lunedì 22 marzo 2021

Ammuina plan


di Massimo Vaccari - Magistrato

“Tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora: chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann’ ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann’ bascio passann’ tutti p’o stesso pertuso: chi nun tene nient’ a ffà, s’ aremeni a ‘cca e a ‘llà”

 

Il dibattito sia precedente che successivo all’entrata in vigore della legge 27 febbraio 2015 n. 18, che ha introdotto modifiche alla disciplina sulla responsabilità civile dei magistrati, era stato accompagnate dallo slogan martellante di “Ce lo chiede l’Europa”, utilizzato da diversi politici per accreditare nell’opinione pubblica l’idea che la riforma si fosse resa necessaria per adeguare la disciplina previgente al diritto dell’Unione Europea.

Se si fossero però lette le pronunce della Corte di Giustizia Ue che avevano ispirato la riforma, ci si sarebbe accorti che esse non avevano riguardato affatto, né del resto avrebbero potuto farlo, il profilo della responsabilità del magistrato ma quello della responsabilità dello Stato per violazione del diritto dell’Unione.

Quello slogan risulta invece quanto mai pertinente rispetto alle riforma dell’ordinamento giudiziario e del sistema elettorale del Csm che sono due degli interventi in tema di giustizia che l’Italia ha preannunciato all’Europa di voler attuare al fine di ottenere le sostanziose risorse finanziarie (2,7  miliardi di euro) stanziate dal piano straordinario europeo (Next Generation EU) proprio a favore del sistema giudiziario italiano.

Infatti il piano nazionale di ripresa e resilienza (meglio noto con l’acronimo P.N.R.R.), approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 gennaio 2021 e sottoposto alla valutazione degli organi comunitari, contiene (pagg. 59-63), una serie di proposte  di riforma dell’ordinamento giudiziario,  sul presupposto, dichiarato nel documento,  che essa “non esplica effetti solo sul profilo ordinamentale, ma produce conseguenze dirette anche sull’efficienza dell’amministrazione della giustizia”.

Nel piano si preannunciano anche misure dirette “a garantire un esercizio dell’autogoverno della magistratura libero da condizionamenti esterni e, quindi, improntato a scelte fondate solo sul buon andamento dell’amministrazione”, la principale delle quali è la  riforma del meccanismo di elezione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura e una rimodulazione dell’organizzazione interna di quell’organo.

L’impulso a tali prospettive di riforma è derivato sicuramente dalle vicende di Magistropoli  che, oltre ad avere avuto un notevole risaldo mediatico, hanno avuto una risonanza anche presso gli organismi comunitari.

Ad esse infatti si fa ampio riferimento nella relazione sullo stato di diritto 2020 della Commissione Europea, nel capitolo sulla situazione dello stato di diritto dell’Italia.  

In tale documento si legge (pag. 3): “Nel 2019 il CSM ha dovuto affrontare problemi di integrità in seguito a gravi accuse relative alla nomina di procuratori di alto livello, formulate a seguito di un'indagine penale che ha portato alle dimissioni di cinque membri del CSM19. Per sostituire alcuni di questi membri si sono tenute nuove elezioni. Sono stati avviati dieci procedimenti disciplinari e sono state adottate alcune misure precauzionali. Inoltre, l'Associazione Nazionale Magistrati ha espulso uno dei magistrati”.

Nello stesso documento si riporta un altro dato estremamente significativo per comprendere le pessime condizioni in cui versa attualmente la magistratura italiana, quello del livello della sua indipendenza certificato dal  quadro di valutazione Ue della giustizia per il 2020.

In particolare in tale resoconto si afferma che: “Il livello di indipendenza della magistratura percepito in Italia è basso. È considerato buono o molto buono soltanto dal 31 % dei cittadini e dal 36 % delle imprese, percentuali diminuite tra il 2019 e il 2020. Le ragioni principali per cui i cittadini e le imprese avvertono una mancanza di indipendenza sono le interferenze o le pressioni esercitate dal Governo, dai politici e dai rappresentanti di interessi economici o di altri interessi specifici” (si vedano i grafici 44 e 46 del succitato quadro di valutazione).

Questi dati risultano ancora più impietosi se li confronta con quelli della Polonia, paese nel quale da alcuni anni il governo locale ha adottato provvedimenti normativi diretti a limitare fortemente l’indipendenza della magistratura, tanto da meritarsi un provvedimento interdittivo da parte della Corte di Giustizia Ue.

Ebbene, stando al report sopra menzionato, il livello di percezione dell’indipendenza della magistratura è considerato buono o molto buono dal 34 % dei cittadini e dal 27 % delle imprese polacchi (i paesi con i più elevati livelli di indipendenza sono invece Austria e Finlandia).

E’ indubbio che la causa della grave compromissione dell’indipendenza della magistratura e del suo organo di autogoverno in Italia è costituita dall’influenza pervasiva delle correnti (si tratta di quelle associazioni  rappresentative di  interessi specifici secondo la terminologia del report della Commissione Europea), il cui modus operandi è stato disvelato alla pubblica opinione dalla indagine che coinvolge il dott. Luca Palamara.

