martedì 11 dicembre 2007

La "morale" delle accuse a Clementina Forleo



di Stefano Sernia
(Giudice del Tribunale di Lecce)



Nel corso del dibattito nato sulla mailing list del Movimento per la Giustizia,alcuni colleghi hanno osservato che De Magistris e la Forleo sarebbero censurabili, in quanto avrebbero dovuto denunziare nelle sedi opportune, e non già in televisione, le pressioni subite; si tratta di considerazioni che, per la loro logicità e correttezza formale, mi hanno indotto a credere di aver compiuto, in miei precedenti scritti sul caso (vedi “L’equazione Forleo”), delle valutazioni sbagliate; dopo di che, però, ho provato a svolgere nel concreto i principi, enunziati dai colleghi.

Dunque, la collega Forleo riceve delle pressioni; stante la rilevanza penale e/o disciplinare, in ossequio ai summenzionati corretti principi, le denunzia nelle sedi competenti; sentiti i testi di riferimento (altri colleghi) e gli "indagati" (anche questi altri colleghi), tutti di maggior anzianità e prestigio di carriera della collega Forleo, quest'ultima viene da tutti clamorosamente smentita, come peraltro sarebbe stato assolutamente prevedibile: ed invero, i primi (i "testi di riferimento") avrebbero dovuto essi stessi forse denunziare ciò che i loro amici "indagati" avevano per loro interposta persona operato e/o confidato; o comunque sono verosimilmente a quelli legati da antiche consuetudini di vita, carriera, colleganza, militanza associativa o altro (non saprei ma tanto la collega può essersi immaginata; io al suo posto lo avrei probabilmente fatto).

Per cui alla fine tutto si riduce al contrasto tra la parola della Forleo e dei più anziani e titolati colleghi; risultato: denunzia per calunnia, procedimento disciplinare, procedimento per trasferimento per incompatibilità ambientale.

Cioè appunto, più o meno, quello che sta accadendo oggi, dopo che – con forme ed in occasioni magari censurabili (ma ripeto, non ho seguito nei particolari il caso, non ho visto la trasmissione di Santoro, e mi sono limitato ad esprimere delle preoccupazioni di massima) la collega, in sedi diverse da quelle istituzionali, ha riferito le "pressioni" in oggetto.

Il che, per me, è il cuore del problema; e provo a spiegarmi meglio.

Quando leggo sulla stampa che il Vicepresidente della competente commissione ritiene che la Forleo abbia perso di "credibilità ambientale" perchè la sua versione non ha trovato riscontri, comprendo appunto che il problema non è se quanto da lei riferito abbia credibilità oggettiva o meno, e se la collega sia o meno una persona seria ed affidabile, e che interesse possa avere ad inventarsi certe circostanze tirando in ballo altre persone che l'avrebbero smentita (valutazioni che in genere compiamo quando valutiamo i testi); ma solo se altre persone autorevoli l'abbiano confermata o, invece, come è accaduto, l'abbiano smentita; è vero che alcune di queste persone sono state indicate proprio da lei; ma non si affronta proprio il problema di un eventuale interesse di queste ultime a negare, ridimensionare, celare.

Tutto alla fine si risolve nel "peso" di chi è chiamato a rendere le dichiarazioni; per cui, nel contrasto tra gli uni e gli altri, a perdere di credibilità e di compatibilità ambientale è il "più leggero", anche se magari ha ragione e, secondo gli usuali canoni di valutazione del teste, non se ne potrebbe affermare l'inattendibilità.

Duplice morale della favola:

1) non "denunziare" mai un collega più importante di te per anzianità; per carriera, per legami associativi: e magari, anche tu, non essere sprovveduto e premurati di avere qualche copertura in ambito associativo, durante tutta la tua carriera; e mi raccomando non ti ridurre all'ultimo momento anche perchè è poco elegante;

2) se proprio devi farlo, e comunque in genere in via cautelativa, ogni volta che parli con un collega "più pesante" di te, abbi un registratore acceso in tasca o fallo in presenza di un collega ancora più "pesante" e sicuramente tuo amico fedele.

