giovedì 6 marzo 2008

L’elezione dei Consigli giudiziari e le “correnti”


di Giorgio Piziali
(Giudice del Tribunale di Verona)


Credo che la magistratura stia vivendo una stagione difficile.

In questa condizione è stata di certo condotta anche dal fatto di essere da tempo oggetto di un’aggressione pubblica che nessuna categoria di lavoratori ha mai subito.

Ovviamente quella condizione segna e segna a fondo, perché se dopo ore di lavoro faticoso, irto di difficoltà e responsabilità, nel momento in cui torni a casa per rilassarti devi sentire opinionisti e politici vari che vomitano addosso alla tua categoria (e quindi anche a te) ogni nefandezza, spesso in evidente malafede o con ignoranza assoluta delle norme e dei fatti, certo la tua serenità ne risente.

Tuttavia, a rendere difficile questa stagione c’è anche il fatto che se si ha un minimo di sensibilità per il proprio lavoro è difficile trovare in esso motivi di soddisfazione, quanto meno perché l’entità dell’impegno quotidiano esorbita le forze di ognuno di noi.

Da ciò maturano fughe nel privato, nel burocratismo, nella lagnanza sterile, con un crescendo di insoddisfazione, abbrutimento e astio verso tutti (lavoro, parti, avvocati, politici, colleghi).

Ma ad aggiungersi a tutto ciò, aggravando drammaticamente la situazione, vi è l’ormai definitiva scomparsa di ogni reale vitalità associativa e la sfiducia ampia e diffusa nelle nostre capacità di autogoverno.

Due fenomeni che si tengono tra loro saldamente, essendo ambedue il frutto della sovrapposizione materiale che si è realizzata tra l’autogoverno e l’associazionismo.

Una sovrapposizione che paralizza il primo dentro logiche associative e che rende l’altra inutile, esercitandosi ormai le funzioni associative dentro l’autogoverno.

La novità, in questo contesto, è che lo scoramento sta lasciando il posto a piccoli moti di reazione, alcuni individuali (l’astensionismo, la fuoriuscita dall’A.N.M.) altri collettivi, in ogni caso, a segnalare che, forse, la misura è colma.

Moti di reazione, che benché comodamente additati come espressione di anticorrentismo, sono invece disperati tentativi di recuperare vitalità all’associazionismo ed autorevolezza all’autogoverno.

Di uno di questi piccoli moti mi sono fatto promotore nel mio distretto in vista delle prossime elezioni per il Consiglio giudiziario.

Tutto è nato senza programmazione preventiva con una lettera, che trascrivo.


«Tra non molto si dovrà votare per l’elezione dei componenti del Consiglio giudiziario.

Giustamente i gruppi organizzati all’interno dell’Associazione sono al lavoro per comporre le liste e organizzare la campagna elettorale.

Ma l’impressione generale è che ci si avvii verso la celebrazione del solito rito, un po’ burocratico e un po’ annoiato: com’è dei riti che hanno perso vigore.

Malgrado, in realtà, questa volta ci siano novità importanti, perché finalmente si torna a votare davvero e non per finta come si faceva negli anni scorsi con i listoni e perché i prossimi Consigli giudiziari sono il frutto delle note novità normative.

Ma che l’aria sia greve credo derivi anche dal diffondersi di un generalizzato disagio e scoramento della gran parte di noi, scettici sulla capacità dell’associazionismo e delle sue componenti di svolgere i compiti per cui nacquero e, cosa assai più grave, anche più scettici verso le nostre capacità di autogoverno.

Sia chiaro: non credo assolutamente che la causa di tutti i mali sia l’associazione e neppure le correnti che operano al suo interno.

Ma, di certo, una cosa che è indubbiamente negativa è la sovrapposizione tra l’associazione e gli organi di autogoverno.

Una sovrapposizione che non si può negare, perché si realizza nel momento in cui gli organi di autogoverno rispecchiano la composizione dell’associazione e la sua ripartizione in gruppi.

Una sovrapposizione che deriva dal fatto pratico che la selezione dei canditati per gli organi di autogoverno (non per gli organi dell’associazione) avviene ad opera delle correnti e all’interno di esse, che le liste dei canditati per gli organi di autogoverno (non per gli organi dell’associazione) sono targate con le sigle delle correnti.

Un sovrapposizione che è letale per due motivi.

