giovedì 13 dicembre 2007

Il Re è morto: fine dei giochi


Nello spirito che caratterizza il libero dibattito che ispira questo blog, pubblichiamo la pungente "provocazione" di Andrea Falcetta, sperando che essa susciti altre "provocazioni" assolutamente necessarie per non chiudere il dibattito nell'asfittica area dell'autoreferenzialità e dei luoghi comuni.


di Andrea Falcetta
(Avvocato del Foro di Roma)


Il TG ci informa che l’A.N.M. è ancora viva: dopo l’assordante silenzio dell’ultimo mese sui “casi” Forleo e de Magistris, si fa sentire oggi tramite il suo referente istituzionale, a proposito della vicenda pre-elettorale dell’ennesimo avviso di garanzia a Berlusconi, per dirci che l’indipendenza della magistratura eccetera eccetera.

Complimenti davvero.

Non avrei mai pensato che la situazione fosse così tanto grave anche in un corpo separato e autonomo dello Stato quale è la Magistratura.

Un passo indietro e, per esemplificare, premetto un copia e incolla virgolettato:

“NUMERI DELLA GIUSTIZIA CIVILE

Processi civili pendenti: 3.000.000

Parti processuali interessate alla loro definizione: 10.000.000 circa di cittadini (una media, approssimata per difetto, di 3 cittadini interessati ad ogni causa)

Tempo medio di durata del solo primo grado nei processi civili: dai 3 ai 7 anni

Strati sociali più colpiti dalla catastrofe della denegata giustizia civile: piccoli imprenditori e artigiani, in quanto:

a) gli strati più deboli della società non dispongono del denaro sufficiente per divenire "utenti" del servizio giustizia (e ciò non solo perché gli Avvocati costano, ma anche e soprattutto perché i vari balzelli imposti dallo Stato sulle diverse fasi del procedimento – tasse di registrazione dei provvedimenti, diritti di cancelleria, marche da bollo eccetera – hanno fatto sì che adire il Magistrato sia diventato un "lusso" per pochi,

b) gli strati più forti della società, disponendo di ingenti capacità finanziarie, possono ricorrere allo strumento dell'arbitrato che, per quanto costoso, assicura dei tempi "ragionevoli" di composizione delle vertenze

Numero di Magistrati impiegati alla definizione dei procedimenti civili e penali in Italia: 7.800 circa (totale organici, compresi i P.M.)

Numero di cause civili per ciascun Magistrato in Italia: 2.500 circa

NUMERI DELLA GIUSTIZIA PENALE

Numero notizie di reato : 5.500.000 (per via del principio astratto della obbligatorietà dell'azione penale)

Numero di detenuti: 70.000 (tra questi, la metà almeno in attesa di giudizio)

Numero di "pentiti": oltre 1.200

Costo della protezione di costoro: dato inquantificabile, si parla di diversi miliardi

Percentuale di "ribaltamento" delle sentenze penali di primo grado: 75%

Percentuale di assoluzione degli imputati in primo grado: 75%”

Chiuse le virgolette, riprendo il ragionamento, precisando che quello che ho qui parzialmente trascritto era un documento stilato nel lontanissimo anno 2001 (si, proprio quello di Odissea nello Spazio) dall’ormai disciolta Associazione Italiana Forense, di cui ero all’epoca Vicepresidente nazionale.

A fronte di questi numeri le istituzioni dell’Avvocatura Italiana hanno continuato, dal 2001 ad oggi, a organizzare Convegni con 30 relatori a botta e dieci ascoltatori, ove riempirsi a vicenda di bla bla bla.

Quanto sopra per quanto riguarda l’Avvocatura (ma davvero lo merita il maiuscolo?).

Altro esempio: i TIR, si proprio i TIR.

Autostrade ferme, un intero paese senza più benzina, senza collegamenti, senza derrate alimentari, coltivatori diretti già in crisi costretti a gettare quintali di cibo (forse sarebbe stato meglio regalarlo ai poveri del terzo mondo, ma forse, in realtà, il terzo mondo siamo noi).

Il Governo, su questa questione: legge elettorale.

L’opposizione su questa questione: legge elettorale.

La prova evidente che ormai in Italia, chi comanda, vive chiuso in un Palazzo dall’interno del quale non sente le grida di aiuto provenienti dalla piazza, uno psicologo saprebbe usare qualche definizione assai più evocativa, tipo “sociopatico” o “ psicopatico” o “schizofrenico” o “portatore di altro se” o cose del genere.

Tuttavia loro vivono lì, e noi invece viviamo qui, in due Paesi diversi evidentemente.

Terzo ed ultimo esempio: Forleo e de Magistris.

Da questo blog – che a quanto ho direttamente constatato viene già molto “quotato”, si dice così in gergo: significa che alcuni articoli vengono copiati da altri blog perché chi legge apprezza e desidera che il maggior numero possibile di cittadini possa quotidianamente leggerci a sua volta – emerge con ogni evidenza che ai cittadini e alle toghe non interessa nulla se la Forleo sia un giudice, se sia di sinistra o di destra, se sia un avvocato, se sia un pubblico ministero se sia una donna, se sia un uomo, se sia nera bianca gialla o cos’altro.

Ai cittadini interessa soltanto che la legge sia UGUALE PER TUTTI.

Punto.

Da questo blog emerge che il popolo, il cosiddetto “paese reale”, non ne può più delle chiacchiere preconfezionate a fini politici che servono al potente di turno per dare addosso all’avversario di turno, e che nascono solo ed esclusivamente da interessi partigiani di chi comanda o di chi vorrebbe scalzare chi comanda per comandare a sua volta.

Il governo degli avvocati fa convegni e basta, e intanto la giustizia muore da anni.

Il governo degli italiani discute di legge elettorale e intanto chi ha contratto mutui perde la casa, e intanto i negozi di alimentari ed i benzinai sono vuoti, e intanto un intero paese è fermo da anni (anche con il precedente governo e con gli altri prima) e privo delle più elementari garanzie di sicurezza.

