Nei giorni scorsi, dopo l'avocazione dell'inchiesta c.d. "Why not?" condotta dal publico ministero Luigi De Magistris, è stato promosso e trasferito l'ufficiale dei Carabinieri che collaborava con il pubblico ministero ed è stato revocato l'incarico conferito al consulente tecnico Gioacchino Genchi.
Ora è stata resa pubblica una relazione del consulente Gioacchino Genchi.
La si trova al seguente indirizzo:
Relazione Genchi
Mentre ai seguenti indirizzi si trovano commenti giornalistici:
Primo articolo del Secolo XIX
Secondo articolo del Secolo XIX
Successivamente è stata resa pubblica, su richiesta del difensore del dr Bisignani, l'ordinanza del Tribunale del Riesame che ha revocato il sequestro disposto in danno di quest'ultimo.
L'ordinanza in questione si trova sul sito di "RadioCarcere", al seguente indirizzo:
Ordinanza del Tribunale del Riesame
domenica 4 novembre 2007
Inchiesta De Magistris: la relazione del perito Genchi e l'ordinanza del Tribunale del Riesame
Pubblicato da "Uguale per tutti" alle 4.11.07
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16 commenti:
Buongiorno a tutta la redazione,mi fa piacere abbiate messo questo post con tra l'altro la segnalazione dell'articolo del quotidiano XIX che già ieri sera seppur fuori topic avevo messo alla Vs.attenzione,personalmente ritengo sia una cosa gravissima quello che sta accadendo con l'allontanamento progressivo di tutti i collaboratori di De Magistris che hanno avuto ruolo nella inchiesta " Why Not" ho la netta impressione come ribadito anche ieri che si sta "distraendo volutamente" l'opinione pubblica su fatti molto gravi che vedono coinvolte le istituzioni a 360 gradi
Ancora il Secolo XIX scirve:
http://www.ilsecoloxix.it/italia_e_mondo/view.php?DIR=/italia_e_mondo/documenti/2007/11/04/&CODE=495bb9b8-8ab2-11dc-b251-0003badbebe4
"è stato promosso e trasferito l'ufficiale dei Carabinieri che collaborava con il pubblico ministero ed è stato revocato l'incarico conferito al consulente tecnico Gioacchino Genchi."
Per quanto riguarda l'ufficiale dei Carabinieri mi viene in mente "il giorno della civetta" di Sciascia....
Povera Italia
Un saluto
F Colombo
Ho letto velocemente la relazione Genchi e devo dire che questa mi suscitato più di una perplessità.
Poiché il blog è gestito da tecnici mi permetto di formulare dei quesiti che la lettura dell’elaborato mi ha suscitato:
1) Si tratta di un elaborato nel quale si prendono in esame delle utenze telefoniche e si compiono delle valutazioni circa i contatti di queste. Mi pare che quest’attività non sia propria di un consulente. L’esame dell’utenza telefonica e l’individuazione dei contatti mi pare che costantemente venga operata dalla polizia giudiziaria. Per quanto riguarda invece le valutazione dei contatti, effettuate riscontrandole con altri elementi probatori acquisiti, mi pare che si attività propria del pubblico ministero e del giudice.
2) La consulenza mi pare a pagina 14 afferma che i contatti telefonici non costituiscono né prova né indizio. E questo mi pare sia un fatto scontato. Allora mi chiedo che rilevanza hanno ai fini di un procedimento penale.
3) Ho letto sul blog di Panorama le dichiarazioni di Giuseppe Tursi Prato. E non mi pare che né da queste né dalla consulenza emerga una notizia criminis a carico del Ministro Mastella. Mi chiedo peraltro se l’atto è stato depositato o se coperto da segreto.
4) Anche con riguardo alla consulenza sarei curioso di conoscere se l’atto è coperto da segreto. Mi chiedo pure: il pubblicarlo non costituisce reato ai sensi dell’art. 684 c.p.
Grazie.
Giacomo Mortara
Giacomo Mortara ci pone dei quesiti, ai quali diamo le risposte che seguono.
Premessa. Proviamo a dare delle risposte per non dare l'impressione al nostro lettore di non essere attenti alle domande che ci vengono poste o di volerle eludere, ma è ovvio che non siamo le persone alle quali quelle domande vanno poste, perchè non siamo né i titolari dell'inchiesta né gli autori e/o editori del giornale Secolo XIX che ha pubblicato l'atto sul quale il nostro lettore si interroga.
