giovedì 27 marzo 2008

Magistratura, politica e società


Prendendo spunto da alcuni provvedimenti giudiziari che hanno avuto molta eco sulla stampa, si è dibattuto in questi ultimi mesi sul rapporto fra la magistratura e la società. Pubblichiamo alcune riflessioni di Marco Panicucci, tratte da una mail che Marco ha inviato nei giorni scorsi alla mailing list dell’Associazione Nazionale Magistrati.


di Marco Panicucci
(Giudice del Tribunale di Genova)


Ricordate gli anni settanta? La prima repubblica, il “prima” di tangentopoli?

Ricordate la DC, il partito di maggioranza relativa?

Era una galassia, composta da numerosi pianeti, a volte lontani l’uno dall’altro, ciascuno preso dalla sua orbita.

Tutti potevano far parte di quella galassia e, qualunque fosse la vicenda del pianeta, niente poteva intaccare la porzione di universo in cui l’ammasso esisteva.

In un simile contesto, il livello di sostenibilità politica del “danno da giurisdizione”, per una maggioranza, (poi, sempre quella) era molto elevato.

Non creava problemi particolari sul piano esterno, solo aggiustamenti su quello interno, un diverso atteggiarsi e/o distribuirsi delle forze (un maggior monentaneo potere ai morotei, ad esempio, rispetto ai fanfaniani).

Le cose sono cambiate quando gli equilibri sono stati rotti dal PSI di Craxi.

Il personaggio – al di là di ogni valutazione morale e giudiziaria – aveva capito molte cose e sapeva guardare molto “oltre”.

Aveva compreso che l’onda lunga del PCI era finita, senza essere stata in grado di portare una alternativa di sinistra e non sarebbe più tornata una seconda volta; aveva compreso che il sistema si stava nuovamente bloccando, chiudendo, senza speranza di alternativa.

Ha inaugurato, così, una politica aggressiva e molto caratterizzata “fisicamente”, all’americana.

Un azzardo, per un partito così piccolo, un correre sul filo che richiedeva, per riuscire, la eliminazione di ogni impaccio, anche di tipo istituzionale (veti, garanzie e controlli), soprattutto di tipo giudiziario.

Il salto di qualità, nei rapporti tra politica e magistratura, si colloca in quel periodo.

Qualcuno, giorni addietro, ha citato Salvo Andò, il cui gelido sorriso, al congresso di MD di Palermo (‘90 o giù di lì) ancora io non dimentico, allorché disse che il paese aveva bisogno di “normalizzazione” e, parlando di situazioni anomale, degne di essere governate e ricondotte nei binari della normalità, citò, mettendoli sullo stesso piano, il C.d.A. della RAI, l’A.N.M. e il C.S.M..

I primi applausi autenticamente, timidamente, “trasversali” si collocano in quel periodo, in quel contesto.

Craxi aveva anticipato la politica “caratterizzata”, di impronta, tipica del bi-polarismo.

Aveva anticipato quella che sarebbe stata la futura dialettica potere politico-magistratura.

In un paese in cui esistono due poli, la sostenibilità del “danno da giurisdizione” scende grandemente.

Scende ancor di più, in un paese come il nostro, assolutamente estraneo, storicamente e culturalmente, al bi-polarismo politico, un paese in cui al soggetto di una fragile coalizione (e tutte lo sono) basta un niente per rovesciare un governo.

Tocca i minimi, poi, in un paese come il nostro in cui la politica deve (vuole) fare i conti, quotidianamente, con le mafie, i poteri occulti, che non tralasciano nessun settore dell’economia e del territorio (nemmeno i ... rifiuti, come abbiamo scoperto di recente).

Il rischio di impresa tipico del politico in un simile contesto – una volta risolto il problema dei media (e da noi è praticamente risolto, nel senso etimologico del termine, “resolvere”) – è il “danno da giurisdizione”.

Tutti coloro che hanno avuto la capacità di guardare “oltre”, in epoche non sospette, Craxi e, ancora prima di lui, Gelli, lo hanno ben compreso.

