sabato 15 dicembre 2007

Per una psicologia del potere?


di Arturo Xibilia
(Psicologo)

I "numeri" che l'avv. Falcetta ci ha ricordato nel suo scritto “Il Re è morto: fine dei giochi” dovrebbero essere riprodotti in quei mega-manifesti pubblicitari che tappezzano le nostre città, per un anno intero: in questo modo, forse, qualcuno comincerebbe a capire dove stiamo andando, o dove siamo già.

Qualcuno del "popolo", beninteso, perchè in quanto a quelle persone che chiamiamo "i politici" non c'è assolutamente nulla da sperare. Non è infondato sospettare che gli stia bene così come è.

Mi ha molto impressionato, giorni fa, il fatto che un noto conduttore televisivo, volendo citare un politico onesto (secondo un modello ottocentesco di onestà, tenne opportunamente a precisare), sia dovuto risalire fino ad Alcide De Gasperi; avrebbe potuto aggiungere Pertini, Moro e qualche altro ... ma pur sempre così disperatamente pochi in sessanta anni di Repubblica!

Felice Lima, rispondendo ad Alessandra, le ricorda che per quello che è "democrazia" chi governa siamo noi, un frammento di noi.

Sul piano concettuale è sicuramente così, ma bisogna considerare che "noi", il popolo, non siamo una realtà omogenea, ed è possibile perciò che chi governa non rappresenti la collettività, ma una "categoria" della collettività: potrebbe trattarsi della categoria degli ambiziosi, per esempio? O delle persone bisognose di esercitare dominio su altre persone? O di coloro che sono professionalmente falliti, o insicuri?

Per quello che ne so, non esiste uno studio di area psicologica o psicosociologica sulle motivazioni profonde di chi intraprende la carriera politica, che generalmente è faticosissima, e che pertanto immagino debba essere sostenuta da motivazioni forti e specifiche.

Com'è che i due uomini politici che gestiscono più potere nella mia Regione sono medici, per esempio?

Ucciso Cesare, cosa indusse uno a fuggire e un altro a rivoltare, governadoli, gli umori del popolo?

Senza pensare agli strati alti della cosa pubblica, anche in un condominio o nel Circolo di caccia e pesca ci sono le persone che si propongono, intrigano, e magari soffrono pur di governare gli altri, a fronte di tutte le altre persone che non sentono il medesimo bisogno; è vero che saranno i condomini o i soci che "consegneranno" il potere con un mandato di rappresentanza, ma è anche vero che in definitiva la collettività sceglierà tra coloro che avranno fatto in modo di essere scelti.

A me è capitato di vedere il nascere di quelli che sarebbero stati uomini politici, dalle prime mosse (la Parrocchia, il Circolo, il quartiere, l'albo professionale ...), e mi hanno sempre affascinato la lungimiranza, la determinazione, la capacità di sopportare la fatica, il collocamento del piacere in "luoghi" diversi da quelli comuni ... la motivazione, in sostanza, che probabilmente è quella che contiene in nuce il male che verrà dopo.

La realtà potrebbe essere, dunque, che chi governa non siamo "noi" ma una particolare categoria psicosociologica di noi, e che di fatto la nostra sia una scelta ristretta (l'espressione è mutuata dal Bridge) a quella categoria.

