giovedì 14 agosto 2008

Quando il C.S.M. è distratto. Ovvero: dei magistrati “buoni” e di quelli “cattivi”.



Il Consiglio Superiore della Magistratura sui magistrati calabresi ha le idee molto chiare.

Il portavoce è la prof. Letizia Vacca, membro “laico” indicato dal Partito dei Comunisti Italiani, che sa bene chi sono i buoni e i cattivi.

La prof. Vacca, Vicepresidente della Prima Commissione del C.S.M., non appena incaricata di occuparsi del “caso De Magistris”, ha chiarito subito la sua posizione.

Memore dei doveri di correttezza e imparzialità propri dell’ufficio che ricopre e, soprattutto, dei costanti richiami del Capo dello Stato e dello stesso C.S.M. al doveroso riserbo, si è messa davanti ai giornalisti di tutti i giornali e di tutte le televisioni e, parlando a nome di tutti i suoi colleghi del C.S.M., ha detto solennemente: “Forleo e De Magistris sono cattivi magistrati”. E devono essere “colpiti”.

E non è stata solo la prof. Vacca a tenerci tanto a fare sapere a tutti quel è il pensiero unanime del C.S.M. sui magistrati calabresi. Anche il Vicepresidente Mancino, violando illegittimamente il segreto della camera di consiglio ed esternando a reti unificate (proprio lui che, quando conviene, invita – gli altri, ovviamente – al doveroso riserbo), ci ha tenuto a fare sapere a tutti che la sentenza disciplinare su De Magistris è stata votata “all’unanimità”.

Ovviamente, essendo così impegnati a “colpire” i magistrati “cattivi”, la prof. Vacca e i suoi colleghi del C.S.M. non hanno avuto tempo di occuparsi di quelli “buoni”.

E così accade quello che racconta Attilio Bolzoni in un articolo che riportiamo da Repubblica.it di oggi.

E’ il buon Procuratore Capo della Repubblica di Crotone a dare un bell’esempio di come si comporta un magistrato “buono”.

Va segnalato che nell’articolo di Repubblica si riferisce che il Sostituto Procuratore Pierpaolo Bruni non avrebbe informato il suo capo dell’indagine che conduceva.

Dunque, ora il C.S.M., confermando la giurisprudenza inaugurata con De Magistris, lo condannerà e lo trasferirà.

Perché è vero che risulta che il Procuratore Capo non informato è lo stesso che viene oggi indicato come suo garante dall’indagato, ora condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ma ciò non toglie che, come ha detto nella sua requisitoria il Procuratore Generale Vito D’Ambrosio (già Presidente della Regione Marche e componente del Comitato Direttivo Centrale dell’A.N.M.), le regole sono regole. E Bruni glielo doveva dire al suo capo cosa stava facendo, così che il Procuratore Capo avrebbe potuto “attivarsi” tempestivamente, come ha fatto l'altro magistrato calabrese “buono”: il Procuratore Capo di Catanzaro Lombardi.

Certo, va detto, il C.S.M. nello scegliere i Procuratori Capi della Repubblica ha la stessa “fortuna” che nel distinguere fra i magistrati “buoni” e quelli “cattivi”.

______________


da Repubblica.it del 14 agosto 2008


di Attilio Bolzoni
(Giornalista)



Se il giudice entra in affari con l’imprenditore mafioso.


L’inchiesta - A Crotone costruttore condannato assume capo della Procura

Il togato si difende: “Quel che farò dopo la pensione sono affari miei”.

Crotone - A chi affidare l’amministrazione dei beni di un imprenditore condannato per mafia che - per legge - non può più amministrarli? A un parente incensurato? Al solito prestanome insospettabile?

A Crotone, un condannato eccellente per garantirsi un futuro sereno ha fatto le cose in grande: ha scelto il Procuratore Capo della Repubblica che fra quattro giorni va in pensione.

C’è molta promiscuità nella Calabria dei giudici. E per scoprire fino a dove si spingono certe amicizie, leggete questa storia.

A Crotone il costruttore più ricco e potente si chiama Raffaele Vrenna.

