di Felice Lima
(Giudice del Tribunale di Catania)
Ormai è una costante di questo misero Paese in cui viviamo.
Appena i magistrati scoprono qualche delinquente, subito i vertici delle più importanti istituzioni si mettono a insultare sguaiatamente … i magistrati e a difendere i delinquenti.
In sostanza, il nemico numero uno nel nostro Paese sono i magistrati.
Va in onda la tolleranza zero contro gli “sbirri”.
Non sfugge a questa ormai costante prassi l’indagine di Trani.
Contro di essa si è già detto di tutto e, fra l’altro, che sarebbero state fatte intercettazioni “a strascico” e che i magistrati avrebbero agito violando la competenza territoriale.
Forse chiarire qualche punto della questione può risultare utile.
1. Nessuno può dire se l’azione dei magistrati di Trani è stata o no corretta senza aver letto gli atti del procedimento. Le affermazioni di chi parla di irregolarità e scorrettezze senza avere letto gli atti sono irresponsabili e prive di qualunque senso e fondamento, che non sia, ovviamente, la strumentalizzazione delle proprie parole a fini “politici” (paradossi di questo Paese dove la politica è ridotta al favoreggiamento).
2. Ciò che è fino ad oggi di dominio pubblico sull’indagine di Trani non consente per nulla di affermare né che si siano fatte intercettazioni “a strascico” né che siano state violate le regole della competenza territoriale (fermo restando, ovviamente, che, quando si potranno leggere gli atti – e solo allora - si potrà dire con cognizione di causa se tutto sia stato o no regolare; allo stato, visto da fuori, tutto sembra perfettamente regolare).
3. Sulla base di ciò che si sa in questo momento dai giornali la situazione sarebbe uguale a quella che si verifica abitualmente in mille casi giudiziari dei quali il Ministro ovviamente non si interessa.
Lo schema è il seguente.
Il pubblico ministero Tizio sta intercettando il telefono di tre rapinatori della sua città (Poggiobelsito di sotto) e tramite queste intercettazioni sta acquisendo prove delle rapine che hanno commesso nella sua città.
Un giorno due dei rapinatori che intercetta, parlando fra loro, dicono una cosa tipo: “Hai saputo che Pippo e Mario hanno ammazzato Giovanni? Ma ora gliela facciamo pagare”.
Questo fa emergere elementi di prova di altri reati: l’omicidio di tale Giovanni, già consumato, avvenuto non si sa quando e non si sa dove, e l’organizzazione tuttora in corso di una vendetta contro gli assassini da compiersi non si sa come e non si sa dove.
Il pubblico ministero che ascolta queste telefonate ha il dovere di attivare immediatamente tutte le iniziative più opportune per acquisire e assicurare gli elementi di prova di quei reati e per impedire il compimento dei reati in corso di organizzazione (la vendetta).
Dunque, svolge indagini per identificare Pippo e Mario, che vengono indicati dal suo rapinatore come gli assassini di Giovanni, e attiva le intercettazioni dei loro telefoni.
Ovviamente, tali intercettazioni non possono in alcun modo essere definite “a strascico” e chi le definisce tali compie opera di grave disonestà intellettuale. Quel pubblico ministero, infatti, sta intercettando – peraltro, su autorizzazione del G.I.P. competente – persone specifiche a fini specifici e in presenza di indizi di reato specifici.
Nel corso di queste intercettazioni emergono via via elementi di giudizio che gli consentono di individuare con più precisione i termini dell’omicidio di Giovanni - se è vero che c’è stato, dove è stato commesso, da chi e perché – e della vendetta in programma – come dovrà compiersi, ad opera di chi e dove.
Appena ha acquisito e assicurato tutti gli elementi di prova che, se non acquisiti e assicurati subito, potrebbero disperdersi e appena è sicuro che sono cessate le attività criminose ancora in corso e che richiedono un monitoraggio quotidiano per essere, se possibile, interrotte, il pubblico ministero conclude la sua attività, stralcia gli atti, forma un nuovo fascicolo e lo manda alle Procure che a quel punto saranno apparse competenti (ipotizziamo, per esempio, Roma, dove si è scoperto che sarebbe avvenuto l’omicidio, e Milano, dove era stata organizzata la vendetta).
Non poteva sospendere le intercettazioni prima e non poteva trasmettere gli atti a Roma e Milano prima perché:
1. per trasmettere gli atti a Roma e Milano avrebbe dovuto sospendere le intercettazioni, che sarebbero riprese solo dopo che un p.m. di Roma e uno di Milano avessero chiesto a un G.I.P. di Roma e a uno di Milano e questi ultimi disposto nuove intercettazioni da Roma e da Milano;
2. sospendere anche solo per dieci minuti (non parliamo di un paio di giorni o una settimana) intercettazioni dalle quali stanno giungendo prove di reato significa correre il rischio di perdere per sempre ciò che verrà detto in quei dieci minuti o due giorni o una settimana; potenzialmente nulla di importante o di assolutamente decisivo (non è possibile saperlo a priori);
3. per definire con certezza questioni come il tipo di reati commessi e la competenza a occuparsene è necessario acquisire una serie di elementi e di riscontri che difficilmente emergono da una telefonata; più probabilmente da un insieme di telefonate lette in maniera coordinata fra loro.
Dunque, in sostanza, vista da fuori, l’azione dei colleghi di Trani appare di ineccepibile correttezza.
Hanno casualmente avuto indizi di gravi reati mentre indagavano su altri.
Hanno acquisito e assicurato (come imposto dal codice di procedura penale) le prove che potevano perdersi se non acquisite e assicurate tempestivamente.
