martedì 30 giugno 2009

Archivio Genchi: la giustizia dei capi di Gabinetto.





di Monica Centofante
(Giornalista)



da Antimafiaduemila del 29 giugno 2009


Qualche tempo fa, quando il gip Maria Teresa Belmonte aveva archiviato alcune indagini sull’allora pubblico ministero Luigi de Magistris, si era gridato allo scandalo.

Perché per ragioni di opportunità quel giudice, che era nientepopodimenoche la moglie del fratello di Michele Santoro (colpevole di essersi occupato di de Magistris nel corso di alcune puntate di Annozero), avrebbe dovuto astenersi dall’incarico poiché per qualche imprecisato motivo non avrebbe potuto prendere una decisione serena e imparziale.

Giovedì e venerdì scorsi la Corte di Cassazione si è espressa su due ricorsi presentati dalla Procura di Roma contro la decisione del Tribunale del Riesame che l’8 aprile aveva ordinato di restituire l’archivio sottratto dalla stessa procura a Gioacchino Genchi, già consulente di de Magistris.

Con accuse anche fantasiose, come quella di violazione del segreto di Stato nell’acquisizione dei dati di traffico di utenze in uso a 007: reato che nel codice non esiste, quindi inventato.

Nel primo giorno di udienza la quinta sezione della Suprema Corte ha dichiarato l’inammissibilità in radice del ricorso, il che avrebbe dovuto avere, come naturale conseguenza, quella di vedere confermato il dissequestro anche nel corso dell’udienza di venerdì.

Ma le cose sono andate diversamente.

Perché il procuratore generale si è sorprendentemente dichiarato in disaccordo con l’orientamento assunto dal suo stesso ufficio il giorno precedente e ha chiesto alla Corte di dare ragione ai pubblici ministeri di Roma Achille Toro e Nello Rossi.

Che sono quelli che avevano eseguito il sequestro, ma sono anche quelli che appaiono in atti di indagini per le quali il dottor Genchi aveva ricevuto incarichi dall’Autorità Giudiziaria.

In parole povere: anche loro parte di quell’archivio.

Nello specifico, ci aveva spiegato l’avvocato Fabio Repici, legale del consulente, vi sarebbero tra l’altro conversazioni del dottor Toro che nel “maggio 2006 concordava con altra persona, con insospettabili capacità profetiche, gli incarichi al ministero della Giustizia presso l’appena nominato ministro Mastella e presso altri ministeri, riferendo anche gli incarichi graditi da altri magistrati romani, ivi compreso il dr Nello Rossi”.

In quello stesso periodo – mentre era in corso l’indagine Why Not - Toro diventava capo di Gabinetto del Ministro Bianchi nel governo Prodi, mentre il ministro Ferrero, nello stesso governo, sceglieva per quell’incarico il dott. Franco Ippolito.

Che, guarda il destino, ritroviamo venerdì come relatore all’udienza che si è tenuta davanti alla sesta sezione penale della Cassazione.

La quale era chiamata a decidere proprio sulla parte del ricorso che riguardava i tabulati di utenze telefoniche riferite, tra gli altri, a Clemente Mastella e Romano Prodi perché entrambi indagati in Why Not (il primo ora archiviato).

Alla fine la Suprema Corte decide di confermare il dissequestro di copia dell’archivio riguardante i tabulati che si riferiscono a utenze dei servizi segreti.

Ma dà ragione alla Procura capitolina nella parte del ricorso con il quale si chiedeva il ripristino del sequestro di copia dell’archivio con riferimento ai tabulati delle utenze telefoniche di parlamentari: e quindi proprio a Romano Prodi, Clemente Mastella e altri, per i quali annulla senza rinvio, chiudendo definitivamente la questione.

Nella sicura soddisfazione di indagati ed ex indagati nonché di Achille Toro e Nello Rossi.

Quest’ultimo, tra l’altro, fino a due anni fa impiegato proprio alla sesta sezione penale della Corte di Cassazione, quindi un ex-collega.

Lo scenario lascia spazio a qualche dubbio o perplessità, ma nessuno, questa volta, ha pensato di gridare allo scandalo.

Così come non era accaduto neppure quando la Procura di Roma, nonostante la decisione del Tribunale del Riesame, si era arbitrariamente e illegalmente rifiutata di restituire l’archivio al suo legittimo proprietario.

In quell’occasione l’avv. Repici si era chiesto: “Cosa assicura ai magistrati romani l’impunità davanti al Csm ed al ministro della giustizia?”.

La risposta, forse, è arrivata oggi.



45 commenti:

pensiero libero ha detto...

Madoff negli USA è stato condannato a 150 anni di carcere, in Italia che pena da scontare avrebbe avuto?

Sondaggio sul sito:

http://penlib.blogspot.com/

Rosa Grazia Arcifa ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Sig.a Rosa Grazia Arcifa,
secchiello o scafandro?

Con il secchiello non è possibile svuotare il mare di merda che ci circonda.

L'unica è lo scafandro: proteggersi ed immergersi.

(Avv. Cosimo Saracino)

Anonimo ha detto...

Per la sig.ra Rosa.
Il tasto della mancata repressione della grande evasione fiscale è un'altro tassello della nostra povera italia.
Gli ex tesserati alla P2 sono veramente ovunque..ma quello che a me preoccupa maggiormente è la rassegnazione di tanti, la passività di molti.
Scrivere, firmarsi, esprimere la propria indignazione con tutti i mezzi possibili, dal blog alla semplice discussione tra colleghi ed amici è, a mio parere, utilissimo.
Per me è una sorta di violenza quotidiana perchè debbo resistere ogni giorno alla tentazione di cedere all'amarezza, allo sconforto, alla rassegnazione, ma non voglio e non posso cedere.
Spesso la legge non è uguale per tutti ed è veramente dura cercare di spiegare al cliente il perchè della giustizia negata.
A volte riesco a trovare argomentazioni utili, altre volte no.
Ciò non toglie che nel mio piccolo cercherò sempre di invocarla non con toni accesi ma con tranquillità e pacatezza.
grazie a tutti e agli autori del blog
avv. giovanna bellizzi

Anonimo ha detto...

