mercoledì 27 agosto 2008

I peggioristi



di Marco Travaglio
(Giornalista)



da Voglioscendere e da L’Unità del 26 agosto 2008


Lo schema ormai è un classico. Al Tappone minaccia di impalare i magistrati. L’Anm insorge, il Pdl la accusa di essere al servizio della sinistra, il Pd invita Al Tappone a non compromettere il dialogo sulle riforme «ma anche» i magistrati a non arroccarsi su posizioni corporative.

Poi arriva il Ghedini o l’Angelino Jolie di turno e dice che no, impalarli forse è troppo: si potrebbe garrotarli, come gesto di buona volontà.

A quel punto saltano su i pontieri del Pd che elogiano le «aperture» dei «moderati» Ghedini o Angelino in vista di un sereno confronto sulla Giustizia.

È accaduto per il Lodo Alfano: Berlusconi blocca 100 mila processi, poi bontà sua si accontenta di bloccare i suoi e il Pd esulta per la grande «vittoria dell’opposizione».

È riaccaduto l’altro giorno: Al Tappone, citando Falcone (che probabilmente gli è apparso in sogno), minaccia di abolire l’obbligatorietà dell’azione penale, separare le carriere e infilare qualche altro politico nel Csm. Poi Ghedini e la Bongiorno si accontentano di separare le carriere e politicizzare vieppiù il Csm.

E subito dal Pd si levano voci per la riapertura del dialogo, mentre Latorre se la prende con l’Anm («esagera») e Violante addirittura propone di portare da 1 a 2 terzi i membri laici, cioè politici, del Csm (un terzo nominato dal Parlamento, un altro terzo designato dal capo dello Stato, che potrebbe presto essere Al Tappone: geniale).

È l’eterna strategia rinunciataria e gregaria del «meno peggio» che - diceva Sylos Labini - prelude sempre a un peggio peggiore.

A parte la patologica ossessione del Cainano per la stessa parola Giustizia, non esiste alcuna ragione per modificare l’azione penale, il Csm e le carriere dei magistrati (fra l’altro già di fatto separate dalla demenziale controriforma Castelli-Mastella).

Ma stavolta, per creare dal nulla un’emergenza che non esiste, si cita a sproposito il pensiero di Falcone, ignorando l’appello della sorella Maria a leggere quel che davvero diceva Giovanni.

Per esempio i due discorsi, citati a sproposito in questi giorni, del 5.11.1988 e del 12.5.1990 (Fondazione Falcone, «Interventi e proposte», Sansoni, 1994).

Falcone criticava le derive corporative del Csm e dell’Anm e chiede ai colleghi più «professionalità e competenza tecnica» per rendere un miglior servizio ai cittadini, difendere meglio «l’autonomia e l’indipendenza della magistratura» e attuare «i valori di uguaglianza e di solidarietà sanciti dalla Costituzione».

Altro che manometterla.

La figura del «giudice impiegato», con la sua «carriera ispirata a criteri di anzianità senza demerito», finisce col fare il gioco di quei «settori esterni alla magistratura che valutano questa figura di giudice-impiegato come funzionale a certi progetti politici, che non tengono in sufficiente conto il valore essenziale per la democrazia di un controllo di legalità efficace e rigoroso nei confronti di chiunque».

Capito? Di chiunque.

«L’affermazione ricorrente di taluni settori della politica circa la ormai completa attuazione della Costituzione - diceva Falcone - va nettamente respinta: i valori costituzionali sono quotidianamente posti in discussione» mentre «è più acuta l’insofferenza di certi settori dell’economia e della politica avverso il controllo di legalità».

Col nuovo Codice di procedura, in arrivo di lì a un anno, Falcone sosteneva che il pm avrebbe dovuto specializzarsi con «una sua specifica professionalità, che lo differenzia necessariamente dalla figura del giudice».

Ma «non si tratta di esprimere preferenze o timori per un pm dipendente dall’esecutivo o per carriere separate all’interno della magistratura; anche se su questi temi ci si dovrà confrontare al più presto con mente scevra da preconcetti per elaborare e proporre le scelte ritenute più idonee».

Due anni dopo, Falcone denunciava «la forte tentazione dei partiti di occupare anche l’area riservata al potere giudiziario» che «rischia di scardinare l’assetto costituzionale della divisione dei poteri» e un «progetto di delegittimazione della magistratura» con «attacchi e sospetti sui giudici antimafia», accusati di «pretese scorrettezze nella gestione dei ‘pentiti’» e di essere «professionisti dell’antimafia».

Poi tornava ad auspicare una formazione specifica per pm e giudici, la cui «autonomia e indipendenza» vanno «tutelate», anche se «in modo diverso».

E citava «l’obbligatorietà dell’azione penale costituzionalmente garantita», proponendo di «ridiscuterla e approfondirla», ma in senso esattamente opposto a quello oggi in voga: «Negli Usa gli agenti sotto copertura (gli infiltrati, ndr), pur di raggiungere risultati utili alle indagini, possono commettere impunemente reati», mentre in Italia l’azione penale obbligatoria lo impedisce.

Non, dunque, creare zone franche per i colletti bianchi, ma, al contrario, consentire a magistrati e poliziotti di incastrarli anche con agenti infiltrati.

Così, chiudeva Falcone, «garantire la legalità - cioè la punizione dei colpevoli dopo un giusto processo - sarà una conquista autenticamente rivoluzionaria».

Parole che, se Falcone non fosse morto, o se qualcun altro le ripetesse oggi, farebbero gridare allo scandalo e al giustizialismo.

Tutto il resto sono balle.


33 commenti:

tanino ferri ha detto...

Lucida, come sempre, l'analisi di Travaglio.
Si sta giocando una partita, e l'opposizione non ha belle carte, allora, cerca di procurarsele con un ipotetico mercante in fiera: io ti ostacolo di meno se tu mi consideri di più. Merce dello scambio: l'ordinamento giudiziario. Io sacrifico all'altare della mia convenienza la giustizia in Italia, tu te la sistemi come vuoi, ed in cambio mi ritagli un piccolo ruolo per dimostrare che esisto anch'io.
(Ché, intanto, una sistematina alla giustizia farà comodo anche a me, appena sarà il mio turno di governare).
Ma che possibilità abbiamo di far saltare questa partita "di giro", cosa possiamo fare perché Al Tappone incontri nella sua strada l'agente del tesoro Elliott Ness?
Dobbiamo premere sul Partito d'opposizione perché svolva un'azione più incisiva. Se il Partito il comunista & Co. riuscirono a far saltare la legge truffa, appoggiata da De Gasperi, Scelba e lo stesso Einaudi, non si può provare a ripercorrere - idealmente - la stessa strada? Ma se il partito d'opposizione fa opposizione a questo progetto?
(Ed adesso rischio grosso. Sarò censurato?)
Spostare il nostro aiuto, l'aiuto ed il peso dell'opinione pubblica, su altro partito d'opposizione, detto giustizialista, detto grezzo, detto anche fascista, detto quello che vuoi, ma l'unico, che allo stato mi dia affidamento per la tutela costituzionale dei miei diritti.
Primo tra tutti il diritto d'essere giudicato da un Giudice libero, non asservito al potere esecutivo, politico e amministrativo.

Anonimo ha detto...

Gentile De Luca,
mi sono amabilmente appassionato agli scritti di Alberto Cisterna che il Quotidiano periodicamente ospita tra le sue pagine. Il tema di oggi è la "meritocrazia"! Impossibile, anche per me, incolto, non apprezzare la lucida analisi riferita quest'oggi, appunto, da Alberto Cisterna e dedicata alla "Vocazione democratica del merito" minacciata dai "Guasti delle clientele". Tre motivi m'ispirano a rispondergli:
1)la risposta da Lei data alla lettera del signor Giuseppe Colosimo, oggi, attraverso la sua rubrica delle lettere che veramente rappresenta una pagina di vero giornalismo;
2)la circostanza che il dott. Cisterna appartiene ad uno dei tre poteri dello Stato, quello Giudiziario;
3)da 10 anni nell'azienda in cui lavoro mi occupo di reclutamento e gestione del personale.

