sabato 22 marzo 2008

I poteri occulti premono sui magistrati


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Ingroia: «La fine di De Magistris rivela la crisi dello Stato di diritto».

Riportiamo una intervista al collega Antonio Ingroia, Sostituto Procuratore della Repubblica di Palermo, pubblicata da La Stampa del 21 marzo 2008.

L’intervista è tratta (sintetizzandola) dal libro di Antonio Massari “Il caso De Magistris”, edito da Aliberti.

Il libro ricostruisce le tappe del “caso De Magistris" e contiene anche interviste ad altri magistrati, fra i quali lo stesso Luigi De Magistris e Felice Lima.
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di Antonio Massari
(Giornalista)


Dottor Ingroia, cosa rappresenta, per lei, il caso De Magistris?
«Il caso in cui, nella maniera più emblematica, si sono evidenziati i guasti della riforma Mastella dell’ordinamento giudiziario».

Si riferisce alla richiesta di trasferimento?
«Non solo. Ha contribuito a incrementare un clima “pesante” attorno all’azione della magistratura, creando condizioni ostili all’autonomia e indipendenza della magistratura. Il provvedimento di avocazione, che ha tolto l’indagine al collega De Magistris, è un provvedimento che in altri tempi avrebbe incontrato ben altre resistenze e critiche. Evidentemente, i tempi sono cambiati».

Qual è la sua analisi in merito?
«Definirei il caso De Magistris come una vicenda emblematica di quel che accade quando un magistrato si ritrova, isolato e sovraesposto, a gestire un’indagine estremamente complessa e delicata su un grumo di intrecci, di interessi leciti e illeciti, riferibili a soggetti e ambienti diversificati, sul crinale dove s’incontrano i versanti criminali con i versanti politici e istituzionali. Come spesso accade nei territori dove operano sistemi criminali integrati. E mi riferisco, ovviamente, ai sistemi criminali riferibili alla mafia in Sicilia e alla ‘ndrangheta in Calabria».

Come giudica la posizione dell’A.N.M. rispetto al caso De Magistris?
«Timida e inadeguata. In generale, soprattutto preoccupata di far apparire il governo Prodi meno ostile nei confronti dell’autonomia e indipendenza della magistratura del governo Berlusconi».

Che mi dice dei “poteri occulti”? Influenzano la nostra democrazia?
«Purtroppo sì. Il connubio tra poteri occulti e mafia è il famoso “gioco grande” sul quale stava lavorando Giovanni Falcone. E sul quale probabilmente è morto: e i veri mandanti della strage di Capaci, in fondo, non sono mai stati trovati».

Può spiegarmi meglio cosa intende per poteri occulti?
«Intendo – genericamente – quell’intreccio fra poteri criminali, come il potere delle grandi organizzazioni criminali mafiose, e altri poteri. Intreccio che molte indagini degli anni passati, in Sicilia ma anche in Calabria, hanno messo in luce, per esempio, tra le mafie e spezzoni della massoneria, così come con settori della destra eversiva o di ambienti politico-istituzionali, compresi appartenenti ad apparati dello Stato deviati».

Quanto incidono nella magistratura?
«Non è facile rispondere. In passato, ai tempi di Falcone e Borsellino, la magistratura, soprattutto i suoi vertici, era spesso fortemente condizionata dai poteri occulti. Negli ultimi anni si sono fatti grossi passi avanti anche per la maggiore autonomia e indipendenza che la magistratura ha conquistato. Ecco perché è importante difendere lo status di autonomia e indipendenza della magistratura. Se si fanno passi indietro su questo fronte, rischiamo di ripiombare nel passato più buio della nostra democrazia (...)».

Su questi argomenti, che paiono in qualche modo pressanti, è stata mai aperta una discussione all’interno dell’A.N.M.?
«L’A.N.M. attraversa una grave crisi di rappresentanza, che è poi la stessa crisi della politica, la stessa sensazione di scollamento fra rappresentati e rappresentanti. Il dibattito interno all’A.N.M. su questo punto è aperto e la parte più sensibile a questo problema lo ha avviato con interventi interni e pubblici. Ma l’A.N.M. è ancora ben lontana dall’avere superato questa crisi».

Quanto è credibile l’ipotesi che i “poteri occulti”, secondo lei, abbiano agito, indirizzando la vicenda De Magistris?
«L’indagine di De Magistris, per quanto abbiamo potuto apprendere, andava ben al di là di ciò che è divenuto più noto. Ben oltre quindi le intercettazioni di Mastella o l’iscrizione di Prodi nel registro degli indagati. Penso che il cuore dell’indagine fosse proprio l’intreccio tra poteri criminali e altri poteri sul territorio. Credo che il suo caso non possa essere affrontato se non si tiene conto della realtà in cui De Magistris, spesso in solitudine istituzionale, ha operato. (...) E’ certo, però, che De Magistris s’è messo contro certi poteri, ed è altrettanto certo che la reazione nei suoi confronti è stata forte ...».

