Pubblichiamo un articolo di Carlo Vulpio, tratto dal Corriere della Sera, che aggiunge ulteriori particolari a quanto da lui già scritto in altro articolo che abbiamo già riportato nel blog e che può essere letto cliccando qui.
di Carlo Vulpio
(Giornalista)
tratto dal Corriere della Sera di oggi 9 dicembre 2007
Ecco il video sul poliziotto che accusa la Forleo
Il caso - L'agente in seguito radiato da De Gennaro. La sua denuncia alla base delle incolpazioni contro il giudice
Il pestaggio ripreso nei bagni della questura di Milano. Fu lui a querelare il G.I.P.
MILANO - I poliziotti che vorrebbero far passare per arrogante, pazza e visionaria il G.I.P. di Milano, Clementina Forleo, e che l'hanno querelata, e che hanno visto questa querela diventare la base per uno dei capi di incolpazione mossi contro la Forleo dal procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, ebbene, questi poliziotti sono stati rinviati a giudizio, sempre a Milano, «per aver formato in concorso tra loro una notizia di reato falsa e per aver cagionato al cittadino peruviano Daniel Percy Ampa Castillo gravi lesioni» in seguito a un pestaggio, avvenuto nel bagno della camera dei fermati della questura di Milano, nella notte tra il 9 e il 10 giugno 2006.
Uno dei tre poliziotti coinvolti nel pestaggio di Castillo – quello che menava, mentre un altro lo teneva e un altro guardava – si chiama Massimiliano De Cesco, ha 36 anni, è di Trieste ed è stato radiato dalla Polizia l'11 novembre scorso, con decreto firmato da Gianni De Gennaro, capo della Polizia.
Gli altri due si chiamano Andrea Chicarella, 29 anni, di Brescia (quello che teneva Castillo, inerme, con le manette ai polsi e le braccia dietro la schiena), e Luciano Pasqualetti, 27 anni, di La Spezia (quello che guardava).
La vicenda è di stampo sudamericano, e non per la nazionalità di Castillo. Il quale, fermato perché ubriaco, è stato picchiato a sangue «senza alcun motivo, con pugni, calci e colpi di manganello sferrati con violenza al petto e al volto, senza opporre alcuna resistenza».
Dopo, con uno "spruzzino" e un panno, il manganellatore De Cesco, che durante l’operazione calzava dei guanti igienici, ha ripulito tutto, anche le macchie di sangue.
Lo scandalo è scoppiato quando è intervenuto il console del Perù, Jorge Leòn Collantes, che ha voluto vederci chiaro e ha scritto al questore e al ministro dell'Interno.
De Cesco, che pure sapeva della presenza delle telecamere di videosorveglianza all'interno della questura, non se ne è curato. Si vantava di avere le protezioni "giuste".
E in effetti, in precedenza, aveva pestato senza grandi problemi alcuni transessuali italiani in collaborazione con un altro suo collega, Agostino Marnati (processo in fase di udienza preliminare, e anche lui accusatore della Forleo), e l'8 luglio 2005 (in coppia con il collega Pisa-no), in via Durini, a Milano, aveva arrestato un egiziano con il solito eccessivo entusiasmo.
Quel giorno, Clementina Forleo passava lì e protestò, non per l'arresto (non entrò nel merito), ma «per le modalità brutali con cui gli agenti lo stavano eseguendo».
De Cesco, dunque, a questo punto diventa il protagonista principale non solo del caso Castillo, ma anche di un «caso Delli Priscoli».
Perché è davvero curioso che il P.G. della Cassazione basi un'incolpazione sulla querela di un poliziotto che «forma notizie di reato false», che è stato radiato dalla Polizia, che ha una sfilza di sanzioni (orali, scritte, pecuniarie) lunga così senza esaminare tutti gli atti e tutti i testimoni.
Non solo, ma Delli Priscoli scrive anche che per la vicenda di via Durini «a Brescia c'è stata la richiesta di rinvio a giudizio per la Forleo».
Sarebbe stato sufficiente richiedere tutte le carte per scoprire che a Brescia il P.M., per la Forleo, aveva chiesto l’archiviazione poiché aveva ritenuto che i fatti erano così evidenti da non richiedere alcuna indagine. Una situazione anomala, che secondo il G.I.P. di Brescia creava un problema "tecnico", risolvibile soltanto con l'imputazione coatta: ecco da dove deriva il rinvio a giudizio della Forleo per la vicenda di via Durini.
