di Ida Moretti - Magistrato
Le ultime pubblicazioni di conversazioni captate dal cellulare di un
collega hanno nuovamente portato alla ribalta un dato oggettivo: anche la
Magistratura è composta da uomini che portano tutti i propri limiti ed i propri
vizi anche nel Palazzo di Giustizia, pur definito banco di prova sui cui lo Stato di Diritto si gioca la propria
credibilità.
Anche all’interno della Magistratura il pluralismo di idee, nato come
fruttuosa premessa di una maggiore partecipazione, è divenuto causa di
disfacimento nel momento in cui le correnti dell’ANM (associazioni nate con il
pur nobile scopo di sviluppare detto pluralismo) hanno fatto in modo che le
istanze particolaristiche, le attitudini al familismo e alla collusione
corporativa prevalessero sulle finalità pubbliche.
Talvolta questo disfacimento
è stato “inconsciamente” realizzato (si pensi alla nota email in cui un
Consigliere sperava di non aver concretizzato una “ingiustizia troppo grossa”
nel preferire ad un certo posto direttivo un appartenente alla propria
corrente, anziché un altro candidato che aveva avuto l’unica pecca di non
“sollecitare” in alcun modo la propria domanda, credendo davvero nell’autonomia
e nell’indipendenza del CSM), talvolta è stato volutamente posto in essere con
collusioni anche con esterni all’ordine giudiziario (si pensi ai noti incontri
all’hotel Champagne scoperti nel maggio 2019), grazie al sistema attuale che ha
reso più facilmente attaccabile la nostra autonomia ed indipendenza:
concentrando tutti i poteri decisionali nella mani di poche persone (quelli che
coordinano direttamente o indirettamente le correnti), infatti, è più facile
per un esterno accordarsi con pochi, per dirigere le azioni di molti magistrati
verso i propri interessi.
Anche questa volta, come tutte le volte in cui il “problema” è venuto
alla ribalta negli ultimi decenni, la maggior parte dei colleghi tenta di
risolverlo, o forse di rimuoverlo, puntando il dito contro le c.d. mele marce
(ritenendole casi isolati) o ponendo l’attenzione sulla c.d. Questione Morale,
sulla necessità di cambiare le persone.
Le ultime pubblicazioni, però, hanno chiaramente evidenziato che non
possa più parlarsi di casi isolati, di “vizi soggettivi” del singoli
Consiglieri, ma di vizi oggettivi dell’attuale sistema; in attesa del cambiamento
delle persone, che – proprio a causa dei limiti connessi alla natura umana -
richiede molto tempo (sono già trascorsi 2000 anni dalla discesa di Gesù, ma
noi continuiamo ad avere gli stessi difetti) alcuni magistrati già da anni stanno suggerendo, tra l’altro, di sorteggiare i componenti togati del CSM, al fine di
recidere qualsiasi legame tra gli stessi e gruppi esterni al CSM, le cui
dinamiche – invece – hanno da sempre condizionato le decisioni consiliari.
Il
sorteggio è l’unica riforma davvero disinteressata giacchè nessuno dei
proponenti potrebbe mai avvantaggiarsene ed è l’ unica che potrebbe davvero
portare al CSM dei Magistrati soggetti soltanto alla legge e svincolati da
qualsiasi logica di appartenenza (come proprio ultimamente ammesso anche da un
ex Ministro della Giustizia, sia pure solo come extrema ratio).
A Costituzione invariata potrebbe riproporsi quanto già realizzato dal
Comitato Altra Proposta nel 2014: un sorteggio tra tutti i Magistrati, con
successiva elezione tra i Magistrati sorteggiati (che si siano dichiarati
disponibili alla candidatura, dopo essere stati sorteggiati) nel pieno rispetto
del comma IV del nostro art. 104 che prevede l’elezione dei due terzi
dei componenti del CSM tra tutti i Magistrati ordinari tra gli appartenenti
alle varie categorie.
