di Bruno Tinti - magistrato in quiescenza
Come tutti sanno, 16 componenti del CSM su 24 sono giudici.
Non ho i mezzi per accertare quanti e quali processi o indagini abbiano svolto
nella loro carriera e se, tra questi, ci siano mai stati processi a carico di
commissioni di esame per nomina di professori universitari, primari
ospedalieri, dirigenti statali e via discorrendo. Sono però sicuro che di
processi del genere abbiano sentito parlare e che dunque siano al corrente del
tipo di reati contestati e delle condanne comminate.
18 gennaio 2007, L’Espresso
"Un terremoto con epicentro a Bari, Firenze e Bologna
che vede indagati un centinaio di professori. E che ha messo alla luce gli
stessi giochi di potere in tutti gli atenei scandagliati. Scrive il giudice
Giuseppe De Benectis: "I concorsi universitari erano dunque celebrati,
discussi e decisi molto prima di quanto la loro effettuazione facesse pensare,
a cura di commissari che sembravano simili a pochi 'associati' a una 'cosca' di
sapore mafioso". Rincarano la dose i professori Mariano Giaquinta e Angelo
Guerraggio: "'Sistema mafioso' vuole dire 'cupole di gestione' delle
carriere e degli affari universitari, spesso camuffate come gruppi democratici
di rappresentanza o gruppi di ricerca". Gino Giugni, nell'estate del 2005
denunciò in una lettera aperta ai professori di diritto del lavoro "la
gestione combinata nella selezione dei giovani studiosi". Il padre dello
Statuto dei lavoratori chiedeva che "tutti i colleghi di buona
volontà" unissero il loro impegno "per riportare serenità,
trasparenza, e ancor più equità nelle scelte accademiche". Raccolse un
plauso tanto ampio quanto generico. Insomma, nessuno ebbe il coraggio di fare
un nome o denunciare un concorso specifico. Tutte le accuse di abuso in atti
d'ufficio, il reato classico delle selezioni addomesticate, verranno spazzate
via: resteranno solo le più gravi, quelle per le quali viene contestata anche
l'associazione per delinquere, la corruzione o la concussione."
25 settembre 2017, Il Fatto Quotidiano
"Da Firenze oggi arriva la notizia che il tentativo
di far ritirare la candidatura a un ricercatore fiorentino non solo non è
finito a buon fine, ma ha portato a un’inchiesta molto più ampia che ha portato
all’iscrizione nel registro degli indagati ben 59 persone. Il gip ha firmato
gli arresti domiciliari per sette docenti mentre per altri 22 ha deciso
l’interdizione allo svolgimento delle funzioni di professore universitario e di
quelle connesse ad ogni altro incarico assegnato in ambito accademico per la
durata di 12 mesi. L’accusa è di corruzione. Cuore dell’indagine è la
spartizione di cattedre universitarie e i concorsi truccati nelle università:
scambi di favori, chiamate alle armi per far ottenere al prescelto un posto che
meritava molto meno di un altro candidato. L’indagine, coordinata dal
procuratore aggiunto Luca Turco e dal pm Paolo Barlucchi, ha permesso di
stabilire, al momento, che candidato al concorso per l’Abilitazione Scientifica
Nazionale all’insegnamento nel settore del “diritto tributario”, avrebbe dovuto “ritirare” la propria
domanda, per favorire un terzo soggetto
in possesso di un profilo curriculare notevolmente inferiore, in cambio allo
studioso sarebbe stato promesso che gli indagati si sarebbero adoperati con la
competente Commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva
tornata. “Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare
sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario –
si legge in una nota – alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti
di diverse Commissioni nazionali (nominate dal ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca) per le procedure di Abilitazione Scientifica
Nazionale all’insegnamento nel settore scientifico diritto tributario –
finalizzati a rilasciare le citate abilitazioni secondo logiche di spartizione
territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su
criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali,
professionali o associativi”.
Ce n’è una nuvola di resoconti così.
I reati contestati in questi processi.
Articolo 323 codice penale, abuso d’ufficio: il pubblico
ufficiale che, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero
omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo
congiunto, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio
patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la
reclusione da uno a quattro anni.
Articolo 319, corruzione: Il pubblico ufficiale che, per
omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio,
ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio,
riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la
promessa, è punito con la reclusione da sei a dieci anni.
Articolo 416, associazione a delinquere: Quando tre o più
persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che
promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò
solo, con la reclusione da tre a sette anni. Per il solo fatto di partecipare
all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.
Abuso d’ufficio: attribuire un posto direttivo quando i
beneficiari non ne abbiano i requisiti o abbiano requisiti inferiori rispetto
ad altri; conferire un incarico extra giudiziario quando ciò non sia richiesto
da esigenze di servizio o attribuirlo a persone che non ne abbiano i requisiti
o abbiano requisiti inferiori rispetto ad altri; indurre taluno a rinunciare
alle proprie legittime aspettative prospettandogli la sicurezza del loro
accoglimento successivamente; tutto ciò significa agire in violazione di legge.
