di Franca Amadori
(Giudice del Tribunale di Roma)
Vorrei fare un’osservazione sull’atmosfera che si respira nei messaggi attuali un po’ in tutte le mailing-list cui sono iscritti i colleghi magistrati, soprattutto nei messaggi scritti dai privilegiati della nostra categoria e cioé dai “signori delle correnti” e anche da quelli che, puramente e semplicemente, sono nati ricchi e fanno parte, da sempre, di una ristretta cerchia elitaria simil-intellettuale.
Suonano allarmati, vi spira un vento di forte preoccupazione, inquietudine e paura per il momento attuale.
Preoccupazione che traspare altresì da tutta una serie di ammonimenti (“Stiamo attenti!”, “Non ci facciamo abbindolare!”) e via discorrendo.
Pare di percepire una sorta di sindrome da accerchiamento: tutti intorno a noi sono impazziti o stanno per farlo. La stampa tira al bersaglio, la gente scende in piazza per seguire un comico, e via discorrendo.
Ma se andiamo a vedere da che cosa dovremmo guardarci, osservo che sono tutte le cose per le quali è – si diceva appunto – sceso in piazza un milione di italiani nel V-Day: sete di giustizia (che per chi vuole denigrare quella manifestazione diventa giustizialismo), sete di recupero del senso etico (che diventa moralismo), sete di vedere puniti i colpevoli, senza distinzioni di fede o di partito (che diventa qualunquismo). E poi, oltre tutti questi “–ismi” a carattere denigratorio, già sentiti e che per la verità parevano sufficienti, è stato aggiunto un “-ismo” del tutto nuovo, che non avevo mai sentito prima: il bloggismo.
Ci si dovrebbe guardare pure da quello.
Io lo farei volentieri (giuro!), se solo sapessi che cos’è!
Perché se il “bloggismo” è quell’innovazione che ha permesso di sfondare il filtro opaco dei mass media tradizionali, che non lascia trapelare nulla del malcontento che dilaga nella popolazione italiana e dà voce solo all’apparato e ai suoi esponenti, allora c’è solo da accoglierlo con giubilo.
Tramite i blog, le idee finalmente hanno trovato il modo di circolare liberamente in rete senza filtri: si è potuto dire di tutto, così come lo si pensa, così come lo si vede e come lo si vive, senza alcuna censura e senza filtri.
E questo ha permesso che accadesse un fatto straordinario e nuovissimo, una vera e proprio rivoluzione silenziosa: un numero incredibile di italiani si è riconosciuto in una protesta di massa non veicolata dall’apparato mass-mediatico tradizionale, anzi organizzata senza di lui, espropriando così in silenzio i signori delle televisioni e della carta stampata del monopolio della comunicazione finora saldamente detenuto.
Forse (anzi senz’ altro) dipenderà dalla mia ingenuità o forse dalla mia incoscienza, ma in questo momento, lungi dal sentirmi minacciata dagli eventi, mi sento al contrario galvanizzata e piena d’entusiasmo.
Mi rende felice l’idea di esserci stata, di essermi ritrovata in un grande movimento spontaneo di massa, a cui hanno partecipato, per gran parte, laureati, professionisti, famiglie, gente della classe media e poi anche persone di estrazione più propriamente popolare.
Ho scoperto che c’è tanta, tantissima altra gente che la pensa proprio come me.
Io lo trovo semplicemente fantastico.
Forse occorrerebbe stare attenti, piuttosto, a non farsi affascinare (sarei per dire irretire) dall’apparato.
Quando si cammina guardando da un’altra parte, si rischia di non vedere dove si stanno mettendo i piedi: meglio guardare anche sulla strada, almeno ogni tanto.
Così si vedrebbe che c’è moltissimo fermento in Italia e ci sono tanti italiani sani, per bene, che credono in ciò che fanno e lo fanno nell’interesse di tutti e non solo pensando alle proprie tasche, come accade all’opposto per l’odierna classe politica italiana.
E una testimonianza in tal senso l’ho trovata proprio nel Tribunale Penale di Roma, in cui presto servizio come giudice del dibattimento.
Ho letto una relazione che mi ha commosso.
L’ha scritta la dott.ssa Lucilla Palladino, che è stata la miglior dirigente che abbia mai avuto la cancelleria della mia sezione.
Quando si è svolto il V-Day qui a Roma, lei s’è recata al Parco Schuster con il marito (che è un cancelliere anche lui), solo per apporre le proprie firme sulle tre proposte d’iniziativa popolare legate all’iniziativa “Parlamento pulito” portata avanti da Grillo.