1) perché priva l’associazione e le correnti dell’autonomia necessaria ad esercitare un ruolo di iniziativa, di stimolo e di controllo sugli organi di autogoverno.

2) perché tende naturalmente a vincolare le scelte dei componenti degli organi di autogoverno a logiche di appartenenza.

Per questo credo che sarebbe necessario un colpo d’ala proprio ad opera di chi dovrebbe essere più sensibile a questi problemi: ossia da parte di coloro che meritoriamente dedicano il loro tempo, già scarso, alla vita associativa; da parte di coloro che, proprio per il fatto di far parte di gruppi organizzati, che ragionano su questi problemi, dovrebbero essere “più avanti” nella loro percezione e nell’individuazione delle soluzioni.

L’ho già detto a molti nei corridoi e in qualche occasione pubblica, ma io credo che un colpo d’ala potrebbe venire anche da queste elezioni dei Consigli giudiziari.

E basterebbe poco, basterebbe un passo indietro, basterebbe che i gruppi organizzati prendessero atto che non c’è scritto da nessun parte che negli organi di autogoverno (che sono cosa diversa dall’associazione) si debbano ripetere pari pari gli schieramenti in cui si suddivide l’associazione.

Che anzi se qualcosa c’è scritto da qualche parte è che la targatura dei magistrati incaricati del delicato compito di occuparsi dell’autogoverno non è una cosa buona, quanto meno perché priva quei magistrati e quegli organi dell’autorevolezza necessaria, inducendo (almeno) il dubbio che le singole scelte siano mosse da valutazioni fondate sull’appartenenza.

Allora perché non rinunciare a presentare liste con le targhe MD, MI, Movimenti, Unicost (in ordine alfabetico) da stampigliare sulla schiena di colleghi pur sicuramente validissimi?

Credo che contribuirebbe a segnalare un rinnovamento e non sarebbe neppure necessario che provenga da tutte le componenti contemporaneamente: chi lo facesse forse farebbe una scommessa vincente e non perderebbe nulla, potendo ovviamente orientare il proprio voto verso i canditati più vicini alle proprie sensibilità.

Inoltre, questo potrebbe essere un modo per recuperare all’autogoverno e all’attivismo associativo quei tanti di noi che ne stanno lontano perché non hanno voglia di essere collocati da una o dall’altra parte.

L’alternativa è che questa iniziativa venga da fuori, che ci sia un gruppo di colleghi che ritenga necessario mutare queste condizioni.

E una cosa minima si può immaginarla proprio per le future elezioni del Consiglio giudiziario.

Un modo concreto e possibile, a normativa vigente, è organizzare un gruppo di volenterosi, di almeno 25 persone (il numero minimo previsto per legge), che si dichiarino preventivamente disponibili a porre la loro firma al solo fine di consentire la presentazione di una lista aperta, priva di appartenenza, per le prossime elezioni al Consiglio giudiziario: liberi poi di votare chi vogliono.

Una lista i cui candidati saranno chiunque abbia interesse, voglia o desiderio di esserlo: chiunque abbia interesse, voglia o desiderio di concorrere a quella elezione, senza alcun vaglio preventivo.

Mi pare che sia un modo davvero minimo, ma dignitoso e necessario, per creare le condizioni per poter dire e fare apparire che è possibile concorrere all’elezione agli organi di autogoverno senza dover per forza passare per il vaglio e i canali delle correnti.

Vi prego di pensarci»
.


L’iniziativa non ha trovato adesione in coloro che ne erano i destinatari: i gruppi associativi, che, indistintamente, hanno manifestato l’assoluta indisponibilità a fare questa cosa minimale che è solo rinunziare a mettere la loro ragione sociale sulle liste per concorrere all’elezione dei componenti del Consiglio giudiziario.

L’iniziativa ha invece trovato adesione in molti colleghi, che hanno deciso di voler essere dei 25 audaci, pronti a sottoscrivere a sostegno di questa lista aperta.

Ovviamente non è “la soluzione”, ma ad oggi sembra l’unica via percorribile, perché si capisca che così non si può andare avanti e che il futuro, se non ci autoriformiamo sarà sempre peggio.