Una delle accuse, per De Magistris, è stata quella di aver parlato in tv. Lei che ne pensa? Purché non entrino nel meritò delle indagini, i magistrati possono parlare?
«Prendiamo, per esempio, il rapporto tra Paolo Borsellino e la stampa: appartiene alla storia del nostro Paese. (...) Ricordo un’intervista storica: volle lanciare l’allarme sul calo di tensione nella lotta alla mafia. (...) Sono passati tanti anni. E credo sia stato conquistato il diritto, da parte della magistratura, d’intervenire. Fermo restando il riserbo sul contenuto delle indagini».

Parliamo dell’avocazione di Why Not a De Magistris.
«De Magistris la definisce illegittima, io la definisco impensabile. (...) La mia sensazione è che noi ci siamo trovati in una situazione in cui l’autonomia e l’indipendenza, interna ed esterna, è arrivata a un punto di rottura. Davvero siamo in un momento di crisi dello Stato di diritto».


24 commenti:

Anonimo ha detto...

Quello che è successo a de Magistris ha dell'incredibile, ma più incredibile è stato l'atteggiamento tenuto in merito dai magistrati dell'antimafia calabrese che, a differenza di quelli siciliani e campani, si sono contraddistinti per l'assordante silenzio. La verità è che in Calabria la 'ndrangheta rappresenta un ottimo alibi per una classe dirigente composta da inetti al soldo di loschi figuri.
b.i.

Anonimo ha detto...

Meno male che ci sono ancora magistrati come il dottor Ingroia il quale, pur avendo una chiara qualificazione di "corrente", mantiene autonomia e libertà di giudizio ... se ce ne fossero di più, il caso De Magistris apparterrebbe agli incubi, non a questa triste realtà.

Anonimo ha detto...

Dr. Ingroia, in merito all'ANM Lei parla "di scollamento fra rappresentati e rappresentanti". Ma non le pare più opportuno dire a CHIARE LETTERE che c'è in realtà, non uno scollamento, ma un'incontestabile frattura tra la Magistratura giudicante e la Magistratura inquirente. Ampia dimostrazione del conflitto istutuzionale interno alla Magistratura, lo danno le sentenze dei Tribunali di Milano, in merito ai processi SME e Mondadori, e la recente sentenza del Tribunale di Palermo per il "caso" Cuffaro.

Dr. Ingroia, che cosa li istruite a fare i processi se poi, in sede giudicante, le sentenze vengono comprate con bonifici "orologio" o contanti?

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Anonimo delle 16.08.

Abbiamo pubblicato - per ossequio al principio di "libertà di espressione" che ispira il blog - il commento del lettore anonimo delle 16.08, ma ci teniamo a dire che non ne condividiamo per nulla il contenuto.

A noi non sembra affatto che ci sia una "frattura fra magistratura giudicante e magistratura inquirente".

Ci sembra che fra giudici e pubblici ministeri ci sia un sano "confronto dialettico", che è l'essenza stessa del processo.

Con riferimento, poi, a singoli processi, contestiamo le critiche generiche e generalizzanti.

I processi e le sentenze sono fatti tecnici e vanno analizzati e criticati - nel bene e nel male - in maniera specifica e con riferimento a fatti tecnici.

Altrimenti il processo sarà inutile e al suo posto ci saranno i linciaggi in piazza.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Devo darvene atto. Mi avete proprio stupito!

Non mi aspettavo, infatti, che la fame di disinformazione o controinformazione che imperversa nel villaggio globale colpisse anche gli appetiti di un gruppo di autorevoli magistrati.
E invece neanche Voi ne siete immuni, considerato che la redazione del blog si è tanto impegnata in un’aspra critica al commento di un “signor nessuno”, che non aveva altro scopo che “chiedere per sapere” come sia possibile che si verifichino determinate sentenze.

Ebbene, Signori, anche io “non condivido per nulla” il contenuto del Vostro controcommento, e ne spiego le ragioni.

Considerato che il commento era rivolto ad un gruppo di tecnici della materia giudiziaria, davo per scontato che i miei interlocutori sapessero benissimo di cosa stessi parlando, anche perché si trattava di famosi processi che hanno investito anche alte figure istituzionali di questo paese.

Ciò che Voi chiamate generalismo è per me più un ironico tecnicismo. Infatti, come chiunque conosce la storia, “il bonifico Orologio” è proprio un aspetto tecnico, considerato che si tratta di un vero e proprio bonifico bancario di 500 milioni delle vecchie lire, partito da un conto svizzero di Previti (mercier) ed approdato su un altro conto svizzero del giudice Squillante (rowena). I soldi, originariamente, erano di provenienza Fininvest. Più tecnici di cosi. Ma qualsiasi pietra di qualsiasi Tribunale conosce questa storia (ah, se le mura potessero parlare!) perciò, per i “contanti” e per chiunque volesse approfondire, rimando agli atti processuali

Ciò che non ha colto la redazione (volutamente?) è che il bonifico orologio voleva sottolineare, sintetizzando ironicamente, la comprovata (e forse, successivamente: prescritta, raggirata, rilegiferata, etc…) corruzione di un
giudice.