Hanno, infine, delibato la loro competenza e trasmesso ad altri uffici gli atti ritenuti di competenza di quelli.
Accade migliaia di volte al giorno in mille processi, posto che oggi raramente criminali di un certo livello agiscono solo in una città (basti pensare a quante sono le città nella quale risulta avere agito la cricca coinvolta nell’inchiesta sulla Protezione Civile).
In molti casi, prima di trasmettere gli atti per competenza ad altri, si procede anche alla cattura degli indagati, se vi siano esigenze cautelari da assicurare: per esempio, se sembra che stiano per commettere altri reati o se vi è il rischio che inquinino le prove o fuggano.
Nei mille altri casi in cui tutto ciò accade ogni giorno nessuno fa dichiarazioni avventate e prive di fondamento (per la semplice ragione che non si tratta di coprire ancora Berlusconi).
Le cose vanno a buon fine.
Come ho già scritto qui in altre occasioni, decine di soloni – giornalisti, politici, purtroppo anche deputati e ministri – hanno detto una montagna di cose insulse sul caso della signora Lonardo/Mastella, ironizzando sul fatto che i magistrati di Santa Maria Capua Vetere ne avevano disposto la cattura pur sapendosi e dichiarandosi incompetenti e trasmettendo DOPO gli atti a Napoli.
Tutti i giudici dei diversi gravami, fino alla Corte di Cassazione compresa hanno confermato la correttezza e legittimità dei provvedimenti dei magistrati di Santa Maria Capua Vetere e la signora Lonardo/Mastella è stata rinviata a giudizio.
E tuttavia ancora continuiamo a sentire citare il caso Lonardo/Mastella come esempio di atto illegittimo della magistratura.
Abbiamo subìto ogni genere di insulto e piagnisteo per la cattura del Presidente della Regione Abruzzi Ottaviano Del Turco e anche in quel caso la condotta dei magistrati è risultata pienamente legittima e Del Turco va a giudizio.
Infine, sembra evidente che, ove mai i magistrati di Trani avessero agito scorrettamente, saranno spazzati via dalla magistratura entro poche ore, come già accaduto anche a magistrati che avevano agito in maniera pienamente legittima: fra i tanti esempi, i colleghi De Magistris, Apicella, Nuzzi, Verasani e Forleo.
In questi tempi le c.d. istituzioni sono tendenzialmente solidali con i delinquenti e tendenzialmente ostili ai magistrati.
Capita quando, come dicono le relazioni delle varie commissioni antimafia, la criminalità si fa talmente forte da infiltrarsi massicciamente nelle strutture del potere economico e politico.
Da essere, insomma, non più in campagna come un tempo, ma in borsa e in Parlamento.
Fra le mille vicende citabili in proposito, bastino (per limitarsi alla stretta attualità) quella del senatore Di Girolamo, al quale un capomafia dice “Nicò devi obbedire sei il mio schiavo” e quella del vicepresidente della Regione Puglia che, stando a quanto emerge dai giornali di oggi, prendeva una sorta di stipendio dallo stesso corruttore che mandava prostitute a casa del Presidente del Consiglio (ma Berlusconi dice che non sapeva che erano pagate. Credeva che fosse amore. Mentre il suo avvocato dice che lui era solo - sic! - “l’utilizzatore finale“).
Cose del genere nel Burkina Faso produrrebbero le dimissioni di tre quarti della classe dirigente del paese.
In Italia producono un’aggressione sempre più volgare e isterica ai magistrati e, possibilmente, la loro cacciata.
E’ il segno di quanto grave è la nostra malattia.
Oggi come oggi fare paragoni con i regimi sudamericani di un tempo risulta offensivo dei sudamericani.
In nessun paese non dico civile, ma decente, i magistrati vengono insultati da uomini con incarichi istituzionali e di governo e per di più anche dal Ministro della Giustizia senza un fondamento e “a prescindere”.
Ieri si è avuto anche dell’umorismo involontario ad opera di tal Capezzone, che, a proposito dell’arresto del vicepresidente della Puglia ha dichiarato: “Noi siamo diversi dalla sinistra, e non esultiamo mai per le manette, neanche nel caso di Frisullo”.
Traduzione: noi non stiamo mai dalla parte della giustizia, neppure quando arresta i nostri avversari politici. Perché per noi i giudici sono più nemici di qualunque nemico. Noi siamo proprio contro la giustizia e basta. A prescindere.
Anni fa cose del genere si sentivano dire solo ai più irriducibili padrini. Ora le sentiamo dire a gente che sta al governo.
Questo dovrebbe fare riflettere molto.
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P.S. – Le ispezioni a Trani disposte dal Ministro Alfano sono illegali, per le ragioni esposte a questo link e a quest’altro.
41 commenti:
da encomio solenne
Grazie dott. Lima.
Egr. dott. Lima, queste poche righe solo per dire che ci sono persone, e molte, convinte che la stragrande maggioranza dei magistrati faccia seriamente e con abnegazione il proprio mestiere. Magari questa persone non saranno la maggioranza - d'altra parte la cosa è comprensibile visto il livello di informazione che abbiamo in Italia - ma comunque ci sono.
Con stima.
Scontro Di Pietro Cetto La Russa - Tg3 Linea notte
veramente grazie dottor Lima. Sembra assurdo che tutto questo possa avvenire impunemente alla luce del sole. Non esiste dignità, non esiste rispetto, le parole possono accusare, infangare, ribaltare verità, con una facilità disarmante, e la gente fa spallucce. Noi profani, esterni ai luoghi di potere non possiamo che riporre la nostra fiducia nelle poche persone che come lei seguono un percorso trasparente, chiaro. Ma come dice lei nell'articolo, quando personalità come quelle dei suoi colleghi di Salerno, come la sua, si scontrano con gli interessi del potere, vengono annientate. E la gente, e noi, stiamo a guardare, indifferenti gli uni, increduli gli altri.