Gli eletti a seguito del sorteggio non avrebbero alcun legame con il loro
elettorato, non sarebbero costretti a seguire le logiche di appartenenza al
gruppo che li ha appoggiati durante la campagna elettorale, non sarebbero
costretti a portare continuamente acqua al proprio mulino, lottando affinchè
quel dato posto dirigenziale sia assegnato ad un appartenente alla propria
corrente, piuttosto che ad un collega “perfetto sconosciuto”, pubblicizzando continuamente
la “propria” attività (si pensi ai ripetuti resoconti su ogni delibera
consiliare che si reiterano all’infinito su ogni mailing list, perché vengono contestualmente
diramati dagli appartenenti alle 4 diverse correnti, ricalcando le orme del
primo– che io ricordi – che escogitò tale
modalità comunicativa e che, grazie alla notorietà acquisita con detti
comunicati e con mega feste, riuscì ad ottenere più di 1000 voti alle
successive elezioni per l’ANM).
Gli eletti previo sorteggio – quindi – potrebbero finalmente svolgere il
proprio compito restando soggetti soltanto alla legge nel pieno rispetto della
nostra Costituzione.
Il sorteggio, infatti, avverrebbe – naturalmente – solo tra Magistrati,
cioè tra persone che già hanno giurato fedeltà alla Costituzione al momento
dell’immissione in servizio, persone che già normalmente nel corso della
propria carriera sono abituati sia a studiare attentamente tutte le ultime
riforme legislative e le ultime evoluzioni giurisprudenziali, al fine di
offrire la soluzione più corretta agli utenti della Giustizia, sia a
convertirsi continuamente da un ruolo all’altro (anche a causa del noto limite
decennale), rimboccandosi ogni volta le maniche per tuffarsi con sempre maggiore
passione nel nuovo ruolo (personalmente ho svolto le funzioni di P.M. a
Catanzaro, Giudice Civile a Rodi Garganico, GIP a Lucera e Giudice Civile e
Tutelare a Benevento).
Sarebbero quindi in grado di studiare ed applicare anche le leggi che
sovrintendono al funzionamento del CSM, ma -soprattutto - persone che
quotidianamente assumono decisioni rilevanti per la vita delle persone, dall’ergastolo
alla condanna al pagamento di milioni di euro (con successivo pignoramento
degli immobili dove vive il debitore con il suo nucleo familiare), decisioni –
quindi – che incidono ben più profondamente ed irrimediabilmente delle
decisioni assunte dal CSM.
Non possono pertanto condividersi le perplessità di chi si oppone al
sorteggio temendo l’estrazione di qualche collega inadeguato; anche prescindendo
dal fatto che l’ipotesi temuta è stata di fatto realizzata dall’attuale sistema
elettorale (che ha portato al CSM anche soggetti oggi considerati da tutti
“mele marce”), se il CSM ed i Consigli Giudiziari funzionassero correttamente i
colleghi inadeguati dovrebbero essere già tutti opportunamente sanzionati, in
modo da non continuare a danneggiare i cittadini.
In ogni caso si potrebbe
anche pensare di escludere dal sorteggio chi abbia ricevuto condanne
disciplinari nell’ultimo periodo ma solo dopo aver reso anche il nostro giudice
disciplinare un Giudice davvero imparziale, soggetto solo alla legge e non alle
logiche di appartenenza.
I timori di molti colleghi, infatti, sono legati alla necessità di sapere
che il CSM sia formato da Magistrati che rappresentino le idee dei propri
elettori, proprio alla luce delle continue disparità spesso rilevate anche
nelle pronunce disciplinari (tant’è vero che sulla mailing list di colleghi è
stato anche proposto da qualcuno, pur contrario al sorteggio, il sorteggio dei
soli componenti della Sezione Disciplinare del CSM).
I dissensi alla riforma elettorale qui proposta, a ben vedere, sono
spesso fondati sulla concezione del CSM quale organo di autogoverno,
rappresentativo della Magistratura e sulla connessa necessità che siano i
singoli Magistrati a scegliersi i “propri” rappresentanti.
L’obiezione può però essere facilmente smentita se si considera che
proprio le ultime elezioni hanno messo in luce che con l’attuale sistema
elettorale i Magistrati non sono stati liberi di scegliere alcunchè: nel
2018 sono stati candidati al CSM quattro P.M. per quattro posti!!; alla
luce delle precedenti esperienze, nessun indipendente ha inteso più investire
soldi e tempo in una lotta impari contro i candidati delle correnti[1].
