sabato 22 maggio 2021

Lo scandalo della toga sospettata d'esser manesca.



di Nicola Saracino - Magistrato 

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha stabilito che non meritasse il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale un sostituto procuratore generale coinvolto in una vicenda di apparente violenza familiare in danno della compagna, vicenda sfociata in una archiviazione in sede penale sia per la remissione della querela della vittima, sia perché s’era dubitato dell’effettiva volontà di nuocere della toga sospettata d’esser manesca.

Se ne ha traccia qui
 
La votazione che ha determinato l’esito di quel procedimento - favorevole al magistrato che in passato era stato anche consigliere superiore - ha visto 9 voti contrari al trasferimento, 8 voti favorevoli e 8 astenuti. 

E’ uno scandalo!

Non tanto per la scelta di merito compiuta dal CSM di non trasferire il magistrato, opinabile come tutte, quanto per le “astensioni” di ben otto consiglieri superiori. 

Pur se in epoca Covid, lavarsene le mani non è sempre la scelta più giusta. 

Cos’è l’astensione. 

E’ un istituto giuridico di carattere generale che opera sia nel processo sia nell’ambito dell’attività amministrativa. 

In soldoni non può giudicare, né amministrare, chi si trovi rispetto alla vicenda al suo esame in una posizione di interesse o di imbarazzo.

In tali casi è obbligatorio che si astenga e se non lo fa incappa in sanzioni disciplinari e talvolta anche penali.

L’astensione, in definitiva, è sempre costruita dal legislatore come un preciso obbligo giuridico, mai come una facoltà rimessa al capriccio del funzionario.    

Ebbene in questo caso un organo collegiale di alta amministrazione era chiamato a svolgere il suo preciso compito di stabilire se un togato dovesse essere, oppur no, trasferito. 

C’è chi ha detto di sì, chi ha detto di no e chi non ha detto nulla, astenendosi.  

E’ evidente che gli astenuti si sentano svincolati dalle leggi ed intendano il loro mandato amministrativo alla stregua di un mandato politico, quasi fossero dei parlamentari.

Perché solo in politica l’astensione dal voto rappresenta una legittima facoltà che è del tutto diversa dall’obbligo di astensione come sopra delineato. 

Immaginate cosa accadrebbe se in un concorso pubblico uno dei membri della commissione d’esame rifiutasse di interrogare e valutare un candidato; o se un qualsiasi funzionario, standosene a braccia conserte, omettesse di svolgere il proprio compito, fosse anche solo consultivo. Incorrerebbero nel reato di omissione di atti d’ufficio. 

I consiglieri superiori, che non sono parlamentari ma membri di un organo di alta amministrazione per costante giurisprudenza del Consiglio di Stato, si ritengono liberi di svolgere o di non svolgere i propri compiti e questo accade in tutte le pratiche amministrative che capitano al Consiglio. 

E’, questa, la più plastica dimostrazione della degenerazione dell’autogoverno della magistratura che ha assunto una impropria connotazione “politica” a dispetto dei compiti solo amministrativi attribuiti dalla Costituzione al CSM. 

Che deve essere riformato con urgenza in due direzioni tra loro alternative: o lo si riconduce allo schema costituzionale di organo imparziale e non politico oppure si accetta che il governo della magistratura spetta alla politica, traendone le ovvie conseguenze anche sulla sua composizione. 

2 commenti:

francesco Grasso ha detto...

Infatti l'astensione deve essere accuratamente motivata e giudicata lecita. Imbarazzante si! Se non ricordo male vi fu un colpo alla tempia diagnosticato guaribile in sette giorni. Si tratta di lesioni molto pericolose, che per la particolare condizione anatomica dei vasi cerebrali, possono causare la morte per emorragia cerebrale.

bartolo ha detto...

l'Italia dei garantisti, dottor Saracino, si meraviglia di questa sua sacrosanta analisi contro il malcapitato graziato dal CSM. E, innocente, trovatosi vittima di un gesto inconsulto della compagna. Ieri ho letto sul Corriere che anche il dottor Mieli, a capo del soccorso rosso garantista, ha criticato il dottor Storari per il comportamento da protagonista tenuto nel cosiddetto "Caso Amara". Evidentemente, i garantisti italiani quando i magistrati iscrivono nel registro indagati e procedono all'infinito contro i mafiosi (vedi il boss casalese, condannato a un anno e rotti per minaccia, dopo 13 anni di processi) sono eroi; panettieri, invero, quando non denunciano alla procura competente il proprio capo. Da italiano non garantista ritengo, invece, che Storari stoppato dai capi sia rimasto frastornato. Dopo tutto, il suo, estraneo al "Sistema" Palamara, è proprio autorevole. Un frastuono anche egoistico se si considera che anch'egli avrebbe voluto prendersi il merito di accertare immediatamente la calunnia contro il dottore Ardita. E, magari, considerato il calibro dei rimanenti 39 accusati da Amara, archiviare immediatamente e far arrestare lo spione per calunnia. Ma, in questo caso, non saremmo in Italia; e io starei scrivendo nel blog, vaff... per tutti.