martedì 22 aprile 2008

L'uso politico della paura


di Lidia Ravera
(Giornalista e scrittrice)



da L’Unità del 22 aprile 2008


Un’altra ragazza vittima della violenza di un disgraziato.

Uno che voleva imporre il suo sesso, uno che voleva fare male.

Ioan Rus, detto «il fantasma» perché non si sa bene dove abitava e di che cosa viveva.

Ioan Rus, una. faccia da foto segnaletica, violenta e vagamente ebete.

Ioan Rus, con sostanziosi precedenti penali, tre volte condannato e incarcerato nel suo Paese, la Romania.

E la ragazza? Anche lei straniera, di colore, di buona famiglia, una che frequenta un master in economia, che è venuta a Roma per studiare, non per cercare di sopravvivere.

La scena: la solita stazione buia, la solita periferia occupata da poveri, senza sovrastrutture adeguate a renderla davvero abitabile, una sorta di Zeta-erre-i (zona a rischio illimitato).

Le chiacchiere del giorno dopo: le solite. La sicurezza, i rumeni, gli immigrati.

Le cifre: «Il 35% dei reati in Italia sono stati commessi da. cittadini stranieri», «nei primi mesi del 2007 sono stati arrestati 32.468 cittadini rumeni».

Moltiplicatore di chiacchiere: il ballottaggio per l’elezione del sindaco di Roma.

Alemanno usa la vicenda per attaccare Veltroni, predecessore e sponsor di Rutelli: «dobbiamo liberarci dei cretini al comando».

Rutelli replica, ricordando che Berlusconi “sanò” 141 mila rumeni.

Chi sono, allora, «i cretini al comando?».

Il centro sinistra aveva proposto un braccialetto luminoso, le ragazze lo tengono al polso e serve per chiamare soccorso.

Alemanno difende le ragazze dalla “umiliazione” di dover indossare questa manetta salvavita ed è un vero peccato, perché a me, invece, sembra una buona idea, quantomeno un’idea nella linea giusta, che è quella di difendere le donne, non di bruciare in piazza i rumeni.

I rumeni: sono la comunità straniera più numerosa, oggi, in Italia.

Sono una società nella società. La crescita numerica porta con sé una maggiore percentuale di crimini, una maggiore necessità di prevenzione.

Nella povertà, nel degrado, nell’isolamento culturale e sociale, più facilmente le personalità più fragili vengono contaminate dalla violenza.

E vero per i rumeni, per i senegalesi, per gli egiziani, per i polacchi ... è vero anche per gli italiani.

I rumeni non sono peggio degli altri: molti sono qui da tanti anni, lavorano duro, se ne hanno l’opportunità, lavorano come noi italiani non ci sogniamo più di lavorare dai tempi difficili del dopoguerra.

Le femmine allevano i nostri figli, curano i nostri vecchi, puliscono le nostre case, lavano i nostri panni, i maschi costruiscono ristrutturano dipingono le nostre case, curano i terrazzi, i giardini.

Sono gente brava e operosa, con una sapienza manuale e uno spirito di servizio ormai molto difficili da trovare fra gli italiani.

Non oso neppure pensare a che cosa sarebbero le nostre vite senza l’aiuto dei rumeni e delle rumene.

Perché dobbiamo sempre minacciarli di espulsione? Non si possono più espellere gli stranieri.

Noi abbiamo bisogno di loro e loro hanno bisogno di noi.

Il mondo ormai va così, nessuno può arroccarsi nel Paese dove è nato e chiudere le porte.

L’Italia, piaccia o no alla Lega, è, ormai, un Paese multietnico.

La brutta storia da cui prende spunto questa riflessione è una storia multietnica.

La vittima è una ragazza africana, che è venuta da noi a studiare.

Il colpevole è un uomo dell’Europa dell’est, che è venuto da noi perché a casa sua non riusciva a vivere.

Una era una brava ragazza, l’altro un mascalzone.

E mascalzoni ce ne sono parecchi.

La violenza contro le donne è in crescita esponenziale.

E’ colpa dei rumeni?

O è colpa di una subcultura diffusa che alle donne manca continuamente di rispetto.

Le continue, reiterate, ossessive esposizioni di corpi femminili a scopo commerciale.

Il mercato delle vacche che, a cadenza fissa, affiora da intercettazioni e scandali fra vip, quello scambio di favori che passa attraverso la fornitura di sesso, di carni femminili, di povertà morali e fioriture giovanili.

Le labbra, le pance, le tette che ci si parano davanti come un arredo urbano, dalle fiancate degli autobus, dai cartelloni, dalle edicole ... e, per contro, il silenzio femminile, lo scarso ascolto, la scarsa presenza di parole femminili autorevoli in televisione, in politica.

La fissazione del sesso che ha sostituito, per puro consumismo, la repressione di cinquant’anni fa, sempre senza offrire alle donne una vera dignità, una parità sostanziale, che potrebbe, forse, incominciare a disarmare tante mani protese a prendersi con la forza quello che una ragazza non vuole dare ... tutto questo non viene mai considerato.

Una studentessa si prende una coltellata nel fianco, patisce l’angoscia della violenza carnale e il dibattito, indignazione più proponimenti, verte tutto sulla necessità di cacciare i rumeni, come se bastasse per consentire alle ragazze la tranquillità di rincasare tardi, di attraversare una strada buia, di muoversi liberamente, come è suo diritto, in una città come Roma, capitale di un paese civile.

Gli italiani hanno paura, si sentono minacciati dalle povertà con cui un’immigrazione sempre più massiccia ci impone di convivere.

La paura viene strumentalizzata da chi vuole una società arroccata in difesa, armata, orientata al rifiuto dell’altro, intollerante e non solidale.

