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di Giorgio Piziali
(Giudice del Tribunale di Verona)
Nella prima domenica di aprile tutti i magistrati saranno chiamati a votare per il rinnovo dei Consigli giudiziari, che sono uno degli organi (quello locale, presente in ogni Corte di appello) attraverso i quali i magistrati, come si dice, si autogovernano: cioè scelgono i propri dirigenti, organizzano il loro lavoro, verificano la professionalità di ognuno.
Si tratta, quindi, di elezioni importanti, perché il modo in cui i magistrati si autogovernano ha ricadute per tutti, sia all’interno della magistratura che all’esterno, cioè anche per gli altri operatori del diritto ma, soprattutto, per i cittadini.
L’impressione generale è, invece, che queste elezioni non destino alcun interesse nell’opinione pubblica e, in fondo, vengano vissute anche dai magistrati come un rito vuoto, che interessa solo i pochi attivi nelle correnti in cui si è divisa parte della magistratura: ridotto alla solita competizione tra le solite correnti.
Eppure qualcosa si muove.
Segni che qualcosa sta cambiando sembrano emergere qua e là.
L’insofferenza per l’attivismo correntizio e per la pretesa delle correnti che anche l’elezione per i membri dei Consigli giudiziari sia solo affare loro, finora oggetto solo di sfoghi nei corridoi, sta prendendo forma.
In Veneto è stata ideata una raccolte delle firme necessarie a presentare una lista per le elezioni al Consiglio giudiziario.
Un lista fatta di persone che pensano che l’unica casacca che un magistrato deve indossare è la toga e che anche quando è chiamato al compito delicatissimo di occuparsi della carriera e del lavoro di tutti i colleghi deve farlo solo con l’atteggiamento con cui ogni giorno fa il magistrato: libero da condizionamenti di sorta e imparziale.
E la proposta ha trovato subito l’adesione di 25 audaci sostenitori.
Una iniziativa analoga è stata intrapresa in Piemonte, con esiti, in termini di numero di canditati e di sostegno ancora maggiori.
E in termini ugualmente positivi un progetto simile è stato portato a termine per la Corte di appello di Roma.
Per la prima volta, almeno in questi distretti, le elezioni per il Consiglio giudiziario non saranno la solita competizione di cui si appropriano le correnti.
Per la prima volta magistrati non iscritti ad alcuna corrente potranno essere eletti al Consiglio giudiziario senza correre con la maglietta di questa o quella corrente.
Per la prima volta ognuno di noi potrà votare un candidato senza essere costretto a votare per forza anche una corrente.
Per la prima volta l’autogoverno potrà essere liberato dall’impressione (che all’esterno, ma anche all’interno della magistratura, si fa spesso accusa) che autogoverno e associazionismo si sovrappongano e che le scelte di autogoverno siano dettate da logiche di appartenenza e di schieramento correntizio.
Anche tra le correnti sono apprezzabili, qua e là, timidi passi indietro, proprio oggi ho avuto notizia che la sezione di Palermo di Magistratura Indipendente ha dichiarato pubblicamente quanto segue: “Facciamo un passo indietro, limitandoci a prestare le nostre insegne a colleghi di riconosciuta indipendenza ed estranei alle strutture della magistratura associata, individuati unicamente alla luce del loro specifico profilo professionale ed individuale. Se i candidati che Vi proponiamo, e che hanno la nostra personale stima, saranno, come speriamo, eletti, questo risultato sarà ascrivibile non a Magistratura Indipendente, bensì ai singoli candidati e alla magistratura distrettuale nel suo complesso. Né, da parte nostra, queste elezioni saranno da considerare come indice del consenso del gruppo”.
Certo è un passo minimo, perché non si capisce che bisogno c’è di prestare a quei colleghi “le insegne”: se quello che si dice è vero sono loro stessi l’insegna del loro valore.
Il punto è proprio che occorre superare la logica delle “insegne”, della contrapposizione, almeno quando si tratta di formare gli organi di autogoverno.
