lunedì 31 dicembre 2007

La realpolitik dei magistrati


di Antonio Ingroia
(Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo)



da L'Unità del 31 dicembre 2007

L’articolo di Marco Travaglio e la replica del segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara possono costituire l’occasione per una riflessione, pacata ma franca, su temi che dovrebbero stare al centro dell’attenzione di chi ha veramente a cuore principi-cardine della nostra democrazia, come l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e l’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.

Oggi più che mai occorre freddezza d’analisi ed equilibrio nei giudizi, purché ciò non sia sintomo di timidezza nel prendere posizione.

È d’obbligo evitare guerre di religione, ma anche semplificazioni e superficialità, che rischiano ancora una volta di dominare la scena, determinando equivoci, fraintendimenti, se non disinformazione, a danno dei cittadini e della credibilità di tutte le istituzioni (e le persone) coinvolte.

Sarà possibile almeno questa volta? Qualche dubbio è legittimo visto che nel paese sembra circolare aria un po’ pesante, clima d’intolleranza per le voci fuori dal coro, sicché, un po’ per paura, un po’ per prudenza, finiscono per prevalere antiche inclinazioni al quieto vivere.

Il che tuttavia, in un momento come questo, non sembra richiedere neutralità imparziali, bensì professioni di fede, l’obbligo di schierarsi con questa o quella tribù o casta.

Difficile, perciò, proporre ragionamenti senza pregiudizi, disponibilità a riconoscere le ragioni degli altri e i propri errori. Come minimo si viene guardati con sospetto. Ciò nonostante, attraversiamo una fase sufficientemente delicata per affrontare il rischio, senza eccessive prudenze di maniera.

L’associazionismo giudiziario attraversa una fase critica? Certo che sì, come dimostrano i più recenti dati elettorali che, fra crescente astensionismo e rigurgiti corporativi, penalizzano quelle che Travaglio definisce le «componenti più dinamiche» della magistratura associata, così determinando – lo dico con il massimo rispetto dei nuovi vertici dell’A.N.M. – una soluzione «debole», quale certamente è quella di eleggere una Giunta minoritaria: come dire, un Governo Prodi alla potenza.

Se questo è, indubbiamente, il sintomo, più difficile è fare una diagnosi e individuare le cause di questa «fase critica».

È solo una coincidenza che, nello stesso momento in cui la politica dei partiti non riesce a esprimere un governo solido, in grado di varare un’ampia politica delle riforme, a cominciare da un’autentica riforma della giustizia, anche l’associazionismo correntizio della magistratura non riesca a varare una Giunta forte?

E siamo certi che le sole alchimie elettoralistiche, nelle quali è impegnato il dibattito politico, siano in grado di accorciare la distanza fra rappresentanti e rappresentati che oggi sembra sempre più incolmabile (Grillo docet ...)?

O c’è un deficit di democrazia nel nostro paese che rende sempre più ampia la distanza fra rappresentanti e rappresentati, sicché in casa nostra stanno esplodendo le stesse contraddizioni esplose dentro la Politica Grande?

Domande che meritano (forse) approfondimento.

Ma per spiegare la crisi della magistratura associata, sostiene Travaglio, c’è dell’altro, ed ancor più specifico, che ha a che fare con una certa realpolitik dell’A.N.M., sostanzialmente descritta come complice di un nuovo (ma sempre eguale a se stesso) disegno politico di «normalizzazione» di certi magistrati, «delle voci dissonanti», «di chi crede troppo in una “giustizia uguale per tutti” e dunque disturba i manovratori», realpolitik che si sarebbe manifestata nella «freddezza» con la quale l’A.N.M. avrebbe trattato le vicende dei colleghi Forleo e De Magistris.

Io non so dire se il termine «normalizzazione» descriva bene quel che sta accadendo alla magistratura oggi in Italia. Quel che mi pare evidente che anche in questa fase sembrano prevalere due atteggiamenti: fastidio e disagio.

Un certo «fastidio» per il controllo di legalità, che trasversalmente percorre il mondo politico quasi per intero, e che nelle sue espressioni più estreme, manifestatesi clamorosamente «ai tempi di Berlusconi», si è trasformato in un assalto alla baionetta all’autonomia e indipendenza della magistratura.

Un attacco respinto anche grazie alla fermezza di un’opposizione che, tuttavia, una volta divenuta maggioranza, sembra non essersi liberata affatto da quel «fastidio», in nome di un rivendicato «primato della politica».

E il disagio: un disagio diffuso nella magistratura che ha visto prevalere l’interpretazione del cosiddetto «primato della politica» con richieste di passi indietro alla magistratura, ma che ha visto anche prevalere all’interno della magistratura associata atteggiamenti nuovi verso la politica.

Non tanto, e non solo, la doverosa disponibilità al dialogo, ma anche tutto un farsi carico di esigenze altrui, quelle della Politica innanzitutto, un’inusuale e improvvisa maggiore predisposizione alla «prudenza», a fare passi indietro.

Non credo si tratti né di collaborazionismo con opere di normalizzazione della magistratura, né di collateralismo con una maggioranza politica. Ma non v’è dubbio che c’è un’aria nuova, non positiva, che non mi pare sintomo di buona salute della democrazia interna all’associazionismo giudiziario, e che come tale è stato percepito dai magistrati, come dimostrano i più recenti risultati elettorali. O no ?

E questa disaffezione verso l’A.N.M. trova concreti appigli anche negli avvenimenti più recenti.

Checché ne dica il neo-segretario Palamara, è difficile non restare sorpresi di fronte al comunicato stampa dell’A.N.M. del 21 dicembre e al suo articolo di ieri su queste stesse colonne, quando la questione dei rischi connessi al «processo mediatico» viene posta in relazione alla trasmissione di AnnoZero che sembra avere soltanto informato i telespettatori sul caso Forleo con metodi nuovi, e cioè col linguaggio della fiction, che possono non piacere, ma che non costituiscono certamente un processo al processo (a quale poi?).

Semmai, il prof. Giostra, nel suo recente articolo su Il Riformista, ha posto alcuni seri interrogativi sulle interferenze fra processo giurisdizionale e processo mediatico, che però c’entrano assai poco con la puntata «incriminata» di AnnoZero e c’entravano tantissimo, ad esempio, con alcuni evidenti tentativi di interferenza su processi in corso ad imputati «eccellenti», invitati a discolparsi senza contraddittorio, come avvenne più volte durante il processo nei confronti del dott. Contrada, invitato a partecipare a trasmissione deliberatamente a senso unico e allestite all’interno di importanti salotti televisivi.

Perché mai nessun intervento dell’A.N.M. per le interferenze televisive sul processo Contrada, sul processo Andreotti, e così via, e questo intervento sul caso Forleo?

Questa nuova attenzione «mediatica» dell’A.N.M. ci deve far essere più fiduciosi o più preoccupati?

