sabato 30 agosto 2008

La ragazza del lago






di Giuseppe Bianco
(Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze)





Da circa due anni non posseggo un televisore. E dunque mi risparmio la televisione.

Da diversi giorni sento poco la radio.

Non compro più giornali, salvo alcune riviste (e fra queste divoro Internazionale, un settimanale di articoli esteri sui temi dell’intero mondo conosciuto, in cui all’Italia - ovviamente - viene dedicato lo zero virgola o poco più).

Internet , invece si.

E libri. Tutti rigorosamente comprati nei mercatini dell’usato, per sfuggire alla deriva asfittica dell’attuale mercato editoriale.

Guardo spesso dvd.

Internet, libri usati e dvd sono il mio personale antidoto all’autismo incipiente.

Voi direte: “Ma guarda questo ... ma che ci importa?”.

No, era solo per dirvi che ieri - appunto in dvd - ho visto La ragazza del lago.

Bellissimo.

Si tratta - per chi non lo sappia - di una vicenda ambientata in una cittadina del Nord Italia.

C’è una ragazza uccisa in riva al lago, appunto. E le indagini.

E c’è un commissario di Polizia, il bravissimo Toni Servillo. E c’è anche il Pubblico Ministero.

Per chi non lo sappia ancora, diciamo subito che secondo il codice italiano le indagini le dirige il PM.

E la polizia giudiziaria si attiene alle sue direttive.

Ovviamente, c’è una sinergia necessaria. Ognuno mette la sua esperienza.

Il PM vigila, controlla, dirige.

Facendo attenzione che vengano raccolte solo le prove utili in un eventuale processo, che vengano raccolte nel modo giusto, in modo da evitare delle invalidità.

E peraltro il PM - conoscendo la giurisprudenza dei suoi colleghi giudicanti - può meglio di chiunque capire quale sia la strategia investigativa più compatibile con quella giurisprudenza. E’ meglio prevedere le risposte difensive.

Insomma, è per tutte queste cose che il codice del 1988 volle che a dirigere le indagini fosse un magistrato.

Perché solo così - stante il complicatissimo rito processuale italiano - era ed è possibile farle senza cadere nelle trappole delle mille eccezioni e nullità del rito nostrano.

Tante ragioni. Ma soprattutto ce ne è un’altra: il PM è indipendente dal potere politico. La polizia no.

E la presenza del PM evita che in certe indagini delicate gli “ambienti del ministero” ci mettano lo zampino grosso.

Insomma, le indagini vengono svolte da PM e polizia. E il PM è figura fondamentale.

Torniamo al film.

La figura dominante è il commissario Servillo. Forte, coraggioso, acuto, ecc.

Poi c’è anche un Pubblico Ministero. Anzi - come dire? - una Pubblica Ministeressa, una donna.

La quale compare in cinque scene del film:

- nella prima - durante il sopralluogo dell’omicidio - se ne sta in disparte e dice che si sente male perchè non sopporta la vista dei morti e non è come il commissario che invece è forte e macho, ecc.;

- nella seconda azzarda una ipotesi investigativa e si becca la rispostaccia del commissario che invece è bravo ed intelligente e capisce tutto lui;

- nella terza interroga un sospettato. O meglio fa da assistente al commissario che è tanto bravo e sa lui le domande da fare (qui lo sceneggiatore s’è dimenticato l’avvocato difensore o ignorava che deve essere presente per legge);

- nella quarta il commissario è dentro la casa dell’assassino e lo sta interrogando per farlo confessare.

La Pubblica Ministeressa è invece fuori, vicino alla macchina della polizia.

Aiuta l’autista della macchina del Grande Commissario a fare la guardia alla macchina suddetta.

- nella quinta, dopo che l’assassino ha confessato, la Pubblica Ministeressa si avvicina al Grande Commissario e apre bocca solo per dirgli che è finalmente rimasta incinta di suo marito e che avrebbe piacere di invitare l’Eroe ai festeggiamenti.

In sintesi, i milioni di spettatori di questo film ne ricavano la seguente lezione subliminale:

- che le indagini le fanno i poliziotti;

- che i pubblici ministeri sono figure insignificanti buoni solo per fare compagnia agli autisti delle auto di servizio;

- e che le donne devono stare a casa a fare la calza.

Ma - domanda - se il Pubblico Ministero in quanto tale è solo un mezzo deficiente, qualcuno mi spiega perchè hanno ammazzato Livatino e Costa e Ciaccio Montalto e i tanti, tanti altri Pubblici Ministeri sulla cui figura e sul cui ricordo finiscono col buttare fango - per ignoranza più che per mala fede – perfino film come questi?

Anche attraverso queste cose passa la mortificazione della magistratura, voluta e imposta dalla videocrazia imperante.

Si esalta la figura del poliziotto, dipendente dall’Esecutivo.

E si mortifica quella del magistrato, che dal potere politico è indipendente.

Si dirà che non era certo questo lo scopo del film. Ed è vero.

E’ un bel film.

Ma la scelta dello sceneggiatore e del regista riflette un luogo comune prodotto da quindici anni di deformazione mediatica; questa si voluta da un ceto politico che vuole liberarsi da ogni controllo di legalità decente.

Non è che per caso bisogna stare alla larga anche dai dvd?

E come passerò le serate, io, povero PM mezzo deficiente?

45 commenti:

Anonimo ha detto...

Ill.mo Dottor Bianco,
sono un avvocato, ormai avanti con gli anni (ahi me !), e ho molto apprezzato il suo articolo. Dico “apprezzato” nel senso più proprio del termine in quanto mi permette di “dialogare” con Lei, pur non condividendo tutto il Suo dire.
Prima considerazione. Sono molto meravigliato del fatto che Lei si vanti di non guardare la televisione, di non leggere giornali e, in qualche modo, giustifichi queste sue scelte affermando di limitarsi a frequentare Internet.
Penso che un magistrato, specie se pubblico ministero, dovrebbe essere "informato" sulla società nella quale opera."Leggere giornali" e "guardare la televisione" dovrebbero essere, dunque, momenti del suo impegno professionale. Certo, un cittadino può fare ciò che meglio crede, ma -forse- un magistrato no.

Seconda considerazione. Sono d'accordo con i suoi giudizi, estetici e giuridici, sul film. Gli sceneggiatori con tutta evidenza non hanno avvertito la necessità di consultarsi con un magistrato (o più modestamente con un avvocato). Credo però che la valutazione del ruolo della Pubblica Ministeressa sia da ricollegare solo ed esclusivamente alla superficialità (caratteristica molto diffuso nel nostro paese) con la quale è stato affrontato l'aspetto tecnico del film. Non credo, cioè alla "mortificazione della magistratura, voluta e imposta dalla videocrazia imperante”. Cosa dovremmo dire noi avvocati sulla videocrazia che dai tempi dei fratelli Lumière impone una figura di avvocato cialtrone, disonesto, colluso con la malavita ?

Terza considerazione. Sono sicuro che lei nell'esercizio della sua funzione ha sempre tenuto in considerazione l'articolo 358 del codice di procedura penale. Mentre sicuramente sarà a conoscenza di avvocati del tipo di quelli da me sopra descritti, è sicuro di non avere conoscenza dei suoi colleghi che non sanno che nel nostro codice di procedura penale dopo l'articolo 357 c'è anche il 358 ?

Quarta ed ultima considerazione. Mi rifiuto di credere alla fondatezza della sua ultima affermazione: “deformazione mediatica; questa si voluta da un ceto politico che vuole liberarsi da ogni controllo di legalità decente”. Se lei avesse ragione, pur con le stampelle, sarei pronto a scendere in piazza e a difendere anche chi non conosce l'articolo 358 del codice di procedura penale .

Con viva cordialità
Oreste Flamminii Minuto
avvocato

Anonimo ha detto...

Caro Dotror Bianco,

Si consoli: se ricorda, anche ne "Il Maresciallo Rocca", la serie poliziesca più seguita di sempre, il Procuratore faceva spesso delle meschine figure ... oltre ad esser impersonato da un (bravo) caratterista volutamente più che antipatico !

Cordiali saluti.

tanino ferri ha detto...