Passando alle domande e rispettando la numerazione data dal lettore:
1. Tecnicamente la risposta è complessa. Infatti, sotto un primo profilo, per sapere quale esattamente fosse il compito del consulente tecnico, bisognerebbe conoscere il mandato conferitogli. Sotto altro profilo, capita frequentemente nei procedimenti civili e penali che i consulenti inseriscano opinioni e commenti propri che esulano dai loro compiti. Ciò non toglie validità ai loro atti né costituisce violazione di alcun loro dovere. Irrita spesso persone come il nostro lettore, quando questi commenti e queste opinioni non corrispondono alle loro aspettative. Ma tecnicamente restano del tutto irrilevanti. Per di più, nel caso di specie non ci si trova dinanzi a un perito del giudice, ma al consulente di una parte (il pubblico ministero), per cui opinioni e commenti vanno valutati con un metro di giudizio diverso da quelli che si utilizzerebbero per un perito del giudice.
2. Questa domanda si spiega solo con il fatto - implicito nella circostanza che chiede a noi un giudizio tecnico - che il nostro lettore non ha alcuna conoscenza di procedura penale. Infatti, non è possibile stabilire che rilievo processuale un atto possa avere in un procedimento penale se non si dispone dell'intero fascicolo processuale.
A questo deve aggiungersi un'altra considerazione. L'attività del pubblico ministero è un'attività che inizia dalla notitia criminis e finisce con la decisione del P.M. di chiedere l'archiviazione o il rinvio a giudizio dell'indagato. Finché il P.M. non decide che fare delle indagini che sta compiendo non è in alcun modo possibile valutare la rilevanza degli atti che compie.
Quasi tutte le indagini, all'inizio, constano di atti da sé soli non decisivi. Il P.M. procede nelle investigazioni e alla fine tira le somme del lavoro svolto.
Se c'è stato un omicidio il P.M. avvia le indagini. All'inizio, per esempio, l'unico reperto che acquisisce è una cicca di sigaretta rinvenuta sul luogo del delitto. Non ha proprio alcun senso chiedersi se sia rilevante ono, decisiva o no. Ciò potrà stabilirsi solo alla fine delle indagini.
Non è logico fare valutazioni prima che il P.M. abbia chiuso le indagini. Ciò ha ancor meno senso se le indagini gli vengono tolte prima che egli le abbia concluse.
Finite le indagini sull'omicidio che si è testé ipotizzato, si potrà dire se la cicca di sigaretta sia irrilevante perchè, per esempio, era della stessa vittima, o se è decisiva, perchè, per esempio, la stava fumando l'assassino e vi si sono trovate tracce della sua saliva.
3. Con riferimento al quesito sulla conducenza ai fini della iscrizione di una persona nel registro degli indagati, vale quanto detto sopra: non è possibile giudicare un atto dell'indagine se non si conoscono tutti gli altri.
Con riferimento alla questione del segreto istruttorio, rispondiamo sub
4. Non sappiamo se l'atto è coperto da segreto. Sembrerebbe di no, dato che inizia con un biglietto di trasmissione al Tribunale della Libertà con conseguente disponibilità dell'atto per i difensori.
Poichè abbiamo un'alto concetto della presunzione di innocenza, abbiamo ritenuto che se un giornale lo ha pubblicato, il direttore e l'editore lo abbiano fatto senza commetere alcun reato. Ove qualcuno desse la prova del contrario apprenderemmo che si è trattato di una pubblicazione illecita. Allo stato non abbiamo alcun elemento né per presumerlo e neppure per ipotizzarlo.
Prima di concludere, ci preme dire ai tanti lettori che possano essere stati indotti in errore da tanti giornalisti non indipendenti che il segreto investigativo non è posto a tutela degli interessi degli indagati, ma a tutela dell'efficacia dell'indagine. Dunque, lascia sempre stupiti che delle vere e più spesso presunte "fughe di notizie" si dolgano solo gli indagati.
La Redazione
Vi ringrazio per l’esauriente risposta.