Una oligogarchia camuffata?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno a tutti:
E' esattamente quello che pensavo non sapendolo esprimere:
Per cambiare una cultura, dovendo passare per riforme prodotte dalla politica, di questa politica,è sì necessario che ogni singolo individuo concorra con il suo quotidiano comportamento, ma non basta.
Faccio un esempio: Un grosso danno che si sta producendo all'economia nazionale è l'altissimo prezzo degli immobili:Allora vedi che nei Comuni il mercato immobiliare è in mano alle Agenzie e agli imprenditori. Questi si sono accaparrati l'esclusiva delle vendita all'asta potendo gestire denaro, acquistano a basso prezzo, poi succede che con delle D.I.A. facilmente ottenute da amicizie agli uffici urbanistica, magari perchè ex assessori, con due o tre varianti, realizzano facilmente diverse unità immobiliari che rivendono magari al prezzo con cui sono riusciti ad aggiudicarsi un solo immobile all'asta, acquistate dalla giovane coppietta che non trovando la casetta in affitto si accollano il mutuo, salato per le loro precarie entrate, che magari non riescono a pagare e la Banca lo rimette all'asta e che gli stessi soggetti ricompreranno.
La concessione della DIA fa salvi i diritti dei terzi, ma il terzo danneggiato se ha di che lamentarsi deve ricorrere alla Magistratura e intasa i Tribunali di cause che non finiscono mai: Per cui chi ha delle ragioni, che si attiene alle regole che tenta di reagire ad un sopruso ne paga tutte le conseguenze mentre chi ha speculato va avanti per la sua strada, e magari alle elezioni comunali o altro si presenta e con tannte aderenze passa pure: Poi cosa prò produrre a favore della collettività. E' questo fenomeno dilagante che si sta verificando in Italia e quando è stato detto poco tempo fa che la politica è la più grossa Azienda in Italia è così:
Ma è una azienda in concorrenza sleale con l'altra metà degli italiani perchè il suo prodotto lo ricava a spese nostre, senza rischi e senza responsabilità dirette. Nessun Cattivo Amministratore in Italia paga mai qualcosa di tasca propria: Dopo il danno l'altra metà degli italiani deve anche pagare i danni del Cattivo Amministratore:
Se questa Nazione può essere governata solo attraverso la politica la battaglia non solo è impari ma è persa. E quale soluzione ci può essere?
E' per questo che ritengo importante e doveroso appellarmi alla Giustizia perchè se vuole può rendere meno operanti certe leggi che consentono una disinvolta interpretazione da parte dei soliti con grave danno per la collettività: Non non possiamo farci niente:
Per ora un caro saluto
Alessandra

Anonimo ha detto...

Caro Xsibilia,
non so quale sia la sua Regione governata in parte da due medici.
Ma constato che molti medici sono entrati in politica, in tutte le Regioni e in Parlamento. Avrebbe dovuto essere questo un indicatore della deriva presa dalla classe politica nazionale e locale. Infatti, bisognava domandarsi cosa possa spingere una persona formatasi nella nobile scienza medica a deragliare verso la difficile e complessa arte del governare. Come esempio, porto il racconto di qualche giorno fa di un mio amico medico che mi confermava di amare in modo straordinario il suo lavoro, ma si diceva pentito di aver seguito il consiglio del padre a rifiutare l'invito a candidarsi al rinnovo del Consiglio regionale fattogli direttamente dal canditato alla presidenza che poi ad aprile del 2005 ha vinto le elezioni in Calabria. Le motivazioni sono state queste: se mi fossi sacrificato alla candidatura avrei potuto ottenere tutto quello che ho sempre desiderato, essere messo nelle condizioni di poter lavorare, conosco un sacco di colleghi incapaci che con la politica ottenggono sempre tutto quello che vogliono.
bartoloiamonte@libero.it

Cinzia ha detto...

Chissà che sia perché entrambe le categorie possono essere motivate non solo dalla passione-missione di occuparsi del bene degli altri, ma anche dal delirio di onnipotenza che, sia nel caso medico sia in quello politico, è di tenere in pugno la vita degli altri. Insomma, voglio dire che nel profondo psichico di questi professionisti può facilmente convivere sia la motivazione nevrotica che quella sana e niente di comodo può essere nascondere la prima dietro la seconda. Certo potrebbe essere molto interessante leggere degli studi approfonditi su quest’argomento e anzi mi chiedo come può essere possibile che nessun sociologo o psicologo si sia mai occupato di approfondire un argomento tanto interessante (non vorrei però così dare spunto all'ennesimo sciagurato libro di Alberoni o peggio di Morelli, non potrei sopportarlo!!!).
Nel mio piccolo ho sempre pensato che alcune professioni di potere fossero estremamente devianti e pericolose per l’integrità psichica di una persona, tanto da richiedere oltre alla “vocazione” (che in questi casi prende un significato troppo romantico ammantandosi di false ragioni) più che altro una preparazione particolare. Un po’ come avviene nella psicologia appunto, dove per esercitare come terapeuta si è costretti prima a sottoporsi ad un’analisi-didattica che permette di conoscere a fondo se stessi ed i propri meccanismi psichici, per poi essere in grado di andare a mettere mano su quelli degli altri. Certo questo percorso non può essere una garanzia assoluta di riuscita, ma certamente può migliorare la coscienza e la consapevolezza del soggetto.
Grazie per il bellissimo articolo dott. Xibilia, ottimo spunto di riflessione che molti di noi avranno certamente già fatto, ma mai esposto in modo così chiaro e convincente.