Per rompere gli schemi, decisamente frusti del passato, occorre prendere atto che i magistrati non hanno più voglia di appartenere per forza a qualcosa.
Se avremo, per la prima volta, magistrati non iscritti ad alcuna corrente eletti al Consiglio giudiziario sarà una rivoluzione.
Sarà l’inizio del cambiamento.
Speriamo!
______________________
Su questo stesso tema, abbiamo pubblicato un altro articolo di Giorgio Piziali - L’elezione dei Consigli giudiziari e le “correnti” - che può leggersi cliccando sul titolo.
di Giorgio Piziali
(Giudice del Tribunale di Verona)
Nella prima domenica di aprile tutti i magistrati saranno chiamati a votare per il rinnovo dei Consigli giudiziari, che sono uno degli organi (quello locale, presente in ogni Corte di appello) attraverso i quali i magistrati, come si dice, si autogovernano: cioè scelgono i propri dirigenti, organizzano il loro lavoro, verificano la professionalità di ognuno.
Si tratta, quindi, di elezioni importanti, perché il modo in cui i magistrati si autogovernano ha ricadute per tutti, sia all’interno della magistratura che all’esterno, cioè anche per gli altri operatori del diritto ma, soprattutto, per i cittadini.
L’impressione generale è, invece, che queste elezioni non destino alcun interesse nell’opinione pubblica e, in fondo, vengano vissute anche dai magistrati come un rito vuoto, che interessa solo i pochi attivi nelle correnti in cui si è divisa parte della magistratura: ridotto alla solita competizione tra le solite correnti.
Eppure qualcosa si muove.
Segni che qualcosa sta cambiando sembrano emergere qua e là.
L’insofferenza per l’attivismo correntizio e per la pretesa delle correnti che anche l’elezione per i membri dei Consigli giudiziari sia solo affare loro, finora oggetto solo di sfoghi nei corridoi, sta prendendo forma.
In Veneto è stata ideata una raccolte delle firme necessarie a presentare una lista per le elezioni al Consiglio giudiziario.
Un lista fatta di persone che pensano che l’unica casacca che un magistrato deve indossare è la toga e che anche quando è chiamato al compito delicatissimo di occuparsi della carriera e del lavoro di tutti i colleghi deve farlo solo con l’atteggiamento con cui ogni giorno fa il magistrato: libero da condizionamenti di sorta e imparziale.
E la proposta ha trovato subito l’adesione di 25 audaci sostenitori.
Una iniziativa analoga è stata intrapresa in Piemonte, con esiti, in termini di numero di canditati e di sostegno ancora maggiori.
E in termini ugualmente positivi un progetto simile è stato portato a termine per la Corte di appello di Roma.
Per la prima volta, almeno in questi distretti, le elezioni per il Consiglio giudiziario non saranno la solita competizione di cui si appropriano le correnti.
Per la prima volta magistrati non iscritti ad alcuna corrente potranno essere eletti al Consiglio giudiziario senza correre con la maglietta di questa o quella corrente.
Per la prima volta ognuno di noi potrà votare un candidato senza essere costretto a votare per forza anche una corrente.
Per la prima volta l’autogoverno potrà essere liberato dall’impressione (che all’esterno, ma anche all’interno della magistratura, si fa spesso accusa) che autogoverno e associazionismo si sovrappongano e che le scelte di autogoverno siano dettate da logiche di appartenenza e di schieramento correntizio.
Anche tra le correnti sono apprezzabili, qua e là, timidi passi indietro, proprio oggi ho avuto notizia che la sezione di Palermo di Magistratura Indipendente ha dichiarato pubblicamente quanto segue: “Facciamo un passo indietro, limitandoci a prestare le nostre insegne a colleghi di riconosciuta indipendenza ed estranei alle strutture della magistratura associata, individuati unicamente alla luce del loro specifico profilo professionale ed individuale. Se i candidati che Vi proponiamo, e che hanno la nostra personale stima, saranno, come speriamo, eletti, questo risultato sarà ascrivibile non a Magistratura Indipendente, bensì ai singoli candidati e alla magistratura distrettuale nel suo complesso. Né, da parte nostra, queste elezioni saranno da considerare come indice del consenso del gruppo”.