Partecipare alle decisioni del CSM che riguardino persone facenti parte della
corrente di appartenenza del consigliere che vi partecipa, significa violazione
del dovere di astensione in presenza di interesse proprio e del candidato che
beneficia della mancata astensione. Compiere queste azioni quando il beneficiario
di esse ne trae vantaggio economico (aumento di stipendio o di indennità)
significa agire al fine di procurare a sé o ad altri ingiusto vantaggio
patrimoniale. Compiere queste azioni significa sempre cagionare un danno
ingiusto alle persone che avrebbero diritto alle nomine, ai trasferimenti o
agli incarichi e che vengono pretermesse.
Corruzione: quanto appena descritto comporta il
conseguimento di potere per sé e per la corrente di appartenenza, derivante
dalla conquista dei posti, trasferimenti ed incarichi che dimostrano il
vantaggio di essere iscritti alla corrente e di essere sodale, amico,
beneficiante o beneficiario del componente del CSM che li ha conseguiti. È
ovvio che, se vi sono “ringraziamenti” in denaro o altra utilità, il reato è ancora
più evidente.
Associazione a delinquere: la sistematica attività sopra
descritta dimostra l’esistenza di un patto intra e intercorrentizio. Nessun
componente del CSM può conseguire simili risultati da solo: occorre la
necessaria collaborazione degli altri componenti della sua corrente (sempre) e
delle altre correnti (tutte le volte che non vi sia una maggioranza sufficiente
costituita da una corrente sola). Questo patto ha per oggetto la realizzazione
di attività vietate dalla legge e penalmente sanzionate.
Le prove: da ultimo, le intercettazioni di Palamara e dei
suoi interlocutori. Ma ancora prima, e per decenni, i provvedimenti del CSM nei
quali nomine, trasferimenti e incarichi sono stati attribuiti secondo criteri
di volta in volta funzionali a privilegiare il prescelto in danno di altri più
meritevoli ma opposti tra loro secondo necessità. Esemplificando: assoluta
necessità di una precedente esperienza di posto direttivo contrapposta a non
necessità di simile esperienza in altri casi identici; patente violazione di
leggi o regolamenti; procurati ritardi nelle nomine finalizzati alla
distribuzione dei posti direttivi in un unico contesto spartitorio; nomine a
pacchetto contenenti sempre e solo associati alle correnti.
Va sottolineato che esiste una legge (24 marzo 1958 n. 195)
- ordinaria e non costituzionale – che, all’articolo 32 bis prevede l’immunità
per i consiglieri del CSM: “I componenti del Consiglio superiore non sono
punibili per le opinioni espresse nell'esercizio delle loro funzioni e concernenti
l'oggetto della discussione”. Secondo la giurisprudenza, tale immunità riguarda
ogni tipo di responsabilità, sia essa civile, penale o disciplinare. Gli
illeciti restano impuniti anche dopo la scadenza del mandato di consigliere del
CSM.
In questo quadro, quale riforma diversa dal sorteggio dei
componenti del CSM, potrebbe mai aver successo?
I correntocrati possono fare
quello che vogliono, anche in patente violazione di legge; resteranno impuniti
e, soprattutto, sostenuti dalle migliaia di magistrati che hanno ricevuto
utilità indebite o che sperano di riceverne.
2 commenti:
Cento concorsi per professore universitario su cento, fatta eccezione di qualche incidente di percorso, come agli inizi del secolo scorso diceva Salvemini, si fanno con candidato che ha già vinto il concorso. Molti anni fa, due professori mi chiesero di firmare una denuncia penale nei confronti di un barone di peso, che coinvolgeva fianco il rettore. Chiesi loro di fornirmi prove precise(rectius: indizi gravi, precisi e concordati) in ordine al presunto reato denunciato. Dopo qualche giorno i due professori mi recapitano un voluminoso fascicolo che dopo aver ben esaminato, ho deciso di accogliere e firmare. Risultato: i denunciati furono assolti mentre i denuncianti condannati penalmente e costretti a dare le dimissioni !!!! Stranamente, ma non molto, tra i firmatari l'unico a non essere denunciato sono stato io.
Nel mentre era d'obbligo elogiare l'autogoverno della magistratura, ben separato dagli altri governi, a garanzia dell'imparzialità del giudice, si sparava a palle incatenate su "La Casta" (G. A. Stella, prima e dopo): si comprende il motivo per cui, da decenni, in politica, anziché statisti purosangue abbiamo statisti "brocchi". E, soprattutto, ottimi raccontatori di barzellette sugli asini, e altro, che faranno storia.
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