17 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ANSA riporta la conferma, da parte della Procura Generale di Catanzaro, dell'anticipazione (del Corriere della Sera) della richiesta di archiviazione per l'ex Ministro Mastella, riguardo all'inchiesta "Why not".
Mi chiedo e Vi chiedo: nel caso, ipotetico, che venga richiesta e accolta una richiesta di archiviazione in un caso, sempre ipotetico, in cui sia invece chiarissimo che si debba procedere, cosa si può ipotizzare che accada, al massimo, ai Magistrati che avessero commesso un simile, sempre ipotetico, "errore"?
Cosa potrebbero fare i Consigli Giudiziari?
Cosa il Ministro della Giustizia?
Cosa i cittadini?

Melina2811 ha detto...

Ciao e buon fine settimana da Maria da Catanzaro.

Anonimo ha detto...

Io invece mi chiedo come la notizia, percepita dall'ex ministro come sentenza definitiva sia già probabile conseguenza di un suo risarcimento.
Il solo fatto riscontrato,(le telefonate) provano l'"ingerenza" la "protezione politica" le "rassicurazioni" le "impunità" che l'intervento del politico (anche se non reato)ha ingenerato
nel destinatario della conversazione da consentirgli la gestione "allegra" dei fondi statali e comunitari ancora non chiariti ma sicuramente controversi.
Mi scandalizza la mancanza di ogni senso di pudore nell'autoassolversi anche dalla responsabilità politica tanto da sentirsi destinatario di un qualche risarcimento.
alessandra

il-giustiziere ha detto...

Cattiva abitudine quella dei politici....

Ma di certo comportamenti come quelli del PM Lupo, e del suo capo Marzano, sul caso dei fratellini di Gravina non aiuta la categoria.

Anonimo ha detto...

con l'avviso di garanzia a Mastella per le indagini why-not il blog è stato inondato da articoli e post a favore del PM De magistris (e contro quel poveraccio di Mastella); dopo la richiesta di prosciglimento avanzata dai PM,che, se convenite, ha un peso specifico certamente superiore all'avviso di garanzia, ho dovuto impiegare il mio cane da tartufo per trovare qualche articolo o commento..
Il povero animale è stato più bravo nel trovare i tartufi...
E nonostante la richiesta di proscioglimento si continua (vedi post precedente) a ritenere PENALMENTE, Mastella repsonsabile.
Preciso: detesto Mastella ma sono un garantista, e non a senso unico

Anonimo ha detto...

IDopo la trasmissione Report di ieri sera, dedicata alle CONSEGUENZE dei rifiuti in Campania, dove è evidente che TUTTA la politica e le istituzioni hanno avuto la loro parte, riterrei dichiarata e passata in giudicato la penale responsabilità sui danni e disastri procurati alle persone, agli animali e all'ambiente.
A me personalmente non interessa nemmeno la condanna al carcere , perchè ritengo che per gli attori del disastro la vera condanna sia soltanto quella del risarcimento dei DANNI DA PAGARSI CON MEZZI PROPRI E CON LA RADIAZIONE PERPETUA DAI PUBBLICI UFFICI E AMMINISTRAZIONI.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Ha ragione l'anonimo del 9 marzo 2008 20.10, de Magistris è stato un visionario. In Calabria, i politici sono immacolati: non capisco, però, come mai il PD ha escluso dalla lista per la formazione della prossima legislatura nazionale l'intera classe dirigente regionale e, contemporaneamente, chiamato alle armi il vice capo della Polizia di Stato.
bartolo iamonte

Anonimo ha detto...

L'anonimo garantista non a senso unico conoscerà sicuramente l'art. 25 della Costituzione (quello sul Giudice naturale e, di conseguenza, del PM "naturale") e sicuramente, in passato, avrà voluto garantire anche la concreta applicazione del suddetto principio; ho anch'io sguinzagliato il mio cane (non è da tartufi, quindi non ha riportato neanche quelli) alla ricerca di un post dell'anonimo garantista, preoccupato per quello che molti (e molto autorevoli) addetti ai lavori hanno definito uno "scippo" dell'inchiesta: nessun post trovato (ma forse è colpa dell'anonimato, in grado di mettere in crisi anche i cani migliori)!
Credo non ci sia alcun dubbio, in astratto, ovviamente, che le inchieste possano avere risultati diversi a seconda di chi le conduca; sempre in astratto, si può quindi ipotizzare che l'inchiesta potesse anche avere sbocchi differenti; si vocifera, poi, che i PM, con qualche accorgimento, riescano ad indirizzare le richieste ai GIP a loro graditi, con ulteriori complicazioni per coloro che garantiscono anche l'art. 25 (non potendosi escludere, sempre in astratto, che anche il GIP potesse risultare un'altra persona);
in un astratto all'ennesima potenza, in un caso ipotetico, potrebbe risultare che, quando l'evento che determini il cambiamento del PM "naturale" sia un abuso d'ufficio, tendente ad indirizzare l'inchiesta in altra direzione, questo integri anche il reato di favoreggiamento, sempre in un astratto all'ennesima potenza.