Ha cantieri in tutta la provincia e anche fuori, è stato vicepresidente regionale di Confindustria, ha sei società per la raccolta di rifiuti e anche qualche legame molto stretto con gente di ‘ndrangheta.

Qualche anno fa le ombre sull’imprenditore sono diventate tali e tante - speculazioni selvagge in villaggi turistici, accordi con boss, scambi di voti - da provocare l’apertura di un’inchiesta giudiziaria.

Il sostituto procuratore della Repubblica Pierpaolo Bruni - in forza a Crotone ma “applicato” alla distrettuale di Catanzaro - comincia le sue investigazioni.

In silenzio e per mesi.

Rispetta rigorosamente il segreto istruttorio e non informa, come prevede il codice, neanche il suo superiore diretto, il procuratore capo Franco Tricoli.

Dopo due anni il pubblico ministero Bruni tira le sue conclusioni e, prima di chiudere l’indagine e firmare una richiesta di custodia cautelare contro Raffaele Vrenna, avvisa il Procuratore Capo del contenuto della sua inchiesta. Di tutto quello che ha accertato.

Lo fa con un certo imbarazzo.

Anche perché la segretaria del procuratore capo, Patrizia Comito, è la moglie di Raffaele Vrenna, l’imputato principale della sua indagine.

Il gip di Catanzaro respinge la richiesta d’arresto del sostituto procuratore Bruni, l’inchiesta va comunque avanti e due mesi fa - il 9 giugno, davanti al giudice dell’udienza preliminare Tiziana Macrì - l’imprenditore Vrenna viene condannato in primo grado a quattro anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e falso.

È a quel punto che si mettono in moto le procedure antimafia prefettizie: il ritiro dei nulla osta e dei certificati per tutte quelle imprese che fanno capo a Raffaele Vrenna.

Una settimana fa il prefetto di Crotone Melchiorre Fallica ha così notificato un atto al commissario straordinario per i rifiuti della Calabria Goffredo Sottile: “Vietato scaricare in località Columbra negli spazi della ditta Sovreco”.

La Sovreco è di proprietà di Raffaele Vrenna ed è anche la più grande discarica della provincia. Subito dopo c’è stata una rivolta dei sindaci, all’improvviso è esplosa la paura per un’emergenza rifiuti alla napoletana.

Sono passati pochi giorni ed è cominciata a circolare la notizia che la discarica stava riaprendo “per motivi di ordini pubblico”.

È cominciata a circolare contemporaneamente anche la notizia che, dal prossimo mese, a fare da “garante” alle società dell’imprenditore sarebbe stato il Procuratore Capo della Repubblica di Crotone Franco Tricoli.

Ufficialmente è ancora in carica e al suo posto al palazzo di Giustizia, ma fra quattro giorni - il 18 agosto prossimo - andrà in pensione.

Prima era soltanto una voce che si è rapidamente diffusa in tutta Crotone, soprattutto negli ambienti giudiziari e investigativi.

Poi - ieri mattina 13 agosto - è stata scritta sul “Il Quotidiano della Calabria” e non smentita da Tricoli.

Poi ancora è stato lo stesso procuratore capo a confermarlo ieri sera a Repubblica: “Una cosa è la vicenda processuale, una cosa è quello che farò da grande quando andrò in pensione fra qualche giorno. Ho qualche piccolo dubbio a proposito dell’incarico che mi hanno proposto, probabilmente deciderò all’ultimo momento. Io decido sempre all’ultimo, fino a quando non c’è la firma non si può dire mai”.

E ha aggiunto il procuratore Tricoli: “Comunque quello che farò dopo la pensione sono affari miei”. (*)

Un atto ufficiale ancora non c’è ma il procuratore Tricoli - stando alle sue parole - è molto vicino ad accettare l’incarico.

Da alcune indiscrezioni sembra che l’imprenditore Vrenna, che in passato è stato anche presidente di Confindustria a Crotone e della Crotone calcio, abbia ceduto le sue quote in varie società impegnate nel ciclo dei rifiuti nel contesto di una gestione che - ufficialmente - lo porterà a disinteressarsi della politica aziendale.