Poi però, quando lei e il marito hanno visto che i cancellieri a disposizione per le autentiche delle firme erano troppo pochi, hanno deciso di restare fino a sera e hanno altresì offerto la propria disponibilità del tutto gratuita (a differenza degli altri cancellieri presenti alla manifestazione) a continuare il servizio di autenticazione anche nei giorni successivi, presso l’Ufficio del Campione Penale, dove la dirigente in questione lavora attualmente.
In tutto il parco ho letto anch’io i cartelli che dicevano più o meno: “Coloro che non possono rimanere a fare la fila, si potranno recare domani presso l’ufficio del Campione Penale, piazzale Clodio, e chiedere della dott.ssa Lucilla Palladino”.
Quello che è accaduto in quei giorni successivi ha dell’incredibile.
È la magia del blog.
Tanto era forte il desiderio di molti italiani di protestare per l’attuale assetto politico corrotto ed inefficiente che addirittura:
1. una ragazza è venuta appositamente dall’Irlanda con l’ aereo per mettere la sua firma sulle tre proposte;
2. una coppia di giovani fidanzati non vedenti ha voluto arrivare fino a piazzale Clodio (che non è facile) per firmare;
3. un’anziana signora con alcuni problemi fisici è venuta ugualmente sfidando ogni ostacolo architettonico;
4. un’intera famiglia ha preso un giorno di ferie per poter firmare ...
Per saperne di più, riporto (da lei autorizzata) la bellissima lettera della dott.ssa Palladino.
“Il lunedì 10 settembre c’è stato il maggiore afflusso: la gente riferiva di essersi precipitata perché riteneva fosse l’ultimo giorno possibile. Li ho tranquillizzati perché la scadenza è a gennaio 2008. Tutti, ma proprio tutti, mi hanno chiesto fino a quando durava la raccolta di firme e dove si poteva firmare. Rispondevo che per le prossime due settimane sarebbe continuata al Tribunale ma notizie aggiornate potevano prenderle sul sito di Beppe Grillo.
Non ero ancora arrivata in ufficio lunedì e c’erano già due persone giovani contentissime di poter firmare. Verso le ore 10.00 arriva un’intera famiglia che aveva preso un giorno di ferie tenendolo a sottolineare, la figlia minore aveva appena compiuto i 18 anni.
Subito dopo una coppia di anziani, lui del ‘26 e lei del ‘35 (ci hanno commosso perché zoppicavano un po’, erano molto ben vestiti e sorridenti).
Segue una signora del ‘28 che ci dice di aver sentito la radio in mattinata, la RAI, che ha riconosciuto il grande successo di Beppe Grillo per le 300.000 firme raggiunte l’8 settembre.
A questo punto qualcuno del mio ufficio domanda alla signora “ma signora allora perché ha fatto tutta questa strada”? E la signora Annetta risponde “le firme ci sono, ma bisogna rafforzare questa iniziativa , io vengo dalla Flaminia e ho dovuto prendere i mezzi, ma chi ha tempo non aspetti tempo”. A questo punto tutto l’ufficio le ha fatto i complimenti e un applauso.
In diversi riferivano di aver preso un giorno di ferie o un paio d’ore di permesso dal lavoro.
Un ragazzo veniva da Centocelle e sfogandosi dice “Tra qualche giorno avrò un figlio e sono senza lavoro”; “Ma come, così giovane?” gli domanda una mia collaboratrice; e il ragazzo “Signora anche se sono in bermuda ho 31 anni e non voto più da tempo, ma per questa proposta dovevo venire”. Anche queste parole hanno toccato tutti noi dell’ufficio lasciandoci a bocca aperta.
Un tizio di mezza età, lo identifico e mi colpisce che sulla carta d’identità è scritto “imprenditore”; gli chiedo “Anche a lei interessa questa proposta?” e lui “Si, perché al punto in cui siamo arrivati dobbiamo resistere”.
Altra anziana signora la faccio accomodare nella mia stanza e mi dice “Sono venuta perché mia figlia me lo ha detto che potevo venire qui anche io a firmare, ma pensavo che mi sarei trovata davanti a un anziano signore e invece trovo dei cancellieri così giovani, tanti complimenti e grazie per l’accoglienza, e speriamo di farcela, non se ne può più”.
Carlo, l’usciere amico, mi ha raccontato che nel dare le indicazioni all’utenza dei firmatari a un certo punto per semplificare domandava: “Per Beppe Grillo?” “Si” “Stanza 20”.
Persino un giornalista di “Libero” viene a firmare; ma non lo dice a me di essere un giornalista, a Carlo però lo dice perché era interessato a sapere se vi era afflusso di persone a firmare.
