di Felice Lima
(Giudice del Tribunale di Catania)
da Il Fatto Quotidiano online del 22 luglio 2010
Chi è “Fofò”?
Il Presidente della Corte di Appello di Milano Alfonso Marra.
Lo so, sembra impossibile che il più importante e potente magistrato dell’intero distretto della Corte di Appello di Milano abbia un nomignolo come quello. Ma la realtà è questa.
Ancora più strano è chi lo chiami così.
Non la moglie, non le adorate nipotine, né gli amici del cuore.
Ma un tipo (il geom. Antonio Lombardi) che in questi giorni è in galera perché accusato di far parte di una associazione segreta intenta a interferire sull’amministrazione della giustizia fino al C.S.M. e alla Corte Costituzionale.
E perché “Fofò” si sentiva al telefono con Lombardi?
Perché “Fofò”, che allora era Presidente della Corte di Appello di Brescia, voleva diventare Presidente della Corte di Appello di Milano e, per riuscirci, ha ritenuto ragionevole “tramare” con Lombardi, pressandolo perché a sua volta lo raccomandasse prima e pressasse poi i Consiglieri del C.S.M., ivi compresi il Vicepresidente dello stesso C.S.M. e il Primo Presidente della Corte di Cassazione.
Il tenore delle conversazioni e il livello delle discussioni fra “Fofò” e Lombardi può trarsi dalla trascrizione di una delle telefonate, che Il Fatto Quotidiano ha pubblicato a questo link.
Il tipo di “entrature” del Lombardi al C.S.M. e il grado di “indipendenza” del C.S.M. si possono trarre da un altro articolo de Il Fatto Quotidiano a questo link.
Un’idea abbastanza chiara su “Fofò” Marra ce la si può fare ascoltando la sua viva voce in una intervista fattagli da Antonella Mascali che è a questo link (ascoltate questa intervista, è davvero preziosa e illuminante).
A questo link e a quest’altro i rapporti di Lombardi con il Vicepresidente del C.S.M. Mancino e il coinvolgimento del Lombardi nelle nomine di altri importanti magistrati.
E la domanda rimasta senza risposta è: ma a che titolo Mancino, Tinelli e altri accettano che un Lombardi qualunque eserciti – foss’anche senza successo – pressioni su di loro con riferimento alla nomina di magistrati ai vertici di importanti uffici giudiziari?
E che senso ha, cosa significa la frase di Mancino: «Gli ultimi avvenimenti relativi all’inchiesta sull’associazione segreta Loggia P3 gettano un cono d’ombra, ma non credo che possano incidere sulla sostanza dell'attività che abbiamo svolto al Csm»?
Che cos’è concretamente “un cono d’ombra che non incide sulla sostanza dell’attività”?
Comunque sia, quando si scopre come “Fofò” ha ottenuto la sua poltrona e che rapporti avesse con chi, come si suol dire … è scoppiato lo scandalo!
E tutti – anche le persone con più esperienza di cose della “giustizia” e meno ingenue – hanno pensato: “Adesso questi se ne vanno a casa”.
E nelle prime ore dello scandalo – prima che “i padroni” entrassero in azione – c’è stato un certo sconcerto anche al C.S.M.. Così che, nella confusione generale, qualcuno ha chiesto è ottenuto che si aprisse una pratica ex art. 2 della legge sulle guarentigie per dichiarare “Fofò” incompatibile con la sua poltrona e trasferirlo.
I giornali, allora, anche i più attenti, hanno titolato: “Marra trasferito”.
Alcuni titoli del genere a questi link: SkyTG24, La Repubblica, RaiNews24, Avvenire.
Ma i titoli erano sbagliati.
Perché, come ho scritto nel mio precedente post («Il marcio de “La Magistratura”»), Marra non è stato affatto trasferito e il C.S.M. ha solo aperto una pratica ex art. 2 della Legge sulle Guarentigie (R.D.L.vo 511/1946).
E ho aggiunto: “Se conosco bene questi meccanismi (e purtroppo li conosco bene), tendenzialmente accadrà quanto segue:
- questo C.S.M. ha aperto la pratica, ma non la tratterà, perché scade il 31 luglio (e, d’altra parte, come avrebbe potuto trattarla, se, il Consigliere Tinelli, finita anche lei sui giornali in questi giorni, si difende dicendo che Lombardi al C.S.M. era di casa?);
- il nuovo C.S.M. si occuperà della cosa non prima di ottobre e allora altri scandali occuperanno le pagine dei giornali e nessuno si ricorderà di Marra;
- quando la pratica verrà trattata, si osserverà che non si può utilizzare la procedura ex art. 2 della Legge sulle Guarentigie per fatti colpevoli;
- qualcuno ricorderà che con Clementina Forleo l’hanno usata illegittimamente (tanto che il TAR ha annullato il trasferimento) e loro diranno: “Con la Forleo abbiamo sbagliato, ora non possiamo sbagliare ancora”;
- qualcuno allora dirà “Bene, allora fategli il processo disciplinare”, ma poiché Palamara e Cascini non invocheranno la stessa tempestiva mannaia calata su Apicella, Nuzzi e Verasani, limitandosi a chiedere con umile cortesia le dimissioni spontanee di non si sa chi (perché nessun nome viene neppure fatto), la cosa andrà avanti per le lunghe e Marra farà in tempo a maturare il limite massimo di età pensionabile”.