Una sorta di blind trust. Uno stratagemma come tanti se non fosse per quel nome saltato fuori come d’incanto: il nome del procuratore Tricoli. Il capo diretto della moglie dell’imputato. Il capo del collega della stanza accanto (Pierpaolo Bruni) che per anni ha investigato su Raffaele Vrenna. Il capo dell’ufficio che rappresenta la pubblica accusa nella città di Crotone.

Tutto normale procuratore?

“Per me parla la mia biografia di magistrato, porto la toga dal lontano 1967”, risponde lui. I primi due anni come uditore a Catanzaro e gli altri trentanove tutti a Crotone. Giudice del lavoro, giudice dei minori, giudice istruttore, giudice di tribunale. Procuratore capo della Repubblica è da nove anni, dall’inizio del 1999. Quella stessa procura della Repubblica che fino a qualche settimana fa - prima del decreto sicurezza che ha affidato le competenze alle “distrettuali” in materia di sequestro e confisca di beni - avrebbe dovuto accertare la provenienza del denaro di Raffaele Vrenna e poi di eventuali misure di prevenzione.

Tutto normale a Crotone, in Calabria.

Tutto normale anche per il suo procuratore capo.


___________

(*) Il Procuratore Capo di Crotone dice che quello che farà dopo che sarà andato in pensione “sono affari suoi”. Il guaio è che quello che ha fatto prima di andare in pensione sono “affari nostri”. E: 1) lui ancora non è andato in pensione; 2) la nomina come garante da parte del condannato per concorso in associazione mafiosa l’ha ricevuta prima di andare in pensione; 3) nomine come queste non si fanno in favore di chi “non si conosce”.



18 commenti:

Anonimo ha detto...

Povera Redazione di Uguale per Tutti!!!
Siete veramente degli sprovveduti: la 'ndrangheta è l'organizzazione criminale più pericolosa esistente al mondo; Giovanni Nirta, presunto pianificatore della strage di Duisburg e a capo della cosiddetta "mamma" che governa tutta la ndrangheta, ancora latitante; e Voi inserite nel vostro sito notizie spazzatura?
Mah...!!! Direbbe il padre delle due figlie fatto nonno da quella che non era sposata.

Anonimo ha detto...

Cari amici del sito
"Uguale per Tutti"

a me pare che letizia vacca sia un membro laico del Partito dei Comunisti Italiani e non di Rifondazione.

La cosa ha la sua importanza perche' Oliviero Diliberto e' stato anche ministro della giustizia e a quei tempi ricordo certi interventi ......

Rifondazione Comunista avra' i suoi difetti ma una simile appartenenza (Letizia Vacca) no!!!!!!!!!!!!!!!!!!

14/08/2008
Luigia Padalino

Novara
lpadalino@tiscali.it

"Uguale per tutti" ha detto...

Gentile dott.ssa Padalino,

grazie per la Sua segnalazione.

Abbiamo provveduto a correggere l'errore, dovuto a un lapsus calami, anzi "tastierae" :-)

La Redazione

tanino ferri ha detto...

Mi sembra d'aver capito:

1 Il Procuratore Capo di Crotone, Franco Tricoli, ha una segretaria che si chiama Patrizia Comito.

2 La signora Patrizia Comito, è la moglie di Raffaele Vrenna.

3 Raffaele Vrenna, a Crotone, è il più ricco e potente costruttore.

4 La carriera di Franco Tricoli: i primi due anni come uditore a Catanzaro e gli altri trentanove tutti a Crotone: Giudice del lavoro, Giudice dei minori, Giudice istruttore, Giudice di tribunale e, infine Procuratore capo della Repubblica (da nove anni).