Ora per riguadagnare all’organo di autogoverno della magistratura italiana un discreto livello di indipendenza occorrerebbero interventi drastici che “tagliassero le unghie alle correnti”, quali il sorteggio dei componenti togati del Csm e la rotazione degli incarichi direttivi e semidirettivi, proposti su questo blog.

Entrambe le misure, oltre a conferire alla magistratura un assetto conforme alla costituzione,  atteso che questa ha voluto un autogoverno orizzontale ed inclusivo, e, particolare non irrilevante, ad essere a costo zero,  assicurerebbero anche una maggiore efficienza al sistema giudiziario.  

In tale prospettiva in particolare la rotazione degli incarichi direttivi e semidirettivi presenterebbe i seguenti vantaggi:

-         potrebbe essere  approvata con un decreto legge, sussistendo i requisiti di urgenza per l’adozione di un provvedimento del genere;

-         avrebbe un effetto deflattivo del non indifferente contenzioso amministrativo, generato dalle numerose impugnazioni delle nomine deliberate, nell’attuale sistema, dal Csm;

-        quale meccanismo automatico di nomina dei dirigenti degli uffici sgraverebbe di una notevole mole di lavoro l’intero circuito dell’autogoverno e dei dirigenti degli uffici (deputati a redigere i pareri) , visto che la maggior parte di esso è dedicato proprio al nomine e ai loro rinnovi quadriennali. 

Nel P.N.R.R. si prevedono una serie di interventi, tra i quali “una riforma del procedimento di selezione e di conferma dei dirigenti degli uffici e delle sezioni, per consentire che gli uffici siano diretti da magistrati dotati delle capacità e delle professionalità necessarie.

Rimarrebbe quindi immutato quell’ambito di discrezionalità del Csm nelle nomine che ha permesso alle correnti di diventare centri di gestione del potere.

E le intenzioni del neo Ministro della Giustizia sono perfettamente in linea con tale impostazione, e ci sia consentito, anche con i desiderata delle correnti, dal momento che, nel suo primo discorso davanti alla Commissione giustizia della Camera il 15 marzo, nell’illustrare i progetti di riforma che intende mettere in cantiere, ha rappresentato l'esigenza "di disciplinare la procedura di conferimento degli incarichi direttivi e semi-direttivi secondo criteri di trasparenza ed efficienza".

Nell'ascoltare tale passaggio ci è tornato in mente l'ordine, vero o falso che sia, "facite ammuina" della Real marina delle due sicilie, riportato in premessa.

Al contempo ci siamo però ricordati, e questa è realtà storica, che la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel presentare il Nex Generationi, ha proclamato con enfasi che si tratta "non solo di riparare e recuperare l'esistente, ma di plasmare un modo migliore di vivere il mondo di domani"

Ebbene, se questo è l'auspicio della Presidente della Commissione Europea, non ci pare che gli interventi di carattere sostanzialmente conservativo dello status quo preannunciati dal Ministro siano idonei a realizzare un autogoverno dei magistrati, e quindi una giustizia, migliori.

E cosa penserebbero gli organismi comunitari se se ne avvedessero?

Potrebbero forse convincersi che l’Italia non merita il contributo finanziario straordinario per la giustizia?

Non abbiamo dubbi sulla risposta.


5 commenti:

francesco Grasso ha detto...

Tutti sanno ! Ma tutti chilli che stanno a poppa vanno' a..............

francesco Grasso ha detto...

Il procuratore della repubblica, di Perugia, Cantone chiede tutela al csm , per l'inchiesta su Palamara. Chiede di aprire una pratica a "tutela" sua e dei pubblici ministeri del suo ufficio, che sarebbero sotto attacco da alcuni articoli di stampa, per il buon nome della categoria. Pur prescindendo, ma non si può, dal totale mutismo della stampa, è lecito chiedersi cosa dovrebbe fare il csm nei confronti di qualche flebile voce, per il buon nome della categoria.Non sarebbe meglio pensare come poter spendere bene i 2,7 miliardi promessi dalla commissione europea? Capiamo che Ermini sostiene che l'affaire Palamara è un caso isolato, oramai ampiamente risolto. Ma a qualcuno è rimasto qualche dubbio.

bartolo ha detto...

L'ordine della Real casa delle due Sicilie (grazie per la citazione, non conoscevo l'origine del vocabolo tanto usato alle nostre latitudini) è ancora in essere ogni volta che si scioglie un consiglio comunale per mafia oppure ogni volta si commissaria un'Articolazione dello Stato (vedi in Calabria la farsa dei commissari al SSR, l'ultimo si è fatto notare solo per la vistosa sciarpa esibita nelle trasmissioni televisive). Non vogliamo che anche la Cartabia sia un'ennesima Commissaria, ma, soprattutto, non vogliamo ricordarla solo per la messa in piega.

francesco Grasso ha detto...

H 9, Palamara, convocato d'urgenza, varca la soglia del palazzo dei marescialli. All'uscita dice: mi sono state rivolte domande sulle chat e non solo, ma ho la consegna di non parlare. Mi attengo a questo impegno. La seduta è segreta. Tutto procede immodificato. Intanto Edoardo Sylos labini vuole fare un'opera teatrale sulla' affaire Palamara.

Massimo Moriconi ha detto...

... condivido , Massimo, al 100% ...mi chiedo quanto il Ministro sia consapevole ..