Io credo che la paura vada rispettata: spesso sono i più socialmente deboli fra gli italiani, quelli che ne soffrono.

Mi piacerebbe però che la paura. diventasse il carburante per mettere in moto la macchina del welfare, delle infrastrutture, a sostegno di chi vuole una società più giusta, dove, magari chiedendo ai più ricchi e ai più forti di rinunciare a qualcosa, i più deboli fra gli italiani e i migranti, venissero aiutati a trovare un posto sicuro per vivere.


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Sullo stesso tema di questo articolo, segnaliamo i seguenti altri articoli pubblicati nei mesi scorsi su questo blog:

“Rumeni, giustizia e demagogia”

“Democrazia e principi. Il pericolo delle culture eudemoniste”

“La giustizia tradita e strumentalizzata dal potere”


28 commenti:

Anonimo ha detto...

Che dire, poi, di una candidata a guidare l'Italia che un giorno si e l'altro pure non ha perso occasione di parlare volgarmente, a suo modo, a favore delle donne!
bartolo

Anonimo ha detto...

Colgo l'occasione, per far conoscere l'appello che ha diffuso oggi,l'Arcidonna di Palermo:

"Appello per l'approvazione della legge contro la violenza sulle donne"
In questi giorni sul tema della violenza sulle donne, e più in generale sul tema della sicurezza, si sono riaccesi i riflettori dei media. A scaturire questo ritorno d'interesse alcuni fatti di cronaca che hanno superato quel muro di silenzio che solitamente accompagna la quotidiana mattanza delle violenze di genere. Così, come avviene quando problematiche fondamentali della vita sociale vengono gettate nell'arena politica più per alimentare sterili dibattiti che per spingere ad efficaci azioni, si smarrisce facilmente il nocciolo della questione e ci si perde in inutili polemiche. Si parla ora di istituire ronde di quartiere, un palliativo mediatico per confortare un'opinione pubblica spaventata e inorridita, ma che non risolverebbe né il problema della sicurezza, né quello della violenza sulle donne. E questo per tutta una serie di ragioni che sarebbero di pubblico dominio se solo politica, media e istituzioni avessero prestato orecchio alle tante associazioni che meritoriamente lavorano sul territorio per arginare il fenomeno.
Una ragione su tutte: le ronde non servirebbero perché lavorano in strada e non reprimerebbero le violenze domestiche, che, dati Istat alla mano, rappresentano la stragrande maggioranza dei delitti contro le donne. La violenza sulle donne è innanzitutto un problema culturale del nostro tessuto sociale, un problema che riguarda anche le fasce della popolazione più agiate e istruite. A ciò fa da contraltare una preoccupante carenza legislativa.

Le leggi italiane, infatti, sono insufficienti a garantire la punibilità del reato e la certezza della pena. Non è un caso che il 90 per cento delle donne vittime di violenze non denunci il reato e che chi denuncia non riesca spesso a far arrestare il proprio aguzzino.

E' necessario, pertanto, che le istituzioni intervengano con serietà attraverso una legge sistemica che agisca al contempo sulla prevenzione e sulla certezza della pena, appoggiandosi alla rete dei centri antiviolenza e alle associazioni che da anni operano quotidianamente sul territorio.

Una normativa del genere è già stata scritta. S'intitola "Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell'ambito della famiglia, per l'orientamento sessuale, l'identità di genere e ogni altra causa di discriminazione". Si tratta di un disegno di legge che affronta in maniera organica e integrata la materia e che è stato frutto di un approccio multidimensionale al quale hanno dato il loro contributo le associazioni di donne impegnate contro ogni forma di violenza di genere.

E' un testo redatto con quelle competenze e quelle risorse umane che la politica italiana si ostina a non ascoltare. Un testo che sortirebbe sicuramente molti più effetti benefici di quanto farebbe l'istituzione delle ronde. Noi di Arcidonna ne siamo convinte e per questo lanciamo un appello affinché il primo atto del nuovo Parlamento sia di trasformare finalmente questa proposta normativa in legge.
Occorre fermare la mattanza, al più presto.

Per aderirvi basta mandare una mail a arcidonna@arcidonna.it"

un saluto

Lia Gambino

Anonimo ha detto...

e poi ci si chiede perchè la sinistra arcobaleno sia scomparsa...

Trovo l'articolo demagogico e surreale.
Cosa ci vuol raccontare la "giornalista"? Qual è l'informazione che vuole trasmettere?
la soluzione al problema "sicurezza" della "femmina" starebbe nel braccialetto?
E noi maschietti che ci mettiamo?

o forse ella ci voleva dire altro?
perchè se così è, non ci è per niente riuscita (almeno per un "subculturato" come il sottoscritto)

o forse va letto nel contesto (il giornale) su cui è stato pubblicato?


Ringrazio sin d'ora chi voglia "aiutarmi" a "leggere" (ci vorrà tanta pazienza, vi avviso, però forse magari chissà...).

Onelio P.

Alberto ha detto...

E' vero, non e' intelligente e sensato ricondurre l'intero tema della violenza sessuale al luogo comune italiano=vittima straniero= carnefice. Nel caso di Roma, tra l'altro, la vittima e' una ragazza che molti definirebbero "extracomunitaria", una che sicuramente non verrebbe mai eletta "Miss Padania".Inviterei la gente a pensare con la propria testa e a non lasciarsi abbindolare da chi, io penso, agita certi temi perche in fondo vuole il consenso per arrivare al potere, nelle stanze dei ministeri.

Frank De Bour ha detto...

