venerdì 30 novembre 2007

La Giustizia: un bene comune da difendere insieme



di Andrea Falcetta

(Avvocato del Foro di Roma)

Il mio intento principale in questo blog è quello di trovare una piattaforma di base, anche molto ridotta ed essenziale, che si possa ritenere graniticamente condivisa dalla maggior parte degli uomini e donne che come me e gli altri partecipanti al blog hanno l'onore e l'onere di indossare una toga.

Vorrei restare lontano il più possibile da ogni polemica, eppure non riesco a ignorare quanto è stato risposto al dott. Ludovico da tale "anonimo", a proposito dei cosiddetti giudici onorari.

"Anonimo" specifica infatti numeri e cifre (sentenze "prodotte") come se quello della produttività fosse il solo ed unico criterio da applicare alla Giustizia, mentre io ero e rimango convinto del contrario.

Come avvocato posso dire che non mi interessa sapere quante sentenze "produce" un giudice (sia esso togato o onorario), bensì è per me assai più importante potermi attendere un livello minimo di qualità: "La Giustizia non si dispensa all'ingrosso", non sono mie parole queste bensì della Suprema Corte (Sentenza Tortora e altri del 1987).

Sono un avvocato e come tale credo di avere forse miglior titolo per dolermi proprio della qualità di certe sentenze emesse da giudici onorari di tribunale e/o dell'ufficio del Giudice di Pace: ricordo che noi avvocati, nella solidarietà manifesta di tantissimi magistrati togati, ci astenemmo per ben 5 mesi dalle attività di udienza (e dai relativi onorari, giova precisarlo per mozzare la lingua agli inevitabili maliziosi poco informati), proprio perchè rifiutavamo l'idea che un processo tecnico quale è quello italiano fosse affidato a un giudice non professionale.

La famosa storiella del G.D.P. che, di fronte alla richiesta del Condominio (già chiamato in giudizio dal singolo condòmino a sua volta convenuto da altro condòmino) di essere autorizzato a chiamare in garanzia la propria assicurazione, rigetta l'istanza letteralmente motivando che "... il codice di rito prevede la chiamata in giudizio del terzo, ma non anche del quarto", non è una barzelletta ma una cosa realmente accaduta, e non è la sola su cui potremmo intrattenerci se volessimo polemizzare, a cominciare dai giudici di pace che "cassano" la stessa Cassazione (fonte: www.maurovaglio.it).

La splendida iniziativa di questo blog (notare la geniale semplicità del titolo del blog: "Toghe", ovvero tutti noi, ed in effetti conservo qui a Studio uno scritto del suo fondatore, un magistrato, dedicato "Al Collega Andrea Falcetta"), avrebbe la funzione meritoria di aiutare tutti noi a compiere qualche passo in avanti, e non di arrestarci in inutili discussioni su "chi è più bravo".

Se ci sono avvocati e/o pensionati che vogliono fare i giudici onorari, e una legge lo consente, non è un problema: le Corti di Appello fortunatamente sono ancora composte di Giudici professionali e tanto per il momento mi basta.

Resta da dire che l'idea del giudice onorario racchiude in sè quel concetto di "emergenza" dal quale tutti noi si vorrebbe uscire con ragionevolezza e buona volontà.

E allora cominciamo col dire che, fermo restando il numero attuale di circa 8.000 magistrati in Italia, le cause andrebbero sicuramente più spedite se costoro disponessero, ciascuno di essi intendo dire, di un ufficio dignitoso (da non dover chiudere a chiave tutte le sere per paura che spariscano i computer e con essi la memoria del prezioso e faticoso lavoro già svolto) e di un numero di Cancellieri sufficiente a curare il buon esito delle notifiche (si, le tanto famigerate notifiche, causa prima di inutili rinvii di processi civili e penali) in modo adeguato, nonché di banche dati (ovvero abbonamenti a cura del Ministero della Giustizia fruibili dai Magistrati e dai cancellieri stessi) su cui ricercare indirizzi e nominativi o effettuare visure su Enti: nel corso di un interrogatorio presso un Commissariato ho visto il poliziotto disperato che al telefono attendeva per oltre dieci minuti, dal (dis)servizio 187 della Telecom l'indirizzo di un indagato, questa è la realtà degli strumenti tecnici che lo Stato assegna ai suoi volenterosi ma sfortunati servitori.