E forse, i tecnicismi di cui parla la redazione, sono quelli utilizzati dagli organi giudicanti – nello specifico caso: attenuanti generiche (in processo per corruzione di un giudice, per di più pagato con fondi neri?) - per assolvere per prescrizione il mandante del bonifico.
Andiamo, lo sanno tutti gli addetti al settore giudiziario!

Inoltre, “il bonifico orologio”, anche nella sua estrema sintesi, poteva essere considerato una piccola e umilissima analisi critica di elementi processuali. Una critica “contro”, soprattutto contro la sentenza assolutoria del mandante, ivi incluse le motivazioni addotte.

L’esempio da me citato (in realtà solo di questo si trattava) ben si presta invece a palesare il forse insanabile conflitto che – a mio avviso – si ha tra la magistratura giudicante e l’inquirente. I PM fanno le indagini e imbastiscono processi che poi, in sede giudicante, vengono comprati dall’imputato e dai suoi faccendieri.

E quando ciò (il processo) riguarda una figura istituzionale come il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, allora questo non è un caso qualunque e anonimo. Anzi, per contro, è una dannatissima prova di come indaganti e giudicanti si siano schierati su rive opposte, ed è scandaloso che non si sia riuscito a condannare l’imputato principale del processo, nonostante la prova tecnica del “bonifico orologio”. Tutti i pagamenti in nero – estero su estero o in contanti – non possono che essere considerati tangenti e, quindi, corruzione. Tutte le motivazioni addotte per una diversa interpretazione dei fatti sono superflue, ed in questo caso, come per casi simili, questa assoluzione non può che rappresentare il FALLIMENTO dell’azione giudiziaria e, pertanto, il fallimento dei rapporti tra i due diversi organi della magistratura; altro che “discorso dialettico”!

Se ciò non bastasse, ricordo che gli scandalosi atteggiamenti assunti nei confronti dei PM Forleo e De Magistris da parte del CSM (per estensione inteso come “magistratura giudicante”), per di più citati nella sua intervista dallo stesso Dr. Ingroia (che ancora stimo moltissimo), rendono ancor più palese ed incontestabile lo scontro istituzionale; ribadisco: altro che “discorso dialettico”!

I due esempi sono diversi aspetti dello stesso problema, cui si aggiunge anche il caso Cuffaro, di cui ammetto la superficialità della mia conoscenza, ma che ha una prima lettura mi lascia, se non sbigottito, almeno dubbioso sul fatto che all’imputato non siano state riconosciute le peggiori aggravanti, considerato che, direttamente o per interposta persona, il reato riguardasse la “spiata” ad un capomafia da parte di un Presidente di Regione.

E’ proprio una cosa che, come le altre, proprio non riesco a comprendere e, proprio per questo, ho inteso porre i miei interrogativi, anche se in forma telegrafica, forse generica, magari per me chiarissima ma ermetica ai più.

Spero di essermi spiegato meglio.


L’ex anonimo delle ore 16,08.


p.s.: la piazza, è meglio lasciarla stare, perché se mai spontaneamente si organizzerà, saranno in tanti a dovere correre.

"Uguale per tutti" ha detto...

Non gentile Anonimo Paolo,

il suo commento non andrebbe pubblicato, come non andava pubblicato quello suo precedente al quale abbiamo risposto.

Abbiamo pubblicato il primo perché “censurare” è in sé doloroso. Pubblichiamo il secondo solo perché aiuta a definire ciò che, secondo noi, non si deve assolutamente fare qui sul blog e dappertutto.

Avevamo compreso benissimo il riferimento al noto “conto Orologio”. Ma è lei che non ha compreso tutto il resto.

Il problema non è tanto l’insensatezza della sua tesi. Lei sostiene che i pubblici ministeri sarebbero “per bene” e i giudici no. Mentre è del tutto ovvio che al mondo le persone “per bene” e quelle no sono assortite. Dunque, come in ogni categoria, ci sono giudici “per bene” e giudici no, pubblici ministeri “per bene” e pubblici ministeri no, medici “per bene” e medici no; eccetera.

Restando ai suoi esempi, la collega Forleo è un giudice, Giovanni Falcone è stato per più tempo giudice che pubblico ministero, le sentenze che hanno condannato i protagonisti della vicenda del “conto orologio” sono state adottate da giudici.

Ma, dicevamo, non è questo il problema dei suoi commenti. Ospitiamo e pubblichiamo qui tutte le tesi, anche quelle palesemente illogiche.

Il problema dei suoi interventi è tutt’altro.

Lei viene qui dice a “chiedere”, ma, che se ne accorga o no (e la cosa è grave in entrambi i casi), nel suo primo commento diffama i colleghi del Tribunale di Palermo.

Il dubbio sulla pubblicazione del suo primo commento era proprio questo.

Esso integra gli estremi tecnici della diffamazione.