Martedì ricevo persino una telefonata in cui una giovane voce femminile mi chiede se può venire a firmare venerdì all’uscita dal lavoro, cioè dopo le ore 14.00. Le dico che va bene ci sarò ad aspettarla. Venerdì l’usciere Carlo mi viene incontro e amichevolmente mi dice con stupore: “Lucì, sono arrivati due ragazzi non vedenti, li ho fatti accomodare sulla panchina in attesa che tornassi dalla pausa; hanno detto di avere un appuntamento con te; ma come firmano?” Provo una grande commozione. Ma possibile che anche due non vedenti, e persino alle 14.20? Mi presento. Chiedo i loro documenti. Il ragazzo, Fabrizio, mi porge per primo la sua carta d’identità; la apro e ci trovo un biglietto da venti euro; gli dico “qui ci sono 20 euro”. “Oh non lo sapevo, grazie, di questi tempi fanno comodo. Mi scusi cancelliere vorrei togliermi una curiosità”. “Prego dimmi pure”. “Ma al Tribunale esiste allora un ufficio dove si può venire a firmare tutte le proposte di legge? Perché a noi sarebbe comodo. Oppure è solo per questa volta? E’ una cosa facoltativa oppure c’è un ufficio addetto?” Gli rispondo: “sarebbe giusto che in ogni Tribunale ci fosse un ufficio ad hoc per tutte le iniziative popolari, per consentire alla gente di avere un punto di riferimento istituzionale, ma purtroppo ancora non c’è; questa attività per i cancellieri è facoltativa e solitamente si svolge al di fuori dell’orario di servizio”. “Peccato!” è il suo commento. Per firmare la sua compagna tira fuori una tessera, di quelle rigide dei supermercati, la porge a lui, comprendo al volo che devo posizionargliela in corrispondenza dello spazio per la firma. Firmano entrambi. Grazie Fabrizio, grazie Margherita, per essere venuti fin qui. Carlo mi sorride. Ma che anarchici!
Ma è possibile ritenere che tutti questi Italiani firmatari siano “soltanto un popolo di anarchici”? Bisognerebbe dirglielo al direttore di Repubblica che ha bollato l’8 settembre come un giorno di insurrezione di anarchici; questi Italiani hanno manifestato la loro indignata resistenza morale alla partitocrazia. Rifletto che forse oggi una nuova resistenza si sta affermando nel nostro amato paese, non come quella del passato fatta col sangue, ma pur sempre una resistenza sentita, non passiva ma positiva, che pervade l’intero nostro paese avvalendosi di strumenti democratici.
Un giorno di ferie, un viaggio, una firma. E’ cominciata una nuova resistenza in questo paese.
All’amico e collega di lavoro F. chiedo: “Me la metti questa firmetta?” “No”. “E perché?” gli domando. “Perché non credo a nessuno, né ai politici e né a Beppe Grillo”.
Penso che vorrei proprio dire a Scalfari di Repubblica: “Se pensi che l’anarchico è quello che firma sei confuso, perché l’anarchico non firma”.
Fai pure leggere questa mia lettera a chi vuoi perché è la mia testimonianza di come ho vissuto questa settimana da Italiana senza vergogna.
Roma 14.9.2007. Lucilla Palladino"
21 commenti:
Le sue considerazioni concordano con il mio pensiero. Mai come adesso i media e i politici non hanno il polso della reale situazione in Italia.
Firmiamo contro la Levi-Prodi per non affossare la Rete che siamo noi tutti. Grazie
Maria Cristina Nuzzo Palermo
Grazie per questo post.
L´arroganza con cui la classe politica ha snobbato la proposta di Beppe Grillo e´ la conferma della sostanziale bonta´ dell´iniziativa. Dopo aver ignorato il V-DAY e le speranze espresse da 300.000 cittadini, sono arrivati perfino a negare il diritto di parola, in particolare a quei magistrati che cercano di fare il loro lavoro in modo sincero. E ce ne sono.
In verita´ anche altri individui dovrebbero riprendere il gusto per la parola. Ad esempio il vicepresidente del CSM Nicola Mancino che a proposito di un incontro con Paolo Borsellinno avvenuto ai primi di luglio del 1992 disse testualemte: "Non me lo ricordo ma non lo escludo." Uno sforzo di memoria sarebbe molto gradito. Non per fare "giustizia show", ma per aiutarci tutti a capire le parole di Antonio Ingroia: "La seconda repubblica affonda i suoi pilastri nel sangue". Chi era al vertice delle Istituzioni in quegli anni terribili dovrebbe davvero tentare di far riaffiorare i suoi ricordi. Non per "cercare la piazza", ma semplicemente per giustizia.
Aiutarci tutti a capire le parole di Antonio Ingroia???
una frase come "La seconda repubblica affonda i suoi pilastri nel sangue" non va "capita", ma casomai SPIEGATA, soprattutto se a pronunciarla è un magistrato.