Anche l’opposizione discute di legge elettorale, e intanto anche mentre l’attuale opposizione era al governo, negli anni passati, un intero paese era fermo.

Ed ecco la ciliegina sulla torta: con l’odierno comunicato stampa, anche il governo dei magistrati ci dimostra che persino l’indipendenza della magistratura è un valore così tanto “assoluto” da doverlo difendere solo ed esclusivamente se chi attenta a tale valore sia più o meno simpatico.

In buona sostanza, si tratta di un “assoluto relativo”.

Fine dei giochi.

Il Re è morto, viva il Re si diceva una volta, perché a fronte della scomparsa di una guida già un’altra era pronta per subentrare onde assicurare continuità di governo.

Oggi a tanti simboli scomparsi nulla sembra in grado di subentrare.

Dunque ci associamo rassegnati alle condoglianze, gridando anche noi: il Re è morto: fine dei giochi.

Intanto un Paese intero attende da troppi decenni ormai una Giustizia all’altezza del proprio compito essenziale, che sappia distinguere tra giusti e peccatori, che sappia essere forte con i forti e pietosa con i deboli e non viceversa, che sappia essere dignitosa, veloce, efficiente e, soprattutto, credibile, per cui rassicurante.

Un intero Paese attende ormai da decenni: ma dovrà attendere ancora molto a lungo.

Purtroppo.

21 commenti:

dott frosini ha detto...

l'ITALIA STA AFFONDANDO.. perché sta affondando la speranza.. la fiducia delle persone oneste in un riscatto, in un sussulto di dignità dello Stato.. Le persone oneste sono ancora tante, anche in un Paese come il nostro dove i disonesti proliferano per gemmazione continua.. ma sono ormai preda del disgusto più profondo, perché vedono affondare la DIGNITA' di un intero Paese.. Non c'é una Destra o una Sinistra e neanche un Centro che sono "i responsabili".. è tutta una classe politica che, per decenni, ha solo pensato a se stessa, agli interessi della propria parte (ed in particolare a quelli più volgari e sporchi), e operato per far marcire quella che con molta tristezza vorremmo ancora chiamare Società Civile..
Quale sussulto possono mai avere questi politicanti, pseudo amministratori della cosa pubblica, pseudo "statisti".. che si sono accomodati ben bene sulle poltrone del potere e hanno messo radici.. rendendo esangui e incartapecorite le istituzioni e le amministrazioni di cui hanno preso possesso.. E quale mai notizia può scalfire il circuito mass mediatico di questo potere mefitico.. Appellarsi alla Giustizia..? E quale.. intorno è solo un oceano di disgusto.. Il rischio è però che qualcuno prenda un bastone.. e che l'esampio venga seguito da una moltitudine.. La violenza non è mai stata una soluzione, è vero.. Ma se la pentola viene lasciata troppo a lungo in ebollizione, che cosa possiamo aspettarci di tanto diverso..?

Anonimo ha detto...

Caro Andrea,

dico cosi' perche' vedo che siamo coetanei, facciamo lo stesso lavoro - anche se in realta' diversissime ( ma poi quanto?)-, ci battiamo per la stessa idea della professione come servizio reso ad un principio costituzionale fondamentale, l'uguaglianza sostanziale, e vorremo dare ai nostri figli la stessa testimonianza di rigore; percio' mi sembra di potermi permettere tanta confidenza.

Ma in fondo in questo blog abbiamo tutti un po' di confidenza reciproca, perche' crediamo che l'art. 3 della Costituzione debba essere un faro del nostro lavoro, che ci impedisca di operare secondo comodita' e convenienza, ma solo secondo giustizia.

Cosi' ci sono solidali - e noi a loro - Luigi de Magistris, Clementina Forleo e tutti gli altri, vicini piu' di quanto lo spazio fisico consenta di ritenere.

Con tutti costoro, tutti noi condividiamo l'esperienza dello scoramento nel saggiare ogni giorno una piccola ingiusta sconfitta delle nostre tensioni ideali, perche' e' esperienza comune che il nostro lavoro, il nostro impegno, il nostro studio, la nostra intransigenza a non cercare scorciatoie ed anche la nostra fantasia nel cercare soluzioni adeguate ai problemi delle persone, si scontrano con un "sistema" (uso un termine "savianesco") granitico e del tutto inospitale ed autoreferenziale.

Nessuno di chi potrebbe davvero far qualcosa vuole che la giustizia funzioni secondo quella che e' la sua reale missione; ed e' drammaticamente vero che la piu' gran parte del tempo si versa in bla bla piuttosto che nell'elaborazione di soluzioni virtuose ai tanti problemi che la gente ci chiede di risolvere ogni giorno, per vivere un po' meglio tutti.

E' un "gioco" che talvolta si fa insopportabile.

Capisco che La Forleo e de Magistris, pure cosi' determinati, possano avere momenti di vero sconforto, perche' li provo anch'io, e sempre piu' numerosi man mano che la situazione evolve (la mia esperienza "ambientale" e' tra le piu' difficili del Paese, e mi sento davvero radicalmente "incompatibile" col contesto - forse mi trasferiro' da me...!).

Chiedo scusa del lungo sfogo, ma forse serve a dar forza rinnovata alla speranza ed all'impegno di ciascuno, per quel che puo', perche' si recuperi il senso della legalita' - e anche del pudore - che ai piu' diffusi livelli sembra davvero smarrito, e la giustizia ritrovi una credibilita' ormai spietatamente ingiuriata da molti.

Non perdiamoci di vista!

E nemmeno d'animo.

Anonimo ha detto...

quando non c'è giustizia non c'è equità e ci si sente autorizzati a delinquere perchè non paghiamo.
da qui tutto lo sfascio.
il problema oggi è: come uscire da questa sistuazione? urgono scelte politiche.
300705
F Colombo

Anonimo ha detto...