Lei paragona, infatti, i giudici del Tribunale di Palermo che hanno giudicato il “caso Cuffaro” a quelli del “conto Orologio”.

Faticosamente abbiamo pubblicato il suo commento, ma, ovviamente, abbiamo inserito una precisazione. Per due motivi. Perché crediamo in ciò che abbiamo scritto e perché se non l’avessimo scritto avremmo meritato – noi che non siamo coperti come lei da un vile anonimato – la querela che toccava a lei.

Ma lei neppure così capisce. Perché è talmente pieno di sé da confessare pubblicamente ciò che noi avevamo già capito benissimo.

Scrive, infatti, nel suo secondo commento:
“I due esempi sono diversi aspetti dello stesso problema, cui si aggiunge anche il caso Cuffaro, DI CUI AMMETTO LA SUPERFICIALITÀ DELLA MIA CONOSCENZA, ma che ha una prima lettura mi lascia, se non sbigottito, almeno dubbioso sul fatto che all’imputato non siano state riconosciute le peggiori aggravanti, considerato che, direttamente o per interposta persona, il reato riguardasse la “spiata” ad un capomafia da parte di un Presidente di Regione”.

Dunque, lei non solo diffama i colleghi di Palermo, ma lo fa sulla base di una conoscenza che lei stesso definisce “superficiale”.

E dopo avere diffamato i colleghi di Palermo nel primo commento, insulta noi nel secondo, dicendo, paradosso dei paradossi: “Non mi aspettavo, infatti, che la fame di disinformazione o controinformazione che imperversa nel villaggio globale colpisse anche gli appetiti di un gruppo di autorevoli magistrati”.

In sostanza, lei che è con evidenza e si confessa pure disinformato (questo vuole dire avere una “conoscenza superficiale” della sentenza di Palermo che insulta), dà degli affamati di disinformazione a noi.

Ora noi la informiamo :-) che, con riferimento alla sentenza di Palermo, la sua non è una “conoscenza superficiale”, ma propriamente una “totale ignoranza”.

E ciò per una semplice ragione. Che le motivazioni della sentenza di Palermo non sono state ancora depositate. Dunque NESSUNO può dire al momento se la sentenza sia tecnicamente giusta o no, perché per dirlo bisognerà leggere la motivazione data dai giudici di Palermo.

A quel punto lei se la dovrà leggere e dopo, se ne ricorreranno i presupposti, potrà criticarla.

A tutto questo si deve aggiungere che la sentenza (che, badi, noi né difendiamo né critichiamo, non potendo ancora fare nessuno né l’un cosa né l’altra) appare perfettamente in linea con un orientamento della Corte Suprema espresso in numerose sentenze. Per tutte, legga Cassazione penale , sez. VI, 27 ottobre 2005, n. 41261.

Abbiamo spiegato in dettaglio tutta questa cosa in un lungo commento al post dedicato alla condanna di Cuffaro, che si può leggere a questo link.

Ciò che ci preme dire a lei è che il blog è aperto a tutti, ma il suo scopo è costruttivo. E’ quello di consentire un confronto di idee fra tanti. Il requisito minimo perché ci sia confronto di idee (a parte il fatto che ci vogliono le idee e non è “idea” ogni cosa che “passa per la testa”) è il rispetto degli altri.

Dunque, se vuole venire qui a discutere e ancor più se vuole risposte a domande, impari un minimo di educazione e di rispetto degli altri. Non insulti e non diffami (io che le scrivo sono un giudice e non ho nessun “conto Orologio”). Poi, se proprio vuole essere davvero utile a sé stesso ancor prima che agli altri, prima di parlare di qualcosa con l’arroganza che contraddistingue i suoi interventi, si informi. Se si conosce ciò di cui si parla, si evitano brutte figure troppo clamorose.

Infine, nel commento che lei insulta avevamo scritto:
”I processi e le sentenze sono fatti tecnici e vanno analizzati e criticati - nel bene e nel male - in maniera specifica e con riferimento a fatti tecnici. Altrimenti il processo sarà inutile e al suo posto ci saranno i linciaggi in piazza”.

Lei, a conferma della fondatezza della nostra intuizione, ha risposto:
“p.s.: la piazza, è meglio lasciarla stare, perché se mai spontaneamente si organizzerà, saranno in tanti a dovere correre”.

Ecco, come si vede, il pericolo è proprio questo: che il Paese finisca in mano a gente che, come lei, insulta, diffama e sogna di perseguitare con i forconi in mano persone della cui onestà o disonestà non sa proprio nulla.

Resta chiaro che, come sanno tutti coloro che seguono il blog, noi preghiamo accoratamente tutti i lettori di non autocensurarsi sul merito delle loro opinioni, perché TUTTE sono non solo gradite, ma auspicate.