Dr. Bianco,
c'è una punta d'ingenuità nelle sue parole, o Lei, Maestro di Retorica, spinge così il Suo lettore ad intervenire?
"Si dirà che non era certo questo lo scopo del film. Ed è vero.
E’ un bel film.
Ma la scelta dello sceneggiatore e del regista riflette un luogo comune prodotto da quindici anni di deformazione mediatica; questa si voluta da un ceto politico che vuole liberarsi da ogni controllo di legalità decente."
Le scelte di sceneggiatori, registi, direttori di rete e/o di giornali NON SONO MAI CASUALI:
Lei crede che la scelta di Panorama di pubblicare le ultimissime intercettazioni su Prodi sia casuale, o siano piuttosto istruzioni dettate da qualcuno al telefono [apposta non vogliono le intercettazioni, per dare in piena libertà e velocità istruzioni; altrimenti dovranno ricorrere ai pizzini].
Ma anche c'è, se questo la può rincuorare, tutto un popolo che ha fiducia nei P.M. e nella Magistratura, in cui vede l'ultimo baluardo alla Democrazia.
Peccato ci siano anche dei Magistrati, molto, molto, troppo prudenti.
La prudenza, spesso, non è un valore.

Anonimo ha detto...

Gentile dott. Bianco,

perche' si duole di se' stesso ? Sappia che chi attualmente legifera in nome e conto della Repubblica italiana e' quanto mai felice che lei sia (come si e' sarcasticamente definito, e come da ritratto emergente dal film) un "povero PM mezzo deficiente", o che quantomeno si comporti come tale: sara' piu' assai piu' facile indicarle i reati da perseguire e quelli che invece non le competono, esattamente come si farebbe con un ragazzo un po' tardo che non si rassegna a lasciarsi dire dagli "adulti" cosa e' giusto e cosa e' sbagliato.

Sara' lo Stato etico (o sedicente tale) e chi lo rappresenta) a indicarle la strada... perche' si affanna a volerlo fare lei ?

Anonimo ha detto...

Gentile dottore Bianco,
piano! Conosco un caso da molto vicino, dove è successo nella realtà quello che Lei racconta del film visto. Con la differenza che il commissario in perfetta malafede anziché arrestare i colpevoli si è sbizarrito con degli innocenti, per la gioia del pm che forse ancora crede di aver coordinato una brillante operazione.
b

tanino ferri ha detto...

Gentile Avv. O. Flamminii Minuto,
mi fa specie che una persona come Lei, pensi "che un magistrato, specie se pubblico ministero, dovrebbe essere informato sulla società nella quale opera."Leggere giornali" e "guardare la televisione" dovrebbero essere, dunque, momenti del suo impegno professionale".
Ma quali giornali? quale televisione?
I giornali sono tutti omologati: dicono tutti la stessa cosa con, quasi sempre, la stessa ottica. Si ricorda il problema della sicurezza? Adesso i giornali non ne parlano più. Parlano di stupri e delitti, ma non di un problema sicurezza.
Il Problema sicurezza è stato risolto!!!
Risolto anche il problema della spazzatura in Campania!
"Ma questo Berlusconi è magico!"
Le televisioni?
Un'insieme di 'emilifede', tutti omologati, tutti a norma.
Lei avvocato legge, http://italy.indymedia.org/ ?
credo valga più di tre telegiornali, perché, pur se non fosse assolutamente veritiera, sarebbe comunque un punto di vista diverso dai soliti.
Avvocato, non per prenderLa in giro, ma solo per farLe fare mente locale:
"Italiauno!" "Italiauno!"

Anonimo ha detto...

Sig. Tanino Ferri,

Lei ha perfettamente ragione!
Ha ragione perchè evidentemente ha letto (e continua a leggere) i giornali; ha visto (e contuna a vedere) "emilifede" e "italiauno"...

Scusi il tentativo di essere ironico.

Oreste Flamminii Minuto

Pietro Gatto ha detto...

Caro dottore,

non ho visto il film ma le do atto che il topos di cui parla è piuttosto diffuso nella cinematografia nostrana. C'è chi ha citato il maresciallo Rocca; a me viene in mente il film tv su Bilancia, che ripercorreva lo stesso schema, se non ricordo male.

Mi consenta di dire che la sua induzione è piutto dietrologica. Il genere poliziesco ruota intorno alla figura appunto del poliziotto, che, ne converrà, che è più "di azione" rispetto al pubblico ministero. Il poliziotto interroga, certo, ma può anche inseguire in auto e, se costretto, sparare. Dal poliziotto ci si aspetta la lotta al crimine con metodi anche praeter legem (pensi all'ispettore Callaghan) e ciò di certo non nuoce al ritmo del racconto.

Da un punto di vista cinematografico, dunque, il pubblico ministero è figura più statica. Delle due l'una: o mettiamo la pistola in mano ai pm oppure li raffiguriamo al cinema mentre redigono richieste cautelari o deleghe di indagine. Il risultato sarebbe, secondo me, disastroso (in ottica cinematografica, si intende).

Circa poi il suo discorso introduttivo, mi sento di non condividerlo perché affetto da una certa astrazione.
Per quanto dubbioso sia anch'io sulla possibilità di affidare in Italia le indagini alla sola polizia, visto il grado di politicizzazione che ci affligge, non mi piace neanche che ad un soggetto, per il solo fatto di chiamarsi "pubblico ministero", venga affidata la direzione di indagini la cui complessità, a volte, necessita di esperienza acquisita sul campo. La tecnica di investigazione, l'intuito investigativo, non si imparano sui libri di diritto o nelle scuole per la preparazione al concorso da uditore. E non mi sembra che l'attuale metodo di selezione per l'accesso alla magistratura privilegi i più scaltri e i più vivaci; credo anzi che i più sgobboni abbiano maggiori chance. Onestamente: a uno di questi occhialuti ragazzini, che probabilmente sanno a memoria i più recenti arresti giusrispudenziali in tema di dolo eventuale, ma che non hanno scambiato due chiacchiere con uno spacciatore o un ladro di auto in vita loro, lei affiderebbe delle indagini preliminari poco poco complesse?

Io no, eppure è ciò che accade troppo spesso nelle Procure d'Italia.

Mi rendo poi conto che l'immagine della dottoressa che va in maternità può apparire offensiva, ma sia onesto: nel generale scadimento qualitativo della società italiana, che affligge ogni categoria sociale e professionale, quante sue colleghe ricalcano pari pari quella figura? Io sono un giovane avvocato, ma ne ho già incontrate tante. Casalinghe prestate all'azione penale, o poco più, senza alcuna tensione morale o culturale. E sia chiaro (non vorrei passare per maschilista), lo stesso avviene per gli uomini: vedo troppi giovani magistrati conformisti e con la schiena curva già a 30 anni.

Per cui, io sto dalla parte di Servillo. E credo che investigatori non ci si improvvisi.

Anonimo ha detto...

Egregio dott. Bianco,
solo "minute" considerazioni.
La prima: perché rendere più difficile il cammino del linguaggio di "genere" (come un trapezista che, durante le prove, abbiano scordato di mettere la rete di protezione)usando il termine " Pubblica Ministeressa"(mi permetta di scrivere che, il rimedio, è peggiore del male). Credo che non si dica la giudichessa, bensì, la giudice, la ministra, e non la ministressa, ecc. ecc. Onde per cui, bastava scrivere la Pm.
Seconda considerazione: mi pare che prima del commissario Servillo, un altro commissario sopra le righe, ha intrapreso un viaggio nelle relazioni con gli altri poteri istituzionali (superiori e non): il commissario Montalbano di Andrea Camilleri.Non ho visto (né credo vedrò) questo film, non conosco il Servillo in questione, però conosco e mi diverte moltissimo, la figura del commissario Montalbano.Un personaggio al quale Camilleri ha dato la forza graffiante dell'autoironia, e quella sovvertitrice della messa alla berlina, di certi "professionisti delle carte" e delle caste.
Visto che avrà il problema di come impiegare il tempo libero, le consiglio, questa lettura. E se Montalbano, le farà capire che quel Pm è un "mezzo deficiente", sia pur certo che lo è. Dimostrandoglielo.
un saluto
Lia G.

Anonimo ha detto...