FERMIAMOCI QUA!
Ma non c'è incompatibilità ambientale?
Aldilà di ogni atto penalmente rilevante, il fatto di avere come segretaria (da almeno 9 anni, presumo) la moglie dell'uomo più potente della città non è un potenziale, ma poco potenziale e tanto, tanto conflitto di interessi.
Berlusconi ha ragione, il suo conflitto, a confronto, non esiste, è la pagliuzza nell'occhio.
Berlusconi ha ragione 2.
Se in giro la situazione è questa, ma anche se solo nell'Italia meridionale ed insulare la situazione è questa, vada avanti con la riforma giudiziaria.
Peggio di così.
Con tutto il rispetto per Clementina Forleo e per Luigi De Magistris.

Anonimo ha detto...

Sono all'ergico all'anonimato!!!
post delle 11.08.
b

Anonimo ha detto...

Non è l'unico procuratore capo del quale si può "parlare".
Conosco la storia di un altro procuratore e del provvedimento del csm..... reso piuttosto celermente.....naturalmente con la solita motivazione per non procedere......
Sono ancora indecisa se denunziare penalmente o no.... forse sono stanca di archiviazioni in favore di magistrati che commettono reati, di acrobazie giuridiche per motivazioni inesistenti, di aver ormai compreso che l'opera di falcone e borsellino è stata vana: hanno saputo sfruttare anche la loro morte.
Buon ferragosto a tutti
Mathilda

Anonimo ha detto...

X Mathilda

Scusa ma che vuol dire "Sono ancora indecisa se denunziare penalmente o no"?

SE si conoscono fatti penalmente rilevanti, credo che il problema nemmeno si ponga.

Si DEVE denunciare.

Luciana

Anonimo ha detto...

mah, se ne sa ancora troppo poco per esprimere un giudizio...

ragionando per teoremi e dietrologie, si potrebbe anche dire che gli uffici giudiziari ne escano bene, dal momento che l'imprenditore in questione non ha potuto evitare una grave condanna - uno dei pochi casi in calabria - nonostante avesse la moglie impiegata presso la procura della repubblica dove lavora il sostituto che ha condotto le indagini.

Inoltre, non si capisce se la proposta di gestire il blind trust (sempre che di questo si tratti) sia venuta dallo stesso imprenditore o si tratti in realtà della disponiblità a rivestire l'incarico di amministratore giuriziario per aziende sequestrate nell'ambito di procedimenti di prevenzione.

Insomma, Ambrosoli non era certo amico o prestanome di Sindona!

Comunque, sarebbe utile saperne di più.

saluti a tutti gli "animatori" del sito, sempre ricco di informazioni e analisi interessanti

Anonimo ha detto...

X Luciana
Cara Luciana devi renderti conto che un reato viene descritto in fattispecie astratta. Poi diversi magistrati (PM, eventuale GIP, GUP e monocratico e collegiale a seconda della fattispecie) decidono se sussiste o meno un reato in concreto riconducibile ad una o + persone in relazione ad una responsabilità ben precisa . Tutto il meccanismo si muove attraverso l'interpretazione della norma e tale interpretazione è personale, con l'obbligo di motivare il provvedimento.
Se si decide per un'archiviazione, per un proscioglimento, per un'assoluzione vi è l'obbligo di motivare. A quel provvedimento si può proporre l'impugnazione prevista, ove prevista.
Nel caso che ho citato un procuratore della repubblica INCOMPETENTE ai sensi dell'art. 11c.p.p. ha provveduto ad iscrivere nel registro generale delle notizie di reato una querela indicando il querelante come persona indagata per calunnia ed il querelato (magistrato sostituto procuratore teste a suo favore in procedimento a suo carico) come parte offesa. Non si è limitato a questo, ha effettuato atti di indagine acquisendo fascicoli e poi ha mandato tutto al procuratore competente presso altra corte di appello. Tutto si è concluso con archiviazione sia per me che per il magistrato querelato.
Non è stato aperto un procedimento disciplinare nei confronti del procuratore capo, sebbene numerosi precedenti che, in casi simili, hanno ravvisato responsabilità disciplinare (nel caso di specie in meno di un mese il CSM si è pronunciato ritenendo non sussistente ipotesi per aprire procedimento disciplinare).
Allora mi chiedo : serve a qualcosa denunciare? sono stata iscritta per un anno e mezzo a registro notizie reato per l'ipotesi di calunnia in modo arbitrario, era evidente che il procuratore capo non voleva l'iscrizione a registro del suo sostituto che, per completezza, continua la sua carriera in eurojust e Dio ce ne scampi e liberi sulle sue molto discusse capacità professionali (non lo dico soltanto io....lo dicono in tanti..).
Secondo te vale la pena che io formuli una denunzia penale? Forse magari è il caso che mi guardi le spalle....poichè fastidi ne ho dati tanti, malgrado pedinamenti, intercettazioni ed inutili e grossolani tentativi di "imboccamento".
Spero di essere stata chiara.
Mathilda.