Ancora. La Forleo queste cose le ha ripetute davanti al C.S.M. (di cui il P.G. della Cassazione è membro di diritto) "prima" che Delli Priscoli le muovesse le contestazioni disciplinari.
E’ normale chiedersi come mai, prima di formalizzare l'incolpazione, non siano state verificate tutte queste cose.
Stesso discorso per le accuse del tenente dei carabinieri di Francavilla Fontana.
Forse sarebbe il caso di leggere bene tutte le carte e ascoltare tutti, ma proprio tutti i protagonisti della vicenda.
Se anche questo caso rivelasse stranezze come quello dei poliziotti, beh, resterebbe solo la incolpazione per la presunta "abnormità" della ordinanza della Forleo sulla scalata Unipol/Bnl.
Ma un'ordinanza è un atto giurisdizionale, che c'entra l'azione disciplinare?
di Carlo Vulpio
(Giornalista)
tratto dal Corriere della Sera di oggi 9 dicembre 2007
Ecco il video sul poliziotto che accusa la Forleo
Il caso - L'agente in seguito radiato da De Gennaro. La sua denuncia alla base delle incolpazioni contro il giudice
Il pestaggio ripreso nei bagni della questura di Milano. Fu lui a querelare il G.I.P.
MILANO - I poliziotti che vorrebbero far passare per arrogante, pazza e visionaria il G.I.P. di Milano, Clementina Forleo, e che l'hanno querelata, e che hanno visto questa querela diventare la base per uno dei capi di incolpazione mossi contro la Forleo dal procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, ebbene, questi poliziotti sono stati rinviati a giudizio, sempre a Milano, «per aver formato in concorso tra loro una notizia di reato falsa e per aver cagionato al cittadino peruviano Daniel Percy Ampa Castillo gravi lesioni» in seguito a un pestaggio, avvenuto nel bagno della camera dei fermati della questura di Milano, nella notte tra il 9 e il 10 giugno 2006.
Uno dei tre poliziotti coinvolti nel pestaggio di Castillo – quello che menava, mentre un altro lo teneva e un altro guardava – si chiama Massimiliano De Cesco, ha 36 anni, è di Trieste ed è stato radiato dalla Polizia l'11 novembre scorso, con decreto firmato da Gianni De Gennaro, capo della Polizia.
Gli altri due si chiamano Andrea Chicarella, 29 anni, di Brescia (quello che teneva Castillo, inerme, con le manette ai polsi e le braccia dietro la schiena), e Luciano Pasqualetti, 27 anni, di La Spezia (quello che guardava).
La vicenda è di stampo sudamericano, e non per la nazionalità di Castillo. Il quale, fermato perché ubriaco, è stato picchiato a sangue «senza alcun motivo, con pugni, calci e colpi di manganello sferrati con violenza al petto e al volto, senza opporre alcuna resistenza».
Dopo, con uno "spruzzino" e un panno, il manganellatore De Cesco, che durante l’operazione calzava dei guanti igienici, ha ripulito tutto, anche le macchie di sangue.
Lo scandalo è scoppiato quando è intervenuto il console del Perù, Jorge Leòn Collantes, che ha voluto vederci chiaro e ha scritto al questore e al ministro dell'Interno.
De Cesco, che pure sapeva della presenza delle telecamere di videosorveglianza all'interno della questura, non se ne è curato. Si vantava di avere le protezioni "giuste".
E in effetti, in precedenza, aveva pestato senza grandi problemi alcuni transessuali italiani in collaborazione con un altro suo collega, Agostino Marnati (processo in fase di udienza preliminare, e anche lui accusatore della Forleo), e l'8 luglio 2005 (in coppia con il collega Pisa-no), in via Durini, a Milano, aveva arrestato un egiziano con il solito eccessivo entusiasmo.
Quel giorno, Clementina Forleo passava lì e protestò, non per l'arresto (non entrò nel merito), ma «per le modalità brutali con cui gli agenti lo stavano eseguendo».
De Cesco, dunque, a questo punto diventa il protagonista principale non solo del caso Castillo, ma anche di un «caso Delli Priscoli».