E' questo che, secondo me, proprio non va.

Io vorrei che il C.S.M., quando deve valutare un collega, applichi almeno le stesse regole e cautele che noi assicuriamo ai nostri testi ed ai nostri imputati; e che l'A.N.M. lo pretenda; e ciò a maggior ragione quando il collega è senz'altro oggetto di un attacco politico.

Perchè, fondamento politico e non giuridico appaiono avere le censure ai provvedimenti con cui tirava in ballo D'Alema e quant'altri, e che sono all'origine (o sbaglio?) di tutta questa vicenda: e sul punto rispondo alle perplessità di altri colleghi.

Non è vero che il Giudice non possa in un suo provvedimento ipotizzare responsabilità a carico di soggetti non indagati: se ciò è necessario alla ricostruzione dei fatti che egli pone a sostegno della propria decisione, può e deve senz'altro farlo (e lo si evince già dall'art. 331 c.p.p., che tutti quotidianamente applichiamo allorché denunziamo un reato di cui d'ufficio rileviamo tracce e sospettati nel corso di un nostro procedimento: spesso lo si fa con la sentenza di condanna nei confronti di altre persone, e nella motivazione se ne spiega il perchè!), perchè solo così può assolvere all'obbligo costituzionale di motivazione dei suoi provvedimenti; ritenere il contrario, non solo credo violerebbe il precetto costituzionale sull'obbligo di motivazione, ma addirittura paralizzerebbe il legittimo potere decisionale del Giudice (nei confronti di chi già è indagato), in tutti i casi alla prova della responsabilità di Caio, imputato, si possa pervenire solo grazie alla spiegazione di come abbia concorso con Tizio, non imputato, a seconda delle scelte (magari legittime: non sempre la notizia di reato è evidente, e spesso è opinabile: ma l'opinabilità mi pare sia sottratta alla sfera degli illeciti disciplinari) compiute, nei confronti di altri soggetti, dal P.M. nell'operare le iscrizioni nel registro degli indagati.

Non sono il difensore di ufficio della Forleo, ma c'è una censura che ha maggior fondamento di quelle sinora esaminate, e che vorrei affrontare: quella di avere in sedi improprie e mediatiche enfatizzato – creando senz'altro allarme nella pubblica opinione – pressioni che poi lei stessa avrebbe ridimensionato nelle sedi istituzionali.

Bene, è difficile confutare questa accusa, se non considerando come possano aver agito in sinergia due fattori:

1) la difficoltà del momento, stante la patente solitudine in cui la collega era stata lasciata (non ricordo prese di posizione dell'A.N.M. in suo favore di fronte all'attacco politico sulla motivazione dei suoi provvedimenti);

2) la conseguente acuita delicatezza di gestione del momento dell'esposizione mediatica, essendo noto come sia difficile mantenere equilibrio, misura, neutralità di fronte ad una telecamera, rivolgendosi ad un'opinione pubblica non tecnica, impermeabile a comunicazioni senza connotazioni emotive.

