martedì 16 maggio 2023

ANM di lotta e di governo.



di Nicola Saracino - Magistrato 

Agitati. 

Come al solito i magistrati fibrillano quando accade qualcosa che, apparentemente, non sia stata previamente concordata con loro. 

All’epoca della vicenda riguardante la dr.ssa Clementina Forleo e, successivamente, di quella etichettata come ”guerra tra le procure” di Salerno e Catanzaro,  le iniziative punitive contro i magistrati trovarono ampio supporto interno alla casta dei magistrati che, per bocca dei loro rappresentanti, invogliavano il Ministro della Giustizia ad esercitare l’azione disciplinare e plaudivano senza ritegno al trasferimento della dr.ssa Forleo, del quale venne poi sancita l’illegittimità dal giudice amministrativo. 

Oggi il Ministro accusa alcuni magistrati della Corte d’Appello di Milano di aver favorito la fuga di un cittadino russo posto, cautelarmente,  agli arresti domiciliari anziché essere custodito in carcere.
 
Tenuto conto degli intendimenti del Ministro, che vorrebbe le misure cautelari sempre disposte da un collegio anziché dal giudice singolo e questo in funzione della garanzia dell’indagato, la sua stessa iniziativa sembra smentire i propositi dichiarati: a dire di Nordio, infatti, il collegio, in questo caso, avrebbe errato per eccesso di garanzia. 

Si metta d’accordo con sé stesso, insomma.  

Mi pare chiaro che ritengo la sua iniziativa legittima anche se è facile pronosticarne la completa infondatezza: Nordio perderà questa causa. 

Il Ministro accusi, il CSM giudichi: così stanno le cose. 

Tornando al discorso degli “agitati”, l’ANM si è riunita lo scorso fine settimana ed ha deliberato una protesta contro il Ministro cui si imputa proprio di aver adottato quell’iniziativa disciplinare.

Tacendo che il Ministro si avvale, per qualsiasi decisione debba prendere, di un apparato burocratico largamente composto da magistrati, spesso appartenenti alle stese correnti (partitini togati) che hanno in mano le redini dell’ANM. 

Se l’agitazione fosse una cosa seria, anziché la solita messinscena, l’ANM avrebbe dovuto, prima di ogni altra cosa, pretendere dai suoi soci correntisti che sono al servizio del Ministro di abbandonare l’incarico perché non si collabora con chi attenta all'indipendenza dei magistrati. 

Ma questo avrebbe significato mettere in dubbio il dogma del dominio del Ministero della Giustizia saldamente nelle mani delle correnti e quindi della stessa ANM, capace di condizionare ogni scelta occupando tutti i posti chiave ministeriali, in barba al principio della separazione dei poteri. 

Indipendentemente, da quel principio.   

1 commenti:

francesco Grasso ha detto...

Il ministro accusi, il CSM giudichi. E' cosa certa che così stanno le cose. Ma l'ANM si deve agitare con movimenti ondulatori, sussultori, a destra, sinistra, è così che stanno le cose.