Il primo motivo è che sarebbe troppo bello se anche i i rappresentanti dei tre poteri dello Stato rispondessero, come ha fatto Lei oggi, ai tanti signor Giuseppe Colosimo;

Il secondo, che Alberto Cisterna dal suo alto ruolo di Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia, ha il dovere d'intervenire d'Ufficio per sanare i guasti denunciati e che a suo dire, sono riconducili alle pratiche clientelari con cui enti pubblici e imprese private governano il personale. "Spesso nel reclutamento del personale vengono commessi veri e propri reati, si pensi agli scandali per l'ammissione alle facoltà universitarie, altre volte si tratta di diseconomie tollerate anche dai privati per ingraziarsi i potenti di turno". Sono queste parole sue. E poi ancora, nello stesso scritto, ci ricorda gli articoli della Costituzione che tutelano la meritocrazia: 3, 34, 59, 97. Non credo di essere molto fuori tema se aggiungo che il dottore Cisterna avrebbe potuto citare, quali articoli propedeutici a quelli che tutelano la meritocrazia, anche l'art 1 e meglio ancora il 4 che così rispettivamente recitano:

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro...;
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Il terzo è che, grazie alla mia esperienza di 10 anni nella gestione del personale, posso tranquillamente affermare che nella mia azienda tutto il personale è meritevole! Sarebbe la stessa cosa nell'Azienda Italia se i poteri legislativo ed esecutivo dessero attuazione all'art 4; e quello giudiziario vigilasse a che ciò avvenisse correttamente!
Con la solita stima bartolo iamonte.

Anonimo ha detto...

Sarà anche lucida l'analisi di Travaglio, ma fino a quando i dipietristi si esprimeranno in questi termini draconiani ("tutto il resto sono balle", ecc.) saranno sempre condannati a rimanere un'esigua minoranza.

"Illuminata", forse, ma sempre una piccolissima minoranza fuori da questo blog. Buona per agitare taluni esaltati con il dente avvelenato verso "qualcuno" in particolare, ma non certo per governare un paese.

E a sinistra molti se ne sono accorti da un pezzo !

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 17.48.

Se quello che Lei dice avesse un qualche senso, com'è che al Governo c'è gente (Berlusconi) che dice che "i giudici sono metastasi", dopo avere detto che "i giudici sono come gli assassini della Uno bianca"?

E a capo dei senatori della maggioranza c'è gente (Gasparri) che dice che "il CSM è una cloaca"?

E come Ministro uno (Bossi) che mentre va l'inno nazionale ostenta il dito medio della mano?

E sempre a capo dei senatori della maggioranza uno (Gasparri) che dice che la persona scelta dal Sindaco di Roma per un importante incarico (Amato) è come Giovanni Brusca?

Queste espressioni non Le sembrano "termini draconiani"?

E non le sembrano più improprie di "tutto il resto sono balle"?

Inoltre, Lei riesce a cogliere la differenza fra un giornalista e il Presidente del Consiglio?

E fra un giornalista e un senatore?

In sostanza, Lei è in grado di cogliere la differenza fra una parola colorita detta da un giornalista e una volgarità oscena detta dal Presidente del Consiglio?

Ma come non la smettete con questa buffonata della destra e della sinistra?

Ma come non la smettete di riciclare dovunque slogan della propaganda di un regime (badi di un regime voluto e mantenuto dalla cosiddetta destra e dalla cosidetta sinistra)?

Ma cosa vi blocca l'esercizio del pensiero critico?

Ma come fanno a telecomandarvi in questo modo?

La Redazione

Anonimo ha detto...

Scusi, gentile Redazione, ha letto bene quello che ho scritto ?

Non ho dato torto nel merito a Travaglio: ho solo detto che sarebbe stato meglio non usare toni draconiani. E se li usano gli altri, non è un buon motivo per usarli Voi o chi la pensa come Voi, non Vi pare ?

Ad ogni modo, il modo come si è ora espresso l'Anonimo che si firma "Redazione" mi sembra assolutamente spropositato, a tacer d'altro.

E riguardo al "pensiero critico", caro Anonimo, se lo faccia pure "sbloccare" Lei, da cui, mi perdoni, non accetto "lezioni" di sorta, né di pensiero, né di buona educazione.

Cordiali saluti.

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 19.17.

No, gentile Anonimo, è Lei che non legge quello che scrive.

E glielo dimostro.

Lei ha scritto testualmente:
"Sarà anche lucida l'analisi di Travaglio, ma fino a quando i dipietristi si esprimeranno in questi termini draconiani ("tutto il resto sono balle", ecc.) saranno sempre condannati a rimanere un'esigua minoranza.
"Illuminata", forse, ma sempre una piccolissima minoranza fuori da questo blog. Buona per agitare taluni esaltati con il dente avvelenato verso "qualcuno" in particolare, ma non certo per governare un paese".

Questo, in lingua italiana, non vuol dire affatto - come Lei sostiene adesso - "ho solo detto che sarebbe stato meglio non usare toni draconiani".

Quello che Lei ha scritto, in lingua italiana significa:
"fino a quando i dipietristi si esprimeranno in questi termini draconiani ("tutto il resto sono balle", ecc.) saranno sempre condannati a rimanere un'esigua minoranza (...) buona per agitare taluni esaltati con il dente avvelenato verso "qualcuno" in particolare, ma non certo per governare un paese".

Riassunto ancora, significa: se usi quelle espressioni non governerai mai. E vuol dire anche "sei un esaltato con i dente avvelenato" (e questo a proposito del fatto che Lei, come tanti che Le assomigliano, ha una sensibilità asimmetrica: si risente del tono che si usa nei Suoi confronti, ma non si accorge di quello che Lei usa nei confronti degli altri. Se io Le avessi dato dell'"esaltato con il dente avvelenato" mi avrebbe querelato, "a tacer d'altro").

Io Le ho dimostrato che le cose che ha scritto non sono vere, perchè in questo momento governa gente che usa parole molto più "draconiane" e molto peggiori.

Lei, in preda a una immotivata arrabiatura, scrive:
"E riguardo al "pensiero critico", caro Anonimo, se lo faccia pure "sbloccare" Lei, da cui, mi perdoni, non accetto "lezioni" di sorta, né di pensiero, né di buona educazione".

Io non Le ho dato alcuna lezione, né di pensiero né di buona educazione.

Io ho solo smentito, adducendo anche fatti specifici, la veridicità di ciò che Lei diceva.

Lei è venuto qui a "fare propaganda politica" e io Le ho dimostrato che il Suo pensiero era illogico e, appunto, propagandistico.

Nessuna lezione.

Una replica.

Lei ha propagandato un prodotto. Io ho dimostrato che si trattava solo di "pubblicità".

Se Lei mi dimostrerà che il mio pensiero è illogico, io seguirò il Suo consiglio e mi farò sbloccare il "pensiero critico".

Al momento, ciò che risulta dallo scritto è che Lei ha sostenuto cose prive di fondamento logico e fattuale e ha fatto propaganda politica. E subito dopo, invece di ammettere di essere stato fondatamente confutato, ha dato una ricostruzione di ciò che ha scritto totalmente falsa, cambiando il senso delle Sue parole e tacendo una parte consistente del Suo intervento.

Se Lei avesse scritto veramente: "Travaglio ha ragione, ma secondo me sarebbe più efficace se fosse più "garbato" nelle espressioni", la mia replica neppure ci sarebbe stata.

Quanto ai modi, mi scusi se i miei non Le sono piaciuti, ma, per favore, anzi, per carità, si renda conto che Lei ha detto cose abbastanza scortesi (seppure dette in forma retoricamente elegante) e soprattutto che è uno strazio questo leggere risposte di "propaganda" a questioni molto serie e gravi.

Ci sforziamo di promuovere un dibattito su cose molto gravi che ci stanno accadendo e Lei, invece di trattare il merito delle questioni, approfitta di una efficace espressione colorita per fare propaganda politica.

E' scoraggiante.

E' come se uno arrivasse di corsa e dicesse: "Correte stieno violentando una bambina".

E i presenti rispondessero: "Ma insomma, non si dice 'stieno', si dice "stanno": finché non impari l'italiano, la bambina la lasciamo violentare".

Un caro saluto.