Segnalo, inoltre, ma sempre in tal senso, che il tribunale di Roma ha dovuto interrompere il servizio di richiesta copie via e mail per carenza di personale: con il risultato che gli avvocati e le parti hanno ripreso a fare lunghe code snervanti e che gli impiegati agli sportelli non possono che risentirne, insomma un cane che si morde la coda, visto che per fronteggiare le file ci vogliono decine di coadiutori mentre la "produttività" informatica (scansione degli atti e loro stampa) sicuramente migliorerebbe la vita quotidiana degli impiegati stessi nonché degli utenti e consentirebbe l'evasione delle richieste in tempi meno oceanici (oggi per ottenere copia di una sentenza o di un verbale ci voglio circa 10 giorni lavorativi, lo ripeto, e si badi bene, lavorativi, se c'è di mezzo un week-end e ti scade un termine sei un "dead lawyer walking").

Alla fine di questo lungo e forse disarticolato intervento, chiederei di sapere a tutti coloro che leggeranno se siamo d'accordo su queste tre piccole cose:

1) più personale (coadiutori e cancellieri), con assegnazione di un numero minimo di coadiutori (magari scelti tra laureandi o neolaureati in Giurisprudenza) per ogni singolo giudicante,

2) possibilità non solo teorica ma anche effettiva di notificare i rinvii e le fissazioni agli avvocati tramite un indirizzo e-mail registrato e dotato di rapporto di conferma di avvenuta ricezione (sia nel civile che nel penale),

3) possibilità non solo teorica ma anche effettiva di richiedere, da parte degli avvocati, copie di atti o fascicoli via e-mail(sia nel civile che nel penale).

Effettuando nei prossimi mesi sondaggi di questo tipo si potrebbe arrivare a creare in Home Page una finestra con l'elenco di poche semplici cose, da arricchire giorno dopo giorno, con in calce un link di rinvio a una pagina in cui sottoscrivere, ovviamente con nome, cognome e Foro o Ufficio Giudiziario di appartenenza per gli operatori, e città di residenza per i cittadini.

Domanda sciocca: e se poi raccogliamo centinaia o migliaia di firme di operatori tecnici e persino cittadini comuni, cosa accadrà?

Niente di grave credo, sarà soltanto una pacifica festosa rivoluzione,che non passerà inosservata: ci dovranno ascoltare!!

E forse, auspico, anche ringraziare, così come io ringrazio ancora i promotori di questo blog.


15 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Avvocato,

E' lodevole il suo intento, oserei dire quasi "sindacale", di trovare "piattaforme di base"...

Altrettanto lodevole è il suo dichiarato intento di tenersi lontano da ogni polemica, anche se alle intenzioni non seguono i fatti, come nel suo caso.

Non vedo, invero, la ragione del suo malcelato astio nei confronti dei giudici onorari, che molto spesso sono proprio avvocati, suoi Colleghi.

Lei sostiene che la Giustizia non si valuta soltanto in base al criterio della "produttività". E' vero, non è questo l'unico criterio, ma forse non sa che alcuni magistrati "togati" hanno subito pesanti sanzioni disciplinari proprio in ragione della loro ridotta produttività. Vede, caro Avvocato, la produttività non è un criterio sufficiente, è vero, ma è certamente un criterio necessario !

Dimentica, inoltre, che moltissimi giudici onorari sono avvocati, suoi Colleghi, magari da oltre vent'anni, e molti sono laureati con lode, in quanto il criterio del voto di laurea era, ed è, un titolo di preferenza per l'immissione nelle funzioni.

Vi sono giudici onorari che hanno scritto oltre 500 sentenze civili, e la cui esperienza non è certamente inferiore a quella di un giudice professionale con tre-quattro anni di effettivo esercizio della giurisdizione.

"Ex adverso", Roma ha un numero di avvocati pari a quello di metà della Francia, e molti di loro sono i "prodotti" del famoso "esame di Catanzaro", che ha immesso sul mercato migliaia di soggetti i quali, altrimenti, mai avrebbero superato un esame degno di questo nome !

Alcuni di loro sono stati anche processati, nel silenzio generale dei "media", e l'esito del giudizio è stata la prescrizione, per cui oggi legittimamente esercitano la professione forense...

Non mi fraintenda: non dico questo per svilire la figura dell'avvocato, ma per evitare che chi ignorasse le questioni della giustizia e leggesse il suo garbato intervento possa ritenere che i giudici onorari siano degli sprovveduti, di fronte agli "esperti" e "dotti" avvocati.

