mercoledì 28 novembre 2007

Ma la legge consente ancora al Ministro di fare ispezioni “disciplinari”?


di Uguale per Tutti


Tutti coloro che hanno visto AnnoZero del 4 ottobre 2007, non hanno dimenticato certamente come il Sottosegretario Luigi Scotti, peraltro magistrato e già Presidente del Tribunale di Roma, abbia riferito senza scomporsi delle numerose e reiterate attività ispettive del Ministro della Giustizia nei confronti del nostro collega Luigi De Magistris.

In uno scritto tecnico dal titolo “Titolarità delle indagini nel procedimento disciplinare a carico di un magistrato e inchiesta amministrativa del Ministro della Giustizia”, pubblicato ieri su Altalex, Nicola Saracino illustra le ragioni per le quali una corretta interpretazione della nuova legge sugli illeciti disciplinari dei magistrati (il Decreto Legislativo 23 febbraio 2006, n. 109) imponga di ritenere che il tipo di ispezioni riferite dal Sottosegretario Scotti sia oggi vietato perché illegittimo.

Rinviando al testo integrale dell’articolo (che può essere letto cliccando sul link incluso nel titolo appena riportato), riassumiamo, per i “non addetti ai lavori” che l’art. 15 delle disposizioni preliminari del codice civile, una norma fondamentale che regola la successione di leggi nel tempo, stabilisce che se una legge pone una regolamentazione di una determinata materia e le disposizioni predenti risultino incompatibili con la nuova normativa, esse si ritengono implicitamente abrogate, vale a dire che seppure il legislatore non lo dice espressamente non può più farsene uso.

Questo è accaduto alle ormai arcaiche disposizioni (art. 12 della legge n. 1311 del 1962) che assegnavano al Ministro della Giustizia il potere di far svolgere attraverso gli organi del suo Ministero (anche) le inchieste volte ad accertare le responsabilità disciplinari dei magistrati; ciò è accaduto in quanto la nuova legge (D. L.vo n. 109 del 2006) attribuisce tale funzione, in via esclusiva, al Procuratore Generale della Cassazione, assegnando al Ministro la facoltà di promuovere l’azione disciplinare unicamente mediante una richiesta d’indagini a lui rivolta.

L’inchiesta amministrativa sopravvive, quindi, soltanto per la generale vigilanza assegnata al Ministro sul regolare andamento del servizio giustizia e sul buon impiego dei (pochi) mezzi a disposizione (art. 110 Cost.), ma non può più riguardare il tema della responsabilità disciplinare di un magistrato, dovendo in tale ipotesi il Ministro limitarsi a richiedere l’indagine al Procuratore Generale della Cassazione.

Che siano stati desiderati dal legislatore delegato, o che costituiscano solo una conseguenza inconsapevole della nuova disciplina, gli effetti impliciti della riforma dell’illecito disciplinare del magistrato e del relativo processo risultano pienamente allineati al dettato costituzionale, potendo dirsi attuata una perfetta armonia tra la prerogativa del Ministro di “promuovere” l’azione disciplinare (art. 107, co. 2, Cost.) ed il principio dell’indipendenza della magistratura (art. 104 Cost.).

Fermo restando il diverso regime per le ispezioni precedenti all’entrata in vigore del Decreto Legislativo 109/2006, se tutti si fossero attenuti ai propri compiti al Paese sarebbero stati risparmiati i conflitti tra poteri dello Stato e le conseguenti polemiche di questi ultimi mesi, gravi a tal punto da determinare il Presidente della Repubblica a richiamare i protagonisti al rispetto del proprio ruolo e ad evitare inopportuni e pericolosi sconfinamenti.

Ciò che auspichiamo vivamente è che, fermi restando i giudizi politici ed etici sulle iniziative del Ministro della Giustizia in una vicenda che lo vede coinvolto personalmente, si avvii, soprattutto nel Consiglio Superiore della Magistratura, anche prendendo spunto dallo scritto pubblicato ieri, una attenta riflessione sulla legittimità di quelle ispezioni e sulla loro utilizzabilità in eventuali giudizi disciplinari degli atti acquisiti con esse.

Il tutto partendo dal caso De Magistris, ma guardando ai tanti casi simili che si sono verificati e, purtroppo, ancora si verificheranno.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ed infatti....

La ottima riflessione del Dr. Saracino deve aver aperto gli occhi a qualcuno, consentendo di addrizzare il tiro : e' di oggi pomeriggio la notizia della iniziativa del P.G. della Cassazione - sempre lui, ma non era una brava persona? - che appunto ha chiesto di modificare la incolpazione a De Magistris, consentendo gli effetti che si leggono in uno dei commenti al post precedente.