Sullo specifico delle vicende Forleo e De Magistris, pur con la «dovuta ponderazione», alla quale giustamente ci richiama il segretario Palamara, non sarebbe legittimo attendersi dall’A.N.M. qualche intervento quanto meno sull’inusualità del provvedimento di avocazione e delle sue modalità di attuazione preso nei confronti del collega De Magistris, sembrando un provvedimento d’altri tempi, che non ci si sarebbe attesi, così, senza reazioni, nell’Italia dei tempi di Prodi, che dovrebbe essere ben diversa dall’Italia dei tempi di Berlusconi?

Ed è forse necessario entrare nel club dei fans di Forleo e De Magistris per dire qualcosa sui rischi insiti nell’ampliamento dei limiti di sindacabilità, in sede disciplinare, della motivazione dei provvedimenti giurisdizionali?

E ragionare sui motivi per i quali l’indipendenza e l’autonomia, interna ed esterna, della magistratura sembra tuttora in sofferenza, anche dopo la riforma Mastella e non soltanto dopo la riforma Castelli?

Si può riflettere ad alta voce su questi temi senza paura di essere trattati da eretici?

Del resto, è lo stesso segretario dell’A.N.M. ad avvertire il pericolo di un «abbraccio mortale» della politica.

E questo allarme è un segnale positivo. Così come è importante riaffermare la fiducia nel «potere diffuso dei magistrati» e in una magistratura «soggetta soltanto alla legge».

Ciò che davvero conta, poi, è essere consequenziali.


22 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Dr. Ingroia mi e' divenuto familiare attraverso la lettura del libro "L'agenda rossa di Borsellino", e qualche significativo e toccante intervento in occasioni pubbliche ed in tv, sicche' leggendo il suo post di oggi ne ho riconosciuto la straordinaria nettezza, che davvero rincuora in un panorama tante volte desolante.

Anche per questo concerto di voci edificanti bisogna essere grati a questo blog.

Per i dott. de Magistris e Forleo si attendono giorni cruciali, nei quali l'attenzione non deve venir meno, tanto piu' che il processo disciplinare ha fasi pubbliche, per cui bisognera' tenere dietro ad una procedura che, sino a questo momento, non ha avuto percorsi sempre limpidi ed autorevoli, dominata in modo sfacciato dal correntismo (tanto per dirne solo una, molti dei magistrati indagati dal PM di Catanzaro, cosi' come il nuovo PG appartengono alla medesima corrente che esprime il monocolore della Giunta di ANM).

Non possimao perdere questa occasione e nonostante non ci siano fatti eclatanti e dolorosi come quelli del 1992, come e piu' di quella stagione infelice la gente pulita dovrebbe stringersi accanto a chi, per rendere concreto quest'ideale di pulizia e giustizia, e' oggetto da mesi di attacchi impensabili e subdoli per le modalita' di attuazione.

Sconcerta il silenzio della politica e dei massimi gradi delle istituzioni.

Ma la scelta di destinare a periodo post feriale la discussione di cosi' delicate questioni non fara' perdere mordente all'attenzione che i casi hanno suscitato nella collettivita'.

E poi magari Babbo Natale avra' portato a molti tanti bei libri da cui attingere notizie utili a capire il perche' (a me ha aiutato molto, fra gli altri, il capitolo dedicato a de Magistris nel libro di Pinotti "Fratelli d'Italia", che consiglio a tutti).

Mettere i fatti uno accanto all'altro per leggerli in sequenza ordinata ed asettica- del che ci e' maestro Marco Travaglio - aiuta, eccome se aiuta!
Buona Anno Nuovo a tutti.

Gennaro Giugliano ha detto...

Auguro un sereno anno nuovo 2008 a tutta la readazione ringraziandovi di cuore per la vostra disponibilità,serietà,abnegazione,onestà per l'operato che svolgete ogni giorno sia come cittadini che nella professione

Anonimo ha detto...

L'interessante intervento del dott. Ingroia mi ha indotto qualche riflessione.
Dibatte sulla validità di trasmissioni quali Anno zero. Trasmissione che trovo non diversa di Porta a porta e Matrix. Tuttte queste con diverse rappresentazioni sceniche tendono a trasferire i processi dalle sedi consone allo stusio televisivo. Non penso che ciò appartenga ad una paese civile. Non penso che istituire processi mediatici paralleli contribuisca al funzionamento della giustizia. Anzi sono sicuro che ad essa nuociono. Nel caso di specie poi è rappresentato il procedimento disciplinare a carico di Clementina Forleo. Questo è avvenuto attraverso una fiction che ricostruisce l'audizione del giudice utilizzando indiscrezioni e una verbale redatto in forma riassuntiva. Stento a credere che sia stata garantita una corretta informazione. Non capisco l'utilità di questa messa in scena. Se non quella di consentire ad una scadente trasmissione di fare audience. Se l'obbiettivo era quello di denunciare un cattivo funzionamento della giustizia ed del suo organo di autogoverno, penso lo si poteva fare in modo più esplicito e non utlizando effetti scenici che grarantiscono solo un buon ascolto. Credo che la dott. Forleo non abbia commesso alcun illecito disciplinare. E che questo non si sia realizzato partecipando ad una trasmissione televisiva. Anche se critico la partecipazioni di magistrati a talk show e critico i magistrati mediaticamente protagonisti. Non condivido le affermazioni della Forleo espresse nelle ordinanze, che non condivido giuridicamente. Non ritegno infatti che alcun reato sia stato commesso da D'Alema e compagni. Penso che in questo caso la giustizia abbia funzionato in modo anomalo. L'accertamento su questi fatti ha avuto un percorso diverso da quello utilizzato per Fiorani. Ho la sensazione che le grosse somme di denaro date a Consorte nascondano delle corruzioni. Come ho la sensazione che dietro le vendite Telecom ci siano state delle dazioni illecite ai politici. Due pertanto gli errori. Una ordinanza non giuridacmente esatta e indagini che sembrano essere lacunose. Su questo dovrebbe intervenire l'Anm. Se la giustizia è al collasso la colpa è essenzialmente dei magistrati. Gli errori di questi infatti non producono alcun effetto. La tanto declamata autonomia è diventata anarchia. Forse su questo si dovrebbe riflettere e non su una banale trasmissione televisiva, che alla fine ha alzato solo un inutile polverone.
Carlo Lancelloti

Anonimo ha detto...