Grazie per le briciole di speranza che ci regala.
"nemmeno nello zimbabwe"
(mauro masi, dir. gen. rai)
segnalo questo incredibile articolo!
http://www.corriere.it/cronache/10_marzo_18/condanna_beffa_acf81aea-325b-11df-b043-00144f02aabe.shtml
Egr.dott. Lima,da sempre nutro una grande ammirazione per la Magistratura, in particolare per quella requirente. Ho studiato Giurisprudenza perchè il mio sogno era quello di diventare un Pubblico Ministero. Oggi sono un avvocato. Mi rendo conto che gli ideali di Giustizia a cui tendono gli avvocati e i magistrati spesso non coincidono, come se la giustizia avesse due facce contrapposte. In particolare non mi riconosco in quegli avvocati che pur di difendere gli indifendibili stravolgono la realtà dei fatti o, peggio ancora, sono al soldo del potente di turno e, mascherati da rappresentanti del popolo, forgiano leggi ad personam. Io apprezzo il lavoro dei P.M. che, certamente, possono anche sbagliare (ma chi non sbaglia a questo mondo?)ma che tanto fanno, spesso in condizioni di estremo pericolo,per assicurare la Giustizia. Oggi il capo del nostro governo e la sua fedele maggioranza non fanno altro che denigrare il lavoro dei giudici e di tutta la magistratura, con espressioni violente ed arroganti. Si sta cercando di spingere il popolo italiano a credere che il male assoluto per la democrazia sia la magistratura. I giudici doppiamente matti, mentalmente disturbati, antropologicamente diversi, peggio dei dentisti e, soprattutto, comunisti!.Oggi siamo al paradosso. Nel dna della destra c'è sempre stato il rispetto per la legalità, per le forze dell'ordine, per le istituzioni, per la Carta Costituzionale, il rigore nell'applicazione delle leggi. In anni passati si riteneva che, proprio per queste ragioni, i giudici fossero tendenzialmente di destra. Ogi siamo al paradosso...la destra garantista e la sinistra forcaiola! I giudici comunisti, il csm un covo di comunisti, la Corte Costituzionale comunista. Solo perchè, svolgendo lealmente le proprie funzioni, sono incappati negli interessi di una persona che onesta non pare assolutamente essere. E' un disco rotto e nemmeno tanto originale visto che in anni passati uno dei maggiori capi di cosa nostra soleva appellare i giudici comunisti.
Sono seriamente preoccupata per questa campagna denigratoria e diffamatrice nei confronti della magistratura, che, forse sarà sfuggito a qualcuno, ma rappresenta un potere dello Stato al pari di quello del Parlamento e del Governo. Bisogna reagire, prima che sia troppo tardi.
Io sono un po' stufa di sentir dire che oggi la gente comune (e quella non comune?!) è ignorante e male informata.
Non ci credo proprio più a questa bella favoletta che giustifica l'italiano medio e lo qualifica ancora come uno che dorme in piedi!
Secondo me la maggior parte delle persone acconsente a questo stato di cose in assoluta mala fede, non necessariamente con cattiveria ma di sicuro mettendo in atto il più cieco qualunquismo nella speranza che qualche briciola che cade dai piatti di chi s'ingozza finisca nel proprio.
Il resto della gente, quella che non acconsente, il più delle volte si avvelena con la propria stessa bile che ormai ha raggiunto livelli di guardia pericolosissimi, ma purtroppo non tali da schizzare fuori dagli schemi della quotidianità piatta e, tra molte virgolette, pacifica. Oppure resta schiacciata tra l'impotenza e la disperazione senza trovare una direzione nella quale indirizzare un cammino che abbia senso.
Che ne sarà di noi?
Intendo noi tutti, quelli favorevoli e favoreggianti, quelli contrari e contrariati?
Un bel nulla, un bel nulla assoluto.
Perché così come non esiste una vetta di arrivo, ma c'è sempre un altro obiettivo più alto, importante, prezioso e potente da raggiungere, così non esiste un fondo da toccare e da cui risalire.
Non in senso comune, almeno.
E così riusciremo a trascinarci in questo stato nei secoli dei secoli, più o meno come abbiamo fatto finora.
Certo, finché durerà il mondo, che per fortuna non è una realtà infinita, né individualmente e né tanto meno collettivamente.
Per fortuna c'è "'a livella" che tutti e tutto riporta alla giusta dimensione.
Quasi tutti siamo destinati a rinascere, qualcuno come scarafaggio, qualcun altro come essere umano.
La Giustizia non è cosa semplice, ci sono processi che durano un'eternità, ma per fortuna non cadono in prescrizione.
http://www.repubblica.it/politica/2010/03/19/news/sms_berlusconi-2761442/
http://www.julienews.it/notizia/politica/offerti-100-euro-ai-disoccupati-che-il-203-andranno-col-pdl/43715_politica_0_1.html
Egregio Dott. Lima
Leggo con grande attenzione il Suo contributo. E trovo che sia da sottoscrivere in toto! Sennonchè mi sovviengono, solo per restare all'"attuale", i "primati" di alcune Procure: come non pensare alla Procura di Roma la cui triste nomea l'accompagna ancora oggi, al caso Toro, alle denunce di Genchi, a quelle di de Magistris, al "caso" Forleo. Certo nulla di tutto ciò autorizza il presidente del Consiglio ad attacchi così vergognosi e tuttosommato vigliacchi. Ma forse gli consente di rigirare il coltello nella piaga.Siamo i primi,come cittadini,a pretendere il massimo rispetto per le istituzioni, i tempi e le forme,e dobbiamo esserlo ora più che mai. Ma vorremmo anche esser i primi a credere che la Legge è davvero uguale per tutti;che non esistono ambiti in cui possano allignare angoli bui, logiche di compromesso al ribasso,stragi impunite ed impunibili di verità e giustizia. Meno che mai, nell'ultimo baluardo della civiltà giuridica e del buonsenso:la Magistratura.