La Redazione

tanino ferri ha detto...

Anonimo delle 19.17.

In perfetto stile b...iano. dice e si smentisce. Così ha sempre ragione lui.

Anonimo ha detto...

Mi sembra di conoscere il Signore della Readazione (Saluti) che in tutti i modi si ostina a voler far ragionare gli italiani. Forse è meglio lasciarli stare con il cervello che ci ritroviamo chi sa che disastri...
b

Anonimo ha detto...

Gentile "Redattore",

Se Lei ama l'analisi e la frantumazione delle frasi sino alle sillabe, è cascato bene ! :)

Posso stare qui fino a domani, solo per dimostarLe l'erroneità delle Sue impressioni.

Perché di "impressioni" si tratta. Non vorrei che Lei fosse convinto, forse per la deformazione professionale che ben conosco, di dover sempre mutar le impressioni in giudizi, etichettandomi e facendomi passare per un "berlusconiano" ogniqualvolta dissento su qualche punto.

Ad esempio: "Lei è venuto qui a "fare propaganda politica" e io Le ho dimostrato che il Suo pensiero era illogico e, appunto, propagandistico".

Scusi, mi permetta, ma quella "dimostrazione" l'ha data solo a sé stesso ed, eventualmente, ai Suoi "fedeli" amici :)

Se mi risponde così è perfettamente inutile, quindi, dichiararsi "non simpatizzanti berlusconiani" e perciò "innocenti" :). Non sarei creduto. Ma se Lei non mi credesse, anch'io sarei autorizzato, moralmente, a non credere a Lei !

E' un gioco, come vede, più che pericoloso, inutile.

Non insisto, di conseguenza, per confutarLa. Preciso soltanto quello che ho detto.

Ho detto che Travaglio si è espresso in modo sbagliato NON NEL MERITO, MA NELLA FORMA, e lo confermo appieno. Come anche, aggiungo ora, ha sbagliato NON NEL MERITO, MA NELLA FORMA E NEL TEMPO a pubblicare quel mordace articolo su Gava, a pochi giorni dalla sua scomparsa ! Al quale, fortunatamente, nessuno ha sino ad oggi risposto.

Voi potete pure pensare il contrario, che anche la forma era corretta, in quanto giustificata dalla cafoneria altrui. E' la Vostra opinione, e può sembrare, a prima vista, fondata. Ma credo che un Magistrato si debba distinguere anche per la superiore educazione, la stessa che ha dimostrato, ad esempio, Palamara quando non ha replicato a Cossiga in quell'intervista televisiva di pochi mesi fa, anche se di ragioni per replicare ne aveva, eccome !

Travaglio, è vero, non è un Magistrato, perciò è maggiormente giustificabile rispetto a quelli che, essendo Magistrati, condividono apertamente non solo il suo pensiero, cosa perfettamente legittima e nella quale spesso mi ritrovo, ma anche la forma nella quale è espresso, cosa anche questa perfettamente legittima ma a mio avviso quanto mai inopportuna, potendo ciò generare il facile equivoco che tutti i Magistrati siano "politicizzati", e giocando quindi a favore di chi vuol veramente assoggettare la Magistratura.

Un motivo di forma, dunque, ma anche un motivo di sostanza.

Del resto, per simili ragioni suggerii tempo fa ad un amico Magistrato di non replicare alle ingiuste critiche che gli aveva mosso un giornale locale. In seguito mi ringraziò, perché fece in tal modo spegnere la polemica, anziché accenderla.

In conclusione, se volete fare un "dibattito" forse sarebbe il caso di precisare un'ultima cosa: che si può benissimo dissentire dalle opinioni degli altri, ma senza voler salire sempre in cattedra, senza sbuffare e senza lamentarsi, con aria di sufficienza, della loro PRETESA partigianeria.

Altrimenti, più che "dibattiti", gli interventi diventano "lezioni" o, peggio ancora, "comizi", dei quali ultimi non so proprio cosa farmene, che mi crediate oppure no.

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

x anonimo delle 2.02
Complimenti per la sua risposta al redattore. Ma voglio anche dirLe, dove vive Lei? Se ne è accorto di come è ridotta l'Italia?
Travaglio o non Travaglio i benestanti in questo paese sono soltanto i politici.
b

Anonimo ha detto...

"I peggioristi" Per anonimo delle 2.02 "...Del resto, per simili ragioni suggerii tempo fa ad un amico Magistrato di non replicare alle ingiuste critiche che gli aveva mosso un giornale locale. In seguito mi ringraziò, perché fece in tal modo spegnere la polemica, anziché accenderla." Questo dimostra che Lei è uno esperto del blog. Strano che non abbia intuito chi sia "l'anonimo" della redazione: eppure lo stile è inconfondibile. Si tratta di un giudice che parla col cuore di sentimenti (cosa molto rara in questi ambiti di fredda e dura lex), che dimostra una sensibilità d'animo da far invidia e far concorrenza a Gramellini con la famosa "Posta del cuore"...e che un po' - a mio giudizio, modesto - perseguono lo stesso obiettivo. Che, in sintesi, si propone/gono di cercare di far ragionanare la gente, o forse addirittura di far imparare a ragionare: ovvero a impostare una discussione dal lato giusto (seppur opinabile) e che sia costruttiva; a meno che, come mi pare, non vi siano interessi perversi a fare il contrario: occupare il tempo per distrarre...
P.S.: Io invece devo ringraziare questa Persona che mi ha fatto sentire "generoso"(come "percezione", s'intende!) mentre credevo di dar fastidio...Scrive il dottor Lima su "Regime e propaganda...", il 31/7/08 alle 2i.35: "Solo chi è generoso spende del tempo a prospettare obiezioni critiche, chi non se ne importa cliccasu un'altro sito e via". E con l'umiltà (e obiettività) che in molti intellettuali non alberga , non mi pare poco. A meno che molti vogliano guardare "al pulpito"(il dito)e non "alla predica" (la luna: che illumina il buio).

Anonimo ha detto...

Per l'anonimo delle 2:02: a differenza di b io non gli faccio affatto i complimenti per la sua risposta ma anzi vorrei invitarla a riflettere.
Lei ha iniziato con un'insinuazione abbastanza offensiva, ha scritto:
"Non vorrei che Lei fosse convinto, forse per la deformazione professionale che ben conosco, di dover sempre mutar le impressioni in giudizi, etichettandomi e facendomi passare per un "berlusconiano" ogniqualvolta dissento su qualche punto."
In sostanza lei ha detto a un professionista che la sua professione lo induce per abitudine a comportarsi in modo scorretto.
Non so se si rende conto che è un'affermazione piuttosto forte.

Poi scrive "Non insisto, di conseguenza, per confutarLa. Preciso soltanto quello che ho detto."
Ma nella parte successiva del suo messaggio lei non precisa il senso del suo intervento iniziale, lo modifica!
Quello che lei ha scritto nel commento del 27 Agosto alle 17:48 non è solo una considerazione sulla mancanza di opportunità dei toni di Travaglio.
Sulle espressioni usate da un giornalista si può essere d'accordo o no.
Quello che lei ha scritto è che Travaglio è un dipietrista e che usando quei toni la sua parte politica perde credibilità e fiducia da parte della gente - se non i pochi esaltati che si compiacciono di quei toni avvelenati.
La Redazione ha facilmente mostrato - gli esempi abbondano! - che usare certi toni non diminuisce le probabilità di riscuotere consenso visto che le persone attualmente al governo, e che di voti ne hanno ricevuti tanti, si esprimono con toni di gran lunga peggiori e più dannosi considerando il ruolo istituzionale ricoperto.
Questo non significa giustificare i toni di Travaglio perchè i politici fanno peggio.
Significa dire che non è vero che la fiducia della gente si allontana a causa dei toni avvelenati.
Ciò che rende la sua critica a Travaglio propaganda politica è il fatto che lei lo giudica sul piano della strategia elettorale, lei dice che l'articolo sebbene lucido andava scritto diversamente se si voleva attirare il consenso delle persone.
Ma il ruolo di un giornalista è quello di scrivere nei modi che permettono a una parte politica di "crescere"?
E il ruolo nostro di cittadini è quello di bacchettare un giornalista che racconta vicende che altrimenti verrebbero ignorate o di concentrarci su quelle vicende?