Qualcuno mi può spiegare perchè deputati "innominati" possono, su tutte le televisioni urlare la loro indignazione perchè a loro carico è in corso un' indagine (a parte le intercettazioni)sostenendo e anticipando giudizi, che i detti fatti "sono penalmente
irrilevanti" e sistematicamente sollevare polveroni (non si chiudono due casi ancora aperti che se ne riapre un altro per Berlusconi).
Quindi mi chiedo:
Sono fatti penalmente irrilevanti?
Allora perchè si deve paralizzare tutta la Magistratura per assecondare le ire di certi Achille da strapazzo?
Non sono fatti penalmente rilevanti?
Allora perchè si avviano certe inchieste?
Nella mia condizione di cittadina estranea a ruoli, mi chiedo:
Art.67 della Costituzione:
Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione.
Aggiungo: eletto con regolari elezioni finanziate con denaro pubblico, retribuito con denaro pubblico.
In questa veste il membro del Parlamento può fare o ricevere offerte,promesse o utili profitti per distogliere l'uno o l'altro dalla sua specifica rappresentanza?
Può questa indecente interferenza che sia oggi la maggioranza, ieri scalate bancarie non essere penalmente rilevante quando utilizzando questa carica di rappresentante della Nazione si curano interessi e profitti di parte o di partito?
Questo vale per i dirigenti della TV di Stato e anche per la Magistratura:
Tutte queste istituzioni si rendono conto che non stanno più svolgendo il loro incarico?
C'è una NAZIONE che sta pagando tutto questo.
La Democrazia non significava una volta il potere ai migliori?
Se questi migliori sono divenuti i peggiori chi ce li deve togliere di mezzo se alle prossime elezioni saranno tutti in prima fila?
Alessandra

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra,

in realtà la "democrazia" non è il "governo dei migliori", ma il "governo del popolo".

Dunque, in democrazia un popolo non può pensare di avere un governo migliore di se stesso.

E' un pericoloso inganno quello nel quale ogni italiano si culla: essere noi un popolo decente governato da cattive persone.

A mio modesto parere siamo un popolo governato da gente come noi.

Dunque, quando giustamente ci indignamo per le cose inaudite che fa chi ci governa e/o, in qualunque istituzione, si occupa della cosa pubblica, dobbiamo saper vedere in quelle condotte lo specchio delle nostre (ovviamente non mi riferisco a me o a Lei o a questo e a quello: è un "noi" impersonale e collettivo).

Ciò non dico in un'ottica pessimistica (e neppure ottimistica), ma in una logica che mi appare obiettiva e che è quella che da tempo espone in ogni occasione Gherardo Colombo.

Proprio ieri è stato pubblicato su questo blog un articolo di Gherardo - che si può leggere cliccando qui - nel quale si parla di questo.

In sostanza, l'unica via per migliorare è promuovere, partendo da ciascuno di noi, un cambio di cultura.

Un caro saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Il copione continua a proporci la lettura di impressionanti analisi della situazione generale accrescendo quel senso di angoscia e di pena di ogni persona che ogni giorno deve fare i conti con una vera e propria emergenza nazionale. L’Italia è ormai un Paese povero e pericolosamente sull’orlo di un collasso irreversibile. Ognuno scrive, parla e osserva dalla finestra, a braccia conserte, senza far niente. Tutti sono bravi solo a parlare, ad analizzare. Pochi propongono qualche timida soluzione. Altri si rifugiano nel contesto globale, internazionale e nella logica del “il gioco è più grande di me”. Chiediamoci tutti se c’è forse una categoria esente da colpe.
Sono forse esenti da colpe i magistrati che oggi vedono le loro prerogative di indipendenza e autonomia in pericolo ed insorgono?
Sono forse esenti da colpe gli avvocati, impegnati in difesa delle loro posizioni rappresentative della categoria, a volte più vergognosa di quella dei politici?
E’ forse esente da colpe il singolo individuo che nei suoi gesti quotidiani si comporta peggio di chi lo rappresenta o di chi dovrebbe tutelarlo nelle sue aspettative?
E allora smettiamola di analizzare solamente ed ergerci ognuno a custode dell’infallibile soluzione di ogni male. Interroghiamoci su cosa abbiamo fatto finora. Su cosa saremmo disposti a fare. Su quanto saremmo disposti a rinunciare per il bene comune e per provare, almeno provare, a rendere un servizio migliore alla giustizia ed alla legalità in generale.
Lo spiegate alla gente che la Giustizia è lenta non solo per problemi organizzativi e mancanza di risorse? Che è lenta perchè pochi hanno la dignità di ribellarsi ad un magistrato che non fa una sentenza e tiene fermo il fascicolo in cancelleria per anni e anni (e non perché sempre ha altro da fare)? Che è lenta perché agli avvocati fa comodo ingrossare l’attività di udienza con richieste e rinvii inutili buoni solo ad ingrassare la propria nota spese e la propria parcella? Che è lenta perché nessuno denuncia l’inattività del cancelliere X o del funzionario Y che ritarda, sbaglia o si dimentica di fare una notifica, ad esempio, perché altrimenti poi quello ti diventa nemico e magari la prossima volta non ti serve più a dovere? Che siamo tanti pezzi di un mosaico impazzito dove basta la proposta di un posto di potere, di un ruolo rappresentativo, di una qualche carica, per farci cambiare subito atteggiamento e farci scavalcare dall’altro lato della barricata?
Ci lamentiamo dei convegni, delle associazioni, dei bla bla bla. Ma allora perché non ci alziamo durante quei convegni e lo diciamo che sono chiacchiere inutili, buone solo ad ottenere i patrocini e a creare tanto di loghi e cartellini al petto che non danno alcun servizio concreto alla Giustizia. Chi si lamenta faccia l’esame di coscienza prima di parlare, perché criticare è facile, ma è poi difficilissimo operare bene, con rettitudine e impegno quando si intravede solo da lontano la sirena bellissima che ti porta profitto, gloria ed apparente visibilità. Ed allora siamo tutti responsabili, io per primo, che pure, quando ho potuto, nel mio piccolo, mi sono sempre opposto ai soprusi, ma non so se ci sono riuscito sempre o se qualche volta sono stato uno dei tanti inutili personaggi alla finestra con le braccia conserte a guardare e basta.

Anonimo ha detto...