E' poi vero che la prima "generazione" di Giudici di Pace annoverava molto spesso soggetti anziani, ultracinquantenni, che magari avevano trascorso una vita a fare tutt'altre cose rispetto alla professione forense, ma si renderà conto che le "barzellette", ultimamente, stanno venendo meno, proprio in ragione dell'immissione in servizio di molti giovani preparati, dei quali moltissimi sono proprio suoi Colleghi.

E, volendo esser realisti, di barzellette se ne possono trovare a iosa anche nei confronti degli avvocati, nonché degli stessi magistrati "togati". In quest'ultimo caso, tuttavia, vige la prassi tipicamente italiana (e quasi fantozziana...) della "captatio benevolentiae" e dell'assenza di ogni critica, anche nei pur rari casi in cui fosse giustificata...per ovvi, italianissimi, motivi, con rare, lodevoli eccezioni !

Caro Avvocato, il solo fatto di aver superato l'esame di abilitazione non le dà, quindi, un particolare diritto di attendersi la qualità nelle decisioni, oggi meno che mai.

Perché, in definitiva, tale diritto è di tutti i cittadini !

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

La ringrazio, e non è ironia ma un pensiero reale.
Lei pone l'accento su questioni che stanno a cuore a noi tutti, Lei compreso, a giudicare dalla passione che sento nel suo intervento.
In fondo la funzione di questo blog è proprio questa : ritrovarci ad un tavolo sia pure "virtuale" noi tutti appassionati della Giustizia, per tentare di accantonare, almeno qui in questa sede, le nostre possibili divergenze e tentare di trovare una piattaforma di base (non è sindacale, Lei è perfettamente in grado di capirlo, perchè non si tratta di rivendicazioni per le categorie cui ciascuno di noi appartiene bensì di migliorare il servizio che si rende ai citttadini e, questo si che può forse apparire "sindacale", riuscire in questo modo noi tutti a vivere con meno frustrazione gli impegni gravosi del quotidiano nelle rispettive professioni).
Sul tema della magistratura onoraria temo che resteremo distanti, la mie esperienza personale (consideri che ho 44 anni ma sono iscritto all'Albo da quasi 18, cassazionista da tre anni) insegna che il più delle volte sono proprio i miei colleghi a svolgere malamente le funzioni di giudice onorario...non voglio qui additare un'intera categoria, ma posso assicurarLe che nella maggior parte dei casi l'avvocato che si mette a fare il giudice onorario finisce per esasperare, nelle proprie condotte e nei propri sistemi di valutazione, proprio quelle manchevolezze che spesso a torto e qualche volta anche a ragione la classe forense intenderebbe imputare ai giudici togati.
Ci sono poi, per fortuna e come è naturale, colleghi che assolvono con serietà e fatica immani, e dietro gratificazione economica ed umana quasi inesistente, a tali funzione onoraria, ed è a costoro che dobbiamo rivolgerci (o forse lo stiamo già facendo se Ella appartiene a quest'ultima categoria, come mi appare probabile).
Insomma c'è del buono e del meno buono in ogni "schieramento", ed è per questo che gli illuminati ispiratori di questo blog hanno fatto espresso riferimento a ciò che noi tutti accomuna, cioè la toga, intesa come funzione, come servizio collettivo, invece che come privilegio personale.
Anche per Lei, comprendo dal calore del suo intervento, la toga è un servizio e non un privilegio, ed allora non mi resta che tenderLe la mano, confidando che nonostante le idee diverse su alcune questioni, possiamo insieme agli altri qui iscritti trovarne molte altre cose su cui invece concordare, affinchè una volta migliorate le cose, anche distanze come quella che abbiamo riscontrato su alcuni temi tra me e Lei, possano pesare di meno e ricomporsi più agevolmente.
Cordialità
Andrea Falcetta

Anonimo ha detto...

Caro Collega,

La batto ! Difatti sono iscritto all'albo da più anni di Lei e sono Cassazionista, effettivo, non "nominale", da oltre sei anni. Per la precisione aggiungo che, laureato con lode, ho sostenuto l'esame da Procuratore una volta soltanto, e non a Catanzaro...non usava ancora, ai miei tempi !

Chiedo venia per l'immodestia, ma l'anonimato mi permette di esser meno pudico e di evitare ogni sospetto di "pubblicità", più o meno diretta.