Premetto che effettivamente non conosco la procedura penale, ma mi permetto d’inisistere poiché penso che la mia domanda forse non è stata compresa. Mi chiedevo che rilevanza penale ha un dato che non costituisce né una prova né un indizio. Vi chiedo scusa inoltre poiché pensavo che la segretezza non fosse posta solo a tutela dell’indagine, così come pensavo che il divieto di pubblicazione di alcuni atti fosse posto pure per tutelare la persona sottoposta alle indagini. Vi chiedo inoltre se visto che risulta che l’atto è stato depositato al tribunale del riesame se fosse possibile conoscere l’esito di questo giudizio. Sicuramente il provvedimento sarebbe utile per avere una corretta informazione.
Grazie.
Giacomo Mortara
Giacomo Mortara ritiene che la sua domanda "forse non è stata compresa".
No, Giacomo, la Sua domanda è stata compresa. E' Lei che non ha compreso la risposta.
Chiede ancora Giacomo: "Mi chiedevo che rilevanza penale ha un dato che non costituisce né una prova né un indizio".
Giacomo, abbiamo cercato di spiegarLe una cosa che comprende chiunque, anche se del tutto privo di competenze giuridiche: né Lei né nessuno può affermare che, come scrive Lei, "un dato non costituisce né una prova né un indizio".
Le abbiamo già fatto un esempio e ora gliene facciamo altri due.
Primo esempio. Immagini una semplicissima e banalissima penna biro. Una persona come Lei si stupirebbe di trovarla in un fascicolo processuale, ritenendo che si tratti come dice Lei di "un dato non costituisce né una prova né un indizio" (certo che Lei per non avere alcuna competenza di procedura penale, usa - seppure male - termini molto specifici).
Ma in realtà, in relazione ad altri elementi di giudizio, una banale penna biro potrebbe essere la prova decisiva di un delitto. Per esempio comparando l'inchiostro della stessa con quello di una lettera acquisita successivamente agli atti o "prelevando" dalla sua superficie del sudore di chi l'ha usata.
Secondo esempio. Una telefonata nella quale Tizio chiama Caio e gli fa gli auguri di compleanno.
Una persona come Lei direbbe che si tratta di "un dato non costituisce né una prova né un indizio". Ma, invece, se nel processo c'è una lunga deposizione di Caio che afferma di avere commesso con Tizio un lungo elenco di reati che confessa e Tizio, interrogato, nega di conoscere Caio, la telefonata con la quale Tizio chiama lui Caio e gli fa gli auguri di compleanno (telefonata intrinsecamente molto poco significativa) può diventare nell'economia complessiva dell'indagine decisiva.
Aggiunge Giacomo: "Vi chiedo scusa inoltre poiché pensavo che la segretezza non fosse posta solo a tutela dell’indagine, così come pensavo che il divieto di pubblicazione di alcuni atti fosse posto pure per tutelare la persona sottoposta alle indagini".
Scuse accettate. Pensava delle cose sbagliate, ma ciò si spiega con la sua ignoranza della procedura penale, che Lei ci conferma.
Ci chiede ancora Giacomo:
"Vi chiedo inoltre se visto che risulta che l’atto è stato depositato al tribunale del riesame se fosse possibile conoscere l’esito di questo giudizio. Sicuramente il provvedimento sarebbe utile per avere una corretta informazione".
Rispondiamo: Giacomo, siamo magistrati nel lavoro professionale, ma qui siamo semplici cittadini come tutti gli altri e non abbiamo alcun accesso "privilegiato" agli atti dei processi. Abbiamo riportato neppure gli atti, ma solo la notizia che un giornale li ha pubblicati. Dunque, deve rivolgersi al Secolo XIX e non a noi per sapere se hanno altri atti dello stesso giudizio.
Tutto ciò posto, Giacomo, Le diamo una riposta che non ci ha chiesto e le facciamo infine noi una domanda.
Lei non ci ha chiesto perchè abbiamo dato notizia della pubblicazione di quell'atto e noi Le rispondiamo che l'abbiamo fatto perchè, avendo l'indagine del collega De Magistris subito iniziative molto peculiari e assai poco frequenti, che il collega Ingroia ha definito testualmente "impensabili", ci sembra importante cercare di capire perchè ci si sia sforzati così tanto di fermarla quella indagine.
La domanda che Le facciamo è: ma perchè si affanna così tanto a voler dire ad ogni costo una cosa che nessuno di noi e riteniamo anche Lei (se davvero è un lettore qualunque e non è persona che abbia accessi "privilegiati" agli atti) non possa proprio dire: che uno o più atti di questa indagine, che presumiamo Lei non conosca tanto quanto noi non conosciamo, siano "irrilevanti"?
