martedì 16 marzo 2021

Un uomo vivo è morto

Ci ha lasciato Bruno Tinti. 

Un collega, un amico, una firma di questo blog che ha contribuito a lanciare nei suoi primi anni di vita. 

E’ stato il primo sostenitore dell’idea del sorteggio, tra i pochi a non aver bisogno del trojan per capire come funzionasse "il sistema". 

E l’ha sostenuta, da magistrato in servizio, con una intelligenza ed un coraggio esemplari, quando il sistema ancora contava sull’assenza delle “prove” della sua compromissione. Non ha temuto ritorsioni. 

Ci piace ricordarlo con uno dei suoi pezzi, dell'anno 2009, che dimostra quanto egli sarà, coi suoi ideali, sempre presente in questo luogo. 

La Redazione, al completo. 



  di Bruno Tinti (ex Procuratore della Repubblica Aggiunto di Torino) 

I magistrati che compongono il Consiglio superiore della magistratura saranno estratti a sorte. Lo propone il sottosegretario Caliendo: si debbono sorteggiare 100 magistrati; tra questi se ne eleggeranno 16. 
Così s’impedirà alle correnti di impadronirsi del Csm. 
Si tratta dell’ennesimo tentativo di controllare i giudici? O è una proposta seria? 

Dice la Costituzione (art. 105) che al Csm competono assunzioni, assegnazioni, trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari. 

Perché i magistrati sono (art. 104) autonomi e indipendenti «da ogni altro potere»; e, per garantire questa indipendenza, essi sono inamovibili (art. 107): solo il Csm può rimuoverli, sospenderli, trasferirli (per ragioni disciplinari o di carriera). 

E siccome il Csm è composto per due terzi da magistrati, l’altro terzo è di nomina politica, l’indipendenza della magistratura è stata assicurata. 

C’è un problema: il sindacato dei giudici (Anm) è diviso in «correnti». Sono 4: Magistratura Democratica, Magistratura Indipendente, Movimento, Unità per la Costituzione. 
Associazioni nate per affinità culturali, per la verità più apparenti che reali: tutte concordi sulla necessità di difendere l’autonomia e l’indipendenza dei giudici, spesso in polemica su questioni marginali. Il loro sostanziale accordo è provato dal fatto che, nelle periodiche elezioni per gli organi direttivi dell’Anm, ogni corrente fa propaganda per sé, in polemica con le altre. 

Poi però si mettono d’accordo per mandarci componenti in numero eguale per ognuna. 

Un po’ come se Berlusconi, vinte le elezioni, chiamasse al governo ministri provenienti da ogni partito e in numero paritario. 

C’è di peggio: ogni 4 o 5 anni ci sono le elezioni del Csm e riparte la lotta fra le correnti: ognuna forma proprie liste con un numero di candidati pari ai posti disponibili. 

L’esito dipende dalla forza delle correnti: quella che conta più aderenti riesce a farne eleggere 6 o 7, le altre si spartiscono i residui 9, 10 posti. 

Un giudice che non appartiene a nessuna corrente si scorda di essere eletto: anche se tutti quelli che lavorano con lui e lo stimano (in un grande Tribunale, 200 o 300 persone) volessero votarlo, la più piccola delle correnti riuscirebbe sempre a totalizzare, per il suo candidato, un numero di voti superiore. 
 I magistrati che vanno al Csm appartengono tutti a qualche corrente. 

Ma non basta: come scelgono, le correnti, i magistrati da mandare al Csm? 
In genere ci vanno il segretario regionale, quello nazionale, quello che ha fatto parte della Giunta, quello che si è dato da fare nelle precedenti elezioni, insomma gli attivisti, quelli che contano nella corrente o gli amici di quelli che contano. 
Non ci sono elezioni primarie, non ci sono consultazioni (se non formali): è una designazione. Proprio come in Parlamento. 

Quali le conseguenze di questo sistema? 

