La legge assegna al CSM, tra gli altri, il compito di dare pareri – anche non richiesti – al Ministro della Giustizia in tema di ordinamento giudiziario e di amministrazione della giustizia.
E così, ancorché sino a quel
momento il Consiglio non fosse stato sollecitato dal Ministro, il 22 luglio la
Sesta Commissione del CSM ha licenziato una proposta di parere che - come è stato scritto - "stronca" la
c.d. “riforma Cartabia”, nella parte in cui introduce nel processo penale l’istituto
di nuovo conio dell’improcedibilità.
Istituto in virtù del quale il
processo, se le fasi dell’impugnazione non sono concluse entro una certa data,
muore. E tutto va in fumo.
La proposta avrebbe dovuto essere trattata dal Plenum del CSM mercoledì 28 luglio e tutto lasciava intendere che sarebbe stata approvata a larghissima maggioranza.
Sennonché, lo stesso 22 luglio,
la Ministra si è determinata a chiedere al CSM un parere sulla riforma.
Ciò avrebbe fatto sì che il
Presidente della Repubblica, che è anche Presidente del CSM, vistosi sottoporre
l’ordine del giorno per la seduta del 28, avrebbe dato indicazione di non
discutere il parere sull’improcedibilità e di procedere all’elaborazione di un
parere sull’intera “riforma Cartabia”, da mettere all’ordine del giorno appena
predisposto.
Scelta, quella del Capo dello Stato, ovviamente del tutto legittima e assolutamente rispettabile.
Successivamente, però, il Consiglio dei Ministri ha autorizzato la posizione della questione di fiducia sulla “riforma Cartabia” e sembra che già il 30 luglio la Camera dei Deputati sarà chiamata a votarla.
Naturalmente, il CSM non farà a tempo a licenziare un parere su tutta la "riforma Cartabia" entro il 30.
Rispetto alla possibilità che la “riforma” sia varata da un ramo del Parlamento senza che il CSM possa esprimersi almeno su uno dei suoi aspetti più critici, vi è stata una forte levata di scudi tra i magistrati, sui quali tra l'altro rischiano di essere scaricate le responsabilità di complesse e costose attività a rischio di totale inutilità.
Apparentemente, lamentazioni e proteste si sono levate soprattutto da parte di Area, una delle correnti della magistratura, che ha un proprio "gruppo" nel CSM.
"Apparentemente” perché,
se davvero lo volesse, qualora trovasse conferma l'eventualità che sia posto il voto di fiducia sulla riforma, Area potrebbe far sì che il Consiglio tratti comunque il tema
dell’improcedibilità con la procedura di “particolare urgenza”.
Il regolamento del CSM, infatti, consente a ciascun consigliere di chiedere, all’inizio di ogni seduta, di trattare un tema di “particolare urgenza” e, a quel punto, è la maggioranza del Consiglio che decide, senza alcun vincolo, se affrontare o meno l'argomento.
E, nel caso di specie, l'urgenza sopravvenuta di fornire un parere almeno sull'aspetto più critico della "riforma Cartabia" del processo penale, deriverebbe dalla decisione, o comunque dalla seria possibilità, che già il 30 luglio la Camera dei Deputati possa votare sull'intera riforma.
Il Consiglio, dunque, avrebbe la possibilità di esprimersi sull'improcedibilità del processo penale.
Ma i Consiglieri vogliono veramente trattare l'argomento? E, in particolare, i Consiglieri di Area vogliono veramente affrontare il tema?
L'impressione è che non lo vogliano; che la levata di scudi sia apparente e si inserisca nel solito gioco delle parti della costante battaglia all'ultimo voto.
Per sapere come stanno davvero le cose, questa volta, non c'è molto tempo da attendere.
1 commenti:
È talmente scontata la storia delle decretazioni d'urgenza e delle fiducie che oramai dello struzzo con la testa sotto la sabbia è rimasto soltanto il becco.
Ricordo le emergenza in tema di giustizia che hanno dato il via libera al doppio binario quando si trattavano questioni di mafie, dal 1991 in poi. Grazie al binario speciale, appunto, dal 1993 sono stato testimone di migliaia di rastrellamenti; Ora, occorre fare il percorso inverso. Dispiace che siano personaggi muniti di credibilità, a dover smontare in maniera strampalata ciò che è stato montato in maniera calcolata.
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