In realtà però dall’esame del nostro art. 104, emerge chiaramente come
l’Assemblea Costituente non avesse inteso attribuire al CSM natura di organo rappresentativo
dei singoli Magistrati, quanto piuttosto di garanzia dell’autonomia e
dell’indipendenza della Magistratura, non nell’interesse, quindi, dei singoli magistrati
suoi elettori, bensì nell’interesse generale dell’ordinamento giurisdizionale (quel
banco di prova sui cui lo Stato di
Diritto si gioca la propria credibilità, di cui sopra).
Innanzitutto, infatti, il nostro articolo 104 prevede che il CSM sia
formato per due terzi da tutti i magistrati ordinari eletti tra gli
appartenenti alle varie categorie (facendo chiaramente riferimento alla
categoria dei Giudici di legittimità, dei Giudici di merito e dei Pubblici
Ministeri) e per un terzo da professori ordinari di università in materie
giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di servizio, eletti dal Parlamento, oltre
che – naturalmente – dal Presidente della Repubblica, composizione eterogenea
che chiaramente smentisce la tesi di un organo di autogoverno.
La nostra Corte Costituzionale, inoltre, ha chiaramente affermato in più
occasioni: Non è esatto che il Consiglio
superiore della magistratura rappresenti, in senso tecnico, l'ordine
giudiziario, di guisa che, attraverso di esso, se ne realizzi immediatamente il
cosiddetto autogoverno (cfr. sentenza n. 142 del 28.6.1973 e, nello stesso
senso, anche sentenza n. 44 del 1968 e 189 del 1992, ex multis, pur non ignorandosi che in alcune massime della Corte
Costituzionale il CSM è stato definito “autogoverno”, seppur in senso
chiaramente atecnico, non ponendosi ivi l’accento su detta definizione, ma
sulle diverse questioni giuridiche ivi affrontate).
Neanche sotto tale aspetto, quindi, la proposta di un sorteggio tra tutti
i Magistrati, preferibilmente già con alcuni anni di esperienza (ad esempio sorteggio
tra i colleghi cha abbiano conseguito almeno la terza valutazione, per
esempio), tra i quali poi eleggere i due terzi dei componenti del CSM, può
ritenersi incostituzionale.
In definitiva, quindi, non sussistono ostacoli all’applicazione
generalizzata di quanto realizzato dal Comitato Altra Proposta nel 2014 solo
per la scelta di alcuni candidati, ma sono – invece – evidenti i vantaggi: ogni
Magistrato potrebbe liberamente scegliere tra i sorteggiati il collega che
ritenga più idoneo (senza essere “guidato” dalla scelta fatta da altri nelle
stanze dei bottoni) ed il CSM sarebbe formato da Magistrati soggetti solo alla
legge, slegati da qualsiasi logica di appartenenza, un CSM in grado di
realizzare davvero l’intento della nostra Assemblea Costituente di rendere effettiva, fornendola di apposita
garanzia costituzionale, l'autonomia della magistratura, così da collocarla
nella posizione di "ordine autonomo ed indipendente da ogni altro
potere", e conseguentemente sottrarla ad interventi suscettibili di
turbarne comunque l'imparzialità e di compromettere l'applicazione del
principio consacrato nell'art. 101, secondo cui i giudici sono soggetti solo
alla legge (sentenza della Corte Costituzionale n. 44 del 1968).
Non ci si può esimere dall’evidenziare, infine, che il sorteggio appare
anche come lo strumento più democratico, tutti i Magistrati (con una certa
anzianità) potranno essere selezionati, di talchè non ci sarebbe bisogno di
alcuna quota di genere, produrrebbe
gruppi eterogenei di persone di formazione e cultura diverse, con una visione chiaramente
più ampia delle posizioni e delle sensibilità all'interno del sistema
giudiziario, e consentirebbe ad ogni
eletto (tra la rosa di sorteggiati) di restare Magistrato e tornare, al termine
della carica, a svolgere quello che rimane uno dei lavori più belli; in passato
al termine dell’incarico quadriennale è spesso capitato che i colleghi siano
stati assorbiti dalla Politica (proprio per lo spirito politico manifestato
durante l’incarico consiliare) o abbiano chiesto ed ottenuto posti
dirigenziali, come se essere “semplici Magistrati” non fosse più soddisfacente.