Gentile Sig. Lancelloti, sulle sue considerazione di carattere personale non discuto certamente.
Sarebbe quantomeno inopportuno confutare le sue dichiarazioni, ma mi permetta quantomeno di spiegarle il mio punto di vista, sicuramente non autorevole quanto quello di Ingroia, o Felice Lima, ma comunque pur sempre un opinione.
Mi chiedo in primis come si possa paragonare Annozero a Matrix o addirittura Porta a Porta.
Per farle capire la differenza credo che contino in qualche modo anche le reazioni politiche che ad un programma seguono.
Questo spunto di riflessione puo’ essere visto ovviamente in diverse chiavi di lettura, ovvio..pero’ lo prenda come spunto.
Lei oltretutto dichiara che istruire processi mediatici paralleli è dannoso nei confronti della giustizia stessa.
Forse tutti torti non ne ha, ma rivolgendosi ai casi Forleo e De Magistris, è quantomeno doveroso fare una precisazione. Tutti e due i magistrati non sono stati difesi ne' dalle associazioni di categoria, ne’ dal Csm. Anzi hanno subito continui attacchi alla loro persona, prima nel loro lavoro, attraverso le ispezioni continue, durate ininterrottamente per 3 anni per il caso De Magistris, e se non sbaglio 1 anno per la Forleo; poi hanno ricevuto attacchi da piu’ forze politiche, che li hanno dipinti come fossero insani di mente.
Era naturale che l’opinione pubblica dovesse sapere il loro punto di vista.
Sembra che in Italia possano parlare solo i politici a cui Non si fanno domande, ne ha una riprova nei telegiornali tutti i giorni.
Perchè anche un politico puo’ dire pubblicamente “io non c’entro niente” o che il
Il giudice si
è comportato irresponsabilmente o addirittura che è uscito fuori dal recinto della legalità, mentre il magistrato deve subire tutte le accuse e non parlare delle indagini in corso e delle prove che ha?
Intendiamoci, l’opinione pubblica DEVE sapere il comportamento di un politico, e non esiste privacy che tenga, tanto piu’ un uomo diventa personaggio pubblico tanto piu’ la sua privacy si restringe, questo deve essere cristallino, anche per la casta!
E questo non solo sotto un profilo giuridico, ma soprattutto sotto il profilo morale, il politico DOVREBBE giustificarsi di fronte all’opinione pubblica. D’Alema sara’ anche non colpevole (secondo lei), e l’ordinanza puo’ anche essere povera di contenuti, ma le rammento che il Suddetto, non deve rendere conto solo ad un giudice del suo comportamento, ma anche a tutta l’opinione pubblica per cio’ che riguarda la morale. E poi se fosse cosi’ innocente perchè attaccare? si fidi delle istituzioni e si faccia processare serenamente. Questo sarebbe il comportamento di una persona che non ha commesso alcun reato.
In merito invece alla ricostruzione di Annozero, non mi pare che nessuno si sia schierato. Lo spettatore è libero di pensare che lei abbia ragione oppure torto, in quanto sono riportate tutte le opinioni e dichiarazioni (pubbliche e non) dei protagonisti. Il pluralismo mi pare che in questo caso sia stato assicurato.
Dato tutto questo è naturale che io come cittadino, diversamente da Lei, reputi importante la possibilità di essere informato sull' evoluzione
dei fatti riguardanti le istituzioni pubbliche, meno invece, sui fatti della Franzoni (che è tre anni che rompe le scatole). Ultimo ma non per importanza, credo che Lei non possa addossare la colpa del malfunzionamento della giustizia solo ai magistrati.
Come in tutte le istituzioni credo che ci siano magistrati collusi col potere e non, onesti e non. Ma l'assenza di giustizia in Italia è determinata dai continui interventi della politica, che legiferando su questo o quell'argomento, introducendo diverse revisioni dei vari codici di procedura, non ha fatto altro che ritardare i tempi dei processi; e con le conseguenze che tutti sappiamo. Sono i Politici i veri incapaci! se ne renda conto! e dire che basterebbero pochi interventi per migliorare questa giustizia inesistente...Diversi giuristi hanno indicato la strada, ma nessuno l'ha mai seguita. Ci Pensi...Distinti Saluti

Del Piano Daniele

Anonimo ha detto...

Vorrei citare un esempio molto chiaro e recente di come il potere politico sta effettuando una specie di lavaggio del cervello alle persone nel senso di ripetere a forza che in Italia la madre di tutti i mali sono i giudici.
Mi riferisco precisamente alla ''requisitoria'' di Berlusconi a difesa del suo amico e sodale Dell'Utri. Dal palco, circondandolo con un braccio in segno di totale affetto e rivolto al pubblico, snocciolava frasi tenere e affettuose nei confronti del cofondatore di “Forza Italia” e del mite stalliere Mangano, sminuendo i gravissimi reati con i quali i due sono stati condannati.
Anzi attaccava infine i giudici, rei di averli condannati con parole sprezzanti, mentre il pubblico applaudiva festoso beandosi delle parole dell'ex premier (e forse futuro premier), invece di fischiarlo e spernacchiarlo. Ma tant’è.
Ecco cosa preoccupa: la completa assuefazione dell'opinione pubblica a qualsiasi cialtronata questi signori sparano dai palchi.
E purtroppo la sinistra non è da meno.

Anonimo ha detto...

Caro Daniele,
penso che si dovrebbe fare un pò di chiarezza.
Non si deve confondere la privacy con altri diritti fondamentali. Nessuno lamenta la violazione della privacy. Si lamenta il diritto ad un giusto processo e il diritto ad non essere accusati quando non si sono commessi reati. Inoltre per ciò che riguardala gistizia penale il suo cattivo funzionamento è datato nel tempo e risale ad epoca ante berlusconi. Le rammento che nel 1990 è stato introdotto il così detto codice Vassalli, proprio per ovviare al fatto che il codice Rocco non funzionava. Il codice Vassalli concepito da una commissione di illustri giuristi non ha mai funzionato, tanto da indurre il legislatore a continue modifiche. Le ricordo tra le tante la così detta introduzione del giudice unico modifca che ha rivoluzionato il processo, anche questa voluta da inisgni giusristi, quando ministro di grazia e giustizia mi pare fosse diliberto. Modifche che non hanno ovviato a tempi lunghi ed inefficienze. Modifche che non hanno arginato l'uso improprio che si fa della custodia cautelare e l'abuso delle intercettazioni telefoniche (i numeri paralano chiaro). Lei è proprio convinto che gli errori inerenti Rignano Flaminio, Stasi e Lumumba siano dovuti hai politici. Lei è proprio coninto che il fatto che nonn siano stati trovati i responsabili dei crolli di via di vigna Jacobini e dell'asilo siano dovute hai politici.E' proprio sicuro che questi risulati non siano dovuti dauna magistratura non più all'alezzadel suo compito? E' strano perchè in qualunque settore sequesto non funziona prima di tutto si verifica se non vi siano responsabilità di coloro che in questo settore lavorano. Nel settore della giustizia invece si scarica su altri.La prego inoltre di indicarmi quelle poche riforme che dovrebbero risolvere i problemi della giustizia. Sa io addirittura dubito che ci renda conto di quali siano i problemi della giustizia.

Anonimo ha detto...