Inarrestabile, si è messo in moto un procedimento volto ad erodere, sempre più, i confini della giurisdizione.

Un procedimento non particolarmente veloce, perchè viaggia lungo due direttrici, una verticale, l’altra orizzontale.

Mentre mira, cioè, al bersaglio, deve, parallelamente, trasversalizzare le ragioni del suo essere e del suo agire.

Deve farsi accettare, come dato comune, ineluttabile, tra tutti i protagonisti della politica e della società civile.

E ci sta riuscendo.

Lo scopriamo proprio oggi, nella allarmante genericità e bestialità dei programmi politici in tema di giustizia e nella assurdità delle motivazioni che, nel silenzio di tutti, tecnici compresi, li sostengono (generalizzazione delle giurie popolari come rimedio alla lentezza dei processi; separazione delle carriere come garanzia dei diritti, ecc.).

Lo scopriamo negli articoli di pubblicisti storici, allorché invitano i giudici a interpretare non la legge, non la Costituzione, ma il comune sentire. E ad adeguarvisi.

Lo scopriamo negli esiti monocorde dei sondaggi a cittadini pur di diversa estrazione sociale e culturale.

Lo scopriamo nella giurisprudenza timida di questi tempi.

E non occorre andare lontano, guardare ai casi eclatanti.

Basta tenere gli occhi bassi, vedere, ad esempio, una certa involuzione in tema di diritti dei migranti, mentre, in parallelo crescono gli in-put del tutto opposti dall’Europa, per comprendere.

Si chiama “isolamento”.

Della magistratura (rispetto alla società civile).

Nella magistratura (rispetto al corpus nel suo complesso, che cessa di essere percepito come un insieme).

Il cerchio si sta chiudendo.

In una maniera prevedibile, perchè sotto gli occhi di tutti era la strada, e ben segnalato era il percorso.

Tra i tanti segnali, limitandoci a quelli puramente interni – che quelli esterni erano di tutta evidenza –, le “emergenze”, agitate da alcuni nelle mailing list (e nelle singole realtà territoriali), che si possono sintetizzare con una serie di espressioni quali “correntismo, autoreferenzialità delle correnti, abbandono dell’A.N.M., rapporti base-vertici (delle correnti e dell’A.N.M.), disattenzione verso gli assenti, sottovalutazione degli effetti di casi indicativi (De Magistris)”, quant’altro.

Emergenze e problemi troppe volte elusi e demonizzati.

Siamo ancora in tempo per fare qualcosa?

Sono sufficienti i tentativi di “andare oltre” (apparentamento di liste/inserimento di non iscritti, ecc.) cui stiamo assistendo per il rinnovo dei Consigli Giudiziari?

E’ sufficiente il richiamo all’autocritica?

Oggi la parola d’ordine, nell’ambito dei gruppi più attivi e connotati, è “efficientismo”.

La giurisdizione non è efficiente, ergo non è credibile, ergo non è difendibile, ergo occorre recuperare efficienza.

E’ sufficiente tutto questo?

Perchè, oggi, è così difficile sostenere un “comune sentire” dei magistrati, sintetizzare e organizzare le istanze della base, suscitare nuove idealità?

Perchè?

Io credo che al prossimo congresso di giugno occorra pronunciare parole forti e nuove, sempre che non sia troppo tardi (e, ancora prima, farlo nei singoli gruppi).

E temo che il tempo sia scaduto.

Penso ad alcuni momenti “alti” di sensibilità e impegno politico e istituzionale comune, in A.N.M..

Penso, ad esempio, per individualizzare un periodo, a Elena Paciotti (e alla Presidenza Scalfaro).

Penso che la giurisdizione è diffusa e mi chiedo quanto, oggi, è diffuso il suo significato più autentico.

Quello implicato nel giuramento alla Costituzione Repubblicana, ai valori formali che esprime, alla storia – di lacrime e sangue – su cui poggia.

Una sola cosa è sicura: che, per avere una risposta definitiva, ormai, non occorre attendere molto.


