionamento) nei riguardi di tutti i giudici, in specie laddove essi affrontino casi delicati, che si possono prestare a facili strumentalizzazioni, anche da parte dei politici.
Si può comprendere – anche se non
condividere, per il ruolo Istituzionale che ha il Ministro della Giustizia –
che un politico, magari in perfetta buona fede, cerchi di maturare consenso tra
i cittadini, esternando pubblicamente la propria volontà di vederci chiaro di
fronte ad un dispositivo di sentenza che suscita polemiche o insoddisfazioni
tra le parti civili o presso determinate categorie di persone.
Non si comprende invece come in
tali casi non scatti immediata e corale la reazione dell’Associazione
Nazionale, che dovrebbe proprio tutelare l’indipendenza dei giudici e dei
giudizi, il rispetto delle regole, della separazione dei poteri, delle
reciproche competenze.
E tutto questo di fronte a
notizie che già di per sé, oltre a poter condizionare l’operato del giudice ed
a generare indebite per quanto involontarie interferenze, possono screditare
(oltre a quanto già non sia) l’immagine della magistratura, delegittimarla di
fronte all’opinione pubblica, e ciò prima ancora che sia possibile valutare
serenamente il suo operato attraverso la lettura delle motivazioni delle
decisioni che si intendono contestare e criticare.
Nasce spontaneo a questo punto
chiedersi a cosa serva l’attuale Anm.
I membri eletti della lista
dell’articolo101 che stanno all’opposizione nel comitato direttivo centrale
– gli unici che a livello nazionale
hanno stigmatizzato quanto accaduto con un comunicato netto e preciso -
dovrebbero riflettere e capire quale sarà il loro ruolo per il futuro, in
un’associazione in cui le correnti tradizionali hanno ancora un ruolo decisivo.
Tutti i magistrati che hanno
votato per un’ANM che affermi una seria separazione tra politica e
magistratura, un’effettiva tutela dell’indipendenza dei magistrati, dovrebbero
farlo.
Forse non è del tutto peregrina
l’idea di chi ipotizza di dare vita ad una nuova associazione che – svincolata
dalle logiche del passato e con poche regole statutarie chiare, precise ed
inderogabili - possa davvero perseguire in piena libertà gli obiettivi di
tutela dell’indipendenza e dell’imparzialità della magistratura.
1 commenti:
Buongiorno viviamo veramente in un mondo capovolto. Capisco l'indignazione del dr Fiorentino per l'intervento del Ministro di Giustizia, sulla recente sentenza di Brescia, prima del deposito delle motivazioni. Del resto il dr Bonafede ha gia' dato numerose prove del suo valore, vedasi ad esempio l'apparizione sui media quando arrivo' in Italia Battisti, dopo decenni di confortevole latitanza, e non mi risultano reazioni dell'ANM. Continuo a ripetere, scrivendo a voi da gg, che mi sembra molto grave la vicenda Mannino. C'e' la solita fretta di silenziare il processo trattativa, che tra l'altro per altri aspetti procede.
E naturalmente difficilissimo sentire una parola contro quei magistrati che lo hanno iniziato e pervicacemente sostenuto per anni. Senza contare le spese processuali a carico del contribuente, Grazie
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