Ciò che chiediamo è solo: rispetto della legge (diffamare è reato), educazione o, almeno (per chi l’educazione non la conosce), cortesia.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Redazione eccellente nella risposta all'anonimo Paolo.
Ieri sera ascoltando Don Ciotti su La 7 mi si è ispirata la seguente lettera che ho inviato al Quotidiano della Calabria.
" Gentile De Luca,
l'organizzazione criminale più pericolosa esistente al mondo (la 'ndrangheta) ha colpito ancora!!!
Stavolta, l'azione è stata eclatante, come d'altronde, la vittima: una bimba di 5 anni (cinque anni).
Nel lontano 1993, ingenuamente, ho creduto che per le mafie fosse arrivata la fine. Il vescovo di Acerra, Don Riboldi, aveva reso pubbliche le continue richieste da parte di molti mafiosi di dissociazione dall'appartenenza alle oramai divenute indegne organizzazioni criminali. Qualunque Stato normale avrebbe valutato quella apertura, il nostro, invece, composto nei vertici da coloro che in seguito sarebbero stati accusati anch'essi per mafia, ha risposto niet! Don Riboldi, fino ad allora conosciuto da tutti per il suo impegno antimafia, dopo quel niet si è chiuso in silenziosa preghiera ed ancora, dopo 15 anni, prega. Chi sa, forse avrà capito chi sono i veri mafiosi!!!
Intanto, affinché lo capiscano anche Don Ciotti e le svariate associazioni antimafia quante bambine e bambini dovranno essere ancora trucidati?
Con la solita stima, b. i.

salvatore d'urso ha detto...

Su La7 ieri sera hanno trattato il tema delle mafie...

Bellissimo e commovente ascoltare tutti i parenti delle vittime di mafia che hanno ricordato i loro cari.

Ancora più interessante è stata l'intervista a Don Ciotti...

Le parole che ha detto, con la grinta e la determinatezza, ha suscitato un mare di emozioni miste tra rabbia ed orgoglio... parole che dovremmo sentire in bocca ad un candidato premier... ma che in tutti questi anni mai un solo politico ha detto così tante verità e così tante cose giuste che la società civile e le istituzioni tutte dovrebbero impegnarsi a fondo per socnfiggere questo nostro cancro...

Se trovate il video vi consiglio di vederlo... per chi naturalmente ha perso l'occasione ieri sera di vederlo.

Anonimo ha detto...

Perchè la politica ambisce ad avere all'interno tanti magistrati e poi a loro non riserva il giusto ruolo?
Perchè con tanti magistrati, vengono partorite leggi che, per ammissione degli addetti ai lavori tendono a paralizzare la giustizia e le condanne?
Perchè, anche dal recente passato, ho visto la delusione e l'impotenza di magistrati, che avendo scelto la politica, hanno poi riconosciuto l'inutilizzazione del loro contributo?
Se non vengono risolti questi zoccoli duri, noi cittadini cosa andiamo a votare?
Questo è uno scontro fra titani.
Se non viene risolto è tutto inutile.
Alessandra

Anonimo ha detto...

A me più delle fratture fanno paura le saldature.
E non c'è dubbio che qualche "affinità di pensiero" tra gli atteggiamenti pilateschi degli organi di magistratura, della politica tutta (dalla A alla Z perchè son stati TUTTI zitti e buoni. Si, certo, qualcuno ha guaito, ma poi è tornato a cuccia per paura di perdere la poltrona e l'osso) e della parte marcia e/o superficialmente colpevole della società civile, ci siano.
Il caso De Magistris è emblematico.
E' l'Italia.
Ho la netta sensazione di vedere uno di quei film di denuncia degli anni '60 (Le mani sulla città, Il giorno della civetta), tanto più che certi occhiali dalla montatura spessa e nera, alla Onassis, sono tornati di moda.
Al riguardo il post di grillo "Ricomincio da capo" è illuminante.
Sembra di vederli certi personaggi "giuridicsmente ineccepibili", mentre sorseggiano un caffè decidendo sulle vite e le carriere degli onesti rompi...scatole.
Adesso magari non sorseggiano più caffè, chè sono invecchiati e il caffè gli fa bruciore, magari sorseggiano tisane e hanno problemi da terza età, in TV non seguono tanto le veline quanto Luciano Onder, ma certe abitudini non le perdono.
Così, mentre il nostro pregiato presidente della repubblica, a spron battuto, si affanna a precisare che la politica italiana non è quella cosa melmosa e maleodorante che qualcuno vuol far credere, sul povero De Magistris a suo tempo stese un silente velo, nemmeno troppo pietoso.
In realtà sperava che il nostro eroe con il velo ci si strozzasse.
E così è stato, con tanti saluti da parte del CSM e dell'altrettanto pregiato EX Sinistro di Disgrazia e Ingiustizia sul quale, tra le altre cose, pesa anche la porcata del caso Campagna (che mi sono legato al dito).

Io spero che le cose possano cambiare ma in realtà non ci credo.
Aspettare che la politica o la magistratura o una qualsiasi delle mille italiche logge (per favore basta con la casta, non se ne può più!) si riformino da sole è come cercare di vendere la corda in casa dell'impiccato, sperando che il tapino la compri col sorriso sulle labbra.

