Subito dopo l’estate la Consulta si pronuncerà sulla spinosa questione del cd. Lodo Alfano.
Com’è noto due sono le fondamentali domande alle quali dovranno essere date risposte.
La prima, di carattere sostanziale, chiede di stabilire se l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge tolleri eccezioni così vistose come quelle che esentano alcuni di loro - anche se molto importanti – dall'assoggettamento alla giurisdizione finché dura il mandato, rinviando ad epoca successiva l’accertamento degli eventuali illeciti commessi.
La seconda questione, connessa alla prima, è se tale eccezione possa essere posta da una legge ordinaria, ovvero richieda una riforma della Costituzione.
Ebbene, una volta che saranno risolti tali problemi risulterà più agevole valutare la compatibilità costituzionale di altre “eccezioni”, presenti nell'ordinamento, che rendono alcuni cittadini “più uguali degli altri”.
Tra queste merita di essere segnalata l’immunità - prevista da una legge ordinaria e non da una norma costituzionale - introdotta nel 1981 dall’art. 32 bis della l. 24 marzo 1958 n. 195 che manda esenti da conseguenze civili e penali i consiglieri del CSM disponendo che “I componenti del Consiglio superiore non sono punibili per le opinioni espresse nell'esercizio delle loro funzioni, e concernenti l'oggetto della discussione”.
La giurisprudenza ha chiarito che tale immunità riguarda ogni tipo di responsabilità, sia essa civile, penale o disciplinare. E, si badi, a differenza del lodo Alfano gli illeciti resteranno impuniti anche dopo la scadenza del mandato di consigliere del CSM.
Eppure il primo requisito che - in democrazia - dovrebbe connotare un soggetto investito di funzioni pubbliche parrebbe essere proprio quello della “responsabilità”, specialmente quando non possa operare - come nel caso del CSM - neppure il congegno della cd. responsabilità politica.
Sarebbe quanto mai opportuno, dunque, che il Legislatore eliminasse quella eccentrica immunità.
In tempi di “lodi” più o meno contestati risulta imbarazzante difendere non già una temporanea esenzione dalla giurisdizione come il lodo Alfano, ma una vera e propria impunità priva di ogni ragion d’essere.
Essa - avendo a mente anche le funzioni giurisdizionali del CSM nella materia disciplinare - contrasta, per di più, con tutti i principi regolanti la responsabilità del giudice.
Se si demonizza l’idea dei giudici elettivi cosa pensare, allora, di un giudice e di un amministratore elettivo e per giunta irresponsabile civilmente, penalmente e disciplinarmente?
Nicola Saracino - magistrato
Com’è noto due sono le fondamentali domande alle quali dovranno essere date risposte.
La prima, di carattere sostanziale, chiede di stabilire se l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge tolleri eccezioni così vistose come quelle che esentano alcuni di loro - anche se molto importanti – dall'assoggettamento alla giurisdizione finché dura il mandato, rinviando ad epoca successiva l’accertamento degli eventuali illeciti commessi.
La seconda questione, connessa alla prima, è se tale eccezione possa essere posta da una legge ordinaria, ovvero richieda una riforma della Costituzione.
Ebbene, una volta che saranno risolti tali problemi risulterà più agevole valutare la compatibilità costituzionale di altre “eccezioni”, presenti nell'ordinamento, che rendono alcuni cittadini “più uguali degli altri”.
Tra queste merita di essere segnalata l’immunità - prevista da una legge ordinaria e non da una norma costituzionale - introdotta nel 1981 dall’art. 32 bis della l. 24 marzo 1958 n. 195 che manda esenti da conseguenze civili e penali i consiglieri del CSM disponendo che “I componenti del Consiglio superiore non sono punibili per le opinioni espresse nell'esercizio delle loro funzioni, e concernenti l'oggetto della discussione”.
La giurisprudenza ha chiarito che tale immunità riguarda ogni tipo di responsabilità, sia essa civile, penale o disciplinare. E, si badi, a differenza del lodo Alfano gli illeciti resteranno impuniti anche dopo la scadenza del mandato di consigliere del CSM.
Eppure il primo requisito che - in democrazia - dovrebbe connotare un soggetto investito di funzioni pubbliche parrebbe essere proprio quello della “responsabilità”, specialmente quando non possa operare - come nel caso del CSM - neppure il congegno della cd. responsabilità politica.