Poi ha scritto "Travaglio, è vero, non è un Magistrato, perciò è maggiormente giustificabile rispetto a quelli che, essendo Magistrati, condividono apertamente non solo il suo pensiero, cosa perfettamente legittima e nella quale spesso mi ritrovo, ma anche la forma nella quale è espresso, cosa anche questa perfettamente legittima ma a mio avviso quanto mai inopportuna, potendo ciò generare il facile equivoco che tutti i Magistrati siano "politicizzati", e giocando quindi a favore di chi vuol veramente assoggettare la Magistratura."
Secondo lei un magistrato dovrebbe prendere le distanze da un giornalista che scrive cose vere e lucide - su questo lei stesso mi pare d'accordo - perchè le scrive in maniera ruvida?
E' questo che ci aspettiamo dai magistrati?
Ci aspettiamo che ignorino la gravità di eventi che minacciano la nostra democrazia perchè chi li racconta usa toni aspri?
Alessandra G.

Anonimo ha detto...

Gentile Alessandra,

Non mi faccia dire quello che non ho detto. Non ho mai detto che un Magistrato dovrebbe "prendere le distanze" dagli articoli di un giornalista impegnato politicamente, quasi dovesse sconfessarli.

Certamente, però, non dovrebbe neppure approvarli pubblicamente, perché un Magistrato non è una persona come gli altri !

Lei può dire quello che vuole, perché non deve giudicare delle persone.

Ma un Magistrato non solo deve ESSERE imparziale quando giudica, deve anche APPARIRE imparziale.

E se pubblicamente aderisse ad un preciso orientamento politico, qualora dovesse giudicare una persona dell'orientamento opposto, anche se FOSSE veramente imparziale, sicuramente non APPARIREBBE tale agli occhi del pubblico.

Ed è su questo fondamentale equivoco che si fonda la propaganda di chi vuol veramente imbrigliare la libertà dei giudici.

Anonimo ha detto...

Per anonimo delle 15:54: non le ho fatto dire cose che non ha detto. Ho riportato per intero il brano da lei scritto a cui mi riferivo.
In quel brano lei dice che è inopportuno che un magistrato condivida la forma di un articolo come quello di Travaglio.
Per questo le chiedevo cosa avrebbe dovuto fare secondo lei la Redazione.
Avrebbe dovuto premettere all'articolo un avviso come "condividiamo i concetti espressi dal giornalista ma non il modo in cui li ha espressi"?

Credo di no, visto che ha scritto, riferendosi agli articoli di giornalisti impegnati politicamente: "Certamente, però, non dovrebbe neppure approvarli pubblicamente, perché un Magistrato non è una persona come gli altri !"
Mentre nel suo commento precedente riteneva legittimo che un magistrato condividesse apertamente almeno i contenuti:
"Travaglio, è vero, non è un Magistrato, perciò è maggiormente giustificabile rispetto a quelli che, essendo Magistrati, condividono apertamente non solo il suo pensiero, cosa perfettamente legittima e nella quale spesso mi ritrovo, ma anche la forma nella quale è espresso, cosa anche questa perfettamente legittima ma a mio avviso quanto mai inopportuna, potendo ciò generare il facile equivoco che tutti i Magistrati siano "politicizzati", e giocando quindi a favore di chi vuol veramente assoggettare la Magistratura.

Dunque non capisco se il problema sta nei concetti espressi oppure nel modo in cui vengono espressi.

Se un giornalista racconta fatti veri non vedo perchè un magistrato non possa approvare.
Dire che Berlusconi ha provato a bloccare molti processi e poi si è accontentato di bloccare quelli che lo riguardano è semplicemente cronaca.
Dire questa cosa dal mio punto di vista non significa aderire ad un orientamento politico ma descrivere la realtà per quella che è, senza mettersi il prosciutto sugli occhi oppure auto-censurarsi perchè fa brutto dispiacere chi sta al governo.

Anonimo ha detto...

Per Anonimo delle 15.54.

Gentile Anonimo,

a me pare che le cose non stiano come le prospetta Lei.

Io, infatti, sono pienamente d'accordo sul fatto che il magistrato deve essere e apparire imparziale.

Il problema è capire perchè l'articolo di Travaglio che Lei non condivide sarebbe "parziale".

Come è possibile che la verità sia "parziale"?

L'unica cosa di cui Lei dovrebbe occuparsi è se l'articolo di Travaglio sia vero o falso.

Se fosse falso, non sarebbe "parziale". Sarebbe "falso". Che per un articolo è il peggiore difetto.

E se fosse vero non potrebbe mai essere "parziale". Perchè laverità non ha colori e non è di parte.

Oppure perchè, morto Gava, si dovrebbe consentire che - addirittura anche da parte del Capo dello Stato - la sua storia sia raccontata in un modo falsificante? In un modo che copra le responsabilità politiche e morali di Gava in quel gravissimo ambito che sono i rapporti della politica con la Camorra?

I problemi in sostanza sono due:

1) Che è politica ciò che è politica, non ciò che alcuni, per sporchi interessi, chiamano così.

Dare del "criminale" a un criminale non è "fare politica" né "essere di parte". E' solo dire la verità.

Quando Michele Sindona venne indagato prima, incrimato poi e condannato per omicidio infine, il sen. Andreotti sostenne che ci si accaniva contro di lui perchè era un banchiere anticomunista.

Messa così, se Totò Riina si candidasse al Parlamento, non potremmo più dargli del mafioso, perchè questo diventerebbe "fare politica".

2) Le cose sono comunque ciò che sono.

Prestarci a fare finta che siano un'altra cosa è il peggiore guaio nel quale ci possiamo infilare.

Se un Presidente di Regione intasca mazzette, questo con la politica non c'entra nulla e insultare i giudici che lo arrestano dicendo che fanno politica è un vergognoso imbroglio al quale i giudici non possono e non debbono prestarsi.

E se stessero zitti si starebbero prestando.

Se il Presidente del Consiglio si dichiara amico e sodale di una persona che fa eleggere anche senatore e che è stata condannata in primo grado a nove anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa, questo con la politica non c'entra niente e va denunciato.

Altrimenti ci si fa complici della mafia.

Le cose che Le ho esposto non cambiano la loro natura intrinseca se alcuni, per loro convenienza, sostengono che queste cose vengono dette per ragioni politiche.

Non c'è niente di politico nella sentenza di condanna di Dell'Utri. Se ha dubbi può leggerla per esteso. Trova il link nel nostro blog.

Concludendo: è vero che i magistrati non devono fare politica, ma è altrettanto vero che i mafiosi e gli altri criminali non devono dire che è "fare politica" dire loro la verità sul loro conto.

Non condividere questi pensieri porta dritti dritti a essere complici dei crimini più vergongosi.

E se un magistrato deve apparire imparziale, prima e ancora di più non deve essere complice di crimini.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

E' certo, caro Dottor Lima, che un Magistrato non deve essere complice di crimini !

Ma si continua a svicolare dal concetto base che avevo espresso: che non è OPPORTUNO che un Magistrato dica pubblicamente le sue opinioni, quando chi avversa la Magistratura altro non aspetta per dargli contro, prendendo a pretesto le sue affermazioni, e falsandole anche, per sostenere che la Magistratura fa solo il gioco di alcuni partiti !

Comprendo benissimo, conoscendo un poco il Suo carattere, che questa Le può sembrare una tattica pavida.

Ma le battaglie non si vincono sempre alla maniera "oplitica", specie se il nemico è assai più numeroso !

Continuo a credere, in buona sostanza, che appoggiare direttamente o comunque in modo riconoscibile alcune frange politiche, siano esse rappresentate in Parlamento (come l'IDV) oppure no, come pure appoggiare giornalisti politicamente caratterizzati, sia una tattica perdente. Magari valorosa, moralmente giusta, ma perdente.

Credo anche che se taluni Magistrati avessero taciuto con la stampa e la televisione, limitandosi a fare in silenzio il loro dovere, e che se la difesa dei Magistrati ingiustamente accusati dai "media" faziosi fosse stata affidata soltanto agli organi istituzionalmente preposti, oggi chi avversa la Magistratura avrebbe assai meno frecce al suo arco.