Posso fare qualche considerazione seria e semiseria sul testo di Felice Lima ?
in Italia contraiamente a quanto si crede in tutto il mondo la pena di morte esiste sotto mentite spoglie : ad applicarla è la mafia . Tale applicazione non incontra reali ostacoli , come si apprende quotidianamente dai quotidiani.
In Italia l'integrazione tra mafia e stato è un fatto compiuto .
Regna l'anarchia che prelude ai golpe per ristabilire l'ordine.
Quale ordine?
In Italia i politici e coloro che rappresentano l'opposione anzichè "rimboccarsi le maniche" e lavorare a studiare rimedi , fanno a gara su chi pubblica la più bella e profonda denuncia sul malaffare nel paese.
E così di lungo.. Maria Cristina
Per Anonimo delle 21.20.
Gentile Lettore,
condivido tutto ciò che Lei ha scritto. E La ringrazio del Suo contributo.
Non a caso, troverà in questo blog tantissime critiche argomentate e certamente non morbide alla magistratura, che ha tante colpe.
Potrà individuare gli articoli, leggendo i titoli sulla sidebar di destra (troverà, detto per inciso, ben 53 articoli sulle vicende di Clementina Forleo e ben 149 sulla vicenda De Magistris).
Fra i tanti articoli che abbiamo scritto qui, mi permetto di segnalarLe il mio "Le responsabilità dei magistrati nella crisi della giustizia", che può leggere a questo link.
Tutte le istituzioni hanno i loro problemi e le loro responsabilità.
Non ci sognamo proprio di fare difese corporative della magistratura.
Ma ciò che serve è la critica specifica, argomentata e, soprattutto, fondata.
Ciò che non serve assolutamente ed è dannoso è la critica strumentale e quella "a prescindere". Peggio ancora la critica infondata, fatta in malafede e per scopi non commendevoli.
Gli errori e le colpe di ciascuno devono essere utilizzati per stigmatizzarli e per proporre soluzioni.
Non essere strumentalizzati pretestuosamente per fini deplorevoli e, addirittura, per peggiorare la situazione.
Al Paese serve che taluno dica: secondo me la scuola non funziona qui e qui, per questa e quest'altra ragione.
Secondo me i Carabinieri sbagliano quando fanno questo o quest'altro.
Secondo me i mariti e le mogli dovrebbero essere più così o casà.
Non serve, invece, dire cose come: "I professori fanno schifo", "I carabinieri sono assassini", "La famiglia è una istituzione da abbattere".
Non ha senso, per esempio, dire «Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perchè lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana»(Silvio Berlusconi, 4 settembre 2003).
Non è una cosa intelligente.
Non fa bene al Paese.
Non è degna di un capo di governo.
Un caro saluto.
Felice Lima
Condivido e comprendo appieno lo "sfogo" del dott. Lima.
In un Paese normale non ci sarebbe alcun bisogno che i magistrati giustifichino quello che è il loro lavoro. Ma l'Italia ormai fa storia a se.
Continui su questa strada, le persone perbene -che sono fermamente convinto siano la maggioranza- vi rispettano e sono al vostro fianco.
Alberto Ponturo
Gentile, carissimo e stimatissimo Felice,
il problema che sollevi è enorme.
Non è una questione di difesa della categoria, perché in ogni categoria c’è di tutto e, tristemente, spesso il buono è così raro che quando c’è quasi ti commuovi. Come le giornate di sole in questo periodo di cielo sempre nero.
E’ una questione di democrazia. Che é combattuta dentro e fuori. C’è chi ci spara sopra e c’è chi ne tenta la difesa, a suo rischio e pericolo.
E gli attacchi non vengono solo da fuori. E quelli esterni non sono nemmeno gli attacchi più pesanti.
E’ da dentro che questo cancro incenerisce la nostra democrazia. Da dentro le istituzioni. Tutte. C’è collusione, tanta. Ma c’è anche vigliaccheria. Molto di più.
Il problema che tu poni, chiarissimamente è la tutela della democrazia, dello Stato di diritto. L’attacco alla magistratura preconcetto di cui parli, non è un attacco ad una categoria privilegiata. E’ un attacco all’idea stessa di legalità. Di uguaglianza di fronte alle regole. Di certezza del diritto. Di rispetto del diritto.
Una idea troppo stesso attaccata dall’interno, come il caso di Clementina Forleo, di De Magistris, della procura di Salerno ci hanno insegnato. Da magistrati troppo vicini, troppo attenti all’opportunità politica. Quando nessun magistrato dovrebbe essere sfiorato mai dal concetto stesso dell’opportunità. Meno che mai politica, dato che il magistrato applica la legge. Nello stesso modo per tutti. In ogni momento.
Sai quel’è lo sconforto più grande, Felice?
E’ la distorsione totale della realtà e della ragione. Tu proponi un problema reale e gravissimo. Ma pochi sono in grado di coglierlo.
Ho presente i commenti di un anonimo, credo Gianluca, a qualche post precedente. Alla tua lucida e serena razionalità, basata sui fatti e sul ragionamento, si contrapponeva una sorta di dogmatica fede nell’autorità, di fronte alla quale la ragione non può combattere.