Perché è davvero curioso che il P.G. della Cassazione basi un'incolpazione sulla querela di un poliziotto che «forma notizie di reato false», che è stato radiato dalla Polizia, che ha una sfilza di sanzioni (orali, scritte, pecuniarie) lunga così senza esaminare tutti gli atti e tutti i testimoni.
Non solo, ma Delli Priscoli scrive anche che per la vicenda di via Durini «a Brescia c'è stata la richiesta di rinvio a giudizio per la Forleo».
Sarebbe stato sufficiente richiedere tutte le carte per scoprire che a Brescia il P.M., per la Forleo, aveva chiesto l’archiviazione poiché aveva ritenuto che i fatti erano così evidenti da non richiedere alcuna indagine. Una situazione anomala, che secondo il G.I.P. di Brescia creava un problema "tecnico", risolvibile soltanto con l'imputazione coatta: ecco da dove deriva il rinvio a giudizio della Forleo per la vicenda di via Durini.
Ancora. La Forleo queste cose le ha ripetute davanti al C.S.M. (di cui il P.G. della Cassazione è membro di diritto) "prima" che Delli Priscoli le muovesse le contestazioni disciplinari.
E’ normale chiedersi come mai, prima di formalizzare l'incolpazione, non siano state verificate tutte queste cose.
Stesso discorso per le accuse del tenente dei carabinieri di Francavilla Fontana.
Forse sarebbe il caso di leggere bene tutte le carte e ascoltare tutti, ma proprio tutti i protagonisti della vicenda.
Se anche questo caso rivelasse stranezze come quello dei poliziotti, beh, resterebbe solo la incolpazione per la presunta "abnormità" della ordinanza della Forleo sulla scalata Unipol/Bnl.
Ma un'ordinanza è un atto giurisdizionale, che c'entra l'azione disciplinare?
17 commenti:
Grande Vulpio!
Il quale, - e' bene che si sappia -ha gia' subìto di suo pesanti intimidazioni, anche da ambienti c.d. istituzionali, per aver deciso di informare correttamente e senza censure previe, la pubblica opinione su molte storiacce nelle quali si e' imbattuto l'altro "cattivo Magistrato" de Magistris.
Si vede che accanto ai "cattivi magistrati" si collocano sempre "cattivi giornalisti" (che Dio li protegga) : similes cum similibus facillime congregantur....
Speriamo che coscienze nette, alla ricerca della verita', per quanto scomoda e sgradevole, continuino ad illuminare questo nostro disgraziato Paese, dove le categorie del giusto e dello sbagliato hanno ormai perso ogni collegamento ai principi etici che pure formano la base della nostra remotissima civilta'.
Ce lo auguriamo davvero, non perche' inclini a fare il tifo per quelli che al momento appaiono "perdenti", ma perche' davvero auspichiamo che i nostri figli (quelli ai quali sottraiamo oggi un po' di tempo per occuparci di queste cose, invece che "farci i fatti nostri") possano godere di una societa' piu' netta e sicura di quella che siamo costretti a conoscere.
La sicurezza, infatti, non e' (per lo meno non solo) quella che etichetta tante campagne politiche, ma in democrazia significa anche essere sicuri, cioe' certi, che le regole su cui si fonda il patto sociale di convivenza siano rispettate da tutti, anche da coloro che in base a quelle regole si trovano ad esercitare un potere in favore della collettivita' (non certo di se stessi...).
In democrazia, il potere e' un munus e un onus; per questo ad ogni potere, grande o piccolo che sia, corrisponde, fra gli altri, un obbligo di trasparenza e di motivazione : taluni sembrano averlo definitivamente dimenticato, purtroppo pure fra le piu' alte cariche...
Non ci arrenderemo allo scempio cui stiamo assistendo, confidando che molti, gia' miti, coraggiosi e silenziosi osservanti delle elementari regole di democrazia nel loro personale ambito, sapranno unire le loro voci per gridare lo sdegno ogni giorno crescente.
Lo testimonia la passione dei tanti visitatori di questo blog, che rende un servizio alla corretta informazione sui passaggi cruciali di questa spinosa vicenda non piu' soltanto umana.
Del che bisogna essere davvero grati alla redazione.
Buona domenica a tutti!
Guardate che concentrato di avversari dei due magistrati sotto procedimento disciplinare si sono incontrati in questa occasione all'universita' della Prof.ssa Letizia Vacca : ci sono tutti, incolpatori, "giudici", indagati.