Su questo punto, giacché io sono un non addetto ai lavori, sarei curioso di conoscere il parere degli esperti, ovviamente in un astratto che più astratto non si può.

Anonimo ha detto...

Per essere uno che non e' addetto ai lavori, Centrocampo sembra aver fatto centro.
E' vero che il PM puo', se vuole, indirizzare al GIP la sua richiesta : in tutte le Procure di Italia si "vocifera" appunto questo.
E' non e' nemmeno tanto astratto che si possa dare esiti diversi alle indagini a seconda delle caratteristiche degli indagatori (questo vale per ogni attivita' umana, ovviamente, dove le capacita' e le attitudini personali fanno sempre la differenza), senno' l'avocazione non sarebbe stata nemmeno pensata.
Quello che stupisce e' l'uso mediatico pro domo sua anche della richiesta di archiviazione come se fosse gia' un proscioglimento, che, sia detto sempre in astratto, potrebbe anche non essere accordata dal Gip di turno.
Mi rendo conto che di questi tempi e' difficile preconizzare in Calabria alcunche', ma hai visto mai.....?

Anonimo ha detto...

a proposito dei politici calabresi "immacolati".
E della vicenda di quel poveraccio di Tripodi, assessore Udeur arrestato dal GIP di Perugia e liberato dal tribunale della libertà di quella città che ha definito il provvedimento restrittivo "illegittimo", non diciamo nulla? e poi sulla possibilità che un'indagine possa avere esiti diversi a seconda del PM che la conduce, ho sinceramente paura e terrore da semplice cittadino: questo significa che un PM lavora su una tesi preconfezionata e conduce un'indagine volta a trovare conferme alla sua tesi? e su quali basi il PM stabilisce la tesi? non è che per caso negli utlimi mesi, si è avuto qualche esempio? spero di no, altrimenti...fermate l'Italia: voglio scendere...

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo del 9.3 alle 20.10.

Gentile Lettore,

ci scusi se rispondiamo al Suo commento in maniera critica, ma esso è scritto con un piglio polemico e, dunque, ci permettiamo una risposta "a tono".

Lei ironizza sui cani da tartufo, ma forse ha letto male il blog e, dunque, proviamo a invitarLa a un briciolo di obiettività.

Lei scrive:
"con l'avviso di garanzia a Mastella per le indagini why-not il blog è stato inondato da articoli e post a favore del PM De magistris (e contro quel poveraccio di Mastella)"

Ci permettiamo di smentirLa in fatto.

A prescindere dal fatto che l'aggettivo "poveraccio" non si addice al sen. Mastella sotto alcun profilo e in nessuna delle accezioni del termine, dell'avviso di garanzia al sen. Mastella per le indagini Why not NON SI PARLA in NESSUN articolo e in NESSUN post di questo blog.

Se ne parla semmai nei commenti dei lettori.

Come abbiamo scritto enne volte, i commenti sono un luogo - per noi prezioso - di libera manifestazione del pensiero dei lettori.

Siamo grati a tutti i lettori - Lei compreso - dell'attenzione che prestano al blog e del prezioso contributo che gli danno con i loro commenti.

Dunque, noi né censuriamo commenti con riferimento alle opinioni che vi si esprimono, né induciamo alcuno a fare commenti a noi graditi.

Dunque, ci pare non abbia molto senso "lamentarsi" in genere delle opinioni espresse in un senso o nell'altro nei commenti.

Il "bello" dei commenti è proprio che sono "liberi".

Ma c'è dell'altro di molto più rilevante.

Come emerge anche da quanto ha scritto "Centrocampo" (e approfittiamo per salutarlo, dato che da qualche settimana non scriveva e ci mancava davvero), qui sul blog, sia negli articoli che nei commenti, con riferimento alla vicenda De Magistris/Mastella non si è fatta questione di merito, ma di metodo.

In sostanza, ciò che si è sostenuto non è che Tizio o Caio fossero "colpevoli", ma che fosse giusto che Tizio e Caio fossero soggetti alle stesse regole che si applicano a tutti.