Egr. Dr. Bianco,
pure io non guardo più da tempo la TV, nè leggo dei giornali, tranne alcuni esteri. La disinformazione mediatica è quanto di peggio possa attuare un regime: il non poter comprendere se quanto si ascolta o si legge risponde a verità crea insicurezza nella migliore delle ipotesi e nella peggiore asfissia mentale.
Non ho visto la pellicola che cita, ma se è così come dice lei è evidente che sia il regista che lo sceneggiatore sono incorsi, volontariamente o involontariamente, in un grossolano errore. Ciò non toglie che per esigenze di spettacolo sia più opportuno dare risalto a un poliziotto che a un pubblico ministero. Io sinceramente vedo quest'ultima ipotesi come la più plausibile.

Lex

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sì, è un bel film, condivido commento ed entusiasmo, anzi, lo vado a rivedere, ne vale la pena.

Anonimo ha detto...

gentile dott. Bianco, non ho visto il film, e dopo la sua descrizione difficilmente lo vedrò: il genere non mi appassiona, se malfatto, e in questo caso questo pare malfatto, superficiale, lontano dalla realtà e sottilmente, dalla sua critica, infamante nei confronti dei PM e in genere della magistratura tutta.

una sola cosa però, da profano, vorrei aggiungere: un mio parente stretto è ufficiale dell'Arma, ormai da 25 anni. in 20 anni di servizio, in diverse città italiane (ora è all'estero), ha compiuto decine, se non centinaia di sopralluoghi su scene criminose, indagini, interrogatori, appostamenti e quant'altro.
in vent'anni di servizio non ha mai "avuto tra i piedi" PM ingombranti, invadenti, sciocchi, imbranati o ignoranti.
semplicemente perché in vent'anni di attività, sulla scena del crimine ne ha incontrati soltanto DUE, uno particolarmente ligio, l'altro schiodato a forza dalla spiaggia dove sapeva di trovarlo, in occasione di delitto particolarmente grave.

la figura cinematografica del PM impegnato a redigere fax di delega, suggerita da uno dei commentatori, sarebbe innegabilmente un disastro dal punto di vista dell'azione, ma certamente più vicina alla realtà di molte figure giudiziarie di fantasia.

la saluto con simpatia, e la rincuoro: nemmeno io perdo tempo a leggere giornali o guardare la TV. la vita è troppo bella e troppo breve per sprecarla in simili meschinità.

baron litron

Anonimo ha detto...

effettivamente non si può non essere d'accordo con quanto affermato da baron litron.

Aggiungo che provando a mettersi nei panni del cittadino comune, credo che questi non sia neanche in grado di identificare il pm che procede contro di lui, visto che è tutta una delega alla pg.

Discutendo animatamente con un procuratore capo di un piccolo territorio, egli mi riferiva che, da sempre, procedeva a sentire personalmente l'indagato che lo richiedeva con memorie ex 415bis, a dispetto dei giovani colleghi.
Si soffermava su questo punto perchè, dopo decenni di lavoro ed affinamento delle doti investigative, era in grado di farsi un'idea da come l'indagato entrava nel suo ufficio, riportando un 20% dei casi richiedeva poi lui stesso l'archiviazione all'esito dell'interrogatorio gestito personalmente.
Questo per dire che l'equazione dotti magistrati=ottimi pm lascia il tempo che trova.
un ragazzo preparatissimo che supera il concorso non è detto che abbia la dote del segugio; sarà un bene la sua preparazione sui codici che eviterà le trappole del codice, però se neanche procedere in prima persona durante la fase d'indagine, vorrà dire che si vada sempre a giudizio.
Chiunque sarebbe in grado di capire la differenza tra una lettura su un foglio di una deposizione od interrogatorio da un sentire vivo di quelle stesse parole, con le differenze nel tono della voce e nei gesti del soggetto.

In sostanza, spiace dirlo ma non mi meraviglio di come viene disegnato il pm nei vari film o telefilm, perchè sono il risultato di quanto detto sopra, oltre alle figure pessime di certi vpo al monocratico.

Quanto detto dall'autore del testo, che si tiene ben lontano dalla società che lo circonda è l'ennesima conferma di come poi nel lavoro non riescano a staccarsi dall'idea presa a discapito della realtà.
Sarebbe come un medico che per non ammalarsi di lebbra non si metta a curare i malati....mah...

Anonimo ha detto...

Premetto che non concordo né con l' Illustre (...a "deficiente" ce ne passa, eh, esimio avv, Minuto; "Qesta è la forma, bellezza!, direbbe Humphrey Bogart) PM e né con l'Avvocatone (un "gigante" attorniato da tanti "nanetti"...sulle spalle!) che giustamente invita a essere infomato...cosa che faccio ma perché sono costretto nel vano tentativo di difendermi, per usare un termine esagerato , "dal processo" (e non s'arrabbi Di Pietro che si faceva suggerire dal Gip Ghitti - ma perché poi l'ottimo dott. Saracino non fa il nome?...come il Merolone non lo fece per il pm Chionna che ha perseguito G. Sabani: questo è il punto vero, il "policatilly correct" - con i "pizzini": termine da me usato ma con timore...ma perché devo stare attento alle parole per dire cose vere con tutta sincerità...e se uno non possiede quel tatto - da tattica! - perché ha fatto o è stato costretto a fare solo la scuola d'obbligo? E qui devo dire che la risposta esatta l'ha data un semplice avvocato: "ma tu credi di parlare come facciamo noi due? quelli hanno un loro modo di ragionare...") in uno dei tanti tribunali "provinciali"da chiudere, (come vorrebbe, anche, il dr. Bruno Tinti) e non per l'organico carente...o la carta. I/il problemi/a veri/o è quello rilevato dall' anonimo delle 11.33 che si rifà a baron litron...cui non aggiungo altro per non tediare chi, come i soggetti che l'anno dichiarato, è restio a leggere...compreso l'Avv. Minuto che per la terza volta mi costringe a ripetere quanto ho già scritto in questo blog.------------Parliamo invece degli - sempre gli stessi - avvo-Catoni, per vipponi e politicantoni, di turno: Coppi, Nappi, ... (“All'avvocato va raccontato tutto chiaro, sta a lui imbrogliare”:in uno studio di un vetero avv.)
Scrivo a Prima Pagina (senza risposta) Caro Stella, agli avvocati e giudici non piacque la “controriforma” dell' “antiluterano” Mastella come ora gli annunzi/proclami/riformette di Maroni/Alfano ; si figuri ai cittadini-utenti-elettori che vivono il processo come una lunga pena, "già scontata"! L'avv. Oreste Flamminii Minuto, dalla Falcetti, disse: “...degli avvocati se ne può parlar male ma non se ne può fare a meno”. Sì, ma perché si dicono “matrimonialisti” e non “divorzisti”:suona male? Anche quando sono avvenenti come la De Cinque e la De Pace. E, pare, ce n'è per tutti. Certo. Per un “Sottile.”..Fassino, c'è il “Grosso”.. avvocato; per un “Coro-na-to”...in carcere , gli si dà il “Bongiorno” ...come a Totti; chi ha difficoltà in salita si aggrappa a ...Coppi; chi ama la spiaggia(ta) va a Taormina; per il peccatore "perseguitato" (Previti) vi è persino il devoto...Pellegrino (Ds) e un ricco che lo Consol...o (An); per quelli che... “Quando la moglie è in vacanza” c'è Rimini...che con “un (splendido) sorriso vi seppellirà” ...sotto la parcella. Per i poveracci da “gratuito patrocinio”, l'avvocato “morte”; se disponibile! Direbbe Totò (senza la "risata"): “ingiustiziati di tutta Italia, unitevi!”. Caro Stella, all'avv. che le ha telefonato per fare la sua difesa d'ufficio vorrei citare solo 2 casi, per cui i presidenti degli ordini di 2 diverse città e regioni non si sono degnati di rispondere dell' agire scorretto - non solo dal punto di vista deontologico e di dovere verso l'ordinamento - ma illegale. In uno dei casi è il pres.te a invitarmi di scrivergli e io che, provocatoriamente, gli dissi...'scommettiamo che non mi rispondera?' E il suo associato aveva promosso un decreto ingiuntivo nei miei confronti ( per una causa civile da lui mal gestita cui io chiedevo a un cliente insolvente il saldo di lavori, fatturati, con decreto ingiuntivo) senza che vi fosse una specifica, una richiesta di pagamento, non dico una fattura, scritta; con l'aggravante che l'Ordine abbia deliberato la "parcella" - che io non ho mai visto ma poi dimezzato dalla giudice, la stessa che 10 anni prima da pretore aveva accolto il mio decreto! - e il giudice non si rese conto che non fossi informato in merito!??? Per non dire del "penale": pm da "legitima suspicione"...che impedisce la presa visione degli "atti d'accusa", che non fa una piega ella 1° udienza per recuperarla ordinando l'accompagnamento coattivo dei 2 carabinieri latitanti..e dulcis in fundo; la sentenza all'insaputa del "condannato" mai sentiti dalla giudice...UNICA. Dopo aver svenduta l' "argenteria di famiglia": il giudizio collegiale. [A Coppi su Andreotti è andata bene, mentre Nappi sui Mastella è rimasto con tanto di "nappa" (naso lungo)]. Mauro C.