Sarebbe quanto mai opportuno, dunque, che il Legislatore eliminasse quella eccentrica immunità.
In tempi di “lodi” più o meno contestati risulta imbarazzante difendere non già una temporanea esenzione dalla giurisdizione come il lodo Alfano, ma una vera e propria impunità priva di ogni ragion d’essere.
Essa - avendo a mente anche le funzioni giurisdizionali del CSM nella materia disciplinare - contrasta, per di più, con tutti i principi regolanti la responsabilità del giudice.
Se si demonizza l’idea dei giudici elettivi cosa pensare, allora, di un giudice e di un amministratore elettivo e per giunta irresponsabile civilmente, penalmente e disciplinarmente?
Nicola Saracino - magistrato
27 commenti:
"Il primo requisito che - in democrazia - dovrebbe connotare un soggetto investito di funzioni pubbliche parrebbe essere proprio quello della “responsabilità”". Sono d'accordo, ma che fine ha fatto l'esito del referendum del 1987 sulla responsabilità civile dei magistrati? Chi l'ha vanificato?
Carissimo giudice,
Le confesso che non avevo mai prestato molta attenzione alle leggi da lei richiamate (L. 24/03/58 n. 195 e 03/01/81 n. 1).
Il suo articolo, pertanto, ha avuto anche il merito di stimolare la mia attenzione: così ho fatto una breve ricerca.
Più di ogni altra cosa mi ha colpito la lettura della sentenza n. 148 del 03/06/83 della Corte Costituzionale.
Riporto solo alcuni punti:
"...è agevole notare che la natura, la posizione e le funzioni del Consiglio superiore della magistratura sono state concepite dalla Costituzione in termini così caratteristici, da fornire un'adeguata ragione giustificativa della scriminante in discussione."
"Ora, dall'insieme di queste disposizioni..." (la Corte richiama gli art. 105,106,107 della Cost.)"...risulta che la parte centrale e costituzionalmente necessaria dell'azione del Consiglio consiste in apprezzamenti sulle attitudini, sui meriti e sui demeriti dei magistrati da assegnare ai vari uffici, da trasferire, da promuovere, da sottoporre a procedimenti disciplinari e via dicendo. Ma la garanzia che il Consiglio è chiamato ad offrire in tal campo, proprio per poter essere effettiva, richiede a sua volta che i componenti del Consiglio stesso siano liberi di manifestare le loro convinzioni, senza venire in sostanza costretti ad autocensure che minerebbero il buon andamento della magistratura. In altre parole, è nella logica del disegno costituzionale che il Consiglio sia garantito nella propria indipendenza, tanto nei rapporti con altri poteri quanto nei rapporti con l'ordine giudiziario, 'nella misura necessaria a preservarlo da influenze' che potrebbero indirettamente pregiudicare 'l'esercizio imparziale dell'amministrazione della giustizia' (cfr. la sent. n. 44 del 1968). Il che non esclude, ovviamente, ricorsi avverso le deliberazioni del Consiglio (o contro i provvedimenti che ne adottino il contenuto), non già sindacando agli effetti penali le opinioni espresse da parte di componenti il Consiglio medesimo, nell'adempimento dei compiti che sono loro riservati per Costituzione."
In un altro punto la Corte scrive:
"...Ma la natura specifica di quella previsione non toglie che essa sia stata attentamente delimitata dal legislatore:con il preciso e dichiarato intento di evitare che la garanzia si convertisse nello strumento di abusi, ipotizzato e censurato dall'ordinanza di rimessione."
Di fronte a tale "impunità" io credo che l'unico rimedio sia quello di evitare che il CSM venga riformato: nel senso che nella sua composizione sia prevista una maggiore presenza di membri di nomina politica.
Rispondo a Vittorio ferraro delle 10.17.
Le motivazioni della Corte mi paiono azzardate: equivarrebbe a dire che un professore di una commissione d'esame, per poter giudicare negativamente un candidato, deve essere immune perché diversamente egli non si sentirebbe libero di fare ilsuo lavoro; o che il giudice, nel condannare il ladro, dovrebbe essere immune perché diversamente lo manderebbe assolto.