La sinistra è scomparsa dal parlamento perchè ha pagato gli errori commessi nel precedente governo.
L'articolo non è demagogico, a mio parere.
Semplicemente mio caro Onelio, bisogna capire che l'Italia è diventatata multietnica perchè ci sono centinaia di immigrati regolari, di studenti che vivono da noi. Lo dimostra quanto accaduto di recente. E per risolvere il problema della violenza sulle donne non basta mandare al rogo tutti i rumeni che vivono in Italia. La criminalità non si combatte cavalcando l'onda dello sdegno delle persone. L'idea del braccialetto non mi piace, ma almeno è qualcosa che va in quella direzione. Se mandi via tutti i rumeni, gli zingari, gli albanesi, i marocchini, senegalesi e tutti gli immigrati irregolari, si risolve il problema della violenza in Italia?

Anonimo ha detto...

Non si risolve il problema, ma lo si attenua, e molto, MOLTISSIMO, anche !

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con l'impostazione della Ravera.
Allo stesso tempo, mi sembra di avere capito che vi sono state anche ragioni di "convenienza ordinamentale" che hanno indotto la criminalità rumena a spostarsi in Italia. Se così fosse, credo che sia corretto non sottovalutare tale aspetto ed adottare misure su tale piano.

Anonimo ha detto...

Il dibattito attuale sulla violenza, secondo me, parte da presupposti del tutto sbagliati. Non si tratta affatto di un problema di sicurezza.
La violenza (fisica o psicologica) sulle donne, nasce da una relazione uomo-donna basata sul potere e su un agire strumentale. Richiamo lo splendido articolo di Marco Deriu pubblicato su questo blog qualche giorno fa, che diceva che “la struttura dell’azione strumentale è tipica dei rapporti tra persona e cosa”. Secondo me, nel nostro paese cosiddetto avanzato, è ancora questa la struttura delle relazioni tra i sessi. La donna è vista come uno strumento per la soddisfazione del piacere, per la riproduzione, per la cura della casa e della famiglia.

Tuttora nella maggior parte dei luoghi di lavoro e delle famiglie, le dinamiche sono queste. C’è ancora una difficoltà enorme da parte del mondo maschile ad abbandonare il puro esercizio di potere (pur ovattato e ripulito, se non altro per non venir meno alle regole del politicamente corretto) e costruire relazioni “orizzontali”. Mi viene in mente Gherardo Colombo quando parla di società verticale e società orizzontale. Le relazioni orizzontali sono basate sul riconoscimento dell’altro come valore in sé e non come strumento per la realizzazione dei propri fini.

Le religioni e le culture in tutto il mondo, si affannano in ogni modo a privare la donna di ogni diritto e dignità. Ci sono alcuni libri sacri che dicono che la donna è una creatura del demonio, altri che è uguale all’uomo davanti a Dio ma non davanti alla legge. Altre culture provvedono saggiamente a privare la donna di ogni possibilità di piacere sessuale. In Italia la Chiesa porta avanti sempre di più una visione della donna come organo riproduttivo, visione che manca totalmente di rispetto e disconosce completamente il valore e la dignità della persona.
Insomma, sarebbe interessante capire perché le società hanno bisogno di ridurre metà della popolazione allo stato di oggetto.

Se questi sono i presupposti culturali, la violenza è solo uno degli aspetti della questione, forse il culmine. Ma non dovrebbe stupirci più di tanto.
Naturalmente il problema non è solo degli uomini, ma anche delle donne, quando si adeguano alla cultura dominante, anzi cercano utilizzare a loro vantaggio il rapporto strumentale che viene loro imposto, quando a loro volta privilegiano l’agire strumentale anziché coltivare le relazioni con le persone, quando abdicano e rinunciano ai loro diritti e alla loro dignità, quando invece di farsi portatrici della loro sensibilità, della loro esperienza, si appiattiscono su modelli maschili, impoverendosi e impoverendo la società e le relazioni. O meglio si appiattiscono sul modello sociale dominante che sicuramente è sessista e riconosce al maschio un ruolo sociale predominante, per cui per ascendere a ruoli sociali di prestigio devono comportarsi come gli uomini.

L'evoluzione verso un modello sociale non sessista implica quindi un forte impegno politico delle donne per il cambiamento sociale, sia nella famiglia (che è il primo luogo dove si determinano relazioni strumentali e di tipo verticale) che nei luoghi dove oggi (più di ieri) si svolge la loro personalità.

Anonimo ha detto...

Ho trovato rivoltante l'uso che si è fatto di queste notizie. Un attacco agli stranieri (che per carità non sono tutti angeli) in nome della sicurezza delle donne... Più del 62% delle di loro infatti viene maltrattata dal partner o comunque da una persona conosciuta e la percentuale cresce al 69,7% nei casi di stupro.Uno degli striscioni esposti durante la manifestazione contro la violenza avvenuta di genere a Roma a fine novembre '07 era: "L'assassino non bussa, ha le chiavi di casa".
Statisticamente le donne dovrebbero aver più paura di stare in casa che di uscire e rischiano di più vicino a chi amano (e dice di amarle) piuttosto che a perfetti sconosciuti rumeni o altro.
Si farà una legge più dura contro gli immigrati, può starci, ma non certo in nome delle donne!!! Non venite a raccontarci favole.
I nostri problemi sono altrove, per esempio, vogliamo risolvere la questione per cui se io denuncio il mio compagno per maltrattamenti a finire in comunità protetta (strappata a casa, famiglia, lavoro etc.) sono io? Mi spiegate perchè dopo la denuncia sono io a dover stare rinchiusa mentre l'aguzzino resta libero?
AnnaLisa

Anonimo ha detto...

