venerdì 26 luglio 2024

Quante volte figliolo?


A fronte della minimizzazione del fenomeno del correntismo tentata improvvidamente dai suoi attuali esponenti per scansare la "mannaia" del sorteggio del CSM, ospitiamo, col suo consenso, una mail di un giovane collega che ha il pregio della memoria.  Francesco Lupia cura un canale YouTube divulgativo sui temi della giustizia. 







 di Francesco Lupia - Magistrato 

Per capire se la degenerazione delle correnti sia o meno un fenomeno circoscritto solo agli ultimi anni ed ai colleghi nei confronti dei quali sono state accertate in sede disciplinare specifiche condotte ad esso relative, credo che il modo migliore sia guardare al passato.
 Potrei citare parecchi articoli giornalistici, ma preferisco riportare le parole spese (o meglio i richiami effettuati) dai vari Presidenti della Repubblica (in qualità di Presidenti del CSM) che si sono succeduti nel tempo.

Li ho tratti da due  articoli (uno  a firma di Alessia Palazzo ed uno a firma di Ermes Antonucci) , ma successivamente li ho verificati.

Il primo richiamo al CSM a non farsi controllare dalle correnti nelle nomine risale addirittura al 1981 e fu pro-nunziato da Sandro Pertini, che rimarcò "la necessità di rigorosi accertamenti sulla idoneità dei magistrati all'esercizio delle funzioni direttive ".

Più diretto fu Luigi Scalfaro "l'importante è che ciascuno, nel momento in cui giudica se un collega sia idoneo o me-no, si dimentichi di quale settore fa parte nella varia distribuzione interna, che è un segno di libertà della magistratura, quando ritiene che questo collega abbia le capacità. Una virgola di tentativo di avere più benevolenza per chi ha lo stesso gruppo sanguigno porterebbe loro agli stessi mali che noi parlamentari a volte abbiamo generato "

Storici gli interventi di Cossiga sul punto.

 "Sapete perché sta accadendo tutto questo?  Forse voi non lo sapete: ci sono le votazioni per la giunta dell'Associazione nazionale magistrati ed allora vi sono membri del Consiglio Superiore della Magistratura che, notte tardi, mi telefonano dicendo: «Ha ragione Lei, ma se io  prendo posizione a suo favore, quelli della corrente avversa avranno più voti che non quelli  della mia corrente». Immaginatevi se posso prendere come cosa seria gli atteggiamenti dell'Associazione Nazionale Magistrati! È la disgrazia della magistratura italiana: quella di tante correnti che recitano da partitini e che, recitando da partitini, hanno esigenze di concorrenza corporativa" .
 
In un'altra occasione Cossiga individuò con grande lucidità le cause dell'emergere del fenomeno del "correntismo" nello smantellamento del tradizionale sistema di carriera dei  magistrati (sostituito da un avanzamento per mera anzianità) e nella legge elettorale utilizzata per l'elezione del Csm: "Quando lei fa eleggere un organo con la proporzionale ed i voti di preferenza, l'organo diventa politico per forza perché così come non è vero che il saio non faccia il monaco, il monaco è fatto anche dal saio, la legge elettorale fa l'organo e se lei fa una legge elettorale proporzionale, con liste concorrenti e con i voti di preferenza, è logico che si formino squadre politiche", dichiarò Cossiga in un'intervista al quotidiano "Il Giornale".  Da ricordare anche l'appello rivolto da Cossiga il 30 novembre 1991 affinché i magistrati si  ribellassero alla politicizzazione e alle logiche spartitorie delle correnti: "Aiutatemi a difendervi, aiutatemi a difendere i magistrati dalle suggestioni dell'avventurismo politico, dal potere di organi che vogliono esercitare funzioni che la Costituzione non riconosce loro, da quella parte fortemente ideologizzata del Consiglio Superiore della Magistratura che, con rinnovati tentativi di assunzione di competenze contro la Costituzione e contro le leggi, tende a non realizzare una corretta amministrazione del corpo dei magistrati in forme che ne garantiscano effettivamente la libertà e l'indipendenza, ma ad attribuirsi un potere di governare i magistrati con metodi lottizzatori, di cui gli stessi magistrati sarebbero le prime vittime".
 
Si passa a  Carlo Azeglio Ciampi "Su questo campo e, più in generale, su quello dell'amministrazione della giurisdizione, e, segnatamente, della gestione dei trasferimenti e delle nomine, il Consiglio ha incontrato difficoltà. Ci sono state delle lentezze che il Vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura e il Primo Presidente della Corte di Cassazione hanno  addebitato anche ai condiziona-menti di logiche correntizie che hanno imposto 'pause,  frenate e mediazioni faticose ben al di là della pur necessaria dialettica'. Capisco, condivido,  auspico l'esercizio della dialettica; comprendo le 'affinità elettive', ma non 'discipline di  gruppo' che tendano a influenzare le valutazioni dei singoli ".