Pensavo, comunque, che questa procedura, diciamo meglio la battaglia per lasciare “Fofò” al suo posto, per “salvare il soldato Fofò” sarebbe stata, comunque, portata avanti con prudenza, lentamente, lasciando passare un po’ di tempo, facendo in modo che non si notasse troppo, aspettando che la gente si scordasse i fatti.
E invece anche io sono stato ingenuo.
Il livello delle nostre istituzioni è tale che soldati come “Fofò” non vengono lasciati esposti al rischio di sanzioni neppure per poche ore.
E così dai massimi vertici dello Stato sono arrivati i soccorsi.
Il Presidente del Consiglio ha detto che l’inchiesta sulla c.d. P3 è solo una montatura.
Il Ministro Alfano ha ammonito tutti, raccomandando di «evitare una caccia alle streghe».
Il Presidente della Repubblica è intervenuto esigendo il rinvio della trattazione della pratica e prescrivendo che, quando la si tratterà (se la si tratterà), lo si faccia in termini assolutamente «generali [e, dunque, del tutto e inutilmente generici] e propositivi [??!!]», «senza gettare ombre …» e «senza interferire con le indagini».
La notizia a questo link. E a questo link il commento di Paolo Flores D’Arcais che titola “Il Presidente Napolitano ha messo il bavaglio al C.S.M.”.
Ma non è bastato, perché chissà cosa poteva ancora capitare a “Fofò”.
Né “Fofò” poteva aspettare ottobre con l’ansia di non sapere come andava a finire.
Così che la Procura Generale della Cassazione ha avviato un processo disciplinare.
E subito, come avevo previsto, si è detto: “Alt!! Stop!! Ma se c’è il processo disciplinare la procedura di incompatibilità si deve fermare”.
Ma non basta!
Perché la Procura Generale della Cassazione NON ha chiesto per “Fofò” alcuna misura cautelare.
Il risultato è nella agenzia di stampa che si può leggere a questo link.
Riporto qui sotto il testo integrale della agenzia (1). Il titolo dice tutto: «P3/ Atti Csm a pg Cassazione, STOP a trasferimento Marra».
In sostanza, “Fofò” resta saldamente al suo posto. E noi ci teniamo a presiedere la Corte di Appello di Milano (mica la bocciofila di Poggiofiorito) una persona nella imbarazzante situazione di “Fofò”.
“Fofò” è nato il 20.11.1938. E’ già ampiamente in età da pensione. Ma raggiungerà il limite massimo di età e sarà costretto alla pensione il 20.11.2013.
Dunque, a meno che il Governo non aumenti – come proposto per il Presidente della Cassazione Carbone, proprio su sollecitazione di Lombardi – il limite massimo di età dei magistrati, Milano tornerà ad avere un Presidente di Corte di Appello con un nomignolo più adeguato solo alla fine del 2013.
Perché sia chiaro chi fa cosa e perché, dovete sapere che le stesse Autorità che stanno gestendo il “caso Marra” hanno gestito poco più di un anno fa il caso “Salerno/Catanzaro”.
Quel caso nacque quando due pubblici ministeri di Salerno, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, si misero a indagare su fatti di malaffare proprio uguali uguali a quelli che hanno portato in galera in questi giorni Lombardi, Carboni & Co..
Subito il potere “insorse”.
Contro il malaffare?
Ma no!!! Contro Nuzzi e Verasani. E contro il Procuratore Capo Apicella, reo di avere permesso a Nuzzi e Verasani di adottare un decreto di perquisizione e sequestro poi ritenuto del tutto legittimo e confermato dal competente Tribunale del riesame.
E cosa ha fatto il potere nella vicenda “Salerno/Catanzaro”?
Il Presidente della Repubblica è intervenuto subito. Quella volta non per chiedere rinvii, ma interventi tempestivi.
I vertici dell’A.N.M. – il Presidente Luca Palamara e il Segretario Giuseppe Cascini – hanno pregato da tutte le testate giornalistiche il Ministro di intervenire al più presto.
Il Ministro Alfano è subito intervenuto, mandando Arcibaldo Miller, detto “Arci”, a inquisire i magistrati “buoni”. Si, proprio “Arci”. Lo stesso “Arci” che andava a cena a casa di Verdini con Dell’Utri, Caliendo & Co.. Ma non a parlare di cose “cattive”, ma della sua possibile candidatura (sua dello stesso “Arci”) a Presidente della Regione Campania (la notizia a questo link).
Quando si dice l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto: Arcibaldo Miller, detto “Arci”. Ovviamente, ancora saldamente anche lui al suo posto. Per evitare “cacce alle streghe”.
La Procura Generale ha avviato un procedimento.
Ma per Apicella, Nuzzi e Verasani è stata chiesta una misura cautelare.
E il C.S.M.?
Rapido e infallibile.
Nessun rinvio.
In pochi giorni il Procuratore Apicella è stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio e Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani sono stati cacciati dal loro ufficio.
Le loro indagini si sono fermate.
Perché siano stati cacciati non è chiarissimo. L’accusa più grave: la motivazione del decreto di sequestro troppo lunga !!!???
Chi volesse approfondire l’argomento troverà materiale di studio (79 articoli) a questo link.
E ancora prima dei colleghi di Salerno, già Luigi De Magistris e Clementina Forleo erano stati trasferiti con provvedimenti velocissimi e di dubbia legittimità. Il trasferimento di Clementina, anzi, certamente illegale, come accertato e dichiarato dal T.A.R. competente.
Concludo e mi scuso per la lunghezza di questo scritto (ma credo che i fatti complessi abbiano bisogno di ricostruzioni complesse).