Gentile Anonimo,
le continue riforme di cui Lei parla, sono state senza dubbio inconcludenti.
E le riforme, dobbiamo ricordare, non le fa la magistratura, ma il parlamento stesso, nel momento in cui va a legiferare su un determinato ramo del diritto.
Con questo non voglio difendere in tutto e per tutto l’operato dei giudici, i quali sono soggetti ad errore proprio come ogni altra persona, ma voglio dire che le responsabilità maggiori le hanno i politici che queste riforme le votano.
Detto questo, la custodia cautelare, quale istituto di prevenzione soprattutto rispetto a inquinamento delle prove o ricaduta nel reato,è senz’altro uno strumento coercitivo di indubbia portata. I giudici nell’applicare tale strumento si attengono a precise norme che non le sto ad enunciare. Norme anch’esse di promanazione diretta del Parlamento.
Nei casi da Lei citati abbiamo assistito ad uso smodato di tale istituto, ma le ricordo che le cause che hanno portato all’attuazione delle norme che sorreggono la custodia cautelare, sono di indubbia risonanza nazionale. In questi casi rispetto alla libertà del singolo prevale un’esigenza di carattere pubblicistico (qui sta il bilanciamento degli interessi) e non è tutto. Con la custodia cautelare non si assiste ad un processo sommario (il quale viene svolto nella sede naturale) ma semplicemente si cerca di evitare il depistaggio o peggio ancora l’inquinamento delle prove.
Fatta questa doverosa precisazione, le riforme che vorrei vedere attuate sono essenzialmente due: (Non sono un giurista, quindi sul giudizio di fattibiltà mi rivolgo agli specialisti).
1 – La prescrizione nei reati penali vorrei che fosse interotta qualora venga iniziata l’azione penale. Con questa semplice misura verrebbe meno l’interesse nel portare il processo avanti fino a che l’istituto non intervenga. Ed il principio della certezza della pena verrebbe finalmente rispettato... Non mi riferisco in questo caso solo a Berlusconi, ma anche a Ricucci, Tanzi, Cragnotti ed altri personaggi eccellenti che hanno goduto e godranno di questo beneficio, oltre a molti altri che ne traggono beneficio.
2 – I tre gradi di giudizio in Italia, sono semplicemente troppi.
La corte di cassazione esamina una quantità di ricorsi allucinante, mentre l’omologo americano ne esamina veramente pochi.
Ma non è solo questo.
Mi piacerebbe vedere una giustizia dove, col primo grado si esaurisse tutto l’iter giudiziario. Certo rimarrebbe la possibilità di appellarsi, ma con un aggravio di spese per “l’appellante”. E magari solo qualora si presentassero elementi nuovi.
Probabilmente non sarà garantista come riforma ma di certo i tempi dei processi che ci sono ora in Italia non possiamo parlare di buona giustizia.
Per fare questo ovviamente dovrebbe essere ritoccata in parte la Costituzione. Credo che con questi semplici correttivi la macchina giudiziaria andrebbe senz’altro piu’ spedita. Ovviamente mi aspetto delle critiche per cio’ che ho detto, da chi del settore, ma spero vivamente che cio’ serva da spunto per un dibattito di piu’ ampio respiro.
Non so se con questo intervento,ho contribuito a dissipare alcuni Suoi dubbi, ma confido in una Sua risposta
Distinti Saluti
Daniele Del Piano

Anonimo ha detto...

Caro Daniele,
non sai quanto ti sbagli e quanto hai ragione .
Ti sbalgi nel ritenere che le colpe del collasso della giustizia siano addebitabili ai politici. Ti sbagli perché le rifome solitamente vengono confenzionate in commissioni ministeriali di cui fanno parte magistrati e avvocati. A questo proposito ti consiglio di leggere una lettera pubblicata sul sito wsww.radiocarcere.com. Ti sbagli perché forse non rammenti che non pochi magistrati e avvocati siedono in paralamento. Queste due categorie hanno infatti segnato la vita politica del paese. Il sottosegretario del Ministro Mastella è un autorevole magistrato.
Hai sacrosanta ragione quando chiedi la modifica della prescrizione e la velocizzazione del processo penale, attraverso l’eliminazione di tanti gradi del processo. E’ infatti assurdo che un ladro trovato a rubare una macchina debba essere processato tre volte prima di andare in carcere. Forse dopo la pena potrebbe essere eseguita dopo la prima condanna. Proprio questa riforma serve alla nostra giustizia. Forse eleiminerebbe l’uso improrpio della custodia cautelare, che vine utilizzata fra l’altro come una anitcipazione della pena, che non arriva mai. Hai ragione quando dici che le norme che regolano la custodia cautelare sono condivisibili. Però non si deve essere ipocriti e si deve constatare che da Tngetopoli in avanti vi è stata una costante elusione di queste norme e si è utilizzata la custodia cautelare o per anticipare la pena o per ottenere confessioni.
Per quanto rigurda magistrati e avvocati si deve registrare un cotante dequalificazione dovuta a mio parere al fatto che questi non vengono adeguatamente selezionati e che i loro sbagli non trovano alcuna sanzione. La carriera di un magistrato non è influenzata dagli sbagli e non è caratterizzata da criteri meritocratici.
Carlo Lancellotti

Anonimo ha detto...

Gentile Sig. Lancelloti,
Non posso che condividere alcune Sue esternazioni riguardanti la carriera dei magistrati.
Purtroppo da quanto ho capito io, nel nostro sistema i magistrati avanzano di "grado" solo rispetto agli scatti di anzianità, e non solo per profili meritocratici.Questo è vero.
L'esempio lampante riguarda due giudici: Falcone e Borsellino.
Senza entrare nel merito della vicenda, che tutti conosciamo, ricordo che Falcone doveva diventare magistrato capo, ma il CSM decise di nominare Paolo Mieli, che di fatto smantello' il pool antimafia.Borsellino invece fu spedito a Marsala.
Con i risultati da loro ottenuti ne Maxiprocesso, in un paese normale, si sarebbero dati gli strumenti per vincere la lotta alla mafia.Questo non avvenne. E le conseguenze furono terribili.
Pero' lei dicendo che le idee (che non sono ovviamente mia) per riformare la giustizia sarebbero giuste, indirettamente dà ragione a me, per cio' che riguarda la responsabilità politica dei parlamentari.
Il vero problema caro sig. Lancelloti, è la volontà di questa classe politica, per fare riforme di questo tenore.
Rimangono sicuramente le colpe di qualche magistrato, ma non dobbiamo trascurare questo importante fatto.
Di fatto non vedo all'orizzonte alcun movimento da parte di alcuno.
Oltretutto l'intervento del ragazzo qui sopra riguardante Berlusconi e Dell'Utri è illuminante. Manca del tutto l'informazione.
In un paese democratico, le affermazioni di Berlusconi avrebbero trovato attacchi da qualunque giornale e televisione, in quanto false o palesemente inesatte.
Qui nessuno ha fatto niente. E' l'informazione il cane da guardia della politica, ma se il cane è stato ammansito come possiamo noi difenderci, e come possiamo considerare queste persone moralmente ineccepibili?
Cordiali Saluti
Daniele Del Piano

Anonimo ha detto...

lascio il mio post con un pò di ritardo a causa del capodanno; volevo soorolineare soltanto di apprezzare l'equilibrio e la prudenza del dott. Ingroia nel suo intervento in cui, almeno io, leggo molto di più di quanto ci sia scritto; su questo mi chiedo - anche in funzione dell'autorevolezza dell'autore dello scritto - non sarebbe più semplice dire che la riforma Mastella - almeno per il P.M. - è incostituzionale perchè viola l'indipendenza interna della Magistratura così come che la richiesta di trasferimento cautelare - modellata sulla legge TAR e sulla sospensiva amministrativa -, apparantemente non lesiva della norma costituzionale, viola l'indipendenza esterna della Magistratura, quantomeno, sotto il profilo delle ricadute singole del procedimento. Grazie

Anonimo ha detto...