Mi perdoni il paragone, ma non è stato forse Gesù a dire: "Siate prudenti come serpenti" ? Ebbene, non è necessario diventare "rettili" per avere un poco di prudenza.

Anche Quinto Fabio Massimo, il "temporeggiatore" fu osteggiato, dileggiato, tacciato di viltà. Eppure era stato l'unico a ottenere risultati concreti contro Annibale. Ma il console Terenzio Varrone volle comunque, spavaldamente, affrontare il cartaginese in campo aperto.

Lo affrontò, difatti ... a Canne !

La Redazione ha detto...

Dice l'anonimo delle 17,45 che la tutela dei magistrati dovrebbe essere lasciata a chi ne ha la competenza istituzionale.

Ma chi ha la competenza istituzionale?

I CSM ha instaurato la prassi delle cosidette "pratiche a tutela" che tuttavia sono in taluni casi tempestive, mentre in altri casi i magistrati vengono lasciati soli, quando non addiritura screditati dai componenti dello stesso Consiglio (come, ad esempio, era avvenuto in occasione degli arresti della Presdiente della Regione Camapnia Lonardo).
Del resto, l'eco dei deliberati del CSM è presocché trascurabile, salvo casi rari.

Ci sarebbe, allora, l'ANM; capita, però, che talvolta sia proprio l'ANM ad accusare alcuni colleghi, i soliti "malati di protagonismo".

E così capita che il CSM assolva un GIP Milanese che, all'epoca di tangentopoli, aveva fatto avere al PM un "pizzino" nel quale suggeriva la via più utile per ottenere una misura cautelare contro un indagato.

Ma capita anche, al giorno d'oggi, che un Gip (sempre milanese) venga trasferito d'ufficio perché, avendo chiesto lumi alla Procura circa la preannunciata richiesta di alcuni sequestri, aveva denotato un ingiustificato sconfinamento dai propri compiti.

Come si nota non può riporsi un cieco affidameno sulla omogeneità di vedute di chi ha la competenza istituzionale, quando è concretamene chiamato a difendere l'indipendenza dei singoli magistrati, registrandosi, invece, la fastidiosa tendenza ad assumere decisioni politicamente condizionate, spesso trascuranti che l'unico valore da proteggere - non soltanto normativo ma "vivente" - è quello dell'indipendenza del singolo magistrato. E se si avverte che quel valore viene sacrificato in nome di altro, non ha più senso difendere nemmeno l'indipendenza della magistratura, intesa come categoria.

Siamo stati, in passato, perplessi quando abbiamo ravvisato elementi per dubitare della correttezza di alcune aggressioni all'indipendenza di colleghi, non lesinando critiche all'operato del CSM. E' ragionevole ipotizzare un diverso metodo di scelta dei suoi membri, ma non si deve mettere in discussione la sua funzione di garante dell'autonomia dei magistrati. Non si può pensare di "depoliticizzare" un organo collegiale inserendovi un maggior numero di componenti di nomina politica.


Può leggere l'ultimo articolo del dott. Lima sulla separazione dei poteri per comprendere il senso del nostro agire su questo blog: siamo giudici, applichiamo ed applicheremo fedelmente la legge, non in nome nostro ma in nome Vostro e lo faremo come Voi vorrete, purchè siate consapevoli di ciò che dite di volere.

Poiché è - e sarà - compito nostro applicare la legge, interveniamo solo per prefigurare gli effetti di alcune riforme affinché esse siano frutto di un ragionamento consapevole e non il portato di una irragionevole "resa dei conti" tra poteri diversi, che irrimediabilmente condurrebbe al "fagocitamento" del giudizario ad opera del potere politico.

La separazione dei poteri è un sicuro indice di democrazia: nessun sistema totalitario (destrimane o mancino) si è mai potuto permettere una magistratura indipendente.

Credo che, in questi limiti, il nostro apporto allo studio delle questioni, benché modesto, sia utile e legittimo.

Nicola Saracino

28 agosto 2008 18.38

tanino ferri ha detto...

Dr. Lima.
le Sue parole sono musica.

Anonimo ha detto...

Per Nicola Saracino.

Magico Nicola !

Lo so, è una caduta di stile farci i complimenti fra noi, ma "incoraggia" e poi ... quanno ce vo ce vo!!

Felice Lima

Anonimo ha detto...

X anonimo delle 15.54....."Ho detto che Travaglio si è espresso in modo sbagliato NON NEL MERITO, MA NELLA FORMA, e lo confermo appieno. Come anche, aggiungo ora, ha sbagliato NON NEL MERITO, MA NELLA FORMA E NEL TEMPO a pubblicare quel mordace articolo su Gava, a pochi giorni dalla sua scomparsa ! Al quale, fortunatamente, nessuno ha sino ad oggi risposto."---------------------Vero! Per esempio, io mi sarei chiesto se la cifra richiesta per il risarcimento di 38 milioni non sia più scandalosa del suo discusso passato (ndr). Ed ecco il ripetersi de "Il demone toccateci in sorte": di paragonare e scegliere tra i 2 mali (qual'è il minore; dato per scontato che il bene non esiste?): erano meglio "LE FETENZIE DI IERI E QUELLE DI OGGI", di Salvatore Prisco sul Corriere del Mezzogiorno, 12 agosto (La scomparsa di Antonio Gava e il potere locale), che fa un inciso, "Vecchia classe politica opaca quanto quella odierna, ma con figure di spessore" (" il Pd è un guscio vuoto...solo il tentativo di sopravvivere."ecc. ecc.)...e chiosa: "Per ironia della sorte, c'è da attendersi dunque un Bassolino ("che già sembra strizzare l'occhio alle larghe intese con il capo del governo") doroteo. Da una nuvola nel cielo, col sigaro tra le labbra e l'inconfondibile 'ciciniello' al dito, don Antonio - dopo tante sofferenze - sogghignerà di soddisfazione. Ai tempi del colera, Giorgio Bocca lo soprannominò 'fetenzia'; anche in questo campo, però, la classe era comunque ben altra, come si è visto".-----------------Chi dei 2 articolisti (è) meglio "inFORMA"?

Anonimo ha detto...

Dott. Saracino, le faccio i miei più sentiti complimenti per quanto ha scritto. Mi consola non poco sapere che ci sono ancora giudici come Lei.

Paola

Anonimo ha detto...

Per la stampa italiana D'Alema passa per essere tra i più garantisti a sx.
Di quest'uomo bisogna soltanto aver paura, altro che B.
E' colui che ha pilotato la cosiddetta magistratura politicizzata facendola precipitare nel degrado odierno: incredibile il trattamento da marionette che riserva a personaggi del calibro di Violante.

Anonimo ha detto...

Se davvero si fossero fatti pilotare, ora ne pagherebbero il prezzo !

Anonimo ha detto...

Ammiro questo blog da quando lo conosco.
Ringrazio la redazione per i continui insegnamenti di stile e di forma, per i dialoghi costruttivi.
A vantaggio dell'Anonimo che non apprezza la forma di Travaglio devo tuttavia dire che il primo (solo il primo) dei commenti della Redazione mi è sembrato un po' eccessivo. Correttissimo nel contenuto ma forse un po' troppo violento, cosa che ha dato motivo allAnonimo in questione di sentirsi attaccato e di rispondere correggendo l'interpretazione del suo scritto.
Si tratta -ovviamente- solo di un'opinione, e penso anche che molto probabilmente Redazione ha da leggere così tanti commenti, molti anche fastidiosi, insensati, che a volte può essere difficile essere misurati nelle risposte.
In particolare a me sembrava chiaro che non stesse facendo propaganda politica, ma che invece si fosse solo fatto trascinare da quello che tutti i giorni ci ripetono e ci vomitano addosso sperando -e in qualche caso riuscendoci- che la reiterazione faccia presa.
La convinzione che i toni siano forti, draconiani, deriva dal loro continuo ripeterlo a proposito dei toni degli altri.
Che poi sia assolutamente sbagliato dire che con quei toni non si governerà mai -cosa che Anonimo ha detto fin dal primo post- è evidenza sotto gli occhi di tutti, come giustamente sottolineato dalla Redazione nelle altre risposte: di ciò che dice Mister B. che dovremmo dire? Che oltre a non poter governare non ci si dovrebbe nemmeno presentare in pubblico?
Ricordo -scelti a caso- il "co***oni" a chi non lo avesse votato, l' "eroe" a Mangano, la pubblica elegia di Dell'Utri ("questo non è un uomo che deve essere recuperato alla società..."), senza toccare il tasto "giudici"...