Il CSM archivia velocemente l'esposto nei confronti di un magistrato nel mentre sono in corso indagini penali per i medesimi fatti nei confronti del detto magistrato
......quindi.....nessuna meraviglia, un magistrato dalla fulgida carriera.....
Mathilda
PS: e non sono fantasie....

francesco Grasso ha detto...

Cara Rosa
non ci arrenderemo mai! Sai,il momento più buio è sempre quello che precede l'alba e ci siamo. Ora però basta piangere, è l'ora di rimboccarsi le maniche e agire.Le Forze che in questo Paese lottano per la libertà sono numerose.E' necessario costituire il collegamento fra lor al fine di costruire la rete della legalità.

Michele Turbante ha detto...

in tutta la rcostruzione che è stata fatta della vicenda mi sfugge qualcosa, c'è un particolare che per forza di cose stride con tutto il resto, è li dove non dovrebbe essere, è un dettaglio che vorrei far notare perchè a me sembra una stonatura colossale, ed è questa: premetto che non sono un'esperto di giustizia e di come si dovrebbe svolgere un giudizio una fase istruttoria ecc., ma c'è un principio che credo sia importantissimo, detto male ma più o meno sarebbe quello che chi giudica una persona sulla base dei fatti non può essere essa stessa coinvolta dei fatti. In altre parole mi chiedo perchè la moglie del fratello di michele santoro non può archiviare un inchiesta che non la vede coinvolta direttamente, mentre due pubblici ministeri che sono coinvolti direttamente nei fatti possono ordinare un sequestro su documenti che li riguardano in prima persona senza che sia reso evidente un già di per sè palese un conflitto d'interessi?
se ho capito bene anche chi ha in fine deciso sul dissequestro di una parte dei documenti ma non su quelli riguardanti i politici è immischiato nei fatti no?
Allora mi chiedo perchè non c'è una sollevazione popolare su questo? perchè non ci sono fermenti e ondate di protesta? perchè tutto questo non è a tutti chiaro come il sole ma è invece taciuto e ignorato? forse perchè questa è l'italia e questi gli italiani?
Una cosa è certa qualcosa nel meccanismo della giustizia si sta inclinando, questa sta lentamente asservendosi anch'essa a certi aspetti del potere da cui dovrebbe stare in guardia, da cui dovrebbe essere estranea per difendersi e poterci difendere, noi cittadini semplici e onesti, pena il venire meno della giustiziia nel valore più alto del termine, quella vera imparziale che non guarda in faccia a nessuno, che dobbiamo salvare per salvarci.
Michele Turbante

Dario ha detto...

Promemoria per il Giudice costituzionale Mazzella ("Caro Silvio, a parte il fatto che non era quella la prima volta che venivi a casa mia e che non sarà certo l'ultima"):

"Il giudice ha l'obbligo di astenersi se … e' commensale abituale di una delle parti"

(art 51 cpc - Astensione del Giudice).

Anonimo ha detto...

Gli amici di Beppe Grillo a Roma in "consiglio" con Gioacchino Genchi nella sede del XI° Municipio.
Gioacchino Genchi, l'ex consulente di Luigi De Magistris nelle inchieste: whynot, poseidone, toghe lucane, domani 3 luglio alle ore 17.00 terrà una conferenza nella sala consiliare del municipio XI° in via Benedetto Croce al civico 50.
I grilli romani hanno avuto la disponibilità della sala consiliare per dare valore istituzionale alle loro battaglie di cittadini attivi e per essere vicino a Gioacchino Genchi esercitando un diritto costituzionale di libera informazione e di dibattito.
Infatti i grilli romani ritengono che l'annosa e attuale controversia che vede Genchi vittima di uno scandaloso atteggiamento, riguardo all'archivio per le indagini svolte dalle magistrature di tutta italia, da parte di pezzi di magistratura che si stanno accanendo per inquinare l'immagine e la dignità di un professionista serio quale è Gioacchino.
Noi grilli, per sapere, per far conoscere, per il rispetto della verità, della Giustizia.
Comunicato stampa Grilli Romani
http://www.meetup.com/Grilli/it/calendar/10732845/
Siete tutti invitati a partecipare.

salvatore d'urso ha detto...

Un bel grazie ai grilli romani...

mi spiace di non poter partecipare poichè sono un bel pò distante da roma... circa 300 km...

ma sono comunque con voi...

e spero con il mio blog di raccogliere tutto il materiale riguardante l'evento per poterlo poi pubblicare.

Besugo ha detto...

Estratto da "La Voce di Fiore"

"Caro Presidente, caro Silvio, ti scrivo una lettera aperta perché cominciando seriamente a dubitare del fatto che le pratiche dell’Ovra (la polizia segreta fascista, ndr) siano definitivamente cessate con la caduta del fascismo". "Ho sempre intrattenuto con te rapporti di grande civiltà e di reciproca e rispettosa stima. Vederti in compagnia di persone a me altrettanto care e conversare tutti assieme in tranquilla amicizia non mi era sembrato un misfatto. A casa mia, come tu sai per vecchia consuetudine, la cena è sempre curata da una domestica fidata (e basta!). Non vi sono cioè possibili ’spioni’, come li avrebbe definiti Totò. Chi abbia potuto raccontare un fantasioso contenuto delle nostre conversazioni a tavola inventandosi tutto di sana pianta resta un mistero che i grandi inquisitori del nostro Paese dovrebbero approfondire prima di lanciare accuse e anatemi. La libertà di cronaca è una cosa, la licenza di raccontare frottole ad ignari lettori è ben altra! Soprattutto quando il fine non è proprio nobile".
"Caro Silvio, a parte il fatto che non era quella la prima volta che venivi a casa mia e che non sarà certo l’ultima fino al momento in cui un nuovo totalitarismo malauguratamente dovesse privarci delle nostre libertà personali, mi sembra doveroso dirti per correttezza che la prassi delle cene con persone di riguardo in casa di persone perbene non è stata certo inaugurata da me ma ha lunga data nella storia civile del nostro Paese. Molti miei attuali ed emeriti colleghi della Corte Costituzionale hanno sempre ricevuto nelle loro case, come è giusto che sia, alte personalità dello Stato e potrei fartene un elenco chilometrico".
"Caro presidente, l’amore per la libertà e la fiducia nella intelligenza e nella grande civiltà degli italiani che entrambi nutriamo ci consente di guardare alla barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con sereno distacco. L’Italia continuerà ad essere, ne sono sicuro, il Paese civile in cui una persona perbene potrà invitare alla sua tavola un amico stimato. Con questa fiducia, un caro saluto".