tanino ferri ha detto...

Scena:
Un magistrato alle 20:26 del 15 agosto, ferragosto, sente la necessità di chiarire, come ha parzialmente, o forse, per chi è del mestiere, completamente, fatto un episodio che sembra gravissimo, dove si gioca una partita a colpi di codice penale...
allora la magistratura, che presto sarà anche sottoposta a nuove regole, presumibilmente non dettate dal desiderio di darle un assetto più semplice ed efficiente, ma dalla voglia di metterle una cavezza solida ed efficace.
Allora, questa magistratura, questi magistrati devono prendere atto che sono giunti al fondo e che per risalire la china devono mettersi insieme e lavorare, lavorare tanto, tutti insieme perché altrimenti non hanno scampo e non daranno scampo a noi, normali cittadini, che dallo loro serietà dovremmo essere tutelati.

Anonimo ha detto...

Mathilda non è un magistrato

Anonimo ha detto...

"Mathilda non è un magistrato"----Perché non succeda: non scrivo mai (come i giornalisti, spesso) di ciò che non so o che non mi sia documentato o informato, nel caso non mi riguardi direttamente o che non sia di mia competenza. Quindi, della signora Mathilda ho letto tutti i suoi interessanti interventi...e sin dai primi ho intuito che voleva sputare il rospo che gli rievoca il groppo in gola: parlarne all'occasione (magari facendo nomi e cognomi di "lorsignori" immuni, quasi del tutto, dal dar conto di errori madornali...in Francia, se il danno arrecato è rilevante e riguarda più persone, si nomina una commissione ad hoc - non la Mitrokin o Telekom...metto la "k" per meglio associarle - che una volta accertata la responsabilità del soggetto indagato poi lo dà in pasto alla stampa...) è utile a sé e a chi legge o ascolta; anche se da noi il Csm agisce, nel caso prenda provvedimenti, come il cardinale Law di Boston (vedi i casi Genovese, Granese,...), trasferendo i soggetti incompatibili in altre città...e così dare il fianco a S. Romano [la Paciotti, da pres. dell'Anm, che fu insofferente alla intuizione dell'ambasciatore - che "non porta pena" - sulla discesa in politica, doveva sapere che poi i giornalisti non perdono l'occasione propizia per mettere la categoria tutta al pubblico ludibrio; come Lino Jannuzzi fa(ceva) anche dai domiciliari] per scrivere che la pena di fatto la subisce chi poi se li ritrova ...Come peraltro va su tutte le furieTravaglio quando vede inaugurare l' Anno Giudiziario a Potenza dal Pg indagato , laddove 9 anni prima Il Procuratore della Corte dei Conti denunciava il quadro fosco di una società intrisa di "clientela", "illigalità", "omertà"...indignato replicava il seg. reg. Ds che parlava di una nuova classe dirigente...che punta sulla moralizzazione.Un anno dopo, il Presidente del Trbunale(a fine carriera, al solito) al grido: "Una giustizia indecente" (titolo a tutta pagina su La Gazzetta del Mezzogiorno), confessa: "...i cittadini hanno ragione a lamentarsi perché la giustizia non viene resa non dico in maniera soddisfacente (?) ma decente...colpa anche dei magistrati, il 20% del personale è assente (+ il 20% vacante, fanno meno 40%, anzichè "sforzarsi" a compensare?), lavativo. non è adeguatamente preparato..." (e nella vicina Lagonegro la Gup restituiva alla Procura la richiesta di rinvio a giudizio, tra l'altro, del card. G******o per usura e nel contempo fissa l'udienza (?) mentre i Pm fanno partire il ricorso in Cassazione...mah!?) Ora , dopo gli ultimi fatti di cronaca, con quale prospettiva ci si può approcciare alla Corte d' Appello? In una regione dove i giornali sono sotto intercettazione (e i giornalisti denunciati per associazione a delinquere...per aver scritto anche di avvocati/politici/giudici a "luci rosse"?) e i Ros chiedono i nominati dell'utenza telefonica? mentre si snobba il grave rischio legato all'usura (per cui il prete impegnato nel combatterla viene denunciato dal Prefetto), a massoneria e mafia compresa. Sto parlando di una (ex) "isola felice", dove magari la Giustizia fosse quella della fiction, surreale...tipo "Un caso di coscienza":lunedì la denuncia al pm, martedì la prima udienza, mercoledì il testimone che smaschera i malvagi, giovedì la punizione del reo; da far invidia a Usa e Inghilterra! La realtà è che da noi, tra rinvii e trucchi legali. occorrono decenni, dolori, spese devastanti e premio finale a chi ha più soldi! Ed ecco che, come dice Lei (ed io) poi ci si rinuncia...con altro genere di malessere! Cordiali saluti Mauro C.