Anonimo ha detto...

con tutto il rispetto, certamente il dott.Bianco che non legge giornali, non vede televisioni ecc. ecc., ignora che il film che ha visto, insieme a "Gomorra" e "Il Divo", è stata una delle produzioni più pregevoli della nostra cinematografia italiana degli utlimi tempi, riscuotendo un successo di critica e di pubblico notevole.
Se il dott.Bianco leggesse qualche giornale o vedesse qualche trasmissione televisiva (a fronte del generale appiattimento si riesce a trovare qualche giornbale o qualche programma non omologato)non avrebbe scritto il post.
La figura della Pubblica Ministera non c'entrava nulla nel film, così come l'attività del polliziotto era puramente incidentale alla trama e al complesso narrativo.
dott. Bianco, La prego, completi la Sua informazione con i giornali e la televisione: da sola, la rete, non è sufficiente.
Con vivissima cordilità
Franco

Anonimo ha detto...

Grande Mauro C.
so di una persona che è stata arrestata, senza essere sentita da nessuno, perché un criminale, che mai aveva frequentato o conosciuto, guardandolo in foto pur non essendo sicuro se fosse figlio o parente di un boss lo indica comumque come un mafioso. Ebbene, questo disgraziato ha contattato i migliori avvocati (Pisapia, Della Valle...) chiedendo di voler accettare la difesa. Sono stati cortesi ed hanno risposto, ma solo per dire che la storia processuale era complessa (per gli innocenti accusati di mafia, specie se poveri, il nulla diventa complesso!) e loro risultavano oberati di lavoro.
b

Cinzia ha detto...

per l'Anonimo delle 17.02

A mio modesto parere, senza nulla voler togliere al giudizio della critica, avendo visto tutti i films citati non penso affatto che quello descritto dal post si possa neanche solo paragonare agli altri due.
Il film concordo con il dott. Bianco che non è male, ma se veramente la figura del PM come dice lei e come appare chiarissimo nella visione non ha importanza, che ci sta a fare. Anch'io credo che sia completamente inutile ai fini della trama se non per associare due luoghi comuni poco onorevoli per una sceneggiatura interessante. Una donna, impressionabile e "soprammobile" sotto il profilo professionale, alle prese con problemi personali poco chiari e un PM che dirige le indagini come un impiegato costretto ad uscire dal suo ufficio polveroso e rassicurante per fare delle commissioni poco gradite e di cui non sente affatto la competenza e la responsabilità.
Capisco perfettamente che il dott. Bianco abbia rilevato del fastidio soprattutto da quest'ultima analisi, ma giustamente non ha risparmiato di far notare il fatto che regista e sceneggiatore hanno scelto una donna, braccia sottratte al mondo della famiglia, tanto che l'hanno figurata incinta.
Visto dal profilo di questa scelta il film scade di numerosi punti, non ultimo nell'associazione d'idee verso la storia di Cogne (forse solo mia?!). Tanto che se non ci fossero attori del calibro di Servillo, Bonaiuto e Golino (anche se hanno fatto entrambe una parte piccola, ma non marginale in quanto a intensità) sarebbe veramente poca cosa.
Lo spessore registico di "Gomorra" e "Il Divo" sono molto, molto oltre. Il ragazzo è giovane, alla sua opera prima e già può permettersi un cast e un budget alti, buon per lui, ma un sospetto mi sorge se i giornali lo elogiano davvero tanto.
Fa benissimo il dott. Bianco a risparmiarsi di leggere giornali e vedere la televisione, sarà certamente più libero, come è stato, di esprimere una personale opinione, non solo di gusto, fuori dal condizionamento dei benpensanti. Tanto più lo penso valutando la sua osservazione che se si fosse meglio “informato” non avrebbe scritto l'articolo!

Leonilde ha detto...

Gentile dott. Bianco,
noi cittadini lontani dal mondo della giustizia non abbiamo la più pallida idea di come funzioni la stessa in Italia. In ogni modo la figura del commissario che indaga è impregnata di romanticismo e si rifà a una letteratura ormai vecchia più di un secolo. Certo, una fiction più legata alla realtà sarebbe molto istruttiva, ma vuol mettere il fascino romantico del commissario Montalbano?
Allora, personalmente l’immagine che ho del magistrato è piuttosto vecchia ed è quella che mi hanno tramandato i miei nonni, del giudice inflessibile con i rubagalline (per fame) e cieco di fronte ai soprusi dei potenti.
Oggi la magistratura dovrebbe essere diversa. Ma siamo sicuri che sia così?
L’impressione che se ne ha è che ci siano sì ottimi magistrati, sia che essi siano PM, Gip o Giudici o quant’altro, ma che l’organizzazione nel suo complesso sia inefficiente e sottomessa ai poteri forti. Esattamente come per i politici. Le porto ad esempio alcuni casi giudiziari famosi.
Se non mi sbaglio nel caso della morte di Federico Aldovrandi le indagini sono partite solo dopo che la madre è riuscita a smuovere le acque aprendo un blog.
Se non mi sbaglio per la morte in carcere di Aldo Bianzino non ci sarà neppure un procedimento. Uno viene arrestato finisce in carcere e muore. La cosa più normale di questo mondo. Eppure dovrebbero esserci dei responsabili se uno sotto custodia muore. Dagli organi di informazione apprendo che Aldo è morto per un aneurisma e che per caso aveva anche il fegato spappolato. Chissà come mai.
C’è poi il caso di Riccardo Rasman che, da quello che racconta la madre, è stato pestato a morte in casa. Anche qui le indagini sono ferme a un nulla di fatto.
Forse tutti questi casi ci fanno rimpiangere i commissari romantici della letteratura?
Ma passiamo ad altro. De Magistris e la Forleo sono stati duramente puniti, mi perdoni, non si capisce bene per che cosa. Probabilmente perché hanno pestato i piedi al potere politico e anche ad altri magistrati. E sono stati puniti quasi all’unanimità dal CSM cioè da altri magistrati.
Ecco il CSM rispecchia fedelmente la magistratura di oggi.
La prego di correggermi se ho torto.
Distinti saluti
Barbara Mensi

Anonimo ha detto...

Non ho visto il film, e di solito, il solo nome del protagonista è una garanzia di qualità.
lo vedrò. l'ho segnato ora negli appunti.
Esigere che un pm sia informato sulla società Sulla quale opera è fatto certo. Ma non lo vedo in contrasto col fatto che lo stesso pm non legga i nostri quotidiani o non veda le nostre televisioni. E non penso che abbia da rimpiangere noi, informati invece molto bene, che di televisione ne facciamo il nostro unico informatore.
Che sia o che non sia un vanto, non guardare la televisione, non leggere i nostri quotidiani, non significa non essere informati. Ci sono organi di informazione un-po'-più al di sopra delle parti, basta cercarle. Credo che avere un face-to-face con un pm grande fan di Mazza o di Fede sarebbe dura per tutti. Concordo sulla mortificazione della magistratura, che novità in italia, posso concordare che gli avvocati a loro volta siano spesso dipinti come soggesti loschi. per quanto riguarda la deformazione mediatica, quella c'è! basta confrontarsi con l'estero, o avere un minimo di personale memoria "storica".. ciao, grazie.
ez.

Maria L. ha detto...

Sono d'accordo con quello che dice Mauro C., i fatti sono veramente quelli.
Il comune cittadino che ha avuto la disavventura di entrare nel mondo "giustizia" non avra' piu' pace! E questo ancora di piu' se e' la vittima del reato.
Dovere affidarsi ad un avvocato non e' una scelta, e' un obbligo e ne faremmo (noi comuni cittadini) volentieri a meno.
Quanti PM ai quali non importa nulla del tuo caso! Anche in questi casi bisogna aver fortuna e trovare la persona che veramente crede nella giustizia.
Grazie a tutti voi che ci date una informazione libera

Maria L. - Roma

Anonimo ha detto...

giudici e avvocati ne I SIMPSON (da Wikipedia):

1) MAGISTRATI: Roy Snyder è un personaggio secondario della serie animata I Simpson.