Ciò che si è detto, in sostanza, non è che il sen. Mastella fosse colpevole, ma che non fosse giusto che egli si sottraesse alle indagini che lo riguardavano.

Dopo di che per il resto, rispettate le regole del procedimento e del processo, il merito sarebbe stato deciso dal giudice competente.

Ciò che è accaduto, invece, è che le indagini sono state tolte al pubblico ministero competente e, peraltro, con un provvedimento - l'avocazione - che appare nel caso di specie privo di fondamento giuridico.

Lei scrive:
"detesto Mastella ma sono un garantista, e non a senso unico"

Noi non detestiamo nessuno e consigliamo anche a Lei di non farlo, perchè non è bello e non serve, e siamo garantisti.

Le segnaliamo, però, che in questo caso il garantismo non c'entra proprio per nulla.

Nessuno ha proposto, infatti, in nessuno scritto di questo blog (né articolo o post né commento), di togliere alcuna garanzia al sen. Mastella, ma solo che il sen. Mastella accettasse di essere trattato come il sig. Mario Rossi quanto viene indagato. E come Lei sa il sig. Mario Rossi, quando viene indagato, non manda ispettori, non fa campagne di stampa, non denigra, non fa un sacco di altre cose. Attende pazientemente l'esito delle indagini. Se queste si concludono con una richiesta di archiviazione, tira un sospiro di sollievo. Se queste si concludono con una richiesta di rinvio a giudizio, si difende in giudizio.

Tutto qui.

Grazie davvero della Sua attenzione e partecipazione e ci scusi la replica.

Un caro saluto.

La Redazione

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 21.15.

Gentile Lettore,

a noi pare che Lei si preoccupi senza ragione.

E' normale, infatti, che in attività tecniche molto complesse, professionisti diversi abbiano un approccio diverso.

Se Lei porta un paziente grave in un qualunque Pronto Soccorso, medici diversi avranno approcci diversi alla sua malattia e proporranno soluzioni in tutto o in parte diverse.

Ciò non significherà affatto, come Lei ipotizza, che abbiano "tesi preconfezionata e conduce un'indagine [medica] volta a trovare conferme alla sua tesi".

Significherà solo che la medicina nonè una scienza "esatta" e il diritto neppure.

A questo problema - che c'è in qualunque Paese civile, perchè l'unica giustizia infallibile è quella del dittatore, che è infallibile per definizione - si fa fronte con quelli che vengono definiti "rimedi processuali".

Nel nostro Paese i "rimedi prosessuali" sono tantissimi e in alcuni casi anche troppi.

Ogni cittadino ragionevole accetta il processo e si difende nello stesso.

La pretesa di non subire neppure il processo è irragionevole e disonesta sotto diversi profili.

Per tornare all'esempio della sanità, consideri che tanti parenti di persone decedute in ospedale denunciano i medici, ritenendoli responsabili della morte del loro caro.

A fronte di ciò, spesso si avviano indagini e processi a carico di questi medici.

Moltissimi di loro sono degli specchiati galantuomini e dei validissimi professionisti.

Il problema, ovviamente, è che non è possibile non procedere sul presupposto che tanti medici sono bravi, perchè quelli concretamente denunciati potrebbero avere effettivamente sbagliato, né è possibile procedere spregiudicatamente contro tutti, perchè tantissimi sono innocenti.

Si procede secondo certi criteri e alla fine c'è un giudice che decide.

A volte è evidente che colpa c'è o non c'è. Altre volte non è evidente per niente e il consulente A dice che c'è colpa e quello B dice che non c'è e il giudice Tizio ritiene convincente A, mentre il giudice Caio viene convinto da B.

Insomma, è il processo.

"Nel" processo, si contestano le tesi di questa o quella parte. Ma si accetta il processo.

Se uno, invece, contesta il processo in sé, allora siamo fuori dalla civiltà e dalla democrazia. E infatti, purtroppo, nel nostro Paese, siamo fuori dalla civiltà e dalla democrazia.

Negli Stati Uniti (che, peraltro, a nostro modesto parere, non sono neppure un Paese troppo civile: basti pensare a Guantanamo e a un sistema giudiziario complessivamente molto deplorevole) un solo giudice monocratico ha processato tre volte Bill Gates, l'uomo o uno degli uomini più ricchi del mondo.

Gli ha fatto un processo per accertare "il fatto" e ha detto che il fatto (concorrenza sleale) c'era.