L'errore della collega, secondo me, è stato solo questo, e solo su questo secondo me occorrerebbe giudicarla; sulla sua rilevanza disciplinare o meno, sulla sua idoneità o meno a tradursi in una perdita di credibilità nella sede di provenienza, vorrei ci si pronunziasse tenendo ben presente, comunque, come la sottoposizione, in solitudine e senza il sostegno di nessun collega, ad attacchi politici e mediatici non aiuta, e può facilmente portare anche ad ingigantire, in buona fede, il significato dei fatti, o a percepirli erroneamente, ed a comunicarli peggio.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Gentile Dottor Sernia,
ho trattato diversi processi proprio a Lecce e se magari dovesse chiedere in giro Le diranno che sono un avvocato "aggressivo", per il solo fatto che in alcuni casi molto delicati (pedofilia) ho aspramente censurato Suoi colleghi che dell'art. 331 c.p.p. sembravano, a mio modesto parere, non avere alcuna reminiscenza.
Dunque possiamo dire che, per la mia storia professionale, sono forse uno dei pochi tra gli avvocati che non possa in alcun modo essere sospettato di "contiguità" con la magistratura.
Mi perdoni la definizione (contiguità) poco aggraziata, ma per chi non essendo un tecnico ci legge essa ha un significato ben preciso : io quando ho da rimproverare qualcosa ad un magistrato lo faccio e basta, non sono di quelli che si pongono il problema di avere sempre e comunque dei "buoni rapporti" con i magistrati e tantomeno con gli avvocati.
Credo che il senso ed il valore del mio giuramento di libertà debba racchiudersi tutto in questo atteggiamento culturale, per il quale la Giustizia deve sempre prescindere dalle appartenenze e/o dagli interessi particolari, dunque ben può accadere che un avvocato debba (non che voglia ma debba) criticare l'operato di un'altra toga, chiunque sia colui che la indossa, giudice, avvocato o pubblico ministero.
Cò premesso, devo qui smentirLa anche se, nella fattispecie, non per contraddirla ma per andare oltre nel percorso giustissimo del suo ragionamento.
E' assolutamente pacifico, a mio parere, che nel corpo motivazionale di un provvedimento il giudice non soltanto possa ma addirittura debba utilizzare le parole senza timore di dovere incorrere in sanzioni.
Si tratta della stessa libertà che formalmente è assegnata a noi avvocati, ed egualmente ai pubblici ministeri.
Non si tratta di un "privilegio soggettivo, ma di un'esigenza oggettiva : come potrebbe un giudice adeguatamente motivare un provvedimento se dovesse badare a non esprimere considerazioni su questa o quella fonte di prova, nel timore di subire querela? Come potrebbe un avvocato convincere il giudice dell'innocenza del proprio cliente, se gli fosse fatto divieto di contrastare la parola di un pubblico ufficiale o addirittura ipotizzare a carico di costui una condotta antigiuridica? Come potrebbe un pubblico ministero semplicemente scrivere un capo di imputazione se gli fosse vietato di ipotizzare condotte antisociali a carico di questo o di quel cittadino, imputato o testimone che sia?
Così risolto, spero ormai definitivamente, questo nodo su cui inspiegabilmente ancora oggi molti concentrano il dibattito, veniamo più dettagliatamente alla Forleo.
E per farlo un giudice mio amico fraterno (dall'adolescenza in poi) mi scuserà se riferisco un nostro scambio di opinioni, ovviamente senza farne il nome.
Ci scambiamo sms.
Gli chiedo : "ho capito che non sei d'accordo con la mia posizione sulla Forleo..eppure io credo che vada difesa".
Mi risponde : "dimmi..se dovessi essere giudicato qual'è la qualità massima che vorresti vedere nel tuo giudice?"
Gli rispondo : "saggezza, per cui imparzialità".
Mi risponde : " Pensaci bene, saggezza, imparzialità..per cui cosa?"
Gli rispondo : ""imparzialità e basta..cos'altro scusami?".
Mi risponde, in maiuscolo : " EQUILIBRIO".
La lunga conversazione, che grazie agli sms si protrae tutta la giornata attraversando le rispettive scadenze professionali, si conclude con un messaggio in cui egli alla fine mi scrive "P.S...per evitare fraintendimenti, sappi che per me la Forleo nel merito ha ragione da vendere".