Luigi De Magistris, Clementina Forleo, Luigi Apicella, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani non sono più ai loro posti.
Sono stati cacciati grazie anche all’intervento del Presidente della Repubblica, del Ministro della Giustizia, della Procura Generale della Cassazione, dei vertici dell’Associazione Nazionale Magistrati.
“Fofò” e “Arci” (ma anche Caliendo e Marconi) sono saldamente ai loro posti e ci resteranno.
Grazie anche all’intervento del Presidente della Repubblica, del Ministro della Giustizia, della Procura Generale della Cassazione e – questa volta omissivamente – dei vertici dell’Associazione Nazionale Magistrati.
Quali conseguenze dobbiamo trarre da tutto questo sembra inutile dirlo. E comunque è troppo doloroso.
Sembra, comunque, che si possa confermare quanto ho già scritto qualche giorno fa: c’è molto marcio dentro “La Magistratura” e un’operazione trasparenza non è mai neppure cominciata. Forse bisogna aggiungere: e c’è chi è attivamente impegnato perché non cominci mai.
In ogni caso, “La Magistratura” caccia tipi come De Magistris, Forleo, Apicella, Nuzzi e Verasani (che i ptreisti li indagavano) e si tiene tipi come “Fofò”, “Arci” & Co. (che con i pitreisti ci vanno bellamente a cena).
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(1) P3/ Atti Csm a pg Cassazione, stop a trasferimento Marra
Roma, 21 lug. (Apcom) - L’avvio dell’azione disciplinare a carico del presidente della Corte d’appello di Milano, Alfonso Marra, farà venir meno il potere della Prima Commissione del Csm sul caso e porterà al blocco della procedura di trasferimento d’ufficio del magistrato. La Commissione di Palazzo Marescialli, alla fine, dovrà quindi trasmettere – è la spiegazione fornita a Palazzo dei Marescialli – i propri atti al pg della Cassazione: ciò significa che l’audizione di Marra, prevista per lunedì mattina, resta convocata, ma secondo i consiglieri il magistrato non si presenterà. Inoltre, svariati componenti della Commissione sono “amareggiati” dal fatto che, non avendo il pg della Cassazione chiesto alcuna misura cautelare a carico di Marra e con i tempi previsti dall’iter disciplinare, potranno essere necessari anche anni per arrivare a una soluzione della vicenda. Anni durante i quali, fanno notare a Palazzo Marescialli, Marra resterà al suo posto: essendo il magistrato nato nel 1938 e quindi prossimo alla pensione (mancano 3 anni), è il ragionamento a Palazzo Marescialli, potrebbe addirittura restare ai vertici della Corte d’appello di Milano fino a fine carriera. Nonostante questo ‘congelamento’, comunque, l’indagine della Prima Commissione del Csm continuerà e si allargherà anche agli altri magistrati coinvolti nell’inchiesta P3, per i quali al momento non è stato avviato alcun procedimento disciplinare.
La fotografia del Presidente Marra è tratta dal sito dell'Ansa.
23 commenti:
Potrebbe essere la sensazione che se ne ricava definita con un solo termine? Chessò....doppiopesismo, forse?
Appunto: a che titolo Mancini & Co
accettano delle "segnalazioni"?.
Il Ministro delle Finanze considerato che a Milano c'è troppa economia nera preme sul CSM affinchè venga nominato....qui ci siamo...suona bene...Il mondo imprenditpriale stufo di pagare il pizzo preme sul CSM affinchè il posto vacante sia occupato da X...anche qui suona bene... A causa dei troppi disatri ambientali la Regione preme sul CSM affinchè....anche qui suona bene, anzi benissimo quando queste dichiarazioni sono affidate alla stampa ed alla luce del sole.
VicoSpiano
Fofo' lunedì non si presenterà al CSM.
Dott.Lima ha azzeccato la previsione.
Abbiamo vinto tutti un mongolino d'oro.
Alessandra
"Fofò"...sembra il nome del protagonista di una novella di Pirandello...ci sono più cose nella realtà di quante non ne immagini la nostra filosofia, ahimé...quanti Fofò, nel nostro disgraziato paese, fanno carriera a discapito di uomini onesti, in questa terribile selezione naturale del peggiore e immorale?
Con immutata stima e simpatia,
Irene
Buonasera a tutti e ben ritrovati dopo diverso tempo di assenza da questo ottimo blog,volevo semplicemente fare una domanda a voi addetti ai lavori : perchè,come nel caso di questi ultimi scandali sulla cosidetta p3 e cricche varie,si parla solo di trasferimenti e non di radiazioni dalla magistratura per i soggetti indagati ( vedi caso Marra e altri magistrati coinvolti) Lo so che forse la mia è una soluzione estrema,ma se un magistrato è cosi palesemente coinvolto in cose illecite che vanno contro la costituzione e contro l'etica quale sarebbe il vantaggio di un semplice trasferimento ? Mi sembra una vera e propria presa per i fondelli in primo luogo per coloro invece che della magistratura sono nelle regole al 100 % e poi ovviamente per l'opinione pubblica che giustamente vede un totale degrado di questo organo istituzionale. Buon lavoro e saluti a tutti
Gennaro
Per Gennaro,
e per evitare qualsiasi decisione dall'alto nel passato altri si sarebbero dimessi da soli. Soltanto per il sospetto.
Alessandra
20.2.2010
berlusconi - il disegno di legge anti-corruzione si farà.