Sono felice, ad ogni modo, che seppur nella distanza di alcune posizioni, si possa trovare un denominatore comune nell'esigenza di tutela dei cittadini.

Non per niente l'avvocato esercita un "munus publicum". E avrà certamente compreso, Lei che ricorderà senz'altro lo stato della Giustizia quand'era praticante, il mio risentimento nel vedere la classe forense "invasa" da tanti, troppi ignoranti che intendono la professione solo come un mezzo apparentemente facile per arricchirsi e che affrontano con la spavalderia tipica delle persone senza scrupoli ogni tipo di questione, dai ricorsi al TAR alle controversie condominiali, senza il minimo straccio di preparazione !

Già venti e anche trent'anni fa ci si lamentava dell'eccessivo numero di cause...figurarsi oggi, che il numero degli avvocati è aumentato di sette-otto volte, restando uguale, se non addirittura inferiore, il numero dei collaboratori di cancelleria e dei magistrati.

Mi creda, quando un avvocato anziano deve attendere in piedi due ore e mezza per poter accedere alla cancelleria civile e ritirare un fascicolo, questa non è più la professione forense, è un "mestiere", nemmeno dei più nobili !

Concordo dunque in pieno con le Sue proposte, avanzate nella Sua prima lettera e alle quali non avevo replicato.

Allo stesso tempo, sarebbe necessario spogliare quanto prima i magistrati "professionali" delle tante cause bagatellari, di scarso valore (anche di soli tremila Euro), di cui sono ancora costretti ad occuparsi, nonché della cognizione di reati di scarso allarme sociale, per assegnare tali materie a giudici non professionali, giustamente retribuiti, come accade in tutti i paesi europei.

Certamente, in questo modo gli onorari dei nostri Colleghi potrebbero risentirne, dovendosi applicare la tariffa del Giudice di Pace...poco male, sarà, anzi, un ulteriore incentivo per chi avesse ancora ambizioni di rapido successo e arricchimento a cambiar in fretta "mestiere" !

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Caro Collega
lieto di vedere che lo spirito di questo blog ci accomuna.
Devo solo premettere che sono cassazionista effettivo anche io (peraltro i mie ricorsi vengono sempre ammessi alla pubblica discussione mentre come ben sa, soprattutto in penale, una micidiale statistica di nove su dieci vengono invece assegnati al plotone d'esecuzione della settima sezione), che ho superato l'esame da procuratore a Roma e al primo tentativo, che sono soprattutto i colleghi più anziani ad onorarmi della loro stima perchè, oltre alla tecnica, conosco ed osservo anche le buone maniere e la deontologia.
Mi pare di capire (ma naturalmente correggimi se male interpreto le tue parole) che la pensiamo allo stesso modo su una delle tante concause dello sfacelo attuale : troppi avvocati e troppo spesso non all'altezza dell'incarico.
Recentemente ho dovuto spiegare ad una collega quale fosse il significato della norma deontologica che impone di assemblare due distinti titoli esecutivi verso una sola persona in un unico atto di precetto, visto che le gentildonna, per evidenti motivi veniali, aveva opportunamente notificato due precetti così penalizzando il debitore ben oltre il consentito. E questo è solo un esempio, tu sicuramente in tanti più anni di me di professione, ne avrai viste di ben più gravi.
In realtà sarei anche d'accordo sullo "spogliare" i magistrati togati dalle troppe cause di scarso valore e dai reati bagatellari, alla sola ed unica condizione però che il "corpo" dei magistrati onorari accettasse l'idea di lasciarsi formare, prima di entrare nelle funzioni, dai magistrati togati e/o dagli avvocati di miglior qualità, ovviamente previa istituzione di commissioni scelte da CSM e Ordini Forensi, dotate anche del potere di ottenere che i non idonei tecnicamente vengano scartati e rimandati a casa.
Giudicare è una cosa seria, e lo è anche se il valore della causa è di poche centinaia di Euro, il cittadino può percepire una sentenza sbagliata come un rifiuto da parte dello stato-comunità attraverso il provvedimento di una componente dello stato-istituzione.
Dunque ben vengano gli onorari, ma se ne verifichi al preparazione.
Credimi, ci sono attualmente in servizio certi giudici onorari che spaventano allo stesso modo dei colleghi poco seri cui tu fai giusto e corretto riferimento nel tuo ultimo post.
E visto che la politica non ha interesse alcuno ad assicurare qualità del servizio (i potenti per le loro questioni private possono permettersi i costi di veloci ed ineccepibili arbitrati), facciamo in modo che in questo blog, tra le idee della "piattaforma", sia inserita e sondata anche una sia pur minima formazione preventiva degli aspiranti giudici onorari.
Il tuo saluto cordiale mi lascia intendere che idealmente hai risposto alla mia mano tesa.
Te ne sono grato.
Cordialità

Andrea Falcetta

salvatore d'urso ha detto...

