di Carmen Giuffrida - Magistrato
Siamo tre correnti e ci sono tre nomine da fare, Roma, Napoli e Milano. E' semplice: una a me, una a te e uno a lui. Indipendentemente dalle forze e dai nomi in campo. E infatti passano Alfonso per Magistratura Indipendente, Riello per Unicost e Salvi per Area.
E' così semplice che, tanto sulle mailing list territoriali e nazionali quanto su questo blog, alcuni di noi lo hanno ripetutamente denunciato. Eppure le nostre voci sono rimaste inascoltate.
Oggi, questa spartizione correntizia fatta a tavolino ce la racconta personalmente nell'intervista a Sallusti uno dei suoi indiscussi protagonisti: Luca Palamara, primo magistrato consigliere del CSM radiato dalla magistratura.
Ma la nostra domanda rimane: è proprio lui, Palamara, colui che, crocifisso, consentirà alla magistratura di espiare tutti i peccati e poi risorgerà chissà riciclandosi in politica (o magari in letteratura)? O si tratta piuttosto di un barabba che sulla croce espia solo i suoi propri peccati mentre tanti altri barabba sono ancora in giro a peccare?
A questa domanda, il 4 giugno 2020 dava una prima risposta il Procuratore Generale della Cassazione Salvi il quale, operando i primi distinguo, emanava un "editto" proclamando anticipatamente innocenti tutti i magistrati che avevano effettuato "attività di autopromozione seppur petulante". In altre parole, il Procuratore Generale emetteva una direttiva rivolta ai componenti del suo ufficio, ai quali - incaricati di esaminare la rilevanza disciplinare delle condotte dei suddetti magistrati anche sulla base di quanto risultante dalle chat, gruppi di discussione e scambi di messaggi contenuti nell'hard disk sequestrato a Luca Palamara - "indicava" di non procedere con l'incolpazione nei casi di "autopromozione".
Questo ci era già sembrato alquanto strano in quanto tale direttiva, illuminando d'immenso il magistrato, lo ergeva al disopra del comune cittadino al quale invece, se colto ad alzare la cornetta per brigare con l’assessore o col direttore di turno, lo stesso magistrato fa solitamente passare dei guai seri.
Il Procuratore Generale superava però se stesso quando, forse temendo di non aver protetto sufficientemente un numero indeterminato di colleghi passibili di procedimento disciplinare, emetteva un nuovo "editto" ad integrazione del precedente ove statuiva che "anche con riguardo a condotte scorrette gravi l'illecito disciplinare può tuttavia risultare non configurabile quando il fatto è di scarsa entità". Come una condotta gravemente scorretta per un verso possa per altro verso essere considerata di scarsa entità rimane mistero da svelare. Non siamo riusciti a trovare spiegazione plausibile in questa tortuosa integrazione alla direttiva, costruita come un muro liscio su cui neanche l'uomo ragno riuscirebbe ad arrampicarsi. Eppure tenta maldestramente di farlo il Procuratore Generale Salvi.
Su questo blog sono stati pubblicati numerosissimi articoli volti a dimostrare la discutibilità di tali direttive:
Salvi!;
Tuttavia, nessuno dei dubbi prospettati nei menzionati articoli è stato mai sciolto. Ma soprattutto, ad una domanda non è mai stata data risposta sino ad oggi.
Nell'articolo "sia esclusa la petulanza in procura generale" si chiedeva al Procuratore Generale Salvi se si fosse mai “auto-promosso” nella sua carriera e, soprattutto, se lo avesse fatto col dott. Luca Palamara. Glielo si chiedeva così, giusto per poter escludere il sospetto che l'esclusione della auto-promozione dalle condotte perseguibili in sede disciplinare fosse stata distratta, anche inconsciamente, dalla propria difesa.
Oggi la risposta ce la offre Luca Palamara nelle pagine 19,20,243,244 dell'intervista resa a Sallusti, pubblicata dalla casa editrice Rizzoli.
Racconta che nel 2017 Legnini, allora vice-presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, gli propose di presiedere la V Commissione del CSM - commissione che si occupa di decidere sulle nomine - avendo Legnini in mente il nome di Giovanni Salvi quale Procuratore Generale della Cassazione. Ma siccome l'etero-promozione non è sufficiente per garantirsi un posto, Salvi nel mese di giugno invitava Palamara su una splendida terrazza di un lussuoso albergo romano nei pressi di Corso Vittorio Emanuele e lì fastosamente si auto-promuoveva. Precisa Palamara che di tale incontro v'è prova sul suo cellulare. Lo stesso Palamara commenta che "nella vita dei comuni mortali capita che se lo fanno un politico su una nomina pubblica o un imprenditore su un appalto finiscono diritti sotto inchiesta, se lo fa un magistrato nulla la dire". Non lasciando alcun margine di dubbio sulla finalità dell'incontro con Salvi, Palamara domanda ironicamente: Quando il Procuratore Giovanni Salvi si apparecchiò con me su una terrazza romana per diventare procuratore generale della Corte di Cassazione , cosa si aspettava? Che ne avrei parlato la sera a cena con mia moglie o che avrei messo in campo tutte le mie relazioni per fargli raggiungere quell'obiettivo? Precisa che non era la prima volta che Salvi, che quel posto poi lo ha raggiunto, lo incrociava e, se non bastasse, aggiunge quello che è certo che Salvi, ex membro dell'ANM, chiese di vedermi e mi spiegò con fermezza le ragioni per cui chiedeva - e doveva - rientrare a Roma, la sua città, a mio avviso ben conscio che senza il mio aiuto molto probabilmente non ce l'avrebbe fatta.
Quanto riportato nell'intervista veniva puntualmente confermato nel corso della trasmissione Porta a Porta andata in onda lo scorso 26 gennaio.
Abbiamo atteso a lungo, ma invano, una risposta alla nostra domanda.
Salvi non ci ha mai risposto e così ci pensa oggi Palamara.
Attendiamo pazientemente che il Procuratore Generale batta un colpo, magari una smentita, una querela per diffamazione?
Certo è che escludere dall'azione disciplinare l'autopromozione dopo essersi autopromossi non è cosa che possa restare inosservata.
Neppure se, con molto ardimento, il Procuratore Generale ha già proceduto disciplinarmente contro il proprio sponsor.
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