Dalla lettura degli ultimi
resoconti sulla attività consiliare, uno (9.5.2021) dei componenti di Area e
l'altro dei consiglieri di Magistratura Indipendente (del 10.5.2021) abbiamo
appreso due notizie: una buona, una meno.
La prima è che finalmente il CSM ha sposato, nel
parere sul disegno di legge c. d. Bonafede, il principio della rotazione negli
incarichi semidirettivi.
Si legge nel resoconto di Area
che occorre percorrere "una strada che parte dalla causa degli effetti distorsivi
prodottosi in questo ambito nell’attività del Consiglio e prova ad immaginare una soluzione coerente
soprattutto con l’interesse degli uffici; valorizzando un concetto partecipato
di dirigenza ed un’effettiva temporaneità degli incarichi direttivi, per contrastarne la “lettura” carrieristica
all’interno della magistratura e riaffermare, nei fatti, l’indicazione
costituzionale per cui i magistrati si distinguono solo per funzioni (art. 107
cost), che è in totale distonia con una visione gerarchica e verticistica della
magistratura sempre più diffusa".
Tra gli emendamenti apportati- e votati a maggioranza- ve ne è uno che, in periodo senza interruzioni, evidenzia "l’irrazionalità nella distribuzione degli incarichi semidirettivi, ma soprattutto nel loro notevolissimo numero (basti pensare che nelle corti il rapporto medio tra magistrati e semidiretti è di 1 a 4) che, da un lato, riduce la possibilità per il CSM di una analisi approfondita dei percorsi professionali dei candidati e della qualità delle precedenti esperienze dirigenziali determinando, inevitabilmente, procedimenti di nomina più lunghi, burocratici e meno trasparenti; dall’altro, secondo la comune esperienza, non è affatto indispensabile: se negli uffici medi e piccoli i semidirettivi paiono essere un sicuro supporto, necessario alla dirigenza, assumendo il coordinamento di interi settori, negli uffici più grandi, soprattutto quelli con molte sezioni specializzate, i semidirettivi svolgono funzioni di coordinamento ed organizzative non tanto pregnanti da richiedere il vaglio attitudinale del CSM, e ben potrebbero essere individuati all’interno degli Uffici, magari fra quelli con maggiore esperienza in quella materia, e con procedura tabellare o a rotazione per anzianità.
Una soluzione
che incentiverebbe i magistrati a partecipare maggiormente alla organizzazione
dei propri uffici e a condividerne la responsabilità".
Davvero se non fosse uno scherzo si penserebbe che si
stia leggendo una parte del programma associativo della lista ArticoloCentouno
o che Andrea Mirenda e Francesco Bretone (dopo l'audizione in Commissione
Giustizia alla camera dei Deputati) siano entrati nel Consiglio Superiore della
Magistratura ed abbiano dettato principi tanto condivisibili quanto necessari
per superare la enorme crisi dell'attuale "nominificio".
Vi è però anche una cattiva
notizia che emerge dai resoconti dei gruppi consiliari.
Ossia che "le chat di
Palamara" imperversano fortemente e
condizionano l'operato del CSM in ogni ambito, ma esse vengono utilizzate
"a corrente alternata" e per i consueti giochi di potere.
Nel conferimento di un incarico
semidirettivo (mi riferisco a quello di Procuratore aggiunto di Salerno)
proveniente da annullamento da parte del giudice amministrativo alcuni consiglieri hanno ritenuto che
"la violazione delle disposizioni del codice etico della
magistratura, le quali vietano al magistrato di adoperarsi, o di lasciare che
altri si adoperino, per ottenere incarichi,
debba avere una incidenza negativa sui pre-requisiti di indipendenza e
di imparzialità e quindi comporti necessariamente, in sede di valutazione
comparativa, un giudizio negativo sul complessivo profilo del candidato".