Ci dà Lei, per favore, in cambio delle risposte che Le abbiamo dato noi, una risposta a questa domanda?
Grazie e un caro saluto.
La Redazione
Da Telereggiocalabria
UN ALTRO SPEZZATINO (come ai tempi di Falcone, divide et......)
"Why Not", pool di magistrati
Lunedì 05 Novembre
"Saranno più di uno i magistrati che affiancheranno il procuratore generale facente funzioni di Catanzaro, Dolcino Favi, nella conduzione dell'inchiesta Why Not sulla presunta attività di un comitato d'affari che avrebbe utilizzato illecitamente finanziamenti pubblici. Il pg Favi ha assunto la titolarità dell'inchiesta dopo averla avocata il 19 ottobre scorso per la presunta incompatibilità del pm Luigi De Magistris dopo l'iscrizione nel registro degli indagati del Ministro della Giustizia, Clemente Mastella. L'incompatibilità sarebbe motivata dal fatto, secondo il pg, che Mastella, prima della sua iscrizione nel registro degli indagati, aveva chiesto al Csm il trasferimento cautelare d'ufficio del pm De Magistris per presunte irregolarità nella conduzione delle sue inchieste. La Commissione disciplinare del Csm si pronuncerà sulla richiesta di Mastella il 17 dicembre prossimo. Il procuratore generale facente funzioni ha scritto nei giorni scorsi ai procuratori della Repubblica del Distretto chiedendo la disponibilità di magistrati da applicare nell'inchiesta Why Not. La Procura di Catanzaro ha già indicato un magistrato dell'ufficio da affiancare al procuratore generale facente funzioni. Ed analoga indicazione è venuta da altre Procure. Sulla base delle risposte ricevute il pg Favi disporrà l'applicazione nell'inchiesta di due o tre magistrati, ad ognuno dei quali sarà affidato uno specifico filone dell'indagine, che nel frattempo, secondo quanto ha riferito la Procura generale, sta procedendo in modo spedito con la collaborazione dei carabinieri del Nucleo operativo di Catanzaro. (ANSA)"
Sara', ma a me non sembra proprio una buona notizia......
Scusate il ritardo, ma oggi è stata una giornata infernale. Nessun affanno nel cercare dimostrare l’inutilità della consulenza Genchi. Mi è stato chiesto di scrivere un articolo e sto cercando di documentarmi. Devo confessare che molte delle osservazioni da me fatte non sono farina del mio sacco. Ho riportato il pensiero di un giovane magistrato a cui ho chiesto chiarimenti. E devo dire che mi aveva convinto, poiché anche io quando ho letto la consulenza ho avuto la sensazione che non contenesse dati rilevanti. Mi è sembrato che le conclusioni a cui giunge sono frutto di illazioni, dato che come lo stesso consulente afferma i contatti telefonici da lui esaminati non hanno nessun peso probatorio. Considero già delicato ritenere provato un fatto in vase ad una intercettazione, che deve essere contestualizzata, mi sembra che dare rilevo a contati telefonici ci spinga nel baratro dell’errore giudiziario.Inoltre mi hanno molto incuriosito i criteri epistemologici utilizzati nella relazione, sicuramente originali per qualunque filosofia della conoscenza. Infine concludo che se la dimostrazione di un fatto in un processo penale può avvenire con le modalità che si rinvengono nell’elaborato Genchi ciò mi preoccupa molto.
Grazie dell’aiuto prezioso e scusate se ho abusato del vostro tempo.
Giacomo Mortara
"Vi chiedo scusa inoltre poiché pensavo che la segretezza non fosse posta solo a tutela dell’indagine, così come pensavo che il divieto di pubblicazione di alcuni atti fosse posto pure per tutelare la persona sottoposta alle indagini".
Scuse accettate. Pensava delle cose sbagliate, ma ciò si spiega con la sua ignoranza della procedura penale, che Lei ci conferma.
Anch'io sono ignorante in procedura penale.
Vorreste dire che se io -giornalista o privato cittadino- vado alla competente cancelleria e chiedo copia di quell'atto (reso disponibile ai difensori e dunque non più coperto da esigenze di segretezza investigative)posso ottenerla?