Dopo 18 anni dalla mia nomina, continuo ad amare questo lavoro, che mi
consente di ascoltare le esigenze dei cittadini e di rendere Giustizia con
imparzialità ed autonomia (a tutela della quale auspico la riforma qui
proposta), pur consapevole della necessità che ogni singolo Magistrato si
rimbocchi le maniche per migliorare il nostro ordinamento, magari con una
rotazione degli incarichi dirigenziali e semidirigenziali…..ma questa è
un’altra storia...
[1]
Nel 2010 ospitai a casa mia
una collega, venuta a proprie spese a Benevento da Torino, accompagnandola poi
personalmente nei Tribunali di Benevento, Avellino, Napoli, Foggia e Lucera per
sostenere una candidatura indipendente che non può contare sulla struttura
capillare propria delle correnti.
2 commenti:
“Se li uomini fussino tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono”. Diciamoci la verità: siamo costretti a immaginare un sistema elettorale con questo marchingegno del previo sorteggio – magari, come qui si scrive, limitandolo a magistrati con una certa anzianità: ma penso che sarebbe incostituzionale restringere in tal modo la platea degli eleggibili – per pura disperazione. Perché oggi sono sotto gli occhi di tutti i danni incalcolabili arrecati all’indipendente esercizio della giurisdizione.
Ma io mi domando, visto che il cancro delle correnti è metastatizzato e diffuso, se lo strapotere di questi sodalizi che agiscono utilizzando i metodi che sappiamo e che sono stati ben descritti da Carmen Giuffrida non sia poi pronto a esercitarsi sponsorizzando questo o quel “sorteggiato” e quindi mettendovi sopra, sia pure occultamente, il “cappello” della corrente e conducendolo agevolmente a vincere le elezioni e così a creare un “debito” di riconoscenza del sorteggiato-eletto verso la corrente.
Avremmo così un sistema più o meno uguale a quello attuale. Ecco perché io sarei cauto con il sorteggio, sia perché le regole della probabilità matematica ci dicono che non dovrebbe essere difficile alle attuali correnti trovare sedici tra i sorteggiati da sostenere in una campagna elettorale nella quale i “non fidelizzabili” si troverebbero ad essere irrimediabilmente sconfitti, sia perché, a prescindere da ogni altra considerazione, purtroppo l’ambizione umana è un demone inestirpabile, specie in quelle sottoculture che alimentano il carrierismo e conducono a far emergere i peggiori, inclini all’indifferenza, al compromesso e al servilismo.
Non a caso Salvatore Satta avvertì il bisogno, nella premessa a più edizioni del suo “Diritto processuale civile” (metà anni ’60 del secolo scorso) di scrivere della “interna febbre che ogni anno agita i magistrati in vista del passaggio di grado” e della sua esortazione a “rendersi liberi dallo spirito di carriera” (e abbiamo oggi sotto gli occhi gli esiti di questa raccomandazione).
Segno evidente che il male non è nel sistema elettorale, ma nelle persone e che non c’è sistema elettorale in grado, da solo, di far cessare la vergogna di una magistratura lottizzata con un manuale Cencelli idoneo solo a far precipitare la gravissima crisi della giustizia nel caos più totale.
Il sorteggio con le modalità proposte serve ad introdurlo senza necessità di modifiche costituzionali. Per approfondimenti https://toghe.blogspot.com/p/sorteggio-dei-candidati-al-csm.html e http://toghe.blogspot.com/2020/06/il-dilemma-del-ministro-ripensatore.html.
Quanto alla possibilità della strumentalizzazione anche di tale metodo di selezione, benchè non da escludere, essa risulterebbe notevolmente affievolita rispetto al "cursus honorum" che oggi prevede l'ascesa al CSM solo attraverso la fidelizzazione correntizia.
Inoltre, il sorteggio non è il solo rimedio: ad esso si accompagna la rotazione negli incarichi, misura che sottrae la "merce di scambio" oggetto degli immondi commerci di cui leggiamo in questi giorni.
Chi ancora pensasse di organizzare il funzionamento del CSM sulla base di accordi improponibili, infine, non sarebbe più immune e ne risponderà davanti alla legge.
Posta un commento