di Nicola Saracino - Magistrato
E poi biasimano le fake news!
Dal quotidiano La Repubblica dell’8 agosto 2020, Liana Milella riempie di vuoto un articolo dal titolo: “Csm, la riforma Bonafede stronca le correnti ma è rivolta tra le toghe”.
Sulla stessa linea La Stampa: “Varata anche la riforma del Csm, Bonafede: scardinato il correntismo. Giustizia, stretta sulle nomine del Csm. E stop alle porte girevoli toghe-politica” Con un sottotitolo ancora più propaganda di quello principale “Via libera del Consiglio dei ministri alla riforma. Bonafede: scardiniamo il correntismo componenti delle Commissioni saranno estratti per sorteggio. E arrivano le quote rosa.”.
I lettori del blog sanno sin dall’inizio che quella messa in scena dal Governo è una gattopardesca manovra per non cambiare un bel nulla e per conservare proprio quei rapporti stretti tra politica a magistratura che almeno ad una fazione (oggi si capisce ancor meglio) deve apparire irrinunciabile.
Le correnti avranno ancora una volta campo libero, come manovratrici di voti sono state premiate dall’esclusione del sorteggio dei candidati.
E che il Ministro si riempia la bocca di quella parola, “sorteggio”, fa davvero sorridere: esso è relegato alla scelta dei componenti delle commissioni ma saranno tutti dei correntisti ed è quindi solo fumo negli occhi per imbonire chi si fa imbonire.
Per non dire delle quote rosa, problema che sarebbe risolto all’origine da una sana rotazione degli incarichi direttivi (le medagliette dispensate dal CSM secondo le appartenenze); ma questo le donne non lo dicono e del resto nella chat di Luca Palamara molte donne magistrato non si fanno apprezzare per correttezza ed equilibrio: interferiscono, tramano ed ingiuriano, senza contraddittorio, colleghi ignari delle loro manovre.
A sorprendere è, ancora una volta, Liana Milella che addirittura evoca una “rivolta tra le toghe”! Ma quando mai, stanno brindando alla loro immeritata sopravvivenza guadagnata addossando al solo Luca Palamara tutti i mali del sistema che invece sono endemici, frutto del “mercato del voto”, che di questo si tratta, in magistratura ancor più che in politica. E la dottoressa Milella - che di Luca Palamara era molto amica quando era in auge - avalla questa grottesca e banale lettura.
E’ stato partorito un intervento normativo minimo, di scarsissima portata e di nessun significato culturale che serve solo a procrastinare la politicizzazione della magistratura, che non va puerilmente confusa col singolo magistrato che si candida alle elezioni generali, ma va intesa quale permeabilità della giurisdizione ai desiderata della politica, di alcune parti politiche molto più di altre.
Con l'imperdonabile aggravante di non liberare il Presidente della Repubblica dall'insulto costituzionale di essere coinvolto in organo che pretende di fare "politica" senza alcuna investitura popolare.
E sorprende che l’opposizione non si stracci le vesti a fronte di una millantata “riforma” che sicuramente penalizzerà, in futuro come già in passato, chi non si piega a trattare coi capibastone delle correnti, impostori privi di ogni legittimazione democratica perché non eletti dal popolo ma da burocrati spesso peggiori di loro.
Eccole servita la “rivolta”, dottoressa Milella, ma è contro la stampa che lei esprime!
1 commenti:
Da mesi ciò abbiamo ampiamente e con precisione millesimale previsto e predetto!!!
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