E in caso contrario, il motivo del divieto non è forse tutelare la persona sottoposta ad indagini (non certo queste ultime, visto che l'atto è stato posto a conoscenza dell'indagato)?
Grazie per la cortese risposta.
Francesco
Per Giacomo Mortara.
Ha scritto:
"Grazie dell’aiuto prezioso e scusate se ho abusato del vostro tempo"
Non solo non ha abusato del nostro tempo e non ci deve delle scuse, ma, al contrario, La ringraziamo del Suo contributo al dibattito.
Si tratta di questioni complesse e dialogare aiuta tutti - i "dialoganti" e i lettori - a farsi delle idee.
Quanto alla "pericolosità" di questi e altri metodi investigativi, alla quale Lei fa riferimento, noi vediamo la questione da latri punti di vista.
A nostro modesto parere, il problema non è se l'indagine in questione sia o no fatta bene, se i metodi seguiti siano o no conducenti ed efficaci, se ci siano o no questo o quel pericolo.
Il problema dal nostro punto di vista è che lo Stato si dà un sistema processuale e quello si deve applicare a tutti.
In tutta questa storia a noi quello che sembra "centrale" è l'ennesima prova evidente del fatto che i potenti vogliono essere trattati dalla giustizia (ma fanno lo stesso con la sanità e con tutte le altre amministrazioni)in modo "diverso" da tutti gli altri.
Il che è non solo inaccettabile ma fortemente distorsivo del sistema e fortemente ostativo all'instaurarsi di una democrazia.
Noi non abbiamo alcuna idea sulla fondatezza o no delle ipotesi accusatorie di questo o quel pubblico ministero. Ci sembra inaccettabile che delle persone solo perchè più potenti di altre si arroghino il potere di decidere loro che questa o quella inchiesta sono "inutili" e inconducenti.
Questo non deve potere accadere.
Quanto alle Sue legittime preoccupazioni su come si conducono le inchieste consideri due cose:
1) Il sistema processuale ha strumenti di difesa finanche eccessivi. Durante le indagini preliminari c'è un G.I.P. e un Tribunale del Riesame, poi c'è il G.U.P., poi i giudici di primo e di secondo grado e infine la Cassazione. Insomma, è davvero inaccettabile pretendere di giudicare a metà delle indagini che non a caso si chiamano nel codice "preliminari".
2) Ogni indagine è per sua natura tendenzialmente "inquisitoria". Se quando si cerca il responsabile di un qualunque delitto ci si deve preoccupare di "non alimentare sospetti", non si può più indagare. E questo senza dire della "doppia morale" che caratterizza di questi tempi il potere e i potenti: i potenti sono innocenti per definizio, gli emarginati sono colpevoli per definizione. Nei giorni immediatamente seguenti alla strage di Erba, i giornali, il popolo e molti politici avevano deciso senza appello che l'assassino era il marito e padre delle vittime. Perché: ma è ovvio, SOLO perchè tunisino!!
Un caro saluto.
La Redazione
Francesco ci chiede:
"Vorreste dire che se io -giornalista o privato cittadino- vado alla competente cancelleria e chiedo copia di quell'atto (reso disponibile ai difensori e dunque non più coperto da esigenze di segretezza investigative)posso ottenerla?
E in caso contrario, il motivo del divieto non è forse tutelare la persona sottoposta ad indagini (non certo queste ultime, visto che l'atto è stato posto a conoscenza dell'indagato)?"
Si tratta di due questioni diverse.
Il "segreto investigativo" non è posto a tutela dell'investigato ma delle investigazioni.
La prova incontrovertibile di questo è che il segreto CESSA quando l'imputato viene a conoscenza lui degli atti segreti.
Altra questione è la riservatezza degli atti processuali come di tutti gli altri documenti contenenti dati personali e comunque sensibili.
La mia banca non può dare ai giornali il mio estratto conto, ma questo non perchè c'è il "segreto investigativo", così come l'ospedale dove sono stato ricoverato non può dare notizie sul mio stato di salute e una associazione di amici della musica alla quale sono iscritto non può comunicare a tutti la mia data di nascita.