Dunque ecco, Dottore carissimo, qual'è il pensiero che attraversa anche molti magistrati : nel merito la Forleo ha ragione, ma avrebbe sbagliato il metodo, perchè andando in televisione avrebbe dato la sensazione di mancare di "equilibrio".
Ora potrei qui mettermi a fare un lunghissimo elenco di tutti i magistrati e gli avvocati che vediamo assai più spesso in televisione che in tribunale, e su questo anche ci sarebbe moto da discutere.
Perchè la televisione è un'arma a doppio taglio, il sistema mediatico può strangolarti e farti diventare un pezzetto di "show" se non hai l'esperienza e la capacità di andarci (come anche a me capita di fare) per dire qualcosa e lì finirla, invece di cadere nella tentazione delle vanità ed accettare quindi il perverso effetto di volere fare di ogni cosa un evento e di ogni persona un personaggio.
Non è peccato andare in televisione, il peccato sta nell'andarci senza la capacità di salvaguardare i valori di cui tutti noi donne e uomini di legge dobbiamo essere portatori avanti al cittadino : vorrei toghe in televisione ogni giorno, purchè senza protagonismi ed al solo scopo di divulgare a beneficio di tutti i cittadini i principi fondamentali del nostro Diritto : a scuola di mio figlio ho dovuto fare io ai bambini, grazie alla collaborazione di un corpo docente assai sensibile, un breve ciclo di conversazioni teso ad insegnare ai bambini almeno i principi fondamentali della nostra Costituzione, visto che l'educazione civica non esiste più nella didattica.
E sinceramente, ed è qui che cade la mia obiezione al Suo ragionamento (ma probabilmente Ella mi risponderà che la Sua era solo una benevola provocazione, ed io posso dirLe che lo avevo già capito e che sto qui cercando di raccoglierla adeguatamente) : la Forleo non è andata in televisione a fare il personaggio del giudice incorruttibile che attacca i politici ladri, non è andata da Santoro per spendere a fini personali questa facile luogo comune.
La Forleo è andata in televisione a difendersi, ed è stata costretta a farlo proprio in ragione di quello stesso sistema mediatico che ripetutamente fabbrica "personaggi" e costruisce e ricostruisce plastici, macchie di sangue, ricette, miti pagani, buoni o cattivi politici, buoni a cattivi avvocati, buoni e cattivi magistrati.
Quel sistema mediatico aveva tentato di fare di lei un cattivo magistrato, e lei è stata a mio parere molto saggia (nonostante la poca esperienza nel "maneggiare" quel delicato e perverso sistema) a mantenere le sue dichiarazioni sui temi stretti e quasi asettici (perchè tecnici) della propria funzione, grazie anche ad un'ottima redazione quale è quella di Annozero.
Dunque la Forleo non è una donna che vuole fare il "personaggio" ma solo una donna che vuole fare il suo lavoro, ed il suo lavoro è quello di giudice.
E un giudice, per me che non sono sospettabile id "contiguità", ha tutto il dovere di fare quel che ha fatto la Forleo, ivi compreso riferire le pressioni ricevute anche a rischio che queste venissero poi smentite.
Si è messa in gioco anche come donna, oltre che come servitore dello Stato, e credo che tutti noi dovremmo esserle grati per questo che va sicuramente oltre i suoi doveri istituzionali.
Quanto al mio amico giudice, cui voglio bene come un fratello, lo ringrazio per avermi detto che "nel merito la Forleo ha ragione da vendere".
Se una simile dichiarazione fosse fatta dall'ANM (il cui silenzio di questi giorni è violentemente assordante), oggi l'opinione pubblica avrebbe il coraggio di lasciare un attimo da parte la questione del metodo e, tornando al merito, si domanderebbe allarmata : "ma quell'inchiesta, intanto che processano la Forleo, che fine ha fatto?".
Ed i cittadini si porrebbero finalmente il problema che qui in questo blog appare evidente agli occhi di tutti, ovvero quello della carenza di effettiva rappresentatività delle attuali istituzioni della magistratura organizzata.
La Forleo non va assolta.
La Forleo non doveva neanche essere inquisita.
E se lo dice un avvocato "aggressivo", credo ci si debba credere.