Caro Daniele,
condivido le tue critiche alla classe politica, che i recenti fatti hanno dimostrato essere in gran parte moralmente corrotta e purtroppo totalmente incompetente (decreto sicurezza). Ma come ti dicevo le riforme in materia di giustizia penale le concepiscono e realizzano magistrati ed avvocati. Ora mentre ho sentito i primi lamentarsi compatti a proposito dell’ordinamento giudiziario, in quel caso si toccavano i loro privilegi, mai li ho sentiti invece proporre compattamente le riforme da te avanzate. Gli avvocati al contrario davanti a simili proposte si stracciano le vesti con argomenti risibili. Anche in questo blog come vedi la discussione su questo importante tema è limitata a noi due. Credo che per rianimare una giustizia collassata proprio da queste riforme si dovrebbe partire, chiedendo a tutti un passo indietro ed una discesa dalle barricate. Credo che la discussione questi temi debba avere e non le vicende private della Forleo e di de Magistris o le condizioni di salute di Contrada. Sai la collettività mi preme più dei singoli. Credo pure che occorra recuperare la professionalità degli addetti ai lavori, che come in tutti i settori pubblici si è completamente persa.
Un Saluto
Carlo Lacellotti

"Uguale per tutti" ha detto...

Gentile Carlo Lancellotti,

fa male a presumere che la ragione per la quale "la discussione su questo importante tema è limitata a noi (Voi) due" sia che i magistrati non sono interessati a battersi per la giustizia.

La Redazione non è intervenuta in questa discussione per diverse ragioni.

La prima è che questo è un luogo di "dibattito" e se la Redazione interviene sempre a ribadire le proprie opinioni, finisce con il "comprimere" la discussione medesima, condizionandone l'esito.

Dunque, lo facciamo molto, ma proviamo a "contenerci".

Poi, Lei ha sostenuto una serie di cose che non condividiamo per nulla e che ci sembrano contrarie all'evidenza. Farglielo notare ci era sembrano poco cortese. Lei è qui ospite gradito e ci sembrava bello lasciarLe esprimere liberamente le Sue opinioni senza contraddirLa.

Infine, consideri che noi abbiamo tutti un lavoro e una famiglia. Questo blog ci impegna già moltissimo.

Se dobbiamo rispondere a tutti sempre, bisognerà licenziarsi.

Venendo al merito delle cose che Lei dice, Le proponiamo solo alcune considerazioni (perchè il discorso da farsi sarebbe molto ma molto più lungo).

1. Questo blog è nato proprio per invitare la magistratura ad assumere le proprie responsabilità nella crisi della giustizia.

Abbiamo scritto più volte chiaro e tondo che la magistratura ha grandi responsabilità in questa crisi.

Per aiutarLa a trovare alcuni degli articoli ai quali facciamo riferimento, Le segnaliamo (ma l'elenco non è completo) i seguenti:

“Presentazione”

“Le responsabilità dei magistrati nella crisi della giustizia”

“Una riflessione necessaria”

“Una ‘Giustizia’ molto migliore è possibile … anche subito”

“I magistrati non riescono a rendersi conto delle loro inefficienze”

Dunque, non ci sembra fondata, almeno nei nostri confronti (e Lei non ha fatto distinguo) l'accusa di indifferenza rispetto alle nostre colpe.

2. Lei ha scritto, fra l'altro:
"Credo che la discussione questi temi debba avere e non le vicende private della Forleo e di de Magistris o le condizioni di salute di Contrada".

Vogliamo sperare che Lei si sia reso conto che le vicende Forleo e De Magistris e quella Contrada non sono "vicende private", ma momenti di crisi di estrema importanza per il sistema giudiziario e per l'intero Paese.

Ci stiamo giocando sulle prime due vicende la possibilità stessa di una magistratura indipendente e su quella Contrada l'ennesima sperimentazione di una politica "padronale", che lascia fare ai giudici per un po' e poi interviene a "liberare" i suoi amici, a volte con le leggi ad personam, altre volte con i trasferimenti degli inquirenti, altre volte con la grazia.

Lei è libero di non essere interessato a tutto questo, ma sostenere che non sia oggettivamente di interesse generale appare francamente audace.

3. E' vero che gli uffici legislativi dei ministeri e il Parlamento hanno molti magistrati e molti avvocati nelle loro file, ma è improprio dire, come fa Lei, che la colpa del dissesto della giustizia non è dei politici, ma dei magistrati.

Ribadendo che noi pensiamo che i magistrati hanno responsabilità enormi - e nuovamente Le citiamo sul punto gli articoli che Le abbiamo appena elencato - solo chi non vuol vedere può ignorare che la politica ha perseguito e persegue un disegno lucido e doloso di devastazione della giustizia per sottrarsi a qualsiasi controllo di legalità e che i magistrati che stanno in Parlamento non sono né amici, né sodali di quelli che stanno nei Tribunali a lavorare fino a notte (quelli che lavorano e noi fra quelli, ci creda).

4. Lei fa delle affermazioni del tutto gratuite su quelli che indeterminatamente ritiene abusi della custodia cautelare nella vicenda "Mani Pulite".

Il Suo è un giudizio del tutto gratuito, che ricopia acriticamente un filone di stampa asservita al Potere che ha scritto le cose che qui dice Lei senza offrire alcuna prova di alcun abuso del genere.

A questo proposito sorridiamo (ma in realtà ci siamo a suo tempo consumati il fegato) ripensando alla custodia cautelare chiesta per Craxi e NEGATA. Ricordiamo la supponenza ipocrita e svergognata dei suoi amici che ironizzavano dicendo: "E no, la legge parla chiaro. Ci vogliono le esigenze cautelari. E devono essere specifiche. Il pericolo di fuga non può fondarsi su "ragionamenti", ci vogliono fatti". I fatti hanno dimostrato che il pericolo di fuga c'era. E Craxi si è dato alla latitanza.