Da cittadino, non mi sento assolutamente in dovere di "interpretare" le frasi roboanti e sibilline di chicchessia.
Uno dei tanti Anonimi ha scritto:
"Aiutarci tutti a capire le parole di Antonio Ingroia???
una frase come "La seconda repubblica affonda i suoi pilastri nel sangue" non va "capita", ma casomai SPIEGATA, soprattutto se a pronunciarla è un magistrato.
Da cittadino, non mi sento assolutamente in dovere di "interpretare" le frasi roboanti e sibilline di chicchessia".
Gentile Anonimo, nessuno ha detto, infatti, che Lei come cittadino abbia il "dovere" di capire le coraggiose parole di Antonio Ingroia. Capire per ogni cittadino e, dunque, anche per Lei non è un "dovere", ma un "diritto" e una bella "opportunità".
Magari sarà perchè "capire" non è attività che pratica con piacere (a quanto ci dice) che le parole di Antonio Le appaiono "sibilline". Sappia che non lo sono per niente. Così come non sono "roboanti", se si considera a cosa si riferiscono.
Qualora un giorno Le venisse curiosità di scoprire che emozione dà "capire", sappia che per capire le parole di Antonio Ingroia Le sarà utile assumere informazioni sulle stragi di Capaci e di via D'Amelio, sull'assassinio del Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, sulla strage di via Pipitone Federico (nella quale morì, fra gli altri, il Consigliere Istruttore Rocco Chinnici), sull'assassinio dell'onorevole andreottiano Salvo Lima, sull'assassinio del giornalista Mino Pecorelli, sull'assassinio dell'avv. Giorgio Ambrosoli, su diverse stragi "sparse" fra treni e stazioni ferroviarie.
Badi che questo non è TUTTO il sangue al quale fa riferimento il collega Ingroia. Ma cominciare da questo sangue la porterà sulla strada giusta.
Un caro saluto.
La Redazione
Condivido e plaudo al suo post,la cosa molto triste è che la maggioranza dei quotidiani e media in generale ha ritenuto questa pacifica affluenza di persone una specie di buffonata ( mi scuso per il termine) offendendo le medesime persone che con uno strumento legale hanno cercato di far sentire le proprie voci attraverso una semplice firma. Per me questo compartamento è da ritenersi estramamente vergognoso,ma sono fiducioso che qualcosa di grande nella coscienza della cittadinanza onesta si sia mosso per tempo,come dire la strada è stata tracciata ed indietro difficilmente si ritornerà,l'altro aspetto per me importante è stato rilevare da dopo quel giorno un proliferare di blog tematici dove oltre ai comuni cittadini si sono messi in gioco anche esponenti di istituzioni confrontandosi con la cittadinanza stessa,il vs blog ne è un esempio,mai prima di questo periodo personalmente mi era capitata una simile opportunità,ora questa enorme mole di contributi sarebbe opportuno veicolarli anche verso quelle persone che non dispongono di un collegamento alla rete per non escluderle da questa libera modalità di rapporti,buon lavoro a tutti voi e cordialità
Grazie per questo splendido blog, per i post scritti con onestà intellettuale, grazie per lo spirito di confronto che trasuda in ogni parola.
Una bella scoperta vedere che all'interno della magistratura ci sono persone vicine ai problemi della gente; questo vi rende meno parte di quella che è percepità, ahimè, dalla maggioranza delle persone come l'ennesima casta.
Continuate così, vi farò una Grande pubblicità.
gentilissimo dr. "La Redazione" (a proposito di anonimi), poiché con il mio post non ho offeso nessuno, Le faccio notare che dire che "capire non è attività che pratico con piacere" è sfotto' (sono un pacioccone, e quindi non lo voglio considerare un insulto) che denota una certa insofferenza per le opinioni non condivise...
Vado comunque al merito.
Visto che Lei ha capito, mi spiega che c'entrano piazza Fontana, stazione di Bologna e delitto Ambrosoli con la seconda repubblica?
Anonimo ha scritto:
"gentilissimo dr. "La Redazione" (a proposito di anonimi), poiché con il mio post non ho offeso nessuno, Le faccio notare che dire che "capire non è attività che pratico con piacere" è sfotto' (sono un pacioccone, e quindi non lo voglio considerare un insulto) che denota una certa insofferenza per le opinioni non condivise...
Vado comunque al merito.
Visto che Lei ha capito, mi spiega che c'entrano piazza Fontana, stazione di Bologna e delitto Ambrosoli con la seconda repubblica?"
Gentile lettore,
Le spiego quanto segue.
