venerdì 9 aprile 2010

Abbreviare il processo, concentrare le impugnazioni.

Rinunciare al controllo di merito sulla decisione di primo grado è prospettiva scarsamente compatibile con la sensibilità giuridica maggioritaria.

Se si considera che l'appello è l'unico grado di giudizio non costituzionalmente imposto, e quindi eliminabile senza offendere la Carta, parrebbe sbarrata la via ad ogni ipotesi di deflazionare le impugnazioni e quindi di ridurre i costi e le inefficienze del cd. triplo grado di giudizio (primo grado, appello, ricorso per cassazione).

Sotto tale aspetto nessun altro sistema giuridico è paragonabile al nostro con la conseguenza che i tempi della giustizia in Italia risultano notevolmente superiori a quelli europei.


La via sin qui seguita per contenere il problema è stata quella di limitare, attraverso sbarramenti di carattere formale, l'accesso al giudizio di legittimità rendendo tecnicamente piuttosto disagevole all'impugnante l'effettivo vaglio delle sue doglianze; a conferma di ciò basta scorrere una qualsiasi rassegna giurisprudenziale per accorgersi che lo spazio maggiore è ormai occupato dalle pronunce che riguardano le modalità di confezionamento del ricorso per cassazione, la cui sorte più probabile è oggi quella tranchant dell'inammissibilità.

E' evidente l'iniquità di un siffatto sistema il quale, se sulla carta promette l'indistinta possibilità di un vaglio di legittimità di tutte le sentenze (lo impone l'art. 111 Cost.), nella pratica è divenuto sempre più ostile verso l'effettività del diritto di impugnazione. Si tratta, all'evidenza, di un congegno di “autodifesa” della Suprema Corte che, non avendo la possibilità di esaminare lo spropositato numero dei ricorsi proposti, tende ad adottare una giurisprudenza estremamente penalizzante sulla loro ammissibilità.

L'enorme mole dei ricorsi sui quali la Corte è chiamata a decidere, inoltre, svilisce il suo fondamentale motivo di esistenza che è quello di assicurare l'omogenea applicazione del diritto; la cd. nomofilachìa è irrimediabilmente compromessa se il numero dei casi da trattare risulta eccessivo giacché aumenta proprio la possibilità che vengano emesse decisioni contraddittorie sulla medesima questione giuridica. Di qui anche il notevole incremento delle sentenze adottate a Sezioni Unite, chiamate sempre più spesso e con maggiore frequenza ad appianare i contrasti tra le singole sezioni della Corte.


In tale quadro chi perseverasse nel voler salvare la forma (difendendo l'esistente) nascondendo la sostanza (la mancanza di effettività del diritto di impugnazione) non renderebbe un buon servizio ai cittadini.

Il diritto costituzionale di proporre ricorso per cassazione contro qualsiasi sentenza è svuotato di contenuto se gli ostacoli formali lo rendono di fatto impraticabile.


Di qui l'esigenza di sondare nuove possibilità in armonia con i vincoli costituzionali e senza eliminare nella sostanza l'appello, quale controllo sul merito della decisione e non solo sulla sua legittimità.

La concentrazione delle impugnazioni diviene, allora, una soluzione plausibile. Essa può realizzarsi con la trasformazione delle attuali Corti di Appello (il cui numero potrebbe utilmente essere ridotto per recuperare efficienza) in sezioni decentrate della Corte di Cassazione. Contro la sentenza di primo grado dovrebbe quindi offrirsi l'impugnazione - sia per motivi di merito che di legittimità - dinanzi alla Corte di Cassazione regionale. La Corte di Cassazione centrale agirebbe come oggi operano le Sezioni Unite, chiamata cioè a risolvere le sole questioni giuridiche controverse vuoi per la loro novità, vuoi perché hanno dato luogo a riconoscibili contrasti giurisprudenziali.

Senza effettiva diminuzione delle garanzie costituzionali la Corte di Cassazione centrale recupererebbe la sua fondamentale funzione nomofilattica e la durata dei processi italiani diverrebbe finalmente paragonabile a quella degli altri paesi europei.

Nicola Saracino - Magistrato

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Dite: "i tempi della giustizia italiana sono notevolmente superiori alla media europea." Direi che sono apocalittici e antidemocratici
Colombo

francesco Grasso ha detto...