"Siamo stati tutti insieme concordi di farlo più articolato:la prossima settimana penso che sarà pronto: Sono stato io a volerlo, io a proporlo e io poi, a seguito della discussione approfondita che si è svolta in CDM a ritenere che poteva essere migliorato"
Così il premier sb, lasciando palazzo grazioliè tornato sullo slittamento del ddl per inasprire le norme sulla corruzione.
Poi la campagna elettorale è finita
e la burla continua.
La tragedia è che questo è lo stato di questo Stato.
Alessandra
.
GENNARO 26 luglio 2010 h. 23.02
Non sono un addetto ai lavori,bensì persona informata di qualche fatto,soprattutto da svariati decenni attento analizzatore di fatti noti.
HA RAGIONE
in effetti il semplice trasferimento è un grave espediente per consentire ai grandi criminali di sfuggire alla legge e alle persone oneste di esere eliminate.
L'ordine giudiziario è un potere sovrano dello Stato pertanto incompatibile con i principi della democrazia, la rigida permanenza a vita nell'ordine.
Amio avviso
dovrebbe essere introdotto nell'ordinamento, l'istituto del trasferimento ad altre amministrazioni extra giudiziarie di elementi che si rendono responsabili di lievi irregolarità
e della
RADIAZIONE
di coloro che si rendono responsabili di gravisime azioni, peraltro sempre comportamenti integranti fattispecie penalmente rilevanti.
L'ANM di Salerno ha invitato "i componenti del CSM prossimo ad insediarsi a svolgere le proprie alte funzioni in modo autonomo ed indipendente da qualsiasi pressione
proveniente dall’interno o dall’esterno del corpo giudiziario"
ed ha rilevato che le "pratiche lobbistiche da parte di singoli o di centri di potere non controllabili secondo regole
democratiche, come è emerso anche nelle recenti vicende" sono favorite da "iniziative miopi e qualunquiste di anti associativismo e di anti correntismo".
No comment.
Segnalo e consiglio la lettura dell'articolo "FRATELLANZA GIURIDICA. I magistrati e la massoneria" : http://paolofranceschetti.blogspot.com/2010/07/fratellanza-giuridica-imagistrati-e-la.html
Dai piccoli frammenti del “comunicato” dell’ANM di Salerno riportati da Gabriele (Di Maio), stupisce la superficialità con cui vengono trattate le vicende di questi giorni che riguardano la presunta organizzazione segreta finalizzata ad interferire nelle decisioni di organi costituzionali e dunque di natura eversiva.
In contraddizione con le risultanze giudiziarie fin qui acquisite, lo stralcio del comunicato dell’ANM di Salerno definisce “pratiche lobbistiche” quelle poste in essere da tali organizzazioni. Il tribunale del riesame, che ha confermato le misure cautelari per i tre principali (al momento) inquisiti, ha rilevato che: “nelle vicende in esame può tranquillamente escludersi che gli associati si limitassero ad esercitare pressione lobbistica”. A parte il carattere "segreto dell'associazione, essi non rappresentavano alcun interesse legittimo ma intendevano solo ottenere risultati utili per fini illeciti”.
Stupisce non poco che l’associazione dei magistrati, seppur in questo caso rappresentata da una sua articolazione territoriale (ANM di Salerno), proponga una lettura minimalista dei fatti in netto contrasto con la valutazione contenuta in atti emessi dalla competente Autorità Giudiziaria. A maggior riprova della autoreferenzialità dell’ANM, si è costretti ad ascoltare le sue parole in libertà, che in troppe occasioni, ormai, hanno evidenziato la mancanza delle necessarie cognizioni relative alle vicende in discussione, suscitando nella maggior parte dei casi il dissenso e lo stupore dei più, appartengano essi all’ordine giudiziario o alla pubblica opinione.
Ancora di più stupisce che si tenti di minimizzare la portata delle vicende che vanno sotto l’etichetta di nuova P2 (definizione già utilizzata da de Magistris per indicare il coacervo di malaffare che le sue inchieste hanno portato alla luce), degradandole a mere pratiche lobbistiche, quando, come già detto, risulta ben chiaro che l’organizzazione non perseguiva interessi legittimi (che costituiscono il presupposto di una autentica azione di lobby), bensì contattavano funzionari pubblici di alto livello (per esempio magistrati) al fine di precostituire decisioni di competenza di organi costituzionali ed di istituzioni politiche per perseguire interessi personalistici in antitesi con l’interesse pubblico. Tale condotta non può essere ridotta, come fa l’ANM di Salerno, a pratica lobbistica, si rischia così facendo di far passare come quasi normali queste prassi che inquinano i rapporti politici ed istituzionali nel nostro paese. Se l’associazione non contrasta adeguatamente tali condotte che dall’esterno interferiscono pesantemente con la funzione dei magistrati, mi dovete spiegare a che serve l’ANM.
Condivido parola per parola quanto scritto a proposito del giudice Marra, ma ci sono altre vicende oscure emerse dallo scandalo P3, su cui sarebbe cosa buona e giusta si esercitasse analogo rigore.
Ad esempio, come mai l'indagato (per corruzione e abuso d'ufficio) governatore sardo Cappellacci, tramite l'ineffabile Lombardi, ha contattato telefonicamente il consigliere Cosimo Ferri per tentare di "fare propaganda" alla posizione del presidente del tribunale di Cagliari Guido Bonsignore, sotto procedura di trasferimento d'ufficio per sospetta incompatibilità con la moglie dottoressa Lucia La Corte, presidente del locale Tribunale dei Minorenni?