Fuori tema, ma non tanto, la lettera.
Gentile De Luca,
il Governo Prodi, nell'esalare l'ultimo respiro, ha decapitato il Consiglio Comunale di Gioia Tauro: infiltrazioni mafiose! Se hanno operato in termini di esempio per il futuro, l'iniziativa avrà tragiche conseguenze. In ordine capitoleranno: 1) il Consiglio Regionale della Calabria che conta circa 7 (sette) indagati per il reato di cui all'art. 416 bis c.p. più una trentina per i reati più disparati; 2) il Consiglio Regionale della Campania, i cui componenti, tra arrestati e indagati, si contendono il primato con quello calabrese; 3) quello della Basilicata, che incastonata tra la Calabria e la Campania non poteva essere meno mafiosa; 4) il Parlamento appena autoelettosi, essendo composto da circa 70 membri tra indagati e condannati per vari reati tra cui il 416 bis!
Con la solita, stima, bartolo iamonte.

Anonimo ha detto...

Grazie a Lidia Ravera per esistere, e mi scuso se il mio sembra un post scontato.
Questo tipo di coscienze sono necessarie al nostro paese.
Mirella ha 32 anni anche se ne dimostra, purtroppo, molti di più.
Mirella ha le chiavi del mio Studio legale, nel quale sono custoditi documenti preziosi, e qualche volta anche valori.
Mirella ha le chiavi ed entra ed esce sempre quando io non ci sono, perchè Mirella è la Signora che fa le pulizie presso il mio Studio legale, e dunque è costretta a farle di sabato o di domenica per non intralciare il lavoro.
Mirella è rumena.
Ha una figlia di 15 anni, ed un marito che lavora come muratore in una Ditta italiana.
Un giorno mi ha chiesto consiglio, e naturalmente l'ho invitata a venire negli orari in cui lavoriamo invece che di sabato come al solito, insomma le ho dato appuntamento come si fa con tutti i clienti, anche se ovviamente (perdonate la precisazione ma non per tutti i possibili lettori sarebbe scontata) non le ho chiesto un soldo.
Il marito di Mirella è rumeno, ha un regolare permesso di soggiorno (proprio come sua figlia) ed il suo datore di lavoro non lo ha messo in regola, non gli paga i contributi, tanto è vero che il permesso di soggiorno è motivato dal fatto che nella loro famiglia è sua moglie Mirella ad avere un regolare impiego di modo che ha diritto di avere qui i proprio familiari.
La figlia di Mirella studia con profitto in una scuola italiana, e da grande vorrebbe fare la giornalista.
Premesso tutto ciò, ecco alcune domande :
--sei rumeni sono tutti delinquenti come mai Mirella pure avendo chiavi del mio Studio non ha mai sottratto nulla?
--se tutte le rumene battono la strada, come mai la figlia di Mirella preferisce andare a scuola?
--se tutti i rumeni sono gentaglia, sapete dirmi tra il marito di Mirella ed il suo datore di lavoro chi è il "rumeno"?
So che sono domande scontate.
Ma in alcuni periodi storici vale la pena ripetersi anche ciò che per noi è evidente, visto che per altri potrebbe non esserlo.
Altrimenti faremo dei rumeni le vittime di quello stesso pregiudizio per il quale, negli USA, ad inizio secolo gli italiani erano tutti mafiosi.
Mentre al contrario, come tutti sappiamo, ci sono italiani seri, coraggiosi, determinati, onesti e capaci, geniali e rispettosi, che all'estero hanno dato lustro alle qualità del nostro Popolo ben più di certi omuncoli che ci governano qui da noi.
Un caro saluto

Andrea Falcetta

Anonimo ha detto...

Post scriptum

Dimenticavo nel post precedente di sottolineare che mi capita spesso di chiedere ai Giudici, sia del civile che del penale, l'emanazione di un decreto di protezione finalizzato ad allontanare da casa un marito che esercita verso moglie e figli violenza sia fisica che psicologica.
Questi decreti mi vengono concessi, evidentemente ravvisandone i gravissimi presupposti.
Si tratta di mariti italiani.

Andrea Falcetta

Anonimo ha detto...

Bella ,triste e vera la testimonianza del dr.Falcetta. Mi ri- tornano in mente, i tantissimi espisodi di strumentalizzazione della violenza di genere per invocare leggi razziste.
Per non parlare poi, dei giornali che sbattono in prima pagina il violentatore straniero, e fingono di non sapere che la violenza sulle donne e il femminicidio,è il prodotto come giustamente scrive Annalisa, di una/delle società patriarcale/i basata sulla discriminazione sessuale.Italia compresa.E gli italiani,primi, nel turismo sessuale ...

Un saluto

Lia Gambino

"Uguale per tutti" ha detto...

Con riferimento alle statistiche delle violenze sulle donne, dei reati in genere commessi da stranieri e della percentuale di immigrati presenti in Italia, ci permettiamo di citare qui l'articolo “La democrazia può averla solo un popolo informato e consapevole”, pubblicato qui il 3 novembre scorso.

La Redazione

Cinzia ha detto...

