Pubblichiamo i commenti, alquanto critici, di due colleghi al comunicato con il quale la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati ha invitato i dirigenti degli uffici giudiziari italiani a sospendere l’attività giudiziaria urgente, a seguito dell’esclusione del comparto giustizia dalla programmazione vaccinale, non ritenendo garantite le condizioni per lo svolgimento in sicurezza delle udienze.
Se ancora avevamo qualche dubbio sull’utilità di questa
Associazione Nazionale Magistrati, il comunicato diffuso il 28.3.2021 a firma
della GEC li spazza via tutti.
Con formidabile intuito i nostri pensatori associati hanno
partorito un comunicato doppiamente inutile: in primo luogo perché, anziché
rivolgere le legittime preoccupazioni della categoria agli organismi
istituzionali concretamente in grado di incidere sulla ridefinizione delle
priorità del piano vaccinale, invita i
dirigenti degli uffici giudiziari ad
adottare non meglio specificate misure finalizzate a “rallentare
immediatamente tutte le attività dei rispettivi uffici, senza escludere, nei
casi più estremi, anche la sospensione dell’attività giudiziaria non urgente”;
in secondo luogo, perché, in assenza di normazione primaria e/o secondaria
legittimante tali iniziative, nessun dirigente giudiziario dotato di raziocinio
assumerà iniziative che vadano oltre il rabbocco dei dispenser di gel
disinfettante.
Un comunicato, altresì, strategicamente suicida dell’immagine
della categoria che, in spregio all’attuale situazione di incertezza
sull’individuazione delle categorie maggiormente esposte e sulla copertura delle
fasce più deboli, pretende attenzione,
minacciando quella che suona, in ultima analisi, presso l’opinione
pubblica, come una minaccia di interruzione di pubblico servizio.
Un comunicato elaborato senza interlocuzione con il CDC (l’organo
deliberativo dell’Anm), infelice nella forma e nella sostanza, che tradisce la
vocazione gregaria di una associazione che, senza avere il coraggio di invitare
i propri associati all’astensione, si rivolge inutilmente ai capi degli uffici,
quali interlocutori privilegiati del proprio agire, fugando definitivamente
ogni dubbio sul piano operativo su cui essa intende operare.
Il tutto mentre spesso si sgomita in anguste e sovraffollate aule di udienza, a volte senza adeguati presidi e tutele, nel tentativo di garantire dignitosamente la prosecuzione del servizio pubblico.
Natalia Ceccarelli (receduta dall’Anm nel 2020)
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Il penoso “piagnisteo” dell’ANM che incita i capi degli uffici giudiziari a rallentare fortemente l’attività giudiziaria come risposta scioccamente ritorsiva al piano vaccinale in corso; un piano vaccinale che, per il momento, a torto o a ragione, lascia fuori non solo i magistrati ma anche tante altre categorie in analoga condizione, avvocati compresi.
Il tutto senza neppure la dignità di indire uno sciopero, magari nel rispetto della legge.
Comunicato doppiamente vergognoso non solo per l’approccio castale ma anche per la volgare chiamata alle armi dei “dirigenti“ (nominati sovente come sappiamo) affinché si ingeriscano nell’attività giudiziaria del singolo giudice, limitandola, in assenza di una norma di legge che ciò consenta.
Emerge, ancora una volta, la concezione gerarchica del rapporto tra magistrati coltivata da questa Associazione, in palese contrasto con la pari dignità delle funzioni e con la soggezione del giudice solo alla legge, volute dal Costituente.
Non in mio nome!
Andrea Mirenda (receduto dall'Anm nel 2008)
2 commenti:
Ieri si leggeva sul Corriere della Sera una lettera: chiudeva con un attacco alle Carte d’Identità istituite dal fascismo e ancora identitarie del cittadino in luogo di altri strumenti identitari. Che dire allora dell’ANM, costituitasi prima del fascismo e ancora vivente nonostante l'istituzione dell'Ordine Giudiziario quale potere indipendente dell'attuale e precedente Repubblica?
Sicuramente un autogol gravissimo. Una richiesta comprensibile fatta in modo da precluderne ogni minima possibilità.
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