In realtà operano, per queste esigenze, le categorie generali dell'adempimento del dovere: se il professore varca i limiti di quel dovere ed il giudice si accanisce sul ladro facendo loro torti maggiori di quelli consentiti, non capisco più chi è il professore e chi il somaro, chi il giudice e chi il ladro ...
Nicola Saracino
Carissimo giudice,
La ringrazio della risposta.
Avevo intuito che Lei non condivideva l'impostazione e le conclusioni della sentenza.
Siccome penso che, per il futuro, la Corte non cambi facilmente idea allora ho scritto che l'unico strumento di "garanzia" e di tutela sia quello di mantenere almeno l'attuale composizione dei componenti del CSM.
Immaginiamo solo per un attimo un CSM con una maggiore componente di membri di nomina politica...
L'argomento oggi posto è rilevantissimo soprattutto in riferimento al pricipio di "responsabilità" per i componenti del C.M.S.Si tratta di elemento etiopatogenetico, in relazione all'origine dei mali della giustizia, di primordine. Il principio di responsabilità personale su cui si incardina il corretto funzionamento dello Stato è andato via via crescendo in relazione all'emancipazione della civiltà giuridica,fino a diventare un principio ineludibile per tutti.La giurisprudenza costituzionale in senso contrario non può che destare perplessità, circoastanza questa non rarissima. A tal proposito a pag. 3 della nota al Presidente della Repubblica, da me recentemente inviata e pubblicata sul mio sito nel Dipartimento per l'Università, si significa come la Corte costituzionale con sentenza n.329 del 2003,di fatto, abroga l'istituto dell'Indipendenza universitaria dalla Costituzione rigidamente tutelato(artt.5 e 33 cost.)La Corte per ciò fare, mai fa riferimento agli artt. 5 e 33, ignorando un principio supremo emette una sentenza incostituzionale.
Per il magistrato Nicola Saracino
Se per la questione di carattere sostanziale la Corte si pronunciasse in modo avverso, ossia se giudicasse la legge incostituzionale, come in passato, per violazione anche e soprattutto dell'art 3 Cost., non si porrebbe la seconda questione o con una legge costituzionale si potrebbe inserire una tale eccezione che cozza ,fra gli altri, con un principio fondamentale?
Per l'anonimo delle 23.13
Pone un problema reale.
La Costituzione afferma diversi valori che, talora, entrano in conflitto.
Sorge, così, il problema del loro bilanciamento.
Quando non sia la stessa Carta a fornire indicazioni su quale debba prevalere l'operazione è rimessa al Legisaltore ordinario e cioè alla politica.
L'immunità potrebbe, pertanto, essere posta con legge costituzionale, purché non si incida sul modello di Stato disegnato dal costituente repubblicano, essendo questo il limite che gli studiosi pongono alla stessa possibilità di innovare la Costituzione.
Nicola Saracino
Nella Costituzione ci sono delle guarentigie per alcuni soggetti che fanno eccezione all' art 3, perchè i costituenti non introdussero anche le guarentigie previste dal lodo Alfano?
E se l'art 3 Cost è uno dei principi fondamentali , uno dei perni su cui si basa il modello di Stato disegnato dal costituente repubblicano, può il Legislatore introdurre un' eccezione ad esso senza superare il limite indicato dagli studiosi?
Fuori tema.
Ho atteso i risultati dei ricorsi dei dott Apicella, Nuzzi e Verasani e pure del ricorso di Jannelli. Scorrendo il Web credo di aver capito che la Cassazione ha respinto tutti questi ricorsi anche se mi pare di aver capito che si abbia una certa comprensione per le ragioni di Jannelli. Salvo errore da mia parte non ho letto nulla su questo argomento su questo eccellente blog.
Mi pare che purtroppo tutto proceda secondo un certo schema.
Carissimo Dottore,
innnzitutto la saluto dal mio libro di diritto privato che sto ceracndo di divorare il prima possibil!!(Ma che fatica..ahahahah!)
Volevo seplicemente ringraziarla per il suo articolo sul lodo Alfano!E' stato fondamentale per me sapere dell'immunità dei componenti del CSM..Sono alquanto indignato e sto già impegnandomi sulla rete per far volar tra i mortali come me la Notizia!Spero un giorno potrò diventare un Onesto,Limpido e Chiaro servitore della Repubblica e dei Suoi Principi informatori come voi Magistrati..Almeno di quelli più Coraggiosi e Onesti!