Ce lo insegnano in TV tutti i giorni, maestra la pubblicità: non importa la realtà, non importa la logica, il ragionamento: ti rintrono con spot ripetuti all’inverosimile, e alla fine comprerai le merendine del mulino bianco, aggredendo chiunque tenti di spiegarti che non le producono realmente nel mulino, con le bimbe col grembiule bianco e i capelli color del grano.
Lo ha detto il CSM!!! Lo ha detto pure il Presidente!!! Quindi è vero (e chi ti credi di essere tu che metti in discussione questi dogmi? Nemmeno ti rispondo nel merito e nemmeno conosco ciò di cui parli, ma è falso, perché lo dice il CSM, lo dicono in TV).
Caro Felice. Ho finito adesso di litigare con un mio collega che mi diceva che il tempo che impiego per studiare e per decidere secondo coscienza e contro corrente le questioni che mi si sottopone è una follia. Considerato anche che non inseguo la visibilità e che da sola non sono capace di intaccare il sistema.
Gli ho risposto che il mare è fatto di tante gocce e che ognuno si assume la responsabilità di ciò che fa. E di ciò che non fa. Indipendentemente da ogni visibilità. Indipendentemente da tutto.
E’ veramente troppo spesso troppo pesante questo fardello.
Ma ognuno di noi porta il suo. In ogni categoria.
Spero solo che si capisca che la questione che hai sollevato non riguarda i magistrati. Riguarda tutti i cittadini. Perché riguarda la democrazia.
nanni64
Per l'anomino magistrato delle 23,18:
Gentile sig. Giudice a differenza di quanto lei possa pensare non ho mai avuto nè pensato di avere nella mia vita una "dogmatica fede nell'autorità", ma ho sempre cercato di capire in piena autonomia le questioni delle quali di volta in volta mi sono occupato; lei non mi conosce, ma ciononostante pensa di potermi catalogare in una sopra di "yes man" di cui secondo lei il nostro paese sarebbe pieno! ma questo lo lascio volentieri a lei dato che, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, il "giudicare" è una pratica che nella quale non mi riconosco. L'aver sottolineato di condividere le posizioni espresse dai massimi organi istituzionali del mio paese è una opinione come le altre, come la sua, che merita ripsetto, come merita rispetto una sentenza anche quando non la si condivide; e francamente le obiezioni poste dal dott. Lima da me attentamente lette non mi sembra abbiano fatto breccia nel CSM. Ovviamente si può pensare, come il dott Lima ha avuto modo di ritenere, che magari anche questa volta il CSM ha assunto un atto non conforme alla legge. Io non credo che questo sia accaduto anche perché prima di ritenere illegittime le ispezioni bisognerebbe conoscerne la finalità per la quale sono state disposte; una cosa è certa: a seguito delle ispezioni si sono registrati alcuni fatti che da magistrato lei dovrebbe accogliere con estremo favore: ne dico una su tutte: per la prima volta si procede con fermezza contro le violazioni del segreto di ufficio e forse avremo anche i colpevoli; purtroppo però si deve amaramente constatare la "vulnerabilità" degli uffici giudiziari ai quali sembra si possa accedere per sottrarre carte con una certa facilità; ma quest'ultima considerazione è cosa vecchia! Cordialmente Gianluca
Io sono solo un cittadino, non particolarmente pratico di giustizia, ma faccio queste considerazioni:
1 qualsiasi processo, vedi andreotti, dura almeno 15 anni con costi enormi (vedi parcelle per gli avvocati di garlasco e dello stesso andreotti) che una normale famiglia non puo' sostenere. Avere giustizia dopo 15 anni non è giustizia.
2 per questo motivo è necessario riformare la giustizia. TUTTA
3 le intercettazioni sono regolarmente pubblicate dai giornali. a mio parere la colpa è di chi non le custodisce bene (magistrati)
4 molti magistrati sono sicuramente corretti, ma sarebbe meglio che nessuno avesse il ritratto del che in ufficio. il magistrato dovrebbe essere imparziale. tale atteggiamento non mi pare lo sia, come l'attività politica
5 anni fa vi è stato un referendum per la responsabilità civile dei magistrati. sarebbe bello che anche la magistratura osservasse il volere del popolo.
6 striscia la notizia ha proposto un servizio dove in calabria un terreno è conteso da 16 anni dal proprietario e da alcuni occupanti abusivi. se la giustizia non riesce a risolvere simili semplici problemi, quale fiducia volete che abbia il popolo italiano nello Stato e nei magistrati?
colombo
Per Colombo delle 11.40.
La "custodia" materiale delle carte delle intercettazioni non spetta ai magistrati.
E' compito del Ministro quello di assicurare i servizi necessari alla giustizia, e non è colpa dei magistrati se in tribunale possono entrare senza timore di essere fermati anche i malintenzionati.
Forse i cittadini ignorano che le risorse materiali della giustizia sono ridotte a zero.
Si propaganda l'informatizzazione nascondendo che la dotazione hardware di moltissimi uffici risale al 2000 e dieci anni, in campo informatico, corrispondo a due ere geologiche.
Quanto ai simboli ideologici sarebbe opportuno che ciascuno li tenesse a casa propria e non in un ufficio che è di tutti.
La responsabilità civile dei magistrati non può essere costruita in modo tale da inibire la stessa possibilità di decidere:
nessuna persona umana è in grado di assicurare la perfezione delle proprie decisioni, specie in un settore come quello del diritto che non è una scienza esatta.
