di Bruno Tinti
(ex Procuratore della Repubblica Aggiunto di Torino)
da Toghe Rotte del 30 giugno 2009
Dunque secondo il Presidente della Repubblica, occorre una tregua: opposizione e stampa debbono evitare di ricordare ai Capi di Governo che parteciperanno al G8 le ragioni di dissenso nei confronti dell’attuale maggioranza e del Presidente del Consiglio (l’opposizione) e il particolare stile di vita che caratterizza Berlusconi nonché eventuali informazioni sullo svolgersi dei procedimenti penali che, a vario titolo, lo riguardano o potranno riguardarlo (l’informazione).
C’è anche chi ha letto il monito del Presidente della Repubblica come un invito alla magistratura: per il momento stop ad inchieste giudiziarie che possano coinvolgere esponenti politici e, naturalmente e in particolare, il Presidente del Consiglio.
Tutto ciò a salvaguardia della dignità e del prestigio internazionale dell’Italia.
Non credo che si possa essere d’accordo: né sui contenuti né sull’opportunità.
Non viviamo per fortuna, in un mondo nel quale sia possibile nascondere fatti ed opinioni.
Tutti i Capi di Stato e l’entourage che li circonda conoscono benissimo le disavventure del nostro Paese e gli avvenimenti che, non da oggi, hanno fornito un’immagine di Berlusconi e della classe politica italiana tutt’altro che lusinghiera.
E’ anche ovvio che le televisioni e la stampa estera, che hanno una tradizione di professionalità ed indipendenza ben diversa da quella che caratterizza i nostri organi di informazione, si sono preparate per fornire ai cittadini dei loro Paesi informazioni importanti sotto il profilo politico e particolarmente gustose sotto quello del costume.
Insomma, secondo il Presidente della Repubblica, opposizione e informazione dovrebbero comportarsi come le classiche poco scrupolose massaie che, si dice, raccolgano con la scopa la spazzatura e la nascondano sotto il tappeto.
Ma non ha pensato, Napolitano, al pessimo servizio che gli organi di informazione renderebbero all’Italia se, non sia mai, il suo invito venisse accolto?
Non ha pensato che all’estero tutti conoscono benissimo le gravi vicissitudini giudiziarie di una classe politica fondata sul malaffare e il comportamento privato del Presidente del Consiglio, giudicato, in quei Paesi, incompatibile con il suo ruolo pubblico?
Non ha pensato, che non c’è modo di nascondere queste nostre disgrazie?
Non ha pensato che un atteggiamento servile ed opportunistico degli organi di informazione italiani darebbe il colpo di grazia all’immagine internazionale del nostro Paese che apparirebbe come una qualsiasi dittatura in cui non solo il potere fa quello che vuole e se ne infischia della legge ma è anche in grado di impedire che i cittadini ne siano informati?
Non ha pensato che dignità e prestigio non si acquistano con ipocrisia e servilismo ma con il coraggio di non nascondere le proprie debolezze e con l’impegno a divenire migliori?
Non ha pensato che una manifestazione di indipendenza e autonomia da parte degli organi di informazione e di quella parte della classe politica che non si riconosce nei metodi, nello stile, nei contenuti dell’attuale maggioranza potrebbe dare del nostro Paese un’immagine di vitalità, di democrazia, di libertà; e che proprio questo (forse, le ferite aperte nella rappresentazione pubblica dell’Italia sono molte e profonde) potrebbe contribuire a renderlo più credibile ed affidabile?
E non ha pensato infine che le strumentalizzazioni che i politici più incauti e spregiudicati avrebbero fatto del suo messaggio (alludo all’interpretazione della dichiarazione di Napolitano data da Gasparri, secondo cui la tregua dovrebbe essere osservata anche e soprattutto dalla magistratura) sarebbero state obbiettiva dimostrazione per il resto del mondo che ci visita e ci valuta che l’Italia è un Paese in cui la magistratura non è autonoma e indipendente e che deve soggiacere agli indirizzi della politica, sia pure espressi attraverso chi ne è al vertice e che dovrebbe rivestire un ruolo di arbitro e di garante dei fondamentali principi democratici?
Tutto ciò sui contenuti.
Ma, come ho detto, il messaggio di Napolitano deve essere criticato anche sotto il profilo dell’opportunità.
Perché una tregua dovrebbe essere concessa ad una maggioranza in difficoltà da un opposizione che, fedele al suo ruolo, lo esercitasse in maniera conforme ai principi democratici, rivelando le debolezze e le difficoltà del governo?
Perché, proprio quando queste debolezze e difficoltà potrebbero consentire all’opposizione di conseguire significativi vantaggi politici, questa dovrebbe rinunciare ad evidenziarle?
Una tregua avvantaggia sempre chi, in un dato momento, è più debole dell’avversario; e non si è mai visto un arbitro invocare una tregua che vada a vantaggio di uno solo dei due contendenti.
Per finire: ogni opinione è rispettabile e quelle del Presidente della Repubblica non solo lo sono al massimo livello ma hanno una obbiettiva autorità che è percepita da tutti i cittadini.
E’ proprio sicuro Napolitano che sia buona cosa definire le condotte riprovevoli del Presidente del Consiglio oggetto di una polemica da cui è bene (sia pure temporaneamente) astenersi piuttosto che comportamenti incompatibili con una carica pubblica di vertice e dunque argomento di irrinunciabile dibattito politico?