11 commenti:

Anonimo ha detto...

Se ci si domanda perché sia così difficile oggi "sostenere un comune sentire dei magistrati, sintetizzare e organizzare le istanze della base, suscitare nuove idealità", la risposta è a mio avviso semplice, ancorché duplice:

In primo luogo, non è detto che si debba necessariamente "suscitare nuove idealità", anche perché non è proprio della Magistratura avere "idealità", se non il rispetto della legge. E poi, in ogni caso, quali idealità ? Ogni magistrato ha, anzi, deve avere le proprie convinzioni, ma non devono essere queste a guidarlo nel proprio lavoro.

Credo, inoltre, che la ragione del mancato "comune sentire" lamentato dall'Autore sia la stessa che ha indotto i magistrati di questo sito ad abbandonare l'associazionismo.

In breve, sono convinto che l'eccessiva faziosità di alcuni, ancorché minoranza, e l'eccessiva commistione con la politica siano state i grimaldelli attraverso i quali la stessa politica è riuscita nel corso degli anni, da ben prima di Craxi, a penetrare all'interno della Magistratura e quindi a condizionarne, inevitabilmente, sia la credibilità pubblica, ormai grandemente scemata rispetto ai tempi di "mani pulite", sia la stessa sua organizzazione interna, come si è visto dagli ultimi episodi narrati in questo "blog".

Penetrazione strumentale, uso strumentale e sostegno altrettanto strumentale ... pertanto fondamentalmente precario, cosa di cui non tutti, nel corso degli anni, si sono resi conto.

Gli stessi poteri politici non avrebbero potuto, viceversa, fare alcunché se la Magistratura si fosse dimostrata veramente un corpo coeso, mirante soltanto ad applicare concretamente la legge, qual è il suo compito istituzionale.

Così non è stato, e non è. Ricordo ancora con raccapriccio un articolo, letto decenni fa sovra un noto settimanale, dove si narrava di un gruppo di magistrati in viaggio "turistico" nella Cina di Mao, che assisteva ad una pubblica esecuzione di condannati in uno stadio e che applaudiva a tale orrendo spettacolo ! Non so se il cronista riportasse il vero, ma è certo che la notizia era posta in modo assai verosimile.

Queste cose, assieme ai "pretori d'assalto" da un lato e a posizioni indulgenti e concilianti verso i politici dall'altro, hanno contribuito, più del bizantino formalismo dei nostri codici e delle nostre leggi, a erodere lentamente, nel corso degli anni, l'immagine d'imparzialità e di unità tipica della Magistratura, lasciando gli unici momenti di vera "coesione" soltanto alle rivendicazioni economiche !

In questo senso, il nuovo codice di rito penale ha soltanto dato il colpo di grazia, "personalizzando" l'accusa ed espondendo il PM in primo piano, facile destinatario sia di elogi immeritati e faziosi, sia di critiche altrettanto ingiuste e faziose.

Più che di isolamento generale dei magistrati dalla società civile parlerei, quindi, di isolamento di singoli magistrati e, al tempo stesso, di vaste e multiformi "correnti" di pensiero e/o di interessi all'interno di quello che non è più, da tempo, un corpo omogeneo.

Naturalmente questa non deve essere letta come una sintesi esaustiva, ma piuttosto come un primo approccio al tema assai vasto introdotto dall'Autore.

Vi sarebbero, infatti, molte altre considerazioni da svolgere, ma dalle stesse preferisco per ora astenermi, essendo in pieno svolgimento la campagna elettorale, nella quale non desidero in alcun modo interferire, neppure lontanamente.

Cordiali saluti.

tdf ha detto...