Ciò non toglie che riceviamo sul telefono di casa e spesso anche nel cellulare telefonate pubblicitarie da gente che, ovviamente, si è procurata in modi discutibili i nostri recapiti telefonici; che quando una ragazza resta ferita in qualche modo, si viene a sapere subito se era e/o è incinta e spesso ci comunicano anche di chi è il bimbo/a; che del signore tunisino a cui hanno ucciso moglie e figlio abbiamo saputo vita morte e miracoli (e si tratta di una vittima e non di un carnefice!); che il processo a Vanna Marchi è stato sbattuto in prima pagina e in tv fino alla nausea e nessuno si è chiesto se tutto questo rovini la vita a qualcuno.
In definitiva, sotto questo profilo, il problema non è la giustizia, ma l'informazione.
Aggiungiamo che a noi pare che perchè un Paese possa dirsi democratico, è necessario che si sappiano più cose possibili delle persone che in qualche modo ricoprono cariche pubbliche.
Dunque, ciò che si dovrebbe fare è l'esatto contrario di ciò che si fa.
Si dovrebbero tacere notizie riservate relative alle persone "comuni" (delle quali invece nessuno ha alcuna pietà) e si dovrebbero pubblicare più in evidenza che si può tutte le notizie relative ai personaggi pubblici.
I personaggi pubblici - per quanto, Francesco, ciò La possa scandalizzare - non hanno diritto alla privacy con riferimento a notizie che possono avere rilievo sul modo con cui espletano i loro incarichi pubblici.
Sapere che il Governatore della Banca d'Italia era amico dei banchieri che avrebbe dovuto controllare è fondamentale per sapere a chi abbiamo affidato la Banca d'Italia.
Quello che veramente lascia stupefatti è questa pretesa assurda - che anche Lei sembra portare avanti - che chi esercita poteri pubblici possa farlo protetto da margini di "segretezza" diversi e maggiori di quelli dei comuni cittadini, quando dovrebbe accadere l'esatto contrario.
Chi, per libera scelta, si propone come persona "pubblica" e, per di più, a questo titolo usa e abusa dei mezzi di informazione a proprio vantaggio, non può poi pretendere di essere "coperto" e "protetto" quando l'informazione non gli conviene più.
A noi è sembrato semplicemente pazzesco che un senatore a vita (che è rimasto ed è ancora senatore a vita) che si procurava la cocaina mandando la sua scorta a comprarla invece di vergognarsi e pentirsi pubblicamente di una condotta del genere e dare dimissioni irrevocabili abbia avuto la spudoratezza di recitare la parte dell'indignato per il fatto che la sua "vita privata" era finita sui giornali.
I cittadini hanno IL DIRITTO di sapere che un senatore a vita della Repubblica usa la scorta per farsi comprare la cocaina. Indipendentemente da come finirà il processo che riguarda quei fatti
La Redazione
segnalo
http://www.genovaweb.org/
da non perdere!
Riporta gli articoli, e molto di piu' del Secolo XIX segnalati da Salvatore d'Urso
Per non abbassare la guardia!
Ho letto il provvedimento del Tribunale di Catanzaro e non so se ho capito bene. Mi sembra che critichi la consulenza Genchi, definendola inutile. Ma ciò che mi ha maggiormente colpito e che sostiene che il pubblico ministero ha fatto indagini senza una definita ipotesi accusatoria. Il Tribunale sottolinea l’assenza di una notitia criminis, presupposto necessario per attivare le indagini. Se così fosse illegittima sarebbe l’iscrizione come indagato di Bisignani, l’acquisizione dei tabulati, l’incarico di consulenza, la perquisizione e il sequestro, che infatti è stato annullato. Mi sembra che il tutto sia di estrema gravità. Mi chiedo come mai il provvedimento del Tribunale del riesame è stato pubblicato solo oggi?
Franco Pagano
E c'e' pure un sondaggio : vince De Magistris!
http://qn.quotidiano.net/2007/11/06/45803-rimosso_perito_magistris.shtml
Vi segnalo anche questo agghiacciante interrogativo:
http://www.ccsnews.it/dettaglio.asp?id=6207&titolo=CHE%20FINE%20HA%20FATTO%20DE%20MAGISTRIS
mentre a Trani e comunque nella provincia BAT domenica si raccolgono firme a sostegno di De Magistris e Forleo.
Le ultime news sono infatti illuminanti, come la precisazione che non c'e' nessun procedimento disciplinare a carico del GIP milanese ...."per ora".....
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