A differenza che nel caso di Marra, la presidente MD della Prima Commissione, Fiorella Pilato, è subito partita in quarta escludendo alcunché di poco chiaro riguardo alla situazione di Bonsignore, tuttavia elementi di opacità non mancano, perché desta quanto meno sorpresa che mentre in commissione la sola Pilato difendesse le posizioni di Bonsignore (anche lui di MD), al Plenum il verdetto si sia rovesciato, nonostante poi il consigliere Ferri abbia espresso voto contrario a Bonsignore, che comunque è poi rimasto al suo posto.
In ogni caso, andrebbe valutato con più rigore e attenzione se il fatto che un politico (per giunta coinvolto in un'inchiesta per corruzione e in rapporti con la P3) tenti in qualche modo di "raccomandare" un magistrato integri comunque i presupposti di applicabilità dell'art. 2 della legge delle guarentigie nella sua attuale formulazione.
Il rigore andrebbe praticato a 360 gradi, indipendentemente dal fatto che un magistrato sia iscritto a MD (il che sembra valga come patente salvifica, salvo quando per ventura ti chiami Francesco Misiani e sei un garantista) o meno.
Come è facile capire, la domanda con cui si conclude il primo commento è retorica. Da fuori, da dove io guardo all’interno del mondo della giustizia, sembra che l’unica funzione che l’ANM riesca a praticare con una certa efficacia sia quella di “agenzia di collocamento”. Non dimentichiamo che in quest’ultimo anno molti magistrati, il cui nome è stato scritto indelebilmente con il sudore ed il sangue nella storia giudiziaria italiana, hanno abbandonato l’Associazione dopo aver costatato che il suo fine non era più la tutela dell’indipendenza interna ed esterna dei magistrati a garanzia di un esercizio costituzionalmente orientato delle funzioni giurisdizionali, bensì quello di fungere da collettore di voti per determinare gli assetti e gli equilibri in seno all’ordine giudiziario, equilibri, ben si intende, negoziati con il potere politico, altrimenti che agenzia di collocamento sarebbe quella che non garantisse ai fedelissimi i posti di vertice nei vari dipartimenti del ministero di giustizia?
Da ultimo l’elezione dei membri laici del CSM ha visto da una parte i soliti professionisti del negoziato, sia magistrati che politici, che tramestavano per individuare il futuro vicepresidente del CSM, dall’altra, politici e magistrati, in netta minoranza, che cercavano di far presente il fatto che l’elezione del nuovo vicepresidente, da individuare tra i membri laici, è prerogativa esclusiva del nuovo Consiglio. Quest’ultimo, un comportamento istituzionalmente corretto e rispettoso delle prerogative dell’organo costituzionale (CSM), quell’altro, lesivo di tali prerogative, in quanto finalizzato a precostituire e blindare una decisione che solo il singolo consigliere in totale autonomia è chiamato a compiere. L’ANM su quale dei due comportamenti ha apposto il proprio sigillo di regolarità? Non è dato saperlo: zitti il silenzio e d’oro. A breve conosceremo il nome del nuovo vicepresidente: se non sarà Vietti forse c’è ancora qualche speranza che l’autonomia del singolo consigliere del CSM possa essere preservata.
Alla luce di quanto detto, siamo dunque sicuri, come sembra essere sicura l’ANM di Salerno, che l’associativismo (sic!) e il correntismo siano la cura contro i fenomeni di contiguità tra magistrati e organizzazioni segrete (al momento presunte tali), quando ad essere contattati dal P3-trio erano magistrati che hanno ricoperto ruoli di vertice dell’ANM; che l’associazionismo ed il correntismo siano in grado di promuovere la massima secondo la quale “certi inviti non è sufficiente rifiutarli; non bisogna proprio riceverli”, che l’associazionismo ed il correntismo possano garantire l’indipendenza interna ed esterna dei magistrati, promuovendo un’azione della magistrature costituzionalmente orientata?
Amici dell’ANM di Salerno, ci concedete qualche dubbio?
Nell’attesa di qualche concessione, continuo nella lettura della Statuto della Fratellanza Giuridica.
Un saluto
Caesare
G8 2001 Diaz, le molotov
erano della polizia
Gli alti funzionari della polizia presenti nell’irruzione alla scuola Diaz di Genova durante il G8 sono stati condannati dalla Corte d’Appello in base all’articolo 40 del codice penale, perché ave vano l’obbligo di impedire le violenze e non lo hanno fatto.
È quanto emerge dalle motivazioni dellasentenza depositate ieri dalla Corte d’Appello di Genova,
presieduta da Salvatore Sinagra. Ribaltando la sentenza di primo grado, i giudici avevano condannato il 18 maggio scorso 25 imputati, tra i quali il capo dell’anticrimine Francesco
Gratteri (4 anni), l’ex comandante del primo reparto mobile di Roma Vincenzo Canterini (5 ani), Giovanni Luperi (4 anni), Spartaco Mortola (3 anni e 8 mesi) GilbertoCaldarozzi (3 anni e 8 mesi). Le motivazioni della sentenza di secondo grado, contenute in 310 pagine, spiegano la responsabilità dei vertici per le violenze e per i falsi atti, come le bottiglie molotov portate dentro la scuola dai poliziotti e poi fatte risultare come prova del possesso di armi da parte degli occupanti. Secondo la Corte del falso documentale sono responsabili infatti anche i vertici della polizia presenti. Mentre per il Tribunale, unico responsabile risultò Pietro Troiani, la Corte d’Appello ha stabilito che i filmati sono inequivocabili, perché indicano un conciliabolo tra alti dirigenti della polizia nel cortile della scuola.
da il fatto quotidiano 1 agosto 2010
E ora, non ci resta che aspettare serenamente la sentenza della suprema corte, la quale assicuri "l'esatta osservanza e l'uniforme interpretazione della legge, l'unità del diritto oggettivo nazionale, il rispetto dei limiti delle diverse giurisdizioni".
repetita iuvant.