E per favore, non tiriamo in ballo il qualunquismo, quando si dice che sono tutti uguali, perchè se fossero gli uni diversi dagli altri le cose andrebbero diversamente e meglio.

Anonimo ha detto...

Articolo 21:

http://www.articolo21.info/notizia.php?id=6421

Perchè la mafia ha vinto

Anonimo ha detto...

"Il Quotidiano di Basilicata" e il TG3 Basilicata hanno diffuso oggi la notizia dell'indagine avviata dalla Procura di Salerno sui delegittimatori di Luigi De Magistris. Si ipotizza una "regia occulta" tesa ad intralciare l'inchiesta "Toghe lucane".
Ho voluto riportare qua la notizia, perchè i TG nazionali non ne hanno fatto parola.

Anonimo ha detto...

Il Quotidiano della Basilicata ha un ottimo direttore.
Teneteci informati!
b i

Anonimo ha detto...

A questo punto mi sembra un'ipocrisia definire i poteri "occulti".
Sembra ormai lampante quali siano i poteri.
Ieri ho letto di 18000 promozioni in regione Sicilia.Qualcuno ha rinunciato?
Sciascia, definì la mafia "borghesia parassitaria".
La politica, tutta, alla continua ricerca di consenso, ha prodotto una Nazione per 3/4 parassitaria.
L'equazione è semplice.
La mafia c'est moi per parafrasare...
Ora si tratta di capire se quell'ipotetico 1/3 è in grado di combattere o volere combattere quello che è stato prodotto. Altrimenti arrendersi. Ma questo non è pensabile. Allora bisogna abbandonare l'IPOCRISIA e dire con il loro nome chi sono i poteri NON "occulti". Perseguirli, renderli palesi, fare il conto del maltolto, farglielo pagare. Ormai si sa tutto.Vengono fatti i conti "occulti" di ogni "distrazione".Qual'è la parola chiave per dire BASTA?
IL TRACOLLO CONSAPEVOLE DI UNA
NAZIONE?
Alessandra

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra,
mi rincuora sapere che esistono persone che non si fanno bombardare dalla grancassa mediatica che annovera tutti i mali d'Italia riconducibili alle mafie. Pensi, sono nato in terra di mafia e pur conoscendo queste bestie (i mafiosi) non ho mai avuto paura di loro, bensì di tutti gli uomini e donne che dopo aver partecipato alle manifestazioni antimafia o che operano nelle istituzioni e nella politica contro le mafie si servono in maniera occulta della stesse mafie per ogni becero tornaconto personale.
b i

Anonimo ha detto...

Ho trovato interessante l’articolo redatto dal Prof. Saverio Fortunato (Specialista in Criminologia Clinica, Docente al Corso di Laurea Scienze Investigazione, Università di L’aquila) dal titolo “BISTICCIO, LA PROCURA INDAGA LA PROCURA”.

Nell’articolo si analizza il contesto del caso in cui è coinvolto il Magistrato Luigi De Magistris.

Con il Magone alla gola, pensando di fare cosa gradita, segnalo l’articolo pubblicato nel sito:

http://www.criminologia.it/cronaca/
De_Magistris_procura_indaga_su_
procura.htm

Cordiali saluti
Stefano

Anonimo ha detto...

Alla Redazione

Ho letto e riletto i miei commenti e, non solo ai miei occhi, non trovo nulla di cosi diffamatorio e offensivo verso nessuno, persino neanche nei confronti degli imputati, per i quali ho omesso qualsiasi considerazione personale sui loro comportamenti. Figuriamoci se volevo offendere Voi o chicchessia.

Mi chiedo, invece, se non sia offensivo quel “non gentile” anteposto al mio nome. Voglio però considerarla la Vostra opinione e, pertanto, rispettarla.

Ad ogni buon conto, mi scuso con il Blog e con tutte le persone interessate qualora la “mia opinione” abbia potuto offenderne o lederne i diritti o l’immagine. Faccio ammenda anche dell’eventuale asprezza dei toni e delle inesattezze.

Chi scrive, ribadisco, è un signor nessuno, che non fa’ per mestiere il critico, lo scrittore, lo storico o via dicendo, né si avvale di consulenti per verificare il grado di rischio legale delle osservazioni che si diletta a scrivere. Per questo, il Vostro aiuto è prezioso e ve ne sono grato.

Inoltre, ciò che ho scritto non aveva nessuna pretesa di essere una qualsivoglia certezza, diktat o verità assoluta. Era e rimane la “mia opinione” e credo che, almeno quella, anche in questa Repubblica delle Banane, non sia più perseguibile per Legge (vogliate correggermi se sbaglio).
Comunque, se in genere la mia opinione è errata, sono contentissimo di poterla mettere in discussione e modificarla all’occorrenza con l’ausilio e la pazienza del mio interlocutore.