Cordialmente

Andrea Falcetta

Anonimo ha detto...

Caro Sernia,
non ho avuto la fortuna di incontrare giudici sereni come voi che leggo su questo blog o come de Magistris e Forleo, rispettosi delle garanzie costituzionalmente riconosciuti a tutti i cittadini.
Quindi con riferimento ai casi cui sono rimasti coinvolti gli stessi de Magistris e Forleo, la mia sete di giustizia, mi rende spontanee alcune riflessioni: come mai il Ministro della giustizia ed il Csm non sono intervenuti in analoghe esternazioni (tanto per citare alcune: scontro in diretta televisiva con reciproche gravi accuse tra il giudice Gratteri e il Ministro Mastella, dichiarazioni del procuratore Grasso che denunciò pubblicamente in Sicilia e Calabria le collusioni mafia-politica-istituzioni)? Viene da pensare che chi indaga i Sig. nessuno, e contro i potenti si limita solo alle esternazioni, non ha nulla da temere, specie se ci sono gli estremi per l'applicazione dell'incostituzionale 416 bis, chi invece si permette di toccare i “fili” “muore”! Crea, invece, preoccupazione che il Ministro della Giustizia, quello degli Esteri, il Presidente del Cdm, non si preoccupino di tutelare l'operato di due giudici che hanno ravvisato nei loro confronti, remote ipotesi di reato, per poi alla fine dell'iter procedurale dare conto a tutti gli italiani dei risultati ed in conseguenza a queste ogni Organo si attivasse per le proprie competenze. Siamo un popolo maturo, avremmo capito, valutato e apprezzato. Così invece, qualunque sarà l'esito, non può che lasciare l'amaro in bocca a tutte le Istituzioni e a tutti gli italiani.
Grazie, bartolo iamonte.
bartoloiamonte@libero.it

Anonimo ha detto...

Sono in massima parte d’accordo con quanto scritto sopra.
Vi è – a mio parere - un profilo comportamentale nella Forleo che mi rimane dubbio: perchè attendere i riflettori per denunciare le pressioni?
Concordo sul fatto che la presenza di un osservatore, per giunta (inteso) non particolarmente attrezzato di conoscenza giuridica, possa spingere ad usare parole che in altre condizioni e con altri interlocutori si sarebbe restii ad usare, ma vi sono comunque dei limiti di contenimento comportamentale che non possono essere superati; ed ove le proprie convinzioni fossero o divenissero in conflitto con le convenienze che lo status di Magistrato comporta, sarebbe opportuno portare pazienza ed evitare di dar seguito alle proprie, forse pure sacrosante, reazioni. In diritto non vale la regola di natura per cui ad ogni azione debba seguire una reazione. Occorre avere l’umana pazienza. Forse occorrerebbe rivisitare (e rivalutare) il rapporto fra pazienza e diritto. Anche per i Magistrati. Noi Avvocati vi abitiamo stabilmente.

Saracino Cosimo
(avvocato CdO Taranto)

Anonimo ha detto...

Gentile Avvocato Saracino,

grazie per l'attenzione che ci presta e per il Suo intervento, che ci onora.

Con riferimento al merito delle Sue osservazioni, voglio intanto solidarizzare con quella sorta di "elogio della pazienza dell'Avvocato" da Lei fatto. Forse perchè mio padre faceva l'avvocato, forse perchè non riesco a vedere il mio lavoro se non "intriso" con quello dell'avvocato, forse (e questa è una battuta un po' "monella") perchè avendo fatto anche il pubblico ministero mi sono ritrovato ad "avere a che fare" con i giudici :-) (cosa che da giudice mi accade meno) mi rendo conto di quanta stoica pazienza è richiesta all'Avvocato.

Condivido anche, del Suo intervento, il richiamo a quelli che Lei ha chiamato "limiti di contenimento comportamentale" al quale tutti e anche i magistrati siamo tenuti.

Il collega Stefano Sernia, nello scritto che stiamo commentando, ha trattato a mio parere con obiettività questo aspetto della questione e, peraltro, tutti coloro che abbiamo scritto qui sul blog delle vicende dei colleghi Forleo e De Magistris abbiamo sottolineato sempre e in molti modi che non intendiamo chiedere né "salvacondotti" né "sconti" su eventuali responsabilità di questi colleghi, ma intendiamo solo reclamare giustizia e obiettività anche nei loro confronti, nel mentre sembra, invece, che essi siano esposti sostanzialmente a una forma di "linciaggio".