Premesso che i miei commenti vengono censurati anche se non contengono nulla di contrario al regolamento andiamo avanti. L'imputazione basata sulla legge Anselmi fa ridere i polli, la legge Anselmi fa ridere i polli, e se è per questo anche la costituzione fa ridere i polli. Nessuna costituzione che cerca di far passare il concetto dell'azione penale contro la massoneria in assenza di reati specifici può essere presa sul serio in uno stato democratico. Questo è uno dei passi (non l'unico) in cui si vede che la costituzione è incostituzionale. Per quanto riguarda le accuse agli indagati. Parlavano al telefono con della gente cercando di influenzare le nomine. Che cosa c'entrano la massoneria e le società segrete? Era obbligatorio mandare Carboni a Rebibbia a 78 anni e 3 bypass? Naturalmente c'è anche la violazione del segreto istruttorio, come in tutte le indagini di tutti i "pubblici ministeri" di tutte le procure. Per quale motivo Carboni e gli altri sono stati inquisiti (ripeto: addirittura con tanto di arresto in carcere) e non sono stati arrestati i membri del CSM o i capi delle correnti, il cui lavoro consiste appunto nel fare le stesse operazioni di Carboni. Telefonare agli amici per piazzare illegalmente i propri protetti, cosa che avviene regolarmente in TUTTE LE NOMINE DI TUTTE LE PROCURE E DI TUTTI I TRIBUNALI DI TUTTA L'ITALIA, fare pressioni sulla corte costituzionale, ottenere in anticipo informazioni sulle sentenze, e via dicendo
Mi felicito con l'Anonimo del commento "01 agosto 2010 10.43", dalle cui parole traggo l'impressione che vive esattamente nel Paese che si augura. Beato lui.
Grazie, caro Besugo, per il link al discorso di Calamandrei. Altro che "repetita": mi sembra che umanamente, culturalmente e politicamente sia vivo, luminoso e, se pur per motivi diversi, altrettanto se non più cruciale di quando è stato pronunciato. E questo, solo un paio di decenni fa, non avremmo potuto immaginarlo neanche nel peggiore degl'incubi. Quale cumulo di senso, e di profondità, che peraltro tutti -o quasi- dimostrano di aver compiutamente rimosso, nelle parole (e nel tono con cui vengono pronunciate):
"Quanto sangue, quanto dolore, per arrivare a questa Costituzione."
@Siu
Da quello che scrivi si capisce che il mio commento non lo hai neanche letto
Vorrei rispondere all’anonimo delle 01 agosto 2010 10.43, secondo il quale la costituzione e la legge Anselmi fanno ridere i polli. Parafrasando la sua espressione colorita, penso si possa dire che “far ridere i polli” sta per “non condivido”.
La posizione contraria, e quindi di non condivisione, su leggi o atti giudiziari è sicuramente legittima e rientra nella dinamica politica di uno stato porre in evidenza posizioni di dissenso su specifiche materie. Nel caso specifico l’anonimo esprime il proprio dissenso sulla legge 25.1.1982 n.17 (c.d Legge Anselmi) e sull’articolo 18 della costituzione che ci dice “Sono proibite le associazioni segrete”.
A mio parere entrambe le previsioni, in ambito costituzionale e legislativo, sono condivisibili e ne va salvaguardata l’operatività nel nostro ordinamento giuridico. Contrariamente l’anonimo vuole la loro cancellazione, auspica quindi che il parlamento provveda ad abrogare il co. 2 dell’art.18 cost. e la legge Anselmi. Agisca di conseguenza a livello politico ed elettorale, promuovendo (non affidandosi troppo al senso umoristico dei volatili) posizioni, candidati e movimenti politici che condividono i suoi orientamenti.
Al momento, però, nonostante gli auspici dell’anonimo, le norme in discorso sono parte del nostro ordinamento e quindi sia pm che giudici, monocratici e collegiali, hanno l’imprescindibile obbligo di applicare quanto previsto dalla legge e dunque quanto previsto dalla legge Anselmi, che tra le altre cose prescrive che “Chiunque partecipa ad un’associazione segreta è punito con la reclusione fino a due anni”. Dunque essendo vietate le associazioni segrete, colui che vi partecipa commette, personalmente, un reato.
I procuratori che si occupano dell’inchiesta hanno contestato al P3-trio la violazione della legge Anselmi, ravvisando che i tre partecipavano ad una associazione segreta e dunque che ciascuno di loro è imputabile per la violazione della legge stessa. Il GIP ha ritenuto sussistenti le rilevanze dell’indagine e ha disposto le misure cautelari.
Le misure cautelari si giustificano con il rischio di inquinamento delle prove: il GIP prende in considerazione l’età del Carboni (vedi l’ordinanza), ma non può arbitrariamente rigettare la richiesta di misura cautelare nei suoi confronti, considerate le reti di connivenza disvelate e dunque il forte rischio di inquinamento probatorio e conseguentemente la dispone.