Già, la subcultura maschile appartiene a tutti i popoli e ognuno ne fa sfoggio a proprio modo. Così i nostri bravi maschi italiani, forse snobbati dalle proprie connazionali che li vorrebbero tutti belli e fighi come in televisione, si procurano un biglietto aereo e legalmente e allegramente vanno a praticare turismo sessuale all'estero, ma anche meglio, spesso cercano e trovano una moglie-schiava, bella e giovane da portarsi a casa ed esibire come trofeo di conquista. Triste ma...tutto molto perbene.
I maschi slavi, cultura anch'essa machista, dedita all'alcool (un vero e proprio flagello sociale!), vengono probabilmente sempre più spesso abbandonati dalle proprie mogli, le quali preferiscono rifiugiarsi a lavorare qui con i propri figli piuttosto che continuare a mantenere un uomo violento, alcolizzato e nulla facente.
Inoltre possiamo contare anche sulla certezza che l'italia si sia coltivata nel mondo giusta fama di paese in cui la giustizia ha qualche problema ...la giustizia?!
Si dice che la giustizia sia uguale per tutti, l'ingiustizia di certo lo è.
Per le donne l'ingiustizia è legge planetaria, valica tutti i confini culturali e sociali, e non è una gran bella cosa di cui andare fieri!
Non so dire se esse siano più o meno razziste degli uomini, ma di certo, se non sono sprovvedute, sanno che colui da cui devono guardarsi bene può essere di qualsiasi colore, nazionalità e ceto sociale, ma di certo è un uomo.
Sanno anche che, per fortuna, gli uomini non sono tutti uguali, ma forse ci piacerebbe che si impegnassero con maggiore ed incisiva coscienza nel difendere la propria dignità di genere.

Anonimo ha detto...

Cara Cinzia, tu che sei donna sai benissimo che il peggior nemico della donna non è l'uomo ... ma l'altra donna !

Prova ne è il fatto che in una nazione dove le donne sono assai più "libere" che da noi, gli U.S.A., la stessa Clinton dovrà combattere non poco per essere eletta, sempre che lo sia.

La cultura non cambia la natura.

La reprime, forse, ma non la cambia.

E le donne votano gli uomini, che ti piaccia o no.

Anonimo ha detto...

x Alberto:

Sono d'acordo, ognuno cerchi nel limite del possibile e del consetitoCI, di ragionare con la propria testa. Credo però, e spero, lo stesso ragionamento valga per chi tali argomenti li agita in senso opposto.
Non mi pare proprio che siano solo i leghisti ad avere i paraocchi...

x Frank De Bour:

se sei convinto che la sx arcobaleno sia scomparsa per quella ragione... ti lascio alla tua idea
(a me sembra un'analisi superficiale, ma ...)

ti ringrazio di avermi fatto notare che siamo una "società" multietnica e per questo immagino volessi dire 3milioni e non centinaia... (e sono solo quelli regolari... )

ho forse detto che vanno messi al rogo romeni, albanesi, marocchini etc? o che vanno cacciati?
dove l'hai letto?

L'idea del braccialetto per me è aberrante, ma se a te sembra andare "in quella direzione" (quale?) potrai regarlo alle donne che ti circondano. Poi fammi sapere...
Tieni presente anche il salvavita beghelli... c'è il rischio che trovandosi con lo stesso regalo si risentano.

"La criminalità non si combatte cavalcando l'onda dello sdegno delle persone."
Forse hai ragione... o forse no!
Hai ragione per come si sta facendo... (sia da una parte sia dall'altra eh!)
ma se lo sdegno delle persone portasse più sicurezza e pene certe? (giusto per fare 2 esempi...)

Consiglio di rileggere, ai distratti..., quanto riportato da Lia Gambino (anche se non conosco il disegno di legge a cui fa riferimento l'appello di Arcidonna). Il testo del comunicato è chiaro.

Altresì l'apprezzato, da parte mia, contributo di annalisa che condivido quasi completamente. Contributo che preferisco di gran lunga all'articolo che "stiamo" commentando. Un articolo "svolto" come un bimbo delle elementari "svoglierebbe" il suo tema (avrei voluto dire altro sull'articolo ma mi sono stufato. Di certo l'articolo non mi ha arricchito, anzi...).

Al contrario AnnaLisa (stessa persona?), non mi trova d'accordo nell'ipotesi di una maggior severità nei confronti degli immigrati.
Per me la legge DEVE essere uguale per tutti, e noi uguali davanti ad essa. Il problema sta nel dietro...

Il commento irrispettoso, un pò come la redazione, faccio finta di non averlo visto.

Onelio P.

ps
mi chiedo che sarà passato per la testa di alcuni al commento di Paolo Emilio...
vabbè a mangiare pasta e fagioli con lui ci andrò solo... hehehe
e finchè non sono arance va bene...

pps chissà che direbbe Gianni, "sposato" con una romena, con attività in Italia e in Romania,
che ha dipendenti italiani e romeni. Ma basta l'"idea" di una badante o di un imbianchino che lavora in nero per "sapere" no?

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Onelio.

Il commento scortese ci era "sfuggito" davvero.

A seguito della Sua opportuna segnalazione, lo abbiamo eliminato.

Ci scusiamo con tutti per la disattenzione da parte nostra.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Gentile Redazione,
Voi vi scusate per la svista, io per il commento scortese se ho urtato la sensibilità di Onelio P. Lo voglio tranquillizzare, comunque, che è scaturito dopo aver letto alcuni commenti sul blog di Grillo; e, collegatomi sul vostro mi è sembrato che quello di Onelio P. fosse dello stesso tenore in termini di scortesia nei confronti dell'autore dell'articolo. Adesso dopo attenta lettura e chiarificazione dello stesso Onelio, comprendo di avere esagerato.
Grazie e Cari Saluti a tutti.

Anonimo ha detto...

x Cinzia e x la cronaca

esiste anche un turismo sessuale al femminile (italiano soprattutto), se ne parla poco...
L'uomo vanta, la donna tace...

non sono sicuro il nemico delle donne sia l'uomo... ma è una mia personale idea che non è il caso di approfondire. Mentre alcune donne ne sono sicure...

Ma che ti abbiamo fatto? :D
(domanda retorica s'intende)

Onelio P.

ps l'essere umano è, prima di tutto, animale. Questo da qualche annetto... giusto 2000anni fa una mela, e ogni religione ha le sue...
ci vorrà del tempo per la 4 categoria (a meno che non arrivi prima il "caos").