Appello urgente!

Cercasi scafandro per sopravvivere in questo mare di m...a.

P.S.
Ultimo pensiero:
sopravvivere? Ma ne vale proprio la pena?

Risposta sadomaso: si!

Sperando che ci sia concesso di vedere come andrà a finire questo straordinario reality show.

pensiero libero ha detto...

L’Italia va a puttane… ma non bisogna dirlo.

Nuovo Manifesto

http://penlib.blogspot.com/2009/07/manifesto-del-2-luglio-2009-da-giorni.html

Dopo la lettura dell'articolo del dott. Bruno Tinti abbiamo rimodificato l'articolo da pubblicare sul manifesto prendendo spunto da alcune sue importanti riflessioni...

E abbiamo preso in prestito anche un paio di sue frasi che meritavano di essere pubblicate.

Grazie quindi ad Uguale per tutti e al dott. bruno Tinti per il loro costante impegno.

Noi non molleremo mai.

francesco Grasso ha detto...

VAE VICTIS! Grazie giudice Mazzella,dice bene " Caro Silvio ti inviterò ancora.....molti miei colleghi della Consulta hanno sempre ricevuto nelle loro case alte personalità dello Stato e poteri fartene un elenco chilometrico." Grazie veramente giudice! è quello che io sostengo. Ella così mi aiuta a sopportare meglio il sorriso degli insipienti che di ciò dubitano. Bene ha fatto a porre la sua luminosa spada sul piatto dei pesi.Lo ha già fatto,a Roma,Brenno che era il capo dei Barbari ben 24400 anni fa, e non lo potremmo fare noi? Il vero Diritto è quello di chi è legittimato a dire l'ultima parola,quella che ha diritto a passare definitivamente in giudicato! L'ordinamento vuole(artt. 137 Cost;3 L. cost 1/948;7 L. cost. 1/953) che i giudici costituzionali hanno diritto a stabilire ciò che loro stessi possono o non possono fare e a maggioranza di due terzi. Per i citadini che non pongono la dovuta attenzione nel modo di esprimersi è invece prevista una salutare denuncia per vilipendio. Molti anni fa,credo nel 1995,in occasione di una gradita visita alla nostra Università,presso l'aula magna del Rettorato,alla presenza dei principi del diritto, da parte del presidente della Corte Costituzionale del tempo,Il prof Antonio Baldassare,al fine di rappresentarci i pregi della nostra Carta costituzionale, chiesi al Presidente,in relazione alla civiltà giuridica,di chiarirmi i presupposti dottrinali su cui si fonda la norma che prevede la presenta di un terzo di giudici nominati dal Presidente della Repubblica in una Corte che era destinata a giudicare il Presidente della Repubblica. Non avendo il Presidente della Corte C. la risposta pronta si determinò nell'uditorio un certo clima di freddezza.La circostanza mi innervosì a tal punto che obbligai il Presidente a darmi una risposta. Ma il presidente una risposta non l'aveva e si limitò a dirmi che in tutto il mondo le cose stanno così.

Anonimo ha detto...

il presidente del consiglio è un cittadino come tanti altri è ha il diritto di andare a cena con chi gli pare.

le vostre chiacchiere da bar sono solo congetture fantasiose e demagogiche portate avanti dallo stalinismo attualmente al potere in italia.

Besugo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Il commento di anonimo del 2 luglio ad ore 20.05 sembra scritto da s.b.
.....sarà mai?
tutto e il contrario di tutto. Stalinismo al potere?
qui in Italia?
mah.....

Mathilda

Besugo ha detto...

Congratulandomi con la Redazione, per aver pubblicato il raffinato paradosso dell'anonimo delle 20:05, a compendio, propongo il seguente contributo (audio e video) di straordinaria attualità
Pasolini e l'anarchia del potere

Mimma ha detto...

Tratto dal sito 'Liberta` e giustizia' http://www.libertaegiustizia.it/primopiano/pp_leggi_articolo.php?id=2798&id_titoli_primo_piano=1
'Il giudice amico
Elisabetta Rubini, 02-07-2009

Sulla “abbagliante inopportunità” – come dice Ferrarella sul Corriere di oggi – della cena a casa del giudice costituzionale Luigi Mazzella, invitati Berlusconi e Alfano, nonché un secondo giudice costituzionale, Paolo Maria Napolitano, si è già detto molto. Non abbastanza, invece, sulla abnormità dell’iniziativa presa dallo stesso Mazzella e consistita nel rendere pubblica una lettera indirizzata al “caro Silvio”, nella quale Mazzella rivendica quale suo diritto di libertà il fatto di invitare a cena – non per la prima né certo per l’ultima volta – il presidente del consiglio, sulla cui sottoposizione o meno a processo per gravi reati la Corte, della quale Mazzella è membro, dovrà pronunciarsi nei prossimi mesi.........
Colpisce anzitutto, nel testo, la estrema informalità e veemenza del lessico: non è un giudice costituzionale che scrive ad un presidente del consiglio, è un amico che invoca il legame che lo unisce al suo sodale e si scaglia contro i comuni nemici; totalmente assente è la consapevolezza dei ruoli pubblici di entrambi, inesistente qualsiasi sensibilità istituzionale. Domina su tutto la pretesa di Mazzella di affermare la prevalenza del legame personale sulla responsabilità istituzionale: il giudice – e non uno qualsiasi, ma un componente del massimo organo giurisdizionale del paese – nega apertamente che sia sbagliato intrattenersi amichevolmente con membri del governo, uno dei quali direttamente interessato da una decisione che la Corte dovrà assumere a breve. Nella lettera in esame vi è una precisa sfida ed è perciò che è stata resa pubblica: vi è la chiara affermazione che l’imparzialità del giudice – quella stessa che ogni bambino individuerebbe subito, istintivamente come la sua caratteristica più importante e la fonte della sua legittimazione – non è invece che un ferro vecchio, un’ubbia di “barbari”........
Ma non solo: è ragionevole temere che il vero destinatario di questa iniziativa senza precedenti sia proprio la Corte Costituzionale, che viene messa di fronte alla necessità di reagire o di adeguarsi al nuovo stile. La lettera sollecita una quanto mai impropria “conta” all’interno della Corte, tra chi ritiene la condotta di Mazzella inaccettabile per un giudice costituzionale e chi – magari per malinteso quieto vivere – è disposto a subire. Quasi uno schieramento anticipato sul lodo Alfano.'