Di origini ebraiche e forse afro-americane essendo di colore (anche se, molto stranamente, all'inizio della serie era bianco, cioè di carnagione gialla), Roy Snyder è l'obeso giudice di Springfield e probabilmente è anche il presidente del tribunale locale, dato che egli appare in ogni udienza del cartone animato. Capelli neri molto corti e pizzetto folto, Snyder appare sempre con la caratteristica toga nera che nasconde la sua giacca bianca e la cravatta azzurra.

In una puntata, egli delibera l'illegalità del possesso dello zucchero e degli alimenti dolci, ritenendoli le fonti della sua grassezza: alla fine dello stesso episodio, torna sui suoi passi per affermare che i dessert possono essere mangiati, seppur con responsabilità. Ha un figlio che però non appare mai nella serie in quanto è stato ucciso dall'avvocato Lionel Hutz, che lo ha investito (ripetutamente) con la macchina.

È leggermente maschilista, o per lo meno tende a giudicare gli uomini (soprattutto se ragazzini) in maniera più clemente: in una puntata assolve Milhouse Van Houten, sicuramente colpevole, adducendo la seguente motivazione: "In fondo, un maschio è pur sempre un maschio". Entra di conseguenza in polemica con il giudice donna Constance Harm, che la pensa esattamente al contrario, ma alla fine sarà lui a prevalare.

Una curiosità: il simbolo della sua legislazione è la miniatura di un clown, che si porta dietro durante la lettura delle sentenze.

AVVOCATI: Lionel Hutz è un personaggio secondario della serie animata I Simpson. È l'avvocato a basso costo di Springfield, ciarlatano e quasi sempre disfattista. Nella versione originale la voce del personaggio era di Phil Hartman, mentre in Italia è stato doppiato principalmente da Maurizio Romano.

Il suo studio legale si trova nel centro commerciale di Springfield e si chiama: "Non posso credere che sia uno studio legale". Ai suoi clienti regala scimmie giocattolo che fumano sigarette. Il suo annuncio pubblicitario recita: "Cause vinte in 30 minuti altrimenti una pizza gratis". É solito inseguire autoambulanze per procurarsi clienti. Nel corso della serie il suo ufficio si è progressivamente ridotto, passando da un grande ufficio con segretaria ad un "buco" nel centro commerciale, ed infine in una cabina telefonica.

Si presume che abbia sposato e in seguito lasciato Selma Bouvier, in quanto uno dei cognomi di Selma è Hutz.

Fece la sua prima apparizione nella seconda stagione, più precisamente nell'episodio Bart è investito da un auto, nel quale convince Homer a fare causa al signor Burns per un milione di dollari. Molte altre volte ha rappresentato i Simpson in cause al limite della legalità, quasi sempre con risultati disastrosi tanto che spesso è stata messa in dubbio la sua professionalità in quanto sembra che non abbia mai frequentato alcuna università.

Nell'episodio "Marge in fuga", è stato baby sitter dei bambini Simpson e per sfuggire all'ennesimo guaio con la giustizia ha cambiato il suo nome in Miguel Sanchez. È passato alla storia in quanto, per 35 ore di lavoro come "bambinaio" è riuscito ad intascare solo 8 dollari e due ghiaccioli e una gabbietta per uccelli trovata frugando nella spazzatura dei Simpson.

Viste le sue scarse qualità come avvocato ha svolto anche altri lavori per pagarsi da vivere, come l'agente immobiliare e una volta anche il calzolaio, durante un processo.

Il personaggio fu ritirato dalla serie assieme a Troy McClure dopo la morte per omicidio del loro doppiatore, Phil Hartman, nel 1998. Per una strana coincidenza, anche il doppiatore italiano più noto di Hutz, Maurizio Romano, è deceduto prematuramente (a causa di un incidente stradale nel 2003)

Il ritiro del personaggio ha provocato qualche problema alla serie, dato che le cause di tribunale sono assai frequenti nei Simpson. Da allora altri avvocati, sempre differenti, sono stati usati per rappresentare la famiglia Simpson dinanzi alla legge. Comunque, Lionel Hutz viene ancora mostrato in alcune scene cantate; si può dire quindi che il personaggio non ha lasciato completamente la serie.

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SIMPOSN a parte, il magistrato è figura impopolare. Lo dimostra il fatto che anche quando i magistati sono stati padroni della trama, hanno scelto come "eroi" gli avvocati (avv. Guerrieri di Carofiglio), o proprio i delinquenti (Romanzo Criminale di De Cataldo).

E' triste dirlo, ma gli unici magistrati protagonisti positivi di film e docu-fiction sono persone realmente esistite e realmente assassinate (per la serie: l'unico magistrato buono...)

Anonimo ha detto...

Sono convinto che la nostra realtà spesso supera la fantasia romanzesca dei film, e i thriller processuali servono solo a volerci illudere, o deprimere, che da qualche altra parte le cose vanno meglio. Ma i film di valore che hanno lasciato un segno restano "Il giorno della civetta" sul capitano Bellodi e "In nome del popolo italiano" con Tognazzi nella parte di un pm ...dove alla fine ne escono sconfitti ma con dignità (l'uno dalla mafia e l'altro dal potente che aveva commesso un crimine; l'uno trasferito e l' altro rinunciatario al dovere per disgusto verso un popolo che non meritava....alla vista di atti vandalici dopo una vittoria calcistica). E andando indietro mi viene in mente il fascinoso Massimo Girotti in veste di pretore.
La recente serie, su Rai 2, di film sull'avv, Mc Bride un po' somiglia a "Un caso per due" (e che a loro volta imitano il filone di successo alla Perry Mason...avvocati che escono dal chiuso e si addentrano in luoghi malfamati per raccogliere elementi utili al processo), tranne il fatto che viene messa in risalto anche qui la "figura" del "pm" e della poliziotta che poi, concluso il caso...sempre in favore di Bride, la sera si divide tra i due . Ma pensa un po'!?
Non ne esce bene nemmeno “Il giudice Amy” interpretata dall’avvenente Amy Brenneman (figlia di una delle prime donne giudici della Corte Suprema) che conclude la serie con un fallimento totale; anche della sfera privata: viene lasciata dal marito, dall’amante, dal segretario“(nero: di solito è il giudice); è in conflitto con i fratelli…non comunica con la figlia; muore una sua assistita (“abbronzata”, s’intende) affidata alla madre, di Amy, che era ai servizi sociali…infine lascia la toga (una Di Pietro in gonnella?) per candidarsi in politica…a ”salvare il sistema”.
Ne “L’uomo della pioggia” è l’avv.-Robin Hood (Matt Damon), alle prime armi, che resta deluso (del sistema: lobbystico, corrotto…): vince la causa ma non prende un dollaro: la controparte dichiara bancarotta..
Ora come la mettiamo con i nostri pigroni amanti del chiuso o imbranati se escono che rimediano con intercettazioni che a Potenza sono risultate almeno 150 volte la media Usa? E succede anche nel civile: l’avvocato, il giudice e l’ufficiale giudiziario non amano verificare sul posto la materia del contendere, bisogna portargliela in foto, in tribunale! Poi lamentano di non godere di buona stampa; e i film e fiction? P. S. :Ringrazio Maria L. e b per l'attenzione.... Mauro C.

Anonimo ha detto...

Sbagli: vi è almeno un grande film del 1973, "Il delitto Matteotti", che dipinge diversamente dal solito la figura del giudice, impersonato magistralmente da Vittorio de Sica.

Peccato che alla fine si assiste alla scena nella quale quell'anziano, colto, distinto e onesto giudice istruttore viene destituito dal suo incarico ...

Anonimo ha detto...

beh, togliendo il "de" al protagonista, pochi anni fa la trama del film s'è replicata quasi uguale nella realtà...... e proprio con protagonista un procuratore che indagava "attivamente", peccato che lo facesse nel posto "sbagliato".
poi, niente da dire, a Bologna si mangia meglio, ma non credo che la tavola fosse il suo principale interesse.....

baron litron

Anonimo ha detto...