Anonimo ha detto...

Ho letto l'articolo e naturalmente ne sono rimasto sorpreso e impressionato; non della sostanza quanto della forma: di solito queste cose si fanno di nascosto, ma evidentemente i tempi sono cambiati e formalmente è tutto ineccepibile.
Anzi il procuratore Tricoli ci informa che: "Se accetterò lo farò solo per salvaguardare un patrimonio che dà lavoro a 700 famiglie".
Alcuni commenti chiedono l'intervento del CSM, ma dubito che abbia giurisdizione sui pensionati. Personalmente mi accontenterei di un'ispezione ministeriale - non che abbia fiducia nel ministro Alfano, ma solo per par condicio.
L'on. Rosa Calipari è intervenuta oggi auspicando che “Il procuratore Tricoli ritorni sulla sua decisione di assumere l’incarico di garante del blind trust delle aziende di Vrenna” [ http://www.strill.it/index.php?option=com_content&view=article&id=20743:rosa-calipari-interviene-su-vicenda-tricoli&catid=1:ultime&Itemid=97 ].
Al fine di mantenere viva l'attenzione e scongiurare l'ennesimo oltraggio all'idea (astratta) della Giustizia e all'opinione (concreta) sulla Magistratuta italiana proporrei ad UGUALE PER TUTTI di inserire in homepage uno di quei riquadri che si aggiornano col passare dei giorni con una scritta del tipo:
Sono passati x giorni dall'inizio del caso Tricoli.
Con la speranza che l'auspicio dell'on. Calipari si realizzi e si possa eliminare il riquadro.

Anonimo ha detto...

Per Mauro
Lei ha colto nel segno.
E' vero che in un certo senso ho sputato il rospo, il groppo che avevo in gola. Ma vorrei aggiungere una cosa, precisare quale sia il mio groppo in gola.
Mi hanno sottratto ogni ideale! Sono stata educata da bambina all'onestà, alla legalità ad ogni costo, da genitori di altri tempi (sono anzianotta). Ho svolto il mio lavoro sempre in modo onesto e ciò che è accaduto non ha turbato nessuno fra quanti mi conoscono. Nessuno ha messo in discussione la mia onestà ed il rispetto nei miei confronti è anche aumentato, ritenuta vittima del "sistema".
La mia rabbia è questa: non tollero che i rappresentanti istituzionali non rispettino le leggi! E chi lo fa tra noi comuni mortali viene troppo spesso indicato come idealista, sciocco idealista, buono da mandare in trincea.....
Io mi commuovo nel sentire l'inno di Mameli, e non soltanto alle olimpiadi. Ma in questo Stato non si reagisce ad un ministro che mostra il dito indice mentre viene suonato.....
E poi posso dirlo a ragion veduta: non c'è istituzione che non sia in qualche modo manovrata da principi che non sono propriamente costituzionali.....Chi arriva ai vertici, anche attraverso presunte democratiche elezioni, per restare a riscaldare la poltrona deve adeguarsi ad una posizione simil-massonica... altrimenti si è fuori da tutto.
Questo l'ho compreso vivendo esperienze in prima persona. Ed il mio groppo in gola è vedere un Italia sempre meno democratica e capillarizzata verso comportamenti autoritari, molto spesso assolutamente privi del crisma della legalità.
E noi stiamo a guardare.....
Ed anche parlarne qui in fondo cosa comporta? Interessanti discussioni e confronti ma servirà a cambiare qualcosa?
Allora sì.....ho il groppo in gola e sono triste perchè ormai non è possibile più illudersi di vivere in uno Stato democratico....lo Stato italiano non lo è!
Mathilda

