giovedì 4 giugno 2009

Vent’anni fa Tienanmen


Vent’anni fa Tienanmen.






7 commenti:

dopobarba ha detto...

E' molto imbarazzante inserire commenti in questo blog per l'alto livello di autoreferenzialità che vi si respira. Vedere che ve la raccontate come più vi fa piacere fa persino dubitare della vostra capacità ad un giudizio distaccato delle cose. Vedo che pubblicate la foto della piazza di Pechino e vorrei chiedervi un aiuto. Non mi ricordo il nome di quel giudice che scrisse (cito a memoria) nei suoi diari (credo) della suggestione che subì assistendo alle sfilate maoiste in Cina. Gli apparivano come paradigma di libertà a tal punto da creare uno schema ideale interiore basato su quelle suggestioni. Potete darmi una mano a ritrovare la notizia? Credo che completerebbe addeguatamente la ricorrenza e vi renderebbe più credibili

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Dopobarba (commento delle 18.54).

Gentile Anonimo,

ciò che appare incomprensibile è che Lei perda tempo a scrivere qui.

Questo posto Le appare orribile. Lo eviti. E' semplicissimo.

Consideri quale sindrome psicologica affligge una persona che per stare bene deve insultare la gente.

Si stia bene.

La Redazione

Maria Teresa ha detto...

In omaggio ai ragazzi di piazza Tian An Men, vorrei ricordare alcuni stralci della dichiarazione degli studenti universitari di Pechino, fatta il 13 maggio 1989 (cioè ventidue giorni prima della violenta repressione), quando iniziarono lo sciopero della fame:

”In questo caldo mese di maggio noi iniziamo lo sciopero della fame. Nei giorni migliori della giovinezza dobbiamo lasciare dietro di noi tutte le cose belle e buone e solo Dio sa quanto malvolentieri e con quanta riluttanza lo facciamo. Ma il nostro paese è arrivato ad un punto cruciale.
Il potere politico domina su tutto, i burocrati sono corrotti, molte buone persone con grandi ideali sono costrette all’esilio. È un momento di vita o di morte per la nazione. Tutti voi compatrioti, tutti voi che avete una coscienza ascoltate le nostre grida. Questo paese è il nostro paese, questa gente è la nostra gente, questo governo è il nostro governo. Se non facciamo qualcosa chi lo farà per noi?
Benché le nostre spalle siano ancora giovani ed esili, benché la morte sia per noi un fardello troppo pesante, noi dobbiamo andare perché la storia ce lo chiede.
[omissis]
Lo sciopero della fame è la scelta di chi non ha scelta. Stiamo combattendo per la vita con il coraggio di morire. Ma siamo ancora ragazzi. Madre Cina, per favore, guarda i tuoi figli e le tue figlie. Quando lo sciopero della fame rovina totalmente la loro giovinezza, quando la morte gli si avvicina puoi rimanere indifferente? Non vogliamo morire, vogliamo vivere. Non vogliamo morire, vogliamo studiare.
[omissis]”

stai sereno ha detto...

TUTTE IPOCRISIE, TUTTI CONDANNANO POI NON ESITANO A COMMERCIARE CON LA CINA COME SE NIENTE FOSSE E CONTINUANO AD ANDARE IN CINA AD APRIRE NEGOZI E BUTIQUE, ALMENO STATE ZITTI E NON FATE FINTA DI ESSERE COSTERNATI

salvatore d'urso ha detto...

Io dal gesto di quel ragazzo leggo questo...

Che è arrivata a tal punto la disperazione e la rabbia per essere stati spogliati di tutto... libertà, dignità, felicità, diritti, soldi... che non si ha più nulla da perdere e quindi il coraggio di riscattarsi e riconquistarsi tutto ciò che gli è stato tolto...

Anche il nostro popolo ha conosciuto questi momenti di disperazione e poi giustamente di trionfo...

Non vorrei però provarli io sulla mia pelle e tanto meno far vivere a mia figlia tali angoscie...

E' bello essere liberi...

Maria Teresa ha detto...

Per Salvatore D’Urso
Non so se sia corretto dire che non avessero nulla da perdere. Certamente erano guidati dalla volontà di riconquistarsi libertà e diritti e di lottare apertamente contro la corruzione.
Penso che ricondurre il tutto alla “disperazione” sia riduttivo sia per piazza Tian An Men che per la nostra Resistenza.
Più che un atto di “disperazione” credo sia stato un atto dettato da grandi ideali in cui credevano talmente profondamente da essere disposti a sacrificare la propria vita.
In proposito è molto significativo questo altro brano della dichiarazione (del 13 maggio 1989) degli universitari di Pechino:

“Caro padre, cara madre, per favore non siate tristi. Cari zii, care zie, che non vi si spezzi il cuore mentre diciamo addio alla vita. Abbiamo una sola speranza: che questo permetta a tutti di vivere in modo migliore. Abbiamo una sola preghiera: non dimenticate che non è assolutamente la morte quello per cui stiamo lottando. La democrazia non è un affare che riguarda poche persone. La battaglia democratica non può essere vinta da una singola generazione.”

dopobarba ha detto...

Cara Redazione, non ho detto che questo posto mi appare orribile, ho detto che è imbarazzante per l'alto livello di autoreferenzialità, credo sia molto diverso. Ma la cosa principale era sapere di quel giudice che ricordavo approssimativamente, quello che si beava guardando le sfilate maoiste, ma Lei, cara Redazione, non mi ha aiutato a ricordarlo. Se lei cara Redazione scrive in pubblico, in un blog, si espone alle critiche e agli attacchi (secondo me l'unica vera ragione per tenere un blog è volersi mettere in discussione, forse anche provocare la critica). Le dirò che eventualmente non sono io, anonimo, a dover evitare il luogo. A me pare che dovreste essere voi ad evitare un blog visto che volete sempre l'inchino. Quanto alle sindromi psicologiche che mi affliggono, non si dia pena Cara Redazione, ne abbiamo tutti da tenere sotto controllo. Ah dimenticavo... quel giudice di cui chiedevo, ha scritto "la toga rossa...", ho cercato in internet e sono riuscito da solo a ricordarlo. Le faccio l'inchino, con molto rispetto e ossequi.