Cosi', se il Ministro non poteva,
almeno il P.G. colpira' nel segno.

O ancora una volta ho capito male?

Leggete anche

http://lineagoticafight.blogspot.com/2007/11/la-forleo-fa-il-suo-lavoro-di-giudice-e.html

e sosteniamo la Forleo a Milano, nel prossimo incontro dell'11/12 prossimo organizzato da Ammazzatecitutti (o Trasferitecitutti o Licenziatecitutti o Mandateciinmaloratutti......) sui temi della giustizia, forte con i deboli e debole con i forti.

Anonimo ha detto...

Non abbiamo dimenticato la persecuzione di cui sono stati fatti segno altri magistrati competenti e capaci, messi in ombra, isolati, colpiti mediante vili accuse,esautorati da importanti cariche e indagini come ad esempio accadde Giovanni falcone. Il dato inquietante è che la feroce opposizione non perviene solamente dalla malavita, bensì da colleghi, istituzioni di tutela e autogoverno della magistratura, un nemico interno ancora più insidioso. Le numerose ispezioni di cui è stato vittima il dott. De Magistris dimostrano che nel nostro paese si perseguono e indagano solamente le persone oneste, che svolgono il proprio lavoro con scrupolo e dedizione. Mi sembra che tutto questo faccia parte di un più ampio progetto che vuole smantellare lo Stato di Diritto: esemplari, in questo senso, l'indulto e la proposta scellerata di Rifondazione Comunista di abolire l'ergastolo.
Stupisce la blanda reazione delle associazioni di magistrati di fronte a questi fatti.
Complimenti per il vostro blog e grazie per il vostro meritorio lavoro.
Paola R., Genova

Anonimo ha detto...

Anche a me stupisce la blanda reazione dei Magistrati quando Leggi che confliggono con l'Ordinamento o con i Diritti consolidati vengono recepite passivamente senza almeno un dibattito.

Anonimo ha detto...

...ma chi ha detto che i magistrati devono anche FARE le leggi ovvero anche solo REAGIRE o DIBATTERE contro la loro approvazione ?

Credevo che il compito dei magistrati fosse quello di APPLICARE le leggi, e basta.

Per questo, e SOLO per questo, dopo aver vinto un pubblico concorso, senza esser stati eletti da alcuno, sono pagati dallo Stato.

Mi sbaglio ?

Anonimo ha detto...

E' vero che il compito del Giudice è quello di applicare la legge. Ma rilevo che la Corte Costituzionale, mai come in questi ultimi anni è chiamata a correggere leggi imperfette. Come cittadina non mi scandalizzerei se venisse anche il contributo per migliorarle.

Anonimo ha detto...

Io sì, e molto, specie se avessi una causa in corso, per la quale la legge mi desse ragione, e sapessi che il giudice è "contro" quella legge !

Anonimo ha detto...

Rispondo all'anonimo delle 16.07 e delle 18.00 (suppongo sia lo stesso) del 29 novembre.
La penso proprio come Lei, nel senso che l'interpretazione più semplice e facile da cogliere nella "lettera" della legge di solito è la migliore e la più giusta. Anche se privo di cognizioni giuridiche La invito a leggere i pochi articoli che ho commentato (c'è il link nel testo del post): penso che solo facendo salti mortali e piroette magiche sia possibile ipotizzare la sopravvivenza delle ispezioni ministeriali.
Nicola Saracino

Anonimo ha detto...

La questione riguarda, a mio avviso, il dovere civico di testimoniare, mediante le proprie associazioni, il proprio disappunto e preoccupazione di fronte a fatti gravi come quelli che stanno travolgendo De Magistris e la Forleo. Ciò che a suo tempo fecero anche Falcone e Borsellino, nella quasi totale indifferenza di molti colleghi, che invece di protestare e solidarizzare con loro rimasero in colpevole silenzio ovvero condussero battaglie infamanti sotto forma di lettere anonime (il cosiddetto Corvo era un magistrato...per non parlare del dubbio operato del procuratore Meli...). I magistrati sono anch'essi cittadini o no? Non debbono forse denunciare, quando siano intralciati da indebite ingerenze politiche, l'impossibilità di svolgere le proprie indagini con serenità e indipendenza? Dovrebbero sentirsi garantiti da un organo di autogoverno come il CSM composto, fra gli altri, dalla dott.ssa Vacca e dal giudice Carnevale? Politicizzato fino all'estremo? Vogliamo scherzare?

Paola Risi, Genova

Anonimo ha detto...

pardon, per errore ho detto che il giudice Carnevale è membro del CSM. Intendevo dire che il CSM ha deciso il suo reintegro nel posto di lavoro in Cassazione.