Vi quoto entrambi... anche se divergenti su alcuni punti, però soluzioni ai problemi della giustizia li riuscite a trovare entrambi e sono facilmente attuabili se dall'alto vogliono.

Anonimo ha detto...

sarei la prima a firmare per una raccolta firme su una proposta di legge che aiutasse e snellisse il lavoro nei tribunali.
capisco perfettamente che anche questo e' uno dei problemi che rende la macchina della giustizia qua in italia la piu' lenta del resto d'europa.
sicuramente non si vogliono fare leggi per sveltire i processi perche' chi ha la competenza di farle non ha la coscienza a posto.
avere una burocrazia lenta in questo paese significa per tanti avere il proprio reato che cade in prescrizione e quindi niente carcere. ormai sono davvero in pochi a scontare una pena.
i casi piu' noti non li voglio nemmeno citare, ogni giorno li vediamo in televisione e sui giornali, farei solo una ripetizione... figurarsi quelli che non conosciamo quanti sono....
veramente fatela questa raccolta firme sul sito www.petitiononline.com e promuovetela.
se la gente vede che gia' voi all'interno del vostro ambiente volete cambiare le cose, vi dara' una mano, vi dara' appoggio.
siate propositivi, purtroppo in questo paese manca lo spirito d'iniziativa e il coraggio ecco perche' ancora non avvengono grandi cambiamenti.
mi raccomando fatemi sapere se poi mettete qualche petizione!

Anonimo ha detto...

Caro Collega,

Concordo con la necessità di un preventivo tirocinio degli aspiranti giudici onorari, che peraltro è già previsto, ancorché in molti casi non attuato pienamente. Non solo, ma sono d'accordo anche con l'idea di verifiche periodiche sulla produttività e sul rendimento.

Del pari, sarebbe opportuno che la stessa disciplina fosse effettivamente applicata anche ai magistrati togati, laddove troppo spesso si valuta soltanto il numero, anziché la qualità dei provvedimenti emessi.

Vedi, appena entrassi alla Corte di Cassazione di Parigi, sulla destra, all'inizio di un lungo corridoio, troveresti una targa con l'iscrizione: "Formazione continua dei magistrati".

Sarebbe quanto mai utile, pertanto, che anche da noi si usasse la stessa serietà dei colleghi e dei magistrati d'oltralpe, e che tutti capissero che il nostro lavoro, assieme a quello dei magistrati, impone uno studio continuo per tutta la vita, e non soltanto per superare un esame o un concorso.

Cordialità.

Anonimo ha detto...

Gentile Avvocato,

Lei scrive, fra l'altro:
"Del pari, sarebbe opportuno che la stessa disciplina fosse effettivamente applicata anche ai magistrati togati, laddove troppo spesso si valuta soltanto il numero, anziché la qualità dei provvedimenti emessi".

E cita l'esperienza francese della "Formazione continua dei magistrati".

Premesso che anche io (che sono un magistrato togato) sono d'accordo che si dovrebbe fare di più per la professionalità dei magistrati togati, Le segnalo che l'attività di formazione è una delle cose migliori che fa il C.S.M. per la giustizia.

Esiste da noi, in Italia, proprio una struttura permanente di formazione altrettanto permanente dei magistrati.

Il C.S.M. organizza ogni anno un numero di corsi di formazione tale da essercene praticamente in ogni settimana dell'anno, agosto escluso a Roma e moltissimi altri nelle sedi periferiche.

Noi magistrati facciamo a fine di ogni anno le domande per i corsi dell'anno successivo e veniamo ammessi secondo ottimi criteri oggettivi.

Io vado ad almeno un corso all'anno in sede centrale (faccio quattro domande e me ne viene accolta una. Questo consente a tutti di partecipare almeno a uno) e ad altri in sede locale.

Questi corsi sono di eccellente qualità, con prestigiosi relatori e ricchissimo materiale documentale, che viene distribuito su supporti magnetici ed è scaricabile dal sito del C.S.M..