Anonimo ha detto...

Per Onelio P.

Gentile Onelio,

mi permetta di rivolgerLe due domande.

La prima ha a che fare con la corretteza logica dell'argomentare (e, se vuole, anche con la cortesia; ma quest'ultima è un optional).

Se Lei si lamentasse che c'è una brutta recudescenda di furti d'auto, troverebbe sensato che io, contestando il Suo assunto, Le chiedessi: "Onelio, ma quale macchinuccia Le hanno rubato?". Mi permetta di sottolineare quanto sia davvero insensato e - nella mia logica - anche molto volgare il Suo "Ma che ti abbiamo fatto? :D
(domanda retorica s'intende)".


La seconda ha a che fare con i fatti. Per favore, me lo racconta un caso - me ne basta uno solo - in cui una donna, a un uomo che gli diceva di non volere fare sesso con lei, lo ha ammazzato e tagliato a pezzi. O un caso nel quale più donne si sono riunite, hanno afferato un uomo, se lo sono portato in macchina e lo hanno violentato per due giorni, infilandolo poi morto dentro un portabagagli?

O un altro caso qualunque simile a quello di Desiree Piovanelli (di cui può leggere a questo link).

Vede, gentile Onelio, è pacifico che c'è anche un turismo sessuale delle donne. Ma ha una decisiva differenza con quello degli uomini: non è violento e non è illegale. Le donne vanno lontano a "fare sesso", perchè ciò che vanno a fare altrove qui sarebbe giudicato "male" nel contesto sociale in cui vivono. Gli uomoni vanno lontano a "fare sesso", perchè ciò che vanno a fare altrove qui è reato. Ciò che le donne vanno a fare altrove gli uomini lo fanno già qui liberamente e se la vantano con gli amici.

Il FATTO incontrovertibile è che i maschi fanno violenza fisica alle donne. Le ragioni le possiamo discutere e ognuno può dare le spiegazioni che trova più opportune. Il FATTO resta.

Discuterne le ragioni è del tutto sensato.

Negare il fatto è una delle tante conseguenze dannose dell'idealismo (inteso non come nobile sentimento della idealità, ma come corrente filosofica che si oppone al realismo)delle quali la nostra società muore.

Ormai tutti si nutrono così tanto esclusivamente di ciò che pensano da non accorgersi che finiscono con il pensare "a vuoto", perchè "fuori" dalla realtà.

Un caro saluto.

Felice Lima

P.S. - Questo commento è "duro" e me ne dispiace. E' in tono con il Suo, che era irridente e lo era su un tema che brucia. Alle donne e a quelli che amano il prossimo.

Anonimo ha detto...

Partecipare a un "dibattito" ove la volontà di dialogare pone al centro problematiche come la soggettività, la relazione tra i sessi, la città a misura d'uomo e di donna, la violenza di genere, ecc... dovrebbe essere il presupposto da cui partire. Notare viceversa, un uso quasi "teologico" della parola e quindi della comunicazione, com-porta per me una vera difficoltà. Uso il termine teleologico,visto che in alcuni commentatori ( per fortuna pochi) uomini,ravviso una modalità espressiva appropriata esclusivamente al proprio Io genealogico e molto spesso misogino.Il che ha come conseguenza principale l'abbandono da parte di questi signori, del senso di equità e dei criteri di obiettività. Non si spiega altrimenti, domande arroganti come quelli che signor Odilio,rivolge a Cinzia "ma che ti abbiamo fatto?" o retoriche, come quella formulata dal signor Paolo Emiliano: " cosa c'entra tutto questo con la giustizia...". Vi ri-trovo quella volontà superficiale (della quale ho già scritto precedentemente)i cui effetti sono deleteri per coloro che hanno viceversa, una (umile) voglia di comunicare, capire, e (vivaddio) di mettersi in discussione.
Certe problematiche a sentir lorsignori,non una discussione, uno sguardo più approfondito. Anzi. Bisogna liberarsene al più presto, liquidandole,abbassandone il profilo .Cosa che ad onor del vero gli riesce molto bene. E' curioso come per certe tematiche non sussista una generalizzazione e catalogazione "destra" "sinistra" (vedi lotta alla mafia) per altre, anzi, l'altra" per antonomasia, la differenza di genere",invece di entrare nel merito come dscrivevo su,si cerca di impoverire il dibattito come se la cosa riguardasse solo un numero ristretto di commentatori/trici. "Tirrem innanz" perché (a detta di loro)non qualificano la natura del blog.Amen.
Ravviso nelle loro parole, una mancanza di rispetto e l'assenza di una reciprocità basata sul disconoscimento di un'autorevolezza del femminile(dipenderà dal fatto che per il signor Paolo E. non siamo abbastanza "famose",H.Arendt compresa).Ai signori in questione non viene in mente che forse, ri-pensare pratiche, linguaggi, valori dell'organizzazione sociale,significa aprirsi a nuovi rapporti, identità e a un nuovo senso della giustizia di cui tutti/tte ci fregiamo di volere trovare.E non c'è aspetto della nostra vita e della società che non passi per una nuova presenza delle donne e del riconoscimento della differenza e libertà di genere.
Ciò vale anche per il diritto.Quest'ultimo è (meglio dovrebbe essere)in primo luogo,tutela della (qualità) della vita,salvaguardia dell'interiorità di ciscuno/na.L'affermazione di una giurisdizione più giusta si concretizza nel momento in cui si riconoscano e si rispettino le differenze reali.Il compito dei giudici(civili, penali) sarà allora quello di vegliare affinché,esso,sia rispettato. Il diritto dovrebbe essere uno strumento dialettico in quanto accordandosi alla realtà della/le persona/ne rileva un aspetto soggettivo oltre che oggettivo. Strumento che definisce l'opposizione tra legge e volontà soggettiva delineandone i limiti e regolandoli:violenza sessuale, maltrattamenti sui bambini,rispetto della libertà,riconoscimento della differenza di genere, ecc.
Se riduciamo le soggettività semplicisticamente al soddisfacimento di bisogni(che ovviamente, come bisogni naturali uguali per tutti/tte, devono trovare soddisfacimento)o come possessori di beni,non avremmo fatto altro che perpetuare un'ingiustizia che basa la sua ragion d'essere nel disconoscimento delle differenti identità : vera negazione della democrazia e delle leggi che produce. Con buona pace di tutte battaglie contro coloro che usano la politica come esercizio di poteri(forti e non).