Poi gli ha fatto un altro processo per stabilire quali regole di diritto si dovevano ritenere violate dal fatto e ha detto quali erano.

Infine gli ha fatto un terzo processo per stabilire la pena da infliggergli.

In tutto questo Bill Gates NON HA DETTO UNA SOLA PAROLA contro il suo giudice.

E il Presidente degli Stati Uniti è stato lungamente processato per avere negato una relazione sessuale extraconiugale deponendo sotto giuramento dinanzi a una commissione. E anche lui non ha detto una sola parola contro chi lo processava.

Faccia da sé il paragone con il nostro Paese.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Gentile anonimo del 10 marzo 2008 21.15, rispondo per aver usato io il vocabolo "immacolati" riferito ai politici calabresi. Vede Caro anonimo, ci sono politici e politici, Pasquale Maria Tripodi, che Lei appella come poveretto è stato per tre volte riconfermato assessore nelle altrettante Giunte Loiero, oltre che fedelissimo e strenuo difensore del suo leader politico, Clemente Mastella, mentre quest'ultimo ricopriva l'importante ruolo di Ministro della giustizia del Governo Prodi. Ebbene, quando è stato arrestato -“illegittimamente”- Pasquale Maria Tripodi i primi a prendere le distanze rinnegandolo, se Lei è calabrese lo deve sapere bene, sono stati Loiero e Mastella. Entrambi indagati e salvati: ecco, vede, in Calabria, ci sono politici e politici!!!
bartolo iamonte

Anonimo ha detto...

"Il provvedimento del gip
Questo il testo integrale del provvedimento del gip del tribunale di Bari Giulia Romanazzi sulla richiesta di scarcerazione di Filippo Pappalardi: "Il giudice per le indagini preliminari, ravvisata la fattispecie delittuosa dell'abbandono di persone minori o incapaci seguito dall'evento morte, ex articolo 591 comma 3 codice penale, così riqualificata la originaria imputazione di duplice omicidio doloso aggravato; ritenuta la caducazione delle ipotesi delittuose di sequestro di persona ed occultamento di cadaveri; revoca la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Pappalardi Filippo, e ne ordina la immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa."
C

Dispone l'applicazione della misura degli arresti domiciliari dello stesso Pappalardi presso il domicilio, con sede in Gravina, alla via(...), ordinando allo stesso di non allontanarsene senza l'autorizzazione del giudice che procede, con espresso divieto di colloqui fonici e visivi con persone diverse da familiari, conviventi, sanitari e difensori. Autorizza il trasferimento, senza scorta e senza ritardo, nel luogo di detenzione domiciliare. Delega per l'esecuzione ed i controlli la stazione dei carabinieri territorialmente competente, con facoltà di subdelega. Manda alla cancelleria per gli adempimenti e la comunicazione all'autorità incaricata dei controlli".
Credo che il suesposto provvedimento giudiziario sia conforme al giudizio maggioritario del popolo italiano e mi domando perché mai la giustizia nel tempo abbia perso questa fondamentale sintonia.
bartolo iamonte

Anonimo ha detto...

Per Bartolo
Di questa orrenda vicenda, sai cosa mi sono sempre chiesta, intravedendo soltanto in televisione i due genitori?
Perchè, quali argomenti hanno prevalso, quali dimostrazioni sono state fornite, perchè quei due piccoli bambini non sono stati affidati alla madre?
Alessandra

Anonimo ha detto...