Peraltro, Lei dal Suo posto di osservazione professionale sa bene con quale indulgenza (a mio parere inaccettabile) venga troppe volte affrontato il controllo di professionalità e disciplinare con riferimento a tante incresciose vicende che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti gli operatori della giustizia. Sicchè addolora moltissimo vedere, al contrario, quale draconiano rigore colpisca coloro che appaiono non omologhi.

Mi permetta, invece, di dissentire rispettosamente da Lei quando si dice critico con riferimento al fatto che Clementina abbia "atteso" per denunciare le "pressioni" che ha riferito di avere subito.

Premesso che lei, quando ne ha parlato in pubblico, aveva già presentato un esposto alla Procura di Brescia, a me pare che ci siano atti e fatti che ognuno di noi denuncerebbe un attimo dopo che sono accaduti: una rapina, una minaccia esplicita. Ma che ci siano atti che inducono a fare riflessioni e valutazioni prima di "reagire".

Per fare esempi (ovviamente di pura fantasia) diversi e lontani dal caso concreto ed evitare così spiacevoli malintesi, se un magistrato che occupi una posizione di vertice nel mio ufficio mi facesse un discorso strano su una pratica affidata alle mie cure, un discorso "equivoco", non una "raccomandazione", né una "minaccia", ma un invito a considerarla con attenzione, mica correrei a denunciarlo. Ci penserei, cercherei di capire se egli abbia inteso abusare o magari sia stato io che abbia ingigantito una segnalazione opportuna e prudente in relazione a qualche peculiarità del caso. Magari poi però scopro che la cancelleria ha ricevuto una richiesta "strana" da quel magistrato proprio con riferimento alla mia pratica e infine, magari, accade un'altra cosa qualunque insolita e preoccupante. Allora, magari mi determino ad andare dal Procuratore Generale.

Iniziativa non facile da prendere, perchè è ovvio che il "superiore" denunciato non confesserà i fatti e non reagirà "bene" alla mia iniziativa e se, in più, uno magari ha fama di essere un po' "rigido" e un po' troppo intransigente, se vengono ritenute "peculiari" anche cose che dovrebbero essere all'ordine del giorno (recentemente ho dovuto scrivere fiumi di parole per spiegare le ragioni per le quali mi sono trovato a denunciare un teste falso che, però, era un professionista e non il solito "amico compiacente"), allora diventa molto probabile, come spiega Stefano Sernia, che tu fai la doverosa denuncia e sempre e ancora e solo tu vieni fatto passare per pazzo visionario.

In queste condizioni, "pensarci su un po'" non mi sembra "strano" né "deplorevole".

Spero vivamente che Lei possa trovare motivo per partecipare ancora, nel modo che riterrà più opportuno, al dibattito che cerchiamo di alimentare con il nostro blog, sperando noi che esso possa essere davvero un luogo "comune" a tutti, magistrati e avvocati, ma anche cancellieri e cittadini di qualsiasi impegno lavorativo, dove ci si possa confrontare senza pregiudizi e senza "chiusure corporative" come finora, nei tre mesi di vita del blog (che si compiono oggi), grazie anche a interventi come il Suo, sembra sia accaduto.

Grazie ancora, dunque, gentile Avvocato e un cordiale saluto.

Felice Lima

tdf ha detto...

Buon mesiversario al blog :)

Approfitto per segnalare una manifestazione per il 16-17 dicembre a favore dei giudici De Magistris e Forleo.
Gli appuntamenti sono:

16 dicembre ore 14:30-18:00
Presidio a Piazza Madonna di Loreto (Roma) c/o Altare della Patria

17 dicembre ore 9:00-14:00
sit-in davanti al c.s.m. a piazza indipendenza (Roma)

Anonimo ha detto...

Qui c'e' il volantino per le prossime manifestazioni!

FATE GIRARE

http://files.meetup.com/206764/De_Magistris_Forleo_3%5B1%5D.pdf

tdf ha detto...

