In questo articolo avevamo tentato di sviluppare in termini chiari che il concetto di “correttezza” ha origine civilistica e non si adatta al principio di “tassatività” proprio del diritto penale.
Quando si tratti di costruire il concetto di correttezza da applicare ad un dato settore professionale è quindi d’immediata percezione l’esigenza del ricorso ai principi deontologici della categoria.
E nella fattispecie il Codice Etico dei magistrati - adottato in adempimento di un obbligo di legge - stigmatizza la raccomandazione e l’arrivismo.
La pretesa di separare, oggi, la deontologia dalla correttezza serve solo a nascondere le colpe dei propri amici delle correnti, di tutte le correnti ma in particolare di quelli di AREA democratica della giustizia, per evitargli non già la condanna, ma persino l’accusa disciplinare.
Che è obbligatoria per il Procuratore Generale.
Le accuse verso il quale (di aver chiesto il sostegno di Luca Palamara) la dottoressa Albano relega ad "insinuazioni", sebbene non risulti una smentita pubblica e diretta dell'interessato.
Qui sotto il video dell’esponente di AREA DEMOCRATICA PER LA GIUSTIZIA che ha sostenuto una tesi da respingere: quella secondo cui i magistrati possono raccomandarsi senza incorrere in sanzioni disciplinari ma solo in buffetti amicali e tutt'altro che deontologici.
Roba da raccontare ai ragazzi nelle scuole, quando si va a cianciare di "legalità".
Ecco in viva voce (e video) la tesi sottoposta a (dura) critica in questo luogo.
0 commenti:
Posta un commento