Grazie ancora e buon lavoro!
Domenico/Spartacus
Per l'anonimo fuori tema delle 18,03.
Evidentemente non stiamo trascurando l'argomento.
Prossimamente la decisione delle sezioni unite sarà pubblicata e commentata solo "tecnicamente", com'è vecchia abitudine in questo blog.
Riteniamo, infatti, che le informazioni debbano essere complete e - quando necessario - corrette dal punto di vista tecnico-giuridico, anche a dispetto della loro agevole e generale comprensibilità.
Nicola Saracino
Fuori tema:
Il GIP presso il Tribunale di Napoli Sergio Marotta,nelle sedi competenti, espone che il 1° luglio viene raggiunto per telefono da una collega la quale gli dà appuntamento per il 2 luglio alle ore 8,25. Recatosi all'appuntamento, la suddetta collega, SENZA PREANBOLI, si proprio SENZA PREAMBOLI!!! gli dice < So che sei il GUP di Mastella,ti chiedo di proscioglierlo,di archiviare almeno la sua posizione potrebbe tornarti utile per la carriera,magari dinanzi al CSM >.
Se la notizia è vera
art. 319ter comma 1 c.p.,da 3 a 8 anni di reclusione. Se dalle indagini poi dovesse emergere la violazione dell'art. 81 c.p., il 416,ecc.,come il modus operandi ci fa sospettare, agevolmente si capisce di che cosa si tratta. E allora
GRAZIE,VERAMENTE GRAZIE DI CUORE, DOTT. SERGIO MAROTTA.
Egr. dott.Grasso, cio' che Lei racconta nell'ultimo post, e' d'avvero grave, mi crea personalmente una profonda inquietudine e amarezza.La giustizia in Italia e' d'avvero in una brutta situzione......Saluti
Daniele Di Martino
Io trovo che la notizia riportata dal dott Grasso, se verrà confermata, sia strepitosa!!!
Meno male che ancora qualcuno come questo Marotta ha un livello di onestà che ci permette di vedere denunciati certi abusi di potere, certe pratiche da corruttori portaborse. Quello che mi auguro è che non finisca come tutte le storie di giustizia, da Forleo a De Magistris passando per Apicella, Nuzzi e Verasani (e solo per citare gli ultimi). Daltronde i corruttori sono sempre molto svegli, a differenza degli onesti che invece dormono o fanno finta di dormire per continuare a vivere in una quiete scadente e già scaduta!!!
Il giudice T.C., così replica alle accuse del giudice S. Marotta: " Sono arrabbiatissima..... la denuncia di Marotta contiene cose assurde,mai avverate....provvederò in tutti i modi a far conoscere questa triste vicenda .." Tuttavia il giudice T.C. ammetterebbe a) L'incontro c'è stato, nella data del 2 luglio e nella "Piazza coperta",così come afferma il dott. Marotta. b) Che è di Cppaloni e che conosce il soggetto in argomento da una vita, e che lo considera un amico; che sà quanto è rimasto ferito dalla vicenda giudiziaria in oggetto; che sà che c'è legittima attesa per la conclusione del processo. c) che si è limitata a chiedere quali fossero i tempi del processo e se fosse vero che Marotta era prossimo al trasferimento.
Il giudice T. C. ci insegna che la verità giudiziaria non può essere esatta e che nemmeno pretende di esserlo. Nel processo penale è solo il risultato del libero convincimento del giudice che incontra il solo limite della congruità della motivazione, che deve essere logica e che non può prescindere dagli atti probatori del processo.
EBBENE
alla luce delle affermazione del giudice T.C. la tesi del dott. Marotta non solo non viene intaccata in nessuno dei suoi punti,ma adirittura si consolida . E'dotata di coerenza intrinseca ed estrinseca,mentre quella del giudice T.C., no! E' illogica soprattutto in riferimento pricipio giuridico previsto dall'ordinamento dell' " id quod plerumque accidit". E' illogico sostenere che la T.C. telefoni per ben due volte al dott. Marotta e lo impegni con un appuntamento che riguardi un caro amico, solo per chiedergli i tempi del processo.