Assai interesante l'ipotesi di trasformare le Corti d'Appello in una sorta di Sezione distaccata della Casazione.
Purtroppo alla pregevole ipotesi, va opposta una seria obiezione che la rende impraticabile.
La susistenza di sentenze abnormi. Anzi gravemente abnormi,che avrebbero una via più agevole con conseguenze di ulteriore aggravamento del numero dei procedimenti, che cresce in modo esponenziale.
In questo Paese L'incertezza del diritto fà si che chi ha palesemente torto,mezzi e potere,ricorre alla giustizia per avere ragione.
A mio parere sarebbe necessario
A) L'istituzione di un pubblico albo delle sentenze abnormi.
B)Severe sanzioni in ordine alle sentenze abnormi emese dalla Corti d'Appello e ancora più severe per quelle emese dalla Corte di Cassazione.
C) La possibilità di poter impugnare SEMPRE, presso le Sezioni Unite della Casazione le sentenze emese in violazione del fondamentale principio di "nomofilachia.

Zizio ha detto...

Soluzione mooolto interessante, non ci avrei mai pensato...
Al momento non ne vedrei controindicazioni, ma sarebbe stimolante un dibattito nelle opportune sedi...
Un saluto.
Maurizio Buccarella

Anonimo ha detto...

Poche proposte che ritengo risolutive.

1. Restituire credibilità alla magistratura, affidando la giurisdizione a celebrità del piccolo schermo.

E' notorio che la fama non necessita di legittimazioni (essa E' legittimazione), né di motivazioni.

Le sentenze emesse dalle celebrità saranno accettate di buon grado dalle parti soccombenti, che non oseranno appellarle, ben felici di ottenere per pochi euro una copia autografata della decisione.

2. Riformare l'udienza preliminare.

Sono troppi gli errori giudiziari, che disorientano l'opinione pubblica e fanno perdere fiducia nella giustizia.
E' assurdo che dei magistrati, che non sono altro che dipendenti pubblici che hanno vinto un concorso (tra l'altro, statisticamente molto più facile di una qualsiasi lotteria), possano ribaltare verdetti già chiaramente emessi da un congruo numero di editorialisti e/o passanti (con chiaro vulnus del principio costituzionale secondo cui la giustizia è amministrata in nome del popolo).

L'udienza preliminare sarà quindi gestita a mo' di rassegna stampa (con scrivania "touch screen") e il vaglio dibattimentale sarà riservato a quei casi realmente controversi (es. sondaggi in cui né colpevolisti né innocentisti superano il 64%).

3. Istituire un Albo Nazionale dei Testimoni.

Anonimo ha detto...

Istituire sedi distaccate della Corte Suprema sarebbe il colpo di grazia per la giustizia italiana soprattutto in un momento come questo in cui i procedimenti anziché diminuire aumentano a dismisura. Se non vado errato già abbiamo avuto una esperienza simile (in tempi remoti) che fu superata per i notevoli problemi legati all'interpretazione della legge che già oggi, nel sistema odierno, come si sa, produce una evidente incertezza, figurarsi in un sistema caratterizzato dalla presenza di più "filiali" della corte di Cassazione. A tanto aggiungasi (last but no least) lo sfacelo che si realizzerebbe in seno agli organi (CSM fra tutti) invstiti della responsabilità di nominare i Giudici degli uffici giudizari distaccati. Certamente un moltiplicarsi delle correnti e delle faide interne e quindi l'annientamento dell'autonomia ed indipendenza interna della magistratura. Per non parlare dei costi che ovviamente lieviterebbero a dismisura. Sarebbe poi una scelta in "controtendenza" rispetto alla volontà da tutti espressa di concentrazione delle istituzioni (si pensi ai progetti costituzionali di diminuzione dei parlamentari etc etc) che non produrrebbe un bel niente. Vorremmo delle proproste più serie che disincentivassero il ricorso al Giudice il quale nel nostro paese può entrare e condizionare tutti gli aspetti della vita di ciascuno. Cordialmente Gianluca.

Anonimo ha detto...