1. La Redazione è composta da più persone, che ci dividiamo il compito di portare avanti il blog.
Quando firmiamo qualcosa "La Redazione" non lo facciamo per "restare anonimi" (come fa Lei), ma per lasciare chiaro che quella che viene esposta sopra quella firma non è l'opinione di uno di noi, ma, appunto, di tutta La Redazione.
Per dimostraglielo, appongo sotto questo commento la firma di me che in questo caso concreto lo scrivo (ma "La Redazione" non sono "io", ma "anche io").
2. Abbiamo usato un tono "sarcastico" e non dello sfottò (ma Lei è proprio molto litigato con l'italiano: in due soli interventi ben tre parole usate in maniera inappropriata! "Sibilline", "roboanti" "sfottò"), per restare in tono con il Suo intervento, che era appunto "sarcastico".
In sostanza, se Lei ci avesse posto dei quesiti con tono amichevole Le avremmo risposto - come è documentato che facciamo sempre - in tono altrettanto amichevole. Lei ha usato un tono aggressivo e sarcastico e noi siamo stati al Suo.
3. Lei non può considerare un "insulto" le nostre espressioni non perchè è generoso con noi, ma perchè non l'abbiamo insultata e questo è un fatto. Peraltro, anche se avessimo fatto "sfottò" e non "sarcasmo", "sfottò" è concetto diverso da "insulto".
4. E' talvente evidente che, diversamente da quanto Lei scrive, noi non abbiamo NESSUNA insofferenza per le opinioni non condivise che abbiamo pubblicato tranquillamente le Sue, benché anonime.
Lei, insomma, è la nostra prova provata del fatto che siamo aperti a tutto e, anzi, sinceramente desiderosi di un sincero confronto critico.
Colgo l'occasione per dirLe che anche i Suoi interventi ci sono graditi e che, se vorrà riportare il nostro dialogo su un piano di maggiore amabilità e cordialità, ne saremo davvero contenti.
E' ovvio, però, che se Lei fa del sarcasmo su parole tanto impegnative come quelle di Antonio Ingroia su fatti tanto gravi come le stragi che hanno insanguinato questo Paese, noi sentiamo come moralmente doveroso non consentire che il Suo sarcasmo svaluti la materia in discussione e crei confusione su questioni con riferimento alle quali la nostra sensibilità è alta.
Gentile Lettore, alcuni di noi (e io, purtroppo, sono fra quelli) hanno visto loro colleghi sull'asfalto morti in modo particolarmente ingiusto e violento.
Abbia comprensione della nostra sensibilità.
Mi creda, non c'è nelle mie parole alcuna acrimonia, ma solo la convinzione di dovere presidiare un valore e difendere la memoria di alcune anime generose e l'onore di un collega coraggioso (Antonio Ingroia).
Quanto a spiegarLe cosa c'entrano piazza Fontana, Bologna e Ambrosoli con la Seconda Repubblica, continuo a invitarLa a uno studio che non posso supplire con le poche parole di un commento qui.
Le aggiungo che "La Redazione" pensa che non ci sia nessuna "Seconda Repubblica" e che siamo ancora nella "Prima".
Un cordiale saluto.
Felice Lima - Giudice del Tribunale di Catania
Ill.mo Dott. Lima, nel merito trovo che le Sue considerazioni riguardo ad Antonio Ingroia debbano essere senz'altro condivise. Tuttavia, non se la deve prender troppo a cuore se qualcuno osa contraddire.
E' la regola dei siti, dei "blogs", per usare quest'orribile termine.
Mi rendo conto che "non sempre" (e metto appositamente le virgolette...) i Giudici sono abituati ad esser contraddetti, se non dal grado di giudizio superiore, ma se si esce fuori dalle proprie funzioni e si incontrano non avvocati, magari ossequiosi, ma persone qualsiasi, vedrà bene che la situazione è assai diversa.
Si figuri, poi, se scrivesse in altri siti, molto meno "amichevoli" di questo...
La saluto cordialmente.
Gentile Anonimo,
grazie del tono cordiale con il quale fa proseguire la nostra conversazione.
Sarà un piacere, mi creda, ospitare le Sue opinioni anche fortemente critiche.
E davvero La ringrazio dell'attenzione che ci presta.
Credo che solo da un confronto franco e aperto possa venire un percorso comune di crescita.
Peraltro, nel retro del "biglietto da visita" del nostro blog c'è scritto: "Nessuna riforma può essere efficace se non comincia da noi stessi".
Venendo al Suo ultimo messaggio, Lei, continuando a restare anonimo :-( , mi dice che ""non sempre" (e metto appositamente le virgolette...) i Giudici sono abituati ad esser contraddetti".
Grazie davvero delle virgolette e grazie anche del corretto riconoscimento delle ragioni di Antonio Ingroia, che Le fa onore.