Ma vi è di più,
sotto il profiolo oggettivo.
le sue richieste ,sempre secondo il principio dell" id quod plerumque accidit" ,così come da essa stessa ammesse ,contengono in re ipsa, le richieste di cui parla il dott. Marotta.
Mentre in Italia dobbiamo discutere se "proteggere" per legge inquisiti e condannati che devono rappresentare in parlamento tutti gli Italiani, altrove, in Europa:
De Magistris, è stato assegnato alla Cocobu, la commissione per il controllo del bilancio del parlamento europeo.
Il cammino sarà duro, è appena l'inizio, ma il ricambio dei nostri politici è necessario.
Quanto sarebbe semplice, con una legge che vieti l'elezione per cittadini compromessi, fare pulizia e vero rinnovamento.
Alessandra
Il trasferimento a Poggioreale del prof. A. F.,ordinario di Fisica e Tecnica industriale,presso l'Università di Catania,pur prescindendo dal caso in questione ci induce ad alcune riflessioni in ordine al problema grave,anzi gravissimo delle perizie e consulenZe nei procedimenti giudiziari italiani.Un problema che contribuisce all'ingiustizia in modo determinante, E CHE NECESSITA DI ESSERE STUDIATO IN FORMA CONCRETA ,COMPIUTA E CON URGENZA. Alcuni periti concepiscono tale rilevante ufficio, non come un dovere assai gravoso e delicato ma come un particolare privilegio che gli conferisce poteri STRAORDINARI,ovvero che gli consente di poter affermare ciò che vogliono. Sovvertire i canoni della ragione,prescindere totalmente dalla verità come ad esempio affermare l'esistenza di una strada che non esiste,prescindere dagli elementi codificati dalla scienza ufficiale etc. Per ciò impedire l'ordinamento conferisce al giudice la qualità di "peritus peritorum. Con ciò l'ordinamento non affida al giudice il compito, ad esempio, di compiere quegli interventi chiurgici che nesun chirurgo al mondo è in grado di eseguire ma bensì valutare la correttezza della perizia e prendere i dovuti provvedimenti.Anche perchè il giudice è in grado di valutare i tanti indizi che spesso accompagnano le false perizie come,ad esempio, ritardi ingistificabili e mai giustificati che determinano la prescrizione del reato etc.
Strana prassi quella inaugurata dal Presidente della Repubblica oggi.
Che io mi ricordi ( e non sono molto sicuro di ricordare bene ) è la prima volta che un Presidente promulga la legge ed invia un messaggio al Governo e ,per conoscenza,ai Presidenti delle Camere dove taccia d'incoerenza la legge che ha promulgato
Da un lato,infatti,tale prassi non trova appiglio costituzionale nell'art 87 che al 2° co prevede possa "inviare messaggi alle Camere" e non al Governo.
Dall'altro non può farsi rientrare nell'art 74 il quale sancisce la possibilità di inviare messaggi motivati (solo) alle Camere, al fine di provocare una nuova deliberazione sul testo (nuova deliberazione che ,essendo intervenuta la promulgazione, è impossibile).
Chi ci capisce è bravo..
Cordialmente
P.F.
Mi sorge il dubbio, ma credo che io non sia la sola ad averlo, che l’aver messo in rilievo fatti privati, estranei all’indagine penale, da parte di certe testate giornalistiche, sia stato alquanto provvidenziale, per comprimere la funzione della cronaca giudiziaria, così come la proposta di far rientrare dall’estero i capitali provenienti da efferati crimini, come sequestri, spaccio di droga o vendita di organi, sia alquanto provvidenziale per la nostra economia.
Con le modifiche apportate al c.p.p. sarà impedito all’opinione pubblica di poter farsi un’idea sulle inchieste che precedono un processo penale, così, con le modifiche apportate alla finanziaria, sorgeranno nuovi centri commerciali, per la gioia di chi non può comprarsi neanche lo stretto necessario. La conoscenza pubblica degli atti di un procedimento penale è la linfa vitale del diritto stesso di un paese democratico perché contribuisce ad evitare abusi del potere politico e giudiziario a garanzia dei diritti “uguali per tutti”.
