Creazione mastelliana fortemente voluta dalle correnti.
Nel 2006, quale frutto di compromesso al ribasso tra la politica e la magistratura, venne sostanzialmente abolito il valore dell’anzianità nella selezione dei “direttivi”, quei magistrati che in sostanza smettono - o sostanzialmente sono in gran parte sollevati dall’impegno - di scrivere sentenze e fare indagini per guardare il lavoro dei colleghi … più anziani.
L’incarico direttivo in magistratura è ormai ridotto ad una vuota medaglietta che suggella l’appartenenza del prescelto. Nella sostanza egli non ha poteri effettivi sull’organizzazione dell’ufficio, eterodiretto dal centro, dal CSM, in modo del tutto inefficiente com'è innegabile.
Lo ha illustrato molto efficacemente Andrea Mirenda in sede di audizione presso la Commissione Giustizia.
Così svuotato di contenuto il ruolo dei direttivi e semi-direttivi (tranne che in Procura dove il capo comanda e la sua volontà prevarica quella di tutti magistrati dell’ufficio) resta lo sgravio generoso dall’obbligo lavorativo, previsto dalle circolari "fino" alla metà e sistematicamente applicato nella misura massima, talvolta anche di più; a tanto s'accompagna un potere di vigilanza sull’attività dei colleghi, frutto evidente di una visione vetero-gerarchica degli uffici giudiziari che valorizza i “pareri” a dispetto dei dati oggettivi.
Torniamo al demonietto Mastella.
E’ stato capace di seminare il germe del carrierismo in magistratura con un sol tratto.
Eliminata l’anzianità si sono aperte praterie alle giovani mascotte, quei colleghi presuntuosi e dediti all’inciucio correntizio, spesso alla bieca adulazione, che sgomitando vogliono assurgere alla “direzione” scavalcando lo scavalcabile.
Nelle chat palamariane v’è più d’una prova di questa corsa ad ostacoli, da cavallo più che cavalleresca, che spesso vede impegnati proprio i “virgulti” della magistratura, colleghi giovanissimi che non hanno alcuna intenzione di lavorare. E manco si vergognano di competere con chi ne sa il triplo di loro.
Vinto il primo trofeo, il cavallo è destinato a vita agiata.
Se l’anzianità non ha valore nel conferimento degli incarichi, la pregressa esperienza direttiva, invece, è una formidabile leva per conservarsi nella platea privilegiata dei poco-facenti, fino alla pensione.
Un dirigente quarantenne morirà dirigente settantenne.
Chapeau Mastella!
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