edoammo ha detto...

Grazie dell'articolo, mi stavo giusto chiedendo che fine avesse fatto quel ricorso.

Da qualche mese gestisco un piccolo sito di INFORMAZIONE in cui raccolgo, ordino e riassumo varie notizie proventienti da giornali, blog, etc.

Vi invito a visitarlo e contattare la mail del sito per farmi sapere cosa ne pensate e contribuire alla realizzazione con consigli e critiche
grazie

Anonimo ha detto...

Dopo l'esito della vicenda del Dr.Dragotto, noi cittadini rimaniamo alla mercè dei giudici degli strafalcioni.
Di questi il CSM che provvedimenti adotta?
E' in pericolo anche questo blog e la sua Redazione?
Alessandra

Anonimo ha detto...

per pensiero libero
"Madoff negli USA è stato condannato a 150 anni di carcere, in Italia che pena da scontare avrebbe avuto?"
in Italia presiederebbe Generali spa oppure Unicredit o Intesa San Paolo, con una differenza che avrebbe la legge a suo favore!
Shhhhhhhhhh Però non ditelo a nessuno è un segreto!
Eleonora

Besugo ha detto...

Forse è questo l'intervento che ha danneggiato la carriera del Giudice Gaetano Dragotto?
Le responsabilità dei magistrati

francesco Grasso ha detto...

ILLUSTR.MO SIGNOR PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE DOTT: FRANCESCO AMIRANTE
Il suo invito ad "abbassare i toni" NON PUO' ESSRE ACCOLTO in quanto inammissibile.In questo Paese nel quale opera una "ragnatela dell'illegalità" onnipotente, al Popolo italiano Sovrano è rimasta solo la voce.Una voce sempre più flebile che si vuole spenta! ad un popolo purtroppo gravemente intorpidito, che si ocupa solo di calcio e di gossip. Non sto a specificarle i motivi di diritto per cui il comportamento dei giudici per cui si argomenta è incompatible con gli atti di cui sono demandati a svolgere. Irrilevante appare ciò che i "commensali" si sono detto,in quanto ciò che rileva è che codesti giudici sono chiamati si a giudicare una legge,ma una legge il cui esito ha conseguenze determinanti in relazione alla carriera e all'esistenza etica morale e perfino materiale di almeno uno dei commensali. Ne si può poi condividere la decisione del Presidente della Repubblica allorquando dichiara la propria incompetenza nei confronti della Corte costituzionale.Il Presidente della Repubblica rappresenta il Popolo italiano sovrano è ne è la sua VOCE MATERIALE. Al Presidente della Repubblica non si chiede un giudizio di merito nei fatti per cui si argomenta,bensi di inoltrare alla Corte l'istanza del Popolo italiano con le richieste previste dall'ordinamento.
PER QUESTI MOTIVI
in questa sede,formalmente si chiede alla S.V.I.,di investire la Corte del caso in ordine. Evento oramai resosi doveroso ed ineludible soprattutto in relazione alla forma con cui uno dei giudici ha reagito alla giusta indignazione dell'Opinione pubblica.Si auspica un approfondimento adeguato e l'emissione di una giurisprudenza che tracci una via nitida e precisa in grado di porre il Popolo italiano nelle condizioni di trarre le giuste deduzioni.A nulla rileva che una forma ufficiale non è prevista dall'ordinamento in quanto la sua esistenza si ricava dai principi supremi della Costituzione.
Infine, una gratitudine profonda si esprime nei confronti di questa Organizzazione che ci ospita "Uguale per tutti",di elevatissima sensibilità giuridica e di alto tenore culturale. Una fiaccola di Libertà in un Paese ove le tenebre si fanno ogni giorno più profonde.

pensiero libero ha detto...

X Eleonora...

E' probabile... ma se venisse accusato e rischierebbe sul serio il carcere... sarebbe subito convocato in parlamento appena se ne presentasse l'occasione...

siu ha detto...

Aderisco con profonda convinzione, direttamente proporzionale alla mia indignazione, a quanto scrive Francesco Grasso (3 luglio 2009 19.04) all'indirizzo del presidente Amirante.
E mi unisco anche, con intensità più strenua e disperata che mai, alle sue parole finali che voglio, una volta di più, doverosamente e affettuosamente ribadire:

"Infine, una gratitudine profonda si esprime nei confronti di questa Organizzazione che ci ospita "Uguale per tutti",di elevatissima sensibilità giuridica e di alto tenore culturale. Una fiaccola di Libertà in un Paese ove le tenebre si fanno ogni giorno più profonde."

Anonimo ha detto...

berlusconi è stato democraticamente eletto e può andare a cena con chi vuole

pensiero libero ha detto...

Mafia, politica e affari: sette domande al Cavaliere

http://penlib.blogspot.com/

Mauro C. ha detto...