5. Evidentemente Lei non è informato, ma i magistrati che lavorano hanno indicato mille riforme a costo zero, sia sotto il profilo economico che sotto quello politico, che darebbero "respiro" ed efficienza alla giustizia e nessuna è mai stata attuata.

Rifare qui l'elenco richiede troppo tempo. Appena lo avremo (il tempo) scriveremo un articolo su questo.

Intanto basti citare qui il fatto che studi ministeriali hanno dimostrato che i Tribunali troppo piccoli sono poco efficienti economicamente e praticamente. Ma ancora ci sono in Italia centinaia di piccoli Tribunali che stanno lì solo perchè il deputato di Montefiascone di Sotto non può perdere la faccia con i suoi elettori.

Oppure, pensi al fatto che in Italia si può andare in Cassazione a costi bassissimi per il ricorrente e altissimi per la collettività per discutere di una contravvenzione stradale da cinquanta euro.

Ci creda, gentile Lettore, le cose non stanno nel modo semplicistico in cui Le prospetta Lei.

Un caro saluto.

La Redazione

P.S. - Lei ha scritto, fra l'altro, riferendosi ai magistrati e agli avvocati, che "queste due categorie hanno infatti segnato la vita politica del paese". Consideri però che non erano e non sono né avvocati né magistrati Andreotti, Craxi, Berlinguer, D'Alema, Fassino, Berlusconi, Bondi, Napolitano, Bertinotti, Bossi, Fini, Buttiglione, eccetera, eccetera (ci fermiamo altrimenti facciamo notte). E' davvero sicuro che la politica la condizionino i magistrati e gli avvocati?

Anonimo ha detto...

Affermando che la discussione era limitata solo a “noi due” non volevo criticare la redazione di questo blog ma gli avvocati e magistrati che lo frequentano. Ma come dite voi excusatio non petita accusatio …. .
Riguardo alle vicende Forleo e De Magistris onestamente non capisco. Chi mette in pericolo l’autonomia della magistratura: il Ministro, i suoi uffici che hanno compiuto le ispezioni, il Procuratore generale della cassazione o il Csm?
Daniele ha proposto di riformare l’istituto della prescrizione e di diminuire i gradi di giudizio.
Mi aspettavo che invece di polemizzare ci si confrontasse su questa proposta. Una proposta di riforma che mi sembra meriti una discussione approfondita. Una proposta che darebbe risposta a quella richiesta di giustizia di cittadini stufi di aspettare anni in attesa di una risposta da parte della giustizia, anni che spesso vanificano, con la prescrizione, soldi ed energie spese.
Un Saluto.
Carlo Lancellotti

"Uguale per tutti" ha detto...

Gentile Lettore (Carlo Lancellotti),

siamo stati un po' polemici, perchè Lei è stato decisamente ostile e caustico in tutti i Suoi commenti.

In genere ci sforziamo moltissimo di mantenere il tono delle discussioni sul piano più amabile possibile.

Comprenderà, però, che se Lei in un blog di magistrati e avvocati trancia giudizi apocalittici, addossando TUTTE le colpe ai padroni di casa, senza sconti, senza distinguo e senza dubbi, non resta che tacere.

Se poi Lei giudica anche il silenzio colpa, non resta che ... rispondere.

Ovviamente nel farlo abbiamo parlato per noi. Non sappiamo perchè i lettori non abbiano ritenuto di intervenire nella Vostra discussione.

Dovendo azzardare una ipotesi, perchè, a nostro modestissimo parere e rispettando davvero e del tutto le Sue opinioni, sembra una discussione impostata male.

Per restare alle sole proposte sulle quali Lei ci chiede di assumere una posizione - prescrizione e riduzione dei gradi di giudizio - basti considerare che la politica ha preso posizione granitica contro le proposte in questione.

E' stata approvata dal precedente governo e mantenuta da questo nonostante le promesse elettorali di segno contrario la legge c.d. Cirielli che va esattamente nella direzione opposta a quella da Lei proposta in materia di prescrizione, condannando la totalità dei processi contro la gente c.d. "perbene" a una prescrizione certa.

Sul punto, ha scritto tanto e coraggiosamente Bruno Tinti, nel libro "Toghe Rotte", del quale in questo blog abbiamo riportato un intero capitolo dal titolo significativo:

“Il legislatore non vuole che la giustizia penale funzioni”.

Ci permettiamo di suggerire anche un altro articolo di Bruno Tinti, dal titolo:

“Le responsabilità della politica nella crisi della giustizia”.

Dunque, noi ambiremmo tanto a radicali modifiche del regime della prescrizione e la magistratura ha anche fatto ricorso con successo alla Corte Costituzionale contro alcuni aspetti della legge Cirielli, ma il potere politico è ASSOLUTAMENTE SORDO su questo punto.

Si sarà accorto certamente che, solo per citare i casi più clamorosi, Andreotti e Berlusconi sono sfuggiti alla pena in importanti processi proprio grazie all'attuale regime della prescrizione.

Dunque, in definitiva, siamo totalmente d'accordo sul fatto che si dovrebbe modificare il regime della prescrizione, ma NON C'E' NESSUNA SPERANZA che il Parlamento lo faccia.

Noi la nostra parte sul punto comunque l'abbiamo fatta tutta.

Parlarne nei termini in cui si è fatto nei commenti di cui stiamo discutendo non serve granché e, se si addossa la colpa di questo problema ai giudici, si fa addirittura disinformazione.

Quando alla riduzione dei gradi di giudizio, essa non richiederebbe necessariamente riforme costituzionali, come sostenuto qui da altro lettore, ma è sostanzialmente impraticabile, perchè è una riforma a "costo politico" altissimo, che ha ancora meno speranze (se ci fosse il "meno di zero") di essere varata di quella sulla prescrizione.

Peraltro, ci sono molte altre riforme a "costo politico" zero che otterrebbero grandi risultati e sarebbero più facili da far passare se davvero qualcuno in Parlamento volesse una giustizia che funziona.

Ci scusi davvero, se nelle nostre parole c'è stato qualcosa che può averLa dispiaciuta.

Sappia che davvero Le siamo molto grati della Sua presenza fra noi e La preghiamo di aiutarci ancora a portare avanti l'esperienza di questo blog. Ci perdoni la franchezza con la quale Le abbiamo risposto, ma ci sembrava utile a riportare la discussione su un piano di maggiore costruttività e condivisione di quello sul quale Lei sembrava volerlo mantenere.

Un caro saluto.

La Redazione

"Uguale per tutti" ha detto...

Gentile Carlo Lancellotti,

ci siamo accorti che Le dobbiamo ancora una risposta.

Lei ci ha chiesto:
"Riguardo alle vicende Forleo e De Magistris onestamente non capisco. Chi mette in pericolo l’autonomia della magistratura: il Ministro, i suoi uffici che hanno compiuto le ispezioni, il Procuratore generale della cassazione o il Csm?"