Ma quanto al fatto che i giudici non siano abituati a essere contraddetti, mi permetta di fare un po' di ironia (affettuosa stavolta, diversamente dal sarcasmo di prima) e dirLe che ne deduco che Lei vede pochissima televisione.
Ai miei figli, infatti, io e mia moglie (che è una collega) non facciamo vedere da anni la televisione per evitare che, ascoltando qualche telegiornale o un qualunque "salotto mediatico" (tipo, chessò, quelli di Vespa e Ferrara) si convincano anche loro che i genitori hanno ucciso Craxi, arrestato centinaia di innocenti potenti, sottoposto costoro a torture carcerarie per estorcene la confessione, messo in ginocchio l'economia nazionale, rovinato il campionato di calcio più bello e più onesto del mondo, perseguitato un senatore a vita che sarebbe stato complice della mafia ma solo sino agli anni 80, e moltissime altre nefandezze delle quali ogni giorno siamo accusati a reti unificate. E non le dico nulla di quella cosa del "psicologicamente disturbati" detto di tutti noi da un Presidente del Consiglio in carica che, in altra occasione, ci ha paragonati ai killer della Uno bianca.
Insomma, consideri, se può, l'ipotesi di rivedere anche questo Suo giudizio.
Un saluto davvero cordiale.
Felice Lima
messaggio lungo visto che quelli brevi vengono "fraintesi" sia nei toni che nei contenuti.
Sinceramente, non vedo proprio come il mio commento al post di marco bertelli, commento che non era sarcastico (species) perché non era ironico (genus), possa avere ferito la sensibilità della redazione, dal momento che non metteva in discussione che sangue innocente e valoroso era stato versato, ma poneva tutt'altro problema.
Il problema è che la "frase a effetto" citata da bertelli, presuppone una compiuta analisi storica politica e giudiziaria e presuppone soprattutto l'accertamento di una serie di fatti.
Analisi e fatti che interesserebbe conoscere ma che rimangono purtroppo inespressi.
E poiché restano inespressi, lasciano inappagato un desiderio di conoscenza e verità che i processi penali (ma non solo essi) dovrebbero soddisfare.
Di qui il disappunto, perché la frase, stando a quanto riportato da bertelli, era stata pronunciata proprio da un magistrato.
E se posso meglio chiarire il concetto, il disappunto viene dal fatto che sarebbe meglio che i cittadini conoscessero i fatti che i magistrati come Ingroia col loro lavoro scoprono e dimostrano, piuttosto che le sole dichiarazioni, magari estrapolate da un discorso più complesso e argomentato, che i magistrati ogni tanto rilasciano.
A mio avviso, se il contributo che il dibattito civile riceve dal magistrato resta limitato alla frase ad effetto, si spreca un patrimonio di conoscenze che potrebbe contribuire alla maggior consapevolezza dei cittadini.
Se il pubblico si limita ad affidarsi al carisma del magistato ("ipse dixit"?), si corre il rischio che anche il risultato ultimo dell'attività giudiziaria, ossia l'accertamento di fatti di pubblico interesse, possa agevolmente venire ridotto a uno slogan qualsiasi, agevolmente contrastabile con altri slogan parimenti "validi" sotto il profilo mediatico.
Di qui il desiderio che ci sia un intervento dei magistrati nel dibattito civile, ma che nei limiti del possibile sia portatore di conoscenza e chiarezza, e che l'opinione pubblica badi a quello che i magistrati fanno, più che a quello che dicono.
Insomma, se dai magistati possiamo ricevere i "fatti", nel senso di "fatti storicamente accertati sulla base dei quali farci le nostre opinioni", non accontentiamoci delle "parole"!
Infine, visto che nel post del dr. Lima c'è un passaggio sulla difesa di un collega coraggioso (Ingroia), tengo a dire che si è parlato di Antonio Ingroia per puro caso, dal momento che frasi come quella citata da Marco Bertelli se ne sentono tante.
Anzi, ritengo che proprio il dr. Ingroia con il suo lavoro dia un grande contributo alla società, quindi possiamo essere in disaccordo sul giudizio che diamo a certe frasi, ma vi assicuro che non lo siamo sull'Ingroia magistrato, sicché non è certo da me che il dr. Lima deve difenderlo.
Peraltro, io non so se e in che contesto Ingroia abbia detto quella frase, sicché non avevo motivo né elementi per criticare Ingroia (che magari, come io ho scritto, quella frase l'avrà pure "spiegata").
Insommma, auspico che nel dibattito sulla "questione legale" non ci si fermi alle frasi, per quanto autorevole e "degna di fede" possa essere la fonte.
E se al dibattito partecipa la magistatura, auspico che "spieghi" e che non mi costringa a "capirla" o "interpretarla".
cordialmente.