Credo che il link completo al volantino della manifestazione sia questo.

guidodemaio ha detto...

su www.penalpolis.splinder.com

S'è desta l'ANM!! Appena sentito il nome "Berlusconi"!! Fin quando ad essere attaccati erano Forleo e De Magistris e gli aggressori erano esponenti del centro-sinistra, tutti tacevano nell'ANM ... qualche pallido comunicato, ma si stava alla finestra. Poi il Berlusca si lamenta delle toghe rosse napoletane, della vergognosa ed incredibile fuga di notizie (intercettazioni consegnate all'ambiguo "larepubblichino" Enrico D'Avanzo che, da sempre, risulta fin troppo "bene informato" - vedi caso Abu Omar vs CIA), dell'inconsistenza e dell'irrilevanza penale di qualche conversazione (leggete quanto narrava Cicerone sulla politica nell'antica Roma e capirete che il metodo berlusconiano è vecchio come il mondo!) e ... apriti cielo!!!!! Ecco cosa riporta l'ANSAonline :

Anm: non siamo armata, basta attacchi
Basta attacchi alla magistratura, che non è un'armata e "non è nè rossa, nè gialla nè bianca". ma "un'istituzione , che deve compiere fino in fondo il suo dovere nel rispetto delle altre istituzioni dello Stato, ma anche dell'applicazione del principio di uguaglianza dei cittadini, di tutti i cittadini, di fronte alla legge".Così il segretario dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, replica a Silvio Berlusconi.

"Mi auguro che le dichiarazionidell'onorevole Berlusconi siano state fraintese- dicePalamara-Se fossero vere, non può che ribadirsi che, di frontea notizie giornalistiche riguardanti vicende giudiziariepersonali, deve essere respinta con fermezza, non solo dall'Anmma da parte di tutti gli organi competenti e dei cittadini chehanno a cuore il rispetto delle istituzioni, l'usanza diattaccare per prima cosa ogni volta la magistratura, evitando ditrascinarla sul terreno della contrapposizione e delladialettica politica". "Non esiste l'armata della magistratura" sottolinea ilsegretario dell'Anm, che comunque depreca anche in questo caso"la fuga di notizie" prima che gli interessati ne sianoinformati "nella sede propria, che è quella del processo".

Anonimo ha detto...

postiamolo anche noi : credo che l'Italia intera, quella che pensa e che si informa, condivida da giorni lo stesso desiderio di Durante.

Vanno indagati gli indagatori (ma non come sta avvenendo adesso!)

Eppure, dopo gli strali micidiali contro la Prof.ssa Vacca e il P.G. Delli Priscoli nessuno ha parlato, nessuno ha fatto un passo indietro, nessuno si e' nemmeno vergognato, e neanche chi poteva e doveva, in quanto presidente, ha "monitato".

Io per molto, molto meno sarei corsa a nascondermi!

http://www.perlacalabria.it/2007/12/12/indagate-gli-indagatori/#more-400

Anonimo ha detto...

Per prima cosa vorrei porre i miei più sentiti ringraziamenti alla Redazione per questo blog: lo trovo veramente corretto ed equilibrato.

E mi da conforto sapere che non tutto è marcio come sembra ... fortunatamente esistono ancora alcune oasi di buon senso, nelle quali è possibile incontrare persone che non hanno perso l'abitudine di pensare.

Ogni giorno credo che si sia toccato il fondo e puntualmente mi devo ricredere il giorno successivo... al punto che quasi dubito che tutto questo stia succedendo veramente.