Due, drammatiche per la credibilità della magistratura. La prima: si creano carriere privilegiate. I «correntisti» passano da un incarico all’altro: incarichi di vertice nell’Anm, Csm, organismi internazionali, alla peggio posti in sedi comode e ambite. La seconda: a ogni nomina di capi di ufficio le correnti si scatenano. 

Far nominare il proprio aderente è imperativo: si tratta di dimostrare la propria forza in modo da indurre tanti altri magistrati ad arruolarsi. 

Si crea così un circolo perverso: i magistrati aderiscono alla corrente sperando in un appoggio nei momenti chiave della loro carriera (anche in quelli disciplinari); ed essa si fortifica quanto più dimostra di appoggiarli con successo. 

Così, quasi sempre, l’effettiva capacità professionale dei magistrati è valutata certamente quando nessun aspirante è «correntizio»; o quando il «correntizio» è di capacità professionale indiscussa. Negli altri casi la logica «correntizia» in genere prevale. 

La prova sta negli annullamenti delle decisioni del Csm fatti dal Tar. Perché è ovvio che nomine fondate su logiche «correntizie» difficilmente possono rispettare i criteri imposti dalla legge; e il Tar ha detto che in alcuni casi il Csm ha violato la legge. Adesso il sorteggio. 

Non è il massimo, ci sono anche profili costituzionali da salvaguardare (i magistrati del Csm vanno «eletti»). 

Però si deve pur arginare la deriva provocata dalle correnti, spezzare questo vincolo perverso che orienta le decisioni del Csm in modo clientelare. 

E poi il sorteggio non è così irragionevole come i «correntizi» lo dipingono. 

Ogni giudice, ogni giorno, prende decisioni importanti, spesso vitali: infligge ergastoli, affida i bambini a questo o a quel coniuge, stabilisce se un’azienda deve o non deve fallire. E vi sembra che quello stesso giudice, se sorteggiato per il Csm, non possa decidere chi deve fare il presidente del Tribunale di Roncofritto o il procuratore della Repubblica di Poggio Belsito?

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Nelle condizioni in cui versa il nostro paese l'idea di eleggere a sorte dei magistrati per certi incarichi non è per niente peregrina. Non saprei dire se in una situazione "a regime" sarebbe una buona soluzione. E se simile idea la si estendesse in altri ambiti, non per funzioni esecutive o legislative, ma di controllo?
In fondo un simile sistema è estremamente meno costoso degli altri tipi di elezione, è al sicuro dall'aggressione degli arrivisti e se le cariche sono a tempo è pure ragionavolmente immune dai tentativi di corruzione.

Studente in giurisprudenza ha detto...

Salve a tutti, è la prima volta che scrivo un commento sul blog. E' gia da diverso tempo che però seguo con molta attenzione i vari articoli che vengono pubblicati.

In particolare mi sono soffermato a lungo a leggere e rileggere questo articolo di Bruno Tinti che mi ha fatto pensare a molte cose.

Quello che viene scritto è verissimo. Quello che molti ancora non riescono a capire è che in un sistema di democrazia costituzionale ( come è appunto quello italiano) deve essere garantita il più possibile una netta SEPARAZIONE dei poteri; in particolare tra funzioni di governo e funzioni di garanzia.

Questa separazione è una norma di riconoscimento della democrazia costituzionale e il suo fondamento sta proprio nella reciproca indipendenza tra poteri, basato su un diverso tipo di legittimanzione.
non possono essere imputate o esercitate dagli stessi soggetti funzioni di grado diverso, ossia la produzione e l'applicazione delle medesime norme.

mentre per le funzioni di governo serve necessariamente una legittimazione formale di tipo democratico-rappresentativo; per le funzioni di garanzia, com'è appunto la giurisdizione,non è richiesta una legittimazione formale rappresentativa in quanto è richiesta una legittimazione di tipo sostanziale molto più rigida che consiste proprio nell'accertamento della verità processuale (accertamento di antinomie o lacune).da qui la soggezione soltanto alla legge da parte dei giudici.
Montesquie diceva che non c'è libertà se il potere giudiziario non è separato dal potere legislativo ed io aggiungerei dal potere politico in senso lato.

c'è necessità di frantumare il potere per impedirne la naturale tendenza ad accumularsi in forme assolute ( ne sono esempio i totalitarismi del secolo scorso).