Se, invece, è questo che si pretende, nessuno sarebbe disposto ad assumere la responsabilità della decisione di una controversia milionaria
Leggo ancora tra le righe di tanti interventi un'eccesiva enfatizzazione, quando non si traduce in palese adulazione, della figura del magistrato.
Ad esempio: "L'ultimo baluardo ... la magistratura".
Mi chiedo, e vi chiedo, se si debbano giudicare (in senso lato) le persone soltanto per la loro appartenenza ad una categoria, o se il giudizio sulla persona non debba, piuttosto, essere accentrato soltanto su ciascuna singola persona, con tanto di nome e cognome.
La "magistratura" quale "categoria morale" non esiste!
Esistono, invece, i singoli magistrati. Che sono persone, uomini e donne, diversissimi tra loro, come sono diversi tra loro i medici, gli avvocati, gli ingegneri, gli architetti e tutti gli altri lavoratori.
Il magistrato è una persona, laureata e incensurata, che ha avuto la bravura o la fortuna di scrivere bene tre temi di diritto, nonché di rispondere bene ad una successiva e complessa sessione di esami orali, ancorché esauritasi nel tempo di poco più di un'ora e mezza.
Per questo, e solo per questo, la legge gli consente di amministrare la giustizia.
Non c'è "moralità", non c'è "superiorità morale", non esiste nulla di tutto questo nel solo essere magistrati. C'è soltanto l'aver superato un concorso pubblico. La moralità ci può essere, ma occorre accertarla, sempre caso per caso. Come si fa con tutti gli altri esseri umani, nessuno escluso.
La somma di tanti magistrati non produce, quindi, una "categoria" migliore di una qualsiasi altra. Produce, semmai, una "corporazione", come sempre accade in Italia, dove le persone che hanno interessi comuni difendono in ogni caso a spada tratta il loro "status", abbandonando, per la tutela dei basilari interessi comuni, le singole divergenze.
Né tale somma di invididui, al di là delle roboanti retoriche, è per definizione più "degna", più "morale" o più "salvifica" di tutte le altre somme di individui che fanno lecitamente altri lavori.
Una volta fissato bene in mente quest'ultimo concetto, si potrà avere una migliore visione delle cose.
E non giocare a contrapporre categorie fittizie, ma badando, piuttosto, a verificare sempre e concretamente la capacità e l'onestà di ciascun soggetto, magistrati compresi. Cosa, questa, che in Italia resterà sempre una pia illusione, per anime candide o pretese tali.
Per l'anonimo delle 12.10.
Lei ha perfettamente ragione.
Su questo blog si sostiene l'assoluta importanza di non sostituire agli individui le categorie.
Con questa scusa è stata in passato vituperata l'indipendenza dei singoli magistrati. Quella della "magistratura" deve servire l'autonomia dei singoli.
Ciò detto è evidente che in questo post è affrontato lo specifico tema dell'operato dei magistrati di Trani, che non merita le critiche preconcette che ha registrato.
Né è tollerabile l'atteggiamento di chi vilipende sistematicamente "certa magistratura" (quella che si occupa di lui) ed elogia l'"altra magistratura" (quella che si occupa degli altri).
21 marzo 2010 12.25
All'anonimo del 21 marzo 2010 h12.01
Nessuna "adulazione": si tratta semplicemente di constatare brevi manu, come l'unica Istituzione in grado di fare un poco di pulizia al suo interno sia stata la Magistratura. Non lo stesso si può dire delle altre. Se poi constatare un dato di fatto, e che cioè la Magistratura, abbia costituito un formidabile baluardo di civiltà, in un Paesucolo come questo dove basta un semplice pifferaio per scambiare perniciosamente il senso delle parole, viene preso per esercizio di "adulazione" è solo perchè più spesso di quanto non si creda la malizia risiede nell'occhio di chi guarda.E anche di chi legge.
Ma scusate è possibile accettare l'idea che sia colpa del Ministro che la stanza di un magistrato sia stata violata? E' una cosa che sfiora il ridicolo; che le risorse per la giustizia siano poche è un fatto inconfutabile, ma per carità non arriviamo a dire certe cose! La responsabilità dei Magistrati è una cosa molto delicata perché particolare è la funzine che essi svolgono; ma vorrei qui ricordare che sono gli unici soggetti che nel nostro paese non pagano per eventuali errori fatti; per cui vanno assolutamente introdotte forme di responsabilità che ovviamente non comportino una compressione del servizio reso; ma vanno pur sempre inrodotte e ritengo che tutti dovremmo essere d'accordo su questo altrimenti ha ragione l'anonimo quando parla di corporativismo!. Cordialmente Gianluca
Insomma la magistratura è super partes.
Non è responsabile della pubblicazione delle intercettazione, non ha responsabilità diretta in quello che fa....
Io sono un commerciante e sono responsabile tutti i giorni di quello che faccio io e i miei dipendenti e ne rispondo con il mio patrimonio. Un medico, un ingegnere anche.... un magistrato no.
Be ditemi come si fa. E' molto comodo.
Colombo
PS ma allora chi è responsabile dello sfascio della giustizia e perchè vi opponete a qualsiasi riforma? E' giusto questo sistema?
Colombo
A Gianluca delle 14,28.
E secondo lei chi deve pensare alla custodia dei fascicoli e dei locali degli uffici giudiziari?
Guardi che è esattamente compito del Ministro, la qual cosa non vuol dire che debba andar lui, ma fornire uomini e mezzi.