Chiedo scusa per l'"invasione", so che il post parlava d'altro ma non sapevo in che altro modo segnalare ai frequentatori del blog una bella iniziativa di cittadinanza attiva.
In questo video:
http://video.google.it/videoplay?docid=-5159318865118584598
si vedono dei ragazzi che vanno a documentare un sito di stoccaggio per ecoballe aperto a Marigliano, provincia di Napoli.
Viene impedito ai ragazzi di avvicinarsi al sito, in base a "direttive impartite oralmente".
Solo a una rappresentanza di tre cittadini viene permesso di superare il blocco.
Mi chiedo se questa mancanza di trasparenza, se questa resistenza alla richiesta di controllo da parte dei cittadini siano realmente motivati o se si tratti di repressione, mascherata da stato di diritto.
E propongo la stessa riflessione ai lettori di Uguale per tutti :)

Anonimo ha detto...

Cari magistrati,
se vi interessa l'opinione di un ignorante vissuto e cresciuto nella strada mantenendo però sempre integra la sua dignità, onestà e correttezza comportamentale nei confronti della minoritaria società civile; Eccola, la vedo difficile per Voi. In quanto, se nella prima Repubblica personaggi del calibro di Andreotti, Craxi, Forlani, De Mita pur essendo espressione di una società ancora non matura alla democrazia e al progresso del benessere, incorso in quegli anni, avevano la stoffa di statisti, anche se espressione di quella stessa società retrogada. Quelli attuali, invece, destra-sinistra, sono assolutamente inadeguati a qualsiasi contesto.
Vedo, allo stato attuale, la magistratura, potere autonomo e integrante dello Stato, che si trova sguarnita della sua controparte (potere politico, esecutivo-legislative) questo fa si, appunto, che essa venga disgregata.
Non vi invidio, tifo fortemente per Voi, anche se, in parte, mi siete stati carnefici.
b.i.

Anonimo ha detto...

"La Magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere".
Non basta questo?
Nessuno nega al magistrato di avere proprie convinzioni politiche ma il suo ruolo nello stato è nato per essere aldisopra di tutte le parti per tutte le parti.
Leggo, per ammissione dell'autore dell'articolo, di giurisprudenza "timida".
Quindi oltre che lenta ora diventa anche timida.
Il cittadino deve avere una sentenza "GIUSTA".
Se si sopperisce all'inefficienza e ai ritardi con sentenze timide o affrettate che risultato ho ottenuto?Quale servizio ho dalla Giustizia?
La Costituzione mi garantisce un ordine autonomo e indipendente.
Quello a cui non eravamo abituati, nemmeno lontanamente, era di pensare che il Magistrato potesse essere corruttibile, influenzabile o schierato.
Eravamo abituati a pensare che il Magistrato era aldisopra delle parti.
La politica è soggetta al nostro giudizio con il voto, anche se condizionato da leggi che ci impediscono la vera libertà di scelta.
La Magistratura nella sua completa autonomia non doveva, come invece è successo, mettersi in condizione di essere giudicata.
Molte menti illuminate non ci sono più o sono state uccise, non so se in un periodo così superficiale in tutti i settori ci sarà la volontà di rinascita in questo paese.
In questo momento sono molto scettica.
Alessandra

Vincenzo Scavello ha detto...

C'ERA UNA VOLTA IL C.A.F (Craxi, Andreotti e Forlani)
C'ERA ANCHE, IN CASSAZIONE, UN ALTO MAGISTRATO CHE "AGGIUSTAVA" O "AMMAZZAVA" LE SENTENZE.

C'ERA, PERO', UN ALTO SENSO DELLO STATO!

E senso dello Stato hanno avuto gli indagati di mani pulite perchè, quasi tutti, hanno pagato facendosi processare dal Pool di Mani Pulite, senza provare a cambiare le carte in tavola con Leggi o Decreti salva "fondelli".

Chi avrebbe impedito al C.A.F. di riunirsi di notte e promuovere un'iniziativa Legislativa, tale da vanificare il lavoro del Pool di Mani Pulite?

Ci sono stati anche quelli che hanno fatto di tutto per farla franca: chi scappando, chi negando tutto, assumendosi colpe in prima persona salvando il Partito (chi ricorda il Signor "G"?), chi scegliendo altri modi per evitare l'onta dello scandalo.