Certo è un passo minimo, perché non si capisce che bisogno c’è di prestare a quei colleghi “le insegne”: se quello che si dice è vero sono loro stessi l’insegna del loro valore.
Il punto è proprio che occorre superare la logica delle “insegne”, della contrapposizione, almeno quando si tratta di formare gli organi di autogoverno.
Per rompere gli schemi, decisamente frusti del passato, occorre prendere atto che i magistrati non hanno più voglia di appartenere per forza a qualcosa.
Se avremo, per la prima volta, magistrati non iscritti ad alcuna corrente eletti al Consiglio giudiziario sarà una rivoluzione.
Sarà l’inizio del cambiamento.
Speriamo!
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Su questo stesso tema, abbiamo pubblicato un altro articolo di Giorgio Piziali - L’elezione dei Consigli giudiziari e le “correnti” - che può leggersi cliccando sul titolo.
10 commenti:
Sono contento che spunta il sole in tanto grigiume, che sia la volta buona? IN BOCCA AL LUPO! e che Giustizia Sia sempre con voi e nel più alto dei sentimenti umani.
Vulca
Ragazzi e amici tutti
scusate se rispondo off topic rispetto all'articolo.
Ma è fondamentale l'aiuto di tutti, di quella Rete consapevole e sensibile ai temi della Giustizia e della Legalità.
Non so quanti di voi siano a conoscenza della vicenda del testimone di giustizia pino masciari.
Questi 2 giorni fa, dopo 11 anni trascorsi stancamente in una località protetta e con la scorta, per aver denunciato la ndrangheta e le sue collusioni con i vari poteri dello stato non solo della sua regione, la calabria, quanto anche quelli statali, contribuendo all'arresto di decine e decine di persone, atte a giustificare un simile programma di protezione, è tornato da solo e senza protezione in calabria con il presidente di libera piemonte e con un mio amico del meetup dei grilli di torino per denunciare in questo modo cosi estremo e radicale il totale abbandono dello stato e la + completa e totale indifferenza verso lui e la sua famiglia.
Non vi voglio tediare ulteriormente, ma tutti gli interessati sono pregati di aiutarci nel proteggere Pino e la sua splendida famiglia.
Se vince Pino, vinciamo tutti.
Aggiornamenti reali e in continua evoluzione su
www.pinomasciari.org
www.grilliattivi.org
Grazie sin da ora a tutti quelli che si adopereranno in tale direzione.
Indiano
Speriamo...
Di certo è un ottimo segno che spero che venga portato avanti negli anni a venire e che magari nel resto d'Italia altrettanti magistrati possano trovare il coraggio di fare altrettanto...
" Per rompere gli schemi, decisamente frusti del passato, occorre prendere atto che i magistrati non hanno più voglia di appartenere per forza a qualcosa"....
Ma la giustizia, per essere tale secondo il modello previsto dalla nostra bellissima e maltrattata Costituzione, DEVE essere amministrata da uomini che NON appartengono a qualcosa o a qualcuno!
E' bello che ce ne siano a pensarla cosi', e speriamo che siano sempre di piu', perche' il panorama complessivo (e non perche' ce lo hanno disvelato i toni della Forleo, che avrebbe "destato allarme" per la verita' gia' radicato in motli di noi) non e' per nulla incoraggiante.
Desta sconcerto infatti verificare quanti di coloro che dovrebbero fare dell'indipendenza la loro unica "insegna" si affrettano ad appartenere a qualcuno o a qualcosa.
Sarebbe bello anche che quei magistrati che sono cosi' impazienti di "appartenere" alla politica o alla P.A. (come avviene se assumono incarichi ministeriali), cioe' ad uno degli altri due poteri dello Stato, non siano solo "imprestati", ma definitivamente "consegnati" a quest'altro potere, di modo che non si debba mai pensare che, una volta ritornati in ruolo, si portino dietro nostalgie e ricordi del diverso percorso praticato.