Quindi si può gustare questo ennesimo paradosso: il Ministro si stracciava le vesti per una fuga di notizie che egli stesso poteva e doveva evitare.
què, ma mettervi in discussione una volta, no eh?
in questo paese tutti hanno diritti. Ma nessuno sente il dovere di fare un passo indietro per poter far sì che la Giustizia sia al livello di un paese civile. E non a quello dello zimbawe.
saluti
colombo
Per Colombo delle 19,12
Ahò,
ci mettiamo in discussione eccome, ma non sulle baggianate che spaccia certa finta informazione.
Per la redazione:
dopo le vostre argomentazioni ("il Ministro si stracciava le vesti per una fuga di notizie che egli stesso poteva e doveva evitare")
stiamo aspettando tutti con ansia che il Procuratore della Repubblica di Trani metta sotto inchiesta il Ministro per la fuga di notizie! Già mi sembra di sentire le domande che gli faranno: "dov'era Ella sig. Ministro la sera del delitto?" E se non lo farà saremo di fronte all'ennesimo attacco cieco contro la Magistratura, rea solo di aver difeso corporativamente la categoria! Cordialmente Gianluca.
Mi permetto un suggerimento alla Redazione: riscrivere il commento del 21 marzo 2010, h 17.30, ingrandendo e sottolineando le parole "la qual cosa non vuol dire che debba andar lui", per venire incontro ai lettori con problemi di vista. Grazie.
Il mio prof. una mattina entra in classe e inizia a leggere
"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che,al cospetto di un popolo onesto,gli avrebbero meritato la condanna,la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. perchè il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? una parte per insensibilità morale,una parte per astuzia ,una parte per interesse e tornaconto personale. la maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali,ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. purtroppo il popolo italiano,se deve sciegliere tra il dovere e il tornaconto ,pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere,sceglie sempre il tornaconto.
così un uomo mediocre,grossolano,di eloquenza volgare ma di facile effetto,è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. presso un popolo onesto ,sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito modesto seguito,un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere,i suoi atteggiamenti ,le sue manie di grandezza,offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico.
in Italia è diventato il capo del governo. ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza,venale,corruttibile e corrotto,cattolico senza credere in Dio, presuntuoso,vanitoso,fintamente bonario,buon padre di famiglia ma con numerose amanti,si serve di coloro che disprezza,sicirconda di disonesti,di bugiardi,di inetti,di profittatori;mimo amabile,e tale da fare effetto su un pubblico volgare,ma,come ogni mimo,senza un proprio carattere,si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."
smette di legggere e ci chiede:" chi vi vine in mente?"
noi rispondiamo con il nome e cognome dell'uomo al quale stai pensando tu che hai letto sin'ora.
ci smentisce e legge la fonte.
Per siu:
ottima (ennesima) difesa, complimenti! peccato che lei fa finta di non capire (togliendosi gli occhiali) che la redazione con quell'intervento ha sostanzialmente dato la responsabilità dell'accaduto al Ministro "al di là di ogni ragionevole dubbio" (horribile dictu). Cordialmente Gianluca.
Io invece mi permetto di suggerire a Gianluca e a Colombo di usare un po' del loro tempo per guardare questo servizio sulla giustizia http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b6fbc4bd-6ec2-425c-844a-f6b1c132959a.html?p=0
di Riccardo Iacona andato in onda il: 28/02/2010
un po' d'informazione con gli occhi aperti sulla realtà non fa mai male...
Qualche lettore ha posto il problema della "fuga di notizie", in particolare di quelle che concernono le intercettazioni telefoniche.
So per esperienza che i palazzi di giustizia difettano, di norma, dei minimi presidi di sicurezza atti a impedire l'accesso di estranei, e che il personale è poco. Mi domando, tuttavia, se non possano essere attuate misure preventive idonee ad evitare questi fenomeni, visto che in fase "repressiva" i risultati non mi sembrano incoraggianti.
Il capo dell'ufficio non può adottare misure organizzative analoghe a quelle previste dal d.lgs. 231/2001? Ad esempio: i files e i brogliacci delle intercettazioni, finchè non sono resi pubblici nei casi di legge, vengono custoditi in una stanza o in una cassaforte le cui chiavi sono affidate a una sola persona, magari il Procuratore capo o il sostituto che conduce l'indagine; viene nominato un addetto (agente di PG o segretario)che è il solo a poter prendere visione di questa documentazione, e deve custodire il segreto (d'ufficio) sul relativo contenuto. La conseguenza è che se il materiale circola all'esterno o ne trapela il contenuto si sa subito chi ha la responsabilità disciplinare del fatto. Ove vi sia la prova di una sua condotta volontaria, scatta la sanzione penale. Si potrebbe anche proporre la formulazione di una fattispecie di rivelazione colposa.
Saluti
La "rivelazione" deve essere, innanzitutto, tale, e cioè una propalazione di notizie segrete da parte di chi ne è a conoscenza. Non rientra nella fattispecie la "sottrazione" di notizie segrete, ferma restando la punibilità della loro pubblicazione se non diversamente scriminata.
L'adozione della cautele è opportuna, ma esse costano, e se non si dispone di locali e personale da dedicare alla custodia esse sono inattuabili o, quanto meno, inefficaci.
Le indagini sono in corso e nulla è al momento accertato. Traspare, tuttavia, l'eventualità che la divulgazione di indagini segrete non implica sempre e comunque la loro rivelazione ad opera di chi le maneggia, in contrasto con la vulgata talvolta interessatamente diffusa.
Premetto, per chiarezza, che non mi riferisco al caso di Trani.
Epperò di fatti del genere se ne sente parlare spesso, e non sempre a sproposito. Un amico medico mi ha detto: se da un reparto sparisce una fiala di un certo medicinale, il primario passa un guaio; perchè se "escono" le intercettazioni - ove non consentito - al Procuratore non succede nulla?