Oggi i Magistrati che indagano la Politica vengono "azzerati" appena si muovono (i casi De Magistris e Forleo docent) e quando proprio non li possono azzerare, perchè troppo avanti con le indagini, si legifera per interrompere l'iter normale della Giustizia. Abbiamo Leggi per sospettare dei Giudici; per patteggiare; per far decorrere facilmente i tempi, tanto da inficiare risultati ormai conseguiti; abbiamo indulti concessi sconsideratamente; abbiamo azioni bipartizan sottese a delegittimare quei Giudici che vogliono mantenere alti i Principi della nostra Bellissima Carta Costituzionale.

La non certezza della pena, la smobilitazione (voluta) dello Stato nelle aree in mano alla delinquenza, permette il proliferarsi di una miriade di azioni illegali ... il problema della Campania non sono i rifiuti solidi urbani, di per sé non nocivi, ma sono i veleni provenienti dall'opulento Nord, passati nelle mani di gente senza scrupoli per un pugno di euro.

Si è perso il senso dello Stato e nei dibattiti politici non trovano più ospitalità i grandi temi che hanno acceso, in passato, l'anima di diverse generazioni. Si tace sulla LEGALITA', sulla GIUSTIZIA, sulla SICUREZZA degli onesti, sull'ETICA, sulla QUESTIONE MORALE.

E mentre il silenzio sulle Tensioni Etiche allontana, sempre di più, la gente dai Politici, che portano, sfinendoci, sempre le stesse argomentazioni stantìe , altrove, nella mia Calabria, E' INIZIATA UNA NUOVA MATTANZA DOVE CON UNA CRUDELTA' ETREMA NON SI RISPARMIANO PIU' NEMMENO I BAMBINI E LE DONNE.

Voglia Dio risparmiarci una deriva pericolosissima e rinforzarci per essere testimoni di ONESTA' in ogni ambito cui gravitiamo. Una "forza" da opporre ai tanti uomini che si credono padroni di tutto e di tutti, comprese le nostre vite!

Anonimo ha detto...

scusate l'ot:

Per chi si ha perso l'intervento di travaglio su case&politici (annozero del 27marzo08):

http://it.youtube.com/watch?v=Jmww6eIIIGE

Anonimo ha detto...

Vincenzo Scavello ha detto:.. e rinforzarci per essere testimoni di ONESTA'.
Una forza da opporre ai tanti uomini che si credono padroni di tutto e di tutti comprese le nostre vite.
Vorrei rilevare che se questa politica ha "legiferato" per sottrarsi alle proprie responsabilità, è certa magistratura che ha "azzerato" e stoppato i Magistrati che indagavano sui noti fatti.
E nonostante certe leggi ad personam questo si poteva evitare.
Alessandra

Anonimo ha detto...

Dal fronte calabrese il bollettino di guerra è tragico!!!
Dal loro quartier generale le iene, i corvi e gli avvoltoi hanno ripreso il sopravvento; le loro truppe (la 'ndrangheta), nell'ultima settimana, sul campo hanno lasciato 5 morti e 3 feriti, di cui una, Gaia, al fine di strapparla alla tragica sorte, molti di noi ci impegniamo a rivolgerci con sentita preghiera al dio dei bambini.
Non era difficile prevedere lo stato attuale delle cose, almeno per me, dichiarato membro integrante della indegna truppa, mi è apparso tutto chiaro non appena ho preso atto delle manovre tattiche poste in essere dai generali avvoltoi, corvi e iene negli ultimi due anni.
Mi chiedo, ma come è possibile che i miei corregionali terrorizzati dalle squadriglie in assetto di guerra non riescono a capire che esse, in assenza di quadri che diano loro ordini, armamenti, alimenti, supporto logistico e strategico e quant'altro ancora, sono semplicemente delle nullità inoffensive?
Perché non si chiedono:
Chi ha cacciato de Magistris?
Chi non permette una informazione libera?
Chi annienta i movimenti non intruppabili politicamente?
Chi si accanisce contro i più deboli?
Chi continua a dire che la 'ndrangheta è l'organizzazione più pericolosa esistente al mondo?
Chi approfitta della disperazione della povera gente per fare clientela politica?
Chi si mette sugli attenti solo davanti ai miserabili?
Poveri calabresi, se si aspettano che le risposte gliele diano Nitto Palma di Palermo e De Sena di Napoli.
b.i.