Facendo leva su alcune chat
intercorse tra un candidato a quel posto semidirettivo e Luca Palamara, volte
alla autopromozione (ormai scriminata dalla famosa direttiva del Procuratore
generale della Corte di Cassazione), sebbene
per incarico diverso da quello in esame, i suddetti componenti hanno
fatto presente che "il correntismo deteriore è esattamente questo, che
queste sono le ricorrenti giustificazioni di chi lo pratica e che il Consiglio
aveva il dovere di dare una risposta ai tanti magistrati che non hanno mai
chiesto e non vogliono chiedere a nessuno
il sostegno o l’aiuto per una nomina".
Peccato che alla proposta "moralizzatrice" ha fatto da contraltare un diverso resoconto (quello di Magistratura Indipendente) nel quale si evidenzia che alcune conversazioni erano intercorse tra Palamara e altro consigliere del gruppo cui apparteneva il candidato prescelto originariamente e che il sostegno ricevuto da costui era legato a dichiarate “ ragioni personali” del consigliere interlocutore di Palamara (ragioni personali coincidenti con la medesima appartenenza associativa al gruppo correntizio).
Dunque le stesse identiche
ragioni che erano state accampate dai togati di Area per screditare e
delegittimare il proposto di altro schieramento!
Per fortuna alla fine è prevalso
il candidato che aveva ottenuto la sentenza di annullamento della prima
delibera da parte del giudice amministrativo e, sopratutto, che godeva di una
preminenza di titoli rispetto al contendente.
Sembra, in conclusione, che al Consiglio le chat vengano oggi utilizzate in ogni
commissione e in plenum, ma spesso anche del tutto fuori luogo o soltanto per
portare acqua al proprio mulino, fingendosi portatori di una superiorità morale
e deontologica che nessuno, dall'esterno, riesce a scorgere, specialmente alla
luce della pubblicazione dei due famosi
libri su Magistropoli e della lettura
INTEGRALE della messaggistica tratta dal cellulare di Luca Palamara.
2 commenti:
La riforma della giustizia(rectius in-giustizia) deve essere fatta per forza. In mancanza vanno persi i finanziamenti europei per il sostegno dell'economia, sull'orlo della catastrofe a seguito della pandemia. Purtroppo, come da prassi consolidata, sarà una pessima riforma, che come al solito peggiorerà le cose. Vero è che peggio di così non si può fare, ma abbiamo visto che in materia, sono dei "grandi ", in grado di farlo !!! Il problema primario, purtroppo insormontabile è il numero enorme di procedimenti giudiziari. Cosa impressionante, inesistente in qualunque parte del mondo. Evento chiaramente spiegabile col fatto che in Italia chi avendo palesemente torto, vuole avere ragione , ricorre alla c.d. giustizia. Così i numeri crescono a dismisura e si trascinano dentro a forza i poveri sventurati che hanno ragione, che sono costretti a resistere all'infinito fino alla catastrofe. Ciò accade in quanto i giudici che non danno fastidio, che nessuno conosce, possono fare quello che vogliono senza minimamente essere disturbati. Mentre ai poveri sventurati nessuno mai darà alcuna risposta. Silenzio assoluto su tutta la linea. E' questo il primo problema da risolvere: la sorveglianza sulla giurisdizione abnorme. Almeno quella gravemente abnorme.
Le chat, uguali per tutti, fanno un giro immenso, poi ritornano al merito. Comunque attenzione, ad avere sempre ragione si finisce fessi. Infatti, già ieri ho sentito elogi all'articolo inchiesta sulla magistratura impunita pubblicato sul Corriere dalle giornaliste Milena Gabelli e Virginia Piccolillo. Ecco, più che impuniti, disciplinarmente, credo che quei magistrati siano stati dei fessi. Cioè, il CSM dandole ragione li ha considerati tali, anche perché le giornaliste non mi pare abbiano criticato la giustizia penale che invero sugli stessi magistrati ha fatto il suo regolare corso. E, comunque, anche durante quel corso, indipendentemente dal CSM, la stessa magistratura penale poteva applicare misure di cautela in attesa del giudizio. Sempre onore ai magistrati di questo Blog, rigorosamente come, riporta lo stesso articolo, li vuole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "Credibili, capaci di riscuotere fiducia, senza ombre e sospetti".
Posta un commento