Pubblichiamo, con il consenso dell'autrice, l'accorata, e al tempo stesso tagliente, lettera indirizzata (idealmente) a Luca Palamara da un magistrato qualunque, uno dei tanti che qualcuno ha definito, molto efficacemente,"magistrati spalatori".
Sono quei magistrati, forse la maggioranza, che amano profondamente questo servizio e lo trovano tuttora così appagante da non aspirare ad incarichi di nessun tipo.
Insomma magistrati che sono "altro" da quelli che contrattavano le nomine con Luca Palamara.
Sono quei magistrati, forse la maggioranza, che amano profondamente questo servizio e lo trovano tuttora così appagante da non aspirare ad incarichi di nessun tipo.
Insomma magistrati che sono "altro" da quelli che contrattavano le nomine con Luca Palamara.
La redazione
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di Silvana Ferriero
Leggo sui giornali che, durante
il passaggio in tv da Vespa, avresti espresso un senso di angoscia e disagio
per i colleghi non legati alle correnti, ma anche che, alla domanda di Vespa sulla
possibilità di dimetterti, avresti risposto:“ non penso alle dimissioni, io amo
la magistratura”.
Non so se ti ricordi di me ma non
credo, visto che appartengo alla schiera di quelli, per fortuna tanti, che non
sono finiti manco per sbaglio nella rete delle tue chat. Eppure noi abbiamo fatto il tirocinio –
uditorato, allora si chiamava così – insieme a Roma, siamo dello stesso concorso.
Io pure non è che ricordi
moltissimo di te: durante quell’anno e mezzo trascorso negli uffici giudiziari
romani, i pochi ricordi che ho mi ti presentano come uno che organizzava feste,
una sorta di p.r. degli uditori DM
30/05/1996.
All’epoca registrai il fatto come
un dato sostanzialmente neutro. Ero appena approdata in un mondo per me
completamente nuovo, le mie energie e la mia curiosità erano convogliate verso
il tentativo di capire e di imparare il più possibile di un mestiere di cui non
sapevo niente e che mi appariva difficilissimo.
Poi arrivò il momento della
scelta delle sedi e ognuno di noi prese la sua strada, la mia mi portò in
Calabria, a fare il giudice civile, uno
di quelli che smazzano carte per dieci ore al giorno, lontani da ogni
riflettore e con l’incubo costante dell’arretrato e delle possibilità di incorrere
in qualche ritardo nei depositi.
Per incidens questo incubo è
stato per anni il cavallo di battaglia elettorale di tanti tuoi compagni di
corrente, sedicenti paladini in sede disciplinare di tutti quegli sventurati
che avessero avuto la lungimiranza di
ovviare alla sciagura di incappare in macroscopici ritardi con la provvida
adesione alla corrente giusta.
Non ricordo dove ti condusse la
tua strada nell’immediato, ma so che in
seguito fu costellata di tappe che sulla mia mappa non erano neanche segnalate:
la presidenza dell'Anm, l’elezione al Csm.
Durante questi anni io sono stata
giudice civile di primo grado, giudice penale di primo grado, giudice civile di
Corte d’Appello, magistrato di sorveglianza e poi ancora giudice civile
d’appello.
Ho lavorato assai, con scrupolo,
con zelo ma soprattutto con grande passione.
Ho lavorato così tanto che, alla
fine, mi sono innamorata di questo lavoro che, in realtà, avevo scelto quasi
per caso.
Ho amato la ritualità del
processo ( diversa per il penale e per il civile ma sempre con una sua
suggestione ) la logica stringente del
diritto civile, quella un po’ fantasiosa del diritto penale.
Ho amato l’aria che si respira nei palazzi di
giustizia, la luce di certe aule in certe ore del giorno, l’atto di indossare
la toga.
Ho amato il confronto con i
colleghi e con il foro, il rapporto speciale con alcuni cancellieri, l’incontro
prezioso con una umanità a volte miserabile a volte altissima, ma sempre in
qualche modo straordinaria.
Ho amato, e temuto, il potere
terribile e formidabile di entrare nella vita delle persone, fatalmente legato
all’esercizio della giurisdizione. Ho cercato di usarlo con sapienza, con
equilibrio, ma soprattutto con rispetto.
Ho amato la possibilità che
talvolta quel potere fornisce di raddrizzare un torto, di rimettere le cose a
posto.
Da lettrice compulsiva quale sono
ho amato, forse più di ogni altra cosa, la promessa di una nuova storia che mi
pareva di intravedere dietro la copertina di ciascun fascicolo che ho
sfogliato.
Ho amato l’impareggiabile
soddisfazione, dopo ore e ore di studio, di essere colta all’improvviso, magari
mentre cucinavo o facevo la doccia, dalla spontanea e inaspettata presentazione
alla mia mente della soluzione giuridica corretta che stavo cercando.
Sono tra i tanti magistrati ai
quali lo sfascio prodotto dal correntismo ha provocato solo danni indiretti:
non ho mai presentato una domanda per un direttivo o un semidirettivo, quindi
la mancanza di uno sponsor non mi ha mai pregiudicato in concreto; non sono mai
incappata in vicende disciplinari, quindi la presenza dello sponsor non mi è
mai davvero servita. Come si dice? nec spe nec metu.
Condivido con molti colleghi la
responsabilità di avere consentito, con la nostra inerzia, a te e a quelli come
te di arrivare al punto in cui siamo. Potevamo fare qualcosa? Non lo so, certo
non ci abbiamo nemmeno provato.
La nostra responsabilità però non
è neanche lontanamente paragonabile alla vostra.
Il discredito della intera
categoria, la rottura forse irreparabile del rapporto fiduciario che dovrebbe
esistere tra noi e quel popolo in nome del quale amministriamo la giustizia
sono frutto della vostra spregiudicatezza, della vostra insensibilità, della
vostra insaziabile e incomprensibile
sete di potere.
Leggendo molte delle
intercettazioni pubblicate una delle domande che mi sono posta più di frequente
è stata: ma questi perché hanno voluto fare i magistrati? Che c’entrano loro
con l’esercizio della giurisdizione?
Che ben venga allora la tua
tardiva resipiscenza nei confronti dei magistrati non legati alle correnti, ma
per piacere risparmiaci la tua inconcludente professione d’amore per la
magistratura.
Non ho ancora capito bene che mestiere hai fatto in
tutti questi anni, ma so per certo che la magistratura è un’altra cosa.
Silvana Ferriero
1 commenti:
Molte sono le cose che si possono fare, e moltissime erano quelle che si dovevano fare.Alcune grandi e importanti, altre piccole, piccolissime e tuttavia importantissime. In questo momento è assolutamente necessario, con ogni mezzo possibile, sostenere i magistrati indipendenti del CSM, visti come il fumo negli occhi.
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