"Dopo l'esito della vicenda del Dr.Dragotto, noi cittadini rimaniamo alla mercè dei giudici degli strafalcioni.
Di questi il CSM che provvedimenti adotta?
E' in pericolo anche questo blog e la sua Redazione?" Alessandra
3 luglio 2009 16.52---------------

Premesso che faccio mia la frase di Grasso ripresa da Siu su questo blog eccezionale...temo, cara Alessandra, per l'esito del mio ricorso per Cassazione (marzo 2009)avendo citato il dottor Dragotto, sgnificandogli solidarietà con 2 passaggi che riporto:
"... Mi limito solo a questo caso in quanto traspare un minimo di “legittimo sospetto” su un giudice cui avevo, prima del processo in oggetto, semplicemente chiesto di come abbia reso esecutiva, avallando il dec, ing., la richiesta di pagamento di una prestazione di cui io non ho nessuna comunicazione o, quantomeno, uno straccio di carta che...anche se “muta” (magari poi manderò della documentazione al PG di Ancona, dottor Dragotto che sicuramente sarà di suo gradimento...anche a sostegno della sua incresciosa vicenda: non mi stupisco che i “colleghi” denuncianti non abbiano compreso che il Pg ne abbia sentito la necessità proprio nell'interesse della categoria?).
Poi, in chiusura: "...c'è voluto un anno e 4 udienze (di cui una fantasma, da quella, appunto, è uscita l'ordinanza...) a vuoto per l'assenza della controparte (tranne in “quella” che era presente il loro avvocato che io ancora oggi non conosco perché non è venuto mai in udienza, neanche quando la sera prima dice al telefono del mio avv., “domani ci vediamo in aula”) e il Got che dal 1° giorno non ha voluto credere continuava a portarmi assente e a rifarsi del 631 c.p.c.? Alla 4a ud. Si è convinto e si è sforzato persino ad abbozzare un sorrisetto beffardo, di scherno: che non è concesso, a quanto pare, al Dott. Gaetano Dragotto, PG ad Ancona."
Spero che dopo non essere stato riconfermato e negate altre opzioni, riprenda a scrivere sul blog con la sua godibile ironia di sprone a far meglio...

francesco Grasso ha detto...

S.E. ILLUSTR.MA IL PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA DOTT. GAETANO DRAGOTTO
Ella era, è, e sarà il PROCURATORE GENERALE! La Requisitoria(tale va intesa) che ha determinato il suo ostacolo di carriera,costituiva un dovere ancorchè, inderogabile,SACRO.
Dio non ha dimenticato che il proprio Figlio inviato fra gli uomini per predicare la Giustizia,è stato condannato a morte e giustiziato, ne ha dimenticato che allorquando si doveva decidere a chi concedere la grazia,è stato prescelto un ladrone. Nesun uomo deteneva e detiene un potere autentico per avversarla. L'organo che lo ha fatto,oramai definitivamente lontano dal comune sentire del Popolo, ha commesso un atto sacrilego del quale sarà chiamato a rispondere davanti alla Storia e a DIO. Atto infelice che ha fatto si, che la sua Requisitoria ignota quasi a tutti ,oggi è nota a tanti. E' nostro grande desiderio che l'E.V.I. vorrà continuare la sua determinante opera a fianco delle Forze che combattono per la Libertà,nei modi,nelle forme,coi metodi e nei Reparti ad Ella congeniali.
Sig. Procuratore generale il Popolo mitaliano CHIEDE di sentire ancora le sue Alte Requisitorie avanti un COLLEGIO GIUDICANTE SUPREMO,il POPOLO ITALIANO SOVRANO.

Besugo ha detto...

Probabilmente sono gli atti ufficiali, le relazioni annuali, che hanno stimolato i sette vizi capitali nei suoi potenti colleghi.
Ad esempio si cita l'ultimo atto.

GAETANO DRAGOTTO
PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA
PRESSO LA CORTE D’APPELLO DELLE
MARCHE
RELAZIONE
PER L’INAUGURAZIONE
DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2009
ASSEMBLEA GENERALE DEL 31 GENNAIO 2009


...

Conclusioni

Alla vigilia di annunciate nuove riforme organizzative e ordinamentali invito tutti i responsabili ad adottare quelle misure, e solo quelle, che ci
permettano di rendere giustizia in tempi ragionevoli.
I magistrati italiani, sia quelli giudicanti che quelli requirenti, hanno dato prova di eccezionale dedizione al servizio,mantenendosi soggetti solo alla legge ed indipendenti da qualunque potere, in ogni tempo e finanche
sotto il fascismo, tanto da indurre il regime dell’epoca ad istituire Tribunali Speciali per i suoi scopi più oscuri, non potendo fare affidamento, nonostante la dittatura, sui suoi magistrati ordinari. Qualunque tentativo
di snaturare la nostra funzione, di assoggettare la giustizia a più o meno malintese ragioni di stato o convenienze di particolari momenti, sarà inutile e dannoso.
Abbiamo offerto ed offriamo quotidianamente sacrifici enormi per non farci condizionare dal terrorismo e dalla mafia. Saremo ugualmente forti ed uniti nel difendere noi stessi, il nostro onore ed i cittadini che ci si
rivolgono contro qualunque violazione dei principi costituzionali di uguaglianza e libertà.
Certo, talvolta sbagliamo, ma più spesso vediamo che qualche parte
interessata, che gode di buona stampa, presenta come gravemente errati provvedimenti di cui non è soddisfatto facendo finta di ignorare che, comunque, il sistema ha molteplici rimedi che garantiscono da ogni eventuale ingiustizia.
Non sono i magistrati, non sono gli avvocati, non sono i cittadini a volere una giustizia lentissima, quasi paralizzata, come quella oggi così ridotta dopo tanti tagli e tante cosiddette riforme.
Chi lavora sul campo, nei nostri Tribunali, giudici, P.M., avvocati,
cancellieri ha idee molto più concrete di quelle che appaiono sulla stampa per ridurre la durata dei processi.
Ascoltateli, non limitatevi ad indicazioni dei vertici di categoria, che la base giudica lontani dalla comune esperienza quotidiana, non umiliateli nel loro rapporto continuo con la popolazione che chiede giustizia e riceve burocrazia per giunta ad alto costo ed attese incomprensibili.
Non liquidate questo mio accorato appello come vuota retorica! La mia
è una flebile, modesta voce che cerca di interpretare e di portare alla mente ed anche al cuore di chi governa le aspirazioni ed i desideri di coloro che, senza orari, con passione e dedizione, vogliono giustizia efficiente ed uguale per tutti.
Grazie

francesco Grasso ha detto...