Caro Avvocato Falcetta, GRAZIE!!!
L'unica consolazione rimasta ai disgraziati come me (in attesa di giudizio per violazione del reato fantasma 416 bis, oramai da 15 anni, non so più per quanto ancora) è quella di leggere gli addetti ai lavori nel settore della giustizia (ma non solo) che rilevano problemi identici a quelli denunciati dal comico Grillo (anche se mi dispiace il fatto che sia giustizialista). Stamattina leggento il titolo del Corriere della Sera che riferiva quanto dedicatoci dal N.Y.T. ho fatto la seguente riflessione: gli islamici parlano esplicitamente al loro popolo, per essere capiti; gli occidentali implicitamente, infatti, per dire due parole, Italia indegna, iniziano col dire che è infelice e poi riempiono pagine e pagine di giornali.
bartoloiamonte@libero.it

Anonimo ha detto...

Maurizio Dati osserva:

"E allora smettiamola di analizzare solamente ed ergerci ognuno a custode dell’infallibile soluzione di ogni male. Interroghiamoci su cosa abbiamo fatto finora. Su cosa saremmo disposti a fare. Su quanto saremmo disposti a rinunciare per il bene comune e per provare, almeno provare, a rendere un servizio migliore alla giustizia ed alla legalità in generale.
Lo spiegate alla gente che la Giustizia è lenta non solo per problemi organizzativi e mancanza di risorse? Che è lenta perchè pochi hanno la dignità di ribellarsi ad un magistrato che non fa una sentenza e tiene fermo il fascicolo in cancelleria per anni e anni (e non perché sempre ha altro da fare)?"

Caro Maurizio,

questo blog è nato proprio perchè pensiamo le cose che ha scritto Lei e proprio perchè vogliamo fare quello che propone Lei.

La prova di ciò la trova in tanti dei post pubblicati qui.

Gliene cito solo alcuni per brevità.

Li legga, se può, e ci dica che ne pensa:

“Presentazione”

“Le responsabilità dei magistrati nella crisi della giustizia”

“Una riflessione necessaria”

“Una ‘Giustizia’ molto migliore è possibile … anche subito”

“I magistrati non riescono a rendersi conto delle loro inefficienze”

Un caro saluto.

Felice Lima

Anonimo ha detto...

Amici,
vi ho scoperto da poco e un poco per caso, ma forse questo mi ha fatto apprezzare in maniera maggiore i vostri scritti e le vostre riflessioni.
Non sono mai intervenuto quando si discuteva di procedure e cose giuridiche, non avendo la competenza ( ma la malizia di capire certi andazzi si !!). Mi sono deciso a intervenire quando ho letto l'intervento del dott. Falcetta.
Parlo da cittadino, da giovane laureato, da incazzato: mi spiace, ma l'italia non sta affondando...è GIA' affondata!!
Sarò forse pessimista, ma credo, in tutta sincerità, che io ed i miei coetanei non abbiamo molta scelta ( lo dico con autentico dolore). Dopo essere stati presi in giro sul valore d'un laurea, umiliati da promesse, frustati e schiavizzati da datori di lavoro incompetenti e vili, vilipesi da storture divenute sistema di vita pubblica.Il colpo finale ci viene dato da noi stessi, quando cerchiamo di spiegare ai nostri amici francesi, americani, inglesi o scandinavi come funziona una data cosa in italia e ci mancano le parole per spiegare....quando ci arrendiamo di fronte agli occhi increduli dei nostri coetanei europei....sale in noi una rabbia cieca...un groppo alla gola...perchè non ci hanno lasciato scelta. Sto preparando le valigie.Anchio. Se ne accorta pure l'istat che i ragazzi emigrano...
scusate lo sfogo
Gianni Branca, Treviso

Anonimo ha detto...

Caro M. Dati. da 14 anni osservo i comportamenti della società in cui vivo, provincia di Reggio Calabria, Lei non immaggina quanto siano reali le sue affermazioni in questo territorio.
Oltre ad essere un perenne presunto 'ndranghetista, sono anche un operatore sociale (dal 1990) un pò conosciuto non solo nella provincia ma anche nella Regione, ebbene, a differenza di de Magistris e Bregantini che viengono mandati via dalla Calabria un'infinità di altri vescovi, magistrati, avvocati, politici rimangono quì invece ad osannare qualunque cosa dicano (anche la più atroce come quella di sequestrare i bambini ai mafiosi) gli impegnati nella terribile lotta alla criminalità organizzata più pericolosa esistente al mondo: la 'ndrangheta!!!
bartolo iamonte

Gennaro Giugliano ha detto...

buongiorno a tutta la redazione,forse diventerò noioso a ripetere lo stesso pensiero che già le illustrissime persone di questo blog conoscono,per rimettere in movimento tutta la macchina giudiziaria in maniera "Uguale per Tutti" non occorrono anni,ma direi basterebbe una settimana se solo vi fosse la reale volontà di farlo,ma siccome a Roma mi insegnate che tutto non deve funzionare ( chissà per quale stramaledetto motivo) allora ci ritroviamo come tanti amici al bar a discuterne tra di noi quattro gatti senza cavarne nulla. A proposito se passate un attimo dai quotidiani on line di repubblica e corriere della sera ( non ho preso il link diretto alla notizia) vi è un'altra bella ciliegina sulla torta per Luigi De Magistris,ma oramai siamo nell'ordinario e penso che la cosa non faccia più ne scalpore ne provochi malumori e indegno della cittadinanza onesta come dei suoi colleghi,buon lavoro a tutti

Anonimo ha detto...