Ciò che, a mio modesto parare, si dovrebbe fare di più sono dei controlli effettivi di qualità del lavoro dei magistrati, che, allo stato, a mio modesto parere, non vengono fatti o meglio vengono fatti seguendo logiche "perverse", che portano a sottoporre a procedimento disciplinare i colleghi Forleo e De Magistris e non quelli che lavorano poco e male.

Bisognerebbe fare in modo che i magistrati "rendano conto" effettivamente della qualità del servizio che prestano, servizio che, a mio modesto parere, in troppi casi è scadente (ovviamente, in molti altri è eccellente).

Va detto anche che ogni tre anni tutti gli uffici giudiziari subiscono una ispezione ministeriale molto molto approfondita.

Quello che a me fa rabbia e che gli ispettori redigono relazioni di centinaia di pagine che fotografano effettivamente come vanno le cose in questo e quell'ufficio, ma non sembra che da queste relazioni si traggano poi a Roma le conseguenze dovute.

Personalmente, credo che su questo i magistrati dovrebbero lavorare e questo gli avvocati dovrebbero esigere: che non ci possano più essere magistrati che lavorano poco e male. Non ce lo possiamo permettere.

In questo blog, io e altri abbiamo scritto diversi articoli sulle ragioni per le quali la magistratura è ancora troppo corporativa e le dinamiche dell'autogoverno sono tali da "coprire" inefficienze e inidoneità.

Sono molto contento che ci sia qui l'occasione di confronti come questo, per dirci reciprocamente ciò che ci aspettiamo da noi stessi e dagli altri.

Credo che solo per questa via si possa sperare in un impegno comune indispensabile per superare i limiti e le resistenze di ciascuno di noi e sentirci tutti impegnati in una fatica comune per raggiungere un risultato che dobbiamo agli utenti del servizio che prestiamo e che, se riuscissimo a renderlo, renderebbe più sereni e soddisfatti anche noi.

Grazie per l'attenzione e la disponibilità.

Un caro saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Caro Dottor Lima,

Lei ha centrato il problema ancora una volta ! Non è infatti la carenza di corsi che caratterizza l'ordinamento giudiziario italiano, ma lo è senz'altro la carenza di controlli rapidi e, soprattutto, effettivi sulla produttività e sul rendimento dei singoli magistrati.

I "Quaderni" del C.S.M. sono, in alcune edizioni, un esempio di come dovrebbero esser fatti i manuali di procedura civile e penale. La casistica che affrontano è dettagliata, addirittura minuziosa.

Peccato che, all'atto pratico, sia tutto rimesso alla buona volontà del singolo. E meno male che ancora ci sono molti magistrati che hanno questa volontà !

Cordiali saluti.

Gennaro Giugliano ha detto...

buonasera a tutti a me sembra una barzelletta comica il fatto che nel 2007 prossimi al 2008 non si metta a disposizione tutta la tecnologia informatica a disposizione di tutte le istituzioni ed anche dei cittadini per uno snellimento altissimo di tutte le procedure cartacee,ricordo di un servizio di pochi mesi fa trasmesso dalla trasmissione report dove in una stanza mi sembra di un ufficio della guardia di finanza per dei controlli su conti correnti vi era una caterva di fascicoli quando poi con un semplicissimo database e un clic di un mouse le ricerche sarebbero immediate,insomma mi sembra come la storia della legge sulla privacy su cui tutti si elevano a farla rispettare al max e guai se esce fuori qualcosa di strambo ( specie se trattasi di persone che stanno a Roma nelle sedi istituzionali e governative) io abolirei del tutto questa legge sulla privacy a maggior ragione per chi si occupa del paese,dove tutto deve essere trasparente e alla luce del sole e posibilmente anche pubblicato ovunque. Gli strumenti esistono ma si cerca sempre la metodologia più contorta possibile altrimenti di cosa vivrebbero questi signori ? della legalità ? della semplicità ? Ma dove ? forse a dysneyland..........

Anonimo ha detto...

Come volevasi dimostrare....

http://qn.quotidiano.net/2007/11/30/50109-contro_catanzaro_capi_imputazione.shtml

Anonimo ha detto...