per BESUGO h.15,48:Si è la pura verità,ivi compreso che nemmeno il fascismo aveva potuto tanto!!!!! La flebile voce del P.G. Dragotto non è rimasta inascoltata. E' giunto il momento che i magistrati di grande prestigio per amore verso loa giustizia si costituiscano in Comitato permanente al fine di studiare i problemi della giustizia e le loro soluzioni. Molto si può fare,anzi MOLTISSINO,in quanto non sono risolutive le leggi, che come abbiamo visto peggiorano notevolmente le cose.Sono prioritarie regole interne di comportamento,devono sparire le sentenze abnormi,i rinvii di anni fino a prescrizione del reato per gli amici e dio ore per i nemici.Bisogna fare tesoro degli insegnamenti del P.G. Dragotto e i frutti si vedranno.Il Popolo è innamorato dei magistrati che amano la giustizia e saprà dare la giusta risposta.

Rosa Grazia Arcifa ha detto...
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Rosa Grazia Arcifa ha detto...
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il pavone ha detto...

Dott.essa Arcifa,

(visto che ai sensi dell'25.11.03 n.° 339 non la posso chiamare Avv.) mi iscrivo volentieri tra gli idealisti e mi fa piacere che tra di noi ci sia anche un funzionario dell'Agenzia delle Entrate. Io con l'Agenzia delle Entrate ho sempre avuto pessime esperienze= giornate perse a girare da un piano all'altro: "vada la secondo", "chieda di tizio", "purtroppo il collega è in ferie"...."ma chi l'ha mandata qua".
Ecco sapere che non ci sono solo i "muri di gomma" che ho conosciuto io, mi fa stare meglio.
ha ragione lei, quando “la legge non è uguale per tutti” solo "La dignità non ha prezzo" potrà salvarci.

il pavone

Anonimo ha detto...

ot-
"Salvatore Scognamiglio aveva portato via una confezione di biscotti da 1,29 euro
Era recidivo e per effetto della legge Cirielli non ha potuto beneficiare delle attenuanti
Napoli, ruba un pacco di wafer
condannato a tre anni di carcere
Aveva rubato un pacco di wafer da 1,29 euro in un discount ed è stato condannato a tre anni di reclusione, non ha potuto beneficiare dell'attenuante del danno lieve per gli effetti della legge Cirielli che ha introdotto un giro di vite per i recidivi.
La sentenza è stata emessa oggi dal giudice monocratico di Marano, sezione distaccata del Tribunale di Napoli, al termine di un breve dibattimento che era stato chiesto dal pm nelle forme del giudizio immediato. Assistito da un difensore di ufficio, l'imputato - che per questa accusa si trova agli arresti domiciliari - non ha chiesto l'adozione di riti alternativi come patteggiamento o rito abbreviato che avrebbero determinato una pena più lieve.Scognamiglio è stato riconosciuto responsabile di rapina impropria. Nei giorni scorsi all'interno di un discount di Melito, in provincia di Napoli, fu bloccato da due addetti alla sicurezza che lo avevano notato mentre si impossessava di un pacco di biscotti. Invitato a consegnare la refurtiva - come emerso oggi al processo - tentò di divincolarsi, ma fu presto immobilizzato e consegnato ai carabinieri. "Mi vergogno, avevo fame...", si è giustificato Scognamiglio, che è tossicodipendente e che in passato ha già riportato condanne per piccoli furti. Il giudice, in base alle norme sulla recidiva della Cirielli, che non consente in questi casi di concedere le attenuanti (generiche e danno lieve) prevalenti, gli ha inflitto tre anni di reclusione, il minimo consentito dalla legge. "

Poi ci si meraviglia se c'è qualcuno che vuol farsi giustizia da solo: chi fa le leggi, ominicchi, e chi le applica, ominicchi ancor di più

Silvio Liotta ha detto...

Scusandomi per l’arbitrarietà dell’argomento rispetto al post che lo accoglie, riporto quanto segue.

Ieri 9 luglio, verso le 14.30, nel silenzio totale della stampa (quanto meno on-line), poche righe sul sito dell'ANSA riportavano la notizia che le Sezioni Unite Civili della Cassazione hanno rigettato i ricorsi presentati dai magistrati di Salerno e di Catanzaro in ordine ai provvedimenti disciplinari disposti dal CSM nei confronti di Apicella, Verasani, Nunzi da una parte e Jannelliì&co, per la procura generale di Catanzaro, dall'altra.

"Provvedimento abnorme", quello di Salerno, "arbitrario nella tecnica redazionale"; "l'illecito commesso dai magistrati salernitani non può legittimare la reazione altrettanto illecita dei magistrati calabresi". Così in alcuni passaggi della Cassazione.

Nell'attesa di poter leggere le motivazioni della sentenza della Cassazione, ciò che mi stupisce è il silenzio del mondo politico e giudiziario che tanto si era scorticato la pelle per lo "scontro tra procure".

Sarà un effetto della "tregua napolitana"?

Comunque ricapitolando: la procura di Salerno indaga magistrati della procura di Catanzaro ed emette un atto di sequestro per acquisire le prove delle condotte illecite contestate contenute negli atti dell’indagine di De Magistris; i magistrati di Catanzaro sostengono che non si possa fare e, in modo del tutto folle, indagano a loro volta i magistrati di Salerno che li stavano indagando e sequestrano, per la seconda volta nel giro di poche ore, gli incartamenti delle indagini di De Magistris; il tribunale del riesame dà ragione alla procura di Salerno in relazione ai ricorsi di alcune delle persone coinvolte nelle perquisizioni (i magistrati di Catanzaro non impugnano di fronte al riesame) riconoscendo la validità formale dell’atto di perquisizione e sequestro della procura di Salerno; ma il CSM non è d’accordo e quell'atto di sequestro e perquisizione è cartaccia che integra fattispecie disciplinari; e da ultimo la Cassazione dà ragione al CSM e respinge il ricorso di tutti i magistrati (sia di Salerno che di Catanzaro).