Hanno parlato del governo della magistratura : solo che ora capisco in che senso...
http://www.uniroma3.it/news.php?news=464
Buona lettura!
Questa la dice lunga sulla serietà con cui viene amministrata la giustizia disciplinare.
Se bastano le accuse unilaterali di un poliziotto, per giunta con una sfilza di precedenti disciplinari e addirittura cacciato a calci nel sedere dalla Polizia per rovinare la carriera di un magistrato siamo davvero fritti ...
dovrei quotare le parole di Francesca in toto.. mi limito a riportare una notizia che spero falsa: la signora Vacca era
all'assemblea della "Sinistra - L'arcobaleno", nuovo nome della Cosa Rossa, e batteva le mani al discorso di Ingrao, in piedi con gli altri.. Spero, dicevo, che tale notizia non sia vera, perché se lo fosse tutti coloro che avesse avuto accanto farebbero ben triste figura.. questi sarebbero fatti capaci di dimostrare ulteriormente quanto poco valgono quelle parole di "diversità" con cui anche quei signori cercano di farsi belli di fronte alla (loro) "gente"..
FORZA CLEMENTINA!!
http://www.beppegrillo.it/immagini/Forza_Clementina_small.jpg
Fabrizio Frosini, Empoli
Permettetemi un commento a latere.
Tutti noi (avvocati, magistrati, poliziotti) sappiamo cosa spesso si consuma nelle camere di sicurezza. Spesso le persone pestate senza motivo vengono, in aggiunta, denunciate per resistenza a pubblico ufficiale. E se fanno mettere a verbale le violenze subite, pure per calunnia. Senza voler generalizzare a tutti i costi, negare tutto ciò non farebbe giustizia a questo blog, che intende invece affrontare il tema giustizia senza inutili infingimenti.
Cosa succede, poi? Che, salvo casi eccezionali (come questo, dove ci sono prove documentali, e non invece la parola della persona contro quella dell'agente), per quei reati la persona viene condannata. Perché la parola del poliziotto o del carabieniere sembra valere più di quella del cittadino, e perché, in definitiva, il magistrato lavora ogni giorno a stretto contatto con la PS/PG, dunque non può inimicarsela. Si tratta di un atteggiamento diffuso in magistratura e ingiustamente tollerato pure dagli avvocati, che in presenza di casi come questi consigliano di non sporgere nemmeno denuncia, atteso l'esito annunciato.
Le vicende citate da Vulpio dimostrano quanto tutto ciò debba finire, e quanto una certa tendenza "sudamericana" delle nostre forze dell'ordine debba essere neutralizzata.
Perché se un poliziotto è a tal punto sicuro dell'impunità da sporgere querela nei confronti di un magistrato (quello stesso magistrato che, in altre occasioni, ha chiuso un occhio e anche l'altro sui suoi abusi), vuol dire che il nostro sistema democratico è in forte difficoltà.
Ringrazio in anticipo i magistrati che su questo blog ritenessero di esprimere il loro punto di vista.
Pietro Gatto
Avvocato Gatto,
dato che Lei chiede un parere ai magistrati, io posso dire che sono d'accordo con Lei sia nella dolorosa diagnosi che nell'auspicio che tutto ciò possa finire.
Voglio aggiungere solo tre considerazioni.
La prima è che tanti magistrati fanno anche sul punto il loro dovere con imparzialità, venendo come sempre attaccati con sorprendente violenza: non so se Lei e tutti ricordate cosa è accaduto ai miei colleghi che hanno incriminato alcuni poliziotti per i fatti di Napoli. Sono stati aggrediti da tanta parte della politica e hanno subito di tutto, dagl insulti sui giornali alle interrogazioni parlamentari, ai cortei ostili della polizia.
La seconda è che i governi - di tutti i colori politici - hanno una dolorosa tendenza a non adoperarsi abbastanza nei casi di abusi delle forze dell'ordine. Basti pensare che alcuni dei funzionari di polizia coinvolti a vario titolo nei gravi fatti del G8 di Genova sono stati messi e lasciati in posti di vertice della Polizia di Stato.
La terza è che negli ultimi anni, anche in relazione a questo "allarme sulla sicurezza" in parte strumentale a disegni politici a mio modesto parere non democratici, si è incoraggiato un forte imbarbarimento dei modi operativi delle forze dell'ordine.