A seguito della richiesta di archiviazione per Mastella e del proscioglimento di Loiero nell'inchiesta sulla sanità calabrese, è abbastanza evidente che:
1. tutto ciò avviene in campagna elettorale e in tutta fretta …….
2. facendo due più due si vede che prima l’inchiesta Why Not è stata avocata a De Magistris, poi De Magistris è stato “fatto a pezzi” (non saprei come altro definire quello che gli hanno fatto) , nel frattempo hanno smembrato l’inchiesta in varie parti, ed ecco che piano piano i nomi grossi ne vengono fuori…. Scusate, ma a noi malpensanti queste cose puzzano……
Per carità, i PM staranno facendo il loro lavoro, sicuramente ogni magistrato ragiona con la propria testa, ha un approccio diverso, il diritto si presta a varie interpretazioni, probabilmente se hanno detto che non ci sono le prove contro Mastella, sarà vero (?!).
Il fatto è che questa sequenza di eventi, non convince del tutto, e se devo dire la verità, per un cittadino che cerca di credere nella giustizia, vedere questa demolizione pezzo per pezzo, non è un bello spettacolo. Inoltre tutto questo mina la credibilità della magistratura ed espone De Magistris, che proprio su queste questioni si sta giocando la carriera. In poche parole, molti potrebbero pensare, e lo pensano: “Visto, quel De Magistris ha creato tutto questo caso per niente… allora aveva ragione il CSM...”
A me sembra proprio che si sia arrivati dove si voleva arrivare….
Secondo punto: mi risulta che il garantismo sia “L'insieme delle garanzie previste dalla nostra Costituzione, e da quella di molti altri Stati, a tutela delle libertà individuali e di gruppo (per esempio: libertà di pensiero, di religione, di stampa, di riunione e così via) contro il possibile arbitrio delle autorità. Nell'organizzazione dei processi penali, si intendono tutte quelle garanzie di legalità, cioè il preciso rispetto della legge per quello che si riferisce all'arresto di una persona, all'istruttoria, alla custodia cautelare in carcere, allo svolgimento del processo (diritti della difesa).”
Detto ciò, e premesso che siamo tutti garantisti, questo non significa che non possiamo criticare un politico, un nostro rappresentante che si è trovato coinvolto in certe situazioni, che si accompagna a persone di dubbia moralità e che compie azioni di dubbia legalità, specie se questo è sotto gli occhi di tutti, grazie alle intercettazioni telefoniche per esempio. E poi, non servono neanche le intercettazioni, basta sapersi guardare intorno e vedere come girano le cose…
Non se ne può più di chi usa il concetto di garantismo per assolvere tutti i politici dalle loro malefatte.
Basta col pensare che una persona sia colpevole solo se condannata. Ma i magistrati non sono infallibili, il processo è fatto da uomini, anche il diritto ha i suoi limiti. Allora il fatto che un politico sia assolto, non ci autorizza a pensare che sia innocente. Insomma, l’indignazione e la riprovazione morale nei confronti di certi comportamenti perpetrati da chi ci rappresenta, dovrebbero sussistere anche se quella persona non è condannata (per i più svariati motivi). Dovranno pure affrontare le loro responsabilità politiche…
Se abbiamo letto intercettazioni che fanno venire alla luce certi comportamenti, a prescindere dal fatto che sia provato un reato o no, la nostra bella critica a chi dice di rappresentarci DOBBIAMO farla. E questo non significa non essere garantisti. Essere garantisti spesso è confuso con essere stupidi, ingenui, demandare tutto alla magistratura e mettersi l’anima in pace con una sentenza. Non deleghiamo e scarichiamo per favore tutto ai magistrati. Loro non hanno la verità in tasca, la cercano, ma non sempre la trovano. La nostra responsabilità di cittadini è di “punire” col voto e con altri mezzi democratici (fra cui il diritto di critica) chi ci prende veramente in giro, ci truffa e si avvantaggia di posizioni di potere, e pretendere l’onestà da parte di chi ci governa.
Paolo Borsellino in una bellissima lezione che ha tenuto a Bassano del Grappa nell’89 parla proprio di questo: http://www.youtube.com/watch?v=lM2IDXOn07o .

Anonimo ha detto...

Per Annalisa
Approvo e sottoscrivo tutto quello che hai scritto.
Non lo saprei scrivere così bene.
A quanto pare ci è rimasto, e soltanto in "posti" come questo, il diritto di critica, perchè ci hanno scippato anche un voto pensato.
I personaggi sono sempre gli stessi.
Anche Visco ha avuto una velocissima definizione positiva alla sua questione.
Quello che mi sorprende è che nonostante questa sollevazione di popolo e di autocritica anche da parte della Magistratura (finora impensabile) voglio considerare non solo questo blog, ma anche la Corte dei Conti, tutti i discorsi di inaugurazione dell'anno giudiziario, è la prima volta che recepiscono la critica dall'esterno,e nonostante tutto questo, non cambia niente.
I politici (senza colori) oltre ad avere corsie preferenziali per i giudizi, ne escono tutti velocemente fuori senza alcuna conseguenza, neanche di critica,i magistrati sono costretti a farsi guerra fra di loro, noi paghiamo gli enormi costi di tutto questo fumo, e la giustizia per i cittadini continua a languere.
Mi rendo conto che hanno tutti metabolizzato anche la critica.
Non c'è soluzione quando non si vuole trovare.
Alessandra