Per quanto riguarda possibili indagini su membri del CSM (dei quali, alla luce dei fatti, si sa solo che parlavano al telefono), caldeggiate dall’anonimo, non saprei pronunciarmi e al momento, stante il segreto istruttorio, nessuno può dire se vi siano o meno.
In merito al “così fan tutti”: “Telefonare agli amici per piazzare illegalmente i propri protetti…avviene regolarmente”, posso consigliare all’anonimo di andare a denunciare all’AG i fatti di reato di sua conoscenza; e per le condotte che non dovessero costituire reato, di impegnarsi per mettere in luce gli effetti negativi che esse producono sulla civile convivenza.
Purtroppo però, come ha detto Siu, sembra che il paese in cui l’anonimo ama vivere è quello in cui i comportamenti illegali e contrari alla civile convivenza sono normali e in quanto tali non suscettibili di perseguimento giudiziario.
Caesare
PS: L’esistenza di un’associazione segreta non è facile provarla, ma penso che se si riesce a provare che vi erano delle riunioni (e c’erano), vi era una struttura che forniva copertura (c’era, Associazione Diritto e libertà), vi era una figura di riferimento (c’era, Carboni), allora quanto meno abbiamo gravi indizi che tale associazione potesse essere operativa.
da "il fatto quotidiano" - 6/8/10
Come si uccide un’inchiesta
di Gabriella Nuzzi (*)
Ho scelto di percorrere in questi mesi la strada della riflessione e del silenzio.
Non certo per timore, né per rassegnazione. L’esame introspettivo degli eventi consente di trovare soluzioni, le migliori possibili, per sé e per gli altri.
Di fronte all’ingiustizia, e più di tutto se gli è inflitta, un magistrato, che sia davvero tale, non cerca vie di fuga, né comodi ripari. Perciò, ho continuato a credere nella magistratura e nel suo operato.
La Grande Bugia della guerra tra le procure di Salerno e Catanzaro, creata ad arte per sottrarre a me e ai colleghi salernitani le inchieste sugli uffici giudiziari calabresi e privarci nelle funzioni inquirenti, non può non trovare risposte giuridiche e giudiziarie.
Macigni e ostacoli sulla verità
QUANDO il 2 dicembre 2008 furono eseguiti il sequestro probatorio del fascicolo “W hy Not” e le perquisizioni ai magistrati che l’avevano gestito a colpi di stralci e archiviazioni, si accusarono i Pubblici ministeri salernitani di aver redatto provvedimenti “abnormi”ed eversivi, manifestando in tal modo “un’eccezionale mancanza di equilibrio, un’assoluta spregiudicatezza nell’esercizio delle funzioni ed un’assenza del senso delle istituzioni e del rispetto dell’Ordine giudiziario”.
Con queste motivazioni, l’8 gennaio 2009, su proposta del capo dell’Ispettorato Arcibaldo Miller, il ministro della Giustizia Alfano richiese, in via d’urgenza, alla Sezione Disciplinare del Csm, presieduta da Nicola Mancino, l’applicazione di “m i s u re cautelari” disciplinari nei miei confronti, del collega Verasani e del procuratore Apicella. Intervento preannunciato in Parlamento dal sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo ai suoi amici di partito On.li Amedeo Laboccetta & C., che, in difesa dei calabresi, chiedevano la testa del dott. De Magistris e di noi altri suoi “sodali”. L’intero mondo politico-giudiziario, spalleggiato dalla grande “libera ” stampa, che scatenò una tempesta mediatica, condannò la nostra scelta investigativa come un atto di “terrorismo giudiziario”, un attacco “senza precedenti” alle istituzioni democratiche, ispirato al perseguimento di fini personalistici e politici, di pericolosità tale da esigere una repressione esemplare e immediata.
La Prima Commissione del Csm presieduta da Ugo Bergamo avviò il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, poi sospeso in attesa degli esiti disciplinari.
L’Associazione Nazionale Magistrati accettò di buon grado l’e p u ra z i o n e , nell’illusione di una futura pace dei sensi.
La santa inquisizione del Duemila
DOPO appena dieci giorni, con un processo da Santa Inquisizione, ci strapparono le funzioni inquirenti, allontanandoci dalla nostra Regione. Una cortina di silenzio e indifferenza s’innalzò intorno al “caso Salerno”. I magistrati calabresi inquisiti, autori del contro-sequestro del “Why Not”, instaurarono un procedimento penale a nostro carico e del dott. De Magistris, trasmettendolo poi alla Procura di Roma che, con l’Aggiunto Achille Toro, si mise a investigare
liberamente sulle nostre vite private, senza alcun fondamento.
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione presiedute dal dott. Vincenzo Carbone chiusero in gran fretta il capitolo disciplinare con una pronuncia sommaria, storico esempio di come sia possibile, in tema di etica giudiziaria, affermare tutto e il contrario di tutto. Si aprirono a nostro carico ulteriori procedimenti penali e disciplinari, branditi come clave, affinché ci sentissimo sotto perenne minaccia. I
l 19 ottobre 2009, la stessa Sezione Disciplinare, su relazione dell’avv. Michele Saponara, accolse l’azione disciplinare promossa dal Procuratore generale della Cassazione Esposito, infliggendo a me e al collega Verasani la sanzione della perdita di anzianità (rispettivamente, sei e quattro mesi) e del trasferimento d’ufficio di sede e funzione.
segue...
da "il fatto quotidiano" 6/8/10
Come si uccide un’inchiesta
di Gabriella Nuzzi (*)
seconda parte,,,,
Il 19 ottobre 2009, la stessa Sezione Disciplinare, su relazione dell’avv. Michele Saponara, accolse l’azione disciplinare promossa dal Procuratore generale della Cassazione Esposito, infliggendo a me e al collega Verasani la sanzione della perdita di anzianità (rispettivamente, sei e quattro mesi) e del trasferimento d’ufficio di sede e funzione.