Nelle ultime settimane ci troviamo un giovane ammazzato senza alcun motivo da un poliziotto nell'area di servizio di un'autostrada e un latitante ucciso mentre lo si catturava e lui era disarmato.
Sono fatti molto molto gravi per una società che voglia essere democratica.
Felice Lima
Leggendo il pezzo di Vulpio, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente sia pure per via telefonica anni fa, mi rendo conto di come le cose siano assai più complicate di quanto sembrano.
Tante carte tanti procedimenti tanti personaggi a vario titolo immischiati e/o invischiati nella vicenda.
Lo sforzo del blog voleva essere quello di "processare" il processo alla Forleo, ma forse più di questo vale ormai la vera e propria dietrologia che, come accadde anche negli anni dello stragismo, ha l'effetto perverso di fare contenti tutti senza mai disvelare la verità effettiva di come andarono i fatti e di chi volle e seppe nascondere tale verità.
Certamente, dopo 20 anni, per chi come me (e molti altri che praticano i tribunali, sia giudici che avvocati o pubblici ministeri), sono ben chiari i fatti degli anni di piombo, e a raccontare oggi cosa accadde allora non si rischiano più neanche minacce, tanto lo sanno anche i bambini che le BR erano infiltrate dai servizi e che a Ustica non c'erano solo gli americani.
Il problema vero è che sapere la verità 20 anni dopo serve a ben poco, ed allora dovremmo tutti quanti fare un sforzo in più e conferire, in una pagina bianca da riempire ciascuno a propria cura e responsabilità, quel che sappiamo (non quel che sospettiamo, ma solo quel che realmente sappiamo e possiamo argomentare), per poi offrirlo alla pubblica opinione attraverso quel residuo di stampa coraggiosa e indipendente che ancora esiste in Italia (penso non solo a Travaglio, ma anche a Santoro o a Report).
Per tentare di fare in modo che almeno "questa" verità venga alla luce prima che saperla sia del tutto inutile, onde consentire alla Forleo di continuare a fare il giudice e a de Magistris di portare a compimento le inchieste su cui da mesi ed anni stava lavorando.
Andrea Falcetta
Mi scuso per il parziale off topic, ma si tratta di materia connessa (De Magistris).
Ebbene: il perito Gioacchino Genchi, persona ultraaffidabile in quanto delle sue consulenze si sono sempre avvalsi tutti i magistrati impegnati contro la criminalità organizzata, in primis la Procura di Palermo, smentisce seccamente il PG della Cassazione Delli Priscoli, affermando non essergli risultata alcuna utenza intestata a Mastella.
Il link qui:
http://www.ciardullidomenico.it/GIUSTIZIA/DE_MAGISTRIS_rappresaglia_istituzionale_co.htm
Mi chiedo a questo punto: il PG Delli Priscoli, avviando un'azione disciplinare contro De Magistris sulla base dell'ipotesi diametralmente opposta, non dimostra, nella più benevola delle ipotesi, di non aver manco letto gli atti, nella più malevola delle ipotesi di quanto meno forzarne le risultanze?
Non è anche questa una negligenza inescusabile?
Chi sottoporrà per questo ad azione disciplinare "Torquemada" Delli Priscoli che ne sarebbe il titolare?
Non confido che ci pensi Mastella ...
Sempre molto interessante questo blog! Non sapevo nulla riguardo i retroscena del caso Forleo.
Chiedo perciò come semplice cittadina italiana, spettatrice indignata dalla disinformazione e dalla non-informazione ad Andrea Falcetta ed a tutti i magistrati di buona volontà di rendere noti i fatti, adesso e non tra 20 anni.
Soltanto così, veicolandoli in tv la maggior parte degli italiani potrà aprire gli occhi. Grazie
Cristina N. da Palermo
Un interrogativo al volo. ?Dove è la grande informazione della carta stampata, che pretende pure di essere progressista ed illuminata? E' da poco più di una settimana che ho smesso di acquistare quotidiani (non credevo sarebbe mai successo, affido la mia informazione a blog come questo, ad internet in genere, con qualche veloce incursione sui siti dei grandi giornali, tanto per non perderli di vista nella loro deriva autoreferenziale.
Cordialmente,
Fabio Vagnarelli - Gubbio
Scusate, ma c'è il link all'articolo del Corriere? Sembra che non sia reperibile in Rete...