Se non ci fosse stata la cronaca giudiziaria, avremmo ignorato fatti importanti, che non avrebbero influenzato le nostre scelte.
L’altro giorno leggevo un articolo del dr. Mario Cicala, Consigliere di Cassazione, pubblicato sul quotidiano “Italia Oggi “ del 4 luglio scorso. Riporto alcuni passaggi:”…… la giurisprudenza oggi in Italia ha un ruolo “creativo” e perciò” politico”……..È un tema, che quando viene affrontato nel diritto penale suscita emozioni e polemiche nell’ambito dei partiti, specie se si sottolinea la sconfinata libertà di cui gode il pubblico ministero nell’esercizio del potere di indagine. …………Per nostra fortuna, il diritto tributario suscita minor coinvolgimento emotivo e dunque in quest’ambito è possibile riflettere sul ruolo attuale della magistratura senza essere accusati di essere amici o avversari del cavalier Berlusconi.”.
E meno male! A questo punto è doveroso chiedere a chi, ingiustamente, è stato destinatario di “accertamenti pazzi” basati sui famosi studi di settore, considerato il minor coinvolgimento emotivo nel diritto tributario, se è scoppiato a ridere.
Rosa Grazia Arcifa
Ho visto oggi pomeriggio su rai storia il film su Joe Petrosino "4 colpi per Petrosino" del 1972.
Bellissimo film e credo che sia stata fatta anche una buona ricostruzione dei fatti. Una ricostruzione anche e soprattutto storica di come era la Sicilia degli anni di inzio 1900, quali i problemi, gli umori, e come era strutturata e radicata la mafia, come le istituzioni e le forze dell'ordine convivevano con il sistema mafioso, come la politica già all'epoca coltivava tranquillamente quel sistema criminale.
E ad oggi... quanto in verità risulta cambiato...
Ma soprattutto vorrei sottolineare il sistema di leggi che c'era all'epoca molto garantista nei confronti del crimine e ancor più generoso... e guardando ad oggi il sistema di leggi che si è tornato a promulgare e quelle che si stanno sviluppando nei laboratori delle commissioni parlamentari ci stanno facendo tornare molto più indietro di quanto eravamo già agli inizi del 1900.
Una su tutte... la legge che prevedeva lo sbianchettamento della fedina penale per chi ne facesse richiesta, ovviamente dopo approvazione del tribunale. Mentre ad oggi si cancella automaticamente... e ci sono in programmazione leggi che vogliono cancellare anche la memoria storica di tali reati... addirittura punendo chi ne proverà a riesumare i ricordi.
Roba da paese delle mafie...
P.S. Consiglio a tutti la visione di questo film.
Per la mia formazione (letteraria e storico-filosofica) ho qualche difficoltà a seguire i talvolta intricati sentieri del diritto.
Penso tuttavia che alcune delle leggi di recente promulgate entrino in conflitto con aspetti non irrilevanti della Costituzione. Da qui le riserve espresse dallo stesso Presidente, che forse tali leggi non avrebbe dovuto firmare.
Ritengo infatti che ci troviamo di fronte ad una sorta di legittimazione dell’impunità per le alte cariche dello Stato; ma così il principio dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge esce gravemente compromesso.
Nel ‘400 alcuni sovrani firmavano le leggi con la formula “perché così piace a noi”. A. Plè, “Per piacere o per dovere?”, Girando, Torino, p.
Si può ora regredire dalla condizione del citoyen a quella del suddito, che deve sottostare al volere insindacabile di un dominus.
Così vi chiedo, a proposito p. es. della norma che impone ai bloggers obbligo di rettifica entro 48 ore e che può inoltre costare forti sanzioni pecuniarie: fino a che punto può spingersi il diritto dell’”offeso” di imporre tale rettifica?
Se Caio scrive che Tizio (che magari è un membro del governo) ha riportato condanne per atti di razzismo; o che la sua impresa si è vista rifiutare per anni il certificato antimafia; o che egli è sotto inchiesta per probabili legami con la camorra, Caio è soggetto ad obbligo di rettifica?
Voglio dire: tenendo conto del fatto che si tratti di notizie risultanti da atti processuali, giornali, tg, dichiarazioni degli stessi inquirenti, quindi non di ipotesi di Caio.