La nostra risposta è "tutti coloro che Lei ha citato": il Ministro, i suoi ispettori (che sono magistrati), il Procuratore Generale della Cassazione e il C.S.M..

Per questo, a nostro parere, il problema è molto serio. Perchè i casi De Magistris e Forleo stanno dimostrando che nessuno di coloro che avrebbero il dovere di difendere l'indipendenza dei magistrati sembra più disposto a farlo.

Un caro saluto.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Un Plauso, sincero, alla Redazione.
Qualora ce ne fosse stato bisogno, avete dissipato alcuni dubbi che aleggiavano nella mia mente con le vostre risposta.
Distinti Saluti
Daniele Del Piano

Anonimo ha detto...

Complimenti alla redazione.
Con le vostre risposte chiare e precise, avete reso meno difficoltoso capire le dinamiche di alcuni fra i temi piu' d'attualità, ve ne sono sinceramente grato.
Mi piacerebbe sapere quale sarebbero le riforme a "costo zero" delle quali parlate.
Non è solo una curiosità, vorrei solo conoscere il vostro punto di vista su date faccende.
Vi ringrazio per il vostro prezioso lavoro di informazione, in un momento in cui scarseggia.

Distinti saluti
Daniele Del Piano

"Uguale per tutti" ha detto...

Caro Daniele,

grazie a Lei, a Carlo Lancellotti e a tutti per l’attenzione che ci prestate e per la pazienza che avete.

Scusate tutti davvero per alcune “impuntature”, ma questi sono temi per noi molto “caldi”.

Esporre il lungo elenco di riforme “a costo zero” che migliorerebbero l’efficienza del sistema ed esporlo in maniera comprensibile anche ai non addetti ai lavori richiede tempo e fatica. Quindi, ci ripromettiamo di scriverci su un articolo.

Intanto, per dimostrare che eravamo sinceri, facciamo qualche esempio, precisando che per “costo economico zero” intendiamo riforme che non richiedono impegno di spesa e per “costo politico zero” intendiamo riforme che non impegnano scelte politiche “forti”.

Ciò posto, il nostro sistema è pieno di “meccanismi” che lo appesantiscono e lo rendono inefficiente senza alcuna contropartita.

Solo per fare degli esempi.

1. L’imputato di un procedimento penale può nominare due difensori.

Quando lo fa, ogni avviso che lo riguarda va comunicato sia a lui personalmente che a tutti e due i difensori.

L’omissione (e nell’enorme numero di avvisi che si fanno ogni giorno, capita spesso per le più diverse ragioni) anche di uno solo dei tre avvisi blocca il processo e, se non viene rilevata, ne produce la nullità.

Sarebbe troppo stabilire che i tre (imputato e due avvocati) si devono mettere d’accordo e indicare un solo recapito e di avviso se ne fa uno solo dove dicono loro e poi loro si informano fra loro?

2. L’accertamento giudiziale di paternità (ossia la causa con la quale qualcuno chiede che si accerti e riconosca che lui è figlio di Tizio) non può essere fatto “direttamente”.

Prima di promuovere una causa di accertamento giudiziale di paternità, bisogna farne un’altra, di “ammissibilità” dell’azione. La causa di “ammissibilità” dura tre gradi di giudizio. Fatta quella, si fa l’altra di accertamento, che dura pure tre gradi.

Tutto questo aveva un senso quando l’accertamento di una paternità fuori dal matrimonio era cosa gravissima in società e, soprattutto, era affidata a incerte prove orali. Oggi è cosa abbastanza “normale” e, soprattutto, è affidata a prove ematologiche sicurissime.

Che senso hanno sei gradi di giudizio per un accertamento che si fa con una banalissima analisi del sangue (non c’è bisogno neppure di “estrarre” il DNA, bastano dei banalissimi marcatori genetici)?

3. Il Parlamento ha fatto, come è noto, un indulto.

Vengono interamente condonate le pene fino a tre anni.

Ma i processi si devono fare lo stesso, per accertare le responsabilità e infliggere queste pene che poi non saranno scontate.

Dunque, per anni lavoreremo a celebrare processi “inutili” (alla faccia della “effettività della pena” che a parole tutti vorrebbero).

Non sarebbe bene se, come è stato chiesto da tanti, il Parlamento facesse una amnistia ben congegnata (in modo da NON amnistiare quei reati per i quali anche una condanna che non va scontata potrebbe “avere un senso”)?

In questo modo, per i reati per i quali la pena non sarà scontata perchè condonata almeno non celebreremo i processi, con enorme “alleggerimento” dei carichi di lavoro.

4. E ancora, come già detto, le sezioni distaccate dei tribunali, spesso a pochi chilometri l’una dall’altra.

Accorpandole si avrebbero grandi risparmi di spesa (perché ogni sezione distaccata ha costi fissi che sono uguali sia che ci lavorino due giudici sia che ce ne lavorino otto) e migliore qualità dei provvedimenti, perché solo in una sede grande è possibile far lavorare i magistrati in sezioni specializzate per materia.

E tantissime altre di queste cose.

Ci creda, Daniele, se si volesse far funzionare la giustizia, si potrebbe senza faticare troppo.

Ma non si vuole.

Per quanto possa sembrare assurdo, il potere vuole proprio una giustizia inefficiente, così è innocua.

Adesso stanno anche sperimentando il c.d. “doppio binario”. Organizzare mezzucci per ottenere un po’ più di efficienza con riferimento a certe cose che interessano (extracomunitari, teppisti, ladruncoli, ecc.) e solita inefficienza per tutto il resto.

A questo – e ribadiamo di non sottrarci a questa osservazione – si devono aggiungere gravi responsabilità dei magistrati, culturalmente insensibili a valori come l’organizzazione e l’efficienza.

Sul punto, La rinviamo a un articolo che trova cliccando qui.

Ci scusi se ci fermiamo qui, ma siamo davvero strettissimi con la disponibilità di tempo.