E’ la prima volta che scrivo su questo blog e vorrei ringraziarvi infinitamente per quello che scrivete, per come riuscite a informare chiaramente ed in maniera esaustiva i cittadini su questioni giuridiche a volte abbastanza complesse. E’ confortante sentire, in questi frangenti veramente difficili, che le cose che pensiamo noi singoli cittadini, le idee che ci facciamo, non sono del tutto campate in aria, ma vengono spesso confermate da ciò che scrivete voi “del mestiere”.
Grazie.
Vorrei fare un appello relativamente ai casi Forleo e De Magistis: vi prego, voi magistrati, avvocati, voi tutti che vi occupate della gestione quotidiana della giustizia: ma non esiste un modo di appellarsi al CSM, un esposto, una qualsiasi cosa per ricorrere contro decisioni dell’organo di autogoverno dei giudici? Possibile? Possibile che abbiano l’ultima parola? Noi cittadini cosa dobbiamo fare? Possiamo manifestare, indignarci, scrivere, però, vi prego, voi magistrati utilizzate TUTTI gli strumenti che avete a disposizione per criticare delle scelte che ritenete discutibili e non giuste. Manifestate. Scioperate. Fate qualcosa nelle vostre associazioni. Noi cittadini vi chiediamo di non lasciare soli Clementina Forleo e Luigi De Magistris. Preservate la vostra indipendenza. Preservate il nostro diritto ad avere una GIUSTIZIA UGUALE PER TUTTI.

Anonimo ha detto...

Allora adesso vi chiedo un grande favore.
Un bel post di soluzioni possibili. Ne intravedete alcune?

Ognuno di noi può condividere le informazioni (le notizie, i fatti) e le riflessioni con i propri vicini di casa e i colleghi di lavoro.
Ognuno di noi può pagare le tasse, invece che tentare di evaderle.
Ognuno di noi può evitare di alimentare una televisione fatta di vuoto pneumatico, spegnendola il più possibile.
Ognuno di noi può risparmiare, per scoprire il piacere di non essere "consumatori" di tutto, ma del necessario.

Però io più di questo non posso.
Allora vorrei che ci fosse una classe politica che si impegnasse perchè ci sia giustizia sociale.

Ma mi spiega qualcuno che giustizia sociale può pretendere un ragazzo con una laurea a pieni voti, un master e dottorato che guadagna 800 euro al mese e non intravede sbocchi futuri se non nell'emigrare?
Mentre un parlamentare guadagna in un solo mese in media più di dieci volte tanto (senza discutere della pensione e dei privilegi) e/o è anche colpevole di vari reati caduti in prescrizione e/o tenta contorsionismi perversi per evitare di essere giudicato, con il benestare dei colleghi?

Io non voglio affondare in questo paese.
Sono giovane e voglio avere l'opportunità di realizzarmi.
E poi vorrei poter essere informato davvero, senza dover rovistare in una realtà parallela internauta, come in un film di spionaggio.

Adesso voglio un blog di soluzioni, scioperi della fame, lancio di pomodori marci in parlamento, rivolta sociale.
Perchè io non ho soldi da parte per restare a guardare.

Anonimo ha detto...

Pg Cassazione chiede giudizio disciplinare per pm De Magistris
venerdì, 14 dicembre 2007 1.16
Versione per stampa

ROMA (Reuters) - Il procuratore generale della Corte di Cassazione Mario Delli Priscoli ha presentato oggi la richiesta di rinvio a giudizio disciplinare al Csm per il pm di Catanzaro Luigi De Magistris nell'ambito dell'azione promossa nei suoi confronti su presunte irregolarità nella conduzione delle inchieste su alcuni giudici lucani e nell'indagine "Why Not" nella quale è stato coinvolto il ministro della Giustizia Clemente Mastella.

Lo riferiscono fonti giudiziarie dell'organo di autogoverno dei magistrati.

La richiesta è stata inviata alla Sezione Dsiciplinare del Csm che ha fissato l'inizio del dibattimento nel merito il prossimo 11 gennaio, con altre udienze il 12 e il 14 gennaio.

Lunedì 17 dicembre intanto è attesa la decisione della Sezione Disciplinare del Csm sulla "misura cautelare", cioè la richiesta di trasferimento d'ufficio in via d'urgenza nei confronti di De Magistris, avanzata dal Guardasigilli.

A De Magistris viene contestato fra l'altro di aver acquisito e utilizzato i tabulati delle conversazioni telefoniche di un'utenza intestata al Guardasigilli Clemente Mastella nell'ambito dell'inchiesta "Why Not", senza aver chiesto l'autorizzazione preventiva al Senato.

Il fascicolo "Why Not", che ruota intorno all'esistenza di una presunta lobby politico-affaristica e sul presunto uso illecito del finanziamento pubblico ai partiti, era stato già tolto a De Magistris a fine ottobre, dopo che era circolata la notizia che lo steso Mastella era iscritto nel registro degli indagati.

Eccoli!

Qui pero' l'ANM tace.....

Ed ancora non e' possibile sapere quali sarebbero i gravi delitti di cui si e' macchiato de Magistris
(specie che ora si sanno tutte le altre marachelle, cuginanze e collateralita' che affliggono altri esponenti della Magistratura, quieti quieti a casa loro senza alcun pensiero...)

Chi tocca certi fili.......

Anonimo ha detto...

Caro Gianni,

Ma te lo aveva prescritto il dottore di laurearti nella facoltà più inflazionata d'Italia ?

Fai bene ad emigrare...accetta però due consigli:

1) Non farti pregio di possedere alcuna "malizia". Non è un titolo di merito;

2) Non usare termini dozzinali e volgari, anche se tutti li usano. Distinguersi dai cafoni paga sempre !

Anonimo ha detto...

Grazie a tutti, rientro adesso da una trasferta di lavoro e trovo ben 15 commenti al mio intervento, tutti quanti indistintamente appassionati e profondi.
Ho gettato un sasso nello stagno, una piccola provocazione, ed ecco che il risultato è stato ben più entusiasmante di quel che avrei osato immaginare.
Provo a rispondere ad alcuni commenti, nella speranza che anche in questo caso la risposta al singolo possa avere una valenza ed un interesse per tutti.