Anonimo ha detto...

Continuo a caldeggiare vivamente la lettura del libro "Il caso De Magistris" di Antonio Massari.

I nuovi raffinati sistemi di interferenza sulla tutela dei diritti e sulla ricerca e repressione di condotte illecite sono descritti con lucidita' disarmante e purtroppo con ineludibile oggettivita'.

Massari ricorda la straordinaria primavera calabrese che si e' risvegliata dieci mesi fa attorno al dibattito aperto da de Magistris, e che nessuna forza politica ha saputo ( o voluto?) appoggiare ed incentivare.

Gli interrogativi lasciati aperti dal libro sono brucianti ed il libro stesso andrebbe diffuso e letto e commentato in tutte le possibili sedi.

Mi faccio promotrice anche della richiesta di pubblicazione su questo blog della intervista rilasciata al giornalista da Felice Lima, cosicche' tutti, anche quelli che non compreranno o non troveranno il libro (mi dicono che da qualche parte e' gia' esaurito!) possano apprezzarne gli spunti di riflessione.

Capisco la naturale ritrosia della Redazione, ma insisto, perche' iniziative di in-formazione come quella di cui si e' fatto promotore Massari (specie, come direbbe lui, in epoca di clamorosa de-formazione dei fatti) sono davvero lodevoli e vanno giustamente diffuse.

Anonimo ha detto...

Grazie Francesca,
ho appena ordinato il libro.
b i

salvatore d'urso ha detto...

Brogli elettorali a Palermo: arrestati due presidenti di seggio

Le denunce si conoscevano, ora arriva la prima conferma. La vittoria del centrodestra alle elezioni comunali di Palermo, meno di un anno fa, è stata viziata da pesanti irregolarità. Due presidenti di seggio sono stati arrestati nel capoluogo siciliano con l'accusa di brogli nel corso dello scrutinio. Avrebbero favorito, con la falsificazione di 580 schede, una lista che appoggiava il sindaco forzista Diego Cammarata. In particolare, secondo l'accusa, sarebbero state falsificate schede per favorire un consigliere comunale uscente, alla fine non eletto, e un candidato per la circoscrizione, invece eletto.

Gli arrestati sono i palermitani Gaetano Giorgianni, 51 anni, e Giovanni Maria Profeta, 63 anni. Già il 14 maggio 2007, la polizia aveva presentato alla procura della Repubblica un primo articolato rapporto in merito ad una serie di gravissime anomalie registrate in sede di spoglio delle schede presso le sezioni elettorali 19 e 460. È stato così possibile accertare, in entrambe le sezioni elettorali la falsificazione di oltre 450 schede, con contraffazione della parte relativa all'espressione del voto di preferenza.

Meno di una settimana dopo il voto, il candidato sconfitto del centrosinistra, l’ex sindaco Leoluca Orlando, presentò al procuratore della Repubblica Francesco Messineo, un vero e proprio dossier che raccoglieva tutte le denunce e le segnalazioni di irregolarità provenienti dai seggi. Orlando aveva sostenuto che «non solo abbiamo assistito all'utilizzo illecito di risorse pubbliche durante la campagna elettorale, in aperta violazione delle norme, all'erogazione di somme di denaro, ad assunzioni di parenti e conoscenti del sindaco e della sua coalizione prima del voto, ma anche a intimidazioni fisiche e verbali ai rappresentanti di lista, tanto da costringerci a chiamare polizia per difenderli». E, ancora, «centinaia di schede invalidate dai presidenti di seggio in assenza degli scrutatori, senza che nessuno potesse valutare nulla; centinaia di schede votate e inserite in blocco con la stessa grafia e con una matita diversa da quella copiativa fornita ai seggi. E sono stati annullati sistematicamente centinaia di voti espressi senza validi motivi».

(UNITA.IT)