@ Anonimo delle 2.07 "Sbagli:..." Che cosa? A braccio, ho ricordato solo 2 dei tanti film sul genere; e siccome si parla di "figura", come aspetto di limpidezza e onestà, oltre al fascino che riguarda una scelta d'opportunità della produzione, ho pensato a M. Girotti. E giacché ci siamo, de "Il delitto Matteotti" vorrei far rilevare, in linea con A. Falcetta - "L’idiozia non è un reato e tuttavia sarebbe bello poterla processare" - che da un punto di vista morale è stato il peggior reato. Ma fermo restando la indiscussa grandezza dell'interprete in quel film, V. De Sica raggiunge L'apice con "Ladri di bicicletta"...con attori di strada e dove lui pensava di non incassare una lira (che dovrebbe far riflettere su quanto ha scritto, domenica, E. G. della Loggia, in merito alle fiction, appunto!). Se poi ci vogliamo sbizzarrire sui film polizieschi-giudiziari o processuali, magari come la demenziale serie "Scuola di polizia" o a sfondo d sesso-fobico-ironico con i Lino Banfi dove si "recita" il processo con scene di nudo oscene e che i magistrati, come i medici per il dequalificante e denigrante, per la categoria, "Incantesimo", lasciano, ancora oggi, che vengano trasmessi. Nel descrivere il soggetto della controparte, un prof., che non aveva onorato il saldo dell'opera tangibile (se si va a vedere) in quantità, qualità e durata (...il tempo processuale funge da collaudo!), il giudice rispose: "...io devo guardare al codice e non alla morale e all'etica". Che io ben volentieri, come per "l'idiozia" di Falcetta, "processerei". Ma s', vediamococi "Il giudice Mastrangelo"...che mette(va)in subbuglio la vita della procura... e che "comincia a studiare i suoi colleghi..."Una tecnica che "funziona" e già sperimentata, quella dell' "autodossieraggio", a Napoli e a Potenza: "Obbligatorietà dell'azione penale"? E che dire di "Close to home"...se almeno il dottor Bianco ci spiegasse come funziona quel gruppo di avvocati che collaborano (possono far le veci dell'accusa?)con l'Ufficio del Procuratore distrettuale. Abbiamo bisogno di distrarci dalla realtà! Mauro C. P.S. Dimenticavo, "Tutti dentro", con l'Alberto Sordi "parruccone".

Anonimo ha detto...

x Mauro C. dell'1.38.

Ne "Nel nome del popolo italiano" il giudice Mariano Bonifazi (Ugo Tognazzi) distrugge la prova che scagiona il losco industriale Lorenzo Santenocito (Vittorio Gassman). Non mi pare che tenere in carcere un innocente (per quanto figlio di p.) sia indicativo di un animo nobile disgustato dalle scene di teppismo.

Per il resto comunque, deontologia dei protagonisti a parte, E' UN GRANDISSIMO FILM.

Anonimo ha detto...

La ragazza del lago? Lo stesso film visto da me qualche tempo fa? leggendo il post, pensavo fosse un altro film dallo stesso titolo...
Io l'ho captato in maniera diversa.
x esempio....ho pensato subito dopo:
Le PM e altre donne, per sentirsi EMANCIPATE dunque LAVORATRICI, Lavoratrici, vengono sbattute in prima linea senza tener conto delle necessarie differenze. Ovvero un'assistenza, un trattamento che possa contemplare il ritmo vitale della madre, la natura dell'essere donna. EMANCIPAZIONE non vuol dire EMULAZIONE (in questo caso del maschio). quelle scene per me han dunque sollevato il problema,ovvero il lavoro esterno che una donna deve affrontare per non passare in secondo piano come una povera casalinga, oppure per non essere denigrata, come brutta copia malriuscita del maschio dominante.
Così, tanto per dire... quanti pensieri diversi possono sorgere!!

Anonimo ha detto...

Dimenticavo un "cult-movie" degli anni '70: LA PRETORA, con Edwige Fenech !

Lì, almeno esteticamente, la Magistratura fa una BELLISSIMA "figura" ...

Pietro Gatto ha detto...

Per Francesca Cenerelli

Forse non ho capito bene, ma... adesso si chiede pure di modulare una figura professionale in modo da rispettare... il ritmo vitale della donna, altrimenti poi fa brutta figura di fronte al maschio?

A questo punto avanzo le seguenti proposte di modifica del codice di procedura penale (se ne sono fatte decine in questi anni, una in più non farà di certo male):

1) divieto di procedere agli accertamenti ex art. 116 disp. att. cpp nel caso in cui il pm procedente sia donna: non si sa mai, l'autopsia potrebbe impressionare troppo la pm;

2) sempre quando il pm è donna, maggiore semplificazione della fase delle indagini preliminari con eliminazione di tutte quelle attività che possano avere contraccolpi sul suo ritmo vitale, tenendola troppe ore in ufficio. E dunque: via richiesta di deleghe, assunzioni di informazioni (le faccia la pg), avviso di conclusione delle indagini (tanto la richiesta di rinvio a giudizio è scontata), etc.;

3) abolizione della cross examination nell'istruzione dibattimentale: può dar luogo a situazioni ad alto pathos e poi spesso fa fare tardi ad ora di pranzo.

Cara Francesca, non mi prenda per maschilista, perché non lo sono. Ma io credo cha l'amministrazione della giustizia sia una cosa seria, e soprattutto possa essere svolta in un modo solo, cioè professionalmente. Una donna magistrato che lavora bene (e ce ne sono a centinaia) non cerca di emulare l'uomo, semplicemente onora lo stipendio che prende.

Se poi ha anche una famiglia da mantenere, delle due l'una: si organizzi (coinvolgendo il partner nelle responsabilità familiari), oppure, se proprio non ci riesce, cambi mestiere.

Con tutti i problemi che abbiamo nei Tribunali italiani, di questa rivendicazione proprio possiamo farne a meno.

Anonimo ha detto...

Figuriamoci se appena qualcuna "osa" un interpretazione di "genere (giusta o sbagliata, che sia)qualche altro, non parla di "rivendicazione", intendendo con questa una specie di sommatoria di privilegi. A parte che il processo dell'empowerment femminile, investe in linea generale, le problematiche del lavoro,proprio perché "l'amministrazione(e il termine mi fa venire i brividi)della giustizia "è una cosa seria" non si capisce bene perché, se la "famiglia da mantenere" è sulle spalle di un uomo(giudice) questo possa continuare lo stesso a esercitare la sua professione ( mentre egli,pensa a lavorare a casa, c'è chi bada ai figli, a farli studiare, ad accompagnarli a scuola, e a far quadrare il bilancio famigliare)viceversa, la giudice, deve cambiare "mestiere"(altro termine che, nello specifico, mi fà venire i brividi).
Questa mentalità, che contrariamente a quello che scrive il sig. Gatto(excusatio non petita...) è maschilista, fà la patta con quella per la quale, la giudice Forleo, è una donna fragile ed insicura solo perché davanti al Csm, si era commossa pensando alla morte (ed io oso dire all'uccisione) dei suoi genitori. Come sempre,nel caso delle(poche) discussioni di genere, mala tempora currant...

Lia G.

Anonimo ha detto...

"Empowerment" ... ma come parli ... le parole sono importanti ...

Ciaff ! :)

(libero adattamento da "Palombella Rossa", di Nanni Moretti)

Pietro Gatto ha detto...

Cara Lia,

infatti io non penso che la Forleo sia fragile o insicura, tutt'altro. La Forleo ha fatto il suo dovere senza fermarsi di fronte alla scure dei poteri forti e alle minacce, reali o soltanto velate, che le venivano propinate da ogni parte. Commuoversi, poi, non è femminile: è semplicemente umano.

Le donne magistrato godono di tutte le garanzie previste dal diritto del lavoro italiano. Qual'è dunque il problema?

Quanto poi alla constatazione (purtroppo vera) che agli uomini, per incrostazioni culturali, la carriera è resa più semplice anche grazie al sacrificio del partner femminile, mi sembra una questione che non attenga all'organizzazione degli uffici giudiziari, e che non può assolutamente influire su di essa. Se una data mansione lavorativa necessita di un impegno di un certo tipo, che facciamo? Invece di risolvere il problema alla radice (cioè intervenendo sull'aspetto culturale), preferiamo invece snaturarne il ruolo? Non credo proprio.