un saluto per tutti

Anonimo ha detto...

Buonasera a tutti,
mi chiamo Anna,sono una semplice cittadina e ho una domanda da porvi.
In Italia abbiamo tre poteri,quello esecutivo,quello legislativo e quello giudiziario.I primi due,alla fine si sono quasi accorpati nell'interesse comune di lottare contro l'efficenza del terzo potere:quello giudiziario.
Allora mi domando,ma perché tutto il potere giudiziario non insorge contro questa smembramento,questa distruzione che stanno operando sistematicamente,ormai da 15 anni,tutti i governi e i parlamenti che si sono succeduti.
In Italia manca un'informazione libera,le notizie non solo vengono date male ma il più delle volte la notizia stessa sparisce.
Il nostro popolo è un popolo che va educato ed è vero che sostanziamente siamo un popolo di furbi.
Ma non tutti lo sono né desiderano diventarlo,come ci sono tanti cittadini che per diversi motivi vivono all'oscuro della reale situazione italiana.
Per tutto questo vi chiedo,perché voi che rappresentate uno dei tre poteri dello stato,quello giudiziario appunto,perché permettete agli altri due poteri di distruggervi senza fare nulla? Perché permettete che infanghino e distruggano la vostra onorabilità oltre che il vostro lavoro? Sono una semplice cittadina e non ho competenze giuridiche,ma vorrei vedere una magistratura rispettata e non calpestata,vorrei vedere una magistratura che può operare,avendone finalmente i mezzi,una giustizia veloce,snella ed uguale per tutti.Una giustizia che non deve più difendersi da attacchi che le arrivono non solo dall'esterno ma cosa ancora più triste dal suo stesso interno.
Una magistratura che appena scopre le sue mele marce le faccia finire lì dove meritano,nell'immondizia.
Mi scuso per essermi dilungata troppo,ma è tanta la passione che ho per la democrazia e per la giustizia che ho scoperto di essere diventata una mega tifosa della giustizia!
W La Giustizia!!!!!!!!

"Uguale per tutti" ha detto...

Ad Anna Dick.

Gentilissima Anna,

grazie per il Suo "tifo", prezioso per noi e per tutti.

La risposta alle Sue domande è semplice e difficile ad un tempo.

Tanti magistrati si impegnano in ciò che Lei ci chiede, ma "la Magistratura" nel suo insieme è, purtroppo, un pezzo del Paese, uguale a tutti gli altri pezzi.

Con i suoi pregi e i suoi difetti.

Dunque, non è possibile ipotizzare una reazione compatta di tutta "la Magistratura".

Come accade in altri ambiti, c'è una dura battaglia e bisogna sperare che chi la combatte riesca a ottenre qualche vittoria.

Resti con noi, per favore, a incoraggiarci, a criticarci, a darci il Suo contributo di idee e i Suoi suggerimenti.

E ancora grazie.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Per correttezza sarebbe anche opportuno ricordare che uno dei tre poteri dello Stato è quello giudiziario, e che è ben noto come talvolta sia bastato far trapelare la notizia dell'inizio di un procedimento penale per far cadere un governo !

Sinceramente, non saprei proprio chi abbia maggior potere, dovendo scegliere tra politici e magistrati ... è una bella lotta, e probabilmente bisognerebbe accertarlo in concreto, caso per caso.