Un caro saluto e ancora grazie.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Conosciamo i mali della giustizia penale. Purtroppo sono innumerevoli ma ve ne sono alcuni che non penso di esagerare se li definisco esistenziali.
Il primo è costituito dalla lunghezza del processo. Questo è il cancro che ha portato al collasso il sistema. Persone truffate, persone che hanno pesro i loro cari in incidenti stradali o sul lavoro o ancora a causa di cure mediche sbagliate, non ottengono giustizia, ma solo la prescrizione, e se la ottengono, questa arriva dopo tanti anni che è stato commesso il reato. Colpevoli che causa delle lunghi tempi rimangono impuniti generando un senzo d’impotenza nelle forze dell’ordine e d’impunità nel delinquente. Rei confessi o delinquenti trovati in flagranza di reato ai quali lo stato accorda tre gradi di giudizio inutili e costosi. Un cancro che ha generato un altro cancro l’utilizzazione della custodia cautelare per fini non propri. Non si acetta che la pena giunga dopo anni dalla commissione del reato e allora la si anticipa attraverso questo strumento processuale. Non siamo ipocriti. L’autore di un grave reato una volta scoperto viene immancabilmente arrestato a prescindere dalle così dette esigenze. Questo è un fatto fisiologico. La società non tollera che un rapinatore, un omicida stia in libertà per anni in attesa della conclusione del biblico processo. I tempi della giustizia sono il male. Questo non può essere risolto modificando la normativa sulle notifiche, che ovviamnet deve essere cambiata.
Il secondo è dovuto a un decadimento della professionalità dei singoli, dovuto alla mancanza d’incentivi, dovuto al disamore causato da un sistema che non funziona. Criteri meritocratici negli avnzamenti di carriera, l’allontamento di coloro che non sono in grado di esercitare questa importante professione, ridarebbero smalto ad una funzione che si è anadata lentamente burocratiozzando.
Per questo spero che questo blog diventi il centro di una discussione per riformare la giustizia. Una discussione pacata scevra da contrapposizioni ideologiche e coorporative.
Un Saluto.
Carlo Lancellotti

P.s. è rimasta senza risposta la mia domanda sul chi mette in pericolo l’autonomia della magistratura: gli ispettori del Ministero (magistrati), il Procuratore generale della cassazione o il Csm?
Un Saluto
Carlo Lancellotti

"Uguale per tutti" ha detto...

Gentile Sig. Lancellotti,

grazie davvero di cuore di avere voluto proseguire la conversazione con noi.

Condividiamo alcune delle Sue osservazioni. In particolare, quelle sul fatto che la "crisi" del sistema genera "disamore" e "disimpegno". E anche quella relativa al fatto che la lunghezza ormai assurda dei processi vanifica l'intero sistema e lo rende ridicolo.

Siamo d'accordissimo, poi, sulla necessità di una discussione franca e approfondita che rifugga da posizioni aprioristiche, ideologiche e corporative.

Grazie di stare contribuendo a questa con i Suoi interventi.

Quanto alla risposta che Le dovevamo su "chi mette in pericolo l'indipendenza della magistratura", ci eravamo accorti di averla omessa e gliela abbiamo data subito dopo.

La trova qui sopra. E' il quarto commento risalendo prima del Suo al quale stiamo rispondendo. E' stato pubblicato stanotte alle 0.35.

Un caro saluto.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Scusate ma non avevo visto la risposta.
Come voi ho molte riserve sul funzionamento del Ministero (del Ministro neanche parlo) della Procura generale e soprattutto del Csm.
Però non penso che questi ultimi episodi mettano in pericolo l'autonomia della magistratura.
Putroppo penso sia il degrado della giustizia che mette in pericolo l'autonomia della mgistratura. Vedo sempre più magistrati che cedono alle sirene del potere politico (incarichi e quant'altro), così come vedo magistrati affascinati dal gestire la vita politca e economica del paese. Si privilegiano da parte di alcune procure alcune inchieste piuttosto che altre. Credo che anche su questo si debba riflettere. Credo che il magistrato debba fare il magistrato. E credo che il magistrato debba essere considerato tale dalla politica, riconoscendogli l'autorevolezza della sua funzione, vitale in uno stato di diritto. ma si sa l'autorevolezza non può essere calata dall'alto la si deve pure c onquistare.
Un Saluto.
Carlo Lancellotti

P:s.
Cara redazione chiedo scusa alla sua famiglia per il tempo che ho sottratto.

Anonimo ha detto...

Come ho fatto per un post precedente, l'ultimo scritto dal Dott.Tinti, ringrazio il Dott.Ingroia per la sua preziosa ed attenta disamina.

Come ritengo siano stati preziosi, per me che non sono un "addetto ai lavoro" - essendo un semplice studentello - i commenti e le risposte che si sono scambiati alcuni lettori con la Redazione.

Fatta questa premessa, esprimo il mio modesto e semplice pensiero: in italia i processi durano tantissimo per svariate ragioni: (correggetemi per favore se dico fregnacce..)per l'eccessivo numero di gradi di giudizio, per una infinità di azioni illecite considerate reati, per la presenza di leggi e di normative non propriamente idonee e adatte alla risoluzione delle controversie, nonchè - talvolta - alla svogliatezza e alla lentezza con cui affrontano certi casi alcuni magistrati (bandisco le generalizzazioni che oltre ad essere pericolose sono anche da becero populismo perchè i magistrati seri capaci affidabili e soprattutto onesti ci sono e bisogna salvaguardarli) nonchè, ancora, una fortissima discrepanza nel connubio tra reati e le consequenziali pene.
Esempio: a meno che non siano cambiate le norme nel frattempo, ricordo una battuta di Travaglio ad Annozero, nella prima edizione, puntata sulla Giustizia con Diliberto in studio, nella quale il giornalista sostiene che si rischia una detenzione più lunga rubando delle galline da un pollaio dopo aver scassinato il recinto piuttosto che aver eluso lo Stato evadendo il fisco anche per milioni e milioni di euro.

Dove voglio arrivare?

Che uno stato che è cosi barbaramente regredito nelle sue istituzioni e nelle applicazioni delle sue leggi oltre che pericolosamente ignorante (vedi la notizia di qualche giorno fa che circa il 90% dei concorrenti non ha superato la prova per diventare magistrato a causa di errori di grammatica e di ortografia..)non può raschiare ancora il baratro dell'indecenza a meno che il fondo ancora non sia stato raggiunto.
Inoltre come ha sottolineato anche la Redazione nella persona di chi ha scritto e pensato il commento, sostengo che mai come in passato è la politica che non vuole che la giustizia funzioni in modo efficace e serio. Qui da noi chi detiene le redini della Magistratura, quella solerte nel replicare ai processi mediatici ma più lenta e obsoleta di una era geologica quando deve tutelare i cittadini italiani nel nome dei quali dovrebbe amministrare e garantire la legge, è collusa con la politica con i suoi poteri e in questa malsana commistione la certezza della pena diventa la certezza dell'impunità quando coloro i quali devono giudicare i politici diventano gli stessi politici con i magistrati che dopo aver perso la loro autonomia e indipendenza stanno perdendo anche la faccia sottostando ad una egemonia che giudico prima che pericolosa mafiosa e corrotta perchè in ogni altro paese civile e democratico anche solo per l'istigazione alla corruzione di cui si è macchiato per l'ennesima volta berlusconi, come si evince nel caso Saccà, per decenza dignità e coerenza, si sarebbe dimesso ma da noi non si verifica perchè a tutti sta bene tutto.. Chiudo qui questo intervento fiume perchè davvero lo sgomento si leva alto e non trovo risposte ai miei dubbi alle mie perplessità e alla mia voglia di avere un paese che sia veramente giusto e uguale per tutti..

Grazie per la disponibilità e il lavoro stupendo che fate

indiano