Proponiamo l'interessantissima disamina svolta dallo storico Ernesto Galli Della Loggia, noto editorialista, sui temi della giustizia in Italia in occasione di un webinar organizzato da alcuni colleghi.
La sua diagnosi coincide con la nostra.
Ci distanzia, in parte, la "terapia" giacché il problema italiano non è quello di magistrati non abbastanza preparati, ma di togati non abbastanza indipendenti.
Sicché non ci si deve stupire se superato il concorso - che resta piuttosto selettivo - i magistrati si rivelino, in grande maggioranza, anche buoni lavoratori ed in virtù di ciò avanzano nella "carriera" che è in realtà, per i più, solo una progressione retributiva per anzianità, quando non impedita da vagli negativi, che pure ci sono e non in misura inferiore rispetto a qualsiasi altro settore della pubblica amministrazione.
L'idea di differenziare lo stipendio per funzioni smentirebbe quanto il Costituente ha voluto dire con l'art. 107 e cioè che i magistrati si distinguono solo per diversità di funzione. Per di più la mèta (anche) economica renderebbe la corsa alla poltrona ancor più inguardabile di quanto già oggi non sia.
Nel resto, compresa l'idea di sottrarre l'iniziativa disciplinare al Procuratore Generale della Cassazione (che siede "di diritto" nel CSM), siamo in ampia sintonia.
Per chi naviga da mobile qui il link del video.
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