Da tutta questa storia personalmente traggo una lezione che intitolerei: "LA CERTEZZA DEL DIRITTO".

Un saluto
Silvio

Anonimo ha detto...

cara rosa,lavoro nella tua stessa amministrazione e vedo le cose sotto un altro profilo.Non ho avuto modo di immettermi in lavori di prestigio e nemmeno avrei la possibilità di imbattermi in lavori di team contenzioso,è già tanto che non pulisco i wc.Non ho avuto modo di vedere la massoneria ma il problema di fondo è il livello culturale che comincia dagli strati + bassi e ampi.CHi passa le carte con lo stipendio ai minimi vitali deve fare i conti col gruppo dei colleghi che ti permette di sopravvivere solo se sei dei loro:dalle bestemmie e manate quotidiane alla denigrazione dei 'diversi' perchè aventi problemi non capiti.Il primo impatto è la palpata del tuo lato b,la curiosità delle tue taglie di biancheria intima,il bacino richiesto dai capi.Se non accetti queste regole non puoi circolare nemmeno nel corridorio,non puoi toccare un armadio o una pratica,sei cacciato dalle stanze dei colleghi che ti hanno tolto la parola,non puoi alzarti mentre lavori.Non è mafia pure questa?A imporre la prostituzione fisica quotidiana cominciano proprio gli apparenti umili archivisti,sportellisti,segretari,sotto banco ti chiedono di metterti qualche bella scollatura e di abituarti alle palpatine.Sempre gli umili hanno i loro scheletri negli armadi,da vendita di marche da bollo a regali privati recapitati in ufficio,da mazzettine a verbali falsificati,da pseudoinfortuni a pseudo104,da ore passate in continuo a suon di telefonate e chiaccherate private a consuntivazioni truccate fino ai dati + scientifici.La maggior parte se la passa liscia,i singoli cani randagi beccati sono puniti e talora licenziati per condannucce penali quando si propongono i condoni per il falso in bilancio.I corridori sanno sempre di fumo,i wc sono periodicamente sporchi perchè ci sono colleghi che non si avvalgono dello scarico e devi stare attento a qualche bella infezione.La massa merita i capi che ha,un mucchio di ladruncoli/libidinosi/scaricabarili come può favorire la scalata di dirigenti onesti?

Anonimo ha detto...

Vi informo che la collega Rosa Grazia Arcifa è stata licenziata senza preavviso nello scorso mese di Febbraio per le dichiarazioni espresse su questo blog.

Anonimo ha detto...

Massima solidarietà a Rosa Grazia Argifa.
C'è modo di far pubblicare il licenziamento e i suoi motivi?
Le denunce gravi devono avere pubblicità e seguito.
Nel silenzio e nella paura questo sistema ormai sfacciato vince.
Alessandra

francesco Grasso ha detto...

ALESSANDRA
col consueto stile garbato,concreto,dotato di elevata efficacia,chiede la pubblicazione del licenziamento e dei suoi motivi.
Il licenziamento dal posto di lavoro,sanzione oltremodo crudele,è dotato di un potere di deterrenza micidiale,in grado di terrorizzare la maggioranza dei cittadini,di eliminare la pur minima tensione morale,condizione essenziale per la partecipazione del cittadino alla vita costituzionale del Paese.
Ove minimamente ingiustificata si configura cone un attacco gravissimo ai principi naturali, fondamentali della Libertà.
Principi sui quali si reggono gli ordinamenti costituzionali di tutti gli Stati di diritto.
Il provvedimento va poi valutato in relazione al diritto PRIORITARIO
del Popolo italiano alla sorveglianza sulle istituzioni. Rigidamente connesso al preciso dovere ,discendente dall'art. 97 della Costituzione di concorrere al buon andamento della pubblica amministrazione.

Rosa Grazia Arcifa ha detto...

Sono stata licenziata senza preavviso,cito le testuali parole dell'atto di licenziamento, perchè il Settore Audit e Sicurezza della Direzione Regionale della Lombardia:"ha rilevato la presenza, all'interno di un blog attivo in internet, http//:toghe.blogspot.com, di sei interventi a nome Rosa Grazia Arcifa, che, inseriti nel contesto della discussione sugli argomenti trattati, presentano più di un riferimento alla normativa tributaria ed all'amministrazione finanziaria.
Come ha ravvisato anche il citato Settore Audit e Sicurezza, nei suddetti interventi sono rilevabili contenuti altamente lesivi dell'immagine e della professionalità dell'Agenzia delle Entrate, dei suoi addetti, nonchè del sistema fiscale del nostro Paese".
Questa, quindi la motivazione. Naturalmente il provvedimento di licenziamento e le mie memorie riferite all'atto di contestazione che ha preceduto il licenziamento saranno pubblicate in rete al più presto, perchè tutti debbono sapere che ai dipendenti dell'Agenzia delle entrate non è riconosciuto il diritto di critica.
Comunque se la redazione del blog ritiene opportuno pubblicarlo, sarò lietà di trasmetterlo.
Rosa Grazia Arcifa

"Uguale per tutti" ha detto...

Riportiamo qui sotto tre commenti della dr Rosa Grazia Arcifa, in precedenza pubblicati ove adesso vi è l'indicazione della loro avvenuta rimozione, nei quali, su richiesta della Agenzia delle Entrate, abbiamo tolto alcune parti oggetto di un contenzioso fra la Agenzia medesima e la dr Arcifa.

Diamo ulteriori notizie del contenzioso in questione nel post che abbiamo pubblicato a questo link.

La Redazione

Rosa Grazia Arcifa ha detto...