Non è stato facile resistere a tanta violenza morale. Una violenza frutto di arbitrio, che ha indecentemente calpestato ogni regola, senza arretrare neppure di fronte al riconoscimento giurisdizionale della legalità e necessità dei nostri comportamenti. La delegittimazione, l’isolamento, l’eliminazione sono metodi di distruzione mafio-massonici. E noi abbiamo pagato per aver osato far luce sulla massoneria politico-giudiziaria. Da allora, pazientemente, ho atteso che a parlare fossero i fatti. E i fatti, nel tempo, come tasselli di un incomprensibile puzzle, si stanno lentamente ricomponendo.
Logge, cappucci e grandi vecchi
ALCUNI di coloro che hanno concorso alla nostra epurazione pare avessero incontri con presunti appartenenti ad un’associazione segreta. Dunque, di fronte a innegabili evidenze, parlare oggi di consorterie massoniche interne anche agli apparati giudiziari non è più atto eversivo o scandaloso. Ampi dibattiti si sono aperti sulla “questione morale” delle nostre istituzioni.
L’Associazione Nazionale Magistrati, rimembrando proprio la nostra vicenda, ha stigmatizzato la “caduta nel vuoto” delle sue richieste di rigore, gridate a gran voce.
Sicché contro l’ennesima ipocrisia del “sistema” s’infrange oggi il mio silenzio.
Mi rivolgo agli illustri attivisti del correntismo giudiziario, quelli che mai sono stati sfiorati da un dubbio o da un ripensamento, trovando superfluo finanche articolare il pensiero. Esprimano, nella
loro purezza, e possibilmente con cognizione di causa, una posizione precisa su ciò che di illecito è stato compiuto ai nostri danni, sull’“etica” che l’avrebbe ispirato, sulle scandalose ingiustizie di un “sistema” che, ancora oggi, incredibilmente, avalla l’impunità, lasciando che i potenti, corrotti o
collusi, continuino a rimanere ai loro posti o peggio, siano premiati.
Non sono i loro rappresentanti più degni a spartirsi gli scranni del nostro “autogoverno”, a decidere
nomine, promozioni, trasferimenti, punizioni disciplinari?
O forse l’associazionismo sta dissociandosi da se stesso? Non vi sono oggi “questioni morali” che non lo fossero anche ieri.
E allora occorre ripartire da zero, passando attraverso un profondo mea culpa.
Questa pericolosa caduta libera di credibilità può arrestarsi soltanto con il ripristino del primato del Diritto e il ripudio definitivo delle logiche di appartenenza e protezionismo.
Solo proponendosi tali obiettivi e scegliendo figure di guida autorevoli, per integrità, indipendenza
e competenza, l’Ordine giudiziario può sperare in un autentico rinnovamento morale, nell’interesse supremo del popolo e della democrazia.
(*) Giudice del Tribunale di Latina
Purtroppo siamo alle solite,ormai non si sa più che "pesci prendere"l'unica cosa che resta al popolo è la speranza di trovare uomini /donne con il coraggio di cambiare.Vorrei chiedere dettagli di interpretazione su quanto scritto da CESARE "posso consigliare all’anonimo di andare a denunciare all’AG i fatti di reato di sua conoscenza; e per le condotte che non dovessero costituire reato, di impegnarsi per mettere in luce gli effetti negativi che esse producono sulla civile convivenza"Mi chiedo gli investigatori (magistrati)che per anni hanno tenuto in galera innocenti quale effetti hanno prodotto sulla civile convivenza?Vi sono tanti casi dove la magistratura (pm)ha sommariamente giudicato (per citare un esempio il caso della strage del pilastro),io sono con l'anonimo perche oggi manca il coraggio di affrontare la verità, dai giornali si apprende di concorsi truccati o di denunce mai ascoltate e tutti sappiamo che per avere giustizia in questo paese devi avere tempo e denaro oggi un lusso.Tutti gli operatori del sistema devono semplicemente accettare come scritto nel articolo che precede
"Il ripudio definitivo delle logiche di appartenenza e protezionismo"Cordialmente Jaky
Questa indagine è indecente. L'associazione "segreta" era talmente segreta che organizzava conferenze pubbliche. Non c'è nulla di penalmente rilevante nemmeno nelle telefonate, alle quali comunque tutti gli interlocutori hanno dato risposte infastidite e che non hanno consentito a Carboni e Lombardi di ottenere nulla di quello che chiedevano. Per quanto riguarda la "questione morale", è uno scandalo che i giudici della corte costituzionale e i membri del CSM siano in rapporti con certi soggetti. Ma lo scandalo vero è che una cosa del genere è del tutto normale e si verifica regolarmente tutte le volte che la corte costituzionale sta per decidere o il CSM sta per procedere ad una nomina. E' ovvio che Marra è un capro espiatorio, vorrei sapere quanti sono in Italia i presidenti di un tribunale che hanno avuto il posto con una nomina regolare e decisa in modo diverso da come l'ha avuta Marra. Perciò anche io sono d'accordo con gli altri anonimi
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