Cara Lia, io vivo ed esercito la professione forense nel Regno Unito. La mia compagna è svedese. Davvero crede che mi sia anche solo concesso di essere maschilista? Verrei additato come un poveretto.

Da queste parti tali problemi non esistono, perché la parità inizia e si afferma innanzitutto nelle famiglie. A nessuno verrebbe in mente di rivendicare per la donna una mansione lavorativa compatibile con il suo "ritmo naturale". Perché nessun uomo potrebbe dire alla moglie: dato che io faccio il giudice, tu stai a casa a fare la calza.

Cinzia ha detto...

Per Francesca Cenerelli

A me sembra che ne viene fuori, dal film, proprio una figura di PM donna così come la descrivi tu "brutta copia malriuscita del maschio dominante" e non certo perché non si ha la delicatezza di rispettare la sua natura femminile. Anzi forse se c'è qualcosa che non manca e a me ha dato quasi fastidio, è proprio la delicatezza che le usano (ad esempio nell'ultima scena quando il bravo commissario è alle prese con l'ultimo e decisivo interrogatorio, lei è fuori con gli assistenti e uno di loro addirittura le chiede se vuole entrare ad assistere offrendosi di accompagnarla... neanche fosse handicappata!). In ogni caso non è certo la carriera giuridica che ad una donna preclude le garanzie previste dalla legge. Per esempio una disegnatrice grafica lavora quanto, se non di più, ma essendo free lance non ha nessuna garanzia, magari però riesce a guadagnare abbastanza per affidare alcune mansioni ad una figura sostitutiva (baby sitter, tata, colf...). Vogliamo parlare invece di chi queste garanzie non ce le ha proprio e guadagna pure una miseria, ad esempio chi ha un contratto atipico e sono soprattutto donne, quelle sì che stanno in prima linea e senza privilegi. Lavorano dentro e fuori casa e devono pure faticare per risparmiare il più possibile altrimenti non arrivano alla fine del mese. Che dici basta o vuoi qualche altro esempio di donna-lavoratrice realmente discriminata. Certo l'ambiente di lavoro giudiziario non ho dubbi che sia prettamente maschilista (almeno in Italia) ma né più e né meno di tanti altri che sono stati prerogativa esclusiva dell'uomo per secoli.
Io non sono femminista e secondo me quest'idea di sacrificio totale per il lavoro è stupida quanto gli uomini che l'hanno coniata. E' la natura umana che va rispettata perché tutto il genere umano avrebbe diritto ad avere del tempo oltre il lavoro per occuparsi della propria crescita personale, della propria famiglia e anche di un sano e indispensabile svago. Se così fosse vivremmo certamente in società più giuste ed equilibrate in primis sotto il profilo psicologico e di conseguenza...
tutto il resto sarebbe a caduta!

Anonimo ha detto...

@anonimo ( e ti pareva...) delle 11,48.
Intanto non "parlo" ma scrivo.Punto. Inoltre se sei all'oscuro di cosa sia l'empowerment, visto che "navighi", puoi andare benissimo su google, o su qualsiasi altro sito (wikipedia) e trovare delucidazioni facili, facili,che (anche tu) potrai capire.

@sig.Gatto:
sono contenta per lei(ma ancora di più per la sua signora) che nel Regno unito, le donne, abbiano le stesse opportunità dei colleghi maschi.
Purtoppo per noi donne, in Italia, lo stesso ministero delle Pari Opportunità, non offre eugual garanzie.E si sa, che il "pesce puzza dalla testa"...

Lia Gambino

Anonimo ha detto...

A PIETRO GATTO in risp alla risp per Francesca che sarei io...
La sua risposta mi ha molto divertita! Ne deduco che Lei non solo probabilmente non è sposato, ma se lo fosse non ha nemmeno mai ascoltato, nè moglie nè, semmai ne avesse, le Sue figlie...
La legge è uguale per tutti... Le auguro di non vomitare mai in una circostanza in cui l'uomo deve apparire tutto d'un pezzo, quindi uomo... Il resto invece, cioè di diventare MADRE, non glielo posso certo augurare...
cordiali saluti
Francesca Cenerelli

Anonimo ha detto...

a CINZIA:
certo, infatti è proprio così: mi sono espressa in fretta e furia, ma il concetto è quello: ci vuole più attenzione per i diritti di una donna ( e con questo non voglio certo dire che tutte le donne Pm siano brave o siano lavative... pesno che il film va preso per quello che è: una semplice storia) e se vogliamo dirla tutta, pensiamo ai reati di carattere sessuale... vi sembra che ci sia abbastanza tutela per le donne? Io guardando AMORI CRIMINALI su Rai tre in cui diversi ospiti (anche un magistrato donna) si sono alternati, mi sono fatta un'idea di TERRORE...
mi permetto di invitare le donne a intervenire più spesso e non solo qui, ma a tutti i forum d'opinione, a tutti i giornali, alle giornate politiche e sociali, perchè a me sembra che tutto sia ancora TROPPO A MISURA D'UOMO: uomo inteso come MODELLO DA EMULARE. non mi vergogno a ripeterlo.

Anonimo ha detto...

Stavolta concordo al 100% con il parere di Cinzia.

A Pietro Gatto, che vive nella orribilmente "politically correct" Inghilterra di oggi, dove non si può più nemmeno festeggiare pubblicamente il Natale (!), faccio presente che però in Italia non ho ancora visto bande di ragazzine ubriache fradicie vomitare birra nell'underground alle 18,00, come ho visto personalmente a Londra !

Bella "eguaglianza con gli uomini", complimenti !

Anonimo ha detto...

Salve, Lia, sono l'anonimo.

Un pochino inviperita, a quanto vedo ! Forse ho colto nel segno ?

Bah, aspetterò che Le passi. Nel frattempo provvederò a ripassare le mie nozioni di inglese. Non mi faccia studiare troppo, però ...

Saluti.

Pietro Gatto ha detto...

Per anonimo delle 16,22

Io credo che Londra meriti un giudizio un po' più generoso del suo. Come credo che l'informazione italiana, invece di pagare i suoi inviati in UK per tenerci al corrente delle stranezze inglesi (il cappellino delle signore, la caccia alla volpe, le ubriacate del principino), potrebbe dare conto di come funziona una vera società civile.

Qui l'informazione è libera. Ministri e parlamentari sono quotidianamente sbertucciati nelle interviste in diretta dai conduttori (che da noi sono di solito subrette). E nessuno di loro ha mai provato a lamentarsi, perché allora si metterebbe davvero male per loro.

Qui la giustizia funziona. Si spendono per il gratuito patrocinio 2 miliardi (miliardi) di sterline all'anno, a fronte dei nostri 60 milioni di euro. Quando inizia un'indagine a carico di un personaggio importante, è lui stesso che, senza dire una parola, si dimette da eventuali incarichi pubblici. E chiede scusa.

Qui l'ordine pubblico è una cosa seria. La possibilità di farla franca è pari a zero, quindi si rispettano le regole.

Quello che lei chiama "orribile politically correct" è in realtà rispetto delle minoranze.

Qui il cittadino è seriamente titolare di diritti, nella misura in cui adempie i suoi doveri.

Poi, certo, si beve parecchio e spesso si vedono ragazzine ubriache in mezzo alla strada. Ma tenga conto che, essendo giovane ed essendo spesso in Italia, conosco bene la realtà giovanile italiana, che non mi sembra composta tutta da virtuosi astemi.

Anonimo ha detto...

Caro Avvocato Gatto,

Non conosco Londra bene come Lei, che ci abita, ma anch'io ne so qualcosa, mi creda.

Intanto è da dire che Londra è ormai una megalopoli multietnica, ben divisa in "quartieri" secondo l'appartenenza razziale degli abitanti.

Non rappresenta certamente l'Inghilterra, come New York o Los Angeles non rappresentano gli States.

Sul fatto, poi, che lì la giustizia funzioni, sono perfettamente d'accordo. E funziona molto bene, non c'è niente da dire !

Non sono d'accordo però sul "rispetto delle minoranze". A mio modesto avviso le minoranze hanno l'onere, ripeto, l'onere di adeguarsi allo stile di vita del Paese dove vanno ad abitare.