Il “vile anonimato” non me lo merito. Continuo a firmarmi Paolo, che è il mio nome, anche perché ricevo risposte firmate “La Redazione”.

E qui finisco le scuse e la polemica sulla mia persona, onesta ma non perfetta, e che comunque non ha attinenza con la discussione.

Per quanto riguarda gli interrogativi da me posti, ritengo che ormai siano comprensibili e non necessitino di ulteriori chiarificazioni, al di là di qualsiasi polemica passata e futura.

Ove il Blog ritenesse utile un approfondimento della discussione, che per me rimane aperta, sarò sempre disponibile a parteciparvi nel solo merito della questione.

Buon lavoro a tutti.

Paolo

"Uguale per tutti" ha detto...

Per Paolo.

Caro Paolo,
La ringraziamo della Sua disponibilità al dialogo, che consideriamo prezioso per il nostro blog.

Non era e non è nostra intenzione fare alcuna polemica con nessuno.

Come Le abbiamo già scritto, si tratta, però, di abituare le persone a discutere senza insultare e senza esprimere giudizi negativi gratuiti.

Lei dice di non comprendere cosa ci fosse di offensivo nei Suoi interventi e questo dimostra che, come accade a tanti, anche Lei tende a non riflettere su ciò che può ferire gli altri.

La libertà di espressione si deve sempre coniugare con il rispetto per gli altri. Ciò perchè lo impone la legge e perchè è oggettivamente giusto.

A noi sembra che paragonare i magistrati autori della sentenza Cuffaro a quelli del "conto Orologio" non sia bello per niente, in mancanza, al momento, di prove di loro condotte deplorevoli.

Perchè resti chiaro che ciò non significa in alcun modo che noi abbiamo attegiamenti corporativi, Le segnaliamo quanto abbiamo scritto, per esempio, nel post:

“Il volto mafioso delle istituzioni”

Quanto al fatto che Lei trova offensivo il "non gentile", consideri che con esso rispondevamo al Suo:
"Devo darvene atto. Mi avete proprio stupito!
Non mi aspettavo, infatti, che la fame di disinformazione o controinformazione che imperversa nel villaggio globale colpisse anche gli appetiti di un gruppo di autorevoli magistrati".

E ancora:
"Ciò che non ha colto la redazione (volutamente?) è che il bonifico orologio voleva sottolineare, sintetizzando ironicamente, la comprovata (e forse, successivamente: prescritta, raggirata, rilegiferata, etc…) corruzione di un
giudice".

Non abbiamo alcun dubbio sul fatto che ci siano giudici corrotti. Così come, purtroppo, ci sono pubblici ministeri corrotti, medici corrotti, sindaci corrotti, eccetera. Insomma, il bene e il male stanno sparsi un po' dappertutto.

Il problema è prestare attenzione alle cose, analizzarle criticamente e giudicarle con obiettività.

Il fatto che ci sia la prova della corruzione di alcuni giudici non può essere usato per dire che i giudici sono in genere corrotti, come il fatto che ci sia la prova della corruzione di alcuni professori o carabinieri o medici o impiegati delle poste o bancari, eccetera, non può significare che in genere tutte quelle categorie professionali siano corrotte.

Tutto ciò posto, ancora di cuore La ringraziamo, Paolo, per la Sua attenzione, presenza qui e disponibilità al dialogo.

La risposta ai Suoi quesiti gliel'abbiamo già data: non c'è, a nostro modesto parere, un problema di "categorie": P.M. "buoni", giudici "cattivi". C'è un problema di distinguere il bene dal male in maniera specifica, caso per caso. Leggendo gli atti. Informandosi sui fatti.

In questo modo si formerà una coscienza critica dei cittadini che denuncerà il malaffare e difenderà l'agire corretto dei tanti che si impegnano in tutti i ruoli della società.

Diversamente, invece, ci sarà la generica e generalizzata lamentazione di un popolo che, per un verso, dice male di tutto e di tutti, e per altro verso continua a farsi "gli affari suoi".

Sperando di leggere ancora sul nostro blog i Suoi commenti e le Sue opinioni, Le porgiamo cordiali saluti.

La Redazione

P.S. - Quanto al "non anonimato" della firma "La Redazione", abbiamo già spiegato in altre occasioni ed è comunque intuibile per chiunque che il giorno in cui la Polizia Postale vorrà accertare eventuali responsabilità nella gestione del blog avrà agevole accesso sia ai nomi di tutti coloro che hanno assunto responsabilità sui contenuti del blog sia ai nomi di chi è intestatario dell'account dal quale viene gestito il blog.

La ragione per la quale chi scrive a nome della Redazione, firma come "La Redazione" è che ciò lascia chiaro che l'opinione che sta esprimendo in quel momento non la sua personale, ma quella di tutta la Redazione. Diversamente, firma con nome e cognome.

Questo commento, a nome della Redazione, l'ho scritto io che sono Felice Lima, giudice del Tribunale di Catania.

Anonimo ha detto...