Caro Collega
per la verità il passo verso la digitalizzazione del processo è ormai necessario.In materia penale,
resta ferma la perplessità sulle notifiche "elettroniche" solo in alcune procedure, quali quelle, per esempio, in materia di Libertà innanzi al Tribunale del riesame. Tuttavia , se posso, evidenzio la possibilità, peraltro già in fase di studio, della formazione del cd. "fascicolo condiviso" , ovvero quello costituito da tutti gli atti che, come nel caso delle misure cautelari personali, costituiscono un momento di discovery "anticipata" del fascicolo del PM. In questi casi è , immediatamente, possibile formare un fascicolo "digitale" che sia, appunto, condiviso dalle parti. Per quello che so, alcuni Tribunali del Riesame hanno dei database in cui vengono raccolte tutte le decisioni e gli avvocati sono "identificati" attraverso un codice. E' tecnicamente possibile, quasi a costo zero, aprire quei database, con le ricadute positive che sono state già evidenziate.
Se posso vorrei evidenziare che l'utilizzo del mezzo informatico può trovare immediata applicazione,anche, nella fase dibattimentale, per meglio dire, nel momento della verbalizzazione dell'istruttoria. Trovo davvero assurdo, oltre che anacronistico lo strumento, il costo economico della stenotipia che, proprio nel 2006, ha determinato disagi fortissimi in tanti Uffici giudiziari. Proprio in questo momento processuale l'ausilio della tecnologia può trovare felicissima applicazione , con una riduzione drastica dei costi della Giustizia.

A presto
Raffale Monaco

Anonimo ha detto...

Caro avvocato Falcetta,

al di là di ogni considerazione sul merito, quel che mi interessa evidenziare è la sua manifesta, lodevole (e, dati i tempi, ammirevole) volontà di dialogare. Si è persa la capacità di unire le forze dia-logos: in politica, in famiglia, nella scuola e - ahime! - nella giustizia. Pernicioso sempre il fenomeno, ma - nella giustizia - esiziale, dato che come insegnava Bulgaro “iudicium accipitur actus ad minus trium personarum”. Dia-logos, peraltro, non invita solo al colloquio, ma anche (soprattutto?) a meditare sul "logos" che rinvia sì alla parola, ma anche (soprattutto?) al fondamento. E ancora una volta occorre registrare che nel tempo corrente esiste scarsa disponibilità a quietare per interrogarsi sul fondamento: della giustizia, del ruolo dell'avvocato, del ruolo del magistrato (giudice o pubblico ministero). Ma forse sbaglio a dire che si tratta di male del nostro tempo: forse il male è di tutti i tempi ed appartiene a quell'oscuro lato della tendenza umana per il quale la "diabolicità" (dia-boulein: separare) prevale - o tende a prevalere - sempre su ciò che unisce. Così, come nei film di Loach, i vari "fronti" si suddividono sempre più, sino a impazzire nel disperato e disperante gioco del tutti-contro-tutti. Per questo è saggio seguire il consiglio di Popper e, invece di azzuffarci sulle contrapposte visioni "olistiche" (la giustizia, la democrazia, la famiglia, etc), unirci nel perseguire obiettivi più limitati sui quali si sia tutti d'accordo. Per questo (mi perdoni se mi permetto di formulare un giudizio) persone come Lei sono preziose: perché invece di abbandonarsi alla "diabolicità" lottano coraggiosamente per unire gli uomini di buona volontà. Per questo - lo dico in punta dei piedi - abbiamo realizzato questo blog. Con sincera stima.

Stefano Racheli

Anonimo ha detto...