(Maurizio Silvestri)
Per Maurizio Silvestri:
L'articolo non è in rete, ma solo sulla versione cartacea del Corriere.
Noi lo abbiamo ricopiato testualmente per intero.
Ne può vedere, comunque, una riproduzione fotografica in rete cliccando qui.
La Redazione
Per Fabio Vagnarelli:
Caro Fabio,
molte grazie per la Sua attenzione e la Sua partecipazione.
Le dobbiamo una risposta a una mail che ci ha inviato al nostro indirizzo di posta.
Ci scusi per l'enorme ritardo, ma abbiamo davvero pochissimo tempo e moltissimi impegni.
Grazie anche per la pazienza.
Un caro saluto.
La Redazione
Bisogna rendere onore a persone come Vulpio e Oliviero Beha per il coraggio che dimostrano in ogni occasione, di scrivere cose che certa stampa si guarda bene dal divulgare. il giornalista Oliviero Beha à dichiarato su DagoSpia che Ferdinando Imposimato ex giudice ed ex parlamentare pci gli aveva parlato di “pesanti influenze sul Csm da parte dei tre Ds coinvolti nelle intercettazioni del caso unipol-bnl e perfino del quirinale, affinché la Forleo fosse legittimata”. Poi Beha rincara la dose spiegando il senso delle sue dichiarazioni “era mio dovere civico far sapere quello che Imposimato mi ha detto, non può valere la regola di tutti “zitti e mosca”. Già a fine luglio –spiega Beha, subito dopo la richiesta alle camere del gip Forleo di utilizzare le telefonate dei parlamentari intercettate nelle indagini sulle scalate, Imposimato mi riferì di pressioni quirinalizie sul Csm e si augurò che prevalesse il senso d’indipendenza dell’organo d’autogoverno dei magistrati. Infatti, risale a quei giorni il monito del presidente Napoletano che invitava i giudici a non inserire negli atti processuali (valutazioni non pertinenti). Sul perché Imposimato non abbia confermato alla Procura di Brescia i suoi timori di pressioni politiche sul Csm, Beha si limita a dire: bisognerebbe chiederlo a lui. Ora la vicenda unipol non è più il caso Dalema, ma il caso Forleo, e questo fa comodo alla politica, ma non è giusto che si stia tutti zitti a guardare. Se assieme a Beha, Vulpio, Travaglio se ne aggiungessero altri forse i nostri politici che formano la casta non sarebbero così arroganti e non si sentirebbero così potenti da permanersi queste prepotenze. Forleo e De Magistris sono andati a toccare personaggi troppo potenti e costoro sono ben consapevoli d’essere potenti e questo lo dimostra il fatto di come stanno andando le cose. Onore anche al vostro blog che seguo sempre con molto interesse. Gabriele
Grazie per il link. :)
Maurizio Silvestri
(www.mauriziosilvestri.com)
DE MAGISTRIS-FORLEO: LA SCOMPARSA DEI FATTI
Singolare l’andamento della giustizia in Italia: magistrati messi sotto inchiesta ed ipotesi di reato gravissime, come corruzione ed abuso di ufficio, che scompaiono in un non meglio identificato iter giudiziario. Clementina Forleo accusata dalle deposizioni di un ex poliziotto, cacciato dal capo De Gennaro (anche lui ex) in persona perché più ladro che guardia. Luigi De Magistris che prima viene “inchiestato” perché indaga su un ministro in carica, il curioso personaggio Mastella, e poi per averlo intercettato senza autorizzazione, quando era parlamentare ma non ministro, nell’ambito dell’inchiesta “Why not”. Insomma: un’accusa a settimana toglie il magistrato di torno. E intanto la casta continua indisturbata ad ingrassare, forte delle intoccabili connivenze con gli altri poteri forti come quello imprenditoriale, poliziesco e quello innominabile ma al quale le fiction televisive hanno dato largo spazio ultimamente.
10/12/2007
di domenico camodeca
Per fortuna, le voci cominciano a salire di tono
Onore a Carlo Vulpio!!!
Con i suoi articoli sui casi de Magistris e Forleo ha dimostrato il volto nobile del giornalismo.
Purtroppo nel nostro Paese, attualmente, è di moda quello straccione.
bartoloiamonte@libero.it
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