A Francesca :
mi dici che facciamo lo stesso lavoro. Non ci siamo mai conosciuti prima, ma ci incontriamo qui, e ne sono felice, senza il blog non ne avremmo mai avuto occasione.
Tu sei la prova vivente di quel che io da sempre sostengo , e mi spiego meglio.
Anni fa ad un filo diretto su Radio Radicale (dunque in diretta e senza filtri né censure) un ascoltatore mi disse che noi avvocati non avevamo alcun senso della legalità perché avremmo fatto qualsiasi cosa pur di vedere assolto il nostro cliente quand’anche fossimo stati certi della sua colpevolezza.
Gli risposi che in primo luogo, contrariamente a quel che altri potrebbero pensare, quando gli imputati vengono nei nostri Studi si proclamano tutti innocenti, esattamente come fanno quando vanno in Commissariato e persino quando, una volta condannati, entrano in carcere. Lo sforzo grande dell'avvocato è quello di capire dalle carte come realmente stanno le cose, e per fare questo ci vuole mente sgombra e capacità di mettersi continuamente in discussione. In secondo luogo gli precisai, e lo credevo e lo credo ancora realmente e profondamente, che il compito di un avvocato non è di fare assolvere il cliente bensì di assicurare che costui abbia un “giusto processo”, ovvero che abbia tutte le facoltà che la legge gli riconosce per esercitare il proprio diritto di Difesa, nonché di assicurargli che sia giudicato da un tribunale imparziale, affinché ciascuno paghi per le proprie eventuali responsabilità e soltanto per quelle, non oltre.
Dietro ogni sentenza sbagliata c’è un indagine fatta male e/o un processo non “giusto”.
Ed è evidente che tanto un’indagine fatta male che un processo “non equo” non possono dipendere soltanto da un pubblico ministero “cattivo” o da un giudice “giustizialista” (questi slogan li adopero soltanto per farmi comprendere dai lettori, giacche in realtà non fanno parte del mio vocabolario, per me esiste solo la legge e solo essa è il metro di paragone di un processo “giusto”) : unìindagine fatta male ed un processo non giusto sono, molto spesso, anche il frutto della superficialità di un avvocato o di una sua mancanza di coraggio nel contraddire laddove sia necessario.
Ecco perché, cara Francesca, le cose che dici e il modo in cui le dici sono la prova vivente di quel che ti ho appena qui riepilogato : noi serviamo la giustizia allo stesso modo dei pubblici ministeri e dei giudici, perché soltanto se ognuna di queste figure fa bene il proprio lavoro (dunque anche noi avvocati) si avranno indagini fatte bene e processi “giusti”.
Non perdiamoci di vista, dici giustamente.
Non accadrà, te lo assicuro (se desiderassi avere un contatto diretto ne sarei ovviamente onorato, e la Redazione è autorizzata a darti la mia e mail, anche se comunque con i miei dati mi trovi facilmente sull’Albo di Roma), perché la forza di questo piccolo blog è quella di avere creato una piazza virtuale in cui cercarci e conoscerci, senza distinzione di alcun genere, tra noi tutti che vorremmo non dover dire “Il re è morto”.
Per noi tutti che vorremmo risuscitarlo questo re, e che forse, lo dico magari ingenuamente, possiamo persino riuscire nell’intento.
Per ora ci stiamo contando, e mi sembra di poter dire che non siamo affatto pochi e, soprattutto, che c’è tanto tanto desiderio di dialogo e di comunicazione tra tutte le componenti del “servizio giustizia”, tra noi “toghe” e poi, anche e soprattutto, tra noi cittadini-avvocati, cittadini-magistrati, cittadini-impiegati, cittadini-operai, cittadini-studenti, cittadini-disoccupati e via dicendo.
E neanche ci perderemo d’animo.
Anzi, al contrario, partecipando a questo blog io personalmente ho ricominciato a sperare.

A M. Dati :
carissimo,
lei ha ragione : nessuno di noi è esente da colpe, nessuna categoria può rivendicare questo.
Ma dalle sua parole quel che comprendo, e che condivido, è che ogni categoria è la somma del comportamento dei singoli.
Tutti i fondatori di questo blog dispongono degli strumenti adeguati per conoscere la mia storia professionale, il Dott. Racheli per primo, che ho incontrato nella trattazione di vicende assai delicate spesso coinvolgenti motivi e questioni di interesse generale.
Lui mi ha invitato qui.
Lui sa, immagino, che spesso ho assunto posizioni di aspro contrasto rispetto alla magistratura organizzata, e persino verso certi suoi colleghi personalmente.
Ma sa anche , lo avrà intuito conoscendomi nel corso degli anni, che quando mi entra a Studio un cliente che secondo me ha torto, io gli consiglio di cercare una transazione (se siamo nel civile) o di ammettere le effettive responsabilità (se siamo nel penale) : credo che un avvocato debba dire al cliente le cose come stanno e non invece le cose che il cliente preferirebbe ascoltare.
Questo significa spesso perdere dei clienti, e dunque perdere dei soldi.
Spero dunque che il “rimprovero” legittimo da lei mosso ad alcuni comportamenti, tenesse in debito conto che ci sono avvocati ed avvocati, magistrati e magistrati, e che è proprio in questo blog, conoscendoci, che stiamo riuscendo ad incontrarci tutti noi che interpretiamo le reciproche professioni allo stesso modo, con il medesimo leale spirito di servizio.

A Bartolo :
grazie a lei.
In effetti lo sforzo mio e di tutti gli altri partecipanti al blog è proprio quello di esprimerci in un linguaggio che non sia da “stregoni”, ma da servitori della comunità.
Noi non siamo e non vogliamo essere nel “palazzo”, noi siamo e vogliamo restare dei comuni cittadini che fanno un lavoro, dignitoso e prezioso come tanti altri.
L’umiltà, questa è la prima dote, a mio parere, di un uomo di legge.
Perché se l’uomo usa la legge per conquistare o mantenere potere, tradisce la legge anche se formalmente la sta rispettando.
La legge non potrà mai servire l’uomo se l’uomo non servirà la legge stessa.
Noi, umilmente, ci sentiamo e speriamo di esserne degni servitori.