Un saluto

Lia Gambino

Anonimo ha detto...

Per Felice Lima:
Grazie!

Anonimo ha detto...

Gentile Felice Lima,

mi permetto di NON rispondere alle sue domande, perché dal mio punto di vista, scaturiscono da un'interpretazione errata al mio post, che rispondeva esclusivamente al contributo di Cinzia mentre lei lo disinserisce da tale contesto.

Cercherò di illustrarle le “mie” ragioni

Cinzia scrive:
Così i nostri bravi maschi italiani, forse snobbati dalle proprie connazionali che li vorrebbero tutti belli e fighi come in televisione, si procurano un biglietto aereo e legalmente e allegramente vanno a praticare turismo sessuale all'estero, ma anche meglio, spesso cercano e trovano una moglie-schiava, bella e giovane da portarsi a casa ed esibire come trofeo di conquista. Triste ma...tutto molto perbene.

In questo paragrafo non ho ravvisato nell'uso di “turismo sessuale” il significato “turismo sessuale = violenza”. Dalla mia interpretazione, Cinzia si riferiva ad altro... ad un turismo sessuale “per bene” (per cercare moglie giovane e bella, da esibire etc etc).
Se poi vogliamo considerare il turismo sessuale, nell'interezza del suo significato, nei suoi estremi, possiamo prendere in considerazione anche la violenza, la violenza nella violazione di diritti dei minori, le violenze sulle persone, il mercenarismo e tante altre nefandezze.
Ma non ho ravvisato questo senso nelle parole di Cinzia.

Non so dire se esse siano più o meno razziste degli uomini, ma di certo, se non sono sprovvedute, sanno che colui da cui devono guardarsi bene può essere di qualsiasi colore, nazionalità e ceto sociale, ma di certo è un uomo.

Qui forse, un “contenzioso” ci può stare, ma è sempre soggetto a interpretazione.
La donna deve “guardarsi bene” dall'uomo, ok. Nel senso di violenza fisica? O nel senso di “bastardaggine” sentimentale ? (perché quest'ultima è la mia lettura al contributo di Cinzia)
Per questo la mia battuta, figlia di determinati racconti da persone a me vicine, ma anche per stemperare...
Se così come lei, Cinzia e altri l'avessero diversamente interpretata chiedo scusa.
Non sono (almeno spero) persona così crudele.
Pertanto sono a chiedere a Cinzia di intervenire sul mio post, come cortesia personale.

Chiede di citarle un caso di violenza INAUDITA (a parte che non capisco il senso di tale richiesta) a ruoli invertiti. Esistono pochi casi, documentati ma anche ragionevolmente ascrivibili, di violenza attuata da donne nei confronti di uomini (non apro il capitolo perché sarebbe fuorviante nonché lunghissimo e poco attinente) se parliamo di sola violenza sessuale.

Non nego il FATTO, dove lo negherei?.
Il fatto che la violenza sia tipicamente maschile, che i soprusi siano tipicamente maschili non ci piove. Le ragioni in piccolissima parte nel mio post scriptum riportate, non vogliono essere giustificative del fenomeno, ma credo contribuiscano a comprenderlo. Comprendere è il primo passo per migliorare (almeno credo). Limitarsi a dire che il maschio è il demone è riduttivo, e questo non significa non lo sia affatto... ma questo le è chiaro.

Lei dice:
Ormai tutti si nutrono così tanto esclusivamente di ciò che pensano da non accorgersi che finiscono con il pensare "a vuoto", perchè "fuori" dalla realtà.

Quanto è vera questa frase!
Si potrebbe aggiungere anche... pensare con la testa degli altri

Cinzia scrive:
Sanno anche che, per fortuna, gli uomini non sono tutti uguali, ma forse ci piacerebbe che si impegnassero con maggiore ed incisiva coscienza nel difendere la propria dignità di genere.

Rilegga a questo proposito, se lo riterrà opportuno, il contributo di annalisa, a me è piaciuto. :-)

Un saluto a tutti
Onelio P.

ps x Felice Lima
non si dispiaccia per il tono duro... a volte è un “male” necessario :-)

pps una "palpata" alle terga, una lingua in bocca rubato ad un casto saluto.. è violenza?
(lingua in bocca immagino vi sia volgare... ma dire bacio rubato sarebbe "giocare" con le parole)

ppps
da oggi mi rivolgerò a tutti con la forma di “cortesia”, per varie ragioni. Forma eh? non aspettatevi miracoli...
Chi preferirà uno scambio più diretto con il “TU” dal sottoscritto lo dica.
In ogni caso non userò orpelli letterari...

Anonimo ha detto...

Fortuna Odillio e Paolo Emiliano non esistono...
a leggere il commento della signora Lia Gambino mi ero quasi spaventato.
Beata Lei Signora che riesce a mettersi in discussione, beata Lei che è certa di questo...