Anonimo
Gentilissimo Dott. Lima,
La presente soltanto per comunicarLe che l' "anonimo" del post delle 23.02, vale a dire chi Le sta scrivendo ora, era persona diversa dall' "anonimo" del post delle 19.18.
Colgo comunque l'occasione per complimentarmi con Lei per il "veto" posto alla televisione...La ringrazieranno la salute e, soprattutto, la cultura dei Suoi figli.
Di nuovo, cordialità.
Dunque, "Anonimo delle 23.02" è persona diversa da "Anonimo delle 19.18"!
Questo è uno deimotivi per il quale alcuni della Redazione e molti lettori sono del parere che non dovremmo pubblicare i commenti anonimi.
Finora ha prevalso l'interesse a sapere cosa pensano anche coloro che non vogliono farsi riconoscere.
Felice Lima
L'"Anonimo delle 23.41" ha scritto molte cose che, purtroppo, denotano una notevole confusione di piani di ragionamento.
Per evitare una lunga polemica, mi limito a mettere in evidenza le contraddizioni più evidenti.
Il "succo" del discorso di questo "Anonimo" (diverso da altri "Anonimi") è che il collega Ingroia quando parla dovrebbe spiegare quello che dice.
Dunque, il nostro lettore vorrebbe un Ingroia che spiega come le stragi e il sangue innocente versato in quantità nel nostro Paese stiano in relazione con quella che, per mero espediente elettoralistico/demagogico, viene definita una "Seconda Repubblica".
Ma poi lo stesso lettore dice che "non so (sa) se e in che contesto Ingroia abbia detto quella frase, sicché non avevo motivo né elementi per criticare Ingroia (che magari, come io ho scritto, quella frase l'avrà pure "spiegata")". Prima contraddizione: si lamenta che Ingroia non si spiega ma ammette che non sa se si è spiegato. Insomma, come lui stesso chiarisce, non vuole criticare proprio Antonio Ingroia, ma "usa" Antonio come espediente retorico per esprimere cripticamente un concetto più complesso (ma in realtà più "confuso").
Ma il suo percorso logico peggiora di molto quando aggiunge:
"E se posso meglio chiarire il concetto, il disappunto viene dal fatto che sarebbe meglio che i cittadini conoscessero i fatti che i magistrati come Ingroia col loro lavoro scoprono e dimostrano, piuttosto che le sole dichiarazioni, magari estrapolate da un discorso più complesso e argomentato, che i magistrati ogni tanto rilasciano".
E' la pretestuosa storia de "i magistrati parlino con i provvedimenti e poi stiano zitti".
La questione, gentile "Anonimo" è che una delle malattie gravi dalle quali è affetta la democrazia di questo Paese è che tutto intero il Paese chiude gli occhi in perfetta malafede su tutta una serie di forme di conoscenza che in qualunque democrazia sono indispensabili, sicchè ormai cittadini come Lei e i politici che Le fanno simpatia e per i quali vota fingono di credere che sia "vero" solo ciò che è accertato giudizialmente. Mentre una società civile deve vivere anche di ciò che è vero "storicamente", "politicamente", "culturalmente", "giornalisticamente", eccetera.
E per di più, poi, non traggono le conseguenze neppure da ciò che è accertato giudizialmente.
Mentre, indipendentemente da ciò che hanno detto o diranno i processi sulle stragi e/o sulla morte di Giorgio Ambrosoli e/o sui rapporti fra il sen. Andreotti e la mafia (le sentenze hanno detto che era complice fino a una certa data, ma inspiegabilmente tutti dicono che era innocente), i cittadini come Lei, Anonimo, e non i giudici, dovrebbero fare loro un'analisi dei fatti che, per quel che serve a queste analisi, sono già noti o conoscibili.
Invece, gente come Lei fa questo "gioco" deplorevole, di propagandare false seconde repubbliche e quando qualcuno osserva che, appunto sono false, invocare chiarezza e nomi e cognomi dai magistrati, salvo poi, quando questi ultimi offrono ulteriori riflessioni, stracciarsi le vesti perchè i magistrati devono "parlare con le sentenze".
Gentile "Anonimo delle 23.41", nel confermarLe l'opportunità di praticare di più un vocabolario, Le segnalo che nessuna versa "discussione" è possibile con chi argomenta in maniera faziosa e preconcetta.
E, benché non sia la cura decisiva, Le segnalo anche che "uscire dall'anonimato" sarebbe un primo passo verso l'onestà intellettuale e la prima cosa coerente che potrebbe fare una persona che come Lei paradossalmente chiede agli altri di "essere più chiari" e più coraggiosi mentre resta personalmente nell'oscurità dell'anonimato.