E' una palese assurdità cancellare ogni riferimento religioso al Natale soltanto per non dispiacere a qualche "muslim" !

D'altra parte, gli Inglesi hanno questo di caratteristico: sono nella media molto più ignoranti del popolo italiano. Basta leggere i loro tabloids per rendersene conto.

Solo che, essendo Inglesi, quasi tutti sono naturalmente portati alla disciplina: "Mind the gap !"

Parallelamente, le persone colte in Inghilterra lo sono veramente. Tanto che, lo avrà senz'altro notato, anche il loro linguaggio è notevolmente diverso.

Insomma, c'è ancora un abisso di differenza tra la "working class" e i professionisti. Quella che c'era anche da noi quarant'anni fa. Non troverà mai un "barrister" che faccia un errore di grammatica ! Nè troverà un lavoratore manuale che si picchi di saperne più di un professore universitario, come capita invece dalle nostre parti.

E forse è un bene, visti i risultati dell' "omologazione in basso" della cultura in Italia.

Ora non se la prenda, e non la interpreti come una "capitis deminutio", ma credo infine che un minimo di "interesse personale" a difendere l'Inghilterra comunque lo abbia, visto che senz'altro gli onorari degli avvocati in quel Paese sono "leggermente" superiori ai nostri ...

Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

X anonimo...ma come, con il 50% di giovani, per così dire, che viaggiano in auto "bar-collanti" (da bar...e sostanze varie) mentre lì i morti su strada sono il 20 % dei nostri? Il bue (popolo, di certo...visto chi ci governa!) che dice cornuto all'asino? E che da allievi copioni di Beccaria ora si ritrovano maestri del diritto...da imitare. Altroché!

Cinzia ha detto...

all'Anonimo delle 16.22
vorrei dire che il fatto di essere (stavolta?!) in accordo o disaccordo con alcuno non La rende meno anonimo, e per quanto possa essere gratificata dal suo consenso non lo posso ricambiare perché non mi trovo affatto d'accordo con le Sue considerazioni fatte sulle ragazzine inglesi.
Non è sputando sulle "disgrazie" altrui che si salvano le proprie. Di fatto da noi ci sono ragazzine che si filmano sul cellulare in pose poco edificanti per ricavare proventi di cui non hanno bisogno; ci sono ragazzi che pestano a morte qualcuno che gli sembra troppo diverso ecc... ecc...
Le aberrazioni sono ovunque, si moltiplicano e sono sintomo e simbolo di malesseri sociali propriamente occidentali, che appartengono a tutti e che si sviluppano senza controllo (da parte nostra, ovviamente!), visto che non siamo in grado neanche di pensare in proprio a un'economia più sana e a un altro modo di vivere che sia più consono ai nostri umani bisogni, legati a filo doppio con quelli del pianeta che ci ospita.
Sono mali comuni che non fanno un mezzo gaudio di cui andar fieri.



A Pietro Gatto invece vorrei dire che in quanto a diritti e impoverimento delle classi deboli anche l'UK non brilla poi tanto meno di noi, soprattutto dall'avvento dell'era Tatcheriana in poi.
Nel panorama europeo "il più pulito c'ha la rogna" (si dice a Roma) e gli anglosassoni a braccetto con i loro cugini d'oltreoceano non si distinguono per democraticità.
Certo in confronto a noi sembrano mammole di primavera, ma sono pur sempre dei colonialisti non ce lo dimentichiamo. Sono riusciti a coltivare la loro bella democrazia interna sul sangue delle colonie, altrimenti avrebbero affamato e vessato il loro stesso popolo.

La logica del potere non guarda in faccia nessuno, è sempre la stessa in tutti gli angoli del pianeta...
angoli creati da noi, visto che il mondo è sferico!

Pietro Gatto ha detto...

Caro anonimo delle 18,10,

concordo con lei sul fatto che Londra non rappresenta l'Inghilterra. Concordo soltanto in parte, invece, sul fatto che è etnicamente divisa in quartieri. È vero che ci sono alcune zone a forte connotazione etnica (Soho per i cinesi, Edgware Road per i musulmani, Knightsbridge per gli arabi-quelli miliardari), ma è anche vero che non si verificano episodi di ghettizazione come avviene, ad esempio, con le banlieu a Parigi). Sotto questo aspetto, la sociologia urbana londinese è molto democratica: in ogni quartiere, anche il più elegante e costoso, sorgono le council houses (le nostre case popolari) e dunque l'integrazione è di sicuro non ostacolata.

Vere e proprie zone off limits non esistono, e quelle ritenute malfamate sono sottoposte ad incisivi progetti di riqualificazione: penso ai Docklands di dickinsoniana memoria, dove oggi hanno sede i più importanti centri finanziari (tanto che si parla di declino della City), oppure zone come Brixton e in genere il sud di Londra, vivacissimi dal punto di vista culturale.

Per il resto, il rischio è di cadere nei consueti luoghi comuni. Sono in media più ignoranti di noi? E da quale punto di vista? Io sono del sud e, mi creda, l'ignoranza feroce del popolo meridionale non ha eguali.

Forse mi sbaglio, ma credo che l'ignoranza si misuri innanzitutto a partire dalla consapevolezza dell'essere cittadino. Anche i più umili in Inghilterra hanno il senso dell'essere parte di una comunità. E dunque pagano le tasse, hanno cura dei parchi pubblici (da Chealsea all'ultimo dei sobborghi non troverà un parco tenuto male), rispettano la legge.

Ma non perché, come dice lei, sono un popolo bue mentre noi siamo intelligenti. Semplicemente perché lo sentono come dovere di cittadini - dovrebbe essere così anche per noi.

I tabloid? La cultura popolare è sempre esistita e sempre esisterà, non c'è nulla di male. Né in Italia mi sembra che la lettura dei quotidiani sia molto diffusa in assoluto.

E comunque, da questo punto di vista noi dovremmo nasconderci per la vergogna. Abbiamo una televisione scandalosa e dei telegiornali farsa. Qui invece bellissimi documentari in prima serata e informazione con la i maiuscola.

E se compro un quotidiano non tabloid sono certo di non trovare fedelmente riportato, come sui nostri Corriere della Sera o Repubblica, il solito chiacchiericcio della politica, cosa ha dichiarato Mastella piuttosto che Boselli piuttosto che Pecoraro Scanio, ma fatti. Quello che pensano i politici non interessa. Loro danno conto di quello che i politici fanno, o non fanno.

Quanto poi agli onorari più alti, anche questa è una leggenda metropolitana. L'unica differenza è la tariffazione a ore, per il resto mi sembra che la libertà tariffaria sia stata introdotta anche in Italia.

C'è rispetto per la professionalità (quindi gli onorari si, appunto, onorano),anche perché il cittadino sa di essere protetto in caso di errori: la Solicitors Regulation Authority è severissima con gli avvocati che sbagliano e tutti hanno l'obbligo dell'assicurazione professionale, che costa diverse (e sottolineo diverse) migliaia di sterline l'anno.

É semplicemente un paese civile, che difendo non per la (ne converrà, piuttosto miserabile) questione degli onorari. Vorrei poter dire lo stesso dell'Italia, nonostante noi siamo, come sempre amiamo dire di noi stessi, i più belli, i più intelligenti, i più furbi.

Anonimo ha detto...

@anonimo delle 16,31

"Forse ho colto nel segno?"

Il segno di che o cosa?
Ma non sarebbe più semplice, per facilitare il dialogo, esprimersi in modo da alzare il profilo invece di abbassarlo? Mi chiedo l'utilità della pubblicazione di certe battute che pur, non arrivando agli eccessi dell'offesa(che viceversa, poi arriva) lasciano il tempo che trovano.Con il semplice intento di fare polemica
Lia G.

Anonimo ha detto...

Non per essere ripetitivo, ma solo per amore della precisione riporto quanto Lei, cara Lia, aveva scritto:

"@anonimo ( e ti pareva...) delle 11,48.
Intanto non "parlo" ma scrivo.Punto. Inoltre se sei all'oscuro di cosa sia l'empowerment, visto che "navighi", puoi andare benissimo su google, o su qualsiasi altro sito (wikipedia) e trovare delucidazioni facili, facili,che (anche tu) potrai capire".

E proprio Lei parla ora di "offese" ?

Un consiglio, però, mi permetta: chiudiamola qui, giacché non Le risponderò ulteriormente.

Stia bene.