A Gianni :
caro Gianni.
Falcone e Borsellino non soltanto non si sono allontanati dall’Italia, ma neanche dalla loro Sicilia. Potrei citarle innumerevoli altri esempi, le ricordo alcuni nomi, Cassarà, Montana, Livatino, Chinnici e tanti, troppi altri.
L’Avv. Ambrosoli è morto perché come avvocato incaricato di un pubblico ufficio (curatore fallimentare) ha rifiutato di tradire il giuramento di imparzialità che tale incarico comportava.
Avvocati sono stati uccisi, in Sicilia, perché hanno rifiutato di portare fuori dal carcere messaggi criminali, spesso ordini di omicidio, consegnati da loro clienti detenuti.
Libero Grassi è morto per difendere la propria dignità, per restare libero non solo nel nome ma anche nella vita ed anche lui, come troppi altri, lo ha fatto a costo della vita stessa.
Lei è giovane ma non si spaventi, tutti noi abbiamo il desiderio forte di vivere a lungo, e riconsegnare l’anima al Creatore sol quando la vecchiaia sarà così avanzata da impedirci di andare oltre.
Quelli che le ho citato erano uomini normali, e sono sempre gli uomini normali che diventano eroi, per una scelta spesso di principio, quella di non volersene andare lasciando che tutto resti com’è, la scelta ostinata e coraggiosa di voler provare a cambiare le cose.
Erano uomini normali, diventati eroi probabilmente senza averne mai avuto il desiderio, Falcone amava la Sicilia, amava i pasti mediterranei, amava il mare e amava sua moglie, i suoi amici, le sigarette, la buona compagnia, le conversazione, la lettura.
Lo stesso per gli altri.
Erano uomini normali, ma erano soli.
Oggi è diverso.
Oggi siamo tutti meno soli, e questo blog lo dimostra,
Andarsene, mi perdoni se le tiro bonariamente le orecchie, non è da lei.
Non è da nessuno di noi.
Rimanga qui, ci aiuti a combattere, e non lo faccia per noi, lo faccia prima di tutto proprio per lei, per la sua giovinezza, perché quando avrà la mia età possa dire che essa abbia avuto un senso vero e profondo, di quelli da ricordare.

Ad Anna e ad Andrea Carbini :
grazie per la su passione Anna.
Grazie per la sua passione Andrea.
Stiamo già facendo, ci stiamo conoscendo, forse contando, e ogni giorno siamo uno, due, tre in più.
Il merito è di chi, come voi, ha tanta passione civile da non fermarsi alle prime pagine dei giornali e continua sempre a cercare, cercare e ancora cercare.
Come vedete ci avete trovati.
Restate con noi, verranno momenti nei quali certamente si potrò passare ad una fase che sia anche “propositiva” in senso pratico.
Ma credetemi, in 18 anni di Professione, questo luogo di incontro, questa nostra piazza virtuale, mi sembra una grande splendia preziosa novità, che non avrei mai osato sperare fino a poche settimane fa.
Soprattutto perché, oltre alle ”toghe”, in questa piazza ci sono anche i giovani come voi, il che lascia sperare che tutti insieme si possa effettivamente crescere fino ad incidere sullo stato attuale delle cose.

Alla Redazione : grazie.
Da quando conosco questo blog mi sento davvero molto meno solo.
E ho voglia di credere ancora.

Un caro saluto

Andrea Falcetta

Gennaro Giugliano ha detto...

per l'anonimo che chiedeva dove fosse l'ANM

va di pari passo con il CSM,come dire cambia la sigla ma la musica è sempre la stessa,quindi si tranquillizzi
che se fino ad oggi l'ANM ed il CSM non hanno mosso un solo dito verso due prodi e valorosi combattenti come la Forleo e de Magistris vuol dire che hanno avuto delle " Ottime Rassicurazioni " da Roma e cosi potremmo essere ed andare tutti molto fieri di questi due organi. A proposito Unipol e Whynot ? tutto archiviato ? Di sicuro a Roma in molti saranno felicissimi,non immagino tra magistrati,avvocati,portaborse varie che si sono "prodigati" cosi magnificamente su queste due Inchieste,spero di non dovermi mai trovare un giorno di fronte ad uno solo di questi loschi figuri perchè non avrei nessuna difficoltà a dire cosa penso di loro,buona serata a tutti

Anonimo ha detto...

Caro Avvocato Falcetta,

Nobilissima professione è l'Avvocatura, se ben esercitata ! Ma siccome si vuol rendere l'avvocato italiano identico ai suoi colleghi americani (vedi patto di quota lite...), sarà ben difficile sostenere questa tesi, del resto già ampiamente contraddetta dai fatti.

Se permette, vorrei anche aggiungere a quanto ha giustamente detto sul tema una considerazione fondamentale: salvo i casi delle difese d'ufficio, NESSUNO OBBLIGA UN AVVOCATO AD ACCETTARE UN INCARICO !

Le farò un esempio: un giorno, molto tempo fa, si presentò allo studio di un giovane avvocato un soggetto degno del miglior Lombroso, che voleva incaricarlo della sua difesa perché, a suo dire, era stato accusato di detenzione e spaccio di droga, nella fattispecie eroina.

La cosa "bella" è che costui aveva confessato che i Carabinieri avevano sì fatto una perquisizione, ma avevano trovato solo poche cose, laddove il grosso della "merce" era rimasto ben nascosto !

Il giovane avvocato, udita la storia, non ebbe esitazioni e semplicemente rispose che non si occupava di quelle fattispecie. Accompagnò quindi garbatamente alla porta lo spacciatore, nonostante questi avesse promesso di portare allo studio tanti altri "clienti" !

Ho raccontato questa storia perché, Avvocato, è indispensabile che la Sua professione resti libera, ma è altrettanto indispensabile che sia sempre concesso all'avvocato di scegliere i clienti e di fare i conti con la propria coscienza.

Quell'avvocato scelse, allora, di dormire tranquillo, e non credo si sia mai pentito della sua scelta.

Anonimo ha detto...