Felice Lima
Sinceramente faccio molta fatica a comprendere tutti coloro che si nascondono dietro all'anonimato quando devono scrivere su qualsiasi blog,ma di cosa avete paura ? pensate che l'anonimato non possa far risalire al vs ip ? E' semplicemente patetico questo vs nascondervi,non abbiate timore di dire la vs opinione mettendoci come si suol dire la faccia,se poi devo aver paura anche di esprimere liberamente il mio pensiero allora tanto vale aprire la finestra e buttarsi dal piano più alto,sveglia signori,sveglia
Caro Gennaro,
C'è chi si cela dietro l'anonimato per offendere, chi perché ha paura, chi invece ha svariati motivi per non veder pubblicato il proprio nome.
C'è anche chi, al contrario, sfrutta l'apparire in nome e cognome per farsi pubblicità, a diversi suoi fini personali...
La "tipologia" degli anonimi è vasta, come vede.
In ogni caso, poiché l'anonimato è consentito dai creatori di questo "blog", continuerò ad usufruirne sino a quando non lo elimineranno.
Cordiali saluti.
Io vi ringrazio, davvero!
Ringrazio la dottoressa per questo suo post così pieno di vita vera.
é incredibile, ma ogni mattina prima di mettrmi sui libri non posso fare a meno di passare da questo blog per leggere il post del giorno. Siccome spesso vadi di fretta non riesco a lasciare i miei commenti e allora a volte cerco di tornare dopo per ritagliarmi il tempo anche solo, come adesso, per dirvi che io ci sono e vi leggo.
Grazie
Valentina La Mela
SEGNALO l'ultima novita':
"Gli accertamenti tecnici nell'ambito dell'inchiesta "Why Not" sono stati delegati dal procuratore generale facente funzioni di Catanzaro, Dolcino Favi, dopo l'avocazione dell'indagine condotta in precedenza dal pm Luigi De Magistris, ai carabinieri del Nucleo operativo del Reparto operativo e del Reparto tecnico del Ros. La decisione è stata presa dopo la revoca da parte del pg Favi dell'incarico di consulenza tecnica che il pm De Magistris aveva affidato a Gioacchino Genchi. I carabinieri, nel momento in cui hanno notificato a Genchi la revoca dell'incarico, si sono recati a Palermo nel suo ufficio ed hanno acquisito tutto il materiale tecnico, tra cui alcuni cellulari e schede telefoniche, ed informatico che il consulente stava esaminando. Del voluminoso materiale che i carabinieri hanno acquisito fanno parte anche i tabulati dei contatti telefonici che il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, ed il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, avrebbero avuto con l'imprenditore Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria e considerato il personaggio principale dell'inchiesta. Prodi e Mastella, in tempi diversi, sono stati iscritti da De Magistris nel registro degli indagati."
MEDITATE, GENTE, MEDITATE
Bel Post...
Il v-day è stato un grande giorno...
io stesso mi son fatto 100 km per andare a firmare ed ho coinvolto anche altri amici...
X Felice Lima...
Concordo... più o meno si può dire che siamo ancora nella prima repubblica... peggiorata...
X i vari anonimi...
Ma almeno scegliete un nome a caso che vi farà comunque rimanere nell'anonimato ma almeno vi contraddistingue sul blog...
Caro Salvatore,
Mica devo candidarmi, da aver bisogno di pubblicizzare ovunque il mio nome...e neppure la mia sigla.
Cordialità.
Recentemente una coppia di amici che abita a Bologna e non ha molta dimestichezza con internet e l'informatica in genere, e con cui mi è già capitato di appurare i loro puri e onesti ideali, indipendentemente dalle bandiere di partito, si è mostrata delusa da Grillo e dal suo V-Day, in quanto in tutti i telegiornali "sia di destra che di sinistra" (detto come se fosse garanzia di pluralismo) hanno mostrato come sia stata una giornata priva di qualsiasi proposta concreta, come si sia trattato solo di uno sfogo demagogico senza capo né coda, tantomeno sèguito.
A parte l'aver proposto loro alcuni indirizzi internet non per convincerli di qualcosa ma perché possano sentire entrambe le campane prima di giudicare, perché possano informarsi (base necessaria per poter pensare con la propria testa), mi è preso un po' uno sconforto al pensiero di quanta gente crede ancora alla televisione, senza accorgersi di quanto sia mafiosamente controllata da chi detiene il potere politico ("sia di destra che di sinistra").
Facciamoci forza, cambiare si può, ci vuole solo molta costanza e un po' di fatica ciascuno: basta perdere un po' del proprio tempo a informarsi, e prendere le decisioni conseguenti nella vita di tutti i giorni. Pensiamo che lo facciamo sia per la nostra vecchiaia che per i nostri figli.
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