Salve a tutti.
Voglio evidenziare, in qualità di funzionario dell’Agenzia delle Entrate, ma i lettori già lo sanno,che non esistono segreti di stato, ma situazioni che necessitano di non essere pubblicizzate per evitare l’ammutinamento. Le continue riforme in materia fiscale, come per la giustizia, invece di accelerare i tempi e far pagare le tasse ai veri evasori, paradossalmente glieli evitano, perchè non si possono fare controlli a certi soggetti in quanto appartenenti alla casta parlamentare, mentre si possono fare al venditore ambulante perchè magari, mangiando pane e cipolla, è riuscito a farsi un monolocale.

(omissis)

Ormai le stesse limitazioni normative all’esercizio del potere giudiziario hanno sclerotizzato il modello processuale quindi continueremo a vedere il moltiplicarsi dei processi farsa, che si limiteranno a garantire solo l’individuo o il gruppo attraverso un processo che risponda alle esigenze politiche di appartenenza. Non è forse vero e le inchieste del dr. De Magistris della dott.ssa Forleo ce lo dimostrano che non si sta procedendo più all’accertamento specifico della responsabilità del singolo, ma si sta individuando nel singolo caso da giudicare l’appartenenza del soggetto ad una categoria, quindi abbiamo l’assorbimento del meccanismo processuale in quello prettamente politico.
La limitazione della contestabilità della decisione, per non parlare della auspicata non obbligatorietà della motivazione della sentenza ci porterà sicuramente a “la legge non è uguale per tutti”.
Dietro la filosofia dell’efficienza e della trasparenza della Pubblica Amministrazione si nasconde il vero scopo di tutta questa operazione, vale a dire che i lavoratori pubblici, buoni, meno buoni e cattivi, in base ad un concetto dantesco di meritocrazia, sono improduttivi e quindi licenziabili; di conseguenza ci sono strutture pubbliche inefficienti e quindi da sopprimere, così arriveremo ad una Pubblica Amministrazione, ridotta all’osso e al servizio esclusivo delle imprese, che regalerà al privato la gestione, dietro pagamento, s’intende, di tutto il resto.
Sappiamo benissimo che la responsabilità dell’inefficienza è da addebitare agli sprechi determinati dal sistema degli appalti e delle esternalizzazioni.

(omissis)

Amici del blog insistiamo, continuiamo, non arrendiamoci mai, in nome della giustizia e della legalità per cui hanno combattuto i nostri padri.
Grazie per l’attenzione.
Rosa Grazia Arcifa
Pavia
01 luglio 2009 00.44

Rosa Grazia Arcifa ha detto...

I vari commenti che fanno da cornice a questo articolo affermano ciò che penso da vari anni, vale a dire che l’Italia è popolata da tre razze: i furbi, quelli che si adeguano (i più numerosi), gli idealisti (pochi).
L’adeguarsi come la rassegnazione è figlia dell’ignoranza.
Come dice l’avv. Belizzi bisogna esprimere la propria indignazione con tutti i mezzi possibili. Io lo faccio tutti i giorni e non solo nel campo fiscale. Non potendo esercitare la professione di avvocato per incompatibilità in base alla Legge 25.11.03 n.° 339, do una mano gratuitamente a coloro che so non possono permettersi di pagare un avvocato. Quindi frequento Tribunali, Prefetture, Questure, insomma tutti quei posti dove il diritto è bellamente strapazzato.
Oltre alle responsabilità politiche, non posso fare a meno di evidenziare anche le nostre, perché non abbiamo assunto iniziative opportune a tutela della legalità. Dovevamo attuare sin dall’inizio azioni di mobilitazione e di lotta in tutti i posti per la dignità delle funzioni esercitate.
Dalla mia esperienza quotidiana di frequentazione dei posti su citati, dove si dovrebbe esercitare la giustizia “uguale per tutti”, debbo stendere un velo pietoso sul perché della giustizia negata.
Tanto per fare un esempio su come funziona TUTTA la giustizia in Italia.
Aula Tributaria:
Mi è capitato di discutere in giudizio casi identici, ebbene, la stessa sezione della Commissione Tributaria Provinciale o Regionale, ha pronunciato sentenze completamente opposte. Ho anche notato durante la discussione che alcuni giudici tributari non ascoltano e leggono il giornale, anche perché disconoscono proprio la materia tributaria, però hanno le sentenze pronte.
Durante un’udienza in Commissione Tributaria a Pavia, uno dei giudici mi ha rimproverata dicendo che gli facevo perdere tempo su un ICI, perché la parola di un sindaco, valeva più delle mie argomentazioni di diritto e vidi in bella mostra sul suo tavolo che tutto il mio carteggio era ancora con le graffette. Non era stato neanche aperto. La sentenza: ricorso non accolto, motivazione priva di qualunque riferimento tributario.

… continua nel prossimo commento …
06 luglio 2009 01.17

Rosa Grazia Arcifa ha detto...

… prosegue dal commento precedente …

Aula penale:
Durante la tornata elettorale del 2006, facendo da presidente di seggio notai alcune irregolarità e le segnalai. Vennero presi sì dei provvedimenti a mia insaputa, ma nei miei confronti, venni infatti cancellata dall’albo dei presidenti. Lo scoprii per caso perché frequento anche la Corte d’Appello di Milano. Feci ricorso, venni riammessa all’albo, ma nessun provvedimento è stato preso nei confronti di chi aveva dichiarato e firmato il falso, nonostante gli stessi verbali provassero il fondamento della mia denuncia.

(omissis)

La dignità non ha prezzo.

Sono d’accordo con Francesco Grasso, dobbiamo costituire un collegamento con le forze che lottano per la giustizia, la libertà e l’eguaglianza sociale e processuale per poter lasciare ai nostri figli un paese migliore.
Riprendiamoci spazio, mente, corpo e una rivincita su chi vorrebbe instaurare un nuovo feudalesimo da terzo millennio.
Voglio concludere citando la fine del libro di Jean Dominique Bauby, a proposito dello scafandro (tanto caro all’avv. Saracino) e la farfalla (io): “C’è nello spazio una chiave per aprire il mio scafandro? Una metrò solitaria senza capolinea? Una moneta abbastanza forte per riscattare la mia libertà? Bisogna cercare altrove. Ci vado”.

Rosa Grazia Arcifa
06 luglio 2009 01.19