E' incoraggiante, per noi che non frequentiamo le esclusive mailing lists della magistratura, leggere che ci sono giudici che rispondono al vero modello previsto dalla Costituzione (e che, e' sicuro che non sbaglio, non coincide affatto con quello adombrato e caldeggiato in una nota recente requisitoria disciplinare....)
Scusate, ma la foto a corredo del blog mi ha fatto pensare a questo passo dell'ultimo post di Salvatore Borsellino nel suo blog.
Ve lo propongo; parla della ricerca del Tribunale di Caltanissetta
..."All'arrivo, non conoscendone l'ubicazione avevo chiesto a dei passanti dove si trovasse. Mi era stato risposto da due persone diverse con due frasi premonitrici: uno mi aveva detto che avrebbe semmai potuto indicarmi il Palazzo dell'Ingiustizia, l'altro mi aveva risposto, in dialetto: "U palazzu 'i Giustizia sta dda darreri, a Giustizia u 'nna circassi ddocu, sta a n'autra banna, u n sacciu mancu runni" (Il palazzo di Giustizia sta la dietro, la Giustizia non la cerchi li, sta da un'altra parte, non so neanche dove)"
Facciamo in modo che non sia questo, per sempre ed ovunque, lo stato dell'arte...
Per Vulca:
c'è chi, a proprie spese, ha visto il loro grigiume anche in assenza del sole.
Mi associo al tuo IN BOCCA AL LUPO!
Ed estendo l'augurio che la Giustizia possa finalmente albergare nel più alto dei sentimenti umani di ognuno: troppo in miseria è stata ridotta l'Italia per la mancanza di essa.
bartolo iamonte
evviva!
300705
Avevo già apprezzato l'intervento precedente di Giorgio Piziali, anche se poi rimasto inespresso causa richiamo su Marte.
C'è solo da augurarsi che il cammino intrapreso da alcuni non si trasformi in passeggiata o, peggio, in un pic-nic per altri.
Il mio riserbo sull'operazione "ti presto la mia bandiera" a Palermo va oltre ai "dubbi" espressi da Piziali, ma forse sono troppo "maligno".
Fa piacere sia giudice a Verona.
In bocca al lupo a lei, a voi, per noi.
Onelio P.
Una rivoluzione sostanziale o solo formale ?
Perché, vedete, il problema non è tanto l'appartenenza formale ad una corrente, quanto l'effettiva indipendenza di ciascun candidato.
E' innegabile, la storia lo dimostra, che quasi tutti coloro che sono stati eletti dichiarandosi "indipendenti" in realtà lo erano ben poco.
Non avere una "tessera" di per sé non significa niente ! Le persone possono avere enormi reti di contatti e di amicizie anche senza appartenere formalmente ad alcuna corrente o associazione di sorta.
Non voglio dire che sia così nella fattispecie concreta, ma neppure la circostanza può essere, astrattamente, esclusa a priori.
A mio avviso il problema andrebbe risolto alla radice, eliminando per sempre le "correnti", e ripristinando l'idea di una Magistratura del tutto priva di contatti fortemente condizionanti con il mondo dei partiti politici, come accade oltre confine.
E riaffermando la regola che un Giudice debba fare soltanto il Giudice, ossia applicare la legge alle fattispecie concrete che gli sono sottoposte, e non cambiare la società, per non incorrere nel solito, ormai generalizzato, "détournement de pouvoir".
Cordiali saluti.
"Eppur si muove"....disse Galileo
dopo aver "confessato" per scritto, per evitare l'abiura, che la terra "è" piatta come una frittata di cipolle.
A noi cittadini ci chiamano a "votare" quel che è già deciso a tavolino.
Per quanto riguarda le elezioni in seno alla magistratura ci devono pensare i magistrati.
Speriamo che non siano ricattati di abiure.
Altrimenti sarà una maxi frittata per tutti.
Alessandra
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