Ed a Napolitano "Le nomine debbono essere tempestive e  non passare sotto le forche caudine di interminabili tentativi di mediazione, che espongono  questo adempimento primario a polemiche sul condizionamento di visioni correntizie che  travalichino i limiti della normale dialettica "

Ed ancora lo stesso Napolitano, qualche anno più tardi ""Tra i punti più delicati,  nell'interesse della riaffermazione dello stesso ruolo del Consiglio Superiore, c'è quello del  rigore e della misura, dell'obbiettività e imparzialità, con cui il Consiglio deve esercitare le  sue funzioni: senza farsi, tra l'altro, condizionare nelle sue scelte da logiche di appartenenza  correntizia. Il rispetto degli equilibri costituzionali e dei limiti che esso comporta per  ciascuna istituzione vale per tutti, vale per tutte le istituzioni " ed ancora qualche anno dopo lamentando "estenuanti impropri  negoziati nella ricerca di compromessi e malsani bilanciamenti tra correnti ".

Mattarella "la copertura di tutti i posti vacanti e, in particolare, di quelli direttivi e semi direttivi, sia effettuata celermente; e non venga ritardata dalla ricerca di intese su una pluralità di nomine "
Il climax si raggiunse ovviamente dopo che vennero divulgate nel 2019 le intercettazioni sul caso Palamara.

Fu proprio Mattarella a pronunziare un discorso che resterà nella storia (nera purtroppo) della Magistratura "il coacervo di manovre nascoste, di tentativi di screditare altri magistrati, di millantata influenza, di pretesa di orientare inchieste e condizionare gli eventi, di convinzione di poter manovrare il Csm, di indebita partecipazione di esponenti di un diverso potere dello Stato", una prassi che si manifesta "in totale contrapposizione con i doveri basilari dell'ordine giudiziario e con quel che i cittadini si attendono dalla magistratura "

Chiudiamo questa triste carrellata ancora con l'intervento del Presidente Mattarella del 2020 "è necessario che il tracciato della riforma sia volto a rimuovere prassi inaccettabili, frutto di una trama di schieramenti cementati dal desiderio di occupare ruoli di particolare importanza giudiziaria e amministrativa, un intreccio di contrapposte manovre, di scambi, talvolta con palese indifferenza al merito delle questioni e alle capacità individuali ".

Alla luce di questi elementi ritengo che ognuno possa farsi una propria opinione circa la durevolezza e l'estensione del fenomeno.

2 commenti:

francesco Grasso ha detto...

Grazie per aver presentato e fatto conoscere il giovane valente magistrato Francesco Lupia impegnato per la difesa della Giustizia e della dignità morale dei magistrati. L' elenco imponente di persone di alto rango che denunciano il grave fenomeno del correntismo e l'assoluta sordità di chi non vuole comprenderne la gravità non necessita di ulteriori commenti

bartolo ha detto...

Onore al giovane magistrato Francesco Lupia che ci ricorda, con le parole dei Presidenti della Repubblica a Partire da Sandro Pertini fino a Sergio Mattarella, le storture provocate dal correntismo all’autogoverno della magistratura.
Da parte mia, per quanto usurato, le addizioni a una cifra mi sento ancora di farle. E se dopo il giovane magistrato che riporta le reprimende dei capi di stato contro il correntismo, ascolto anche il giovane Senatore Scarpinato dire che non si vuole vedere l’elefante nella stanza, inteso come la mafia fin nelle istituzioni; andando invero a cercare la formica o il topolino, cioè quella che sta nelle strade; fanno due, aggiunte allo scandalo Palamara, tre. Indizi. Quindi, una prova.
Ma qui c’è dell’altro: un membro del CSM riferisce all’interessata-imputata, che reputa amica degli amici, ciò che avviene nella camera disciplinare segreta del CSM. Che dire?! È la medesima cosa che un sindaco riferisca il contenuto di una riunione di Giunta ad un amico degli amici interessato a quell’oggetto di discussione. Per il Prefetto di quella città, sarebbe scioglimento diretto del Consiglio comunale senza prima passare per la Commissione d’accesso.
Ecco, 3 + 1 fanno 4 e quest’ultimo scandalo è ancora più terribile del precedente.
La parola al Prefetto d’Italia, per il ripristino, s’è ancora possibile, di quel senso di disciplina e onore (e giustizia) che deve possedere chi ricopre cariche pubbliche.
Torna in mente il famoso articolo di Sciascia sul Corriere della Sera del 1987 “I professionisti dell’antimafia”. Titolo messo dal giornale e non dall’autore, che, invece, denunciava il futuro deragliamento del CSM se passasse il principio di gestione delle nomine dei magistrati nei ruoli direttivi usando il requisito di esperienza nella lotta alla mafia a proprio piacimento, senza attenersi alle norme in vigore. Norme, successivamente affette dalla "Circolarite".