Onelio P.

ps cmq mi rendo sempre più conto di non essere l'unico a non saper leggere

Anonimo ha detto...

Alla gentile Lia Gambino vorrei dire che è senz'altro colpa della mia ignoranza, ma di quello che ha detto nel suo ultimo post ... non ho capito niente, se non che Odilio (alias Onelio) è "arrogante" e io sono "retorico".

Spiacerebbe solo per la mia prima e unica moglie, da quindici anni in compagnia di un insopportabile uomo "retorico" ma, a quanto pare, lei non s'è ancora stancata !

Cordiali saluti.

Cinzia ha detto...

Mi fa piacere aver scatenato una tale discussione, anche se non era mia intenzione.
E' vero che da qualche anno anche le donne fanno turismo sessuale, ma qui il discorso è lungo.
A parte il fatto che sono in tutto d'accordo con le argomentazioni del dott. Lima, voglio aggiungere una piccola e scabrosa idea. Le donne probabilmente cercano un sogno di riscatto da un ruolo che le vede e le ha sempre viste come mogli e madri perbene lontane ed avulse dall'attrazione sessuale pura e semplice, non necessariamente coniugata con l'amore. Quest'ultima è riconosciuta come diritto morale, nella nostra società, a solo uso e consumo degli uomini. I quali ne fanno sfoggio, ne traggono spesso anche profitto, ma di sicuro non percepiscono nessun discapito. Vorrei aggiungere anche che ad una certa età non rientriamo più nelle attrattive di nessuno ed è pratica di molti uomini scegliersi una compagna più giovane... siamo (siete!) ancora animali? Probabilmente si, ma non abbastanza da poterci giustificare in modo così semplicistico.
Converrete con me che per una donna schiacciata tra il perbenismo cattolico e la cruda realtà istintuale, c'è ben poco da stare allegre.
Voglio rassicurare Onelio,
non sono poi così femminista come sembro e neanche arrabbiata con il genere maschile.
In linea di massima posso essere d'accordo sull'idea che spesso le donne sono nemiche di se stesse, ma il tutto in un contesto sociale ben stabilito, consolidato e certo di taglio maschile (non ce n'è altri in giro... o lei ne conosce?)
Cosa mi hanno fatto gli uomini?
Né più e né meno di ciò che hanno fatto a buona parte delle donne e se avessi basato il mio giudizio sulle prime esperienze (tra gli 8 e i 12 anni avevo anch'io, come tante, lo "zio" che non perdeva occasione per rimanere solo con me e mettermi le mani addosso!) mi sarebbe andata molto peggio di così.
Quando si è donne s'impara da piccole a guardarsi le spalle e a distinguere tra piccoli e grandi soprusi per sopravvivere alle regole degli uomini.
Aggiungo che sono in tutto e per tutto d'accordo con Elisa e trovo il suo intervento bello e ben argomentato. Voglio ripetere però che ci piacerebbe, e so che posso parlare in nome di tutte, che gli uomini si schierassero in maniera più decisa non tanto contro la violenza sessuale o al fianco delle donne che la subiscono, quanto contro la cultura maschile che schiaccia anche loro stessi. Capisco l'imbarazzo intellettuale che fa reagire pensando di non esserne parte, ma non ne siate troppo sicuri... ognuno di noi ne è permeato, perché è con i miti, riferimenti e simboli di questa che siamo cresciuti. Sarebbe lungo e duro il cammino se volessimo davvero smontarla questa cultura per costruirne una nuova, non sessista, come giustamente dice Elisa.
Un cammino che gli uomini, dal canto loro, confrontandosi e combattendo insieme, non hanno mai intrapreso.
Non è facile rinunciare ai privilegi, e non è dai privilegiati che nascono le rivoluzioni, tanto meno quelle culturali. Ma per quanto il ruolo del femminismo sia stato determinante per alcuni importantissimi cambiamenti sociali, è sempre rimasta una rivoluzione menomata, perchè l'uomo non vi ha partecipato in maniera attiva, se non appoggiando le istanze femminili.
Non so se sia ancora possibile cambiare profondamente la nostra storia, ma mi piace pensare che per certe cose non sia mai troppo tardi!
Spero di aver chiarito il mio pensiero senza aver disturbato la suscettibilità di alcuno.

Un saluto affettuoso a tutti,
soprattutto agli uomini, che infondo poi
sono figli delle donne, con tutte le conseguenze che ne derivano!!!

Anonimo ha detto...

Cortese Cinzia,

innanzi tutto la ringrazio.
Fa piacere non ci sia risentimento nelle sue parole, e mi creda non era nelle miei intenzioni ferire, la prego di accogliere nuovamente le mie scuse.

Permetta di riprendere una sua frase:
"In linea di massima posso essere d'accordo sull'idea che spesso le donne sono nemiche di se stesse, ma il tutto in un contesto sociale ben stabilito, consolidato e certo di taglio maschile"

Non crede però che un certo atteggiamento femminile non faccia altro che "incentivare", "premiare" e quindi perpetuare il taglio maschile?

Ferme restando le responsabilità maschili... forse è più un cammino da fare "insieme"...
e probabilmente questo "scontro" è servito a sensibilizzare un pò di più un maschietto (che cmq non si sente appartenente alle categorie da lei e anche da me citate, ma questa potrebbe essere un'altra colpa...).

La ringrazio e voglia accettare un abbraccio simbolico.

Onelio P.

ps spero raccolga l'invito di Felice Lima di esprimersi più spesso, anche se, mi creda, nonostante le apparenze "conosco" quel suo "modo di essere"...