Anonimo ha detto...

scusate, mi son reso conto di aver commentato l'articolo sbagliato (forse anche tratto in inganno dalla piega che avevano preso i commenti).
dopo aver letto del caso di madama Mathilda, ripeto ora qui il mio ancor accresciuto dubbio, sperando che accenda qualche luce in qualcuno:

ma per la Nazione (e quindi per tutti noi) è più deleterio il mafioso che amministra lo Stato (regione, provincia, comune), o i dieci mafiosi-e-loro-amici che lo Stato (tribunale, prefettura, uffici comunali, questure, comandi provinciali ecc.) lo fanno funzionare?

e per la mafia è più utile l'operato di un politico, o quello di una ventina tra funzionari, cancellieri, ufficiali, capiufficio, notai, segretarie, uscieri, magistrati, passacarte e ferrovieri messi nei "posti giusti"?

so che la risposta è: sono velenose entrambe le categorie, ma attenzione a non guardare soltanto chi è più in vista, perché - soprattutto nel nostro scalcagnato stivale - il potere vero è sovente in mani non tanto visibili, benché legittimamente operative....

baron litron

Anonimo ha detto...

Fino a quando in Italia si parlerà di "legalità" come di un "crisma", dimenticando che con quest'ultimo termine s'intende l'olio con il quale il Vescovo conferma i cresimandi, non si verrà a capo della situazione.

La legalità non è un "crisma", la Costituzione non è la Bibbia, gli avvocati non sono Diaconi e i magistrati non sono Sacerdoti!

La legalità è stato semplicemente il sistema che ha retto la Repubblica e l'Impero nell'antica Roma, ed è tuttora un'idea tipica degli Stati occidentali. Normale, pratica, ordinaria e per nulla "sacra", ancorché rigorosa.

Tutto quanto si svolge al di fuori degli stati occidentali ha oggi la parvenza della legalità, ma in effetti non ne ha l'essenza, giacché l'idea che i comportamenti umani devono essere regolati e sanzionati dal diritto positivo è solo, ed esclusivamente, un'idea occidentale.

L'Italia è uno stato "border-line", per alcuni aspetti occidentale, per altri aspetti decisamente nordafricano o mediorientale.

E' pertanto naturale che la "legalità" incontri notevolissimi ostacoli ad affermarsi in Italia: non fa parte del retaggio culturale di buona parte della sua popolazione, che meglio servirebbe (e tuttora serve) un sultano (capo mafia) o un ayatollah (capo camorra, capo 'ndrangheta), piuttosto che un'astratta legge !

Anonimo ha detto...

Dai Mathilda,
sei troppo pessimista!!!
Io ritengo di capirti. Da una vita non faccio altro che sputare rospi; però resisto: più me ne fanno ingoiare più ne sputo per la meraviglia del mio amico gastroenterologo, Luigi. L'importante è non digerirli mai!
Vogliono proprio questo, farci diventare come loro! Annullare la nostra dignità in modo che così ci possano trattare da marionette.
Sii fiera di Te!
b

Anonimo ha detto...

Dove potrei trovare gli sviluppi recenti delle vicende Tricoli e connesse?
Ringrazio fin da subito chi potrà/vorrà rispondermi!