Mi interessa molto il vostro parere perché come blogger non vorrei avere certe “noie”…
Un caro saluto e… non mollate!
Per maggior correttezza sul piano filologico, aggiungo citazione completa e dati ad essa relativi.
“Il re è re e imperatore nel suo regno e vi può fare leggi ed editti a suo piacere”, scriveva sino dal 1400 il legista Jean Boutillier nella sua Somma rurale; di qui nasce la formula: “è così perché così piace a noi”, che incominciava ad essere consueta negli atti reali nel XV secolo.” A. Plè, “Per dovere o per piacere? Da una morale colpevolizzante ad una morale liberatrice”, Gribaudi, Torino, 1984, p.79.
Grazie ancora per l'attenzione
La legge Alfano presenta una piega interessante.
"Lui" si deve presentare in giudizio come faccio io in forza dell'art. 3 della Costituzione.
Se "lui" è immune dal giudizio allora anch'io lo sono in forza dell'art. 3 della Costituzione.
@ Antonino Sala
La laconicità di quanto da lei scritto il 7 cm non mi consente purtroppo di veder più chiaro, in merito all’oggetto del contendere.
Mi spiego.
Senz’altro l’art.3 della Costituzione afferma in modo chiaro anzi inequivocabile l’uguaglianza di tutti i cittadini.
Ma ciò significa (come spero) che la norma su cui ho presentato il mio quesito in data 22/07/09 sia inoperante?
Significa insomma che esclusi naturalmente eventuali casi di ingiuria, calunnia o altre manifestazioni di inciviltà, un ipotetico blogger possa esprimere le sue opinioni senza dover temere sanzioni pecuniarie o d’altro tipo?
Chiedo che sia perdonata la mia insistenza sul tema in questione, insistenza da ascriversi ad una pressoché nulla competenza in fatto di diritto.
Penso comunque che in un Paese democratico sia fondamentale l’opera di rischiaramento (in senso direi quasi illuminista) e di divulgazione da questo sito svolto.
Ed appunto con questa “sete” civile, culturale ed anche pratica, mi sono rivolto al sito in questione.
Ossequi
Riccardo Uccheddu
Scriveva l'Espresso ...
" ... Un incontro carbonaro tra il premier, Alfano, Ghedini e due giudici della Corte Costituzionale. Per parlare di giustizia. Ma sullo sfondo c’è anche l’immunità di Berlusconi
Le auto con le scorte erano arrivate una dopo l’altra poco prima di cena.
Silenziose, con i motori al minimo, avevano imboccato una tortuosa traversa di via Cortina d’Ampezzo a Roma dove, dopo aver percorso qualche tornante, si erano infilate nella ripida discesa che portava alla piazzola di sosta di un’elegante palazzina immersa nel verde..."
Ora, tutti noi, nutriti dalla nostra insaziabile speranza, in attesa delle decisioni della Corte (speriamo non si tratti di Coorte), aspettiamo che accada quello che è GIUSTO accada.
Se dovesse accadere qualcosa di diverso da ciò che noi riteniamo GIUSTO, NOI non ci stupiremo più di tanto per cose che abbiamo capito da sempre.
In molti si stupiranno o faranno finta di stupirsi, moltissimi, invece, rimarranno all'oscuro di tutto per una sorta di indifferenza innata che permette, da anni, ai padroni del vapore, di fare quello che meglio gli piace fare.
Un Abbraccio
Leggo sui blog che berlusconi ha dato mandato per querelare Di Pietro.
E se Di Pietro parimenti querela berlusconi?
Un Berlusconi "immune" da qualsiasi giudizio dovrebbe soltanto sorridere di fronte a qualsiasi critica, comprese quelle di Di Pietro.
E' la legge della natura: una volta che si è immuni rispetto a qualsiasi malattia chi si ostinerebbe a vaccinarsi?
Se poi ci affidiamo alla Legge degli uomini ... beh, quella è davvero una cosa semplice, semplice: TUTTI, MA PROPRIO TUTTI, SONO UGUALI DI FRONTE ALLA LEGGE!
... (?!) Per dindirindina!
Errata corrige: "TUTTI, MA PROPRIO TUTTI, ERAVAMO UGUALI DI FRONTE ALLA LEGGE!
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