Silvia.

ps: non ricordo se l'avevo già linkato, ma in questo video c'è un esempio perfetto di quei toni che non dovrebbero usare i giornalisti per essere imparziali nella forma, visto che nel merito o si dice la verità o si dicono le bugia, non si può dire metà e metà perché la verità è intera, la metà è una bugia. A proposito del "trebbiatore di Bisaccia, di Montenero di Bisaccia, trebbiatore di Montenero di Bisaccia, trebbiatore"... http://it.youtube.com/watch?v=FeAH7CYN_jU

ps2: e cmq dove sta scritto che esiste un solo cittadino in Italia (sia esso giudice o meno) che non DOVREBBE esprimere i propri pensieri o pareri? Dopo la legge un po' più uguale per alcuni vogliamo mettere anche quella un po' meno uguale per altri?

Anonimo ha detto...

Non sta scritto da nessuna parte, ma Le faccio un esempio, cara Silvia.

Poniamo che Lei sia un'estremista di sinistra, un' "autonoma", una dei "centri sociali", o altro che preferisce. Si sentirebbe VERAMENTE "garantita" se a giudicarla fosse un Magistrato che pubblicamente professasse la sua fede nel partito della Santanché ?

Viceversa, se Lei fosse una "fan" di Berlusconi, se professasse pubblicamente il suo "amore" per il Presidente del Consiglio, si sentirebbe VERAMENTE "sicura" se a giudicarla fosse un Magistrato che scrive diversi articoli su riviste tipo "Micromega" o che partecipa a convegni con Travaglio ?

Sia sincera.

Ecco, vede, il motivo per cui insisterò sempre nel dire che un Magistrato non può, non DEVE avere la stessa libertà dei cittadini comuni di esprimere PUBBLICAMENTE il suo pensiero.

Perché un Magistrato NON è un uomo come tutti gli altri, ma una persona che ha POTERE (quasi) di vita e di morte sugli altri ! Può rovinare economicamente importantissime società, ovvero condannare, fino all'ergastolo, le persone.

Proprio per questo ho detto che sarebbe quanto mai OPPORTUNO che facesse il suo dovere in silenzio, evitando ogni possibile fraintendimento o, peggio, STRUMENTALIZZAZIONE delle sue legittime ma personali opinioni, in modo e al fine che la necessaria fiducia dei cittadini nella Giustizia non venga meno.

Anonimo ha detto...

Le dico la verità: un po' di anni fa, dopo aver chiesto il permesso al comune i miei hanno chiamato un muratore a fare una modifica a casa nostra: la nostra cucina era (ed è) provvista di una portafinestra che dà sulla rampa del garage sottostante. Il muratore è venuto a costruirci un piccolo poggiolo, una specie di minuscola terrazzina in modo che noi da quella portafinestra adesso possiamo uscire e stare un po' affacciati a questo poggiolo, sbattere la tovaglia sulla rampa del garage (nostro), appendere qualche vaso di fiori e dar loro da bere, ecc.

Questo muratore mi ha chiesto dei giornali per non sporcare in terra e io ridendo gli ho chiesto se preferisse La Repubblica o il Gazzettino (ridendo perché per lo scopo non aveva certo alcun senso scegliere un giornale o un altro). Noi non compriamo quasi mai quotidiani (a parte il Gazzettino del lunedì) ma in quel periodo per una qualche promozione La Repubblica ci arrivava gratis a casa, e ne avevamo un po', nel cestino della carta straccia.
Il muratore (titolare dell'impresa e attivo come operaio e direttore dei lavori) mi guarda e mi dice che lui in realtà non giudica degno nessuno dei due giornali ma si accontenta. Io non comprendendo come potesse essere giudicato indegno sia un giornale di sinistra che un giornale di destra (beata ingenuità dell'epoca) chiedo spiegazioni e mi sento rispondere che l'unico giornale degno di tal nome per lui è la Padania. Improvvisamente ho capito come mai dall'ultima volta che era venuto a lavorare per noi avesse ridipinto il suo camion di verde. Come mai avesse perennemente un cappellino con frontino tutto verde.

Appurato il fatto che gli ho quasi riso in faccia, che gli ho fatto chiaramente capire che per me e per i miei la Padania non esiste né ha diritto di esistere, anzi penso sia abbastanza incostituzionale e che il giornale di una cosa che non c'è è quantomeno ridicolo (c'era una mia compagna di studi d'accordissimo con me quel giorno, con cui abbiamo a lungo discusso di questo a voce alta), le dirò che io non ho mai avuto il minimo dubbio né paura a mettere il piede e trasferire l'intero mio peso su quel piccolo poggiolo, non ho mai temuto potesse cadere di sotto e trascinarmici.
Perché sono sicura che prima di tutto si sarebbe rovinato il nome e avrebbe perso lavoro, poi gli avremmo fatto causa, infine nonostante le sue molto discutibili idee politiche è un professionista che sa fare il suo lavoro e sa che è sbagliato usarlo per fare del male agli altri. E non credo affatto che avrebbe mai il coraggio di far male a chicchessia, tanto più tramite il suo lavoro.

Un po' come quando scopro che qualche ottimo medico specialistico alle cui cure mi affido per vari problemi mi parla caldamente di Berlusconi come se fosse la persona migliore del mondo, magari subito dopo che io ha dato altrettanto per scontato che fosse la peggiore (è capitato, mi creda).

Per rispondere a Lei poi, se io mi macchio di un delitto penso che anche un giudice che odia Berlusconi mi punirebbe, così come se dimostrassi la mia innocenza non ci sarebbe giudice (manco Ghedini se diventasse giudice) che potrebbe permettersi impunemente di scrivere una sentenza di condanna motivandola con "la completa certezza che il fatto non costituisce reato" o "l'imputata è senza ombra di dubbio innocente" seguito da "è a parer mio oltremodo riprovevole che l'imputata abbia tenuto il comportamento descritto" o "comunque non è approvabile il suo pensiero politico".

Poi delinquenti ce n'è ovunque, ci sono direttori di banca che rubano come giudici che disattendono la legge. Ma la soluzione è colpire quelli, non tutti gli altri, condannandoli e quindi cambiando le sentenze viziate che hanno espresso e risarcendo il cittadino. Ad esempio (l'avevo già riportato) come è stato fatto per Squillante (anche se la Mondadori non è poi stata restituita al legittimo proprietario, ma sono sicura che se il risarcimento dovesse essere imposto a un Pinco Pallino qualsiasi e non allo stesso mister B che è già stato in grado per lo stesso caso di pagare un giudice i pm cattivi saprebbero imporgli il pagamento).

Altrimenti la soluzione è peggiore del danno: cambiare le regole perché c'è chi non rispetta quelle esistenti è come fare un buco nell'acqua. Semmai si cambiano le pene, se vogliamo che le regole vengano rispettate quando non lo sono, o i si aumentano i controlli.

Silvia.

ps: non ricordo a commento di quale post l'ho già scritto qui nel blog, ma lei ha mai notato come abbassano i limiti di velocità all'inverosimile su qualunque strada (senza tener conto di alcuna caratteristica del percorso) non appena capita un incidente dovuto a eccesso di velocità (eccesso rispetto al limite preesistente)? E poi pretendono che la gente rispetti i limiti! Imparassero a far rispettare quelli esistenti, tramite controlli e certezza della pena (possibilmente non pecuniaria ché non è altrimenti un deterrente per chi soldi ne ha per dispetto), non occorrerebbe far nuove leggi, cambiare i limiti o altro. E i risultati (in termini di incidenti, feriti e morti) sarebbero molto migliori.

Anonimo ha detto...

