giovedì 25 giugno 2020

Magistrati incasellati


Sul quotidiano La Verità del 23 giugno 2020 è stato intervistato Paolo Tancredi, un ex deputato, il quale ha riferito di una singolare legge ad personam

Sì, proprio una di quelle che facevano sbraitare i magistrati quando avvantaggiavano Berlusconi!

Fino alla fine del 2017 l’art. 30, comma 2, del DPR 26 settembre 1958 n. 916 vietava ai consiglieri superiori uscenti di assumere incarichi direttivi o di essere collocati fuori ruolo prima di un biennio dalla cessazione della carica. 

Di lì a poco sarebbe cessato il CSM del quale faceva parte anche il dott. Luca Palamara; con lui, tra gli altri, l’attuale Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati ed il dott. Claudio Galoppi, un magistrato.    

Con la legge di bilancio di quell’anno (legge 205 del 27 dicembre 2017), che non c’entra proprio nulla con gli affari del CSM, all’art. 1, comma 469,  venne eliminato in fretta e furia quel limite, innovazione della quale nessuno  avvertiva il bisogno. 

A che serviva il divieto. 
Chi svolge una funzione molto importante per la carriera degli altri magistrati, come i consiglieri superiori,  è bene che non sia tentato di contrattare con chi gli subentrerà una sorta di “buonuscita”, vale a dire scambi e favori,  così strumentalizzando la carica per assicurarsi posti ambiti da occupare subito dopo la cessazione del mandato, magari ritardandone l'assegnazione ad altri  per concorrervi egli stesso. Allo stesso modo tendeva ad evitare che i consiglieri superiori, a contatto con una parte del mondo politico espressa dai membri del CSM di nomina parlamentare, fossero esposti alla lusinga di ricevere incarichi dalla politica.

Come è stato abolito quel divieto. 
Lo racconta nei dettagli l’ex deputato Tancredi: sulla base di un appunto scritto la cui origine viene fatta risalire ad ambienti del CSM dell’epoca, la norma “libera tutti” venne fatta inserire nella legge che si occupa dei (pochi) soldi degli italiani, la legge di bilancio. Racconta l’ex deputato che per “spingere” quell’iniziativa,  che  lui stesso riteneva inammissibile ma che pareva corresse da sola, dovette fare molto poco, tutti d’accordo senza alcun dibattito preventivo, né negli ambienti della magistratura né in sede parlamentare.

Ad interessarsene anche l’allora componente del CSM di derivazione politica, l’on. Maria Elisabetta Alberti Casellati, poi divenuta Presidente del Senato. Va notato che se tutte le leggi viaggiassero alla velocità della luce come quella postilla di sapore apparentemente burocratico, l’Italia potrebbe risolvere molti dei suoi problemi.  

A dar credito al racconto dell’intervistato, l’ex deputato Tancredi, un magistrato fuori ruolo, il dott. Glauco Zaccardi, si era detto d’accordo nella sua veste di  funzionario d’alto rango presso il MEF (che  è il Ministero che si occupa del bilancio, appunto) limitandosi a notare che di quel “cavillo” avrebbe in concreto fruito solo una persona in quella fase storica; nulla obiettò sul fatto che una simile norma era del tutto estranea ai problemi economici dell’Italia. 

La cronaca ha poi rivelato che a fruire immediatamente di quella legge fu il dott. Claudio Galoppi che andò ad assumere un ruolo proprio alla presidenza del Senato ove era approdata nel frattempo l’on. Casellati, dopo essere stata anche lei al Consiglio Superiore della Magistratura. 

Del dott. Galoppi, quando ancora era consigliere superiore, accanto al dott. Luca Palamara, si ricorda un intervento che a riascoltarlo oggi appare tragicomico. Ed è un passatempo che ci sentiamo di suggerire a tutti. L’occasione era data dalla polemica scaturita da un "outing" involontario collegato ad una intervista "carpita" ad un altro consigliere superiore, il dott. Morosini, che non aveva escluso molte pressioni sulle scelte del CSM. 

Perché Galoppi, con tono austero, rivendicava - quasi minacciando querele a chi osasse pensare diversamente - la trasparenza e la correttezza di quel CSM le cui nomine avevano l’inarrivabile merito di aver individuato i migliori magistrati d’Italia per ciascun incarico (per lo più intrallazzatori, sappiamo oggi). 

Delle due l’una: o non si era accorto di dove si trovasse e di cosa accadesse intorno a lui  e non ci fa una figura da segugio (si tenga presente che tutti gli scandali di cui oggi si parla vanno riferiti al CSM nel quale operava anche il dott. Galoppi),   oppure ne era al corrente e allora gli va tributato l’Oscar da migliore attore non protagonista  di quella consiliatura che, per indiscussa tradizione orale tramandata di generazione in generazione tra i magistrati italiani, era sicuramente peggiore della precedente e migliore della successiva. 

Qui il link della registrazione di quella seduta del CSM, da ascoltare dal minuto 25,30 in poi. 

Sono pochi minuti ma  è un trailer da Oscar ... 


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