Gentilissimo "anonimo" Paolo,
Lei attacca pesantemente la redazione di questo blog e poi si stupisce del "poco gentile" che essa Le rivolge. Comunque, voglio ringraziarla: a chi, come me, non ama lo strapotere concentrato in capo a singole persone fa piacere leggere le loro risposte, quando vengono accusati, anche se in questo caso ingiustamente.
bi

Anonimo ha detto...

Scritto da Mauro Mellini
mercoledì 26 marzo 2008
Da Bruxelles è venuta (o sta per venire) un'importante direttiva che allarga gli orizzonti della difesa contro forme di detenzione crudele, inutilmente oppressiva e dannosa per la salute fisica e psichica. Con quanto avviene nel nostro Paese, in cui si gabella per regime di “massima sicurezza” finalizzato ad impedire che dal carcere si continui, da parte di alcuni detenuti considerati particolarmente pericolosi per i ruoli raggiunti nell’ambito della criminalità organizzata, ma invece, per esplicita dichiarazione fatta dai legislatori nelle discussioni per il continuo ampliamento e la progressiva stabilizzazione del regime carcerario del “41 bis”, finalizzato a costringere, in quanto insopportabile, gli stessi detenuti a “pentirsi” e collaborare, l’eco della decisione dell’Unione Europea dovrebbe segnare una svolta, il punto di partenza per il ritorno alla normalità, un gran passo avanti per la tutela dei principi umanitari per i reclusi.
Ed invece no. Non di principi umanitari si tratta, ma di principi gallinarii: la direttiva riguarda sì i reclusi, ma i reclusi pennuti, le galline allevate e rinchiuse in “batteria” a far le uova in catene di montaggio della produzione del pollame e della relative uova.
Questa è la prescrizione dell’Unione Europea: più umanità ma non per gli uomini, per le galline. La nuova normativa sarà, come al solito, estremamente puntuale e minuziosa. Come quella per i gambi dei carciofi e per la dimensione e curvatura delle banane.
Ma per gli uomini (e le donne, naturalmente) niente.
Non fanno le uova e neanche Di Pietro, Marco Travaglio e loro compagni, almeno per ora, propongono di metterne sul mercato e mangiarne le carni.
Il “41 bis” può rimanere in vigore. Purché non si tenti di applicarlo alle galline.
La civiltà europea, dalle radici cristiane e greco-romane, non lo consente.
"Grande Mellini!!!
Che dire di quegli altri che si sono scandalizzati per via della pubblicità di Ronaldo che dribla con un'azione calcistica un toro finto?
Siamo arrivati al culmine della demenza: hanno dichiarato che non si può prendere in giro un toro.
Ma dove vivono questi signori? Nel meridione d'Italia (grazie al 41 bis; ma non solo) a migliaia di bambini viene impedito di poter solo vedere o semplicemente accarezzare i loro genitori, non di rado detenuti in totale assenza di una ben che minima prova (articolo 416 bis c.p.)."

Anonimo ha detto...

A tutti i volenterosi frequentatori del blog consiglio vivamente la lettura del libro di Antonio Massari "Il Caso De Magistris", uscito nella settimana santa per i tipi di Aliberti e gia'... fagocitato.

Illuminante su quello che e' accaduto e, credo, anche su quello che accadra' a breve.

Consiglio soprattutto la lettura della lunga ed articolata intervista al Dr. Felice Lima, nella quale molti di noi lettori del blog riconosceremo spunti sui quali abbiamo gia' avuto modo di riflettere.

Tuttavia, la concentrazione dei temi e la forma dialogica aiutano a comprendere davvero bene lo stato della giustizia e le gravi manchevolezze del sistema.

Al Dr. Lima un grazie di cuore, oltre che per la limpidezza ed esaustivita' della sua esposizione cui ci ha abituati, anche per la generosa e coraggiosa presa di posizione sui temi trascurati dai piu' diffusi mezzi di informazione eppure di importanza vitale per la democrazia del nostro travagliato Paese.

Anonimo ha detto...

Segnalo intervista di Antonio Massari a Radio Radicale.

Per ascoltarla

http://www.fainotizia.it/2008/03/26/lorena-durso-intervista-antonio-massari-autore-del-libro-il-caso-de-magistris

Anonimo ha detto...

Ecco appunto: l'ottimo direttore del Quotidiano di Basilicata, Paride Leporace, viene indagato dalla procura di Cosenza per "associazione a delinquere". Il "socio" sarebbe Maurizio Bolognetti, segretario dei radicali lucani che tanto si è esposto a sostegno di De Magistris.
Quindi saremo in tanti ad essere indagati, prima o poi.

Anonimo ha detto...

CHE DIRE!?!
LA MIA SOLIDARIETA' A LEPORACE E BOLOGNETTI.
MI AUGURO CHE REAGISCANO COL METODO FORLEO-DE MAGISTRIS: SCHIENA DRITTA, FRONTE IN ALTO E' L'UNICA ARMA DI CUI DISPONGONO LE PERSONE ONESTE E PULITE.
B.I.