Solo questo basterebbe a far riflettere su come sia in contraddizione con la democrazia costituzionale una elezione (se pur di un terzo) dei giudici da parte della rappresentanza politica, da mandare al CSM

Poi un altro problema è quello riguardante l'ANM che sembra oggi essere diventato un grande partito politico che comprende vari sotto-partiti (le varie correnti) ognuno appunto con le proprie liste di candidati da far eleggere al csm.

Per attenuare questa disclina di "partito" e per costringere i "candidati" a farsi conoscere prima dell'elezione occorrerebbe e quindi rendere giuridicamente obbligatorie le CONSULTAZIONI PRIMARIE ai fini delle designazioni dei candidati. Dovrebbe essere impedita la personalizzazione della rappresentanza e la verticalizzazione e concetrazione dei poteri decisionali nelle mani di gruppi ristretti. Occorrerebbe prevedere e garantire procedure democratiche nell'elezione e nella scelta dei candidati per il csm. a tal fine la prima garanzia sarebbe la tutela del disenso e la solecitazione della libera critica e del piu ampio dibattito interno.

Non so se il metodo migliore sia quello del sorteggio...sicuramente assicurerebbe una elezione più eterogenea ed imparziale che potrebbe far riacquistare più credibilità alla magistratura.

gabriele di maio ha detto...

almeno proviamo, no?

Anonimo ha detto...

Non servirà a niente, se prima non si abolirà l'A.N.M. (che non ha alcuna legittimazione costituzionale) e le sue implicazioni corporative e politiche.

edoammo ha detto...

Grazie B. Tinti. Era un pò che mi chiedevo quando avresti pubblicato un articolo sulle correnti.
Io di giurisprudenza non capisco un tubo, ma detta così non suona male.

Unknown ha detto...

L'idea è convincente. ma c'è una certezza. Voi magistrati sapete bene quali sono gli incarichi prestiosi e la destinazione all'uno o all'altro suscita o può suscitare invidie e gelosie e magari indebite pressioni verso l'amico eletto al CSM.
E allora facciomola completa. fate una lista degli incarichi più prestigiosi, assoicateli ad una anzinità di servizio ed il CSM provvederà al sorteggio.
Gelosie ed invidie moriranno di morte naturale.

Antonio Lo Nardo ha detto...

L'idea del sorteggio, contrariamente a quel che possa sembrare, non è affatto peregrina.
C'è addirittura chi la sta cominciando a proporre per l'elezione degli organi legislativi (Sintomer Y., Il potere al popolo, Dedalo).

Andrea Samassa ha detto...

Grazie Dott.Tinti. Personalmente non vedo altra possibilità per spezzare il cortocircuito attuale... I magistrati, per lo più brave persone, nel gioco delle correnti diventano "cattive" persone. Il sorteggio è un pò la chemio. Per sanare il disastro attuale. Per il rispetto della carta costituzionale.. Con stima

salvatore d'urso ha detto...

Ma fondare una nuova corrente che si comporti in maniera opposta a quelle delle 4 che ben conosciamo non si può fare?

Radunare ad esempio già solo tutti quelli non iscritti a nessuna corrente e candidare le personalità più in gamba...

O c'è una mafia di comportamento anche all'interno della magistratura?

Cioè chi cerca di cambiare il sistema poi viene bastonato dalle correnti esistenti?...

Perchè io penso che sia proprio così... è un paese totalmente governato dalla paura...

bartolo ha detto...

R.(certamente)I.P. come tutti i galantuomini

francesco Grasso ha detto...

Un forte abbraccio ai familiari e a quanti soffrono la sua mancanza.