4 commenti:
Cacchio il dott. Tinti m'ha rubato l'articolo che dovevo pubblicare sul manifesto di domani...
Più o meno trattavo queste cose...
Anzi credo lo modificherò in alcuni punti prendendo spunto da certe sue riflessioni...
Che condivido in pieno...
El sueño de la razón produce monstruos.
The Sleep of Reason Produces Monsters.
Il sonno della ragione genera mostri.
Questo è il secondo articolo fortemente critico di Bruno Tinti nei confronti di Napolitano. Un commento fumosamente critico viene scritto anche da Giannini su Repubblica on-line, in cui il giornalista (vicedirettore dell’omonimo quotidiano) dovendo difendere la linea editoriale fondata sulla piena informazione della sconvolgente sovrapposizione tra vita privata e funzione/ruolo pubblico di Berlusconi (attuale Presidente del Consiglio) non può che rimandare al mittente (cioè il Quirinale) l’invito alla “tregua”.
Della dissennata conduzione politica del ruolo di Presidenza della Repubblica attuata da Napolitano ho già discusso nel post che la Redazione ha pubblicato nel luglio 2008, in occasione della firma presidenziale al lodo Alfano. In sostanza sostenevo che il rinvio alle Camere di quella legge avrebbe rappresentato una scelta squisitamente politica che il Presidente poteva (per diritto) e doveva (per opportunità politica) prendere, al fine di porre un argine a…..ciò che stiamo vedendo.
Sulla questione “tregua” non mi soffermo; Tinti è stato fin troppo chiaro e condivisibile. Voglio esclusivamente far presente che quando Napolitano parla di tregua vuole in sostanza mettere sul chi va là i magistrati interessati, “dissuadendoli” dal replicare quanto accaduto al G8 sulla criminalità del 1995 (se non ricordo male), durante il quale il Berlusconi ricevette un avviso di garanzia. Le indagini pendenti a Bari evocano un Déjà vu per molti inquietante.
Napolitano non critica mai la classe dirigente politica, essa, a suo modo di vedere, dovrebbe essere per gli italiani un dato di fatto, immodificabile (a parte ovviamente Di Pietro, la cui principale battaglia politica è il rinnovamento della classe politica). Napolitano ama criticare i magistrati, perché possono rappresentare - e nell’ultimo quindicennio hanno rappresentato – la strumento più idoneo al rinnovamento della classe politica, garantendo lo stato di diritto e la legalità pubblica.
Prendo spunto dagli articoli critici di Tinti e di Giannini per ribadire, ancora più esplicitamente, che la Presidenza della repubblica non è una istituzione sacrale, è molto più pragmaticamente un’istituzione politica con una funzione di alta rappresentanza della sovranità popolare, che in quanto tale può e deve essere criticata quando la linea politica da essa adottata diverge dall’interesse politico della collettività.
Non posso, a questo punto, concludere prima di aver definito quali sono, oggi, gli aspetti politici di maggior rilievo, e quindi da affrontare immediatamente, che maggiormente caratterizzano l’ “interesse politico della collettività”:
1. eliminare il conflitto di interessi che connota l’azioni politica dell’esecutivo come strumento di salvaguardia del monopolio televisivo-pubblicitario-informativo di Berlusconi, proprietario del su menzionato monopolio;
2. ricondurre ad una dimensione di compatibilità rispetto alle normali dinamiche di mercato concorrenziale la posizione dominante rivestita da Berlusconi, il quale dispone di fatto di una concentrazione di potere economico-finanziario che pregiudica uno sviluppo virtuoso del sistema economico italiano;
3. contrastare la deriva criminale delle istituzioni politiche della Repubblica attraverso la mobilità sociale e il ricambio politico.
Non mi pare che attualmente la Presidenza della Repubblica si occupi nei suoi “moniti” (parola abusata che ci porta a riflettere sulla sostanza esclusivamente autoritativa delle “esortazioni” del Presidente della Repubblica) dei temi prioritari sopra richiamati. Mi sia consentita dunque, per il rispetto che porto alla più alta carica della Repubblica, la più irriducibile delle critiche politiche.
Silvio
Dottore!!
E' un Onore grandissimo scriverle..
Volevo cmq ricordarle che questo Presidente della Repubblica fa prte di questo retrivo e conservatore sistema,cosa dovremmo aspettrci da lui?Non è il Grande Pertini..
Comunque volevo chiederle (dato che ho divorato i suoi due primi libri!) quand'è che ci onorerà del terzo!!Se lo scriverà,come fortemente mi auguro,sarò il primo a ragionarci sopra!
Grazie davvero per l'attenzione!
Spero di poter assistere di nuovo a qualche suo intervento,ovunque sia!Grazie,da cittadino,per la Sua dedizione alla Repubblica..
E' un gradssimo esempio.
PS: ho appena scoperto che i componenti del CSM sono irresponsabili giuridicamente per e opinioni espresse durante il loro lavoro e che la giurisprudenza ha esteso questa immunità a livello civile e penale!Mi può confermare la cosa?
Con tantissima Stima,
Domenico/Spartacus
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