Mi metto nei panni della D.ssa Forleo e mi domando dove possa trovare il coraggio di andare avanti con tutto quello che le sta capitando, a partire dai lutti familiari fino ad arrivare all'ostracismo della gran parte dei colleghi ... da profano continuo a chiedermi: come è possibile che all'interno del CSM (se non erro composto da 27 membri) non ci sia stata una sola voce in dissonanza con le altre? Non c'è stato nessuno disposto a votare contro l'ordinanza? ... non posso pensare che siano tutti "d'accordo" ... e poi, dubbio forse "ingenuo" che viene da chi non ha alcuna esperienza di Giustizia, perché inserire nell'ordinanza l'accusa di un agente radiato dalla polizia per violenze? L'accusatore non rischia di essere considerato inattendibile? E le inchieste riguardanti le accuse alla D.ssa Forleo sono già concluse? La sua colpevolezza è già stata provata? Se così non fosse, come è possibile chiedere il trasferimento della D.ssa Forleo sulla base di vicende non ancora chiarite o chiuse?

Sono sinceramente grato a chi volesse aiutarmi a capire.

Di nuovo grazie alla Redazione.

Cordiali saluti.

gabriele ha detto...

Voglio rivolgere una domanda a questa gentile redazione sul caso UNIPOL-BNL. una domanda che mi stò facendo da parecchio tempo, benché io abbia sempre seguito questo caso sulla stampa fin dall’inizio non sono ancora riuscito a trovare una risposta. Questo sicuramente deriva dalla mia assoluta ignoranza in materia giuridica. In ogni modo la domanda è questa: come mai tra i vari indagati di questo fatto, i cosiddetti furbetti di quartiere, alcuni sono stati arrestati e finiti in carcere come Ricucci, Coppola quest’ultimo e tuttora detenuto, mentre altri come l’ex presidente di Unipol Consorte e il suo vice (che non ricordo più come si chiama) restano in libertà nell’attesa che gli dissequestrino quei 50 milioni d’euro che avevano prima nascosto all’estero poi fatti rientrare in Italia usufruendo della famosa legge varata dal governo Berlusconi che depenalizzava chi aveva soldi nascosti all’estero se li avesse fatti rientrare in Italia. Questa diversità di trattamento, deriva forse dal fatto che i primi due errano semplici avventurieri senza nessuna copertura politica, oppure erano coperti inizialmente poi sono statti abbandonati a se stessi mentre gli atri due erano e sono ben coperti perciò fanno parte di quella casta di intoccabili. Oppure perché se arrestati potevano scoprire pentole che è meglio che rimangano chiuse? Oppure si tratta solo semplicemente che i primi due hanno commesso reati da arresto mentre per gli altri due si tratta solo di ipotesi di reato? Ancora si tratta di una svista della magistratura? Ringrazio anticipatamente per la risposta con osservanza.
Gabriele Bianchi

"Uguale per tutti" ha detto...

Risposta a Gabriele Bianchi.

Caro Gabriele,

le Sue perplessità sono legittime e i Suoi quesiti interessanti.

Noi, però, davvero non abbiamo una risposta, perchè per averla bisognerebbe leggere tutti gli atti del procedimento e ciò non ci è dato di fare.

Attendiamo, dunque, per il merito, il corso del procedimento.

Un caro saluto.

La Redazione

"Uguale per tutti" ha detto...

A Luciano Poletti.

Caro Luciano,

grazie di cuore per i Suoi affettuosi incoraggiamenti.

Quanto ai quesiti che Lei pone, sono gli stessi che abbiamo posto noi in tutto ciò che abbiamo pubblicato qui sulla vicenda della collega Forleo.

Le risposte le attendiamo da altrie e ancora non le abbiamo avute.

Un caro saluto.

La Redazione

Anonimo ha detto...

Per la verità leggendo l'ordinanza della dott.ssa Forleo si nota che la stessa non ha ipotizzato responsabilità di persone non indagate,ma le ha affermate ,recisamente ,come evidenti,il che è ben diverso.Si tratta ,seocmdo me ,di un provvedimento erroneo;ma,sempre a mio parere,non è un provvedimento abnorme e non può,quindi essere perseguito disciplinarmente.
Un'ultima annotazione;ho molta stima del prof. Cordero;ma è un importante processual penalista ,ma non è Bartolo da Sassoferrato nè Baldo degli Ubaldi:Altri processual penalisti,altrettanto importanti,la pensano diversamente da lui.sulla correttezza della ordinanza di cui sopra.
Luis