Gentilissima Silvia (e anonimo), A proposito dell'esempio - che pare rientri nello stile, del tutto apprezzabile, di questo blog: diciamo, una tecnica di efficacia... Se al posto Suo, invece, l'artigiano edile avesse avuto a che fare con (io faccio sempre i nomi...quando un colonnello della giudiziaria si scomodò per chiedermi se la firma apposta a margine della denuncia, io chiesi di essere prima premiato...nel paese dell'anonimato...il sindaco e il cm.te dei vigili del capoluogo puntavano sui termini alla "Travaglio" da loro non graditi...ma poi si arresero ai fatti e non fecero nulla; il mio avvocato pensava al peggio...)la S.ra Iside Granese, ex Presidente del Tribunale di Matera nella lista De Magistris ("ottiene dalla banca Popolare del materano un mutuo di 620 mila euro al tre per cento d’interessi. Per la banca sembra un’operazione in perdita.Ma la Granese firma una sentenza di fallimento che avvantaggerebbe due esponenti della banca":Da "Ecco la cupola..." 11 agosto 2008 di Antonio Massari) che 2 anni fa prese le difese di suo figlio che aveva commesso un abuso/obbrobrio edilizio ("sono in tema")... con foto immortalata sul Corriere (con tutta la polemica, inappropriata, che ne è seguita su di un quotidiano regionale, ndr e che ora si vede accusato l'autore Carlo Vulpio, dagli indagati?, di "associazione a delinquere...Fossi stato al posto suo avrei colto l'occasione di ricordare questo precedente...che appunto non giova poi alla categoria: questo è il punto!),cosa avrebbe fatto? Io, ad esempio, non avrei eseguito l'illecito, visibile,plateale; pur conscio che almeno il 70-80% di "colleghi" (ma vale anche per giudici, avvocati,...) non si sarebbe tirato indietro. E quindi, come per i giudici, non risolverei il problema dell'abusivismo dilagande (almeno il 70% del costruito, appunto!). Ma, però, che l'idea del bene comune "impone" di fare: l'etica è individuale, non si può statuire, né imporre dall'alto con leggi (troppe, lacunose - vedi il caso degli ultrà - e inapplicate)... con uno stato etico e/o di polizia: che alcuni segnali lasciano intravedere! Cordialmente Mauro C.



Indaga anche sul Presidente della Regione, Vito De Filippo (Pd), su un alto funzionario del ministero (Massimo Goti), sull’ex moglie di Marco Follini, Elisabetta Spitz, e sui passaggi che portano all’approvazione di progetto e finanziamento.

Altri esempi. Iside Granese, Presidente del Tribunale di Matera, ottiene dalla banca Popolare del materano un mutuo di 620 mila euro al tre per cento d’interessi.

Per la banca sembra un’operazione in perdita.

Ma la Granese firma una sentenza di fallimento che avvantaggerebbe due esponenti della banca.

Anonimo ha detto...

Neppure io, avendone diretta esperienza quotidiana, credo che la stragrande maggioranza dei Magistrati sia particolarmente influenzabile nei suoi giudizi dalle "simpatie" politiche.

Ma così non la pensa la maggioranza della popolazione, a detta del crollo di fiducia nella giustizia emerso da tutti i più recenti sondaggi.

Allora ecco che torna il mio pensiero: non importa tanto come in realtà giudichino i Magistrati, quanto come APPAIONO alla gente.

Certo sarebbe bastato poco per evitare questi inconvenienti: sarebbe bastato, ai quei pochi "impegnati", non impegnarsi troppo in attività extaprofessionali a rilevanza in senso lato "politica", tipo gli articoli sui giornali, le conferenze, i dibattiti, le interviste televisive, i libri ... costituenti molto spesso un necessario proemio ad una futura, e assai più remunerativa, carriera parlamentare.

Sarebbe bastato, in sintesi, non fornire il destro a chi veramente ha interesse a sottoporre a indebiti vincoli tutta la Magistratura, prendendo ad esempio pochi ma efficaci pretesti che gli ingenui o i meno ingenui hanno fornito loro.

So che il mio sembra un atteggiamento di "resa", e che in questo blog pochi la pensano come il sottoscritto ( anche perché il danno ormai è fatto ), ma questa è, e resta, la mia personale opinione.

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa al gentile Marco C. ma faccio fatica a comprendere la gran parte del suo post, mi corregga se sbaglio: mi sta chiedendo cosa avrebbe fatto questo muratore di cui io ho parlato se si fosse trovato a lavorare per il figlio di detta Granese che stava costruendo un obbrobrio edilizio non legalmente autorizzato (in abuso)?
Se è così non posso garantire nulla riguardo al fatto che questi avrebbe comunque lavorato (magari in nero) piuttosto che rifiutare e dedicarsi a lavori autorizzati. Mi sembra d'aver anche chiarito che -al di là della correttezza del suo lavoro materiale- non ho particolare stima nei suoi confronti.
Tuttavia ciò che intendevo sottolineare era un altro aspetto: non la correttezza legale del suo lavoro e della sua ditta, bensì il fatto che accettando il lavoro chiesto dai miei (a lui decidere se accettarlo se e quando glielo chiediamo in nero, a lui decidere se accettarlo se e quando glielo chiediamo legalmente) lui l'abbia portato a termine senza considerare nemmeno per un momento di farlo male e a nostro danno per le nostre idee politiche. Avrebbe anche potuto dire "no, per gente come voi io non lavoro" ma non avrebbe mai fatto del male a noi attraverso il suo lavoro, semplicemente si sarebbe tolto di mezzo lasciandoci per i fatti nostri a cercare qualcun altro (e risolvendo, se vogliamo inserircelo a forza, un potenziale conflitto di interessi tramite l'astensione). Questo penso che faccia la maggior parte degli italiani onesti a prescindere da quale sia in concreto il proprio lavoro. Un medico onesto, fatto salvo il giuramento di Ippocrate, potrebbe anche dire "no, io questo politico non lo curo, cercatevi un altro" ma non potrebbe mai dire "sì lo curo, però gli ci lascio apposta la pinza nel fegato".

All'Anonimo invece rispondo che, lungi da me il voler farle cambiare opinione (ognuno deve a buon diritto farsi le proprie salvo che le prenda senza pensarci da altri) la mia non è un'opinione particolarmente "combattiva", pertanto non la posso paragonare alla sua che -dice bene- sembra proprio un atteggiamento di resa. Si badi: di resa a ciò che è, di resa a ciò che pensano gli altri, non di resa in senso assoluto.

Perché lei dice che per sua stessa esperienza non crede all'influenzabilità della maggior parte dei magistrati, ma invoca per loro un atteggiamento sulla base di ciò che invece credono gli altri.
Prima domanda: ma se lei non lo crede perché sente il bisogno di limitare la loro libertà espressiva? Forse che sono diversi da lei o dal muratore di cui sopra? Lui l'ha detto che preferiva "la padania", ma io non credo che avrei mai potuto dirgli "se vuoi lavorare per noi (e prendere i nostri soldi) almeno evita di fare certe esternazioni, che se poi il poggiolo dovesse avere qualche difetto potrei pensare molto male di te".

E senza parlare dei sondaggi (rimando al post "il diavolo e l'acqua santa" qui nel blog, dove ho ceduto alle giuste considerazioni della Redazione ed ho ritirato spontaneamente un commento esageratamente piccato riguardo all'utilizzo dei dati empirici) che sarebbe ora di imparare a vedere per quello che sono (l'ho già scritto altrove, io ci ho lavorato per una ditta telefonica che faceva sondaggi per importanti quotidiani: si fanno -quando va molto molto molto bene- su campioni di massimo 1000 -mille-persone e si applicano i risultati ai 60 milioni di italiani), siamo sicuri che la percezione della gente derivi da fatti reali?
Seconda domanda: in un Paese controllato mediaticamente dai poteri di governo, in cui i pochi giornalisti liberi sono censurati in ogni modo, attaccati o peggio, è sano pensare che le paure diffuse nella gente abbiano un qualche minimo valore?

Mi creda: non è per fare l'utopistica e non vedere la realtà per quello che è, perché solo accettando la realtà si può fare qualcosa per cambiarla, migliorarla. Ma forse a questo punto il problema è spostato: il problema non è come appaiono i giudici, ma come viene quotidianamente lavato il cervello degli italiani convincendoli di cose assurde come il fatto che i giudici debbano starsene zitti in disparte per essere onesti.