Caro anonimo
lei mi stuzzica piacevolmente su un argomento a me molto caro.
Due anni fa, a luglio inoltrato, se le fosse capitato di passare per via del Corso a Roma avrebbe incontrato me ed altre centinaia di Colleghi che sfilavamo indossando le pesantissime toghe nere, sotto un solleone estivo, per giungere poi davanti al Parlamento dove venimmo respinti con la forza da Polizia e Carabinieri, sebbene fossimo armati solo dei nostri codici e della nostra parola.
Pochi muniti prima c'era stata un'assemblea a Piazza Cavour, con delegati provenienti da tutta Italia, e il nostro "governo" aveva tentato di rabbonirci, promettendo bla bla bla sulla questione che noi tutti esigevamo fosse decisamente e definitivamente respinta : il patto di quota lite cui ella fa riferimento.
Quella manifestazione finì male, ci trattarono come fuorilegge e molti di noi dovettero ricorrere al Pronto Soccorso : tuttavia sulla stampa dei giorni successivi nulla, nessun riferimento, soltanto un generico cenno ad un non meglio specificato malcontento degli avvocati, che vennero descritti unicamente come timorosi di perdere qualche privilegio.
Invece noi eravamo lì perchè ritenevamo e riteniamo ancora, che l'avvocato non debba diventare "socio" del cliente, e che per tale ragione il patto di quota lite fosse pericoloso perchè capace di attentare alla libertà ed indipendenza della nostra funzione, e per questa ragione spontaneamente uscimmo e ci dirigemmo a via del Corso inseguiti vanamente dai nostri presunti "rappresentanti" che vedevano fallire il proprio compito "sindacale" di tenerci buoni in cambio, probabilmente, di candidature prebende o grossi incarichi.
La libertà dell'avvocato è un valore, m'è qui gradita l'occasione per sottolinearlo, che non deve caratterizzare soltanto i magistrati ma anche i difensori, perchè soltanto l'indipendenza di tutti i soggetti del processo può evitare collusioni imbrogli e forzature durante l'istruzione probatoria.
Oggi il patto di quota lite è stato introdotto ugualmente, abbiamo perso in quella occasione così come già avevamo perso anni prima quando contestammo duramente l'introduzione di un giudice non professionale nell'ordinamento, astenendoci dalle udienze (e dalle relative parcelle) per ben 5 mesi, nel silenzio generale di una stampa incapace ancora una volta di capire e spiegare ai cittadini la verità.
Noi avvocati non siamo molto fortunati, grazie ai nostri meschini "governi" sembriamo come i soldati della prima guerra mondiale, che vincono sul campo ma perdono poi al tavolo delle trattative.
Ciascuno di noi però prova ugualmente a combattere, più o meno solo, per ciò in cui crede, ed a tradurre i propri ideali in azione vera e coerente, nel suo piccolo modestissimo quotidiano.
Alfredo de Marsico aveva detto : "l'avvocato ha il diritto di difendere con tutte le armi da qualsiasi potere la propria sovranità perchè l'avvocatura è il segno imperituro della difesa dell'individuo libero".
E così , per quanto le sembrerà strano, posso assicurarle che esistono avvocati che difendono la propria autonomia di pensiero dalle seduzioni e dal potere "grosso" e volgare di certi potentati economici come banche, assicurazioni o altre cose del genere, nonostante il patto di quota lite e l'idea, che a molti piacerebbe, di poterci "comprare" con il denaro.
Non tutti siamo in vendita, anzi le dirò di più : i migliori tra di noi non si comprano.
E siamo parecchi, mi creda.
Un caro saluto

Andrea Falcetta

Anonimo ha detto...

Grazie alla redazione, grazie all'Avv. Falcetta.
Perchè ci sono uomini che si impegnano per tenere ancora in vita un flebile alito di Giustizia.
Bisogna cercare di diffondere la voce dell'esistenza di questo blog perchè spero che i molti "Operatori di Giustizia" assopiti o intimiditi possano ridestarsi.
Lo dico per prima a me stessa: non bisogna cedere allo sconforto delle troppe difficoltà di questo momento storico e reagire con il proprio impegno.
Valentina La Mela

Anonimo ha detto...

Poznan (Polonia), 15 dicembre 2007

Desidero richiamare l'attenzione di ciascuno su una delle verita' vere, solide, enunciata da molti nel tempo e su questo blog ripetuta da Felice Lima. Siamo noi, la maggior parte degli italiani, la pietra dello scandalo. La nostra grettezza, che altri chiamo' particolarismo, la nostra miopia sociale e politica, l'allergia al rispetto di noi stessi, alla cultura e soprattutto alla scienza, la nostra diffusa ignoranza e superficialita'che si fanno presunzione assoluta, la furbizia meschina ed autolesionistica nel lungo termine, che si crede intelligenza, soprattutto l'allergia alle responsabilita' dirette quando devesi render conto a qualcuno delle nostre decisioni, l'istinto per le lettere anonime,l'attitudine alla prepotenza e all'arroganza nei confronti del prossimo, l'istinto per "la famiglia", per "la cosca", per "la categoria", per "il partito mamma", l'anelito al privilegio ad altrui scapito, e quanto meno "al posto stabile" che non degeneri in lavoro produttivo.
Paradossalmente, in quanto uomini pubblici visibilissimi, i politici sono persino migliori della maggior parte del popolo che rappresentano e che li ha eletti: almeno si espongono e si prendono improperi d'ogni sorta da tutti con stomaco forte e tuttosommato paziente. Cosa al contrario non vera per la magistratura. I magistrati non sono eletti, hanno "il posto fisso" (e che posto!) e restano nei loro poteri per sempre; gran parte di loro ha comportamenti scandalosi ed altissimamente nocivi, hanno un'arrogranza, una prepotenza ed un'impunita' che possono mandare direttamente ad effetto contro chiunque, secondo loro insindacabile criterio. La magistratura e' una supercasta che realizza l'anelito della maggior parte degli italiani, che esprime l'autentico carattere del popolo italiano, nella quale i migliori devono subire o soccombere. Una iattura contro la quale non si intravvede rimedio, nemmeno politico. Non c'e' confronto ragionevole fra il potere della supercasta giudiziaria e la casta dei politici. Sono i secondi a subire, se la prima cosi' vuole.

Mario Ludovico