1) Un sostituto Procuratore, magistrato, che conduce le indagini.
2) Il Procuratore che a fine indagine può dare uno sguardo alle prove raccolte.
3) Un giudice istruttore che rinvia a giudizio.
4) Un collegio di 3 giudici.
5) Un PM che rimane un magistrato al servizio, per quanto possibile, dell’umana verità.

Mi sembra che la garanzia per arrivare ad giusta (umana più che altro) sentenza siano alte e quindi:

a che pro un altro processo per valutare le stesse prove, sentire gli stessi testimoni, studiare i medesimi incartamenti?

In corte di assise, si aumenta il numero dei giudici ed anche qui: a che pro un processo di appello?

Un secondo tribunale dovrebbe essere un Tribunale del Riesame o altro termine, che valuti, sulla base di nuove prove o nuovi elementi, l’apertura di un nuovo processo.
Quasi a dire: si viene processati una sola volta da più giudici ma il fascicolo rimane sempre aperto a garanzia del condannato.

Il ricorso in cassazione.
Occorre un filtro e comunque la pena deve iniziare a fine processo. Aspettare la cassazione per finire in galera vuol dire offendere i giudici che ti hanno giudicato. Passi che uno possa sbagliarsi ma un collegio composto da deficienti è poco credibile.

Anonimo ha detto...

Scusi sig. Grasso...che cosa si intende per abnormi e chi dovrebbe giudicare l'abnormità?

Eliminiamo l'appello, eliminiamo i giudici monocratici e creiamo 8sepndendo più soldi) collegi giudicanti di 5 elementi.
Le possibilità di avere un giudice imbecille sono alti...ma in un collegio di 5 si abbassano moltissimo e se così non è....ebbene suicidiamoci in massa!

Io sto con Emergency ha detto...

Importante. Firmiamo e diffondiamo l'appello a sostegno di Emergency di Gino Strada e dei tre medici italiani rapiti dal governo afgano di Karzai.

Mimmo Guarino

francesco Grasso ha detto...

SIG. ANTONIO GALA 12.APRILE 2010, 17,35
quelle così definite dall'ordinamento e dalla giurisprudenza.
Cfr. Casazione pen. a Sezioni Unite,31 luglio 1997,n.11(c.c. 9 luglio 1997)Quarantelli;
che li dichiara " INESISTENTI ED INIDONEI A PASSARE IN GIUDICATO.

Anonimo ha detto...

Eliminare un grado di merito vuol dire svilire il principio di innocenza fino a prova contraria e ridurre la giustizia ad un "terno al lotto". Non accadrà mai nel nostro paese io dico fortunatamente. Cordialmente Gianluca.

Anonimo ha detto...

Ma se nell'articolo si parla di concentrazione delle impugnazioni, proprio per non eliminare il grado di merito dell'appello!

Ma, si sa, l'italiota non si accontenta mai, perché lui è "di più": moglie piena, botte ubriaca, e poche idee ben confuse ....

llantieri ha detto...

caro blog,

come cittadino mi chiedo e chiedo se secondo Voi lo stesso puo' essere contento del sistema giustizia in funzione dell'applicazione delle leggi e del potere di didscrezionalità (talvolta a mio parere abusato)? Magari la legge uguale per tutti...
Credo Che lo Stato dovrebbe fornire mezzi congrui ai tribunali perchè siano quantomeno "decenti" e funzionali. L'italia per la Giustizia è dopo il Ghana. Perchè?

Allora da cittadino dico (mia opinione) , il politico legiferi, Il magistrato applichi. Noi comuni mortali siamo stanchi di queste intrusioni tra i 2 poteri. Grazie e condivido la frase di ghandi bellissima sulla home

Anonimo ha detto...

Mezzi congrui?
Il buon senso ci suggerisce di raggruppare gli uffici provinciali in un unico quartiere. Tribunale, Procura, PG,Agenzia delle entrate. altro...
Cosi potremmo avere:
1) Un unico direttore amministrativo
2) Un unico centro di manutenzione e controllo
3) Una centrale termica centralizzata.....
....
detto in breve:lo stesso criterio di un'azienda privata che cerca di ottimizzare le spese.

Besugo ha detto...

Il complotto per fermare De Magistris
Il testo del provvedimento della Procura di Salerno.