Anch'io, come lei, ritengo che ci siano comportamenti da tenere con un certo riguardo verso l'apparenza (una per tutte: credo che sia oltremodo indegno di essere un rappresentante delle istituzioni chi offende l'elettorato avverso, l'inno d'Italia, la magistratura presa nel suo insieme come potere democratico, ferma restando la libertà di espressione al di fuori del rango istituzionale, che comunque non deve essere contraria al buon costume). Ma penso che, ad esempio, occorra non essere sospettabili per ciò che si fa o si può fare, piuttosto che per ciò che si dice e si pensa... ad esempio togliendosi da conflitti di interessi laddove esistono (un professionista di qualunque genere, avvocato, giornalista, editore, artigiano, ecc. che si mette in politica ha sicuramente più possibilità di prendere decisioni o posizioni che lo avvantaggiano di uno che per entrare in politica si distacca da tutto ciò che lo potrebbe mettere in contrapposizione con gli interessi che va a tutelare da politico), piuttosto che stando zitti (tanto non ci si può comunque impedire di pensare) quando si vede qualcosa di inopportuno. Meglio che pensino di me che voglio rubare la scena al mio avversario quando parlo male di lui piuttosto che pensino che ero connivente una volta scoperto il suo illecito!

Infine faccio solo notare che la tecnica del "non fornire il fianco" è utilissima per tenere sotto controllo tutti questi che i fianchi se li vogliono salvare (so che non è per lei, so che lei parla in difesa di altri, cioè della magistratura): taccio se vedo un ladro altrimenti potrebbero dire che ce l'ho con lui.
Intanto è sacrosanto avercela coi ladri, e posso permettermelo anche se faccio il giudice perché nella sentenza metterò "condannato perché colpevole" non "perché ladro, e a me non piacciono i ladri".
E poi le tante attività extraprofessionali "inconvenienti" penso siano quelle di tanti politici, più che dei magistrati.

Senza contare che non approvo questi inviti al tralasciare la "politica", sia pure rivolti a particolari categorie perché:
1- mi ricorda tanto i cartelli fascisti (che per fortuna non ho anagraficamente fatto in tempo a vedere di persona) "qui non si parla di politica";
2- è proprio quello che vogliono, che ci disinteressiamo e pensiamo ad andare al mare, indovini lei perché;
3- (e concludo) non c'è nulla -purtroppo- che non sia politica. E interessarsi ad essa significa interessarci a noi. Perché interessarmi di una legge sulla circolazione stradale significa cercare di ottenere le migliori condizioni per girare libera per le strade quando vado a far la spesa o altrove senza correre troppi rischi mortali. Interessarmi ad una tassa o al prestito ponte dell'Alitalia significa controllare che mi vengano presi meno soldi possibili dallo stipendio, ma sufficienti a supportare i servizi sociali che voglio (sanità, sicurezza, ecc.), e che quindi lo Stato non li sperperi in idiozie o non li investa illegalmente per non farmeli perdere poi. Interessarmi della rilevazione di impronte dei bambini ROM significa interessarmi del fatto che chi mi governa stia facendo una legge utile alla mia sicurezza o una legge che a me non serve a nulla, e che possa o meno mettere anzi in discussione un domani i miei diritti. Ecc.

Scusate la lunghezza del post.
Silvia.

Anonimo ha detto...

Gentile Silvia,

Le risponderò in breve:

1) Alla sua prima obiezione "perché limitare la loro libertà espressiva" credevo di aver già risposto: per non fornire ulteriori PRETESTI a chi attacca scientemente e costantemente la Magistratura.

2) Appunto perché sono pretesti, non importa che la "percezione della gente" derivi o meno da fatti reali: importa invece che quella percezione è ora assai più diffusa rispetto ai tempi di Mani Pulite. La qual cosa rende difficile, se non del tutto vano, sostenere politicamente chi intende opporsi strenuamente alle modifiche peggiorative che intendono approvare.

3) E le "paure della gente", fondate o meno, hanno sì un valore: lo si è visto alle ultime elezioni, perbacco !

Condivido poi nel merito ciò che dice ma, comprenda, si tratta di una mera questione di opportunità.

La Storia insegna che certe volte una saggia ritirata consente di riorganizzare le fila e preparare la difesa e la controffensiva, laddove combattere sempre "lancia in resta" conduce molto spesso al massacro, definitivo e irrimediabile.

Non servono né "la carica dei 600", né le cariche eroiche della cavalleria polacca contro i carri armati tedeschi. Serve una ritirata strategica, come fecero gli Inglesi quando abbandonarono Singapore ai Giapponesi e Dunkerque ai Tedeschi per poi ritornarvi, da vincitori, anni dopo. Avevano pazienza, e il tempo ha dato loro ragione.

Del resto, anche con l'8% di preferenze, lo si vede, non si va da nessuna parte, quando "controparte" nei sondaggi è arrivata addirittura al 67% !

Non voglio dire con ciò che "ce la siamo voluta". Oserei, però, dire ... "quasi".

Cordiali saluti.

Vittorio Ferraro ha detto...

Al ritorno dalla "ritirata strategica" troveremo soltanto un cumulo di macerie: Istituzionali, morali e culturali...

Anonimo ha detto...

Non più di quelle che vede adesso, caro Vittorio !

Anonimo ha detto...

Non voglio continuare un polemica sterile sul resto (la libertà di espressione ad esempio), ma ritengo doveroso un appunto.
Lei scrive "Appunto perché sono pretesti, non importa che la "percezione della gente" derivi o meno da fatti reali: importa invece che quella percezione è ora assai più diffusa rispetto ai tempi di Mani Pulite. La qual cosa rende difficile, se non del tutto vano, sostenere politicamente chi intende opporsi strenuamente alle modifiche peggiorative che intendono approvare."

Mi scusi ma lei sta dicendo più o meno la stessa cosa mia eppure ci trova delle soluzioni opposte.
Che la percezione della gente sia importante è condiviso da entrambi, poiché è in base a tali percezioni che poi prendono il via comportamenti di ogni genere, giusti o sbagliati che siano.
Il punto è che se io decido come comportarmi in base a ciò che mi sembra mi circondi e questa mia è una percezione giusta, posso decidere per il meglio o per il peggio, a seconda di quanta capacità di analisi del problema, di logica, di coraggio ho.
Se io parto da un presupposto sbagliato come posso pensare che le mie azioni conseguenti siano giuste, foss'anche per errore? Se sono convinta che un uomo abbia ucciso mio fratello, posso decidere coscientemente di ucciderlo a mia volta o consegnarlo alla giustizia, sottoponendolo a duri e lunghi anni di processo in cui verrà presumibilmente ad avere svantaggi nella vita quotidiana, nel rapporto con gli altri, nel lavoro.
Se invece la mia percezione fosse sbagliata e lui non c'entrasse assolutamente niente con la morte di mio fratello come può essere giusta una qualunque delle mie due scelte?

L'unico modo per risolvere qualunque problema al mondo, è conoscerlo, non farsi guidare dall'intuito. E se il problema è proprio la mancanza di conoscenza per prima cosa è a questo che occorre rimediare!

Io, poi, non sono affatto combattiva in questo, e contrariamente a quanto Lei scrive non intendo procedere "lancia in resta" (lo sono in altre cose). Dico solo che di fronte al problema sollevato la soluzione prospettabile (secondo me, per carità) non è quella di adeguarsi/adagiarsi sulle posizioni che ci costringono (o vorrebbero costringerci) a tenere sfruttando la manipolazione dell'opinione pubblica proprio perché noi ci sentiamo in dovere di non contrastarla apertamente, ma anzi sforzarsi di illustrare all'opinione pubblica che il problema alla base è proprio che ci raccontano bugie dalla mattina alla sera! Se si riuscisse in questo loro avrebbero perso (i membri di qualunque tipo di casta di privilegiati, ma nello specifico i politici).

E' solo uno spostamento di problema, il solito discorso di guardare il dito anziché la luna, non si tratta di portare avanti una guerra di trincea piuttosto che psicologica.

Cordialmente.
Silvia.