Riflettiamo sull'ipotesi della sottrazione ad opera di soggetti esterni all'Ufficio. E' un caso sicuramente possibile (non so se sia frequente o meno, perchè i giornali parlano poco dell'esito delle indagini sulle "fughe di notizie"), in tutti gli uffici.
Questo problema andrebbe discusso, in primo luogo in sede ministeriale. Si dovrebbe pervenire a dei modelli organizzativi comuni alle Procure, che rendano il più possibile sicuri i dati segreti rispetto agli attacchi esterni (oggi si tratta anche di un problema di sicurezza informatica).
Il ministro non può aver nulla da obiettare in proposito. L'ANM stessa dovrebbe porre il problema, proporre soluzioni, dire cosa serve e pretenderlo sbattendo i pugni sul tavolo.
Sarebbe un'iniziativa utile anche sul piano della comunicazione pubblica.
Però, correggetemi se sbaglio, nelle sedi istituzionali non se ne è mai parlato.
"Le risorse non bastano": ma qualcuno si è mai posto, seriamente, il problema (se non quando i buoi sono scappati)?
Per Teodraco:
lei ha centrato in pieno il problema! ci sono delle responsabilità evidenti che molto spesso vengono ad arte ritenute "diffuse" per impedire la punizione dei veri colpevoli laddove basterebbe solo un pò più di attenzione da parte dei responsabili degli uffici giudiziari per evitare che certe cose possano accadere. Spesso ci si nasconde dietro ad un dito e si ha paura di dire le cose così come sono: se esiste una certa magistratura legata ad una certa informazione è difficile che si arrivi a punire i colpevoli; i problemi atavici legati alla carenza di personale non possono costituire un alibi e questo ce lo insegna la stessa magistratura verso la quale nutriamo tutti un rigoroso e sincero rispetto. Cordialmente Gianluca.
Ma che dite?
Il magistrato ne risponde anche se non ha alcun potere di controllo?
Responsabilità oggettiva?
Il magistrato passa le carte all’amministrazione che per legge è il suo strumento operativo. Non può portare le carte a casa sua.
Cosa dite mai?
Ne facciamo un capro espiatorio??
So che questo è lo spot del momento. Ma non ha nessun aggancio alla realtà.
In un ufficio il magistrato è solo, come è giusto che sia, una parte di una organizzazione.
Se poi si parlasse del futuro allora si potrebbe discutere di tutto, anche di questo . Ma con la normativa attuale tutte queste parole sono solo spot fuorvianti.
Perché le vere vittime delle fughe di notizia sono le indagini. E, normalmente, anche se, purtroppo, non sempre (procura delle nebbie, e non solo, docet) i magistrati che le portano avanti.
Ripeto: come può un magistrato assicurarsi della segretezza, e risponderne, di atti di indagine che passano per le mani di tantissimi soggetti?
Ha una logica la richiesta del capro espiatorio? E se ha un logica, quella della responsabilizzazione, allora occorre che il magistrato abbia gli strumenti per potersi assicurare che nulla possa trapelare.
Penso ai tanti appartenenti alla forza pubblica e alla cancelleria. Ad esempio. ….
Penso solo a un principio di civiltà giuridica: che risponda dei fatti chi ha il potere di controllo su questi fatti. Che il capro espiatorio è andato in prescrizione.
Mi sembra di parlare di ovvietà che sono diventate ovvietà al contrario.
Ma quando la ragione è persa ed è persa la realtà, su cosa ci misuriamo? Di che e in base a che parliamo????????????????????????
Un altro episodio di diffusione di notizie segrete al quale appaiono estranei magistrati e forze dell'ordine:
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/03/24/news/cos_il_nastro_di_fassino_fu_dato_a_berlusconi_e_il_cavaliere_disse_grati_per_l_eternit-2857214/?ref=search
Finalmente si fa luce su una fuga di notizie (sempre se i fatti sono stati effettivamente ammessi dal rivelatore)!
L'ANM potrebbe portare questo caso ad esempio di quanto sia illogico accusare sempre e comunque i magistrati di questi episodi.
Resta l'esigenza di misure organizzative che permettano di individuarne più agevolmente i responsabili.
Mi domando se uno degli ostacoli sia l'art. 200, comma 3, c.p.p., che autorizza, entro certi limiti, i giornalisti a sottacere al PM i nomi delle loro fonti.
Saluti a tutti.
Dopo tanto tempo mi permetto di esprimere alcune considerazioni:
1) assolutamente deprecabile ed insostenibile il continuo attacco alla magistratura;
2)altrettanto deprecabile ed insostenibile lo sfascio dell'amministrazione della giustizia che viene perpetrato da alcuni magistrati, con questo offrendo appunto il fianco ad alimentare ed ingigantire le responsabilità della magistratura e dei suoi organi di governo (CSM).
Come cittadina sono convinta che le istituzioni vadano difese, a tutti i costi, ma anche nei confronti di coloro che, appartenendo alle istituzioni (purtroppo), si servono delle medesime per interessi personali e, a volte, piuttosto disinvolti, sia un presidente del consiglio, un deputato, un senatore o....un magistrato.
Grazie
Mathilda
Saluti dr. Lima
leggo sul corriere di oggi la notizia del rinvio a giudizio di bassolino. la notizia arriva ad elezioni avvenute e, in campania, perse dalla sx.
Giustamente, in questo caso, non vi è stata alcuna fuga di notizie anticipata che potesse influenzare le scelte politiche. Mi spiegate perchè a volte le notizie arrivano in qualche redazione? E se l'imputato fosse stato di altro colore politico si sarebbe attesa la conclusione delle elezioni? Come diceva Andreotti a pensar male...
colombo
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