Gentile Cons. Racheli
come avrà potuto notare, questo blog mi ha praticamente "risucchiato" nel giro di pochi giorni, il che è una buona notizia per la mia esistenza umana prima e più che professionale.
Sarà capitato anche a Lei quel momento nel quale ci si sente disperatamente "soli", vedendo un sistema che complessivamente non funziona e riconoscendo in ciò il tradimento di tutti i sogni e gli ideali per i quali molti anni addietro avevamo scelto di lavorare per diventare servitori di un bene comune tanto importante quanto la Giustizia.
Qui in questo blog io nomino ogni categoria, compresa la mia, con la lettera minuscola ed uso il maiuscolo solo per la Giustizia, perchè di essa, quale bene comune essenziale, noi non vogliamo essere i "sacerdoti" nè tantomeno i depositari ma solo ed esclusivamente gli umili ed onesti servitori.
La prima cosa che si dicono i bambini prima di iniziare un qualsiasi gioco è : facciamo le regole, nella consapevolezza che senza regole il gioco non potrà funzionare, il che è esemplificativo di come l'istanza di Giustizia sia per l'essere umano un sentimento innato, naturale ed essenziale fin da prima di iniziare eventualmente a sfogliare i libri di diritto.
Qui ho letto tante cose scritte da toghe ma anche da cittadini comuni o giovani studenti che sentono il bisogno forte e grande di capire, e che questo desiderio coltivano non per giudicare bensì, e meritoriamente, per tentare di migliorare le cose.
Questa è a mio parere una seconda grande notizia a mio parere, e cioè riscoprire che l'idea di una Giustizia dignitosa emana ancora un proprio intenso fascino anche tra i più giovani : mentre scrivo immagino ragazzi che qui ho già letto, i quali invece di fissare per ore la televisione o di dedicarsi esclusivamente al proprio "io", si interrogano e provano a rispondersi su di un valore che appartiene a tutti e che, come giustamente Lei sottolinea, deve essere uguale per tutti.
Pochi minuti fa ho appena inviato un post per Fabio Lattanzi, e sono assolutamente certo che anche con lui, così come già avvenuto qui con un altro avvocato, la frattura apparente finirà per rivelarsi in realtà una comunanza di intenti, differendo forse nelle analisi e nelle soluzioni proposte, ma con un unico obiettivo finale, quello che accomuna noi tutti.
Credo non sia un mistero, per chi mi conosce, il fatto che io sia un avvocato di formazione culturale "radicale", ed allora mi permetta di ripetere e reinterpretare una preziosa intuizione di Marco Pannella, secondo cui discutere e dividersi su di un valore è il solo ed unico modo per condividerlo, e riuscire poi ad incontrarsi realmente su quel che si può fare insieme.
Dunque ben vangano anche le discussioni e le divisioni, che rivelano eguale passione per lo stesso identico valore : con i due colleghi che citavo prima siamo partiti da posizioni apparentemente opposte, ma poi proseguendo, abbiamo raggiunto io credo un punto minimo di unità.
Senza questo blog non sarebbe accaduto, in tribunale andiamo tutti di corsa, è raro riuscire davvero a discutere e confrontarsi.
Questo blog mi sta risucchiando, e ne sono felice.
Questo blog, per lo spirito che lo pervade in ogni singolo pensiero di ogni singolo partecipante, finirà per unirci tutti intorno a poche cose dalle quali ripartire insieme.
E questa è un'altra buona notizia, la terza insieme alle altre due che dicevo sopra, e siccome è a Lei principalmente che sento di doverla, mi permetta qui di ringraziarLa pubblicamente a nome di tutti.
Cordialmente

Andrea Falcetta

Anonimo ha detto...

Vorrei aggiungere o forse soltanto meglio chiarire un concetto, mi scuso per la possibile confusione di taluni miei passaggi logici, ma qui io scrivo (deliberatamente e felicemente) di getto e non sempre riesco a spiegarmi bene.
Scrivendo che dividersi è spesso il modo migliore per ritrovarsi insieme, intendevo dire che molto spesso se osserviamo da lontano le nostre reciproche posizioni ci sembra che siano inconciliabili.
Al contrario invece, confrontarci su apparenti "divisioni" può aiutarci a meglio comprendere che queste sono assai meno profonde di quel che sembra, e portarci all'inatteso e prezioso risultato di lavorare insieme per ciò in cui tutti crediamo.
Ad esempio proprio in questo blog, la discussione che ho avuto con un avvocato di maggiore esperienza sul tema della magistratura onoraria, da entrambi coltivata ed approfondita con reciproca onestà intellettuale, ci ha poi fatto scoprire di pensarla in realtà allo stesso modo, o quantomeno ci ha permesso di individuare una soluzione del problema che sia comune al sentire di entrambi.
Questo significa che discutere è sempre meglio che lanciarsi anatemi da opposte barricate.
So che è un concetto molto "normale", quasi banale, eppure credo che mai come in questo delicato momento si debbano apprezzare le parole di un grande artista come Lucio dalla il quale cantando ci ricorda che "..ma l'impresa eccezionale/dammi retta/è essere normale".
Noi toghe che ci incontriamo qui siamo tutti orgogliosamente "normali", e vorremmo tanto riuscire a "contagiare" chi ci legge, e persino chi ci volesse eventualmente criticare.
Buon sabato a tutti

Andrea Falcetta